(ASAPS)
VENTURINA (LIVORNO), 9 novembre 2007 – Ci sono occasioni nelle quali la
vocazione della Polizia Stradale ad essere soprattutto polizia dei trasporti
torna a farsi sentire. Una pattuglia del distaccamento di Vetrina (Livorno),
che si occupa di vigilare gran parte del tratto toscano della nuova Aurelia, ha
dimostrato ancora una volta l’importanza della professionalità nel controllo
dei veicoli: il caso è quello capitato venerdì scorso (2 novembre), quando due
operatori del reparto comandato dall’Ispettore Capo Vincenzo Cesarano ha dato
l’alt ad un autocarro che trasportava auto da rottamare. Gli agenti non si sono
fermati a “patente, carta di circolazione e documenti di trasporto”,
prendendosi la briga di controllare la veridicità di quanto riportato nelle
carte esibite dall’autotrasportatore, un 34enne di nazionalità bulgara. Uno di
loro è salito sul semirimorchio, carico di relitti, scovando ben occultate
decine di batterie auto esauste, ormai inservibili. Sono così scattati il
sequestro e la denuncia a piede libero dell’uomo, che non è riuscito (o non ha
voluto) spiegare provenienza e destinazione del pericoloso carico, considerato
dalla norma come un rifiuto speciale, tanto che per il suo trasporto sarebbe
necessario essere iscritti ad un apposito albo e compilare un apposito
formulario, nel quale si forniscono tutte le informazioni necessarie. Le
batterie auto sono costituite con componenti altamente inquinanti, come il
piombo (60/65%), la plastica (8/10%) e l’acido solforico (25/28%)*: sostanze
pericolose, ma che è possibile smaltire in totale sicurezza e che oggi vengono
in genere riciclate per produrre altri materiali o nuove batterie. In Italia le
attività di questo genere fanno capo al COBAT, acronimo di Consorzio
Obbligatorio Batterie Esauste, che coordina l’attività di numerose società
consorziate, autorizzate ad un corretto e sicuro smaltimento. È una procedura
delicata, che comporta la frantumazione delle batterie ed una separazione –
trattata – dei singoli componenti: l’acido solforico viene trattato con
speciali reagenti che lo neutralizzano e ne permettono lo smaltimento (in
genere con la calce), mentre la plastica (polipropilene e PVC) viene prima
lavata accuratamente e poi ridotta in scaglie, pronta per essere riciclata e
riutilizzata per realizzare nuove scatole di batterie. Le sostanze metalliche
vengono invece fuse ad una temperatura di 800° per consentire la raffinazione
del piombo e la sua reimmissione nel mercato. Ovviamente, se una batteria viene
abbandonata nell’ambiente – e le discariche clandestine sono moltissime – i danni
per l’ambiente sono incalcolabili: le sostanze rilasciate dalla corrosione
penetrano nel terreno avvelenando la vegetazione, raggiungono le falde
acquifere e poi si propagano attraverso fiumi e torrenti, finendo poi col
raggiungere anche il pulviscolo atmosferico, inquinando anche l’aria che
respiriamo. Le ripercussioni maggiori sono registrate dal fegato, dal sistema
nervoso e dall’apparato riproduttivo, mentre il piombo è notoriamente
cancerogeno. Ovviamente, i costi per lo smaltimento sono molto alti e per
questo non sono pochi i personaggi senza
scrupoli che cercano di aggirare l’ostacolo con tecniche da vero e proprio
contrabbando, reso più facile dalla carenza di controlli su strada. Le indagini
della Polizia Stradale di Venturina cercheranno di ricostruire il percorso del
tir. (ASAPS) |
|
© asaps.it |