IL TRENTINO
di Gianpaolo Tessari Basta alcol nei negozi a chi ha
meno di 16 anni Approvata, ed è la prima in
Italia, una legge che equipara i venditori ai baristi Il provvedimento si
affianca a quello già in vigore nei pub e nelle discoteche. Andreolli: «Serve
un rapido cambio di mentalità». Ma sul come metterlo in pratica gli addetti ai
lavori sono dubbiosi TRENTO. Mano pesante contro i giovanissimi che alzano
troppo il gomito. Chi ha meno di 16 anni di età non potrà più acquistare
bevande alcolici in negozi e supermercati. Un provvedimento, il primo in
Italia, che si aggiunge al divieto già esistente di non somministrare alcol ai
ragazzi in bar e discoteche. Ieri il Consiglio provinciale ha approvato la
legge di riordino dell’assessore alle politiche per la salute Remo Andreolli:
l’articolo 14 equipara i negozi ai bar. (*) La legge, prende
atto che il Trentino, come altre regioni italiane, è alle prese con le gravi e
complesse problematiche relative all’abuso di alcol presso gli adolescenti. Le
statistiche per il consumo ci vedono addirittura al secondo posto dietro al
Veneto e prima dell’Emilia Romagna. Nei confronti di
questo preoccupante fenomeno sono già state avviate diverse iniziative, a cura
sia degli operatori pubblici, sia delle associazioni private, delle scuole, con
l’obiettivo di limitare la portata. L’articolo 14 del disegno di legge
approvato ieri stabilisce quindi il divieto di vendita di bevande alcoliche e
superalcoliche ai minori di anni sedici. Divieto che, nessuno si nasconde, non
sarà facile da mettere in pratica: «Il passaggio responsabilizzare in prima persona gli
esercenti pubblici e i titolari di imprese commerciali che vendono prodotti
alcolici. Ma si tratta di ulteriore passaggio per creare, come già per il
divieto di fumo, forme di”coscienza” collettiva e reazioni o comportamenti
positivi da parte dei ragazzi» osserva Andreolli. Ma le obiezioni non
mancano ed il divieto potrebbe prestarsi a malintesi, a casi in cui il rispetto
rigoroso della legge si scontra con il buon senso. Come dovrebbero comportarsi
cassiere ed esercenti se si dovesse presentare un ragazzino mandato dalla mamma
a comprare il vino per fare l’arrosto? Oppure cosa si dovrà dire, non è un naso
raro, alle scolaresche in gita che vogliono regalare il vino trentino ai
genitori. (**) Nessuno ha, in
effetti, un’idea precisa di come dovrà comportarsi: «Non possiamo esprimerci
perché non sappiamo ancora cosa dirà concretamente la legge. Non sappiamo se
dovremo chiedere a tutti la carta d’identità», spiega un giovane dipendente di
un negozio del centro. La risposta è sì.
In caso di dubbio, come prevede la legge statale per i bar, l’esercente potrà
chiedere un documento e sincerarsi sul fatto che l’acquirente abbia l’età per
acquistare vino, birra o superalcolici. A dire il vero in
città nei supermercati il più delle volte sono adulti a fare incetta di
alcolici, ma si tratta spesso di sbandati che acquistano soprattutto vino e
birra. Il panorama cambia,
e di molto, nei fine settimana e nei paesi: i ragazzi si organizzano la serata
e vanno enivano in supermarket in gruppi di cinque o sei e svuotavano
letteralmente gli scaffali di vino, birra e superalcolici». Commenta il
cassiere: «Si parla tanto di cultura del bere ma a questi ragazzi non interessa
nulla, per esempio, della qualità di un vino. Loro ragionano solo in termini di
quantità». Ora si cambia. (*) Nota: è una
iniziativa importante, anche perché è la prima. Equipara la vendita alla
somministrazione e quindi la rende illegale se riferita a clienti al di sotto
dei sedici anni. Una prima preoccupazione per la sua applicazione è che se i
negozianti si equiparano ai baristi anche nell’osservanza della legge, di fatto
non verrà applicata. (**) Nota: la legge deve ancora entrare in vigore che già
si pensa alle eccezioni. L’atteggiamento mentale per cui può esserci una
discrezionalità nell’applicare le leggi vanifica di fatto l’efficacia delle
leggi stesse. Ognuno, anche in buona fede, si sentirà autorizzato a violarla,
considerandosi un caso a parte.
MARKETPRESS
FVG: RAPPORTO ALCOLDIPENDENZA Trieste, 8 novembre 2007
- Presentato alla III Commissione del Consiglio regionale, presieduta da
Nevio Alzetta (Ds-pd), il rapporto sull´alcoldipendenza in regione. Ci sono
voluti quattro anni, ma questa è la sintesi del primo rapporto sullo stato
dell´alcoldipendenza nel triennio 2001-2004,
in Friuli Venezia Giulia, regione in cui nel 1979
a Udine nacque l´alcologia italiana. Un lavoro di
pazienza e cesello che ha visto il contributo delle unità operative alcologiche
dei dipartimenti delle dipendenze delle sei Aziende sanitarie, dei Sert, delle
associazioni di volontariato (Alcolisti anonimi e Arcat, Associazione regionale
club alcolisti in trattamento) e del privato sociale, oltre che dell´Agenzia
regionale della sanità e della Direzione regionale della salute. Il primo dato
che emerge è che aumentano i consumi di alcol in Friuli Venezia Giulia,
soprattutto tra i giovani e in particolar modo tra le donne. Si beve meno vino,
più birra e, sempre tra le donne e i ragazzi, più superalcolici e bibite
mediamente alcoliche dal gusto fruttato (gli alcolpops). Altro dato - non certo
confortante - il bere per stare in compagnia o per insaporire un buon piatto
non va più di moda: fotocopiando i modelli tipici del Nord Europa si beve (e lo
fanno in gran parte i giovani) per sballare, un trend che peraltro si osserva
in molte altre regioni italiane. Se il nordest italiano è la parte del Paese
nella quale si registrano i maggiori consumi - e il Friuli Venezia Giulia si
colloca in questa graduatoria dopo Veneto, Trentino Alto Adige ed Emilia
Romagna - tenendo conto dell´abitudine a bere alcol fuori dai pasti allora la
nostra regione scala la classifica e raggiunge il primo posto (con il 13,6%
della popolazione). Ogni giorno mediamente 197 pazienti occupano posti letto
nei nostri ospedali, per un costo quotidiano di 120mila euro. E´ il vino la
bibita più apprezzata da persone con problemi alcolcorrelati (55,3%), seguito
da birra (25,3%), superalcolici (9,4) e altre bevande(9%). Ma se gli uomini
scelgono il vino nel 56,2% dei casi, le donne puntano sui superalcolici (12,4
rispetto all´8,8% dei maschi). Una buona notizia comunque c´è ed è il forte
decremento, nel triennio preso in esame, proprio del consumo del vino: meno
8,2% (maschi meno 8,8 e femmine meno 11,3%). Tendenza inversa invece per quanto
riguarda la birra: più 3. 3% (maschi più 1,5 e femmine più 3,7). Stazionari i
superalcolici, ma non per le donne, netta diminuzione degli aperitivi, aumento
invece del 5-7% di altre sostanze alcoliche come gli alcolpops: queste bevande
dal colore accattivante e dal gusto dolce e fruttato sono particolarmente
gradite all´universo femminile e in genere ai giovani, poco attratti dai gusti
più amari e decisi di vino e birra. Altro dato preoccupante: non c´è
tossicodipendente che non associ sostanze illecite all´alcol. A fronte di ciò,
esiste una fitta rete di servizi pubblici (17 ospedali e 6 servizi di
alcologia) e privati (358 realtà associative) che si muovono per contrastare il
fenomeno. Se l´impegno appare notevole, non lo è di meno il numero delle
persone che ne sono coinvolte: gli utenti nuovi dei servizi di alcologia nel
solo 2004 sono stati 2. 256 (nel triennio si parla di 13. 636 persone di cui
11. 259 uomini e 2. 377 donne) con un aumento dei casi di oltre l´8% all´anno
mentre i privati hanno in trattamento circa 5. 000 persone. Risulta evidente,
poi, come il numero degli alcoldipendenti cresca con l´aumentare dell´età: 144
gli utenti in cura nel triennio sotto i 19 anni, 1. 756 fino ai 29, 2. 620 fini
ai 39, 3. 433 fino ai 49, 3. 497 fino ai 59, 2. 189 oltre i 60 anni. E poi,
ancora: sul totale di 13. 636 utenti dei servizi di alcologia delle Ass, il 65%
di loro era nuovo (non aveva cioè mai fruito di tali servizi) mentre il 35%
erano utenti rientrati, persone quindi che dopo aver iniziato un percorso di
riabilitazione lo avevano abbandonato per poi rientrarvi. Come sono stati
curati? I trattamenti più frequenti sono stati il counseling (o consulenza) per
il 26% dei casi, i trattamenti ambulatoriali (25%) e quelli di gruppo (14%),
l´inserimento in gruppi di auto-aiuto (14%) e i ricoveri ospedalieri (9. 5%).
Di minor impatto le altre attività socio-riabilitative (8%), le psicoterapie
individuali o familiari (1,5%) e l´inserimento in comunità (0,5%). Ma di alcol
si può anche morire: in regione, in tre anni sono decedute 5. 964 persone. In
particolare, nel solo 2003,
a Trieste e provincia il tasso di mortalità è di quasi il
doppio - 553 casi - rispetto a quello calcolato nelle altre Ass della regione
(138 morti a Gorizia, 85 nell´Alto Friuli, 384 nel Medio Friuli, 100 nella
Bassa Friulana e 290 a
Pordenone e nel Friuli occidentale). E a morire, a Trieste, sono soprattutto le
donne ultraottantenni. La solitudine di una città, così come l´isolamento di un
paesino di montagna (significativi, infatti, i dati dell´Alto Friuli) possono
portare all´uso eccessivo di alcol: anni di vita persi, anni soprattutto di
disabilità psicofisica e sociale. Infine, l´allarme-incidenti stradali: in
questo caso i problemi alcolcorrelati costituiscono la prima causa di morte dei
giovani tra i 18 e i 25 anni. Nei fine settimana del 2004 si sono verificati 6.
488 incidenti e sono decedute 358 persone: almeno 100 hanno perso la vita per
cause correlate all´uso di alcol e il rischio di morte viene triplicato quando
gli incidenti si verificano sul territorio dell´Alto Friuli. Non può che
preoccupare il rapporto adolescenti-alcol. Secondo uno studio del Dipartimento
delle dipendenze dell´Alto Friuli che ha coinvolto, nell´anno scolastico
2004-2005, le classi seconde e quarte di tutte le scuole medie superiori di
Gemona, Tolmezzo e Tarvisio (per un totale di 1. 052 questionari), la
differenza tra maschi e femmine e fra seconde e quarte è piuttosto netta. Quasi
la metà dei maschi contro un quinto delle ragazze beve frequentemente alcolici
(da una volta alla settimana a tutti i giorni), passando dal 28% nelle seconde
al 39% delle quarte. A colpire è la rapida diffusione degli alcolpops:
risultano essere le bevande preferite dalle ragazze (ben tre volte più che nei
maschi) e, dopo la birra, le bevande preferite dall´intero campione.
Attenzione, però, perché vista la gradevolezza della bibita (che maschera
comunque quei 5-6 gradi alcolici) il gusto è apprezzato persino dai dodicenni.
Bassa invece in tutto il campione la preferenza per il vino. In più, com´è
accaduto per il tabacco, l´ubriachezza nelle ragazze, molto rara alcuni decenni
fa, oggi è un comportamento giovanile sempre più normale: ben il 12% delle giovani
(contro il 25% dei maschi) dichiara di abusarne da una a molte volte al mese.
Preoccupa poi che gli abusatori frequenti abbiano una percezione molto poco
critica del loro comportamento: più dell´82% pensa infatti che bere troppo sia
normale. La sottovalutazione del fenomeno è evidente e preoccupante così come
la frequenza degli abusi indica spesso difficoltà psicologiche e relazionali e
vale la pena ricordare come gli incidenti stradali, spesso in stato di
ebbrezza, nei giovani adulti (18-25 anni) siano la prima causa di morte o
invalidità. E si è osservato anche come l´uso di alcol e tabacco sia fortemente
correlato al rendimento scolastico: a parità di età e di sesso, chi ha ripetuto
uno o più anni presenta percentuali di tabagismo (67%) e di ebbrezze frequenti
(33%) doppie rispetto a chi è in regola con gli studi. Un´altra ricerca sui
consumi di alcol nei giovani è stata realizzata dal Dipartimento delle
dipendenze dell´Azienda sanitaria di Trieste. In questo caso i giovani
coinvolti sono stati 746 di 7 scuole superiori, dal 14 ai 20 anni. Secondo i
dati, l´età media del primo consumo alcolico è di 13 anni e i più precoci sono
i maschi. E se le ragazze superano numericamente i ragazzi in quanto a
consumatori attuali di alcol (ma solo perché le ragazze sono in maggior numero
nel campione 17-20 anni dove è più probabile un consumo di alcol mentre i
maschi sono concentrati nella fascia d´età dei quattordicenni), riguardo alla
frequenza del consumo risulta che il 6,9% acquista alcol giornalmente, il 31,8%
qualche volta al mese e il 61,3% nel fine settimana (soprattutto dai 17 ai 20
anni). Ma dove vengono consumate le sostanze alcoliche? Nel 61% dei casi al bar
e nei pub, nel 12,4% in discoteca e in famiglia (ai maschi è concesso bere in
casa mentre le femmine lo fanno in un contesto di divertimento). E il 44% dei
giovani consuma più di 5 bevande in poche ore. Rispetto ai dati dell´Alto
Friuli, a Trieste i maschi preferiscono la birra (50,7%), i superalcolici
(16,1), il vino (14,8) e gli alcolpops o freezer (7%). Per le femmine invece
meglio la birra (33,8%), poi i superalcolici (28,5), gli alcolpops (17,2), il
vino (9%). In sintesi, in famiglia si consuma il vino, in discoteca alcolici e
nei bar e nei pub la birra. I giovani bevono per trasgredire e divertirsi,
appena il 6,8% lo fa per gusto e piacere. Sconforta poi il rapporto
guida-alcol: il 32. 2% dei maschi e il 24,6% delle femmine si è messo al
volante dopo aver assunto una bevanda alcolica, ma ben il 65% (70% maschi e 56%
femmine) ha guidato in stato d´ebbrezza per aver assunto più bevande alcoliche
in poche ore. Dopo una serie di richieste di chiarimenti da parte dei
consiglieri su questioni specifiche, il presidente Alzetta ha affermato che
quanto emerso dal rapporto verrà tenuto in debito conto nell´esame degli
stanziamenti da inserire nella Finanziaria regionale.
IL GIORNALE
Liguri alcolisti già a dodici anni
I medici: saranno adulti «drogati» di Monica Bottino - giovedì 8 novembre 2007 E le più sotto osservazione sono le donne. Dai dati
risulta che negli ultimi cinque anni l’incremento dell’uso di alcolici nelle
femmine tra i 12 e i 17 anni sia stato del 110 per cento e del 51 per cento tra
i 18 e i 24 anni, mentre i loro coetanei hanno fatto registrare un incremento
sì, ma più contenuto, rispettivamente del 31 e del 21 per cento nelle due fasce
di età. Sembrerebbe inutile ricordare quanti morti provoca l’abuso
di alcol, ma evidentemente, date le cifre di cui stiamo parlando relative ai
nuovi «alcolisti» non è così. «Noi sappiamo che in Europa in genere la
percentuale di donne bevitrici è la più alta nel mondo con il 35 per cento -
spiega Testino -, ma i dati italiani sono ancora più seri con un numero di
morti tra le 36mila e le 42mila all’anno e il 20 per cento dei ricoveri ospedalieri.
Sono poi almeno 5 milioni i bevitori problematici e ogni anno nascono almeno
3mila bambini con ritardi causati da sindrome feto-alcolica». L’alcol inoltre causa - come ben sappiamo in questi ultimi
anni - circa la metà degli incidenti stradali, il 20-30 per cento degli
incidenti sul lavoro, la metà degli omicidi e un suicidio ogni quattro. Difficile capire perché si cominci a bere. Qualche
risposta la si ottiene chiedendolo ai giovani. I ragazzi tra i 16 e i 18 anni
raccontano che bevono per un disagio psicologico (58 per cento), perché hanno
problemi familiari (15 per cento) o solo per seguire la moda (40 per cento). Un
66 per cento denuncia un’influenza in questo senso dei mass media. A livello
nazionale, e la Liguria non si discosta molto da queste cifre, fra i 14 e i 17
anni sono mezzo milione i giovani che abusano di vino, circa 800mila di birra e
tra i 180 e i 250 mila quelli che prediligono amari e liquori. Tutti i ragazzi
che usano sostanze alcoliche sono di solito anche fumatori e hanno uno stile
alimentare alterato. In qualche caso l’alcol funziona come trampolino di lancio
verso altre droghe che in questi ragazzi vengono avvicinate più facilmente
rispetto a coetanei che non bevono.
LA SICILIA
Politiche giovanili. Per il coordinatore di Casa Comune
non è utile la repressione Uso dell’alcol, più
prevenzione "Più vera prevenzione e meno repressione". A
chiederla è il cantiere politico culturale Casa Comune che: "Ritiene
sbagliata la scelta del gruppo piano sulla progettualità del Piano di Zona, per
gli interventi riguardanti le politiche giovanili e la prevenzione". "Pur riconoscendo la necessità per la città di avere
centri di aggregazione - dichiara Ivano Di Modica, portavoce di Casa Comune-
riteniamo limitata l’azione di destinare 180.000 euro in due anni ad un centro
di aggregazione che può, nella migliore e leale delle ipotesi, raggiungere un
numero limitato di giovani; a discapito del progetto di unità di strada
Infomovemnet presentato dal SerT". Di Modica sottolinea il fatto che: "l’unità di strada
ha un raggio d’azione e di contatto con gli adolescenti più efficace, perché
non si traduce semplicemente in un’ equipe di operatori dei servizi e del
privato sociale, ma anche in un canale di comunicazione tra le istituzioni e
giovani, nei loro luoghi di aggregazione naturali» Secondo il portavoce di Casa Comune «un mezzo reale di
prevenzione con l’uso dell’etilometro nelle vicinanze di locali e luoghi del
divertimento notturno dei giovani è stato presente questi anni in particolare a
Brucoli. La presenza di operatori a Brucoli, in sinergia con i gestori dei
locali è sicuramente una possibilità diversa di tutela della salute dei giovani
più di quanto non lo siano le scelte proibizioniste e repressive come i divieti
di vendita d’alcolici in determinate fasce orarie, che non risolvono il
problema ma lo deviano verso altre zone. Ci auguriamo - conclude- che le
prossime amministrazioni, considerino la rubrica delle politiche sociali un
assessorato tecnico da affidare a professionisti del sociale e non un
assessorato politico". A.S.
IL GAZZETTINO (Treviso)
La voce dell’Associazione
Manuela
Dan: «Basta con le pene lievi per
queste stragi» (A. Fed.) Dopo la tragedia avvenuta sul Terraglio sabato
sera arriva la telefonata: «Non ne possiamo più davvero - dice Andrea Dan,
dell’associazione Manuela per la sicurezza stradale -; ogni morte sulla strada
che si aggiunge alle altre è una condanna a vita per chi resta che non si sente
tutelato in alcun modo dallo Stato».Il 30 ottobre è stato affidato alla commissione Giustizia
del Senato il testo della proposta di legge di introdurre nel codice penale
l’articolo 585 bis che preveda la voce specifica di omicidio per guida in stato
di ebbrezza o di alterazione psicofisica da stupefacenti con una sanzione da 10
a 18 anni. «E non sembri pazzesco - avverte Dan - . Si ragioni piuttosto sul
fatto che un conto è un incidente dettato dal caso, quando le circostanze sono
imprevedibili, e quindi si può parlare di omicidio colposo; tutt’altro è
mettersi invece alla guida di una macchina che magari può raggiungere i
duecento all’ora quando non si è in possesso delle proprie facoltà inalterate.
In questo caso già mettersi al volante è contro la legge; quello che ne
consegue quindi non può più essere considerato colposo o fatto casuale e non
voluto. Ricordo per la milionesima volta che in molti Paesi del mondo (per
esempio in quelli del nord Europa o negli Usa) si va in galera per la sola
guida in stato di ebbrezza mentre in Italia - proprio con le nuove normative
dell’estate scorsa che avrebbero dovuto inasprire le sanzioni - questa
fattispecie è diventata punibile solo con un’ammenda».Dan persegue da anni la sicurezza sulle strade e da anni
chiede che sia il Governo a varare misure serie. Per lui non c’è nulla da inventare.
Basterebbe adeguarsi a quelle che già sono in uso in molti Paesi: «Dipende
sempre dai finanziamenti. Finchè non si dedicano risorse alla Sicurezza, per la
Polizia, per gli etilometri, per accertare lo stato di alterazione da
stupefacenti, il cittadino non potrà mai sentirsi nè sicuro nè tutelato».
ALCOLISMO
"A Senigallia il far west
dell’alcol"Salve, Sono una madre che vive a Senigallia e mi trovo costretta
a scrivere questa "lettera aperta" alla stampa, al Sindaco e alle
Forze dell’Ordine per denunciare una situazione incredibile che s’è creata
nella nostra città. Mi riferisco alla totale mancanza di controlli in merito
al divieto di vendita di alcolici dopo le due di notte nei locali del centro e
del lungomare di Senigallia. Mio figlio maggiore mi racconta che ormai solo da noi si
vendono bevande alcoliche (purtroppo spesso anche a minorenni) anche ben oltre
il limite d’orario imposto dalla nuova legge e che nelle vicine province di
Pesaro e Ancona questo non avviene più da almeno un mese. Anche nelle discoteche della Romagna so che il divieto è
ferreo, pena la chiusura del locale. A Senigallia invece tutto tace e la situazione mi sembra
allarmante, chi deve controllare? Come madre sono preoccupata che ci sia questa totale assenza
di controlli perché credo che una legge come questa possa salvare tanti giovani
dal rischio di fare incidenti stradali in cui possono morire o uccidere. L’emergenza nazionale delle morti del sabato sera sembra
non riguardare la nostra città, non capisco cosa si sta aspettando, forse è
necessario piangere la morte di qualche giovane per renderci conto che il
fenomeno è preoccupante? Basterebbero pochi controlli ad esempio sulle vie d’uscita
del senso unico del lungomare a fermare chi guida ubriaco o sotto l’effetto di
stupefacenti (la cocaina è diffusa ormai quasi come l’alcol), perché i vigili
urbani, la polizia e i carabinieri non ci sono!? I locali di moda fra i giovani sono quattro o cinque
perché non si fanno controlli dopo le due di notte? Anche il primo cittadino che è il primo ufficiale
sanitario del Comune, che fa dorme? Rivolgo un appello ai destinatari di questa lettera a
prendere tempestivamente provvedimenti nei confronti di chi vende alcolici
negli orari non consentiti e nei confronti di chi guida in uno stato alterato
da alcol e droga. Il Vostro intervento è indispensabile per far rispettare
la legge e soprattutto per salvare le vite dei nostri figli che sono il nostro
bene più prezioso. Non lasciate che questo appello cada nel vuoto, vi prego. Una madre (mail firmata)
IL CORRIERE DELLA SERA
VERBALI dell’inchiesta Delitto di Perugia, Meredith mi disse: «Tipi strani,
troppi uomini in casa» Daniel, Spyros e gli
altri nella casa di Meredith DA UNO DEI NOSTRI INVIATI PERUGIA — 08 novembre 2007 - «Vorrei riferire alcune cose
che Meredith mi ha detto di Amanda. Penso che siano importanti. Meredith mi ha
detto che Amanda avrebbe portato alcune volte degli uomini nella loro casa, non
so quanti fossero stati. Meredith mi ha parlato in particolare di un uomo che
abita in un Internet Café. È il posto in cui Amanda lo avrebbe conosciuto.
Meredith pensava che quest’uomo fosse strano. Nella circostanza non mi ha
specificato altro. Non so indicare l’età di quest’uomo ma posso dire che almeno
un altro uomo era stato sicuramente portato nella loro casa anche se non so
indicare la nazionalità di queste persone». È il 3 novembre scorso, sono le
23.10. Negli uffici della questura di Perugia viene interrogata Sophie Purton,
20 anni, amica della giovane inglese assassinata la sera del primo novembre. È
lei la prima a rivelare che nella casa del delitto c’è sempre stato un gran
viavai. I poliziotti decidono così di convocare Amanda Knox, la ragazza
statunitense adesso accusata di aver partecipato al delitto. VIA VAI DI RAGAZZI - Viene interrogata alle 14.45 del 4
novembre. E non nega. «Questo giovane che frequenta un Internet Café è
argentino e si chiama Juve. È venuto a casa mia almeno cinque volte, l’ultima
il 31 ottobre. Conosce anche Meredith perché l’ha conosciuta al bar con me.
Juve non ha mai provato a stare con me, ha come modo di fare il vizio di
abbracciare e toccare anche quando non è ubriaco... Gli altri uomini che ho
portato a casa sono un certo Spyros solo una volta nel mese di ottobre e in quell’occasione
ha conosciuto Meredith; Daniele, di Roma, di cui non conosco il numero
telefonico, è venuto a casa due volte, la seconda ha parlato con Meredith
salutandola ». Il resto lo aggiunge neanche due ore proprio uno dei ragazzi che
abitano al piano terra, Stefano Bonassi: «Un paio di volte sono venuti a casa
nostra tre amici di Roma, uno di questi si chiama Daniel De Luna. Quest’ultimo,
nella seconda occasione che è venuto a casa, ha avuto un rapporto sessuale con
Amanda». Sono tante le persone che frequentavano le studentesse. E la loro
presenza, che adesso affolla l’indagine, alimenta dubbi sulla versione fornita
da Amanda Knox. Chi c’era davvero nell’appartamento quando Meredith è stata
assassinata? E che ruolo ha avuto lei? «La sera del primo novembre Patrick e
Meredith hanno avuto un rapporto sessuale. Mi pare che io ero in cucina. A un
certo punto ho sentito le grida di Meredith e io spaventata mi sono tappata le
orecchie. Poi non ricordo più nulla», ha affermato Amanda. È una versione che
non regge. L’accusa ritiene che fosse presente al momento della violenza e
«abbia dato un contributo a Patrick Diya». Se anche così non fosse, sembra
impossibile che dopo aver sentito le grida dell’amica non sia corsa in camera.
E soprattutto, se davvero è stato Patrick ad uccidere Meredith, che cosa hanno
fatto dopo? Qualcuno ha certamente tentato di pulire il sangue. Qualcuno ha
rotto il vetro di una finestra nel tentativo di simulare un furto commesso da
estranei. Ma chi? Possibile che nessuno di loro si sia sporcato? Che fine hanno
fatto i vestiti? LAVANDERIA - Agli atti dell’inchiesta è allegata la
testimonianza di due ragazzi che si sono presentati il 3 novembre. «Ieri nel
primo pomeriggio — hanno raccontato — siamo andati alla lavanderia a gettoni di
via Fabretti per lavare gli indumenti. Erano circa le 13.30. Ci siamo
allontanati per qualche minuto e quando siamo tornati all’interno della
lavanderia abbiamo notato una ragazza e un cittadino straniero. Quest’ultimo
usciva al nostro arrivo. Con la ragazza presente abbiamo commentato il
comportamento strano dello straniero. Infatti la stessa riferiva che poco prima
era giunto lo straniero alla lavanderia barcollando, metteva degli indumenti
nella lavatrice, comprese le scarpe marca Nike di colore blu. Poco dopo usciva
e rimaneva incastrato nella porta d’ingresso ma liberandosi subito. Poco dopo è
rientrato e abbiamo notato che spostava gli indumenti dalla lavatrice
all’asciugatrice. La ragazza ci ha detto che l’aveva visto rovistare nel
cassonetto insieme ad un connazionale. È alto circa 1,75, ha la carnagione
olivastra, sicuramente è magrebino». Non si sa chi sia questo ragazzo né se
questo comportamento «strano» abbia a che fare con il delitto. Ma gli
investigatori ritengono che in questa fase nessun particolare possa essere
tralasciato per scoprire se altre persone possano avere avuto un ruolo nella
vicenda HASHISH E FESTE - Il quadro che emerge dai verbali dei
giovani che frequentavano Meredith e le sue amiche è quello di un «gruppo
allargato». Ragazzi che si sono trasferiti a Perugia per studiare, che vivono
lontano dalle famiglie e non sembrano avere regole. Ragazzi che vivono la
notte, che vagano di festa in festa, che spesso si ubriacano e fumano spinelli
fino a stordirsi. Lo racconta anche Giacomo Silenzi, che con Meredith stava
insieme da circa tre settimane. La sera dell’omicidio era a casa dei genitori a
Porto San Giorgio. «Nonostante mi piaceva molto — dice — non provavo alcuna
gelosia nei suoi confronti... Insieme ai miei amici faccio spesso uso di hashish
e marijuana, ma non di altre droghe. Anche Meredith faceva uso di hashish e
spesso l’assumevamo insieme, o noi due da soli o insieme ai ragazzi del
condominio. In genere prendevamo la droga nel centro di Perugia, sulle scale di
fronte alla chiesa di piazza 9 Novembre, ma non conosco i nomi degli
spacciatori. Ogni volta che ci serviva, uscivamo e andavamo in piazza per
rifornirci. Non ricordo che le ragazze avessero mai avuto la droga, in genere
la fornivamo noi ragazzi». Canne, ma anche alcol. Accadeva spesso che le
ragazze tornassero ubriache. Una sera fu Hicham Khiri, marocchino ventottenne,
a riaccompagnarle a casa. Lo ha raccontato lui stesso il 3 novembre: «Eravamo
al Gradisca. Era sabato e io ero con un mio amico che si chiama Abdel.
All’interno del locale ho visto che c’era tutto lo staff del Merlin e molte
studentesse straniere per le quali ogni sabato viene organizzato un pullman. A
fine serata, uscendo dal parcheggio, abbiamo incontrato Meredith e Sophie,
quest’ultima ubriaca, e un’altra ragazza che non conosco. Meredith mi chiese
se, viste le condizioni di Sophie, potevamo riaccompagnarle a casa». Fiorenza Sarzanini
IL GAZZETTINO (Rovigo)
POLIZIA Rifiuta l’alcoltest dopo
l’incidente Un 32enne multato e denunciato Ha perso il controllo dell’auto, è andato a sbattere
contro un palo dell’illuminazione pubblica, si è rifiutato di sottoporsi
all’alcoltest e così è stato denunciato. È avvenuto verso le 3 della scorsa notte in via Argine
destro a Salvaterra, una frazione di Badia Polesine, dove un 32enne, badiese,
all’uscita di una semicurva, in rettilineo, ha perso il controllo della propria
Renault Clio. La vettura è uscita di strada andando a finire contro il palo
dell’Enel causando la momentanea erogazione dell’energia elettrica nella zona. In autoambulanza il giovane è stato trasportato al San
Luca di Trecenta, mentre la Polstrada di Badia Polesine è giunta per effettuare
i rilievi dell’incidente e i Vigili del fuoco di Rovigo per mettere in
sicurezza il palo. All’ospedale il 32enne è stato trattenuto per accertamenti a
un ginocchio e si è rifiutato si sottoporsi all’alcoltest. Così da parte della
Stradale è scattata la multa di 3000 euro, la sospensione della patente per
almeno sei mesi e la denuncia per guida in stato di ebbrezza "sui
sintomi". Poco dopo la stessa pattuglia è intervenuta nella strada
che da viale Porta Mare conduce alla frazione rodigina di Buso dove un’Alfa 156
è uscita di strada. Il conducente, un giovane albanese, è stato sottoposto ad
alcoltest ed è risultato positivo. Anche per lui multa, ritiro patente e
denuncia.
EMERGENZA ALCOLISMO (Tratto da PARVAPOLIS.PANSERVICE)
Ubriaco causò incidente
Terracina. Ubriaco causò incidente
con feriti, denunciatoI Carabinieri di Terracina hanno deferito in stato di
libertà alla competente Autorità Giudiziaria, un giovane residente nella
provincia pontina per guida in stato di ebbrezza alcolica. Il giovane, dopo
aver alzato un po’ troppo il gomito, si poneva alla guida della propria
autovettura e guidando distrattamente perché confuso dai fumi dell’alcol
causava un incidente con feriti.
IL TIRRENO
Ubriaco sul motorino:
denunciato PONTEDERA. Ricorderanno per un po’ di tempo la notte di
Halloween, due ragazzi che il 31 ottobre, su un motorino, rimasero coinvolti in
un incidente stradale insieme a due macchine.Stando alla
ricostruzione dello scontro, effettuata dagli agenti del commissariato, sarebbe
stato proprio il motorino 50 su cui viaggiavano i due ragazzi ad avere causato,
con una manovra improvvisata, l’incidente. Uno schianto avvenuto lungo la Tosco
Romagnola, vicino al centro.Il conducente del
motorino, 17 anni, residente a Capannoli, fu accompagnato al pronto soccorso
con l’amico che, nella caduta, ha riportato ferite a una gamba giudicate
guaribili in trenta giorni.In seguito allo
scontro la polizia ha accertato che il diciassettenne guidava in condizioni non
proprio idonee. Gli eccessi della festa forse si sono fatti sentire: aveva un
tasso alcolemico nel sangue quattro volte superiori a quello consentito.Per lui è scattata
una denuncia in stato di libertà alla procura presso il tribunale dei
minorenni.Ma questo è solo un
aspetto di ulteriori guai che potrebbero arrivare alla sua famiglia. Il
motorino era omologato per due ma il conducente, essendo minorenne, non poteva
trasportare l’amico.Sono quindi stati
giorni convulsi per i ragazzi e i rispettivi genitori, più volte convocati al
commissariato. L’assicurazione, infatti, potrebbe pagare il danno al giovane
trasportato ma potrebbe anche rivalersi sui familiari del conducente. Stessa
situazione per i danni causati alle macchine.
EMERGENZA ALCOLISMO (Tratto da TOSCANATV)
Ubriaco sfonda cancello con autoA bordo della sua Mercedes e’
andato a sbattere contro un cancello di una abitazione di Forte dei Marmi.08/11/2007 - L’incidente e’ avvenuto la notte scorsa. Per
l’automobilista, 36 anni, residente al Forte, che si e’ causato ferite
guaribili in dieci giorni, sono scattati i controlli con l’etilometro. Gli
agenti della volante, intervenuti sul posto, una volta rilevato un tasso
alcolico pari a 2,97 gli hanno immediatamente ritirato la patente di guida
ROMAGNAOGGI
Albanese denunciato per guida in
stato d’ebbrezza e spaccio RIMINI – Un cittadino 26enne di nazionalità albanese è
stato denunciato dai Carabinieri della stazione di Viserba per guida in stato
d’ebbrezza e per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Il giovane, residente a Rimini, è stato sorpreso trovato
in possesso di 1,5 grammi di cocaina. Dopo essersi rifiutato di sottoporsi
all’accertamento etilometrico, è risultato avere un tasso di alcol nel sangue
superiore ai 0,50 grammi per litro consentiti dalla legge.
AGI
SPARO’ PER UN PARCHEGGIO, ARRESTATO DOPO UN ANNO A PALERMO Palermo - Sparo’ all’uomo che stava litigando con i suoi
parenti per un parcheggio: adesso, a un anno dai fatti, e’ stato identificato e
arrestato a Palermo dalla polizia. E’ Giuseppe Ricco, 26 anni, colpito da
ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip Antonella Consiglio
per detenzione illegittima di pistola e di lesioni aggravate. L’episodio e’ 22
novembre 2006, quando un residente del quartiere Zen fu ferito a una gamba da
un colpo di pistola calbro 7.65 nei pressi di via Girardengo. Gli investigatori
della Squadra Mobile hanno ricostruito che la vittima, probabilmente sotto
l’effetto dell’alcol, per motivi legati alla contesa di un posto auto, aveva
litigato con parenti di Giuseppe Ricco davanti al negozio di detersivi gestito
dai genitori di quest’ultimo, che si armo’ di pistola e sparo’ alla gamba del
rivale.
IL PICCOLO DI TRIESTE
la dipendenza da alcol nella regione ha un costo di
120mila euro al giorno con dobialab tre film per riflettere sull’alcol
IL MASSAGGERO VENETO
ubriachi al volante, ora punizioni vere
CORRIERE ALTO ADIGE
Sconfitto sui vaccini, ma vince sull’alcol
LA
TRIBUNA DI TREVISO
il bravo boss non beve e rispetta la moglie
ALTO ADIGE
niente alcol dopo le 2: giusto o esagerato?
LA STAMPA
"Sicurezza al Cubo": 30% dei ragazzi si è
sottoposto al test dell’etilometro
CORRIERE VENETO
Ubriaco, provoca un incidente Tre carabinieri contusi per
fermarlo
LA PROVINCIA PAVESE
giovani ubriachi in aumento
IL CORRIERE DELLE ALPI
i ragazzi parlano di alcol
IL RESTO DEL CARLINO
Guida con ’sballo’ In un mese 99 multe
|