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Rassegna stampa Alcol e guida dell’ 11 novembre 2007

A cura di Alessandro Sbarbada e Roberto Argenta

Nota: in una rassegna ricca delle solite drammatiche notizie di cronaca nera, ho scelto di mettere all’inizio qualche articolo che apre il cuore alla speranza.
Quello che sta succedendo in Trentino è straordinario: a partire dalla eccezionale espansione su quel territorio della rete dei Club degli alcolisti in trattamento (in provincia di Trento sono circa 170 Club, con programmi che coinvolgono oltre l’uno per cento della popolazione), frutto anche di una virtuosa collaborazione con il servizio pubblico, si può chiaramente avvertire un cambio di cultura, che è arrivato a coinvolgere sempre più il mondo della politica, la stampa, la scuola, gli oratori, le associazioni.
La provincia di Trento è fatta di tanti piccoli comuni, raggruppati per comprensori.
Ogni comprensorio ha un suo servizio di alcologia, gran parte di questi comuni sono serviti da un Club: nella grande maggioranza dei casi, le famiglie che li frequentano sono famiglie che vivono in quella stessa piccola comunità locale.
Questa territorializzazione, uno dei cardini nell’approccio ecologico-sociale ideato da Vladimir Hudolin, mi pare abbia avuto in Trentino un a realizzazione pressoché esemplare.
La regolamentazione delle feste alcoliche proposta da Rovereto, il divieto di vendita ai minori deciso dalla Giunta Provinciale, sono frutti di questa immensa attività, ma sono anche semi che potranno garantire in futuro un ulteriore raccolto, in salute e benessere personale, familiare, sociale.
A tutti noi non trentini la responsabilità di innescare un circolo virtuoso, di far girare la notizia di queste delibere, per proporle ad altre amministrazioni locali nel resto del paese.  
La delibera del Comune di Rovereto, a proposito di feste e manifestazioni, è già stata ripresa a Viareggio, ed è in discussione, a quanto ne so, a Schio, Calolziocorte e in alcuni comuni trentini.
I comuni di Vicenza, Cittadella e Altopascio hanno invece deciso di proibire il consumo di bevande alcoliche in luoghi pubblici, diversi da quelli preposti alla somministrazione (bar, ristoranti, eccetera).

Chi avesse informazioni di altre iniziative analoghe in Italia è invitato a farlo sapere ai curatori di questa rassegna: io e Roberto abbiamo deciso di raccogliere tutte queste delibere in un dossier (facendocene mandare copia in pdf direttamente dalle amministrazioni interessate).
Dossier che poi metteremo in Rete, a disposizione di chiunque fosse interessato, per poterlo mostrare a politici e amministratori, nazionali e locali.


TRENTINO

Niente alcol agli under 16, dite la vostra
Giro di vite in Trentino per arginare il fenomeno dell’alcolismo tra i giovanissimi: il consiglio provinciale ha approvato una legge che vieta la vendita di alcolici agli Under 16 anche nei supermercati. Dite la vostra sul nostro sito: www.giornaletrentino.it .


L’ADIGE

Divieto di alcolici cambiamo i costumi
La misura approvata dalla Giunta Provinciale di estendere il divieto di vendita di alcolici ai minori di 16 anche in negozi e supermercati, oltre che nei bar, va a colmare una macroscopica e ridicola lacuna legislativa che si trascinava da anni. Dal punto di vista tecnico scientifico la misura tuttavia non potrà modificare i modelli di consumo esistenti. Dalla documentazione scientifica più accreditata a livello internazionale le linee guida per decisioni politiche serie ed efficaci rispetto ad alcol e giovani citano: «Se il consumo di bevande alcoliche nei giovani è considerato uno specifico problema, l’aumento dell’età minima legale per il loro acquisto è la misura più immediata ed efficace. Educazione e responsabilizzazione dei barman e dei portatori di interessi economici perché svolgano il loro lavoro responsabilmente non ha prodotto risultati senza controlli o sanzioni». Sebbene le campagne di educazione rivolte ai giovani siano sempre più diffuse, le evidenze di una loro efficacia sono modeste. II consumo di alcol negli adolescenti e nelle adolescenti e l’età precoce di inizio al consumo in particolare, hanno caratteristiche tali per cui, oltre ai problemi immediati, già possiamo prefigurare ad esempio tra qualche anno una epidemia di problemi alcolcorrelati nelle donne attuali adolescenti. Negli Stati Uniti il divieto di somministrazione e vendita è posto a 21 anni e riguarda naturalmente tutte le bevande alcoliche. In Europa la grande maggioranza dei paesi ha posto da molto tempo un divieto di vendita e somministrazione a 18 anni per tutte le bevande alcoliche e nessuno si sogna di tornare indietro sapendo che è la misura più efficace per ritardare nel tempo l’approccio all’alcol da parte dei giovani. Non a caso l’Italia in Europa è il paese a più precoce inizio di consumo (11-12 anni) L’età di 16 anni non ha nessun significato dal punto di vista della salute pubblica, anche alla luce del fatto che i modelli di consumo dei giovani italiani ormai si sono allineati a quelli dei giovani europei. È un limite frutto di contesti culturali e di mediazione tra interessi diversi. Evidentemente la salute delle nuove generazioni riveste un interesse non maggiore a quello di quanti legittimamente perseguono interessi economici nella produzione vendita di alcolici. Speriamo non si rimanga a metà del guado e che il Ministro Turco a livello nazionale come dichiarato proponga con coraggio ciò che da anni è norma nella maggior parte dei paesi europei. Sicuramente sarebbe stato un passo importante se la Giunta Provinciale di Trento avesse anticipato questo tipo di misura. «Divieto di somministrazione e vendita ai minori di 18 anni di bevande alcoliche e sigarette». In assoluto la misura più semplice, di basso costo, efficace e di alto impatto, paragonabile alla legge Sirchia sul fumo nei locali pubblici. Gli approcci di salute pubblica nella popolazione non valutano importante preoccuparsi di chi a livello individuale non rispetterà la legge o di qualche giovane che si procurerà in qualche modo le bevande alcoliche. Anche senza controlli, minimo l’80% degli esercizi rispetterà la legge e ciò porterà automaticamente ad una riduzione dell’accessibilità, del consumo e pertanto dei problemi di alcol nei giovani. La stragrande maggioranza della popolazione sarebbe d’accordo e probabilmente a questo riguardo i portatori di interessi economici, trattandosi di minori, non avrebbero molta acqua da portare al mulino. Ai politici serve più coraggio. Ogni famiglia rimarrà naturalmente libera e responsabile nella trasmissione di modelli e stili di vita rispetto al consumo di alcol e fumo ai minori; infatti la legge dovrebbe proibire la somministrazione e vendita di alcol e sigarette ai minori non il consumo.
Luigino Pellegrini Servizio alcologia distretto Vallagarina


L’ADIGE

Predazzo, invito alla giunta del gruppo di lavoro contro la dipendenza
«Non solo alcol alle Regalie»

PREDAZZO - In occasione della tradizionale Festa di San Martino che si svolgerà oggi a Predazzo, il gruppo di lavoro recentemente costituitosi nelle Valli di Fiemme e Fassa per far fronte ai problemi legati al consumo di alcol, ha inviato una lettera alla giunta e a tutti i cittadini chiedendo che enti ed associazioni nel corso delle "regalie"non promuovano l’esclusivo consumo di bevande alcoliche, ma promuovano un’effettiva alternativa ad esse, nonché un controllo nella distribuzione con l’obiettivo di una sensibilizzazione delle conseguenze dell’eccessivo consumo di bevande alcoliche. Quelli di una corretta informazione sui problemi conseguenti all’assunzione di alcolici e di un’indicazione di stili di vita più consoni alla promozione della salute in generale costituiscono gli obiettivi del gruppo di lavoro nato il 25 ottobre scorso nell’intento di trovare delle proposte comuni alle valli di Fiemme e Fassa per la sensibilizzazione e la promozione di uno stile di vita libero da alcol e fumo fra i ragazzi della fascia di età terza media- prima superiore. Promosso dalla classe 4ª AR dell’Istituto di Istruzione "La Rosa Bianca", sezione Itc di Predazzo, coordiata dalla professoressa M.Cristina Giacomelli, con la collaborazione della signora Donatella Vanzetta, operatrice dell’Azienda Sanitaria, il gruppo di lavoro coinvolge i referenti delle scuole medie di Predazzo, Cavalese, Tesero, Moena, Pozza e Campitello e delle superiori delle Valli di Fiemme e Fassa. Ciò che il progetto vorrebbe sperimentare è la "peer education", ovvero l’educazione fra pari, un metodo di confronto e informazione sui problemi legati al consumo di alcol tra coetanei. Promotori di tale sensibilizzazione saranno i ragazzi della 4AR. Diverse le proposte avanzate dai partecipanti al gruppo di lavoro: dalla sensibilizzazione, alla collaborazione con il Piano giovani di zona, alla possibile organizzazione di una festa no-alcol. Primo passo per il gruppo di lavoro è stata la lettera, inviata ai Comuni delle Valli di Fiemme e Fassa, con la richiesta di un sostegno alle iniziative che verranno attivate da enti ed associazioni, con i quali il gruppo intende collaborare.
S.T.


TRENTINO

E i giovani lanciano l’appello «Non esageriamo con l’alcol» 
 PREDAZZO. Si è costituito in Fiemme e Fassa un gruppo di lavoro per trovare delle proposte comuni per un progetto di sensibilizzazione verso i problemi alcolcorrelati. Ne fanno parte tutta la classe quarta AR dell’Itc di Predazzo che lo scorso maggio aveva partecipato in buona parte al corso di sensibilizzazione Apcat coordinata dalla professoressa Maria Cristina Giacomelli con la collaborazione dell’operatrice sanitaria Donatella Vanzetta, alcuni alunni delle classi terze delle medie di Predazzo, Cavalese, Tesero, Moena, Pozza e Campitello e delle scuole superiori.
 Il progetto vorrebbe sperimentare la “peer-education”, una sorta di educazione tra pari che ha scopo finale lodevole: dare informazione sui problemi legati all’uso e all’abuso di bevande alcoliche per l’adozione di stili di vita più sobri.
 Un primo passo è stata una lettera inviata alla giunta e a tutti i cittadini di Predazzo a proposito della festa di S. Martino, in cui i giovani del gruppo ricordano come all’origini si sia trattato di una festa di ringraziamento dei contadini a conclusione del raccolto e dell’inizio dell’inverno e in cui la Regola feudale “spartiva” le regalie tra i Vicini.
«Consapevoli di questa tradizione radicata nella comunità di Predazzo vogliamo evidenziare - scrivono i ragazzi - che nel corso degli anni ha assunto pericolose derive diventando sempre più un espediente per l’assunzione di alcol. Riteniamo che sarebbe opportuno che enti e associazioni non promuovano l’esclusivo uso di bevande alcoliche e chiediamo che sia promossa un’effettiva alternativa e non un consumo spesso incentivato».
Un invito che assume una notevole rilevanza anche per il fatto che proviene da un gruppo composto essenzialmente da giovanissimi. (f.m.)


L’ALTRAVOCE.NET del 19 luglio 2007

I nostri figli ubriachi sulle strade
Da soli i controlli non bastano, siamo responsabili di aiutarli a scegliere

di Giovanni Casula
In questi ultimi giorni si fa un gran parlare su tutti i quotidiani regionali e nazionali del problema alcol alla guida, sull’onda emotiva conseguente ai numerosi (anche se non nuovi) episodi tragici che hanno coinvolto giovani vite spezzate. Assistiamo da più parti, come se si trattasse di questioni da bar dello sport, alla enucleazione di ricette salvifiche (maggiori controlli), di posizioni giustizialiste (più pene e sanzioni) o altre ben più fataliste (tanto non cambia niente, se uno vuol bere lo fa comunque…).
Viviamo in una società piuttosto bizzarra, dove le cose accadono soltanto se i media ne parlano (allora sono cose di cui tutti parlano), mentre l’esperienza di una famiglia che perde il proprio congiunto è un fatto da rispettare, ma sempre rigorosamente privato. Tanto privato che ognuno pensa «purtroppo … poverino, così giovane … è capitato a loro …». E poi silenzio.
Vorrei fare solo alcune considerazioni. Il bere nel nostro paese è un grande affare che conviene allo Stato (iva, esportazioni,etc): occorre tenerne conto nella lettura del fenomeno e coinvolgere nelle scelte politiche non solo i ministeri dei Trasporti, dell’Interno e della Salute ma anche quello delle Politiche agricole, delle Politiche giovanili, della Solidarietà sociale e della Pubblica Istruzione.

I nostri figli non sono un affare di questo o quel ministro. I nostri figli sono da tutelare tutti e da ciascuno degli adulti che svolge nel proprio vivere sociale una delle tante funzioni educative (i genitori ed nonni, la scuola e la chiesa, i media e gli operatori della varie comunità scientifiche).
Sono da tutelare tutti, i nostri figli, non solo per un sacrosanto principio sanitario o di sicurezza stradale ma perché tutti dovrebbero avere diritto ad una corretta informazione sui rischi dell’alcol, sin dalla scuola elementare, ed i produttori di bevande alcoliche non possono lavarsi la coscienza - dopo aver speso milioni di euro in pubblicità - «i giovani sono liberi di scegliere se bere o no».
Le famiglie dovrebbero essere più attente ai primi inequivocabili segnali di disagio (sbronze, cambiamenti di abitudini ed umore abnormi, etc) che soprattutto in preadolescenza i loro ragazzi possono evidenziare, e rivolgersi ai Servizi socio sanitari, che nel nostro paese esistono e possono dare un aiuto concreto alla lettura di questi segnali.
Ma soprattutto, i genitori dovrebbero dare, loro stessi, una testimonianza quotidiana del fatto che bere alcolici può essere evitato (il famoso bicchiere consigliato a pasto è un luogo comune ormai superato dalle evidenze scientifiche assunte dall’Organizzazione Mondiale della Sanità), che il non bere non toglie niente alla convivialità ed alla festa. E soprattutto non aggiunge ai nostri ragazzi più sorrisi di quanti loro, con il nostro amore, sappiano darcene.
Allora, ancora una volta, mi sembra una questione educativa in cui l’incoerenza degli adulti si riversa sui nostri giovani, parte più fragile ed esposta alla pressione sociale al bere e li espone ad un rischio che spesso non sanno ponderare per mancanza di sufficienti informazioni, di testimonial credibili che veicolino messaggi capaci di sollecitare le loro intelligenze ed il loro cuore.

Oggi sappiamo che gli aspetti meramente repressivi generano maggiore trasgressione tra i ragazzi. È auspicabile che accanto a misure di controllo all’uscita delle discoteche, ad iniziative di prevenzione nei luoghi del divertimento notturno, vi sia una maggiore attenzione da parte di tutti alla vita oltre che al divertimento, fine a se stesso e - oserei dire - commerciale. Se non avremo il coraggio dell’assunzione delle nostre quotidiane responsabilità di adulti allora aspettiamoci altre tragedie. Nelle nostre strade come tra le (meno trasparenti) mura domestiche.


IL GAZZETTINO (Venezia)

Il camionista, barese di 60 anni, risultato positivo all’alcoltest, è indagato per omicidio colposo e guida in stato di ebbrezza: posto sotto sequestro l’Iveco carico di collettame 
Il tir della morte ha ignorato i segnali di lavori in corso 
La vittima era il capo della squadra cui sono affidati gli interventi di manutenzione dei dispositivi luminosi in tangenziale

È piombato come una bomba contro il furgoncino dell’assistenza stradale che segnalava i lavori in corso, travolgendo l’intero cantiere e straziando sotto le ruote uno degli operai che stava controllando l’efficienza dei dispositivi luminosi lungo la tangenziale di Mestre. Michele Sirianni, 50 anni, calabrese della provincia di Cosenza, è deceduto durante il trasporto in ospedale. Al volante del bisonte impazzito un sessantenne barese, Luigi Di Ninno, risultato positivo all’alcoltest: proveniva da Udine dove aveva effettuato un carico di collettame ed era diretto nel capoluogo pugliese. Dalla testimonianza di alcuni presenti avrebbe dimostrato distacco e insensibilità di fronte al dramma da lui stesso provocato. A suo carico una denuncia per omicidio colposo e per guida in stato di ebbrezza, nonché la contestazione dell’eccesso di velocità: ritiro immediato della patente e veicolo, un Iveco, posto sotto sequestro e messo a disposizione dell’autorità giudiziaria per un’eventuale perizia. All’arrivo dei soccorsi, il caposquadra, schiacciato sotto il pesante autoarticolato Iveco, era ancora vivo. La lotta contro il tempo ingaggiata dai vigili del fuoco e dai medici del Suem purtroppo si è rivelata inutile. Rimosso il camion con l’autogru e liberato quel corpo martoriato, Siriani purtroppo è spirato poco dopo. Sotto choc e pietrificati i due colleghi rimasti miracolosamente illesi perché in quello sventuratissimo momento stavano operando più avanti. Anche loro originari del Sud - uno di Matera e uno di Salerno - sono riusciti a parlare con gli agenti della Polstrada solo a distanza di un paio d’ore: «È stato un attimo. I fari, l’impatto. Un’esplosione. Il sangue». Quindi, lo strazio del riconoscimento del cadavere dell’amico. In tutto nella notte fra venerdì e sabato in servizio erano in dieci, dislocati lungo la tangenziale. Dipendenti di una ditta del Sud, stavano effettuando degli interventi di manutenzione per conto della Fip di Selvazzano Dentro, azienda padovana specializzata nel settore. Poteva davvero essere una strage.
La tragedia a mezzanotte e mezza al chilometro 216 del "passante", in direzione Padova, all’altezza del cavalcaferrovia fra la Miranese e Marghera, in prossimità dello svincolo della Carbonifera. Il cantiere di lavoro, operativo sulla prima corsia, è segnalato a norma di legge rispettando le misure di sicurezza previste, come verificato dalla pattuglia della Polstrada intervenuta per i rilievi: sul display aereo la ics che indica la chiusura della corsia e il limite di velocità ridotto a 40 chilometri. Sulla carreggiata il furgone dell’assistenza stradale che avverte con la consueta freccia lampeggiante di occupare la corsia centrale. Subito dietro Siriani: molto probabilmente non si è nemmeno reso conto del tir che, continuando in barba ad avvisi e segnalazioni la marcia in prima corsia, lo investe e lo uccide. «Allucinante e assurdo - racconteranno i sopravvissuti - è come se il conducente non si fosse accorto di nulla, abbattendo qualsiasi cosa lo intralciasse». La folle corsa si arresta sulla corsia più a sinistra quasi a ridosso dello spartitraffico di cemento, trascinando la vittima per almeno una ventina di metri. Da quanto emerso il camion viaggiava a 80 chilometri all’ora: il doppio di quanto consentito.
Per consentire le operazioni di soccorso e di sgombero la tangenziale è stata chiusa fino alle 3 e un quarto con uscita obbligatoria alla Miranese. Sul posto anche gli agenti del reparto motorizzato della polizia municipale.

Monica Andolfatto


KATAWEB.IT

Brucia la roulotte, clochard muore carbonizzato
Un clochard di 56 anni è morto carbonizzato nell’incendio della roulotte in cui viveva la scorsa notte a Taggia, in provincia di Imperia.

La disgrazia si è consumata verso le 3.30, poco tempo dopo che Massimo Bachini (questo il nome della vittima), originario di Torino, è tornato ubriaco da un bar della zona dove aveva bevuto tutta la notte. L’uomo, infatti, soffriva di alcolismo e viveva alla giornata. I carabinieri che indagano sull’accaduto ritengono che a causare il rogo sia stata una sigaretta lasciata accesa durante il sonno o qualcosa utilizzato per riscaldarsi.


CORRIERE ADRIATICO

Ha 43 anni, è sola e con problemi di alcolismo
Il racconto della tentata violenza pieno di contraddizioni
Dopo precisi riscontri e testimonianze
Inventò l’aggressione Denunciata per falso

MONTE SAN VITO - La denuncia di tentata violenza sessuale, reggeva poco già il 12 ottobre quando era stata fatta da una donna di 43 anni. I dubbi erano tanti e motivati, ma restarono dubbi. Ora i carabinieri l’hanno denunciata per “simulazione di reato”, perché quei dubbi sono stati provati e consolidati, diventando certezze.
Il fatto. Sabato 12 ottobre, una donna di 43 anni telefona al 112 sostenendo di essere sfuggita a un tentativo di stupro da parte di tre uomini. La dinamica, secondo la sua versione: lei va al bar del paese, beve qualcosa, e nota che ci sono tre uomini che la “puntano”. Fa l’indifferente, paga e se ne va, a piedi. I tre uomini li identifica prima come extracomunitari e poi come pugliesi. L’avrebbero seguita con l’auto e quando si sono trovati in una zona buia l’hanno abbordata e hanno tentato di stuprarla. “Mi sono salvata lottando contro di loro, io sono forte” ha raccontato ai carabinieri giunti velocemente sul posto dopo la sua richiesta d’aiuto fatta al 112. “Gli aggressori sono fuggiti con l’auto, portandosi via anche la mia borsa che era finita lì dentro” aveva concluso la donna.
I militari sono esperti e preparati, e anche se la donna sembrava palesemente ubriaca e se il racconto faceva acqua da tutte le parti, hanno indagato, cercato prove e riscontri. Il primo riscontro concreto lo trovarono la sera stessa del 12 ottobre scorso: la borsa che la donna aveva detto essere finita (o rimasta) nell’auto dei tre uomini, i carabinieri l’hanno rinvenuta a terra, poco lontano dal luogo del presunto tentato stupro.
Ma sono state determinanti le testimonianze raccolte nel bar del paese, tutte coincidenti su due circostanze: la sera di sabato 12 ottobre quella donna era ubriaca e non poco, nessuno al bar l’ha “puntata”, ed è uscita da sola senza che alcuno la seguisse. In altre parole si era inventata tutto. E adesso è stata denunciata all’autorità giudiziaria per simulazione di reato.
Ma non può sfuggire, in questa vicenda squallida, lo stato di vivibilità di questa donna con forti problemi esistenziali che tenta di risolvere con l’alcol. Quella falsa denuncia potrebbe essere in realtà una forte richiesta d’aiuto. Di lei, più che carabinieri e giudici, dovrebbero interessarsi i servizi sociali del Comune. Anche perché pare viva da sola e non si sa con quali sostentamenti. I carabinieri devono eseguire i dispositivi di legge per cui la denuncia della donna per simulazione di reato è dovuta, si può però sperare che il giudice comprenda, e disponga le cure del caso.

BRU.LU


IL TIRRENO

Via i guardiani degli ubriachi al volante 
Meno polizia ed etilometri sulle strade del sabato sera in Versilia 
Si teme che spariscano i controlli all’uscita di discoteche e pub
Marcucci protesta: idea assurda 

DAL NOSTRO INVIATO ELISABETTA ARRIGHI 
 VIAREGGIO. Alle 16.56 del secondo sabato di novembre il sole, simile ad una palla di fuoco, si tuffa nel mare calmo della Versilia che comincia ad accendere le luci della sera. Una sera che, presto, diventerà notte. E la notte si trasformerà rapidamente in una scia di musica, colori, bevute e sballo. Contro le stragi del sabato sera le pattuglie della polizia stradale sono al tempo stesso monito e strumento repressivo per punire chi beve troppo e chi corre a velocità folle.
 Fra poco queste pattuglie, le sole che possono utilizzare l’etilometro per misurare il tasso alcolemico degli automobilisti, potrebbero sparire dal lungomare versiliese, quello che va da Viareggio fino a Forte dei Marmi, un tratto di costa ad alta densità di discoteche e pub. Il Governo, che da un lato inasprisce norme e regole per la sicurezza sulle strade, dall’altro - per razionalizzare (queste le motivazioni) e soprattutto risparmiare - decide di tagliare. E taglia, almeno questa sembra essere la volontà nonostante le frettolose smentite da un briefing serale di Palazzo Chigi, i distaccamenti della Polstrada.
Un colpo di spugna a Viareggio, Volterra (di fatto già chiuso da un mese) e Portoferraio. Con conseguente “riciclaggio” di trenta poliziotti nei commissariati. Tre uffici da cancellare, con la spada di Damocle di altri a rischio. Come ad esempio Bagni di Lucca, non compreso nella lista delle “ipotesi di soppressione”, ma attorno al quale il chiacchiericcio si è fatto assordante. Ieri il deputato di An Riccardo Migliori ha firmato un’interrogazione parlamentare: «Da voci dei sindacati di polizia - scrive - proviene la notizia dell’imminente chiusura del distaccamento Polstrada a Bagni di Lucca, nell’ambito di una drastica riduzione decisa dalla Finanziaria 2007 del Governo Prodi. Tale decisione risulta incomprensibile e penalizzante per la media valle del Serchio e per la Garfagnana». Il circolo di An della cittadina ha già programmato per due giorni, venerdì e sabato prossimi, una raccolta di firme contro l’ipotesi di soppressione.
 Sicuramente, analizzando la mappa toscana dei tagli, è l’ipotesi Viareggio che lascia particolarmente perplessi e sconcertati, perchè Viareggio è la capitale della Versilia e Versilia, estate e inverno, è sinonimo di divertimento. E durante tutto l’anno, nelle notti del sabato, i rischi si moltiplicano.
 «Un’ipotesi clamorosa, per varie ragioni», commenta Marco Marcucci, sindaco viareggino che sta muovendosi insieme ai colleghi versiliesi nell’ambito della Conferenza dei sindaci per contrastare questa decisione di soppressione. Un problema del quale il senatore Milziade Caprili si è fatto carico: la linea telefonica fra Roma e Viareggio si sta facendo sempre più bollente.
«Se si potesse parlare di fatturato - sottolinea Marcucci - quello del distaccamento della Polstrada di Viareggio sarebbe del 300%. In Versilia abbiamo la più alta concentrazione di tutta la Toscana di locali notturni ed è di notte che è necessaria la presenza degli agenti. E’ vero che a Viareggio abbiamo anche un distaccamento autostradale, ma il personale di questo ufficio interviene solo nell’ambito dei “confini” dell’autostrada, in quanto legati al rispetto di protocolli specifici stipulati fra ministero e società che gestiscono le varie tratte».
In Versilia i sindacati di polizia si sono già incontrati con i rappresentanti istituzionali: «Domani annunceremo iniziative nei confronti del ministero», dice il sindaco Marcucci.
 «I sindacati hanno respinto totalmente la proposta dell’amministrazione di Ps riguardo alla chiusura di alcuni uffici sia della Polstrada che della polizia ferroviaria - spiega Lucio Chelotti, sindacalista del Siulp - Abbiamo incontrato il sindaco di Viareggio, abbiamo espresso le nostre ragioni. Bisogna considerare - ripete anche Chelotti - che in pochi chilometri di costa abbiamo il maggior numero di discoteche di tutta la regione. E poi si parla tanto di sicurezza!» Quanto ai numeri, spiega Chelotti, «il distaccamento di Viareggio conta attualmente otto agenti anche se la pianta organica sarebbe di 25».
 Ma cosa ne pensano i gestori dei locali?
Gherardo Guidi, patron della Capannina di Forte dei Marmi, uno dei locali storici e più chic, pietra miliare del divertimento “sapore di mare” a partire dagli anni Sessanta, spiega che «più ordine c’è nelle strade e attorno alla nostra beneamata Versilia, meglio è. Credo che questo - sottolinea - sia il pensiero di tutti».
 Un sabato di novembre soleggiato quello di ieri. In Versilia “quelli della notte” sono cominciati ad arrivare molto prima del tramonto. A metà pomeriggio, sulla spiaggia a ridosso del pontile di Forte dei Marmi, tre amiche appena arrivate da Empoli e Firenze hanno cercato un posticino riparato per prendere il sole. «Queste sono le nostre ore di relax in attesa della notte - racconta Sara Pericoli, studentessa di 24 anni - Vista la bella giornata abbiamo deciso di arrivare presto. Verso le 17 andremo a vedere un po’ di negozi. Alle 19 happy hour e poi, verso le 22, una pizza. Nel frattempo arriveranno altri quattro o cinque amici da Prato e Pistoia e a mezzanotte andremo in discoteca. Non torneremo a casa prima delle 5».
 Lo sapete che presto la polizia stradale potrebbe non vigilare più sulle strade versiliesi del sabato sera? «No, non lo sappiamo - risponde Laura, 22 anni, amica di Sara - Personalmente credo che i controlli siano giusti: io non bevo molto, ma una volta mi hanno fermato vicino alla Versiliana e mi hanno fatto la prova dell’etilometro che era un po’ alto. Allora ha guidato Lorena (la terza amica, ndr), che non beve mai. Ogni tanto ci ripenso: e se quella notte avessi guidato io che ero un po’ brilla cosa sarebbe accaduto?»


IL TIRRENO

Il sindaco Peria fa la voce grossa: sull’isola gli agenti sono indispensabili 
«D’estate siamo 200mila, come faremo?» 

Roberto Peria va giù deciso: «Siamo totalmente contrari alla soppressione del distaccamento di polizia stradale e ci opporremo in tutti i modi». Peria è il sindaco di Portoferraio e nel territorio del suo Comune hanno sede gli uffici elbani (dieci agenti) della Polstrada che opera su un territorio solcato da oltre 160 km di strade (provinciali, vecchie e in parte risalenti addirittura al periodo napoleonico), dove la popolazione raggiunge in estate picchi superiori alle 200mila presenze contro i poco più di 20mila residenti effettivi del periodo invernale. «Per l’Elba si tratta di un presidio fondamentale, non si può sopprimere», taglia corto il sindaco che annuncia opposizione dura al provvedimento, cosa che Cesare Bartaloni, primo cittadino di Volterra, fa da mesi.
 «In questo momento il distaccamento della Polstrada volterrana è chiuso (dai primi di ottobre, ndr) ma dovrebbe essere una chiusura a tempo, fino al 30 novembre. I 12 agenti sono stati suddivisi, sei e sei, fra il commissariato della nostra città e il comando della Stradale di Pisa. Noi combattiamo da mesi e la nostra è una situazione particolare, in quanto la chiusura temporanea è conseguente all’inagibilità dei vecchi locali della Polstrada. Nel frattempo ci stiamo confrontando fra Comuni dell’Alta Valdicecina e nei prossimi giorni chiederemo un incontro al ministro Giuliano Amato, che vorremmo chiaramente vedere prima della fine del mese».
 La storia del distaccamento di Volterra è complessa. Riassumendo, si può dire che la caserma che ospitava fino ai primi di ottobre gli uffici della Polstrada è fatiscente e anni fa grazie ad un accordo ad hoc fu avviata la costruzione di quella nuova da parte di privati. Una volta terminati i lavori, ci fu una prima discussione fra proprietà e ministero riguardo all’affitto. «Mentre questo problema sembrava superato - spiega il sindaco Bartaloni - la scorsa primavera venne fuori che alcune attrezzature non erano a norma. Si stavano cercando i finanziamenti per intervenire, quando fu espressa la volontà di sopprimere alcuni presidi. Fra questi c’era Volterra. Noi ci muovemmo e ad un certo momento sembrò tutto congelato. Fino alla doccia fredda dell’inagibilità dei vecchi locali e alla sospensione fino al 30 novembre». Nel frattempo, a Volterra, i cittadini sono scesi in piazza. La “rivolta” della gente fermerà le soppressioni decise a Roma? (e.a.)


VIRGILIO.IT

SANITA’/ UNIVERSITA’ MESSINA: ENERGY DRINK DANNO DIPENDENZA
Scoperta effettuata da gruppo ricercatori del Policlinico

Messina, 10 nov. (Apcom) - Il consumo degli Energy Drink - bevande caratterizzate da caffeina, taurina, carboidrati, glucuronolattone, inositolo, niacina, pantenolo e vitamine - associati a bevande alcoliche provocherebbe dipendenza dall’alcool. E’ quanto scoperto da un gruppo di ricercatori del Policlinico di Messina in un indagine effettuata su un campione di giovani dell’Ateneo peloritano.
L’equipe del Policlinico, coordinata dal professore Gioacchino Calapai e gli studiosi del dipartimento di Farmacia, diretto dal professore Achille Caputi, attraverso l’analisi delle risposte dei giovani intervistati, avrebbero accertato una correlazione tra l’ assunzione di Energy drink e l’aumento dell’uso di alcol soprattutto tra i giovani.
L’indagine, pubblicata su diverse riviste di Medicina internazionali, tra le quali la prestigiosissima, "Alcholism Clinical and Experimental Resarsch", sarà presentata lunedì 12 dai professori Calapai e Caputi e da tutto il gruppo di ricerca.
L’utilizzo degli Energy Drink è divenuto negli ultimi anni sempre più popolare tanto che, sulla base di alcuni dati di mercato, i ricavati delle vendite di tali prodotti si attestano ormai intorno ai 2 milioni di euro l’anno, con una maggiore prevalenza d’uso nelle regioni settentrionali.
Lo studio effettuato a Messina è stato condotta su 500 studenti, 450 dei quali hanno compilato in forma anonima il questionario e lo hanno riconsegnato riportando tra l’altro, sesso, età ed informazioni circa l’uso di Energy drink. L’attenzione è stata posta in particolare sulle modalità d’uso di questo tipo di bevande (da soli o in associazione a bevande alcoliche), sul numero di lattine ingerite nell’ultimo mese, sulle principali motivazioni d’uso e sul numero di cocktail contenenti Energy drink e alcol assunti nell’ultimo mese o in una sola serata.
I dati ricavati dall’indagine indicano che l’associazione di queste bevande e l’alcol è molto popolare tra gli studenti. Il 56,9% di questi infatti, ha dichiarato di fare uso di Energy drink, in particolare, associandoli ai superalcolici. Nel complesso, 218 studenti (il 48,4% del totale) hanno dichiarato di utilizzare Energy drink e alcol. In particolare, il 37,7% degli utilizzatori li ha bevuti con alcol per più di tre volte nell’ultimo mese. Analoghi risultati sono stati ottenuti circa l’assunzione di Energy drink con alcol in una notte mentre le bevande alcoliche maggiormente associate agli Energy drink sono state gin (40% v/v) e vodka (37,5% v/v).

I rischi di questa pericolosa associazione possono essere diversi, innanzitutto, i giovani, non avvertendo i sintomi dell’intossicazione etilica tendono ad assumere più o meno consapevolmente elevati quantitativi di alcol. L’aumento del consumo di alcol può poi causare la possibilità di incidenti stradali e favorire lo sviluppo nei giovani di un etilismo precoce.


IL TIRRENO

Una generazione vuota e a disagio specchio di una società anestetizzata 
GIANFRANCO BETTIN 
Un po’ meno eroina e molta più cocaina. Un po’ meno ventenni, molti più trenta e quarantenni e, soprattutto, il doppio di ragazzini: questo dicono, in breve, i dati del Ministero della Salute sull’evoluzione delle tossicodipendenze tra il 1991 e il 2006. Colpisce il dato dei minori di quindici anni che nel 1991 erano lo 0,1 per cento dei pazienti dei Sert e oggi sono il doppio, dato che si accompagna, al polo opposto delle generazioni, a un progressivo aumento della quota di pazienti con più di 39 anni (dal 2,8 del ’91 al 27,5% del 2006).
Quest’ultimo dato andrebbe meglio studiato, perché potrebbe essere formato sia da dipendenti da lunga data (sopravvissuti alle terribili stagioni degli anni Settanta e Ottanta) sia da nuovi assuntori iniziatisi al consumo in età matura (fenomeno assai meno raro di quanto non si creda, specie nel caso di assuntori di cocaina).
Il rilancio del consumo tra i giovanissimi rappresenta però il dato più preoccupante, specialmente se lo si incrocia con dati relativi ad altri consumi, primo fra tutti quello di alcol. Droghe classiche e nuove droghe, pesanti e leggere, e alcol si presentano oggi continuamente, in forma illegale o perfettamente legale, socialmente deprecata o socialmente approvata, nei percorsi quotidiani di giovani e giovanissimi. Il rischio che configurano è altissimo, per certi versi non è forse mai stato grave come oggi. Certe droghe, quasi tutte, sono facilmente accessibili, sia per la capillare presenza dei loro piazzisti sul mercato sia perché reputate meno pericolose, specialmente quelle nuove (a partire dalle pasticche) ma anche la cocaina (grazie anche all’aura vincente che la circonda).

Quanto all’alcol, rappresenta probabilmente la minaccia più grave alla salute psicofisica dei più giovani. L’età del primo consumo si abbassa sempre di più, anche sulla spinta di riti di massa come l’happy hour, lo spritz, il giro degli aperitivi, che stanno coltivando frotte di precocissimi dipendenti senza che questo allarmi più di tanto un’opinione pubblica e delle istituzioni incapaci di ragionare radicalmente sul fenomeno e di reagire con efficacia (quando non sono compiacenti o complici, magari promuovendo manifestazioni che sono quasi istigazioni a farsi del male, se non a delinquere, come la cosiddetta «Ombralonga» di Treviso).
 Sono disparati i motivi che continuano a spingere troppi nelle dipendenze. Generalizzare è inutile, perché ognuno ha una storia propria. Ma tra i motivi di fondo non sbaglia Umberto Galimberti nel suo ultimo, importante libro «L’ospite inquietante. Il nichilismo e i giovani», edito da Feltrinelli, a sottolineare l’origine culturale di un disagio e di un senso di vuoto che spingono a cercare l’anestesia dell’eroina o l’ebbrezza dell’alcol e di altre droghe per tentare di dimenticare o per illudersi di oltrepassare il punto critico, lo spaesamento, il dolore, l’angoscia che, ora più sottili ora più pesanti, si insediano nelle vite come ospiti davvero inquietanti.
 Ma se, appunto, in gran parte il problema è culturale, ciò significa che non basta agire sui singoli vissuti e che bisogna assumere una responsabilità comune. Questi ultimi dati sulla tragedia della droga ribadiscono l’urgenza di un simile percorso. Saprà compierlo una comunità che spesso sembra scegliere la quiete per anestesia e lo stordimento da ebbrezza al posto della responsabilità e della ragione?


CORRIERE ADRIATICO

Una strategia di prevenzione che prevede il coinvolgimento delle famiglie e degli insegnanti sotto la guida di un gruppo di esperti
A Corinaldo riprende la campagna di sensibilizzazione dedicata a giovani e adulti
Per il benessere e contro l’alcol

CORINALDO – Organizzata dal Comune e dall’Epicentro si ripete la campagna di prevenzione 2007-2008 che riprende alcuni temi della analoga campagna di promozione del benessere sociale dei giovani e di prevenzione dell’abuso di sostanze alcoliche dell’anno scorso. Gli obiettivi consistono nella diffusione di nozioni generali, circa l’entità del fenomeno e di strumenti per poterlo arginare.
Inoltre vengono sviluppate le facoltà comunicative e creative, viene favorita l’elaborazione di una consapevolezza critica degli adolescenti attraverso la partecipazione a gruppi di discussione, gruppi di lavoro e a laboratori di grafica. Insieme a docenti, giovani ed educatori si tratta di costruire un percorso nel quale si intersecano iniziative a carattere teorico e pratico, rivolte alla comunità corinaldese nel suo insieme allo scopo di fornire strumenti per poter comprendere maggiormente un fenomeno emergente.
I destinatari sono tutti i cittadini di Corinaldo, che saranno coinvolti nelle iniziative. Più in dettaglio il progetto si rivolge a quattro categorie di destinatari: preadolescenti e adolescenti che frequentano la scuola dell’obbligo; giovani e adolescenti dai 15 ai 25 anni; docenti ed educatori; genitori e famiglie. L’iniziativa si articola su più livelli. Prima di tutto il coinvolgimento degli alunni della scuola media, attraverso interventi mirati realizzati in ambito scolastico in accordo con i docenti e gli organi competenti della scuola. Poi il coinvolgimento delle associazioni e dei gruppi giovanili attraverso una breve ricerca sul territorio svolta con il metodo della ricerca-azione. Inoltre una iniziativa all’interno della scuola guida di Corinaldo, finalizzata alla prevenzione della guida in stato di ebbrezza svolta in collaborazione con l’Associazione vittime della strada. Infine il coinvolgimento dei docenti, delle famiglie e della cittadinanza in generale in una iniziativa a carattere convegnistico nell’ambito della quale vengono esposti i risultati del lavoro svolto e vengono approfonditi alcuni temi specifici.
Il segmento di progetto specificamente rivolto alla scuola media di Corinaldo si avvale della collaborazione di una figura di esperto indicata dal referente della scuola, si inserisce altresì nel progetto di educazione socio-affettiva potenziandone gli aspetti legati alla conoscenza di sé e al miglioramento delle relazioni tra i vari componenti della scuola: alunni, insegnanti, famiglie. Vengono direttamente coinvolte le tutte le sezioni delle classe seconde e terze.
Al progetto partecipano a vario titolo diverse figure professionali: Massimo Bellucci si occupa del coordinamento generale del progetto, organizzazione e realizzazione di iniziative presso il centro giovanile “Epicentro”, di iniziative in collaborazione con le associazioni, dell’incontro a carattere convegnistico, dell’iniziativa presso la scuola guida. La dottoressa Alessia Giovanetti cura la realizzazione dell’iniziativa presso la scuola media, presso la scuola guida e partecipazione all’incontro a carattere convegnistico. Ci saranno anche esperti di riconosciuta competenza.


CORRIERE ADRIATICO

Sfugge al posto di blocco ed è intercettato sulla Flaminia
Dieci colpi sull’auto
Un albanese drogato e ubriaco su un’Alfa inseguito tra Pesaro e Fano finisce contro un albero
Tenta di travolgere un agente, spari nella notte

PESARO - Episodio molto movimentato, l’altra notte, tra Pesaro e Fano, accaduto durante i controlli svolti dalle forze dell’ordine. Un episodio durante il quale sono anche stati sparati diversi colpi d’arma da fuoco. Un cittadino albanese residente a Marotta, documenti in regola e - a quanto risulta - pregiudicato, ha tentato di travolgere con la sua “Alfa 156” un poliziotto per sfuggire ad uno di questi controlli svolti nel centro storico di Pesaro. Erano circa le 4 del mattino. L’extracomunitario è poi stato arrestato dopo un inseguimento lungo la Statale Adriatica, e dopo essere finito con l’auto in un fosso per evitare un incidente stradale. Ricoverato a Fano, è in prognosi riservata. A quanto risulta, era sotto l’influsso di alcolici e sostanze stupefacenti. L’agente, dal canto suo, se la caverà in una ventina di giorni.
L’”Alfa” era stata avvistata da una pattuglia dei carabinieri, nei pressi di Baia Flaminia. Sembra che poco prima fosse sfuggita a una pattuglia con autovelox dei Vigili urbani. Alla vista dei militari l’albanese aveva invertito la marcia, ma la pattuglia l’aveva inseguito, fin dentro la zona a traffico limitato del centro storico. L’uomo ha cominciato a infilarsi contromano in varie strade, a tutta velocità: via Castelfidardo, poi corso Xi Settembre, piazza del Popolo, via San Francesco, piazza Matteotti, viale Cialdini. Ma alla fine, in via Flaminia, è stato bloccato dalle auto dei carabinieri e della polizia, giunta di rinforzo. Quando però i poliziotti sono scesi dalla loro vettura, l’albanese ha accelerato piombando addosso agli agenti, e cercando di travolgerli.
Uno dei poliziotti è caduto a terra cercando di evitare l’investimento, mentre i suoi colleghi e i carabinieri si sono messi a sparare contro le gomme della vettura. In tutto circa dieci colpi di pistola e di mitraglietta. Nonostante le gomme squarciate, l’albanese ha continuato la corsa, riuscendo in qualche modo a imboccare la Statale Adriatica in direzione di Fano. A un certo punto, però, nella zona di Rosciano, per evitare lo scontro con un grosso autotreno che trasportava un carico eccezionale, è finito in un fosso e l’auto ha arrestato la sua corsa contro un albero.
Così, polizia e carabinieri sono piombati addosso al fuggiasco, ormai ferito e incapace di fuggire ancora. L’albanese è stato poi caricato in ambulanza e trasportato all’ospedale fanese di Santa Croce, dove adesso si trova ricoverato e piantonato. Infatti, naturalmente, nei suoi confronti è scattato l’arresto con una lunga serie di capi d’imputazione: tentato omicidio, lesioni aggravate, porto abusivo di arma (un grosso coltello trovato nell’auto) e resistenza a pubblico ufficiale. Per quanto riguarda l’agente caduto a terra per evitare l’investimento, ha riportato alcune abrasioni che sono state dichiarate guaribili in una ventina di giorni, naturalmente salvo complicazioni.


IL GAZZETTINO (Vicenza)

Parcheggiatori abusivi all’ospedale e tre violazioni al consumo di alcol
(m.c.) I controlli della Polizia Locale di Vicenza in città continuano a produrre risultati. La giornata di giovedì scorso è stata particolarmente intensa. Gli agenti hanno individuato due parcheggiatori abusivi nella zona dell’ospedale San Bortolo e tre persone che hanno violato l’ordinanza sulla detenzione e consumo degli alcolici, due dei quali extracomunitari presenti clandestinamente in città. «I cittadini possono sentirsi tranquilli, in quanto la Polizia Locale è quotidianamente attiva sul territorio», commenta il commissario principale Claudio Sartori, «e lo testimoniano i dati dell’attività. La recente ordinanza sulla detenzione e consumo di alcolici ha portato alla comminazione di una decina di verbali. Il numero fa capire che vengono sanzionati coloro che recano disturbo ai passanti e contribuiscono a rendere meno sicuri gli spazi urbani. La disposizione viene applicata con buon senso e mira a sanzionare chi fa un uso smodato di alcolici». Il controllo del territorio è fondamentale, e lo evidenziano i risultati conseguiti lo scorso otto novembre. «Nella mattinata di giovedì», conclude il commissario Claudio Sartori, «il personale è intervenuto nelle aree di sosta adiacenti all’ospedale San Bortolo e due extracomunitari, improvvisati parcheggiatori abusivi e sprovvisti di documenti, sono stati fermati ed accompagnati al Comando per le procedure di identificazione e fotosegnalamento. Nel pomeriggio dello stesso giorno, gli agenti impegnati nei controlli dell’area di Viale Milano hanno applicato, nei confronti di tre persone, la recente ordinanza Sindacale che vieta il consumo di bevande alcoliche nelle aree e strade pubbliche. Per due delle persone sorprese a bere nella pubblica via è stata effettuata l’identificazione al Comando di stradella Soccorso Soccorsetto. Ed anche in questo caso è emerso che uno dei due era presente in Italia clandestinamente».


TRENTINO

Città del wellness del buon vino e dell’alta cucina 
Affluenze record per la rassegna enogastronomica Il pur vasto Kurhaus va già stretto alla manifestazione 

FRANCESCO PALCHETTI 
Winefestival è un diavolo tentatore che ogni anno per tre giorni irrompe sulla scena della città regina del wellness. I due volti contrapposti di Merano danno ampie possibilità di scelta e infinite occasioni per pentirsi. Ieri mattina a Merano con la prospettiva di un nuovo record d’affluenza, è iniziato l’appuntamento novembrino che invita il vasto popolo di assaggiatori a dare per tre giorni (domani il gran finale con i vini francesi) un poderoso calcio alle diete tralasciando per un po’ quel recupero fisico raggiungibile solo attraverso un severissimo rigore alimentare.
Lord Byron del resto sosteneva che tutta la storia umana attesta che la felicità dell’uomo, peccatore affamato, da quando Eva mangiò il pomo, dipende molto dal pranzo. Una vera a propria marea di pubblico che s’allungava a dismisura sul corso Libertà, pur di conquistare un posticino nell’eden dei peccati di gola, ha fatto pazientemente la coda per oltre un’ora, infreddolita, davanti all’ingresso intasato.
Il Kurhaus pur nella sua imponenza va sempre più stretto al Winefestival, di questa piacevole constatazione Helmuth Koecher, “chief manager” della società organizzatrice Gourmet’s International, dovrà tenerne conto già per la prossima edizione (la diciassettesima).
La presenza di prestigiose cantine nazionali e straniere che invitano a degustare ben 462 vini di gran pregio, e le 123 “isole” d’assaggio allestite da Culinaria hanno proiettato l’appuntamento meranese sul tetto dell’Olimpo.
Joyce sosteneva che Dio fece il cibo e il diavolo i cuochi. Quindici chef pluristellati dal mattino hanno iniziato a propinare, nella nuova Gourmet Arena allestita in Piazza Terme, raffiche di tentazioni ai peccatori dediti ai piaceri della vita e quindi destinati a finire all’Inferno.
Quest’anno la sempre più estesa area di Culinaria ospita eccellenti artigiani del gusto. Dai formaggi valdostani ai capperi di Pantelleria, dal cioccolato piemontese all’olio pugliese, alle salse, all’olio d’oliva, insomma tutta Italia è rappresentata. E di bello c’è che i produttori sono qui a raccontare i segreti delle loro creazioni.
Il settore vinicolo risente della crisi che sta investendo l’Europa. I produttori - afferma un espositore della celeberrima Cantina Folonari - si sono improvvisamente trovati a dover far fronte a misure sempre più restrittive dirette a limitare, nei ristoranti e nei bar, la vendita di bevande alcoliche. L’élite di turisti germanici che non badava a spese, inoltre, frequenta meno l’Alto Adige e noi ce ne accorgiamo. In ogni modo la clientela qualificata di questa rassegna fa ben sperare. L’appuntamento di due settimane fa in Piemonte, per esempio, ha avuto un pubblico assai modesto, qui, invece, siano a livelli d’assedio”.
Winefestival e Culinaria con l’andare degli anni hanno trasformato i loro adepti in veri aristocratici del gusto.
Nella stupenda cornice del Kurhaus sin dal mattino hanno fatto ressa vecchi e nuovi interpreti di un rito che sull’altare eleva il vino, poesia della terra.
Il dietro le quinte della rassegna è divertente perché offre squarci di storie tutte da bere: dagli aspetti sconosciuti del vino che da sempre bagna lo spirito dell’uomo, alle citazioni letterarie dalle quali emergono la cultura popolare contadina, e quella colta che descrive l’incontro dell’uomo con il vino, bevanda che scatena le passioni, l’amore, infiamma lo spirito e stimola l’ispirazione poetica. (*)
Le cose piacevoli della vita o sono illegali, o sono immortali, o fanno ingrassare, in ogni caso è meglio far tesoro della massima di Apuleio che nel secondo secolo dopo Cristo disse: “il primo bicchiere giova alla sete, il secondo al buon umore, il terzo al piacere, al quarto segue l’ubriachezza, al quinto l’ira, al sesto le liti, al settimo il furore, all’ottavo il sonno, al no

Lunedì, 12 Novembre 2007
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