Nota: in una rassegna ricca delle solite drammatiche
notizie di cronaca nera, ho scelto di mettere all’inizio qualche articolo che
apre il cuore alla speranza. Quello che sta succedendo in Trentino è straordinario: a partire
dalla eccezionale espansione su quel territorio della rete dei Club degli
alcolisti in trattamento (in provincia di Trento sono circa 170 Club, con
programmi che coinvolgono oltre l’uno per cento della popolazione), frutto
anche di una virtuosa collaborazione con il servizio pubblico, si può
chiaramente avvertire un cambio di cultura, che è arrivato a coinvolgere sempre
più il mondo della politica, la stampa, la scuola, gli oratori, le
associazioni. La provincia di Trento è fatta di tanti piccoli comuni,
raggruppati per comprensori. Ogni comprensorio ha un suo servizio di alcologia, gran
parte di questi comuni sono serviti da un Club: nella grande maggioranza dei
casi, le famiglie che li frequentano sono famiglie che vivono in quella stessa
piccola comunità locale. Questa territorializzazione, uno dei cardini
nell’approccio ecologico-sociale ideato da Vladimir Hudolin, mi pare abbia
avuto in Trentino un a realizzazione pressoché esemplare. La regolamentazione delle feste alcoliche proposta da
Rovereto, il divieto di vendita ai minori deciso dalla Giunta Provinciale, sono
frutti di questa immensa attività, ma sono anche semi che potranno garantire in
futuro un ulteriore raccolto, in salute e benessere personale, familiare,
sociale. A tutti noi non trentini la responsabilità di innescare un
circolo virtuoso, di far girare la notizia di queste delibere, per proporle ad
altre amministrazioni locali nel resto del paese. La delibera del Comune di Rovereto, a proposito di feste e
manifestazioni, è già stata ripresa a Viareggio, ed è in discussione, a quanto
ne so, a Schio, Calolziocorte e in alcuni comuni trentini. I comuni di Vicenza, Cittadella e Altopascio hanno invece
deciso di proibire il consumo di bevande alcoliche in luoghi pubblici, diversi
da quelli preposti alla somministrazione (bar, ristoranti, eccetera).
Chi avesse informazioni di altre iniziative analoghe in
Italia è invitato a farlo sapere ai curatori di questa rassegna: io e Roberto abbiamo deciso di raccogliere tutte queste delibere
in un dossier (facendocene mandare
copia in pdf direttamente dalle amministrazioni interessate). Dossier che poi metteremo in Rete, a disposizione di
chiunque fosse interessato, per poterlo mostrare a politici e
amministratori, nazionali e locali.
TRENTINO
Niente alcol agli
under 16, dite la vostra Giro di vite in
Trentino per arginare il fenomeno dell’alcolismo tra i giovanissimi: il
consiglio provinciale ha approvato una legge che vieta la vendita di alcolici
agli Under 16 anche nei supermercati. Dite
la vostra sul nostro sito: www.giornaletrentino.it .
L’ADIGE
Divieto di alcolici
cambiamo i costumi La misura approvata
dalla Giunta Provinciale di estendere il divieto di vendita di alcolici ai minori
di 16 anche in negozi e supermercati, oltre che nei bar, va a colmare una
macroscopica e ridicola lacuna legislativa che si trascinava da anni. Dal punto di vista tecnico
scientifico la misura tuttavia non potrà modificare i modelli di consumo
esistenti. Dalla documentazione
scientifica più accreditata a livello internazionale le linee guida per
decisioni politiche serie ed efficaci rispetto ad alcol e giovani citano: «Se
il consumo di bevande alcoliche nei giovani è considerato uno specifico
problema, l’aumento dell’età minima legale per il loro acquisto è la misura più
immediata ed efficace. Educazione e responsabilizzazione dei barman e dei
portatori di interessi economici perché svolgano il loro lavoro
responsabilmente non ha prodotto risultati senza controlli o sanzioni».
Sebbene le campagne di educazione
rivolte ai giovani siano sempre più diffuse, le evidenze di una loro efficacia
sono modeste. II consumo di alcol negli adolescenti e nelle adolescenti e
l’età precoce di inizio al consumo in particolare, hanno caratteristiche tali
per cui, oltre ai problemi immediati, già possiamo prefigurare ad esempio tra
qualche anno una epidemia di problemi alcolcorrelati nelle donne attuali
adolescenti. Negli Stati Uniti il divieto di somministrazione e vendita è posto
a 21 anni e riguarda naturalmente tutte le bevande alcoliche. In Europa la
grande maggioranza dei paesi ha posto da molto tempo un divieto di vendita e
somministrazione a 18 anni per tutte le bevande alcoliche e nessuno si sogna di
tornare indietro sapendo che è la misura più efficace per ritardare nel tempo
l’approccio all’alcol da parte dei giovani. Non a caso l’Italia in Europa è il
paese a più precoce inizio di consumo (11-12 anni) L’età di 16 anni non ha
nessun significato dal punto di vista della salute pubblica, anche alla luce
del fatto che i modelli di consumo dei giovani italiani ormai si sono allineati
a quelli dei giovani europei. È un limite frutto di contesti culturali e di
mediazione tra interessi diversi. Evidentemente
la salute delle nuove generazioni riveste un interesse non maggiore a quello di
quanti legittimamente perseguono interessi economici nella produzione vendita
di alcolici. Speriamo non si rimanga a metà del guado e che il Ministro
Turco a livello nazionale come dichiarato proponga con coraggio ciò che da anni
è norma nella maggior parte dei paesi europei. Sicuramente sarebbe stato un passo importante se la Giunta Provinciale
di Trento avesse anticipato questo tipo di misura. «Divieto di somministrazione
e vendita ai minori di 18 anni di bevande alcoliche e sigarette». In assoluto
la misura più semplice, di basso costo, efficace e di alto impatto,
paragonabile alla legge Sirchia sul fumo nei locali pubblici. Gli approcci
di salute pubblica nella popolazione non valutano importante preoccuparsi di
chi a livello individuale non rispetterà la legge o di qualche giovane che si
procurerà in qualche modo le bevande alcoliche. Anche senza controlli,
minimo l’80% degli esercizi rispetterà la legge e ciò porterà automaticamente
ad una riduzione dell’accessibilità, del consumo e pertanto dei problemi di
alcol nei giovani. La stragrande
maggioranza della popolazione sarebbe d’accordo e probabilmente a questo
riguardo i portatori di interessi economici, trattandosi di minori, non avrebbero
molta acqua da portare al mulino. Ai
politici serve più coraggio. Ogni famiglia rimarrà naturalmente libera e
responsabile nella trasmissione di modelli e stili di vita rispetto al consumo
di alcol e fumo ai minori; infatti la
legge dovrebbe proibire la somministrazione e vendita di alcol e sigarette ai
minori non il consumo. Luigino Pellegrini
Servizio alcologia distretto Vallagarina
L’ADIGE
Predazzo, invito
alla giunta del gruppo di lavoro contro la dipendenza «Non solo alcol alle
Regalie» PREDAZZO - In occasione della tradizionale Festa di San
Martino che si svolgerà oggi a Predazzo, il gruppo di lavoro recentemente
costituitosi nelle Valli di Fiemme e Fassa per far fronte ai problemi legati al
consumo di alcol, ha inviato una lettera
alla giunta e a tutti i cittadini chiedendo che enti ed associazioni nel corso
delle "regalie"non promuovano l’esclusivo consumo di bevande
alcoliche, ma promuovano un’effettiva alternativa ad esse, nonché un controllo
nella distribuzione con l’obiettivo di una sensibilizzazione delle conseguenze
dell’eccessivo consumo di bevande alcoliche. Quelli di una corretta
informazione sui problemi conseguenti all’assunzione di alcolici e di
un’indicazione di stili di vita più consoni alla promozione della salute in
generale costituiscono gli obiettivi del gruppo di lavoro nato il 25 ottobre
scorso nell’intento di trovare delle proposte comuni alle valli di Fiemme e
Fassa per la sensibilizzazione e la promozione di uno stile di vita libero da
alcol e fumo fra i ragazzi della fascia di età terza media- prima superiore.
Promosso dalla classe 4ª AR dell’Istituto di Istruzione "La Rosa
Bianca", sezione Itc di Predazzo, coordiata dalla professoressa M.Cristina
Giacomelli, con la collaborazione della signora Donatella Vanzetta, operatrice
dell’Azienda Sanitaria, il gruppo di lavoro coinvolge i referenti delle scuole
medie di Predazzo, Cavalese, Tesero, Moena, Pozza e Campitello e delle
superiori delle Valli di Fiemme e Fassa. Ciò che il progetto vorrebbe
sperimentare è la "peer education", ovvero l’educazione fra pari, un
metodo di confronto e informazione sui problemi legati al consumo di alcol tra
coetanei. Promotori di tale sensibilizzazione saranno i ragazzi della 4AR.
Diverse le proposte avanzate dai partecipanti al gruppo di lavoro: dalla
sensibilizzazione, alla collaborazione con il Piano giovani di zona, alla
possibile organizzazione di una festa no-alcol. Primo passo per il gruppo di
lavoro è stata la lettera, inviata ai Comuni delle Valli di Fiemme e Fassa, con
la richiesta di un sostegno alle iniziative che verranno attivate da enti ed
associazioni, con i quali il gruppo intende collaborare. S.T.
TRENTINO
E i giovani lanciano
l’appello «Non esageriamo con l’alcol» PREDAZZO. Si è costituito
in Fiemme e Fassa un gruppo di lavoro per trovare delle proposte comuni per un
progetto di sensibilizzazione verso i problemi alcolcorrelati. Ne fanno parte
tutta la classe quarta AR dell’Itc di Predazzo che lo scorso maggio aveva
partecipato in buona parte al corso di sensibilizzazione Apcat coordinata dalla
professoressa Maria Cristina Giacomelli con la collaborazione dell’operatrice
sanitaria Donatella Vanzetta, alcuni alunni delle classi terze delle medie di
Predazzo, Cavalese, Tesero, Moena, Pozza e Campitello e delle scuole superiori. Il progetto
vorrebbe sperimentare la “peer-education”, una sorta di educazione tra pari che
ha scopo finale lodevole: dare informazione sui problemi legati all’uso e
all’abuso di bevande alcoliche per l’adozione di stili di vita più sobri. Un primo passo è
stata una lettera inviata alla giunta e a tutti i cittadini di Predazzo a
proposito della festa di S. Martino, in cui i giovani del gruppo ricordano come
all’origini si sia trattato di una festa di ringraziamento dei contadini a
conclusione del raccolto e dell’inizio dell’inverno e in cui la Regola feudale
“spartiva” le regalie tra i Vicini. «Consapevoli di questa tradizione radicata
nella comunità di Predazzo vogliamo evidenziare - scrivono i ragazzi - che nel
corso degli anni ha assunto pericolose derive diventando sempre più un
espediente per l’assunzione di alcol. Riteniamo che sarebbe opportuno che enti
e associazioni non promuovano l’esclusivo uso di bevande alcoliche e chiediamo
che sia promossa un’effettiva alternativa e non un consumo spesso incentivato». Un invito che
assume una notevole rilevanza anche per il fatto che proviene da un gruppo
composto essenzialmente da giovanissimi. (f.m.)
L’ALTRAVOCE.NET del
19 luglio 2007
I nostri figli
ubriachi sulle strade Da soli i controlli
non bastano, siamo responsabili di aiutarli a scegliere di Giovanni Casula In questi ultimi giorni si fa un gran parlare su tutti i
quotidiani regionali e nazionali del problema alcol alla guida, sull’onda
emotiva conseguente ai numerosi (anche se non nuovi) episodi tragici che hanno
coinvolto giovani vite spezzate. Assistiamo
da più parti, come se si trattasse di questioni da bar dello sport, alla
enucleazione di ricette salvifiche (maggiori controlli), di posizioni giustizialiste
(più pene e sanzioni) o altre ben più fataliste (tanto non cambia niente, se
uno vuol bere lo fa comunque…). Viviamo in una
società piuttosto bizzarra, dove le cose accadono soltanto se i media ne
parlano (allora sono cose di cui tutti parlano), mentre l’esperienza di una
famiglia che perde il proprio congiunto è un fatto da rispettare, ma sempre
rigorosamente privato. Tanto privato che ognuno pensa «purtroppo … poverino,
così giovane … è capitato a loro …». E poi silenzio. Vorrei fare solo alcune considerazioni. Il bere nel nostro paese è un grande affare
che conviene allo Stato (iva, esportazioni,etc): occorre tenerne conto nella lettura del fenomeno e coinvolgere nelle
scelte politiche non solo i ministeri dei Trasporti, dell’Interno e della Salute
ma anche quello delle Politiche agricole, delle Politiche giovanili, della
Solidarietà sociale e della Pubblica Istruzione. I nostri figli non
sono un affare di questo o quel ministro. I nostri figli
sono da tutelare tutti e da ciascuno degli adulti che svolge nel proprio vivere
sociale una delle tante funzioni educative (i genitori ed nonni, la scuola e la
chiesa, i media e gli operatori della varie comunità scientifiche). Sono da tutelare
tutti, i nostri figli, non solo per un sacrosanto principio sanitario o di
sicurezza stradale ma perché tutti dovrebbero avere diritto ad una corretta
informazione sui rischi dell’alcol, sin dalla scuola elementare, ed i
produttori di bevande alcoliche non possono lavarsi la coscienza - dopo aver
speso milioni di euro in pubblicità - «i giovani sono liberi di scegliere se
bere o no». Le famiglie dovrebbero essere più attente ai primi
inequivocabili segnali di disagio (sbronze, cambiamenti di abitudini ed umore
abnormi, etc) che soprattutto in preadolescenza i loro ragazzi possono
evidenziare, e rivolgersi ai Servizi socio sanitari, che nel nostro paese
esistono e possono dare un aiuto concreto alla lettura di questi segnali. Ma soprattutto, i
genitori dovrebbero dare, loro stessi, una testimonianza quotidiana del fatto
che bere alcolici può essere evitato (il famoso bicchiere consigliato a pasto è un luogo comune
ormai superato dalle evidenze scientifiche assunte dall’Organizzazione Mondiale
della Sanità), che il non bere non
toglie niente alla convivialità ed alla festa. E soprattutto non aggiunge ai
nostri ragazzi più sorrisi di quanti loro, con il nostro amore, sappiano
darcene. Allora, ancora una volta, mi sembra una questione
educativa in cui l’incoerenza degli adulti si riversa sui nostri giovani, parte
più fragile ed esposta alla pressione sociale al bere e li espone ad un rischio
che spesso non sanno ponderare per mancanza di sufficienti informazioni, di
testimonial credibili che veicolino messaggi capaci di sollecitare le loro
intelligenze ed il loro cuore. Oggi sappiamo che
gli aspetti meramente repressivi generano maggiore trasgressione tra i ragazzi.
È auspicabile che accanto a misure di controllo all’uscita delle discoteche, ad
iniziative di prevenzione nei luoghi del divertimento notturno, vi sia una
maggiore attenzione da parte di tutti alla vita oltre che al divertimento, fine
a se stesso e - oserei dire - commerciale. Se non
avremo il coraggio dell’assunzione delle nostre quotidiane responsabilità di
adulti allora aspettiamoci altre tragedie. Nelle nostre strade come tra le
(meno trasparenti) mura domestiche.
IL GAZZETTINO (Venezia)
Il camionista,
barese di 60 anni, risultato positivo all’alcoltest, è indagato per omicidio
colposo e guida in stato di ebbrezza: posto sotto sequestro l’Iveco carico di
collettame Il tir della morte
ha ignorato i segnali di lavori in corso La vittima era il
capo della squadra cui sono affidati gli interventi di manutenzione dei
dispositivi luminosi in tangenziale
È piombato come una
bomba contro il furgoncino dell’assistenza stradale che segnalava i lavori in
corso, travolgendo l’intero cantiere e straziando sotto le ruote uno degli
operai che stava
controllando l’efficienza dei dispositivi luminosi lungo la tangenziale di
Mestre. Michele Sirianni, 50 anni, calabrese della provincia di Cosenza, è
deceduto durante il trasporto in ospedale. Al
volante del bisonte impazzito un sessantenne barese, Luigi Di Ninno, risultato
positivo all’alcoltest: proveniva da Udine dove aveva effettuato un carico
di collettame ed era diretto nel capoluogo pugliese. Dalla testimonianza di
alcuni presenti avrebbe dimostrato
distacco e insensibilità di fronte al dramma da lui stesso provocato. A suo
carico una denuncia per omicidio colposo e per guida in stato di ebbrezza,
nonché la contestazione dell’eccesso di velocità: ritiro immediato della
patente e veicolo, un Iveco, posto sotto sequestro e messo a disposizione
dell’autorità giudiziaria per un’eventuale perizia. All’arrivo dei soccorsi, il
caposquadra, schiacciato sotto il pesante autoarticolato Iveco, era ancora
vivo. La lotta contro il tempo ingaggiata dai vigili del fuoco e dai medici del
Suem purtroppo si è rivelata inutile. Rimosso il camion con l’autogru e
liberato quel corpo martoriato, Siriani purtroppo è spirato poco dopo. Sotto
choc e pietrificati i due colleghi rimasti miracolosamente illesi perché in
quello sventuratissimo momento stavano operando più avanti. Anche loro
originari del Sud - uno di Matera e uno di Salerno - sono riusciti a parlare
con gli agenti della Polstrada solo a distanza di un paio d’ore: «È stato un attimo. I fari, l’impatto.
Un’esplosione. Il sangue». Quindi, lo strazio del riconoscimento del cadavere
dell’amico. In tutto nella notte fra venerdì e sabato in servizio erano in
dieci, dislocati lungo la tangenziale. Dipendenti di una ditta del Sud, stavano
effettuando degli interventi di manutenzione per conto della Fip di Selvazzano
Dentro, azienda padovana specializzata nel settore. Poteva davvero essere una strage. La tragedia a mezzanotte e mezza al chilometro 216 del
"passante", in direzione Padova, all’altezza del cavalcaferrovia fra
la Miranese e Marghera, in prossimità dello svincolo della Carbonifera. Il
cantiere di lavoro, operativo sulla prima corsia, è segnalato a norma di legge
rispettando le misure di sicurezza previste, come verificato dalla pattuglia
della Polstrada intervenuta per i rilievi: sul display aereo la ics che indica
la chiusura della corsia e il limite di velocità ridotto a 40 chilometri. Sulla
carreggiata il furgone dell’assistenza stradale che avverte con la consueta
freccia lampeggiante di occupare la corsia centrale. Subito dietro Siriani: molto probabilmente non si è nemmeno reso
conto del tir che, continuando in barba ad avvisi e segnalazioni la marcia in
prima corsia, lo investe e lo uccide. «Allucinante
e assurdo - racconteranno i sopravvissuti - è come se il conducente non si
fosse accorto di nulla, abbattendo qualsiasi cosa lo intralciasse». La
folle corsa si arresta sulla corsia più a sinistra quasi a ridosso dello spartitraffico
di cemento, trascinando la vittima per almeno una ventina di metri. Da quanto
emerso il camion viaggiava a 80 chilometri all’ora: il doppio di quanto
consentito. Per consentire le operazioni di soccorso e di sgombero la
tangenziale è stata chiusa fino alle 3 e un quarto con uscita obbligatoria alla
Miranese. Sul posto anche gli agenti del reparto motorizzato della polizia
municipale. Monica Andolfatto
KATAWEB.IT
Brucia la roulotte,
clochard muore carbonizzato Un clochard di 56
anni è morto carbonizzato nell’incendio della roulotte in cui viveva la scorsa
notte a Taggia, in provincia di Imperia. La disgrazia si è consumata verso le 3.30, poco tempo dopo
che Massimo Bachini (questo il nome della vittima), originario di Torino, è tornato ubriaco da un bar della zona dove
aveva bevuto tutta la notte. L’uomo, infatti, soffriva di alcolismo e viveva
alla giornata. I carabinieri che indagano sull’accaduto ritengono che a
causare il rogo sia stata una sigaretta lasciata accesa durante il sonno o
qualcosa utilizzato per riscaldarsi.
CORRIERE ADRIATICO
Ha 43 anni, è sola e
con problemi di alcolismo Il racconto della
tentata violenza pieno di contraddizioni Dopo precisi
riscontri e testimonianze Inventò
l’aggressione Denunciata per falso MONTE SAN VITO - La denuncia di tentata violenza sessuale,
reggeva poco già il 12 ottobre quando era stata fatta da una donna di 43 anni.
I dubbi erano tanti e motivati, ma restarono dubbi. Ora i carabinieri l’hanno
denunciata per “simulazione di reato”, perché quei dubbi sono stati provati e
consolidati, diventando certezze. Il fatto. Sabato 12 ottobre, una donna di 43 anni telefona
al 112 sostenendo di essere sfuggita a un tentativo di stupro da parte di tre
uomini. La dinamica, secondo la sua versione: lei va al bar del paese, beve
qualcosa, e nota che ci sono tre uomini che la “puntano”. Fa l’indifferente,
paga e se ne va, a piedi. I tre uomini li identifica prima come extracomunitari
e poi come pugliesi. L’avrebbero seguita con l’auto e quando si sono trovati in
una zona buia l’hanno abbordata e hanno tentato di stuprarla. “Mi sono salvata
lottando contro di loro, io sono forte” ha raccontato ai carabinieri giunti
velocemente sul posto dopo la sua richiesta d’aiuto fatta al 112. “Gli aggressori
sono fuggiti con l’auto, portandosi via anche la mia borsa che era finita lì
dentro” aveva concluso la donna. I militari sono esperti e preparati, e anche se la donna sembrava palesemente
ubriaca e se il racconto faceva acqua da tutte le parti, hanno indagato,
cercato prove e riscontri. Il primo riscontro concreto lo trovarono la sera
stessa del 12 ottobre scorso: la borsa che la donna aveva detto essere finita
(o rimasta) nell’auto dei tre uomini, i carabinieri l’hanno rinvenuta a terra,
poco lontano dal luogo del presunto tentato stupro. Ma sono state determinanti le testimonianze raccolte nel
bar del paese, tutte coincidenti su
due circostanze: la sera di sabato 12 ottobre quella donna era ubriaca e non poco, nessuno al bar l’ha “puntata”,
ed è uscita da sola senza che alcuno la seguisse. In altre parole si era
inventata tutto. E adesso è stata denunciata all’autorità giudiziaria per
simulazione di reato. Ma non può
sfuggire, in questa vicenda squallida, lo stato di vivibilità di questa donna
con forti problemi esistenziali che tenta di risolvere con l’alcol. Quella
falsa denuncia potrebbe essere in realtà una forte richiesta d’aiuto. Di
lei, più che carabinieri e giudici, dovrebbero interessarsi i servizi sociali
del Comune. Anche perché pare viva da sola e non si sa con quali sostentamenti.
I carabinieri devono eseguire i dispositivi di legge per cui la denuncia della
donna per simulazione di reato è dovuta, si può però sperare che il giudice
comprenda, e disponga le cure del caso. BRU.LU
IL TIRRENO
Via i guardiani
degli ubriachi al volante Meno polizia ed
etilometri sulle strade del sabato sera in Versilia Si teme che
spariscano i controlli all’uscita di discoteche e pub Marcucci protesta:
idea assurda DAL NOSTRO INVIATO
ELISABETTA ARRIGHI VIAREGGIO. Alle
16.56 del secondo sabato di novembre il sole, simile ad una palla di fuoco, si
tuffa nel mare calmo della Versilia che comincia ad accendere le luci della
sera. Una sera che, presto, diventerà notte. E la notte si trasformerà rapidamente
in una scia di musica, colori, bevute e sballo. Contro le stragi del sabato
sera le pattuglie della polizia stradale sono al tempo stesso monito e
strumento repressivo per punire chi beve troppo e chi corre a velocità folle. Fra poco queste pattuglie,
le sole che possono utilizzare l’etilometro per misurare il tasso alcolemico
degli automobilisti, potrebbero sparire dal lungomare versiliese, quello che va
da Viareggio fino a Forte dei Marmi, un tratto di costa ad alta densità di
discoteche e pub. Il Governo, che da un
lato inasprisce norme e regole per la sicurezza sulle strade, dall’altro - per
razionalizzare (queste le motivazioni) e soprattutto risparmiare - decide di
tagliare. E taglia, almeno questa sembra essere la volontà nonostante le
frettolose smentite da un briefing serale di Palazzo Chigi, i distaccamenti della Polstrada. Un colpo di spugna
a Viareggio, Volterra (di fatto già chiuso da un mese) e Portoferraio. Con
conseguente “riciclaggio” di trenta poliziotti nei commissariati. Tre uffici da
cancellare, con la spada di Damocle di altri a rischio. Come ad esempio Bagni
di Lucca, non compreso nella lista delle “ipotesi di soppressione”, ma attorno
al quale il chiacchiericcio si è fatto assordante. Ieri il deputato di An
Riccardo Migliori ha firmato un’interrogazione parlamentare: «Da voci dei
sindacati di polizia - scrive - proviene la notizia dell’imminente chiusura del
distaccamento Polstrada a Bagni di Lucca, nell’ambito di una drastica riduzione
decisa dalla Finanziaria 2007 del Governo Prodi. Tale decisione risulta
incomprensibile e penalizzante per la media valle del Serchio e per la
Garfagnana». Il circolo di An della cittadina ha già programmato per due
giorni, venerdì e sabato prossimi, una raccolta di firme contro l’ipotesi di soppressione. Sicuramente, analizzando
la mappa toscana dei tagli, è l’ipotesi Viareggio che lascia particolarmente
perplessi e sconcertati, perchè Viareggio è la capitale della Versilia e
Versilia, estate e inverno, è sinonimo di divertimento. E durante tutto l’anno,
nelle notti del sabato, i rischi si moltiplicano. «Un’ipotesi
clamorosa, per varie ragioni», commenta Marco
Marcucci, sindaco viareggino che sta muovendosi insieme ai colleghi
versiliesi nell’ambito della Conferenza dei sindaci per contrastare questa
decisione di soppressione. Un problema del quale il senatore Milziade Caprili
si è fatto carico: la linea telefonica fra Roma e Viareggio si sta facendo
sempre più bollente. «Se si potesse
parlare di fatturato - sottolinea Marcucci - quello del distaccamento della
Polstrada di Viareggio sarebbe del 300%. In
Versilia abbiamo la più alta concentrazione di tutta la Toscana di locali
notturni ed è di notte che è necessaria la presenza degli agenti. E’ vero
che a Viareggio abbiamo anche un distaccamento autostradale, ma il personale di
questo ufficio interviene solo nell’ambito dei “confini” dell’autostrada, in
quanto legati al rispetto di protocolli specifici stipulati fra ministero e
società che gestiscono le varie tratte». In Versilia i
sindacati di polizia si sono già incontrati con i rappresentanti istituzionali:
«Domani annunceremo iniziative nei
confronti del ministero», dice il sindaco Marcucci. «I sindacati hanno
respinto totalmente la proposta dell’amministrazione di Ps riguardo alla
chiusura di alcuni uffici sia della Polstrada che della polizia ferroviaria -
spiega Lucio Chelotti, sindacalista del Siulp - Abbiamo incontrato il sindaco
di Viareggio, abbiamo espresso le nostre ragioni. Bisogna considerare - ripete anche Chelotti - che in pochi chilometri di costa abbiamo il maggior numero di
discoteche di tutta la regione. E poi si parla tanto di sicurezza!» Quanto
ai numeri, spiega Chelotti, «il distaccamento di Viareggio conta attualmente
otto agenti anche se la pianta organica sarebbe di 25». Ma cosa ne pensano
i gestori dei locali? Gherardo Guidi,
patron della Capannina di Forte dei Marmi, uno dei locali storici e più chic,
pietra miliare del divertimento “sapore di mare” a partire dagli anni Sessanta,
spiega che «più ordine c’è nelle strade e attorno alla nostra beneamata
Versilia, meglio è. Credo che questo - sottolinea - sia il pensiero di tutti». Un sabato di
novembre soleggiato quello di ieri. In Versilia “quelli della notte” sono
cominciati ad arrivare molto prima del tramonto. A metà pomeriggio, sulla
spiaggia a ridosso del pontile di Forte dei Marmi, tre amiche appena arrivate
da Empoli e Firenze hanno cercato un posticino riparato per prendere il sole.
«Queste sono le nostre ore di relax in attesa della notte - racconta Sara
Pericoli, studentessa di 24 anni - Vista la bella giornata abbiamo deciso di
arrivare presto. Verso le 17 andremo a vedere un po’ di negozi. Alle 19 happy
hour e poi, verso le 22, una pizza. Nel frattempo arriveranno altri quattro o
cinque amici da Prato e Pistoia e a mezzanotte andremo in discoteca. Non
torneremo a casa prima delle 5». Lo sapete che
presto la polizia stradale potrebbe non vigilare più sulle strade versiliesi
del sabato sera? «No, non lo sappiamo - risponde Laura, 22 anni, amica di Sara
- Personalmente credo che i controlli
siano giusti: io non bevo molto, ma una volta mi hanno fermato vicino alla
Versiliana e mi hanno fatto la prova dell’etilometro che era un po’ alto.
Allora ha guidato Lorena (la terza amica, ndr), che non beve mai. Ogni tanto ci
ripenso: e se quella notte avessi guidato io che ero un po’ brilla cosa sarebbe
accaduto?»
IL TIRRENO
Il sindaco Peria fa
la voce grossa: sull’isola gli agenti sono indispensabili «D’estate siamo
200mila, come faremo?» Roberto Peria va giù deciso: «Siamo totalmente contrari alla soppressione del distaccamento di
polizia stradale e ci opporremo in tutti i modi». Peria è il sindaco di
Portoferraio e nel territorio del suo Comune hanno sede gli uffici elbani (dieci
agenti) della Polstrada che opera su un territorio solcato da oltre 160 km di
strade (provinciali, vecchie e in parte risalenti addirittura al periodo
napoleonico), dove la popolazione raggiunge in estate picchi superiori alle
200mila presenze contro i poco più di 20mila residenti effettivi del periodo
invernale. «Per l’Elba si tratta di un presidio fondamentale, non si può
sopprimere», taglia corto il sindaco che annuncia opposizione dura al
provvedimento, cosa che Cesare Bartaloni, primo cittadino di Volterra, fa da
mesi. «In questo momento
il distaccamento della Polstrada volterrana è chiuso (dai primi di ottobre,
ndr) ma dovrebbe essere una chiusura a tempo, fino al 30 novembre. I 12 agenti
sono stati suddivisi, sei e sei, fra il commissariato della nostra città e il
comando della Stradale di Pisa. Noi combattiamo da mesi e la nostra è una
situazione particolare, in quanto la chiusura temporanea è conseguente
all’inagibilità dei vecchi locali della Polstrada. Nel frattempo ci stiamo
confrontando fra Comuni dell’Alta Valdicecina e nei prossimi giorni chiederemo
un incontro al ministro Giuliano Amato, che vorremmo chiaramente vedere prima
della fine del mese». La storia del
distaccamento di Volterra è complessa. Riassumendo, si può dire che la caserma
che ospitava fino ai primi di ottobre gli uffici della Polstrada è fatiscente e
anni fa grazie ad un accordo ad hoc fu avviata la costruzione di quella nuova
da parte di privati. Una volta terminati i lavori, ci fu una prima discussione
fra proprietà e ministero riguardo all’affitto. «Mentre questo problema
sembrava superato - spiega il sindaco Bartaloni - la scorsa primavera venne
fuori che alcune attrezzature non erano a norma. Si stavano cercando i
finanziamenti per intervenire, quando fu espressa la volontà di sopprimere
alcuni presidi. Fra questi c’era Volterra. Noi ci muovemmo e ad un certo
momento sembrò tutto congelato. Fino alla doccia fredda dell’inagibilità dei
vecchi locali e alla sospensione fino al 30 novembre». Nel frattempo, a
Volterra, i cittadini sono scesi in piazza. La “rivolta” della gente fermerà le
soppressioni decise a Roma? (e.a.)
VIRGILIO.IT
SANITA’/ UNIVERSITA’
MESSINA: ENERGY DRINK DANNO DIPENDENZA Scoperta effettuata
da gruppo ricercatori del Policlinico Messina, 10 nov. (Apcom) - Il consumo degli Energy Drink - bevande caratterizzate da caffeina,
taurina, carboidrati, glucuronolattone, inositolo, niacina, pantenolo e
vitamine - associati a bevande alcoliche
provocherebbe dipendenza dall’alcool. E’ quanto scoperto da un gruppo di ricercatori
del Policlinico di Messina in un indagine effettuata su un campione di giovani
dell’Ateneo peloritano. L’equipe del Policlinico, coordinata dal professore
Gioacchino Calapai e gli studiosi del dipartimento di Farmacia, diretto dal
professore Achille Caputi, attraverso l’analisi delle risposte dei giovani
intervistati, avrebbero accertato una
correlazione tra l’ assunzione di Energy drink e l’aumento dell’uso di alcol
soprattutto tra i giovani. L’indagine, pubblicata su diverse riviste di Medicina
internazionali, tra le quali la prestigiosissima, "Alcholism Clinical and
Experimental Resarsch", sarà presentata lunedì 12 dai professori Calapai e
Caputi e da tutto il gruppo di ricerca. L’utilizzo degli Energy Drink è divenuto negli ultimi anni
sempre più popolare tanto che, sulla base di alcuni dati di mercato, i ricavati
delle vendite di tali prodotti si attestano ormai intorno ai 2 milioni di euro
l’anno, con una maggiore prevalenza d’uso nelle regioni settentrionali. Lo studio effettuato a Messina è stato condotta su 500
studenti, 450 dei quali hanno compilato in forma anonima il questionario e lo
hanno riconsegnato riportando tra l’altro, sesso, età ed informazioni circa
l’uso di Energy drink. L’attenzione è stata posta in particolare sulle modalità
d’uso di questo tipo di bevande (da soli o in associazione a bevande
alcoliche), sul numero di lattine ingerite nell’ultimo mese, sulle principali
motivazioni d’uso e sul numero di cocktail contenenti Energy drink e alcol
assunti nell’ultimo mese o in una sola serata. I dati ricavati dall’indagine indicano che l’associazione di queste bevande e l’alcol
è molto popolare tra gli studenti. Il 56,9% di questi infatti, ha dichiarato di
fare uso di Energy drink, in particolare, associandoli ai superalcolici.
Nel complesso, 218 studenti (il 48,4% del totale) hanno dichiarato di
utilizzare Energy drink e alcol. In particolare, il 37,7% degli utilizzatori li
ha bevuti con alcol per più di tre volte nell’ultimo mese. Analoghi risultati
sono stati ottenuti circa l’assunzione di Energy drink con alcol in una notte
mentre le bevande alcoliche maggiormente associate agli Energy drink sono state
gin (40% v/v) e vodka (37,5% v/v). I rischi di questa
pericolosa associazione possono essere diversi, innanzitutto, i giovani, non
avvertendo i sintomi dell’intossicazione etilica tendono ad assumere più o meno
consapevolmente elevati quantitativi di alcol. L’aumento del consumo di alcol
può poi causare la possibilità di incidenti stradali e favorire lo sviluppo nei
giovani di un etilismo precoce.
IL TIRRENO
Una generazione
vuota e a disagio specchio di una società anestetizzata GIANFRANCO
BETTIN Un po’ meno eroina e
molta più cocaina.
Un po’ meno ventenni, molti più trenta e quarantenni e, soprattutto, il doppio
di ragazzini: questo dicono, in breve, i dati del Ministero della Salute
sull’evoluzione delle tossicodipendenze tra il 1991 e il 2006. Colpisce il dato
dei minori di quindici anni che nel 1991 erano lo 0,1 per cento dei pazienti
dei Sert e oggi sono il doppio, dato che si accompagna, al polo opposto delle
generazioni, a un progressivo aumento della quota di pazienti con più di 39
anni (dal 2,8 del ’91 al 27,5% del 2006). Quest’ultimo dato
andrebbe meglio studiato, perché potrebbe essere formato sia da dipendenti da
lunga data (sopravvissuti alle terribili stagioni degli anni Settanta e
Ottanta) sia da nuovi assuntori iniziatisi al consumo in età matura (fenomeno
assai meno raro di quanto non si creda, specie nel caso di assuntori di
cocaina). Il rilancio del consumo tra i giovanissimi
rappresenta però il dato più preoccupante, specialmente se lo si incrocia con
dati relativi ad altri consumi, primo fra tutti quello di alcol. Droghe
classiche e nuove droghe, pesanti e leggere, e alcol si presentano oggi
continuamente, in forma illegale o perfettamente legale, socialmente deprecata
o socialmente approvata, nei percorsi quotidiani di giovani e giovanissimi.
Il rischio che configurano è altissimo, per certi versi non è forse mai stato
grave come oggi. Certe droghe, quasi tutte, sono facilmente accessibili, sia
per la capillare presenza dei loro piazzisti sul mercato sia perché reputate
meno pericolose, specialmente quelle nuove (a partire dalle pasticche) ma anche
la cocaina (grazie anche all’aura vincente che la circonda). Quanto all’alcol,
rappresenta probabilmente la minaccia più grave alla salute psicofisica dei più
giovani. L’età
del primo consumo si abbassa sempre di più, anche sulla spinta di riti di massa come l’happy hour, lo spritz, il
giro degli aperitivi, che stanno coltivando frotte di precocissimi dipendenti
senza che questo allarmi più di tanto un’opinione pubblica e delle istituzioni
incapaci di ragionare radicalmente sul fenomeno e di reagire con efficacia (quando non sono compiacenti o complici,
magari promuovendo manifestazioni che sono quasi istigazioni a farsi del male,
se non a delinquere, come la cosiddetta «Ombralonga» di Treviso). Sono disparati i
motivi che continuano a spingere troppi nelle dipendenze. Generalizzare è
inutile, perché ognuno ha una storia propria. Ma tra i motivi di fondo non
sbaglia Umberto Galimberti nel suo ultimo, importante libro «L’ospite
inquietante. Il nichilismo e i giovani», edito da Feltrinelli, a sottolineare
l’origine culturale di un disagio e di un senso di vuoto che spingono a cercare
l’anestesia dell’eroina o l’ebbrezza dell’alcol e di altre droghe per tentare
di dimenticare o per illudersi di oltrepassare il punto critico, lo
spaesamento, il dolore, l’angoscia che, ora più sottili ora più pesanti, si
insediano nelle vite come ospiti davvero inquietanti. Ma se, appunto, in
gran parte il problema è culturale, ciò significa che non basta agire sui
singoli vissuti e che bisogna assumere una responsabilità comune. Questi ultimi
dati sulla tragedia della droga ribadiscono l’urgenza di un simile percorso. Saprà compierlo una comunità che spesso
sembra scegliere la quiete per anestesia e lo stordimento da ebbrezza al posto
della responsabilità e della ragione?
CORRIERE ADRIATICO
Una strategia di
prevenzione che prevede il coinvolgimento delle famiglie e degli insegnanti
sotto la guida di un gruppo di esperti A Corinaldo riprende
la campagna di sensibilizzazione dedicata a giovani e adulti Per il benessere e contro
l’alcol CORINALDO – Organizzata dal Comune e dall’Epicentro si
ripete la campagna di prevenzione 2007-2008 che riprende alcuni temi della
analoga campagna di promozione del benessere sociale dei giovani e di
prevenzione dell’abuso di sostanze alcoliche dell’anno scorso. Gli obiettivi
consistono nella diffusione di nozioni generali, circa l’entità del fenomeno e
di strumenti per poterlo arginare. Inoltre vengono sviluppate le facoltà comunicative e
creative, viene favorita l’elaborazione di una consapevolezza critica degli
adolescenti attraverso la partecipazione a gruppi di discussione, gruppi di
lavoro e a laboratori di grafica. Insieme a docenti, giovani ed educatori si
tratta di costruire un percorso nel quale si intersecano iniziative a carattere
teorico e pratico, rivolte alla comunità corinaldese nel suo insieme allo scopo
di fornire strumenti per poter comprendere maggiormente un fenomeno emergente. I destinatari sono tutti i cittadini di Corinaldo, che
saranno coinvolti nelle iniziative. Più in dettaglio il progetto si rivolge a
quattro categorie di destinatari: preadolescenti e adolescenti che frequentano
la scuola dell’obbligo; giovani e adolescenti dai 15 ai 25 anni; docenti ed
educatori; genitori e famiglie. L’iniziativa si articola su più livelli. Prima
di tutto il coinvolgimento degli alunni della scuola media, attraverso
interventi mirati realizzati in ambito scolastico in accordo con i docenti e
gli organi competenti della scuola. Poi il coinvolgimento delle associazioni e
dei gruppi giovanili attraverso una breve ricerca sul territorio svolta con il
metodo della ricerca-azione. Inoltre una iniziativa all’interno della scuola
guida di Corinaldo, finalizzata alla
prevenzione della guida in stato di ebbrezza svolta in collaborazione con l’Associazione
vittime della strada. Infine il coinvolgimento dei docenti, delle famiglie
e della cittadinanza in generale in una iniziativa a carattere convegnistico
nell’ambito della quale vengono esposti i risultati del lavoro svolto e vengono
approfonditi alcuni temi specifici. Il segmento di progetto specificamente rivolto alla scuola
media di Corinaldo si avvale della collaborazione di una figura di esperto
indicata dal referente della scuola, si inserisce altresì nel progetto di
educazione socio-affettiva potenziandone gli aspetti legati alla conoscenza di
sé e al miglioramento delle relazioni tra i vari componenti della scuola:
alunni, insegnanti, famiglie. Vengono direttamente coinvolte le tutte le
sezioni delle classe seconde e terze. Al progetto partecipano a vario titolo diverse figure
professionali: Massimo Bellucci si occupa del coordinamento generale del
progetto, organizzazione e realizzazione di iniziative presso il centro
giovanile “Epicentro”, di iniziative in collaborazione con le associazioni,
dell’incontro a carattere convegnistico, dell’iniziativa presso la scuola
guida. La dottoressa Alessia Giovanetti cura la realizzazione dell’iniziativa
presso la scuola media, presso la scuola guida e partecipazione all’incontro a
carattere convegnistico. Ci saranno anche esperti di riconosciuta competenza.
CORRIERE ADRIATICO
Sfugge al posto di
blocco ed è intercettato sulla Flaminia Dieci colpi
sull’auto Un albanese drogato
e ubriaco su un’Alfa inseguito tra Pesaro e Fano finisce contro un albero Tenta di travolgere
un agente, spari nella notte PESARO - Episodio molto movimentato, l’altra notte, tra
Pesaro e Fano, accaduto durante i controlli svolti dalle forze dell’ordine. Un
episodio durante il quale sono anche stati sparati diversi colpi d’arma da
fuoco. Un cittadino albanese residente a Marotta, documenti in regola e - a
quanto risulta - pregiudicato, ha
tentato di travolgere con la sua “Alfa 156” un poliziotto per sfuggire ad uno
di questi controlli svolti nel centro storico di Pesaro. Erano circa le 4
del mattino. L’extracomunitario è poi stato arrestato dopo un inseguimento
lungo la Statale Adriatica, e dopo essere finito con l’auto in un fosso per
evitare un incidente stradale. Ricoverato a Fano, è in prognosi riservata. A
quanto risulta, era sotto l’influsso di
alcolici e sostanze stupefacenti. L’agente, dal canto suo, se la caverà in
una ventina di giorni. L’”Alfa” era stata avvistata da una pattuglia dei
carabinieri, nei pressi di Baia Flaminia. Sembra che poco prima fosse sfuggita
a una pattuglia con autovelox dei Vigili urbani. Alla vista dei militari
l’albanese aveva invertito la marcia, ma la pattuglia l’aveva inseguito, fin
dentro la zona a traffico limitato del centro storico. L’uomo ha cominciato a infilarsi contromano in
varie strade, a tutta velocità: via Castelfidardo, poi corso Xi Settembre,
piazza del Popolo, via San Francesco, piazza Matteotti, viale Cialdini. Ma alla
fine, in via Flaminia, è stato bloccato dalle auto dei carabinieri e della
polizia, giunta di rinforzo. Quando però i poliziotti sono scesi dalla loro
vettura, l’albanese ha accelerato
piombando addosso agli agenti, e cercando di travolgerli. Uno dei poliziotti è caduto a terra cercando di evitare l’investimento,
mentre i suoi colleghi e i carabinieri si sono messi a sparare contro le gomme
della vettura. In tutto circa dieci colpi di pistola e di mitraglietta.
Nonostante le gomme squarciate, l’albanese ha continuato la corsa, riuscendo in
qualche modo a imboccare la Statale Adriatica in direzione di Fano. A un certo
punto, però, nella zona di Rosciano, per evitare lo scontro con un grosso
autotreno che trasportava un carico eccezionale, è finito in un fosso e l’auto
ha arrestato la sua corsa contro un albero. Così, polizia e carabinieri sono piombati addosso al
fuggiasco, ormai ferito e incapace di fuggire ancora. L’albanese è stato poi
caricato in ambulanza e trasportato all’ospedale fanese di Santa Croce, dove
adesso si trova ricoverato e piantonato. Infatti, naturalmente, nei suoi
confronti è scattato l’arresto con una lunga serie di capi d’imputazione:
tentato omicidio, lesioni aggravate, porto abusivo di arma (un grosso coltello
trovato nell’auto) e resistenza a pubblico ufficiale. Per quanto riguarda
l’agente caduto a terra per evitare l’investimento, ha riportato alcune
abrasioni che sono state dichiarate guaribili in una ventina di giorni,
naturalmente salvo complicazioni.
IL GAZZETTINO (Vicenza)
Parcheggiatori
abusivi all’ospedale e tre violazioni al consumo di alcol (m.c.) I controlli della Polizia Locale di Vicenza in
città continuano a produrre risultati. La giornata di giovedì scorso è stata
particolarmente intensa. Gli agenti hanno individuato due parcheggiatori
abusivi nella zona dell’ospedale San Bortolo e tre persone che hanno violato l’ordinanza sulla detenzione e consumo
degli alcolici, due dei quali extracomunitari presenti clandestinamente in
città. «I cittadini possono sentirsi tranquilli, in quanto la Polizia Locale è
quotidianamente attiva sul territorio», commenta il commissario principale
Claudio Sartori, «e lo testimoniano i dati dell’attività. La recente ordinanza sulla detenzione e consumo di alcolici ha portato
alla comminazione di una decina di verbali. Il numero fa capire che vengono
sanzionati coloro che recano disturbo ai passanti e contribuiscono a rendere
meno sicuri gli spazi urbani. La disposizione viene applicata con buon senso e
mira a sanzionare chi fa un uso smodato di alcolici». Il controllo del
territorio è fondamentale, e lo evidenziano i risultati conseguiti lo scorso
otto novembre. «Nella mattinata di giovedì», conclude il commissario Claudio
Sartori, «il personale è intervenuto nelle aree di sosta adiacenti all’ospedale
San Bortolo e due extracomunitari, improvvisati parcheggiatori abusivi e
sprovvisti di documenti, sono stati fermati ed accompagnati al Comando per le
procedure di identificazione e fotosegnalamento. Nel pomeriggio dello stesso
giorno, gli agenti impegnati nei controlli dell’area di Viale Milano hanno
applicato, nei confronti di tre persone, la recente ordinanza Sindacale che
vieta il consumo di bevande alcoliche nelle aree e strade pubbliche. Per due
delle persone sorprese a bere nella pubblica via è stata effettuata
l’identificazione al Comando di stradella Soccorso Soccorsetto. Ed anche in
questo caso è emerso che uno dei due era presente in Italia clandestinamente».
TRENTINO
Città del wellness
del buon vino e dell’alta cucina Affluenze record per
la rassegna enogastronomica Il pur vasto Kurhaus va già stretto alla
manifestazione FRANCESCO
PALCHETTI Winefestival è un
diavolo tentatore che ogni anno per tre giorni irrompe sulla scena della città
regina del wellness.
I due volti contrapposti di Merano danno ampie possibilità di scelta e infinite
occasioni per pentirsi. Ieri mattina a Merano con la prospettiva di un nuovo
record d’affluenza, è iniziato l’appuntamento novembrino che invita il vasto
popolo di assaggiatori a dare per tre giorni (domani il gran finale con i vini
francesi) un poderoso calcio alle diete tralasciando per un po’ quel recupero
fisico raggiungibile solo attraverso un severissimo rigore alimentare. Lord Byron del
resto sosteneva che tutta la storia umana attesta che la felicità dell’uomo,
peccatore affamato, da quando Eva mangiò il pomo, dipende molto dal pranzo. Una
vera a propria marea di pubblico che s’allungava a dismisura sul corso Libertà,
pur di conquistare un posticino nell’eden dei peccati di gola, ha fatto pazientemente
la coda per oltre un’ora, infreddolita, davanti all’ingresso intasato. Il Kurhaus pur
nella sua imponenza va sempre più stretto al Winefestival, di questa piacevole
constatazione Helmuth Koecher, “chief manager” della società organizzatrice Gourmet’s
International, dovrà tenerne conto già per la prossima edizione (la
diciassettesima). La presenza di prestigiose cantine
nazionali e straniere che invitano a degustare ben 462 vini di gran pregio,
e le 123 “isole” d’assaggio allestite da Culinaria hanno proiettato
l’appuntamento meranese sul tetto dell’Olimpo. Joyce sosteneva che
Dio fece il cibo e il diavolo i cuochi. Quindici chef pluristellati dal mattino
hanno iniziato a propinare, nella nuova Gourmet Arena allestita in Piazza
Terme, raffiche di tentazioni ai
peccatori dediti ai piaceri della vita e quindi destinati a finire all’Inferno. Quest’anno la
sempre più estesa area di Culinaria ospita eccellenti artigiani del gusto. Dai
formaggi valdostani ai capperi di Pantelleria, dal cioccolato piemontese
all’olio pugliese, alle salse, all’olio d’oliva, insomma tutta Italia è
rappresentata. E di bello c’è che i produttori sono qui a raccontare i segreti
delle loro creazioni. Il settore vinicolo risente della crisi che
sta investendo l’Europa. I produttori - afferma un espositore della
celeberrima Cantina Folonari - si sono
improvvisamente trovati a dover far fronte a misure sempre più restrittive dirette
a limitare, nei ristoranti e nei bar, la vendita di bevande alcoliche.
L’élite di turisti germanici che non badava a spese, inoltre, frequenta meno
l’Alto Adige e noi ce ne accorgiamo. In ogni modo la clientela qualificata di
questa rassegna fa ben sperare. L’appuntamento di due settimane fa in Piemonte,
per esempio, ha avuto un pubblico assai modesto, qui, invece, siano a livelli
d’assedio”. Winefestival e
Culinaria con l’andare degli anni hanno trasformato i loro adepti in veri
aristocratici del gusto. Nella stupenda
cornice del Kurhaus sin dal mattino hanno fatto ressa vecchi e nuovi interpreti
di un rito che sull’altare eleva il
vino, poesia della terra. Il dietro le quinte
della rassegna è divertente perché offre squarci di storie tutte da bere: dagli
aspetti sconosciuti del vino che da sempre bagna lo spirito dell’uomo, alle
citazioni letterarie dalle quali emergono la cultura popolare contadina, e
quella colta che descrive l’incontro
dell’uomo con il vino, bevanda che scatena le passioni, l’amore, infiamma lo
spirito e stimola l’ispirazione poetica. (*) Le cose piacevoli
della vita o sono illegali, o sono immortali, o fanno ingrassare, in ogni caso
è meglio far tesoro della massima di Apuleio che nel secondo secolo dopo Cristo
disse: “il primo bicchiere giova alla
sete, il secondo al buon umore, il terzo al piacere, al quarto segue
l’ubriachezza, al quinto l’ira, al sesto le liti, al settimo il furore,
all’ottavo il sonno, al no
Lunedì, 12 Novembre 2007
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