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Rassegna stampa Alcol e guida del 18 novembre 2007

A cura di Alessandro Sbarbada e Roberto Argenta

TRENTINO

Il Coro dei piccoli a fianco di chi ha chiuso con l’alcol 
COGOLO All’interclub della valle 

COGOLO. L’annuale incontro dell’Associazione alcolisti in trattamento della Val di Sole si è svolto a Cogolo nella sede del Parco nazionale dello Stelvio. Sono intervenuti il sindaco di Peio Angelo Dalpez, il presidente del Comprensorio Carlo Daldoss, il consigliere provinciale Guido Ghirardini, il sindaco di Rabbi Franca Penasa e il sindaco di Pellizzano Michele Bontempelli. A fare gli onori di casa è stata Afra Longo, assessore alla cultura e alle politiche sociali e giovanili di Peio. Poi la parola è andata a Federico Bezzi, presidente dell’Associazione e a chi stanno sperimentando in prima persona la preziosa esperienza di sostegno prestata dai club distribuiti in modo capillare sul territorio. Testimonianze toccanti, racconti che parlano di riscatto, libertà, amore per la propria famiglia e soprattutto di speranza.
Fiducia nel futuro dipinta sul volto dei bambini e ragazzi del “Coro dei piccoli” della Val di Peio che hanno rallegrato il pomeriggio. Guidati dal maestro Gianni Migazzi, insegnante di educazione musicale alla scuola media di Ossana, e dalla vicepresidente Maria Luisa Migazzi Giuffrida hanno cantato le canzoni più famose dello Zecchino d’Oro. La formazione è composta da ragazzini che provengono dalle frazioni del Comune di Peio ed hanno età compresa fra i sette e i quattordici anni. (*)
Il coro, nato nel 1988 grazie all’impegno di alcuni volontari, attualmente è costituito da 36 piccoli artisti cui è offerta l’occasione di vivere un’importante esperienza di aggregazione ed un’occasione preziosa di conoscenza della musica e del canto corale. (p.z.)
(*) Nota: solo qualche decennio fa i cosiddetti alcolisti venivano spesso rinchiusi nei manicomi.
Una riunione di “alcolisti” sarebbe stata temuta come un pericolo per l’ordine pubblico.
Oggi la comunità non solo manda i suoi rappresentanti a salutare e a ringraziare i Club, oggi le famiglie della comunità, in assoluta serenità, mandano i loro bambini a cantare in festa.
Alla consapevolezza di quanto lavoro c’è da fare per cambiare la cultura, per prevenire le drammatiche sofferenze alcol correlate, è bene affiancare la consapevolezza degli straordinari traguardi già raggiunti.


L’ADIGE

Franchini: «Si abbassa l’età dei giovani che bevono»
Alcolisti in trattamento Oggi il raduno a Vigolo

VIGOLO VATTARO - «Come vorrei il mio club». Il titolo dato all’interclub zonale numero 21 indica il tema dell’incontro in programma oggi pomeriggio (ore 14.30) all’auditorium di Vigolo, organizzato dall’Acat (Associazione dei club degli alcolisti in trattamento) dell’Alta Valsugana con il sostegno del Servizio di alcologia del distretto sanitario locale e del Comune di Vigolo. Sono ben 19 i club associati, segnala Pio Franchini, il loro presidente, l’ultimo aperto a Sover, in valle di Cembra. Il programma prevede testimonianze, la consegna delle rose di sobrietà a chi ha smesso di bere alcolici da un minimo di due anni ed al termine il momento conviviale. «Si abbassa sempre più l’età dei giovani che bevono e si trovano in grosse difficoltà - segnala Franchini - e purtroppo frequentano i nostri club con grande disagio. Proprio per la loro età non riescono ad ammettere lo stato in cui si trovano, a riflettere sul loro rapporto con l’alcol; capirlo per loro è più difficile che non per gli adulti. L’esuberanza dovuta all’età non li aiuta. Si sentono umiliati quando l’adulto li mette di fronte alla realtà che stanno vivendo. Riescono a frequentare i nostri club solamente se c’è la famiglia che li sostiene, ma se questa non ne parla è assai più difficile convincerli alla sobrietà». Franchini segnala anche l’ingresso in qualche club di stranieri immigrati, pur se pochi. «Anche il Servizio di alcologia inizia ad essere frequentato da loro». Segnala pure l’incremento costante delle donne alcoliste.


ANSA

Trovato cadavere nel fiume Po dai sommozzatori 
(ANSA) - TORINO, 17 NOV - Il cadavere trovato dai vigili del fuoco nel Po, a Torino, all’altezza del parco del Valentino e’ quello di Gonzalo Aguilar. I documenti e i vestiti trovati sul corpo sono dello studente italo-argentino, di 22 anni, scomparso a Torino il 9 novembre. Il giovane secondo le ipotesi degli investigatori aveva bevuto qualche bicchiere di troppo durante una serata con gli amici ed era caduto nel fiume dove oggi e’ stato ritrovato da una squadra di sommozzatori dei CC di Genova.


REPUBBLICA.IT

Oggi giornata mondiale ricordo vittime della strada
Si celebra oggi in tutto il mondo la Giornata del ricordo delle vittime della strada, con Roma nominata "caput mundi" di tutte le iniziative: alle 18, in piazza del Campidoglio, per la prima volta dei potenti fari verranno puntati in direzione del cielo, come in numerose altre citta’ estere. Nel nostro Paese, gli ultimi dati Istat autorizzano ad evocare l’immagine di una autentica strage, con oltre 5 mila morti e piu’ di 300 mila feriti l’anno, 15 morti e piu’ di 800 feriti al giorno. Sulla strada avvengono meno dell’1,5% dei decessi che si verificano annualmente in Italia, ma tra i 15 e i 24 anni questa proporzione sale oltre il 40%, costituendo in assoluto la prima causa di morte in questa fascia d’eta’. Ogni giorno nel mondo oltre 1000 giovani perdono la vita a causa di incidenti stradali. Nella regione europea dell’Oms ogni anno le vittime degli incidenti sono 127 mila, di cui un quarto giovani e il 75% maschi, mentre 2,5 milioni finiscono in ospedale e 9 milioni al pronto soccorso: nei Paesi occidentali, in particolare, la strada e’ la principale causa di morte tra i bambini e i giovani adulti. Dal 2001 al 2005 la Francia figura al primo posto per la riduzione del numero delle vittime, mentre l’Italia e’ 14esima: con l’introduzione della patente a punti (nel 2003) si e’ registrata una sensibile riduzione del numero delle vittime, ma il processo si e’ esaurito nel giro di 12 mesi. Tra le cause principali degli incidenti figurano la velocita’ eccessiva (5,4 morti su 100 incidenti), l’alcol (causa di un terzo dei morti e dei feriti), poi l’assunzione di stupefacenti o farmaci.


IL GAZZETTINO (Pordenone)

Denunciati per fuga, omissione di soccorso e resistenza a pubblico ufficiale. Il conducente anche per guida in stato di ebbrezza 
Sfuggono ai carabinieri, si schiantano con l’auto 
Dopo l’incidente due sono scappati lasciando l’amico gravissimo all’interno dell’abitacolo. Tutti e tre sono sardi 

Casarsa della Delizia
Si è conclusa tragicamente la nottata di tre amici sardi che avevano tentato di fuggire a un posto di blocco dei carabinieri. La loro auto si è schiantata contro un muro a San Giovanni di Casarsa e poi si è ribaltata. Uno degli occupanti, Giuseppe Rimigliano, 29 anni, originario del nuorese ma residente a Casarsa, ha riportato ferite gravissime alla testa. Dopo il ricovero all’ospedale di San Vito, è stato trasferito in quello di Udine dove è stato sottoposto a una delicata operazione neurochirurgica. I tre amici, tutti e tre sardi e residenti a Casarsa - dove sembra cercassero un lavoro - avevano concluso la serata e stavano tornando a casa nella notte tra venerdì e ieri. L’uomo alla guida della Punto ha notato, lungo la strada che da Prodolone di San Vito porta a Casarsa, un posto di blocco dei carabinieri. A quel punto - erano circa le 4 - ha immediatamente spento i fari e svoltato con la vettura in una stradina laterale. Una mossa che non è sfuggita ai carabinieri: sirene e lampeggianti accesi si sono messi all’inseguimento dell’auto sospetto e, dopo pochi chilometri, si sono trovati davanti a uno spettacolo inatteso e tragico. La Punto è finita contro un muro, poi si è rovesciata e uno degli occupanti privo di sensi è rimasto intrappolato nell’abitacolo. Nell’incidente si è procurato un brutto trauma cranico. Degli altri due nessuna traccia, sono fuggiti prima dell’arrivo dei carabinieri, senza soccorrere l’amico. I carabinieri hanno trovato all’interno dell’auto dei documenti, ma non sono riusciti a trovare i due "fuggiaschi" che ieri mattina si sono costituti ai carabinieri di Casarsa. Hanno detto che avevano tentato di scappare perchè il guidatore aveva alzato un po’ il gomito. Per entrambi è scattata la denuncia per fuga, omissione di soccorso e resistenza, mentre il guidatore dovrà rispondere anche di guida in stato di ebbrezza.

Susanna Salvador


IL TIRRENO

Ubriaco e senza patente investe una ragazza e si dà alla fuga 
Pirata della strada arrestato nella notte dai carabinieri, è un artigiano di 37 anni 

PISTOIA. In carcere un pirata della strada che, nella notte di venerdì, ad Agliana, si è dato alla fuga dopo aver travolto con la sua auto una ragazza in scooter. Oltre ad essere sotto l’effetto dell’alcol, l’uomo, un artigiano pistoiese (a.C., 37 anni), non aveva neppure la patente visto che gli era stata ritirata alcuni anni fa. Rintracciato da una pattuglia dei carabinieri di Montale, è accusato di omissione di soccorso, guida in stato di ebbrezza e guida senza patente. L’auto gli è stata sequestrata.
L’incidente - che avrebbe potuto avere conseguenze assai più gravi - è avvenuto sulla via Vecchia Pratese. In sella al suo scooter, J.C., 27 anni, di Pistoia, stava tornando a casa dopo il lavoro, quando, in una curva, è stata travolta dall’auto dell’artigiano, che aveva invaso la corsia di marcia opposta in un tentativo di sorpasso. Lo scontro non è stato frontale, ma con la fiancata dell’auto, una Golf. L’urto è stato comunque assai violento (lo scooter è andato praticamente distrutto) e la ragazza è stata scaraventata a terra. Soccorsa e trasportata all’ospedale, è stata giudicata guaribile in cinque giorni per una ferita al piede.
Nel frattempo sono scattate le ricerche del pirata della strada. E’ stato attorno alle 3 che una pattuglia dei carabinieri della stazione di Montale ha scorto un’auto ferma sul ciglio della strada con un uomo che stava controllando dei danni sulla carrozzeria: era A.C. Portato in caserma e sottoposto all’etilometro, è stato arrestato e trasferito direttamente in carcere.


IL TIRRENO

Monsummano: stava guidando in stato di ubriachezza 
Investe un pedone e fugge poi simula il furto dell’auto 

MONSUMMANO. Prima ha investito, da ubriaco, una ragazza in piazza Giusti, a Monsummano. Poi è andato dai carabinieri a Montecatini a denunciare il furto dell’auto.
Il piano architettato da un trentenne di Monsummano per allontanare su di sé i sospetti dell’incidente si è sbriciolato come un cracker e alla fine gli si è ritorto contro provocando come in un effetto domino una denuncia per omissione di soccorso, una per simulazione di reato e un’altra per guida in stato di ebbrezza con conseguente ritiro della patente e sequestro della macchina.
L’episodio è avvenuto venerdì intorno alle 23. Il giovane alla guida di un’auto di media cilindrata transita dalla piazza principale e urta, facendola cadere sull’asfalto, una 25enne di San Miniato.
Ma anziché fermarsi il pirata della strada prosegue la sua corsa. Il pedone, soccorso dalle amiche, viene trasferito all’ospedale di Pescia con alcune contusioni lieve entità per un referto di 15 giorni. Nel frattempo i carabinieri della stazione di Monsummano, grazie anche alle indicazioni fornite dalla ragazza e da qualche testimone, riescono a rintracciare il veicolo. È chiuso e parcheggiato in un’area di sosta. In quegli stessi istanti l’automobilista si presenta ai militari della caserma di Montecatini. Dice di aver subito il furto della macchina. La storia non quadra per il racconto poco convincente del giovane. Alla notizia poi dell’incidente a Monsummano i carabinieri capiscono di avere davanti l’autore dell’investimento con fuga. Bastano pochissime domande a farlo cadere in contraddizione e a dare il via alla serie di denunce accompagnate dal sequestro dell’auto e al ritiro della patente dopo aver accertato con il test dell’etilometro che il pirata della strada al momento dell’incidente aveva anche bevuto oltre i limiti di legge.
P.B.


L’ADIGE

«Grida in strada, il barista è responsabile»
Destinata a far discutere la sentenza sull’happy hour

Il gestore di un locale è responsabile penalmente in concorso con gli avventori non solo di quanto avviene nel suo locale, ma anche nei luoghi su cui egli può esercitare il suo controllo. Questi luoghi, secondo il giudice Carlo Ancona, sono anche quelli «che di fatto vengono asserviti sia pure temporaneamente a spazio destinato al consumo dei prodotti acquistati presso l’esercizio commerciale». E’ una sentenza destinata a far discutere quella emessa dal tribunale di Trento che ha condannato Patrizia Giacomazzi, gestrice del locale La Stube del Gufo di via Suffragio, per gli schiamazzi e i rumori frutto dell’assemblamento di centinaia di ragazzi in occasione dell’happy hour. Un’occasione di divertimento per i giovani, di guadagno per i titolari dei bar e un incubo per molti residenti impossibilitati a riposare fino a notte fonda. Ogni stagione ha le sue mode. Da via Suffragio a via Calepina, da via Verdi a via Inama. La recente sentenza potrebbe riguardare tutti e infatti la categoria dei baristi è sul piede di guerra e pronta a dare battaglia. Il giudice non ha accolto la tesi dell’avvocato difensore, Maurizio Perego, che ha sostenuto e sostiene che per la sua cliente era impossibile controllare e imporre il silenzio alle seicento persone che ogni mercoledì accorrevano nel suo e negli altri locali di via Suffragio. «La giurisprudenza in materia è perentoria - si legge nella sentenza. - Essa si è soffermata ad esaminare quale debba essere il vincolo di relazione tra l’attività dell’esercizio commerciale ed il reato di cui qui si ammette pacificamente la consumazione». «Nel caso in specie - prosegue la sentenza - dalla descrizione dei fatti resa in testimonianze si chiarisce in termini di certezza, e con analitica descrizione di specifici accadimenti, che i rumori e schiamazzi erano necessariamente connessi con la corrente e per così dire ordinaria utilizzazione dell’immobile adibito al locale - bar, il luogo in cui veniva effettuata la somministrazione di bevande alcoliche che costituiva la ragione per cui i ragazzi si accalcavano proprio in qual luogo invece che in altri». Ma come i gestori potevano impedire l’assembramento e quindi gli schiamazzi? Il giudice Ancona una soluzione la fornisce. In pratica dice sarebbe bastato smettere, ad una certa ora, di somministrare bevande alcoliche. «L’unico modo per far cessare la condotta illecita era la cessazione negli orari di interesse (ed individuati dai testi: dopo le ore 21 di sera) della attività dei locali, almeno con riferimento alla somministrazione di bevande alcoliche». Nel pronunciamento viene citata anche una sentenza del marzo 2003 nella quale «il gestore di un bar è ritenuto responsabile del reato di cui all’art. 659 c.p. per i continui schiamazzi e rumori provocati dagli avventori, con disturbo delle persone; infatti la sua qualità di gestore comporta l’obbligo di controllare che la frequentazione del locale non sfoci in condotte contrastati con le norme di pubblica sicurezza».


TRENTINO

di Luca Marognoli  
«Facciamo i baristi, non siamo sceriffi» 
Gli esercenti: sbagliato condannare il gestore per ciò che avviene fuori 

TRENTO. Commercianti responsabili sì, sceriffi no. I baristi considerano iniqua la sentenza con cui il giudice Ancona ha condannato a tre mesi Patrizia Giacomazzi, ex titolare della Stube del Gufo di via Suffragio. Viene infatti sancita la responsabilità dell’esercente anche all’esterno del locale. «Spesso chi lascia un porcile per strada porta le bottiglie dal supermercato», dice Eduard Berloffa, barman del Picaro. «Io posso dirgli di smetterla. Ma se mi ride in faccia non posso fare niente».
Mancano gli strumenti, insomma, per esercitare il controllo che la legge prevede. «Non condivido questa sentenza - continua Berloffa, perché bisogna dare la possibilità di far rispettare le regole». E i baristi si scontrano quotidianamente con una serie di problemi, spesso di difficile soluzione. «Io ritengo che il barman e chi gestisce il locale debbano far rispettare le regole di civiltà di comportamento dei clienti. Sono stato assunto anche per quello. Siamo riusciti a mandar via 40-50 clienti che non erano nostri ma stazionavano sulla via causando disturbo. Contro l’ignoranza bisogna rispondere con l’educazione e la comunicazione. Ora la situazione è migliorata e c’è un buon rapporto con i vicini. Ma alcuni genitori si sono lamentati perché non davo da bere ai figli che facevano i vandali».
La volontà di intervenire talvolta non basta. «Una sera c’era gente che buttava le bottiglie contro i vetri della banca di piazza Santa Maria. Quelli non sono avventori ma vandali. Io mi sono rifiutato di somministrare alcolici ad alcuni del gruppo: erano alterati e uno ha anche sputato dentro il banco. Sa cosa è successo? Hanno chiamato la polizia e siamo stati costretti a dar loro da bere. Ci è stato detto che non siamo dei medici e che non potevamo certificare che fossero alterati. E’ assurdo: vuol dire che non posso far rispettare la legge neppure dentro il mio locale».
Anche Marco Antonucci è uno che spesso e volentieri esce dal suo bar, il Fiorentina di via Calepina, per tenere a bada i clienti che “sgarrano”. «Se c’è qualcuno che spacca un bicchiere per terra io intervengo, cerco di fargli capire che ha fatto una cavolata. Ci metto la faccia e qualcuno penserà che sono un rompiballe. Ma se gli lasci briglia sciolta la situazione diventa ingestibile. Secondo me in via Suffragio la situazione è sfuggita di mano ai gestori dei tre locali. Avrebbero dovuto organizzarsi, anche con dei buttafuori se necessario, imporre l’uso dei bicchieri di plastica e accertarsi di cosa accadeva fuori. Non è un caso che abbiano chiuso tutti e tre».
Il barista insomma può fare molto. Ma non tutto. «E’ troppo facile addossare la responsabilità a noi di ogni cosa succeda all’esterno. Se c’è un borseggio al mercato devo dare la colpa alla bancarella di fronte? Questo è commercio. Con questa sentenza si è creato un precedente che fa riflettere».


TRENTINO

«Allora punite pure il Comune» 
L’avvocato Perego attacca. Robol: servono nuovi spazi 

TRENTO. «Ritenuta responsabile per il solo fatto di avere attirato clienti in via Suffragio. Ma se hai un locale cosa devi fare? Cacciare via i clienti?». L’avvocato Maurizio Perego, legale di Patrizia Giacomazzi, contesta la condanna per concorso in turbativa della quiete pubblica. Nelle motivazioni della sentenza a tre mesi di reclusione (condonati) si precisa che la responsabilità del gestore si estende anche a luoghi esterni, se questi sono destinati al consumo dei prodotti venduti nel locale. E si aggiunge che gli assembramenti avvenivano in via Suffragio proprio perché in quella zona tre locali, La Stube del Gufo, il bar Contrada e il Porteghet, somministravano bevande alcoliche. «E’ vero che il titolare risponde per quanto accade nelle vicinanze dell’esercizio», dice il legale. «E questo è giusto. Quello che ho chiesto al giudice Ancona è: ma che comportamento doveva tenere la signora Giacomazzi quando aveva fuori 400 persone? Era compito della forza pubblica intervenire. Non del gestore». Perego parla di «logica giuridica aberrante». Una sentenza - prosegue - «che non si può condividere. A questo punto tutti i titolari di un bar dovrebbero chiudere. Perché o condanni i responsabili per schiamazzi o dai al barista il potere di irrogare delle multe, ma questo è impensabile. La stessa cosa avviene oggi al bar Fiorentina». C’è di più. Per l’avvocato della barista siamo di fronte a «una sentenza pericolosa per una città che vuole dare opportunità a chi ci vive. A questo punto il giudice avrebbe dovuto condannare anche il Comune, che ha dato l’autorizzazione all’apertura. Oppure revochiamo le sentenze a tutti e li mandiamo sul Bondone...».
Quanto all’amministrazione, l’assessore alle attività economiche Andrea Robol è pronto a fare la sua parte per trovare un punto di incontro fra le esigenze dei gestori, dei residenti e della città.
«C’è una norma della finanziaria, una sentenza di un giudice. Si parte da qui», dice.
«Il Comune non può entrare in quella che è la libera iniziativa privata. Gli assembramenti provocano disagi inevitabili. Credo che le realtà che propongono gli happy hour, con l’Università e il Comune dovrebbero ragionare assieme per trovare due o tre luoghi immediatamente fuori dal centro dove la gente possa incontrarsi, in modo da non rimanere concentrata nello stesso momento in un unico luogo».
Si tratta, paradossalmente, di aumentare l’offerta dunque. «No, si tratta di creare un coordinamento», puntualizza l’assessore. «Ne ho parlato con il rappresentante degli studenti universitari. Sono disposto a cercare di ragionare assieme per capire quali siano le esigenze, se i locali del centro siano disponibili a fare un progetto comune e se si possano trovare spazi alternativi. Una gestione integrata degli spazi con una cabina di regia che valuti il dove, il quando e le modalità. Non è una cosa facile: io mi metto a disposizione. Fermo restando che il singolo imprenditore si muove in autonomia».
Quali luoghi? «Non mi compete individuare i luoghi. Potrebbero essere Le Albere, dove c’è stata un’esperienza positiva che si può ripetere. Ma penso anche allo studentato di San Bartolomeo, dove si possono sperimentare iniziative di ricreazione per gli studenti».

(maro)


LA NAZIONE

RISSA AL PUB, TRE NEI GUAI
Alzano il gomito e prendono a testate anche l’autopattuglia

-Livorno-
DUE AUTO danneggiate, la gazzella dei carabinieri e una Golf di un livornese, sono il risultato dell’ubriacatura di tre siciliani che nella serata di venerdì hanno fatto il diavolo a quattro in via Grande. E’ il locale della seconda via Grande dove sono entrati ed infastidito i clienti. Un ritrovo molto <> e molto frequentato. I tre giovani, due ventiquattrenni e un ventenne, sono stati alla fine denunciati per resistenza e danneggiamento. A mettere fine alla situazione piuttosto pesante è stato l’intervento dei carabinieri. La vicenda inizia intorno alle 21,30 quando i tre amici, secondo quanto è emerso dagli accertamenti, sono ubriachi decidono di entrare in questo locale. Ma sono alticci e danno fastidio ai clienti.
LA SITUAZIONE degenera, gli animi dei tre siciliani si surriscaldano ulteriormente e oltre che prendersela con i clienti decidono di prendersela anche con le auto che sono parcheggiate in piazza Colonnella. Ed in particolare scelgono una Golf. Intanto dal locale, che specialmente nel fine settimana è il ritrovo di tante persone, vengono chiamate le forze dell’ordine. Qualcuno chiama la centrale operativa del 113 altri chiamano quella dei carabinieri. E così in via Grande arrivano sia gli agenti delle volanti che i carabinieri. Saranno i militare ad identificare i tre giovani siciliani.

UN’INIZIATIVA quella dei militari che non piace ai ventenni, tanto che uno di loro si accanisce contro la gazzella dei carabinieri, prendendola a testate. Alla fine la situazione è sotto controllo. I carabinieri formalizzano tre denunce per resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamento. Il fine settimana dei tre giovani termina con un capitolo giudiziario mentre i clienti del locale possono continuare a gustarsi l’aperitivo. Sono le 22,30 e i carabinieri proseguono nei loro controlli del fine settimana


ALICE.IT

INCIDENTI STRADALI/ BIANCHI: PENE PIU’ SEVERE E PIU’ CONTROLLI
Sanzioni maggiori per guida in stato di ebbrezza e ciclomotori

Milano, 18 nov. (Apcom) - Pene più severe e controlli in aumento per evitare gli incidenti stradali. Sono le misure annunciate dal ministro dei Trasporti Bianchi Alessandro Bianchi a "Skytg24", in occasione della "Giornata mondiale del ricordo" delle vittime di incidenti stradali, istituita dall’Onu. "Penso che con 5.500 morti e un costo economico di circa 30 miliardi all’anno, il corrispondente di una Finanziaria, si possa parlare di una vera e propria emergenza sociale" ha detto il ministro riferendosi alle dimensioni del fenomeno.
In Italia gli incidenti stradali sono in diminuzione: secondo il ministro dei Trasporti quest’anno si registra infatti un calo di circa il 10% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. "Se continuassimo così - ha aggiunto Bianchi - potremo rimetterci in fila con i Paesi europei più all’avanguardia, tutti con l’obiettivo di ridurre incidenti stradali. I risultati cominciano ad arrivare: mi sento di dire che il 2008 sarà un anno di svolta".

Per quanto riguarda le pene previste per la guida in stato ebbrezza Bianchi annuncia più controlli in arrivo: "Oggi sono circa 500mila, contiamo che, con le dotazioni di etilometri che stiamo fornendo alle forze di Polizia, il numero nel 2008 diventi due milioni e mezzo".
Il ministro denuncia in fatto che il maggior numero di incidenti stradali si registra tra i giovani che guidano i motorini: "Il picco è collegato ai giovani che guidano mezzi a due ruote, soprattutto nei dintorni delle aree urbane. E’ un segmento che ha resistito sinora a tutti gli interventi studiati, ma stiamo cercando di circoscriverlo".


IL GAZZETTINO (Padova)

Pietro Luigi Saga, comandante della Polstrada del Veneto, rivela che si sta sperimentando uno strumento infallibile che sarà in dotazione alle pattuglie 
«La saliva tradirà gli automobilisti ubriachi» 

Nel Veneto ogni anno muoiono sulle strade 540 persone. Padova ha il record degli incidenti (3826) e dei feriti (5114)
La nuova frontiera dei controlli sul tasso dell’alcolemia e dell’assunzione di sostanze stupefacenti è la saliva. A dirlo è stato Pietro Luigi Saga, comandante della Polstrada del Veneto, nel corso dell’incontro, molto partecipato (con il sindaco di Monselice, Fabio Conte, ed alcuni componenti del consiglio comunale), tenutosi l’altra sera all’hotel Ceffri di Monselice sul tema "Alcol e guida... fai un pieno di vita".
«Da un po’ di tempo è in fase
di sperimentazione il controllo della saliva come strumento per verificare il tasso di alcolemia e di sostanzestupefacenti assunte dalle persone. Neppure l’urina - afferma Saga - è un parametro che consente di fare valutazioni attendibili. Credo che a breve l’esame della saliva sarà in uso a tutte le pattuglie delle Polstrada. Per gli automobilisti colti in flagranza sarà difficile evitare le sanzioni previste dalla legge. E’ un metodo che mi auguro efficace per raggiungere l’obiettivo fissato dalla Comunità Europea di ridurre entro il 2010 il numero dei morti sulle strade venete: attualmente contiamo 540 decessi all’anno».
In Italia ogni anno sulle strade si consuma un’autentica strage. Un paese di seimila abitanti di fatto scompare. «Le cause per il 95\% sono legate all’uomo e alla sua dabbenaggine - continua Saga - e in particolare all’assunzione di sostanze alcoliche, stupefacenti o farmaci. Tutto il resto (cause legate alle strade e alle condizioni climatiche) è un’inezia. La provincia di Padova detiene il triste primato veneto dei feriti in incidenti stradali». Ricordiamo che in provincia di Padova nel 2005 si sono verificati 3.826 incidenti, con 5.114 feriti, 111 decessi. Una strage, ed un ben triste record regionale: solo per il numero di decessi siamo secondi a Treviso.
Orfeo Meneghetti


LA SICILIA

Servizi sociali. 
Solidarietà e amicizia per i malati 
Club alcolisti servizio a Modica 
Chiavetta: «Sostegno per quelle persone che hanno bisogno oltre che di un sostegno farmacologico anche di uno morale da parte di personale qualificato»

MODICA. Solidarietà, amicizia e condivisione. Sono le parole d’ordine dei ’Club alcolisti in trattamento’ presenti in 34 paesi tra cui l’Italia, con all’attivo 30 club in Sicilia, che si occupano dei problemi legati all’alcol puntando non solo sulla persona direttamente coinvolta, ma sull’intero nucleo familiare. E a breve un Club sarà attivo anche a Modica, presso i locali dei Servizi Sociali, messi a disposizione dall’assessore al ramo, Federico Mavilla. Servirà, però, per avviare il servizio, un minimo di due famiglie disposte a ricevere aiuto, che possono rivolgersi presso i Servizi sociali del Comune di Modica o presso il Sert di Modica dell’Ausl n. 7 di Ragusa, che collaborerà al progetto "indirizzando al Club - ha detto il dott. Riccardo Chiavetta, del Sert - quelle persone che hanno bisogno oltre che di un sostegno farmacologico anche di uno morale da parte di personale qualificato" (*). Per l’occasione, per formare gli operatori, è stato organizzato un corso sulla scuola alcologica, col sostegno del Centro Servizi Volontariato Etneo, il patrocinio della Provincia Regionale di Ragusa, e del Comune di Modica, Assessorato ai Servizi sociali, che si è tenuto ieri all’Hotel Principe d’Aragona. Un momento di incontro tra futuri operatori, tra cui anche ex alcolisti che, proseguendo il cammino nei Club, hanno deciso di dare un’altra svolta alla propria vita diventando essi stessi ’servitori’ ossia operatori dei club. È emerso che dell’85% della popolazione che fa uso di alcol il 10% ha problemi seri con l’alcol e che in Italia si comincia a bere sin dagli 11 anni, rischiando nel tempo di incorrere in problematiche correlate all’alcol come la dipendenza dalla droga; basti pensare che più del 52% dei giovani consumatori di droghe illegali sono persone con problemi incrociati alcol/droga correlati.
"L’alcol - ha spiegato il dott. Giuseppe La Rocca, psichiatra e socio fondatore dell’Associazione regionale dei Club alcolisti in trattamento - è un problema che si sviluppa in famiglia. È per questo che i Club, a differenza degli Alcolisti Anonimi, puntano al coinvolgimento di tutti i familiari, in quanto l’alcolismo crea difficoltà di comunicazione con gli altri, a cominciare dalla famiglia. Il metodo d’approccio si rifà a Vladimir Hudolin che operò a metà degli anni ’60. Il primo Club in Italia nacque nel ’79 a Trieste ed oggi, in Sicilia, siamo presenti in 7 province e nutriamo grosse speranze per questo nuovo Club". "Il concetto ’ecologico sociale’ che portiamo avanti - ha detto il dott. Michele Parisi, presidente dell’Associazione Regionale dei Club degli Alcolisti in trattamento - si basa sul lavoro dei Club, le comunità multifamiliari autonome, di non più di 12 famiglie inserite, osservando la famiglia e la persona e non il paziente e la patologia. Il problema alcol correlato viene visto come uno stile di vita, un comportamento multifattoriale, psico-fisico-sociale; per questo riteniamo che senza l’aiuto di una corretta informazione e un’educazione alla salute seriamente orientata non si possa assumere una posizione personale chiara e ferma verso il bere". Durante il corso spazio pure alla condivisione delle esperienze da parte di chi ha avuto la forza di combattere l’alcol "che si insinua piano piano nella vita riempiendo lacune e fronteggiando carenze - ha detto Antonio - fino alla dipendenza. Grazie al Club ho imparato che l’alcol non è solo un problema altrui… gli altri, nella vita basta poco, possiamo essere noi".

VALENTINA RAFFA
(*) Nota: solo ieri in rassegna avevo sottolineato quanto sia raro trovare articoli che parlano dei Club degli alcolisti in trattamento con una terminologia corretta.
Questo evidentemente non è uno di quei rari casi.
Senza stare a precisare ogni punto, ho evidenziato con il colore verde le parti quantomeno “discutibili”.
Quello che più interessa, però, è che sta nascendo un nuovo Club, e questa è sempre una bella notizia.
Un saluto agli auguri siciliani, e un augurio di buon… servizio.


VARESENEWS

Azzate - L’incidente questa mattina, domenica 18 novembre, intorno alle 5.
Il ragazzino si trovava seduto sul sedile posteriore di una Golf andata a sbattere contro un albero in via Piave
Auto esce di strada, grave un quindicenne
Cinque del mattino. La domenica deve ancora cominciare quando un’auto affronta una curva ad alta velocità: il conducente non riesce più a tenerla in strada, sbanda, si schianta contro un albero ed esce sanguinante dal veicolo che si è messo di traverso. Sul selciato il corpo di un ragazzino di appena quindici anni, sbalzato fuori dalla Golf, vivo ma immobile. Questa la ricostruzione fatta dagli agenti della Polstrada di Varese, intervenuti questa mattina, domenica 18 novembre, in via Piave ad Azzate. Un incidente che avrebbe potuto avere conseguenze ben più gravi e che certamente ne avrà per l’automobilista che guidava l’auto.
Tutto è accaduto in pochi minuti. Sono circa le cinque meno un quarto del mattino: una Golf grigia sta viaggiando sulla strada provinciale 17, ad Azzate, in direzione di Mornago; secondo alcuni testimoni all’altezza di un rivenditore di pneumatici, la Golf sorpassa una macchina, poi affronta la curva, all’altezza della rotonda che porta a Vegonno. A quel punto il conducente, un uomo di Daverio di 37 anni, perde il controllo, forse per l’alta velocità o forse perché alterato dall’alcol, sbanda, invade la corsia opposta, sbatte contro un albero e la macchina si mette di traverso, in mezzo alla strada. A bordo della Golf anche una donna, la convivente dell’autista, e dietro il figlio di lei, quindicenne. L’impatto contro l’albero è violentissimo e il ragazzino viene proiettato fuori dalla macchina e finisce sull’asfalto.
L’uomo riesce ad uscire dalla Golf è confuso, sanguinante, raccontano gli abitanti di una villetta lì accanto: urla, cerca prima la convivente e poi il ragazzino. I vicini chiamano il 118 e la Stradale, in un attimo arrivano i soccorsi che si concentrano sul ragazzo, il più grave dei tre. Viene intubato e portato all’ospedale di Circolo dove si trova in prognosi riservata, ma, sembra, non in pericolo di vita.
Quel che accade dopo è ancora tutto al vaglio della Stradale ma anche di Polizia, carabinieri e uomini della Guardia di Finanza, intervenuti a dare man forte ai colleghi arrivati per primi che hanno faticato non poco a tenere a bada il conducente; l’uomo ha cercato di aggredire gli agenti, quando si è reso conto di quanto era accaduto: ha sbattuto il capo contro l’auto medica e poi si è scagliato contro gli agenti. Portato in ospedale anche i medici hanno incontrato qualche difficoltà a medicarlo. La posizione dell’automobilista di Daverio è molto delicata: forse, come si diceva, era alterato dall’alcol e comunque dovrà rispondere dell’aggressione agli agenti di Polizia.
Della vicenda si sta occupando il pm Sara Pozzetti. (*)
(*) Nota: riassumendo: forse alcol (è stato fatto l’etilometro?), quasi certamente alta velocità, peraltro in curva, ore 4,45 della notte con un ragazzino in auto, evidentemente non allacciato con cinture, aggressione a polizia.
Quanto tempo dovrebbe aspettare, questo signore, prima di rivedere la sua patente?


QUOTIDIANO.NET

IL ROM CHE UCCISE 4 RAGAZZI
Ahmetovic anche ’star’ della moda: fa da modello per una ditta di jeans
Dopo il libro e gli spot sugli occhiali, anche la nuova linea di pantaloni ("Romjeans"): sui modelli femminili sono stampati coltelli e pistole; su quelli maschili ci sono i simboli dei rom come l’elemosina
San Benedetto del Tronto, 17 novembre 2007- Senza vergogna, senza pudore. Il 23 aprile scorso, il rom Marco Ahmetovic, 22 anni, ubriaco fradicio alla guida del suo furgone travolse e uccise quattro ragazzi: Danilo Traini, Eleonora Allevi, Davide Corradetti e Alex Luciani, la cui età era compresa fra i 16 e i 19 anni.
Condannato in primo grado a sei anni e mezzo per omicidio colposo plurimo, oggi Ahmetovic sconta la pena agli arresti domiciliari, cioè in un residence di San Benedetto del Tronto. Ma, racconta stamane il quotidiano Libero, si prepara a diventare testimonial di una nuova linea di pantaloni ("Romjeans"). Sui modelli femminili sono stampati coltelli e pistole; su quelli maschili ci sono i simboli dei rom come l’elemosina.

Per intraprendere la nuova attività, Ahmetovic ha firmato un contratto che gli garantirà 30 mila euro. Un’altra azienda, di occhiali, l’ha già contatto per girare alcuni spot: naturalmente, onde assolvere i nuovi impegni pubblicitari chiederà al Tribunale il permesso di lasciare per un giorno gli arresti domiciliari.
Non è finita: durante la carcerazione, Ahmetovic ha scritto un libro sulla sua vita. S’intitola: "Anch’io sono un essere umano". L’editore afferma di avere già ricevuto 700 prenotazioni e di voler stampare centomila copie. I diritti sono stati ceduti per 100 mila euro. In un primo tempo, Ahmnetovic aveva deciso di devolvere la somma in beneficenza. Siccome ha una famiglia anche lui, ha deciso di versare per ogni copia venduta un euro alla comunità rom, uno alla Chiesa cattolica e uno alle vittime della strada. I familiari di Danilo, Eleonora, Davide e Alex sono fuori dalla grazia di Dio. E non solo loro.


ILQUOTIDIANO.IT

"Amhetovic testimonial di una campagna pubblicitaria? Sono sconcertata!"
di on. Gabriella Carlucci
Apprendo sconcertata che Marco Ahmetovic, il rom ubriaco al volante che uccise quattro ragazzi, sarebbe divenuto addirittura il testimonial di una campagna pubblicitaria per una linea di abbigliamento e accessori vari.
Ebbene, siamo di fronte alla schizofrenia di una società in cui si spettacolarizza ciò che in realtà si dovrebbe condannare. Sulla questa vicenda, dopo i clamori televisivi, si cerca ancora di speculare utilizzando l’immagine di un assassino per vendere libercoli e capi di abbigliamento.

Un’operazione di un cinismo spaventoso, in cui per commercializzare dei prodotti si è disposti a svendere non solo la propria coscienza, ma anche il senso civico che dovrebbe suggerire rispetto per i parenti delle vittime e per la decisione della giustizia.
La giustizia italiana ormai si consuma prevalentemente sui media. In una ridda di gossip e scandali che travolgono colpevoli ed innocenti, e che riducono la libera informazione a puro voyeurismo. La parola d’ordine per reagire a questa disfatta del buonsenso, è a questo punto IGNORIAMOLI!
Ignoriamo la campagna pubblicitaria di Ahmetovic, altrimenti si rischia il danno e la beffa: il rom diventerebbe una celebrità ed il fatturato dell’azienda, come già accaduto per la campagna sull’anoressia di Nolita, aumenterebbe esponenzialmente. Solleverò per l’ennesima volta questo caso in Parlamento, sperando che i miei colleghi ed i Ministri interessati non evadano da un chiarimento necessario.


IL GAZZETTINO (Treviso)

Romeno ubriaco fugge dopo aver travolto un 57enne di Cornuda, poi si schianta contro una vettura: due feriti 
Investe ciclista e scappa, arrestato 
Folle corsa tra Casella d’Asolo e Altivole: intercettato dalla Stradale viene inseguito e bloccato

Asolo
Investe un ciclista, omette il soccorso, fugge all’inseguimento della Polstrada, e si schianta contro un’automobile prima di essere arrestato anche per guida in stato di ebbrezza. Non è la sequenza di un film d’azione ma la realtà che si è consumata l’altra notte sulle nostre strade. Il protagonista è un romeno, operaio in regola e con famiglia, residente ad Asolo, Ioan Sorin Buzura 29 anni ora arrestato e trattenuto in Questura. Domani nel processo per direttissima dovrà rispondere di omissione di soccorso, fuga, resistenza a pubblico ufficiale e guida in stato di ebbrezza. Due i feriti dei quali uno grave, due auto sfasciate ed una bicicletta, questo il bilancio dell’increscioso episodio che si è tenuto venerdì notte intorno all’una e mezza tra Casella d’Asolo ed Altivole.Intorno all’1,20 Sorin Buzura al volante della sua Ford Escort stava percorrendo via Frattalunga in direzione Altivole. All’altezza dell’incrocio con Villa Raspa, ha investito D.S. 57 anni di Cornuda che stava transitando in sella alla sua bici. L’uomo sbalzato di sella è caduto per terra violentemente riportando un trauma cranico commotivo e fratture in tutto il corpo guaribili in 60 giorni ed è stato ricoverato in ortopedia a Castelfranco. Il conducente dell’auto però ha proseguito omettendo il soccorso. È stato però visto pochi metri più avanti da una pattuglia della Polstrada di Castelfranco insospettita dal fatto che l’auto zigzagava per la strada ed aveva il parabrezza rotto. Gli agenti hanno immediatamente svoltato e si son messi all’inseguimento a sirene spiegate e lampeggianti accesi. Alla vista degli agenti il romeno ha cominciato ad aumentare la sua andatura passando per il centro di Alvole svoltando a sinistra verso Caerano. A gran velocità ed inseguito ha tentato di attraversare l’incrocio con la statale 667 (per Montebelluna) ma qui ha trovato una Volvo che stava svoltando è l’ha centrata in pieno fermando la sua folle corsa. Ferito il conducente della Volvo è stato portato all’ospedale mentre il protagonista alla vista degli agenti ha cominciato ad inveire e dimenarsi fino a quando le forze dell’ordine lo hanno "tranquillizzato" in qualche modo. Alla prova dell’alcoltest ha fatto registrare un 2.55 di tasso ed anche per questo è stato arrestato ed ora è a disposizione del magistrato.
Gabriele Zanchin


IL GIORNO (Lodi)

«Chi beve è malato, ma la sanità non fa nulla»
Loredana Castoldi, presidente Acat: le strutture pubbliche chiudono e il fenomeno dilaga

di GUIDO BANDERA
— LODI — «LA DIPENDENZA da alcol è una malattia, ma troppi la sottovalutano. Di alcolismo si muore». (*) Con queste semplici e chiare parole Loredana Castoldi, volontaria dell’Acat, associazione che da tempo si occupa dell’assistenza e del recupero dall’alcolismo, lancia l’allarme sulla situazione del Lodigiano. Il problema, secondo la volontaria, è la scarsa attenzione delle istituzioni a questo problema. «A SANT’ANGELO esisteva fino a qualche tempo fa una struttura adeguata, gestita da un medico molto capace. Adesso è andata in pensione e l’azienda ospedaliera ha deciso di sopprimere il presidio alcologico, lasciando senza guida molti malati. Sì, perché l’alcolismo, quel fenomeno che produce emarginazione, violenza e incidenti stradali, è soprattutto una malattia. L’ha riconosciuto l’Organizzazione mondiale per la sanità ed è ormai una realtà». (*) Ma in città esiste pure il servizio dipendenze dell’Asl. «È vero, ma al Sert il personale è scarso e quindi è difficile che gli alcolisti vengano seguiti in modo costante come servirebbe. Ci sono solo due medici, del resto. Qui gli viene offerta la terapia sostitutiva, ma la tentazione di ricadere nell’abitudine a bere è fortissima. Il risultato è che molti di loro prendono seguono la terapia al mattino, prendendo i farmaci, e al pomeriggio riprendono a bere come sempre, senza controllo» (**). Perché secondo lei succede questo? «Perché non c’è la consapevolezza della gravità di questo fenomeno, che per di più è in crescita, soprattutto fra le generazioni più giovani. Noi facciamo spesso attività nelle scuole. Il 28 e il 30 novembre incontreremo i ragazzi delle nove classi di prima dell’istituto Maffeo Vegio. Una cosa molto importante. In realtà, perché i messaggi arrivino a destinazione, bisognerebbe iniziare anche in età più basse, quando il fenomeno dell’emulazione non si è ancora radicato». Come si combatte, dunque, il fenomeno dell’alcolismo? «Con una presenza costante, un’assistenza assidua alle persone che ne sono affette, non solo attraverso la terapia di disintossicazione, ma dando anche una risposta sociale all’emarginazione che l’alcolismo produce. Si risponde aiutando le famiglie, dando una speranza sotto l’aspetto del lavoro e dell’inserimento sociale. Così si sconfigge il dramma dell’alcolismo».
(*) Nota: voglio sperare che si tratti di un errore da parte del giornalista, non posso credere che una Presidente di ACAT abbia davvero affermato queste cose.
(**) Nota: cosa mai sarà la “terapia sostitutiva”?
Questo è un articolo davvero allarmante, ma non tanto per la situazione dei servizi pubblici alcologici di quel territorio, quanto per la situazione della locale associazione dei Club.
Mi auguro che la presidente dell’ACAT di Lodi smentisca chiaramente quanto riportato da questo articolo, con concetti del tutto incompatibili con l’approccio ecologico sociale, e quindi con il lavoro e la cultura dei Club degli alcolisti in trattamento (malati, malati “guidati” dall’Ospedale, malattia, terapia sostitutiva, terapia di disintossicazione, persone affette da alcolismo…).


ANSA

Calcio: Donadoni, agli Europei con la voglia di vincere
E sulla violenza dice, un successo non puo’ cancellare tutto

(ANSA) - MILANO, 18 NOV - ’Immagino un Europeo che non sara’ meno difficile del Mondiale, andremo con le solite ambizioni, giocando per vincere’. Parola di Donadoni. ’Il mio sogno e’ creare una squadra dalla mentalita’ vincente, come il mio Milan’. Il ct azzurro parla anche della questione violenza: ’C’e’ da imparare dagli scozzesi che sono stati eliminati: alla fine festeggiavano nelle piazze, magari ubriachi ma senza sfasciar vetrine. (*) Se con questa vittoria facciamo scivolar via tutto, faremo i soliti italiani’.
(*) Nota: ieri sera ho assistito ad una scena piuttosto curiosa, in una trasmissione sportiva che commentava l’esito della partita della nazionale di calcio.
Un giornalista, in collegamento dalla Scozia, era ripreso circondato da ragazzini giovanissimi barcollanti, completamente ubriachi, con i loro bicchieri in mano, con quel sorriso ebete che solo una determinata alcolemia può produrre.
Il commento del giornalista?
Guardateli,questi giovani: hanno perso la partita e non danno segni di violenza. I tifosi italiani dovrebbero prendere ad esempio il comportamento di questi ragazzi scozzesi!”.


VARESENEWS.IT

Castellanza - Intervento della Polizia la sera del 15 novembre in casa del parroco. Un uomo in stato di ebrezza lo insultava e ha spaccato i vetri della sua casa
Ubriaco urla contro il parroco, denunciato

Alza il gomito e sbraita contro il clero. E’ accaduto durante la notte del 15 novembre a Castellanza, presso l’abitazione del parroco, il quale aveva udito il rumore di vetri infranti e di grida nel giardino ha immediatamente chiamato la Polizia. Gli Agenti hanno accertato che i vetri della porta d’ingresso erano stati infranti e, mentre parlavano con il parroco, si sono accorti che un uomo, dalla strada, guardava all’interno, allontanandosi subito dopo una volta accortosi della presenza della Polizia.
Fermato immediatamente l’uomo, identificato per F. M. di 32 anni, dichiarava di abitare nello stabile di fronte alla chiesa, ma gli agenti hanno notato che presentava alcune tracce di sangue sulla giacca e delle lievi ferite da taglio sulle mani. L’uomo ha ammesso le sue responsabilità e ha dichiarato di essere entrato nel giardino per urlare al parroco la sua generica avversione contro il ceto clericale; per quanto riguarda i vetri infranti ha affermato di non ricordare poichè aveva bevuto varie birre. L’uomo sarà denunciato per danneggiamento aggravato.


IL TIRRENO

Lunedì, 19 Novembre 2007

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