IL GAZZETTINO
Un gruppo di lavoro
composto da medici, tecnici e magistrati studia provvedimenti per arginare
l’emergenza. Prima di tutto, coinvolgere le famiglie «Veneto, niente alcol ai minori di 21 anni» Metà dei minorenni
si ubriaca una volta al mese. E la Regione vuole innalzare l’età limite per il
divieto di vendita Venezia Bevono tanto, ma soprattutto cominciano sempre più
giovani. Nel Veneto la media di iniziazione al vino è a 14 anni, che per i
superalcolici arriva a 14.8. Ma il peggio è che il 48 per cento dei giovani
sotto la maggiore età, "interrogato" dall’Osservatorio regionale
sulle Dipendenze, ammette candidamente di essersi ubriacato almeno un volta
nell’ultimo mese, il 41,3 per cento degli studenti di 15 anni. Al Servizi per
le dipendenze sono arrivati sedicenni che hanno ammesso di riuscire ad assumere
anche 15-20 bevande alcoliche per sera. Un quadro che il dottor Giovanni Serpelloni, responsabile
dell’Osservatorio, ritiene essere quanto meno allarmante, soprattutto se si
tiene conto che sia per l’alcol sia per le droghe i genitori vengono a sapere
della dipendenza dai 4 agli 8 anni dopo l’insorgenza. È da questo allarme che è nata la necessità di predisporre
manovre che non siano di facciata, ma che affrontino radicalmente il problema e
che siano condivise anche da altre regioni. «Abbiamo creato un gruppo di lavoro misto composto da medici, tecnici,
magistrati per mettere appunto un pacchetto che ci aiuti a fronteggiare
l’emergenza - spiega Giovanni Serpelloni - La prima cosa che intendiamo fare è
chiedere l’innalzamento del divieto di vendita di alcolici a 21 anni (ora è
16). (*) E il motivo è molto semplice: è stato dimostrato che prima di quell’età
è meno facile smaltire l’alcol per questioni biologiche. Stiamo lavorando con
un centro di ricerca di San Francisco, l’Ernest Gallo Clinic Research, dove
sono impegnati anche due premi Nobel, per studiare appunto gli aspetti genetici
legati all’uso dell’alcol. E questa proposta, che partirà dal Veneto, sarà
accompagnata da iniziative che in via sperimentale qui sono già in atto». La prima chiama in causa la famiglia. È stato infatti
dimostrato che nel Veneto i genitori vengono a conoscenza delle dipendenze dei
figli con anni di ritardo, quando ormai il fenomeno è consolidato e i danni
sono evidenti. Il progetto, sul quale stanno lavorando soprattutto giuristi,
prevede un codice di intervento che sia standardizzato e che parta da un
ammonimento verbale ai genitori quando il minore viene "scoperto"
ubriaco. Alla terza ammonizione "scatta" l’avviso ai servizi sociali.
«Del resto - sottolinea Serpelloni - il coinvolgimento della famiglia è
diventato indispensabile. E proprio in questo ambito stiamo sperimentando un
protocollo che prevede di aiutare coloro, anche garantendo l’anonimato, che
decidono di "denunciare" la presenza all’interno di un gruppo di
ragazzi di chi spaccia droga o alza troppo spesso il gomito». Il Veneto è la seconda regione in Italia dopo la Lombardia
con la più alta percentuale di incidenti per guida in stato di ebbrezza e
rappresenta il 17 per cento degli incidenti in Italia per questo tipo di causa.
Incidenti che si concentrano soprattutto nei fine settimana. E non si può più
rimanere a guardare. Nel Veneto poi il 38 per cento dei conducenti responsabili
di incidenti legati all’uso di alcol ha una età compresa tra i 18 e i 30 anni;
il 42 per cento dei feriti degli incidenti legati all’uso di alcol ha un’età
compresa tra i 18 e i 30 anni. Nell’ultimo anno i segnalati per guida sotto
l’influenza dell’alcol che afferiscono alle Commissioni medico legale patenti
di guida sono stati nel solo Veneto 19mila 300 e rappresentano il 36,7 per
cento dei controlli. Per quanto riguarda le province dove l’abuso di alcolici è
più elevato, queste sono: Treviso (50 per cento dei controllati è risultato
fuori norma), Verona (46 per cento); le più basse Padova (22 per cento) e
Rovigo (24 per cento). Il Veneto resta la regione in Italia con la percentuale
più elevata di consumatori di alcolici ogni giorno (76,2 per cento della
popolazione contro la media nazionale del 69,7). Un primato che si conferma sia
per i maschi (84,7 per cento) sia per le femmine (68 per cento). Per quanto riguarda i controlli sia sull’abuso di alcolici
sia sull’uso di droghe il Veneto è all’avanguardia con un protocollo che
prevede un percorso "riservato" dedicato a minori. I genitori possono
portare i ragazzi nelle strutture dedicate e anonimamente ottenere sia
consulenza sia i controlli, l’esito dei quali viene comunicato in forma
riservata ai genitori. Ma è anche previsto l’arrivo a domicilio di un medico per
le situazioni più delicate. «Stiamo valutando i costi e l’impegno del personale
- spiega Serpelloni - Ma ci siamo resi conto che ci sono moltissimi ragazzi che
i genitori ritengono essere indenni da qualsiasi vizio, che a controlli
risultano poi essere dediti all’uso di droghe o di alcol». Inoltre, è prevista la richiesta di controlli mirati con
gli alcolimetri fuori dalle discoteche non tanto quando i giovani escono, ma
piuttosto quando arrivano. «La moda degli spritz sta alimentando in maniera
esponenziale l’alcolismo - denuncia Serpelloni - Un bicchiere di bevanda
alcolica. spritz o altro, costa 1 o 2 euro e ci sono ragazzi minorenni che
arrivano ai nostri servizi dopo aver bevuto litri di bevande alcoliche alla
frutta. Questo è il vero problema. Lanciamo pertanto un appello a chi
amministra affinchè dia un giro di vite alla vendita di sostanze alcoliche ai
ragazzi, prevedendo anche sanzioni pesanti a chi sgarra». Daniela Boresi (*) Nota: nell’articolo c’è un errore. Non la vendita, ma
la somministrazione è vietata ai minori di sedici anni. Così come esposto non
si capisce se la proposta di divieto riguarda la vendita o la somministrazione.
Probabilmente la somministrazione.
IL GAZZETTINO
VERONA Una nuova ordinanza estende il divieto di bere Il sindaco di
Verona, il leghista Flavio Tosi, ha firmato nei giorni scorsi una ordinanza con
la quale estende anche al quartiere di Veronetta il divieto di consumare
bevande alcoliche di qualsiasi gradazione, e di abbandonare in luogo pubblico i
contenitori vuoti di vetro di bevande di qualsiasi genere. «L’entrata in vigore del precedente provvedimento, per
altre zone della città, ha portato buoni risultati - spiega il primo cittadino
- con la riduzione del fenomeno dell’abuso di sostanze alcoliche nelle zone
indicate nell’ordinanza, con la diminuzione dei fenomeni di degrado e di
microcriminalità e un miglioramento della percezione di sicurezza nella
cittadinanza». Come per il precedente provvedimento, l’ordinanza firmata
da Falvio Tosi prevede per i contravventori una sanzione minima compresa tra 25
e 500 euro e l’obbligo di rimuovere eventuali rifiuti prodotti.
BRESCIAOGGI
«Copiamo gli inglesi: certezza della pena» Domenico Musicco, il
legale dell’Associazione italiana famigliari e vittime della strada, sulla
certezza della pena vuole essere chiaro: non è possibile che quando un ubriaco
uccide qualcuno in automobile finisca fuori dal carcere il giorno dopo.
«Basterebbe - osserva - adottare il modello inglese: tre mesi di carcere
obbligatorio e quattro anni di sospensione della patente. In pochi anni sono
riusciti a portare il numero di incidenti mortali da 10 mila a 2 mila all’anno.
Un risultato non da poco». A mancare, ricorda Musicco, sono anche i controlli
alcolemici sulle strade: in Italia sono 400 mila all’anno, in Francia sono 10
milioni. LA PROPOSTA DI LEGGE italiana di trasformare l’omicidio
colposo in volontario è «lodevole», ma rischia di diventare un boomerang: «A
quel punto le assicurazioni si tirerebbero fuori e non pagherebbero - afferma
-, per i familiari delle vittime sarebbe una beffa ulteriore». Meglio, quindi,
fare proposte più concrete ed effettive. Già ora i processi durano troppo a
lungo e si perdono nei meandri di una giustizia troppo lenta. Se, in alcuni
casi, si prevedesse una corsia preferenziale, qualche risultato potrebbe essere
ottenuto. TH.B.
L’ARENA
BORGO ROMA/2.
Quattro serate tra informazione e prevenzione Ragazzi al centro per evitare
rischi Alcol, droghe: dati allarmanti. Ma anche un mondo di
sentimenti tutto da esplorare Caterina Ugoli Comportamenti a rischio alla guida, tipologie di contratti
di lavoro, sentimenti a confronto, danni e pericoli derivanti dall’uso di
sostanze stupefacenti. Sono questi i temi che, secondo gli educatori del Centro
di Aggregazione Giovanile di Borgo Roma, necessitano di un «obbligo di svolta».
È questo lo slogan che darà il titolo a un ciclo di
quattro incontri che gli educatori, in collaborazione con l’assessorato alle
politiche giovanili, hanno organizzato per i 174 giovani iscritti al Centro, ma
anche per gli adolescenti e gli adulti del quartiere e che inizierà martedì 20
novembre alle 21, nella sala del Centro di aggregazione in via Benetti. Si tratta di quattro serate dedicate all’informazione e
alla prevenzione grazie al contributo e all’intervento di esperti. «L’idea
nasce in seguito a un’ampia indagine, tra i giovani della zona, che abbiamo
effettuato attraverso un questionario relativo ad alcune tematiche di rilevanza
sociale come la formazione professionale, le risorse presenti nel quartiere ma
anche i divertimenti e l’uso di droghe e alcol», spiega Mattia Scapini,
operatore della cooperativa "L’albero" e coordinatore del Centro che
collabora al progetto con l’educatore Rocco Girelli e la psicologa Alessandra
Mozzo. Tra gli oltre duecento ragazzi intervistati, di età tra i
17 e i 28 anni, è risultato che il 60 per cento di loro si mette alla guida anche
dopo aver assunto alcol, e il 50 ha risposto di essersi trovato coinvolto in un
incidente stradale e di essere stato alla guida del mezzo danneggiante. Quanto
all’uso di droghe, invece, il 20 per cento dei ragazzi ammette di esserne
venuto a contatto per le prima volta negli ambienti scolastici. «Dati allarmanti», sottolinea Mattia Scapini, «che
rilevano la mancanza di consapevolezza e di responsabilità da parte dei giovani
che, da quanto è emerso, tengono in scarsa considerazione risorse come i
consultori o i centri di ascolto, mentre hanno come punto di riferimento i
Centri di aggregazione e gli impianti sportivi. Proprio per questo abbiamo
pensato di invitare degli esperti proprio dove i giovani si incontrano
abitualmente”. Sarà su questi temi che martedì si confronteranno
l’ispettore Stefano Bertelè e gli agenti della Polizia municipale nella serata
dedicata ai comportamenti alla guida. Mentre «Impara a leggere» sarà il titolo
dell’incontro sulle tipologie di contratti di lavoro che si terrà lunedì 26
novembre alle 21 e vedrà l’intervento di Deborah Biazzi operatrice di Città di
Arte e Mestieri. «A cuore aperto» è, invece, il titolo della serata di martedì
4 dicembre dedicata ai sentimenti a confronto e coordinata dalla dottoressa
Micaela Gusella della cooperativa "L’Albero". A chiudere il ciclo
sarà «Sballo allo sbando», un incontro previsto per martedì 11 dicembre in cui
si affronterà il tema delle sostanze stupefacenti grazie all’intervento del
medico del Ser.T., Francesco Bricolo.
IL GAZZETTINO
LA TENDENZA Lo "sparo" per arrivare in discoteca già
ubriachi Si chiama "shottino" (lo "sparo") ed è
la tendenza che sta dilagando fra i giovani. Si tratta di un superalcolico
puro, assunto per stordirsi immediatamente. Si beve prima di entrare nelle discoteche
in modo da arrivare già ubriachi, dopo un giro nei bar, sulla pista da ballo.
Lo sottolinea il rapporto annuale di Eurispes-Telefono Azzurro. L’assunzione di
questo mix di alcolici, specie nelle lunghe serate in discoteca, è pericoloso
perché dà energia ed euforia. In Italia, si sta inoltre diffondendo la consuetudine
(proveniente dalla Spagna), chiamata "botellon"; in pratica si tratta
di ritrovarsi in una piazza della città con una bottiglia di vino o di altri
alcolici e formare un gruppo che condivide, oltre alle bevute, anche giochi,
musica improvvisata e chiacchiere. Gli appuntamenti si diffondono con il
passaparola, spesso su Internet. A Milano, alcune riunioni hanno raggiunto
persino i 30 mila partecipanti.
IL MATTINO
«Vedo tanti giovanissimi bere tranquilli fino all’alba» «Superalcolici dopo le due? Capita spesso di vederli
serviti, anche a clienti giovanissimi. A Chiaia, in particolare, dove si
concentrano locali notturni e attività ricettive aperte ai giovani». L’avvocato
Marco Campora, tesoriere della Camera penale, è un habitué della movida
partenopea. Ed è da osservatore che guarda con attenzione alla vendita di
alcolici dopo l’orario consentito. Avvocato, quanto viene rispettata
l’ordinanza antialcolici? «C’è una degenerazione che riguarda molti locali
pubblici. Non entro nel merito di episodi specifici, faccio un discorso in
generale: guai a tollerare ancora, si rischiano gravi conseguenze». Lei cosa
suggerisce? «Per me, alle due di notte, alcuni locali dovrebbero chiudere,
sarebbe la soluzione migliore». Quanto è diffusa la vendita di alcolici dopo le
due di notte? «Mi capita di vedere tanti ragazzi che consumano superalcolici,
anche perché la legge in questo senso offre molte scappatoie». In che senso?
«Basta acquistare al tavolo due o tre bottiglie di vodka cinque minuti prima
delle due e poi consumare gli alcolici nel corso della notte. Così il popolo
della notte si ”sballa” fino all’alba».
LA STAMPA
Nella valle dei suicidi Il cuore malato
della Valtellina, prima per benessere e depressione BRUNO VENTAVOLI SONDRIO Sì, da quel ponte la gente si butta giù. Lo confermano
tutti con discrezione, con un’ombra di mestizia nello sguardo. Il ponte varca
il torrente Valfontana vicino a Castionetto, sotto rocce e acqua gelida. Un
ragazzo del paese, più o meno 2000 anime, campi e bestiame, ricorda ancora il
giorno di qualche anno fa quando una ragazzina andò lì in bicicletta e si
lanciò nel vuoto, forse per paura di una brutta pagella. Altre volte sono stati
amori andati male, magagne del lavoro, o l’insopportabile banalità della vita
quotidiana a spingere gente qualunque, d’ogni età, a togliersi la vita. E di
viadotti così, come quello sul Mallero, all’entrata di Sondrio, o spunzoni di
roccia che si protendono verso il nulla, ce ne sono parecchi in Valtellina.
Perché questa zona detiene il primato in Italia per densità di suicidi. Nel
2005 sono stati 10 su 100mila, negli anni prima 16, 19, 30. Contro una media
nazionale intorno ai 6. Quindi anche cinque volte tanto. Come in Ungheria, nel
grande Nord, o in Russia, se non peggio. E pensare che la Valtellina, e Sondrio, il suo capoluogo,
ogni anno sono anche ai primi posti nelle classifiche di benessere, qualità
della vita, tranquillità sociale. Naturalmente i numeri e le classifiche non
sempre riescono a fotografare la complessità della vita e le ferite dell’animo.
Mario Ballantini, direttore del Dipartimento di Psichiatria nell’azienda
ospedaliera Valtellina e Valchiavenna, dice di prendere le statistiche con le
molle. E che è vano cercare i moventi di questa epidemia silenziosa
nell’ambiente. «Il suicidio è un fenomeno complesso, non c’è mai una causalità
lineare - spiega -, e men che meno ragioni ambientali. Alla base c’è la
solitudine, la depressione, e anche l’alcolismo, un fattore trascurato ma
devastante. In queste zone si beve moltissimo, un tempo l’abitudine al vino era
socialmente integrata, correlata allo sforzo fisico, alla comunicazione tra gli
esseri umani. Ora la bottiglia è spesso un facile tentativo per sfuggire alla
depressione». (*) La fatica dei monti, la lotta impari con la natura
matrigna, sembrano appartenere a un lontano passato. Vedi serpentoni di Suv e
macchinoni per le strade, case nuove che s’inerpicano sui pendii come mirtilli,
sequenze infinite di capannoni industriali sul fondo valle, stazioni sciistiche
famose. Qui la montagna non muore di povertà. E’ diversa la malattia che la
corrode dall’interno. Se alzi gli occhi al cielo le vette sono bellissime, i
prati, le foreste, la neve. Se abbassi lo sguardo, le opere dell’uomo sono
orrende. Come se fossero sorte per rispondere a un’improvvisa fame di
ricchezza, di operosità, senza un progetto comune, senza armonia con la natura.
La modernità ha stuprato il paesaggio. E forse in quest’opulenza superficiale e
aggressiva si riverbera il disagio muto degli esseri umani, con la loro
solitudine irrisolta. Giovanna Bellandi fa parte di un’associazione, l’Asis, che
gira le valli ad assistere famigliari che hanno avuto un lutto, a spiegare che
la depressione si può curare. «Non credo che le montagne spingano al suicidio,
come talvolta si dice. E’ un falso mito. Al suicidio si arriva per lucida
disperazione. Noi andiamo nei paesi invitando i superstiti di un lutto a sedare
il dolore, a discutere, a rivolgersi a medici e specialisti. Ma il dialogo è la
cosa più ardua, l’introversione è un carattere costituivo di questa gente. Sono
abituati da secoli a tenersi dentro problemi, fatiche, disperazioni. Ogni tanto
questo peso interiore esplode, e si traduce in un gesto estremo di rifiuto del
vivere». La maggior parte dei suicidi sono uomini, adulti. Ma il
fenomeno cresce tra giovani e adolescenti, i figli di questa società ricca e
moderna. E’ la spia di un inedito allarme sociale? Sondrio e la Valtellina,
fortunatamente, non conoscono ancora i problemi e le violenze delle grandi
metropoli. Non ci sono gang, la droga è limitata, il bullismo quasi
inesistente. Qui il problema è forse opposto. L’emergenza è la quiete, il
silenzio, il torpore della provincia. Sondrio ha 22mila abitanti, due banche ricche
e influenti, centrali idroelettriche, solida maggioranza leghista. Ma se giri
per le strada la sera non c’è nulla. Solo tantissimi bar. Non c’è un cinema,
neanche un teatro. Le mode paiono sempre arrivare un anno dopo. I giovani,
ovviamente, s’annoiano, vogliono spostarsi, migrare altrove. «Ma non è solo
questione di divertimento, c’è il disagio di nuove generazioni che non sanno
più a che futuro guardare» dice Ivan Fassin, ex preside di liceo, antropologo,
ricercatore presso il centro studi della Cisl. «I giovani per esempio studiano
mediamente più di quello che è richiesto. Molti frequentano l’università e poi
non trovano posti adeguati alle loro conoscenze. Il mercato del lavoro è
regolato più dalle conoscenze famigliari che dalla competenza. E questo provoca
disagio. Sondrio, e ancor più le valli, soffrono la modernità. Qui la ricchezza
è arrivata a palate, ma si è dispersa in mille rivoli, anche per inadempienza
della classe dirigente. Manca una cultura civica, tutto si ferma al
particolare. E questa atmosfera può essere molto soffocante per le nuove
generazioni. Il disagio giovanile cresce in maniera allarmante. E in certi casi
il suicidio può essere una estrema di fuga. Non mi stupirei che molte delle
cosiddette stragi del sabato sera, gli incidenti a 200 km all’ora sui
macchinoni del papà, non siano criptosuicidi mascherati». (*) Nota: (1) - Un
terzo dei suicidi (33,3%) risultano positivi ai test alcologici. Studio
dell’U.S. Centers for Disease Control and Prevention Toxicology Testing and Results
for Suicide Victims. Pubblicato
sul numero di novembre di Morbidity and Mortality Weekly Report. (2) - Alcol e
suicidio. L’associazione tra alcol e suicidio nella popolazione è legato anche
a fattori culturali. Infatti nei paesi in cui l’intossicazione dovuta all’uso
d’alcol è vissuta come un divertimento e uno sfogo sociale, il numero dei
suicidi aumenta. (Tratto da NUOVOVIVEREOGGI.IT - Gabriela Lotto)
L’ADIGE
Lettere
Sull’alcol troppe contraddizioni Da qualche tempo compaiono quasi quotidianamente sui
nostri giornali, trafiletti con la notizia del ritiro di patenti a guidatori
risultati positivi all’alcoltest. Sembra così che circa mille trentini perdano
patente e punti, per aver guidato ubriachi. L’occasione mi permette di fare
alcune considerazioni che mi piace condividere con i lettori, per cercare di
fare un po’ di chiarezza sulla questione. È noto a tutti che il limite di legge
per mettersi alla guida è di 0,5 gr per litro di sangue, quello che è difficile
capire è quanto è possibile bere per non superarlo. Per fortuna degli
automobilisti, i controlli sono percentualmente così pochi, che la stragrande
maggioranza non verrà fermata, ma mettiamo che come viene controllata la
velocità con sistemi fissi, fosse anche rilevato il tasso alcolico; molti
sarebbero multati senza aver avuto la sensazione di aver superato il limite e
ancor meno di essere ubriaco. In effetti, per superare la soglia è sufficiente
andare in un ristorante e ordinare un quarto di vino e concludere con un amaro.
E qui stanno le contraddizioni, perché corrisponde più o meno alla quantità di
alcol che molti medici consigliano giornalmente alla popolazione. Non è utile
dare da una parte un messaggio che due bicchieri fanno bene e dall’altra con
gli stessi due bicchieri rischi di essere additato come un delinquente. La
cultura del bere e gli interessi economici che girano attorno, impediscono di
affermare che l’alcol è droga, sia che se ne usi poco o tanto, se differenza
c’è, sta nel fatto che è legale. È deludente pensare che la nostra Provincia,
attraverso i suoi finanziamenti, sostiene il consumo con circa tre milioni di
euro annui e con molto meno sostiene chi si dedica a contrastarne gli effetti.
Forse dimentica che il 10% del costo sanitario riguarda i problemi legati
all’uso di bevande alcoliche (100 milioni di euro) e che questo viene pagato da
tutti attraverso le tasse. Tutto è mercato e se facciamo due conti, vediamo che
i problemi legati all’uso di alcol riguardano circa 20.000 trentini e le loro
famiglie, coinvolgendo in sofferenze gratuite e ingiuste almeno 10.000 minori,
ma significano per l’industria dell’alcol un fatturato garantito giornaliero di
100.000 euro, una bella cifra che giustifica qualsiasi silenzio e commistione.
I soldi, si sa, non hanno odore, per questo basta rimandare la responsabilità a
chi ne fa uso e il gioco è fatto. Siamo capaci di stracciarci le vesti quando
sentiamo che in altri stati si coltivano le droghe, magari per sopravvivere,
che da noi fanno circa mille morti l’anno e non facciamo una piega nei
confronti dell’alcol che di morti ne provoca almeno 30.000, nel nostro Trentino
una al giorno, ma non fanno notizia. E che dire del fumo con lo stato venditore
esclusivo, che a fronte di 80.000 decessi, se la cava scrivendo sui pacchetti
«il fumo uccide», e incassa cifre da capogiro. Bisogna avere il coraggio di
cambiare una cultura del bere, che silenziosamente è causa di tanti problemi
nelle famiglie, le generazioni future e i nostri ragazzi ne avrebbero un grosso
vantaggio, assumendo stili di vita e valori positivi e sani.
Luigi Vinante - Tesero Servitore
insegnante nei Club delle famiglie con problemi alcolcorrelati
IL CORRIERE DELLA SERA
Le analisi: sue le
tracce trovate sulla vittima Meredith, a Milano le tracce del sospetto L’ivoriano ricercato
ha 21 anni e un’ossessione per le ragazze anglosassoni. I testi: spesso ubriaco (*) DAL NOSTRO INVIATO PERUGIA — L’ultima volta il suo cellulare ha squillato una
settimana fa. La chiamata è rimasta senza risposta, ma il tabulato ha svelato
che si trovava a Milano. È lì che adesso si cerca R.H., l’ivoriano accusato di
concorso nell’omicidio di Meredith Kercher. Gli amici interrogati in questi
giorni hanno raccontato che lui aveva annunciato la partenza il 2 novembre:
«Vado su a ballare». La sera prima, sostiene l’accusa, R.H. era a casa di
Meredith. Secondo le analisi della Scientifica, con lei «ha avuto un rapporto
sessuale. L’impronta del suo pollice è rimasta impressa sul cuscino macchiato
del sangue della vittima. Le sue feci erano nel water ». Per i bagni l’ivoriano di 21 anni sembra avere quasi
un’ossessione. Come per le giovani straniere. «È fissato con inglesi e
americane», hanno spiegato i testimoni. È in Italia da quando era piccolo, a
Lodi vivono alcuni parenti. Nessuno l’ha visto, ma la convinzione di chi indaga
è che sia ancora in Italia. A lui gli uomini della squadra mobile e dello Sco,
il servizio centrale operativo, sono risaliti esaminando i verbali riempiti dai
giovani che a Perugia frequentavano le due straniere. In particolare gli
inquilini del piano di sotto. Uno di loro, Stefano Bonassi, il 4 novembre
dichiara: «Frequentava la nostra casa un ragazzo soprannominato il barone,
palestrato, di origine sudafricana. Una sera l’ho trovato a casa mia con i miei
amici. Era molto ubriaco e ha dormito sul water. Aveva un’attrazione fisica per
Amanda». Cominciano controlli più accurati. Si scopre che gioca a
basket nel campetto di piazza Grimana, dove Amanda dice di aver incontrato
Patrik Lumumba la sera del delitto. Si decide allora di confrontare l’impronta
sul cuscino con quelle archiviate dall’ufficio stranieri di Perugia dove il
giovane è registrato come regolare. E arriva il riscontro positivo. Combacia
anche con la traccia trovata sulla carta igienica. Non solo. Il cromosoma «y»
trovato nei residui organici è compatibile con le tracce rilevate negli organi
genitali di Meredith. E questo convince gli investigatori che sia stato proprio
lui a costringerla ad un rapporto sessuale. Quando il quadro accusatorio è
delineato vengono messi sotto controllo i suoi due cellulari. L’ultima chiamata
la riceve a Milano, poi più nulla. Nessun contatto e questo fa presumere che li
abbia buttati. Con Amanda si erano conosciuti alla discoteca «Domus», qualche
volta si sarebbero incontrati anche a «Le Chic», il pub di Patrik. Ma nessun
legame è emerso, al momento, tra i due uomini. Il movente dell’omicidio rimane misterioso, come la
dinamica. Non si sa che cosa avvenne in quella casa, né chi c’era. Raffaele
Sollecito ha negato di essere entrato, ma sul suo coltello c’era il Dna di
Meredith e quello di Amanda. «Sono stato tutta la sera al computer», ha
affermato. I primi accertamenti lo smentiscono: la connessione Wi-fi era
attivata, ma il programma Safari che consente la navigazione in Internet sugli
Apple non sarebbe stato acceso. (*) Nota: di fronte a fatti di cronaca nera, cerchiamo di
allontanare l’orrore che suscitano in noi attribuendone la colpa a situazioni
estranee al nostro mondo. In realtà la maggior parte del fatti di sangue
avviene tra le mura domestiche e per opera di persone “conosciute e normali”.
L’alcol è spesso protagonista dei fatti di cronaca nera, ma proprio perché
“conosciuto e normale” il suo ruolo è ampiamente sottovalutato.
CORRIERE ADRIATICO
Ubriachi al volante, sequestro record: 19 patenti CIVITANOVA - Sono 16 le patenti di guida ritirate l’altra
notte scorsa dalla polizia stradale di Macerata e Porto Recanati, nell’ambito
dei controlli condotti nei pressi delle discoteche per prevenire le stragi del
sabato sera. Tutti e 16 i giovani automobilisti sottoposti al test
dell’etilometro avevano bevuto troppo. I controlli della polizia stradale si
sono concentrati lungo la costa, in particolare sulla statale nel tratto
compreso fra Civitanova e Porto Recanati, quello più battuto da chi si reca nei
locali da ballo. Ma anche la parte interna della provincia è stata tenuta
d’occhio, in questo caso dai carabinieri. Massicci controlli sono stati rivolti
alla circolazione stradale mediante posti di blocco in prossimità dei locali
notturni e lungo le maggiori arterie di comunicazione del territorio. In questo
caso hanno portato al ritiro della patente di guida nei confronti di tre
automobilisti in stato di ebbrezza, in alcuni casi con valori molto superiori
alla soglia consentita. Di questi, un ventiquattrenne di Treia e un
venticinquenne di Montecassiano sono risultati positivi alla prova eseguita con
l’etilometro, nel corso di un posto di controllo eseguito a Macerata, mentre un
terzo giovane, macedone di ventisei anni, rifiutatosi di sottoporsi
all’accertamento è stato multato per il rifiuto, ai sensi della nuova normativa
in materia, ma è stato comunque deferito all’autorità giudiziaria per la guida
in stato di ebbrezza. La segnalazione scatta anche se si appare ubriachi ma non
ci si vuole sottoporre al test.
EMERGENZA ALCOLISMO (Tratto da IRPINIANEWS)
Muore dopo essere stato investito
Giovane di Mirabella nei guaiMortale incidente a San Giorgio del Sannio. Germano
Vignali di Morcone in provincia di Benevento, mentre stava attraversando la
strada verso le 23.30 all’uscita da una pizzeria di San Giorgio del Sannio è
stato investito da una Ford Focus con alla guida S. C. di Mirabella Eclano. Il
31enne sannita nell’impatto è stato sbalzato su un’altra auto per poi cadere a
terra. Trasferito all’Ospedale Rummo di Benevento è deceduto durante la notte. I
carabinieri prontamente intervenuti hanno chiesto all’investitore di sottoporsi
al test alcolemico, ricevendone un rifiuto. Per questo motivo, si è proceduto
ai sensi del Codice della strada, al ritiro della patente e denunciato per
omicidio colposo.
IL TIRRENO
In moto a 310, folle corsa sull’A11 La domanda:
«Arriveremo a Pisa?». La risposta: «Ha importanza?» Un’altra scorribanda, stavolta su uno
scooter, impressa in video PISA. In moto a 310 all’ora, in macchina a 170. Sono le
ultime scorribande in autostrada pubblicate su Youtube dagli stessi autori, per
lo più ragazzi, che hanno documentato le proprie imprese folli sulla
Firenze-Mare verso Pisa. Uno dei video comincia con le immagini del guidatore
dell’auto che, per nulla preoccupato, spiega: «Con questa nebbia non si vede
niente...cos’è questa? È la morte!» «Ma arriveremo a Pisa?» gli fa eco un
compagno. «Perché, ha importanza?». Qui termina il primo degli agghiaccianti filmati che
documentano le scorribande in auto compiute da ragazzi che sicuramente non
superano la trentina d’anni, e che non sembrano preoccuparsi né di fare ritorno
incolumi a casa, poiché si vantano di riuscire a guidare ad alta velocità
sebbene ci sia una fitta nebbia, né di causare danni o provocare panico nelle
auto che incontrano lungo il loro tragitto. Per completare il quadro già
agghiacciante, sono gli stessi protagonisti a confessare di essere in preda ai
fumi dell’alcool intitolando il video “due temerari e molti litri d’alcool.”
Il secondo filmato è più eloquente: né la macchina né il conducente sono
identificabili, ma il contachilometri, inquadrato sempre dalla videocamera di
un cellulare, arriva a segnare in una manciata di tempo 310 km orari. Il terzo
incredibile video riprende un ragazzo che, trovata una lunga fila in
autostrada, non si perita ad inserire la retromarcia cercando così di
raggiungere l’uscita sorpassata da qualche chilometro. Da questo filmato è
facilissimo risalire a molti altri video in cui è con le moto che si compiono
le manovre più folli e pericolose: il guidatore arriva alla velocità di 310
km/h percorrendo la corsia di sorpasso. È costretto ad inchiodare quando
davanti a sé trova un’altra auto che sta compiendo il sorpasso: per poco non
cade, poi riprende il controllo della moto cominciando ad usare gli abbaglianti
per mettere fretta all’automobilista e costringerlo a rientrare nella corsia di
marcia. Liberatosi dell’auto, il motociclista riprende una velocità di 300 km/h
cominciando a schivare le macchine e compiere pericolosissimi slalom tra le due
corsie. Un ulteriore video è inserito da un ragazzo di 18 anni. Il titolo è
“Velocità massima, in due sul motorino: lo scooter è di modello comunissimo la
cui velocità, senza modifiche illegali, non dovrebbe superare i 50 orari. I due
giovani si spingono, però, ben oltre gli 85, e la sorpresa più terribile è
negli istanti finali della ripresa, quando i ragazzi si fermano, affannati e
sorridenti, e salutano la telecamera: sono entrambi senza casco. L’unico
aspetto rincuorante della vicenda è rappresentato dai commenti lasciati dagli
utenti di Youtube sotto al video, pubblicato dagli autori nella speranza di
ricevere un plauso alle loro folli imprese: «Siete dei pazzi» commenta una
ragazza. «La cosa più triste è che per la vostra stupidità ci rimettono sempre
gli innocenti», aggiunge un altro utente. Ma c’è anche chi afferma di
«poter fare ancora meglio, andare ancora più veloce». (*) E promette che,
appena compiuta “l’impresa”, pubblicherà un video che lo testimoni. Elisa Cecchi (*) Nota: la differenza tra un genio e uno stupido è che
il genio ha dei limiti.
EMERGENZA ALCOLISMO (Tratto da ESTENSE.COM)
Alcol, rischia il coma etilico a
16 anniAncora alcol tra gli adolescenti,
ma questa volta l’ultimo episodio che vede protagonista un minore rischia di
lanciare un vero e proprio allarme tra i giovanissimi. È stata ricoverata nel
pomeriggio di domenica scorsa al pronto soccorso una ragazza di appena 16 anni
in uno stato di intossicazione. Quando i sanitari dell’astanteria hanno
soccorso la 16enne hanno temuto addirittura che potesse cadere in stato di coma
etilico.
La minorenne è stata portata nel reparto di Pediatria per
gli esami del caso, che fortunatamente hanno scongiurato quest’ultima ipotesi
e, dopo la prova dell’alcolemia e le prime cure prestate da medici e
infermieri, la ragazza è stata dimessa.
A quanto si apprende, al suo arrivo in corso Giovecca era
in preda a una situazione psicofisica di pressoché totale obnubilamento. Dopo
qualche tempo ha dato i primi segnali di ripresa ed è riuscita a raccontare al
personale sanitario che aveva bevuto “qualche” bicchiere di troppo di superalcolici
in compagnia di amici.
Sembra che la ragazza si trovasse in una discoteca vicino
a Ferrara, aperta la domenica per i pomeriggi dedicati ai più giovani, per
organizzare il party musicale. Durante i preparativi ha iniziato a bere ed
evidentemente ha continuato fino a sentirsi male. Il seguito ha visto la corsa
in ospedale per un epilogo fortunatamente senza gravi conseguenze.
Un episodio preoccupante, sia
perché la giovanissima protagonista che per l’orario inconsueto (le prime ore
del pomeriggio), che non fa che rinfocolare la preoccupazione attorno al
problema dei giovani che assumono alcol.
Un problema le cui dimensioni nella nostra provincia, per
rendere l’idea, erano state tratteggiate l’anno scorso da un’indagine di
Promeco relativa al 2006, che vedeva a livello nazionale più della metà dei
ragazzi tra i 13 e i 15 anni bere il sabato sera e il 31% di quelli tra i 15 e
i 19 anni abusare di alcol almeno una volta al mese.
Per quanto riguarda invece la situazione locale, a
Ferrara, in un campione di 950 ragazzi di 15 anni, il 74% beve birra; il 60,6%
superalcolici; 1 su 3 si è ubriacato almeno una volta; 1 su 10 si ubriaca una o
più volte alla settimana. Tra chi esagera con l’alcol è molto più frequente
l’uso di cannabis e di tutte le altre droghe illegali.
LA NAZIONE
Ubriaca finisce contro una recinzione, denunciata La donna aveva un
tasso alcolemico del sangue di quattro volte superiore a quello consentito. Le
è stata anche ritirata la patente Firenze - Guidava
con un tasso alcolemico nel sangue di quattro volte superiore a quello
consentito: fermata da carabinieri e denunciata una bolognese di 29 anni,
residente a Pontassieve. La donna stava rientrando a casa, la notte scorsa, e
mentre percorreva la via Aretina ha perso il controllo dell’auto finendo contro
la recinzione di una casa privata.
Sottoposta a controllo con l’etilometro le e’ stato riscontrato un tasso
alcolemico pari a 1,93 g/l. Oltre alla denuncia, le e’ stata ritirata la patente.
AGI
ACCOLTELLA GIOVANE PER FUTILI MOTIVI A COMO, ARRESTATO
30ENNE Como, 19 nov. - Il Sostituto procuratore Daniela Meliota
ha formalmente chiesto stamani al Gip del Tribunale di Como la convalida
dell’arresto di Giuseppe Pugliese, il 30enne di Cernobbio fermato ieri notte in
casa sua dalla Polizia con l’accusa di lesioni personali dolose e aggravate per
aver accoltellato qualche ora prima un giovane all’esterno di un pub di
Tavernola, alla periferia del capoluogo lariano. Alla base del fatto di sangue vi sarebbero futili motivi dettati anche
da un abbondante uso di alcolici da entrambe le parti. Il ferito, un
coetaneo residente a Maslianico, non e’ mai stato in gravi condizioni tanto che
ha raggiunto da solo il Pronto Soccorso dell’Ospedale Sant’Anna di Como dove lo
hanno giudicato guaribile in una ventina di giorni. E’ stato lui ha raccontare
quanto accaduto e a fare il nome del presunto aggressore, ora rinchiuso al
’Bassone’ in attesa dell’interrogatorio di garanzia. Al Gip, probabilmente gia’
domani, Pugliese potra’ raccontare la sua versione dei fatti.
NUOVOMOLISE
Arrestato un 30enne per resistenza a pubblico ufficiale A Castelbottaccio
ubriaco aveva infastidito alcuni passanti 19/11/2007 - I carabinieri della stazione di Lucito hanno
arrestato un 30enne, M.G. di Castelbottaccio, che dopo essersi intrattenuto in
un locale pubblico, in evidente stato di ebbrezza, nell’uscire in strada
infastidiva alcuni passanti. Intervenuti i carabinieri l’uomo li aggrediva con
frasi ingiuriose. Il 30enne è stata arrestato per i reati di resistenza,
violenza e minaccia a pubblico ufficiale.
CORRIERE ADRIATICO
Aggredito il
gestore, interviene la polizia Botte in un bar del centro con due tunisini ubriachi FABRIANO – Momenti di tensione e di panico in un bar del
centro. E’ successo sabato scorso, alle tre di mattina, al “Caffè Ideal”,
quando è scoppiata una rissa tra il barista ed alcuni clienti completamente
ubriachi. “All’Ideale” (come viene chiamato dai fabrianesi; ndr) è ora di
chiudere quando due uomini di nazionalità tunisina rimangono all’interno del
locale e chiedono un’altra bevuta. Il barista spiega loro che ormai il locale è
chiuso e che debbono andarsene. I due però non ne vogliono proprio sapere e
iniziano a inveire nei confronti del dipendente del bar. Qualche commento
troppo pesante sulla ragazza al lavoro dietro il bancone, qualche spinta e
qualche provocazione ed ecco che subito dalle parole si passa alle mani.
Schiaffi, calci, e pugni per una aggressione che viene placata solo dall’arrivo
della polizia. Uno dei due ubriachi scappa mentre l’altro viene subito fermato
dagli agenti. Fuga breve per il tunisino fuggito via correndo, che viene subito
riacciuffato da un poliziotto. Il barista viene invece portato al pronto
soccorso. Ha i segni della lotta sulle mani e gli vengono prescritti alcuni
giorni di prognosi. Una volta in commissariato la polizia scopre poi che uno
dei due fermati era già stato segnalato diverse volte. Sulla sua fedina sono
presenti infatti 10 denuncie per ubriachezza molesta. Una valanga di multe a
cui si aggiunge quest’ultima, con i suoi 102 euro di sanzione. Niente carcere
quindi, ma solo una contravvenzione per i due aggressori che sono tornati
subito a piede libero. Continuano gli episodi di violenza in città. Sempre più
spesso scoppiano risse nei bar dovute agli effetti dell’ubriachezza. Non smette
insomma di far parlare di se il problema dell’alcolismo a Fabriano. Già altre
volte la polizia era dovuta intervenire in risse create da clienti che avevano
alzato troppo il gomito. E’ abitudine infatti che nei vari bar della città si
riuniscano piccoli gruppi di stranieri. Una birra tira l’altra e si fa sera
mentre l’ubriachezza sale. In queste condizioni basta davvero una qualche
parola capita male ed è subito violenza . Non solo l’alcool, però, perchè
ultimamente hanno fatto parlare di se anche le sostanze stupefacenti. Risale
infatti a solo poche settimane fa una serie di arresti di piccoli e grandi
spacciatori che tenevano in piedi a Fabriano un vero e proprio giro di droga.
Una vera rete di vendita di hashish e pasticche che ha visto protagonisti anche
molti minorenni. La popolazione chiede così più attenzione anche
all’amministrazione comunale, “che si deve far carico della risoluzione del
problema o almeno cercare di arginarne il più possibile le conseguenze
negative”.
WINENEWS
Milano - 19 Novembre 2007 ETILOMETRO FAI DA TE: DILAGA NEI LOCALI NOTTURNI E NELLE
DISCOTECHE MILANESI IL KIT PER MISURARE DA SOLI IL PROPRIO TASSO ALCOLICO Prima bevi, poi ti misuri da solo il tasso alcolico: è
l’ultima tendenza, a metà tra gioco e prescrizione di legge, in voga nei locali
notturni e nelle discoteche milanesi. Dai Navigli a Brera, da Corso Como
all’Arco della Pace, dopo il divieto di servire alcolici dopo le due di notte i
gestori si sono attrezzati per fornire ai propri clienti di tutte le età gli
strumenti per la rilevazione del tasso alcolemico. Ci sono locali, come lo
“Shangai Cafè” ed il “Black Hole”, in cui sono distribuiti gratuitamente i kit
acquistati in farmacia (il costo è di 2 euro), ma c’è anche chi si è attrezzato
con appositi etilometri a muro, come l’“Old Fashion”, dove l’attrezzatura è
fornita dalla Alcoolix, una delle ditte che hanno per prime fiutato il
business. Si tratta di apparecchi, rigorosamente omologati, che possono
funzionare sia gratis, sia attraverso l’inserimento di una moneta.
CORRIERE DELLA SERA
Pillole al rosso per vivere di più
In AmericaPillole al vino rosso per vivere più a lungo. È l’ultima
moda negli Stati Uniti. La vendita degli integratori a base di uno dei
“principi attivi” del vino è aumentata del 300 per cento solo nell’ultimo anno.
Il vino in pillole, in vendita anche in Italia, deve la sua popolarità a
diversi studi che mostravano i benefici del resveratrolo, una molecola
contenuta nell’acino dell’uva da vino. Secondo le ricerche, i topi alimentati
con alte dosi di resveratrolo vivono più a lungo, con possibili effetti “scudo”
anche contro malattie quali i tumori e l’Alzheimer. La Food and Drug Administration
aspetta di conoscere i dati su eventuali effetti collaterali prima di
pronunciarsi.
(*) Nota: il vino non ha niente a
che fare con queste pillole, così come il resveratrolo ha poco a che fare con
il vino. David Sinclair, lo scopritore del resveratrolo, nella pubblicazione
che ne descrive le proprietà non nomina mai il vino. Il contenuto di
resveratrolo nel vino va da 0,2 a 5,8 mg per litro, molto lontano da un
dosaggio utile, (almeno 50 mg). Il resveratrolo contenuto nei farmaci in
commercio è estratto da un erba perenne: il Polygonum cuspidatum.
LE PARISIEN
FRANCIA. Il ministro del interno Michelle
Alliot-Marie 19.11.2007 - Il ministro del interno Michelle Alliot-Marie
vuole sanzionare pesantemente i trafficanti di punti della patente di guida, la
droga e l’alcol alla guida. Lo afferma il quotidiano Le Parisien- Aujourd’hui
en France. Tra le nuove sanzioni previste nel
nuovo progetto di legge della sicurezza interna, troviamo, tra altro, il
sequestro dei veicoli dei recidivi e la applicazione di una pena di 3 anni di
carcere per chi compra, vende o da i suoi punti di patente. In oltre, la signora Alliot-Marie ha chiesto la
generalizzazione del test della saliva che permette di provare la guida sotto
l’effetto di alcol o droga. In caso di alcolemia superiore a
0,8 grammi per litro, il guidatore sarebbe obbligato ad installare sulla sua
vettura un etilometro eletronica
VIRGILIO NOTIZIE
CINEMA/ ATTORE RHYS MEYERS ARRESTATO A DUBLINO PER STATO
EBBREZZA L’interprete di
"Match Point" dà in escandescenza ad
Martedì, 20 Novembre 2007
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