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Articoli 23/11/2007

I moderni dispositivi delle forze di polizia per il controllo delle infrazioni al CdS
La tecnologia nel contrasto alle violazioni può bastare?


Fotoservizio Coraggio



Premessa

La tecnologia da quella più elementare a quella più fine, si sa, costituisce da secoli il barometro del progresso dell’uomo, questo vale anche per la mobilità. Il primo più grande e insuperato risultato, in direzione di un vero salto di qualità nella capacità di muoversi dell’essere umano, è stata l’invenzione della ruota, che ha accelerato in modo impensabile la sua vocazione alla mobilità in senso orizzontale prima col traino animale e umano, poi - molto dopo - col motore. Con la ruota, l’uomo ha scoperto anche l’ebbrezza, oltre che l’utilità, della velocità. Subito ha trovato il modo di sfidarsi, di scaricare la sua adrenalina nell’emozione della vittoria, catalizzatore di prestigio. Le corse con le bighe trainate dai cavalli bianchi e neri nel circuito costruito sulla polvere nel film Ben Hur, rimangono il più appassionante ed emozionante esempio della capacità attrattiva della velocità orizzontale per l’uomo nella veste di protagonista o di semplice spettatore. I Ben Hur di oggi guidano Ferrari o Yamaha si chiamano Schumacher o Valentino Rossi. È cambiata la pista, ovviamente i cavalli sono d’acciaio, ma l’adrenalina e l’emozione sono circa le stesse. Con il progredire della velocità è aumentato anche parallelamente il fattore di rischio ad essa collegato. Ed ecco che è emersa la necessità di limitare, con legge, la velocità in talune condizioni. I romani stabilirono già delle regole alla circolazione nell’area dell’Urbe, regole che nel tempo sono diventate sempre più puntuali e limitative. Veniamo ai tempo moderni. Si pensi a quale ruolo riveste oggi l’elettronica per sviluppare potenza e quindi velocità nei veicoli, la stessa elettronica l’uomo l’ha anche sviluppata per misurare e sanzionare gli eccessi nella velocità. Stranamente così come l’uomo ha molta confidenza con la velocità orizzontale e diffida fin dalla nascita di quella verticale (chi si butterebbe da un terzo piano se non per ammazzarsi? eppure la velocità d’impatto è uguale ad uno scontro a 50 km/h contro una pianta), così sviluppa un amichevole sentimento di fiducia su tutto ciò che l’elettronica gli può offrire per far girare e ruggire meglio il motore alloggiato sotto il cofano della sua macchina. Nello stesso tempo diffida di tutti gli strumenti, che con lo stesso ausilio, cioè l’elettronica - si chiamino Autovelox, Telelaser, Tutor o Provida - vanno a verificare e controllare le capacità performanti del suo mezzo a due o quattro ruote. La prima è un’elettronica amica e positiva, la seconda è sentita nemica e negativa. Da sempre il progresso tecnologico è servito per migliorare la qualità della vita, ma anche per violare la norma e commettere reati. Un esempio: l’utilità del bancomat, che ci permette di girare con sempre meno denaro in tasca proprio grazie all’elettronica. Ma la stessa tecnologia permette ad alcuni soggetti criminali di alto profilo di carpire, utilizzando la stessa scienza, codici e password e quindi compiere reati. Grazie ancora all’elettronica la polizia riesce spesso ad intercettare l’azione criminosa mandando i tecnici a riflettere in galera. In piccolo accade lo stesso sulla strada. L’elettronica ha migliorato le qualità prestazionali del veicolo, ma nel contempo offre enormi possibilità di violare le regole della circolazione. La stessa elettronica è utilizzata dalle forze di polizia per accertare le violazioni. Ma è poi utilizzata anche dai costruttori di apparecchiature “anti autovelox” per la segnalazione dei rilevatori elettronici della velocità, i cosiddetti Radar Detector.

Il ruolo della tecnologia al fianco delle forze dell’ordine
Fatta questa ampia premessa torniamo all’argomento che dà il titolo a questa riflessione. La tecnologia al servizio delle forze dell’ordine per il contrasto delle violazioni al codice della strada serve? Da quali strumenti principali è costituita? Deve affiancare l’operatore di polizia o ne deve diventare il sostanziale e progressivo sostituto? Alla prima domanda rispondiamo subito di sì. La tecnologia serve eccome. Però non può diventare metodo quasi esclusivo per la rilevazione di alcune infrazioni, in particolare quelle relative alla velocità per la rilevazione delle quali esiste un ampio ventaglio di moderne ed efficaci apparecchiature. Ma non è la sola norma di comportamento che, violata, alza la soglia del rischio. Si pensi alla mancata distanza di sicurezza, al sorpasso, al mancato rispetto di uno stop o di una precedenza. Vediamo però prima qual è il rapporto quantitativo della divisa con il sistema mobilità del nostro Paese. È noto che in generale la proporzione fra forze dell’ordine e abitanti in Italia è piuttosto elevata, questo in generale. Si tratta di vedere la quantità delle forze di polizia dedicate al sistema di controllo delle strade. Qui si deve subito dire che la grande eterogeneità fra polizie dello Stato e locali, ancora oggi impedisce un reale coordinamento capace di evitare inutili sovrapposizioni e doppioni nei controlli di alcune strade e vuoti assolutamente ingiustificati e rischiosi nei controlli di altre. Quella del reale coordinamento delle forze di polizia è una pagina che si è fermata ai titoli del capitolo, ma non segue ancora la stesura del testo. Se andiamo ad analizzare da vicino l’organismo deputato dal codice della strada in via principale ai servizi di polizia stradale cioè la Polstrada, specialità della Polizia di Stato - istituzione che l’estensore di questo articolo conosce meglio per avervi militato per 30 anni - traiamo qualche utile elemento di riflessione.

L’organico e il numero delle pattuglie della Polizia Stradale
Secondo i decreti del 1989, sugli organici dei vari settori della Polizia di Stato, la Specialità Polizia Stradale dovrebbe avere un organico complessivo di circa 13.500 fra agenti, sovrintendenti, ispettori e funzionari direttivi. Fino al 2003/2004, l’organico ricoperto sfiorava le 12.500 unità. Secondo alcune indicazioni, a causa dei pensionamenti e della mancata sostituzione del personale, lo scarto di circa 1.000 unità fra organico previsto (già insufficiente) e quello effettivo dovrebbe essersi ulteriormente ampliato. Il testo “Polizia Stradale cinquant’anni” distribuito dal Ministero dell’Interno nel 1997 in occasione dei primi 50 anni di vita della Specialità, riporta i seguenti dati: - Nel 1960 la forza effettiva era di 8.321 unità che effettuavano 545.424 pattuglie in un anno. (Nota: Vi erano diversi e ben più lunghi orari di servizio settimanali. Si facevano, fino a metà degli anni ‘70, anche turni di 24 ore di pronto impiego. Oggi assolutamente inverosimili.
Nel 1960 circolavano 3-4 milioni di veicoli).
- Nel 1970 la forza effettiva era di 8.834 unità che effettuavano 508.415 pattuglie in un anno.
- Nel 1980 la forza effettiva era di 9.273 unità che effettuavano 433.743 pattuglie in un anno.
- Nel 1990 la forza effettiva era di 10.017 unità che effettuavano 458.666 pattuglie in un anno.
- Nel 1996 la forza effettiva era di 11.665 unità che effettuavano 512.738 pattuglie in un anno. Stiamo parlando però di anni in cui il parco veicoli superava i 30 milioni di mezzi, di cui oltre 20/25 milioni di auto. Secondo i dati distribuiti in occasione delle varie Feste della Polizia nel 2001 la Polizia Stradale ha effettuato 477.600 pattuglie, nel 2002 le pattuglie sono state 471.076, nel 2004 ne sono state indicate 527.511. Nel 2005 secondo i dati rilevabili dal sito www.poliziadistato.it le pattuglie della Polizia Stradale sono state complessivamente 526.308, di cui 231.572 nella rete autostradale. Nel 2006 sono state in totale 513.016 di cui 226.359 in autostrada (44%). In pratica una media di 1.400 pattuglie al giorno, divise in 4 turni. Il che vuol dire
 che ce ne sono mediamente (più di giorno e meno di notte) 350 ogni turno. Veramente poche se si considera che sono distribuite nei 6.400 km di autostrade e oltre 30.000 km di statali e strade principali. È quindi evidente che in un quadro complessivo di questa portata il supporto dei dispositivi tecnici per fronteggiare i comportamenti a rischio della strada non è solo utile ma indispensabile, anche in considerazione di un sistema, giustamente, molto garantista che richiede elementi probanti sempre più credibili. Anche se - va detto - nel nostro Paese i professionisti del ricorso i ricercatori del cavillo perduto, spesso trovano un’attenzione meritevole di miglior causa, demolendo davanti ai giudici, in particolare quelli di pace, gli elementi probanti offerti dalle moderne strumentazioni. Sembra quasi che per molti conducenti sia meglio pagare somme significative al professionista difensore che allo Stato. Probabilmente la possibile perdita di punti della patente, unico strumento ad elevata efficacia dissuasiva, induce a ricorrere comunque. Ma questa è una storia che da sola meriterebbe lo spazio di un intero testo. Ne parleremo più avanti.

Le principali apparecchiature impiegate nei servizi di polizia stradale
Ma quali sono, ci chiedevamo, le principali apparecchiature in dotazione alle forze di polizia. Diciamo subito che le più numerose e significative sono quelle deputate al controllo della velocità, la regina di tutte le violazioni. Chi non ha mai superato un limite di velocità urbano o autostradale alzi la mano! L’art. 345 del regolamento di esecuzione del Codice della Strada stabilisce che “le apparecchiature destinate a controllare l’osservanza dei limiti di velocità devono essere costruite in modo da raggiungere detto scopo fissando la velocità del veicolo in un dato momento in modo chiaro ed accertabile, tutelando la riservatezza dell’utente”. Ne derivano vari sistemi di controllo, tutti omologati, ma con caratteristiche di accertamento diverse. Su questo versante la storia è antica e parte dagli anni ‘60, iniziata con sistemi radar primordiali, con basi di misurazione costituite da tubi inchiodati trasversalmente sulla strada che attivavano il meccanismo di misurazione attraverso la pressione delle ruote dei veicoli in transito, fino alle modernissime tecnologie di oggi. Tecnologie che in alcuni casi nascono per l’accertamento a contestazione immediata - Autovelox con l’’ausilio di due pattuglie, una accerta e la seconda ferma il veicolo, il Telelaser sistema a puntamento, Provida sistema di registrazione in movimento della velocità al seguito del veicolo controllato. Altri apparecchi rilevatori con l’ausilio di fotocamera, con accertamento successivo, in particolare gli Autovelox utilizzati nelle strade e in speciali condizioni che secondo la normativa vigente permettono la contestazione differita, o i Tutor nella rete autostradale. Vediamo succintamente le principali apparecchiature di controllo della velocità.

Autovelox

Le varie tipologie di Autovelox utilizzano il sistema di rilevamento detto “A piccola base”. In pratica viene misurato il tempo impiegato dal vicolo a percorrere un piccolo spazio. Con l’ausilio di un elaboratore elettronico incorporato, in base al tempo rilevato, l’apparecchio è in grado di calcolare istantaneamente le velocità del veicolo (1). Ne esistono diversi modelli sempre più innovativi. È forse lo strumento di misurazione della velocità più utilizzato e conosciuto.

Telelaser
Strumento di misurazione funzionante con l’emissione di un raggio laser puntato sul veicolo del quale si vuole controllare la velocità. Le parti “attive” del Telelaser sono costituite da un mirino, cui viene puntato il bersaglio, dal display su cui appare la misurazione della velocità, dal diodo integrato da ottica di emissione e ricezione, nonché dal grilletto. (2) Il raggio laser deve rimanere puntato sul veicolo per almeno tre decimi di secondo, che è il tempo necessario ad elaborare il rilevamento. Una volta effettuata la misurazione, la velocità del veicolo viene visualizzata sul display del Telelaser. La portata massima del Telelaser non supera i 1200 metri. Ma solitamente viene utilizzato su distanze decisamente inferiori.

Provida
PROVIDA 2000 è un dispositivo installato a bordo degli autoveicoli delle Forze di Polizia ed è omologato per la rilevazione della velocità di un veicolo inseguito. La funzionalità del dispositivo è basata su un sistema di telemetria azionato dall’operatore che apre e chiude i parametri di tempo/distanza del veicolo inseguito sulla base di punti di riferimento fissi da lui scelti lungo il percorso. Provida 2000 è costituito da una telecamera di elevate prestazioni, dotata di zoom, da un videoregistratore e dalla vera e propria unità di elaborazione che visualizza sia le immagini sia tutti i parametri relativi alla sessione quali data/ora/località/tempo di avvio/fine rilevazione, distanza di inizio/fine rilevazione. Per consentire la completa inoppugnabilità della contestazione tutta la sequenza di inseguimento viene registrata ed eventualmente in caso di contestazione immediata può essere stampato il frame con tutti gli estremi dei dati rilevati. Il dispositivo è stato omologato dal Ministero delle Infrastrutture e Trasporti nel Febbraio del 2001 ed è stato adottato da Polizia Stradale, Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizie Municipali per circa 600 unità installate, mentre in tutto il mondo Provida 2000 è in uso alle Forze di Polizia di 40 Paesi. Il distributore italiano è la Sintel Italia che ha tra l’altro implementato, utilizzando il flusso video, ulteriori funzioni quali la Trasmissione immagini ed il riconoscimento automatico delle targhe.

Tutor
Si tratta del più recente e forse meno conosciuto sistema di controllo della velocità. Forniamo per questo alcune utili informazioni Tutor è quel sistema di controllo della velocità media in tratti autostradali di 10-20 km circa di estensione, brevettato come strumento di contrasto alla velocità da Autostrade per l’Italia e gestito, ovviamente, dalla Polizia Stradale. Vediamo come funziona: alcuni sensori, affondati nell’asfalto sulla carreggiata, funzionano come fotocellule e rilevano la classe del veicolo che sta passando: camion, autovettura, pullman, moto. A questo punto inviano i dati alla telecamera montata su un portale che riprende il veicolo in movimento e la sua targa. Registra poi l’ora del passaggio e la data. Questi elementi vengono confrontati poi con quelli successivi del portale che riprende e registra il veicolo in uscita dal tratto. Il paragone viene effettuato con la velocità media “legale” necessaria per compiere il tragitto. Va poi detto che il sistema di controllo Tutor al primo gennaio 2007 copre 435,8 km di carreggiata pari al 7,63% della rete Aspi, in particolare il 42,83% delle tratte con tasso di mortalità elevato, > 1.
Nel 2007 è poi prevista l’installazione del sistema Tutor sulla Roma - Napoli per un totale di 378 km.

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Il provida in funzione


L’elenco delle installazioni attive:
A14 sud Faenza - Forlì - Cesena nord (29,1 km)
A13 sud Occhiobello - Ferrara nord (7,2 km)
A4 est: Seriate - Grumello (8,6 km) A4 ovest: Ospitaletto - Rovato (5,0 km)
A26 sud: Masone - allacciamento A26/A10 (4,2 km)
A14 sud e nord: Pescara W - Cerignola E (km 381,7)
I tratti nei quali il sistema Tutor è stato installato più recentemente, cioè quelli della A26 e della A14 tratto Pescara
- Cerignola, si caratterizzano per un tasso di mortalità superiore a 1 (morti ogni 100 milioni di km percorsi) quando il tasso medio di mortalità della rete di Autostrade per l’Italia è di 0,62.

Etilometro
Per l’accertamento del superamento dei limiti di assunzione di alcolici viene utilizzato nel nostro Paese l’etilometro, misuratore del tasso alcolemico del sangue attraverso l’esame di un campione di aria alveolare espirata. Il sistema prevede una procedura particolarmente garantista con due misurazioni dell’espirato a distanza di 5 minuti l’una dall’altra, tenendo conto della misurazione che ha dato il risultato più basso.

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Precursori alcol

Sulla base della normativa che regola il sistema di verifica del consumo di alcolici per i conducenti di veicoli è consentito all’operatore di attivare controlli preliminari all’accertamento con l’etilometro, utilizzando appositi precursori che possono essere del tipo usa e getta o veri apparecchi che consentono la riutilizzazione, rilevando una prima misura dell’alcol ingerito analizzando l’espirato a distanza e senza boccaglio. Alla positività di questa prima misurazione preliminare deve seguire la verifica con l’etilometro che costituirà la vera prova di accertamento della condizione di guida in stato di ebbrezza.

Fonometri
Si tratta di strumenti abilitati alla misurazione dell’emissione dei rumori, ricordiamo in proposito la legge quadro sull’inquinamento acustico, ma sono strumenti abilitati anche alla misurazione delle emissioni sonore del veicolo al momento dell’utilizzo, in particolare quelle sulla funzionalità dei dispositivi silenziatori degli scarichi dei veicoli. Ricordiamo che un tempo l’attenzione sugli scarichi veniva puntata dalle forze di polizia anche sulla qualità dei gas emessi con uno strumento denominato opacimetro (un misuratore della densità dei gas di scarico). Strumento che di fatto non viene più utilizzato (e qui abbiamo le nostre perplessità), in particolare dopo l’entrata in vigore della nova normativa che obbliga i veicoli alla revisione ogni due anni e ogni anno per quelli pesanti.

Pesatrici mobili
Per verificare la regolarità dei pesi dei veicoli, in particolare quelli adibiti al trasporto merci, viene utilizzata dalle forze di polizia e dalla Polstrada in particolare la Pesatrice mobile. Si tratta di apposito strumento idoneo alla misurazione della massa gravante su ciascuna ruota a differenza delle pesatrici fisse (sempre più rare e impraticabili), piattaforme sulle quali viene sistemato il veicolo e si procede ad una unica pesatura. 
C’è da dire che l’utilizzo delle pesatrici mobili richiede particolari capacità con l’adozione di alcune precise regole per garantire misure di peso precise, con adeguati livellamenti, superfici piane e orizzontali cioè senza significative variazioni di pendenza sia longitudinali che orizzontali.(1) Esistono anche altre apparecchiature delle quali omettiamo la sommaria descrizione per il loro raro utilizzo. Ricordiamo solo in questa sede che manca la dotazione di precursori per l’utilizzo generalizzato nella verifica preliminare dell’assunzione di sostanze, denominati Drug test. La Polizia Stradale, salvo pochi limitatissimi esperimenti, non è in grado oggi di contestare una guida in stato di ebbrezza da stupefacenti, a meno che il sospettato non accetti di sottoporsi a test ospedalieri. Questo dato non merita altro commento.

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Ruolo dei misuratori di velocità e loro impiego
Lo abbiamo visto con la necessaria descrizione di particolari, la tecnologia più utilizzata e più variegata dalle forze di polizia nel contrasto alle violazioni della strada è quella che punta sulla madre di tutte le violazioni: il superamento del limite di velocità. Si tratta di una sorta di attrazione fatale per i conducenti del nostro Paese. Infatti nonostante sia scattata a metà 2006 una sorta di operazione “Trasparenza” con l’indicazione su vari siti, - ad iniziare da quello ufficiale della Polizia di Stato www.poliziadistato.it ma anche su www. asaps.it e su molti portali di giornali quotidiani - delle esatte postazioni dei misuratori di velocità fissi, e negli ultimi mesi anche di quelli mobili della Polizia Stradale e di alcune Polizie Locali, le sanzioni per superamento dei limiti di velocità non calano. Tutt’altro.
Nel 2006 la Polizia Stradale ha contestato 1.018.027 violazioni per superamento dei limiti di velocità ai sensi dell’art. 142 CdS, con incremento dell’11,5% rispetto alle 913.149 del 2005. Sulla sola rete autostradale, dove come si è detto sono stati installati i primi sistemi Tutor per la rilevazione della velocità media in lunghi tratti, ampiamente pubblicizzati le infrazioni sono state 533.741, con un incremento del 20% rispetto alle 445.050 del 2005. Insomma la velocità piace, attira, la si sottostima nella sua reale capacità di generare rischio. Siamo tuttavia convinti che l’utilizzo disinvolto di misuratori di velocità là dove è facile rilevare la sanzione, ma dove non esiste un oggettivo e reale pericolo, non solo non serva alla causa, ma addirittura nuoccia. Ci spieghiamo meglio. L’articolo 1 del codice della strada ci dice che le norme e i provvedimenti attuativi si ispirano al principio della sicurezza stradale. È allora evidente che il primo obiettivo nell’utilizzo dei misuratori di velocità deve essere proprio quello della sicurezza e non quello della cassa come spesso sembra avvenire. Suggeriamo il principio adottato in medicina. Prima di ricorrere ad una cura si deve accertare l’esistenza della malattia, fatta la diagnosi si passa alla cura, e poi si verificano gli effetti. La malattia è data da una sinistrosità significativa (non dal solo limite) nel tratto di strada sottoposto a controlli, accertata con una verifica preliminare, solo successivamente si adotta una sana cura fatta anche di misuratori di velocità. Dopo la cura si dovranno poi verificare i risultati, cioè il calo degli incidenti. Diversamente la cura va cambiata.

Patente a punti - Considerazioni
La patente a punti, insieme all’adozione del patentino per i ciclomotoristi, è stata ed è sicuramente la maggiore e più efficace misura di impatto psicologico per il conducente. Mentre le sanzioni, anche incrementate biennalmente, sono destinate a non spaventare più di tanto chi è abbiente o chi mette nel conto il rischio sanzione in rapporto al suo mancato guadagno (professionisti, imprenditori, autotrasportatori), i punti prelevati alla patente, col rischio revoca, rimangono il più forte elemento dissuasivo del sistema controlli.
 Il vero problema risiede nel fatto che passata l’iniziale e favorevole spinta dissuasiva, già efficace addirittura nella fase di annuncio, è scattato l’effetto spaventapasseri: all’inizio gli uccelli volano lontano, poi appena scoprono che non spara ed è mite, ci si posano sopra. Questo è accaduto con la PaP. Il conducente si è accorto velocemente che non è poi così facile perdere i punti (sentenza Corte Costituzionale nr. 27 del 24 gennaio 2005, Giudici di Pace, guidava il nonno…) non è poi così difficile recuperarli. Se sono bravo (o fortunato) per due anni, me ne regalano due, oppure mi ridanno quelli che ho perduto. I corsi per il recupero di 6 o 9 punti sono sedute rischiose solo per la perdita di tempo. Non esiste nessuna verifica di qualità. In teoria un soggetto che è stato sorpreso ubriaco alla guida potrebbe frequentarli portandosi dietro un fiasco di vino, bevendo per distrarsi. Il regalo poi dei due punti biennali per “buona condotta” - non si capisce perché chi compie il proprio dovere debba essere premiato, sarebbe come se uno pretendesse due portafogli perché per 2 anni non ha borseggiato - sono un vero pacco dono inaspettato per la commissione di violazioni gravi. Due esempi. Con i 20 punti in dotazione alla seconda violazione per guida in stato di ebbrezza - stesso esempio per chi ha superato di oltre 40 km/h il limite - si va in revoca patente se non si è fatto in tempo a frequentare corsi di recupero. Con i 2 semplici punti regalati, ci si può ubriacare per 2 volte perdendo 10 + 10 punti, continuando a guidare dopo la sospensione, senza andare in revoca patente perché rimangono 2 punti in dotazione. Stesso discorso per la velocità. Rimane un bonus per correre una seconda volta a 200 km/h. Può essere veramente efficace in questo modo, e alla lunga, il sistema patente a punti?

Conclusioni
In medicina, ne abbiamo parlato in precedenza, di ogni patologia si ricerca l’eziologia. Ma prima di tutto bisogna sapere di cosa si tratta. Serve la conoscenza epidemiologica del fenomeno, che in Italia non è mai pronta. Ad oggi, a 2007 inoltrato, abbiamo solo pochi dati parziali del 2005. In Spagna, in Gran Bretagna ed in Francia, i portali internet governativi hanno pubblicato nei mesi scorsi i dati del 2006. Perché in Italia ciò non è possibile? L’Asaps ha da tempo proposto l’istituzione di un catasto della sinistrosità, al quale partecipino tutti (organi di polizia, di soccorso tecnico e sanitario, ospedali, medici curanti), inserendo in tempo reale tutti i dati realmente importanti al monitoraggio di un fenomeno che il ministro dei trasporti israeliano ha recentemente definito come una piaga ancor maggiore del terrorismo. E infine, a nostro parere, si deve istituire il vincolo di destinazione dei proventi contravvenzionali, investendo ciò che perviene dalla trasgressione alla sicurezza stradale, ma con un sistema di reale verifica e sanzione per chi non ottempera. Il fatturato della violenza stradale è ancora troppo alto, serve un forte e complessivo impegno per abbassarlo ai livelli imposti dall’Unione europea. Un’ultima osservazione. Se con una domanda secca ci chiedessero quali sono i più moderni ed efficaci dispositivi per il controllo delle infrazioni risponderemmo: gli agenti in divisa ben visibili sulla strada, in numero adeguato, affiancati - solo affiancati - dalla più fine tecnologia.

*Presidente Asaps 


Note
(1) Apparecchiature nei servizi di polizia stradale di Giandomenico Protospataro - Edizioni Egaf
(2) - M. Leoni e U. Terracciano, in Problematiche in tema di Autovelox, Cedam, III, ed. 2000, p.13 ss.. Questo articolo è tratto dal libro: “Salute e sicurezza stradale, l’onda lunga del trauma”, a cura di Franco Taggi e Pietro Marturano, pubblicato da Cafi editore Roma. 


Da il Centauro n. 116


© asaps.it

di Giordano Biserni*

Venerdì, 23 Novembre 2007
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