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immagini choc della campagna (ASAPS) HANOI (VIETNAM) – In Vietnam, 30 persone muoiono ogni giorno a causa di incidenti stradali. Tante, tantissime: oltre 11mila all’anno (anche se i dati ufficiosi parlano di circa 13.000) con un bollettino di oltre 30mila feriti gravi, in uno stato che ha una popolazione di 82 milioni e 600mila abitanti. Le cause sono molteplici: si va dalle pessime condizioni delle infrastrutture alla quasi totale assenza di rispetto delle regole. Negli ingorghi cittadini come nelle mulattiere della giungla, però, coloro che pagano il tributo di sangue più alto sono i motociclisti ed i ciclomotoristi, praticamente tutti senza casco, nonostante il codice stradale preveda l’obbligo di indossarlo almeno in alcuni centri cittadini. Secondo le stime della Banca Mondiale, che in Vietnam destina ingenti quantità di fondi per la sicurezza stradale, se tutti i centauri lo indossassero la mortalità diminuirebbe automaticamente del 40%. Per questo motivo L’Asian Injury Prevention Foundation (www.asiainjury.org), ha lanciato in questi giorni una campagna mediatica praticamente senza precedenti nel mondo. Protagonisti sono appunto loro, i motociclisti, quelli sopravvissuti agli impatti più gravi su asfalto o terra battuta. Il trauma cranico, non provoca infatti solo la morte, ma nei casi più gravi lascia nella vittima vari tipi di disabilità, che impediscono un suo reinserimento nella vita sociale e lavorativa. Un danno comunque irreparabile, che in Europa tocca tra un rapporto tra i 200 ed i 300 soggetti ogni 100.000 abitanti, con la fascia d’età compresa tra i 15 ed i 24 anni che si distingue come quella maggiormente rischio, seguita dai soggetti di età compresa tra gli 0 ed i 4 anni di età e dagli over 62. Se calcoliamo poi che la maggior parte dei traumi cranici sono provocati da incidenti stradali e che in Europa (salvo alcune zone dell’Italia Meridionale e della Grecia) la maggior parte dei ciclomotoristi e dei motociclisti indossa il casco, si fa presto a comprendere la portata del fenomeno in un paese come il Vietnam. La campagna della Fondazione Asiatica ha scelto di usare alcune immagini choc, riprese – secondo gli stessi promotori – nei centri di riabilitazione nei quali le vittime da trauma cranico “severo”, spesso, trascorrono una buona parte di ciò che rimane della loro vita. Una scelta d’impatto, che dimostra una grande dose di coraggio e che dovrebbe comunque servirci da lezione: se in Italia una foto di questo tipo finisse pubblicata su un quotidiano, il minimo che ci potremmo aspettare è un’interrogazione parlamentare.
Le
immagini choc della campagna
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