Foto Blaco – archivio Asaps (ASAPS) – “Scendi dalla macchina che ti
faccio vedere io”. Una frase che purtroppo si sente ripetere spesso per le
strade sempre più trafficate e caotiche. Da oggi però, un temperamento agitato,
può avere conseguenze molto gravi. Sino a una condanna per minacce. A ribadirlo
è stata la V Sezione Penale della Corte di Cassazione con la sentenza n. 43882,
con cui gli “Ermellini” hanno confermato il pronunciamento del tribunale di
Crotone con cui si condannava un automobilista per minaccia. La frase “incriminata”
è stata: “non ho tempo da perdere, se hai qualcosa da dirmi scendi dalla
macchina che ti faccio vedere io”. All’accusa di minacce si è aggiunta anche
quella per ingiuria a causa di alcune parole offensive “volate” durante il
diverbio per strada. La Suprema Corte ha ripetuto il
pronunciamento del tribunale del capoluogo calabro nonostante l’imputato avesse
fatto ricorso adducendo tra i motivi “l’intento non intimidatorio dello sfogo”.
I supremi giudici hanno ricordato che “ai fini della sussistenza del dolo nel
delitto di minaccia basta la volontarietà dell’azione, indipendentemente dal
fine specifico che la gente vuole perseguire”. (ASAPS) |
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