L’ARENA
SANT’AMBROGIO L’associazione di
Ponton, che raggruppa 15 club di alcolisti in trattamento, presenterà venerdì a
Domegliara un’iniziativa I danni dell’alcol in un film Un documentario
dell’Acat sui problemi che questa dipendenza crea nelle persone Si chiama «Alcol senza stagioni e frontiere» ed è un
documentario che sintetizza l’esperienza di chi è uscito da questa dipendenza.
L’ha realizzato l’Acat Adige-Lessinia, in collaborazione con l’Acat Vicenza. L’associazione Acat Adige-Lessinia raggruppa 15 Clubs
Alcolisti in Trattamento, con sede a Ponton di Sant’Ambrogio di Valpolicella. Il documentario sarà presentato, in prima assoluta,
venerdì alle 20,45 nelle Opere Parrocchiali di Domegliara. Una visione diretta,
lucida, nell’affrontare un problema che diventa, nella persona, dipendenza
senza che questa se ne renda conto. «Alcool senza stagioni e frontiere», spiega Daniela
Castelletti, presidente Acat Adige-Lessinia, «contiene testimonianze di chi è
uscito dal disagio grazie alla frequenza del Club, alla propria forza di
volontà ed al ruolo fondamentale che ha la famiglia come luogo di superamento
dei problemi causati dall’alcol e, nel contempo, di formazione per i rischi
connessi all’uso di sostanze psicoattive. E’ difficile, ne siamo tutti
consapevoli, confrontarsi col proprio bere anche a bassi consumi, perchè si
pensa sempre che il problema sia degli altri, perchè si pensa sempre che si può
smettere di bere in qualsiasi momento, basta volerlo. E, invece, la realtà mostra
purtroppo una situazione ben diversa. In questo contesto le famiglie dei clubs,
per le nostre comunità, costituiscono un primo segno di testimonianza di come
si possa ritrovare la serenità in un clima di ascolto, di condivisione e di
tolleranza». Attorno al soggetto-famiglia ruota l’opera dell’Acat.
«Siamo una comunità multifamigliare», prosegue la presidente Daniela
Castelletti, «composta da nuclei che hanno in comune i problemi dovuti
all’assunzione ed alla dipendenza da bevande alcoliche. Ci ritroviamo una volta
alla settimana nella sede posta nel proprio territorio di appartenenza per
rinforzare la motivazione all’astinenza nella famiglia, per cambiare stile di
vita e comportamenti nonchè per diventare attivi nella comunità locale per la
promozione e la protezione della salute intesa come benessere
fisico-psichico-sociale. Agli incontri, oltre alle famiglie, partecipa il
servitore-insegnante, che è una persona formata, col compito di facilitare e
stimolare la comunicazione ed il processo di cambiamento. I nostri strumenti
sono sintetizzabili nell’accoglienza della persona come tale, senza preclusione
di alcun tipo, basandoci sempre sul volontariato che costituisce un’immensa
ricchezza di risorse rappresentate dall’impegno di ciascuno, dal lavoro di gruppo
e dal comune e generale obiettivo di diffondere ed acquisire, a ciascuno,
conoscenze e consapevolezza in modo che ogni persona possa assumere
atteggiamenti responsabili per la propria salute». I Clubs applicano la metodologia del professore croato Vladimir
Hudolin nel 1964. M.U.
LA NAZIONE
LE NOSTRE INCHIESTE Schiavi dell’alcol a 14 anni "Perché è un gioco da
grandi" Non è un mistero che tra i giovanissimi, ragazzini di un’età
compresa fra i 14 e i 17 anni, sia in costante aumento il consumo di alcol. E
come accadde in passato con le sigarette, a bere di più ora sono le ragazze:
negli ultimi 4 anni, infatti, sono cresciuti dell’11% i ragazzi che usano
sostanze alcoliche e le femmine sono il 16% in più Firenze, 5 dicembre 2007 - "Come ho cominciato? Come
tutte le cose che fanno male - fumo, sballo, droghe - ho iniziato per seguire
qualcuno che mi sembrava meglio di me. Per sentirmi parte del gruppo: bere è
gioco che ti fa sentire grande". Parla e si torce le mani tormentando le
unghie smangiucchiate, Matteo (questo naturalmente non è il suo vero nome per
rispetto della sua privacy, ndr.), e fa male al cuore ascoltarlo raccontare di
un passato da ex alcolista, con quel viso di bimbo su cui iniziano a spuntare
ora i primi peli di barba biondiccia. Matteo così giovane, bello, il figlio perfetto, con un
buon voto alla licenza media e tanti amici. Certo, la roba firmata, quella sì,
e il motorino che va di moda. Ma sempre nelle regole. Poi le prime uscite che
non fossero quelle per il compleanno di un compagno in pizzeria o il cinema con
la classe. Ed è così, in modo normale, che si può finire, a solo 15 anni, in
terapia di gruppo, l’unico appiglio a cui aggrapparsi per non veder affogare la
propria anima in fondo a una bottiglia. Matteo non è il solo. Al contrario, la compagnia non gli
manca: non è un mistero che tra i giovanissimi, ragazzini di un’età compresa
fra i 14 e i 17 anni, sia in costante aumentato il consumo di alcol. E come
accadde in passato con le sigarette, a bere di più ora sono le ragazze: negli
ultimi 4 anni, infatti, sono cresciuti dell’11% i ragazzi che usano sostanze
alcoliche e le femmine sono il 16% in più. "Per gli adolescenti comprare birre o superalcolici è
facilissimo", spiega Stefano Superbi, uno degli educatori che segue i
giovanissimi alle prese con la dipendenza da alcol a Villa Lorenzi , centro di
prevenzione per minori a rischio (www.villalorenzi.it,). Un’oasi verde nata
nell’88 con l’obiettivo di "sostenere chi chiede aiuto", dall’esperienza
umana e professionale di Zaira Conti che, alla fine degli anni ’70, cominciò a
interessarsi di tossicodipendenti. «Non potevo rassegnarmi a vedere dei giovani
che bruciavano così la loro esistenza", confida da sempre. "Purtroppo la droga oggi non è l’unico problema -
sospira Zaira Conti, in questi giorni impegnata a organizzare una grande festa
a Villa Lorenzi per il 18 dicembre -. E gli educatori che seguono i ragazzi lo
sanno bene". "Noi lavoriamo molto con i giovani che fanno uso di
sostanze, e una di queste sostanze è proprio l’alcol - conferma Stefano Superbi
-. Si parte dai quindici anni in su, e non si pensi a casi sociali. Sono
ragazzi normali di famiglie normali, che arrivano prestissimo a farsi anche
sette, otto birre al giorno. Oppure roba forte". Ma com’è possibile? "A parte il fatto che basta passare due ore in piazza
Santa Croce, la più gettonata d’estate fra i giovanissimi, ma anche in San
Lorenzo o Santo Spirito, per trovare venditori abusivi di ogni etnia pronto a
dare birre o altro, dubito che anche chi lavora nei bar faccia rispettare il
famoso limite dei sedici anni per somministrare bevande con decine di gradi.
Inoltre...". Inoltre? "Questi ragazzini trascorrono troppe ore fuori, di
notte. Il problema, parlando con loro, è che i locali aprono tardi: quindi per
ingannare l’attesa prima di entrare in discoteca (il via è a mezzanotte o giù
di lì), ecco che scatta il giro dei pub. E quindi bevi, anche per darti un
contegno. Se una birra è innocua (ma non a 14, 15 anni), tre diventano tanta
roba. Poi un’altra bevuta in discoteca, e si comincia anche a casa, prima di
uscire, per essere dell’umore giusto". Per consumare gli ci vogliono soldi. In famiglia non
vedono niente, non si insospettiscono delle richieste economiche? "Oggi assistiamo a un paradosso: c’è una grande
protezione dei ‘cuccioli’, fino alla fine delle scuole medie. Poi scatta il
meccanismo del ‘devono crescere’, e i genitori sbracano, rischiano di perdere
il controllo". In che senso? "Nel caso della discoteca o del fare tardissimo
cadono vittima del ricatto: ‘ma lo fanno tutti’, ‘così non troverò mai amici’.
Il terrore di avere un figlio ‘diverso’, non accettato dal gruppo, spinge padri
e madri ad accettare tutto, anche questi orari sballati: le due, le tre di
mattina. Noi qui vediamo regolarmente una cinquantina di ragazzi, chi una volta
la settimana, chi due, chi tutti i giorni. Posso dire che in quasi tutti i casi
c’è una perdita di controllo da parte delle famiglie". Perché si accorgono
che il figlio beve quando è tardi? "Come nel caso della droga, la famiglia spesso è
l’ultima a prendere coscienza del problema, un po’perché i figli si idealizzano
(‘lui non lo farebbe mai’), un po’perché non si vuol vedere. Poi loro sono
abilissimi bugiardi, fino a quando la situazione finisce fuori controllo".
E allora? "Si chiede aiuto. Sono i servizi sociali o il medico
a indirizzare babbi e mamme a strutture come la nostra, ma sono strade
dure". Perché? "In primo luogo perché è indispensabile la piena
collaborazione di chi ha il problema, che all’inizio si ribella. Quando tutto
va bene, parte un lungo percorso: recupero dell’autorità per i genitori e
almeno un anno di lavoro con i ragazzi, un anno fatto di sofferenze e
ricadute". Riescono a uscirne? "Fra chi ha lo stesso problema, nel gruppo dei
‘pari’, è più facile che scatti il coinvolgimento, e nella maggioranza dei casi
la vicenda si avvia verso una conclusione positiva". Quanti sono i
ragazzi che riescono a uscire dal bicchiere? "L’ottanta per cento, direi. E non è poco". Letizia Cini
AFFARI ITALIANI
Guida scegliendo la vita di Alessandro
Merluzzi psichiatra, psicologo, psicoterapeuta e Lucia Saporito, Avvocato Mercoledì 05.12.2007 - L’incontro costante con il dramma
dei genitori che perdono improvvisamente i figli a seguito di un incidente in
quanto quello che doveva essere un momento di divertimento diviene, per la
rincorsa al fatidico “sballo”, un evento tragico e considerando i dati,
purtroppo in costante ascesa sulle vittime, spesso giovanissime, ha indotto
alla formulazione di un progetto che costituisca occasione di riflessione
interdisciplinare ossia: psico-sociale, culturale e giuridica. A partire da
un’efficace sinergia multidisciplinare si possono elaborare e trasformare gli
stimoli della riflessione in interventi etici che accompagnino le fasi di
formazione della personalità, iniziando sin dalla tenera età e ad attuare
strategie che pongano fine a queste stragi stradali. L’obiettivo non è quello
di trasmettere messaggi frustranti e punitivi ma, invece, di consentire il
germogliare della cultura della vita.La matrice che nutre il progetto della
campagna Guida scegliendo la vita è prevalentemente psicologica e porta ad
analizzare il concetto di rischio che, rappresentando un aspetto
particolarmente importante e caratterizzante della vita adolescenziale, merita
di essere approfondito nelle varie sfaccettature.
In particolare: 1) ad interrogarsi sul significato dell’assunzione di
alcool e droghe, spesso causa dell’incidente, per chiedersi se questo rappresenti
solo uno stile di vita, ispirato più al trendy che all’etica o sia, invece, il
simbolo di un disagio profondo del mondo giovanile, su cui noi adulti dovremmo
riflettere, senza licenziare semplicemente tutto come “prodotto della società
attuale” e lasciando ogni tentativo d’intervento e contenimento del problema
alle istituzioni e alla politica; 2) a chiedersi come i mass media e mondo virtuale
influiscono e condizionano la percezione del sé e del rischio; 3) a informare sulle nuove norme vigenti, le quali, se da
un lato hanno recentemente inasprito le sanzioni, dall’altro hanno introdotto
un elemento culturale e sociale innovativo, quanto mai ispirato al precetto
costituzionale della funzione rieducativa e riabilitativa della pena,
prevedendo una maggiore consapevolizzazione dell’infrazione commessa attraverso
l’impiego del trasgressore in attività di aiuto presso strutture ed
associazioni impegnate per la riabilitazione dei pazienti a seguito d’incidenti
stradali. La sanzione perde così l’aspetto esclusivamente inflittivo
detentivo-pecuniario per avvicinarsi maggiormente ad una concezione
solidaristica sempre più attenta al rapporto vittima-autore nell’ambito della
riparazione del danno.
ALCOLISMO
"Smaltisco e...riparto",
campagna contro le morti del sabato sera (*) Sì al divertimento sicuro:
prevenire gli incidenti stradali, cambiando approccio culturale. Il mezzo sarà l’etilometro, a cui volontariamente verranno
sottoposti i ragazzi prima di mettersi alla guida dopo una serata nei locali da
ballo o in un pub. E’ la filosofia di "Smaltisco e … riparto",
campagna che partirà prima di Natale in una discoteca del Viterbese, per poi
allargarsi a tutti i locali aderenti. E così, se i ragazzi non vanno alla prevenzione,
la Provincia porta la prevenzione dai ragazzi. Il progetto, promosso dall’assessorato ai Lavori pubblici,
è stato presentato questa mattina dal presidente della Provincia, Alessandro
Mazzoli, e dall’assessore competente, Antonio Rizzello. "L’impegno della Provincia a favore della sicurezza
stradale si muove su un duplice piano – ha spiegato Mazzoli –. L’assessorato ai
Lavori pubblici ha avviato una serie di lavori sulla rete stradale provinciale
per la messa in sicurezza e una migliore visibilità degli incroci pericolosi.
All’inizio del 2008, inizieremo poi la realizzazione di alcune rotatorie in
punti nevralgici per la viabilità. Di ieri è la notizia dei 15 milioni di euro
in arrivo per la Cassia. Accanto a questo, vogliamo anche procedere con una
campagna informativa e il rafforzamento nei cittadini della consapevolezza dei
rischi che si corrono quando ci si mette alla guida in condizioni non
ottimali". Da qui nasce il progetto "Smaltisco e… riparto",
"per il quale – ha illustrato l’assessore Rizzello – abbiamo siglato una
convenzione con una cooperativa sociale. Il nostro piano d’azione è di
individuare all’entrata dei locali da ballo il soggetto che ha guidato e avrà
quindi la responsabilità di farlo anche a serata conclusa. Gli verrà apposto un
timbro sulla mano e concesso di entrare nel locale con il 50% di sconto sul
biglietto d’ingresso. All’uscita, sempre su base volontaria, il personale della
cooperativa gli proporrà di sottoporsi all’alcol test. Se dovesse risultare in
stato di ebbrezza, il ragazzo verrebbe invitato ad attendere in un’apposita
sala di compensazione, per smaltire la sbornia. Oppure a far guidare un amico
sobrio". L’obiettivo? "Fare in modo che sorga un maggiore
senso di responsabilità da parte di ognuno. Fra le nostre priorità – ha aggiunto
il presidente – c’è mandare un messaggio preciso ai giovani, cioè che ci si può
divertire senza mettere a rischio la vita. Così vogliamo dare un contributo
alla prevenzione delle stragi del sabato sera, in modo che i ragazzi assumano
un atteggiamento diverso nei confronti del divertimento". E sempre sul concetto di prevenzione ha chiuso Rizzello.
"Credo che un’impostazione punitiva e repressiva da sola non basti per far
diminuire l’uso di alcol e aumentare la sicurezza sulle strade. Quello che
invece ritengo indispensabile – ha concluso l’assessore – è che i giovani
diventino consapevoli del rischio a cui vanno incontro guidando in stato di
ebbrezza. Un pericolo per loro stessi, ma anche per tutti gli altri utenti
della strada. Questo progetto riteniamo sia più efficace rispetto alle campagne
simili, basate unicamente su messaggi pubblicitari, perché fa percepire
direttamente al guidatore la pericolosità del proprio stato di ebbrezza, e
quindi i rischi che corre e le responsabilità che si assume al momento di
mettersi al volante". Il progetto, che partirà nei prossimi giorni in un locale
in fase di individuazione, punta a essere esteso nel corso del 2008 anche ad
altri pub e discoteche, per essere accompagnato anche da spot e messaggi video (*) Nota: proponiamo un altro slogan: “non bevo e
riparto prima ancora” . La velocità di smaltimento dell’alcol è di circa
0,15 grammi all’ora. È piuttosto costante e non può essere accelerata da
nessuna manovra o sostanza. Questo significa che con un’alcolemia di 2g/l,
anche solo per rientrare nei limiti di legge, ci vogliono dieci ore.
IL TIRRENO
Contro l’alcol i poliziotti 007 Chiusi 4 locali in
Versilia e a Pistoia: non rispettavano i limiti orari. I drink di moda
conquistano anche le donne. E poi c’è chi fa il mix con la droga GIULIANO FONTANI Il fenomeno ha assunto dimensioni preoccupanti. I ragazzi
bevono alcolici in grande quantità, si stordiscono con drink micidiali e
qualche volta lo fanno come “antipasto” all’assunzione di sostanze
stupefacenti. Bevono di tutto, fin da ragazzini. Una corsa all’alcol che quando
non finisce in tragedia è comunque destinata a segnare fisico e psiche. Ci si occupa di
loro nelle cronache del “sabato notte”, ma il fenomeno sta diventando davvero
grave, tanto da divenire un fatto di sicurezza e ordine pubblico di cui, oltre
alle autorità sanitarie, si occupano questure e prefetture, comandi dei
carabinieri e della guardia di finanza. A Lucca e a Pistoia il tema è di quelli
scottanti, al punto che è stato deciso di dare un giro di vite, intensificando
i controlli nei locali pubblici frequentati dai giovani, sanzionando quelli che
hanno finto di dimenticare quel che dice la legge contro le stragi del sabato
sera: niente alcol dopo le due di notte. Così quattro locali, due in Versilia e
due nel pistoiese, sono stati visitati da agenti del commissariato di Polizia
di Forte dei Marmi e da carabinieri del nucleo operativo di Pistoia. Sono
entrati in abiti borghesi, hanno pagato il biglietto e si sono messi ad
ascoltare musica. Ma dopo le fatidiche due di notte si sono avvicinati al
banco-bar e hanno sorpreso i baristi mentre servivano bevande alcoliche. Un vero guaio per
“Ostras” di Marina di Pietrasanta, locale frequentato da ragazzi giovanissimi,
ma anche per la più famosa “Bussola”, popolata da gente più adulta, ma non per
questo meno trasgressiva nell’approccio con l’alcol. E a Pistoia le sorprese si
sono avute al “No Bar” di via Nuova Pratese e al “Primadonna” di via Pieve a
Celle, ritrovo conosciutissimo e frequentato nei week end da migliaia di
giovani. Rapporti sono stati indirizzati ai sindaci, che dovranno decidere la
sanzione da applicare, ma è facile prevedere la chiusura per un periodo di
tempo, che sarebbe particolarmente penalizzante se cadesse a cavallo del
Capodanno. L’allarme è
nazionale, ma la Toscana supera nettamente la media nel consumo di alcol tra i
teenagers. Secondo i dati della Regione il numero dei giovani, di età compresa
tra i 20 e i 22 anni, che non è in condizione di guidare a causa
dell’assunzione di bevande alcoliche, è passato dal 41% del 2005 al 54%
dell’anno scorso, quasi il 5 per cento in più della media nazionale. La piaga-alcol però
non è confinabile alle discoteche. Si comincia con l’happy hours delle 19, per
la maggior parte bicchieri di prosecco, aperitivi con aggiunta di vino bianco,
si prosegue a cena, si continua al pub o in discoteca. Qualche volta fino a
mattina. La legge c’è, le 2
di notte dovrebbe essere l’ora off-limits per l’alcol, perché si vorrebbe dare
il tempo ai giovani che ne hanno assunto di digerirlo prima di mettersi al
volante dell’auto per tornare a casa. Ma in realtà la bottiglia non tiene
affatto conto dell’orologio. E i metodi che per aggirare la legge sono
innumerevoli. Qualche tempo fa il
sindaco di Pisa Paolo Fontanelli emise un’ordinanza ancor più restrittiva:
niente alcol dopo la mezzanotte. Ma il divieto fu aggirato. Dice un barista
delle Piagge: «Era una beffa, noi a negare anche una birra e loro che andavano
in auto a prendevano bottiglie di superalcolici comprate nel pomeriggio al
supermercato...» Fanno così anche
adesso, in Versilia come nel pistoiese, nei locali della Valdinievole come
nell’area fiorentina. Con qualche ulteriore accorgimento. Ad esempio c’è chi
acquista mignon (che poi non sono tanto mignon) negli autogrill
dell’autostrada, li nasconde nel giubbetto e a qualsiasi ora della notte le
tracanna nel bel mezzo della sala. E’ vero che la
legge vieta, dopo le 2 di notte, sia la vendita che il consumo, ma non è sempre
facile intervenire. «Ci sono gruppi di
ragazzi - dice il cameriere di un noto locale versiliese - che verso la
mezzanotte comprano bottiglie di whisky, vodka, rum spendendo anche 100, 150
euro. Poi le portano al tavolo. Cominciano a bere subito, ma le finiscono
quando vogliono, alle 3 di notte, ma anche alle 4, alle 5. Se gli fai notare
che non è ora di bere alcolici, ti fanno passare per un ladro. Noi questa roba
l’abbiamo pagata, rispondono». A Livorno i locali
del viale Italia sono una discoteca a cielo aperto, una “movida” in salsa labronica
che negli altri periodi dell’anno ha il suo centro all’Attias. «Bere gli alcolici
è funzionale al divertimento, infatti non li si degusta, si assumono» dice
Stefano Carboni, uno dei responsabili dell’associazione Lila P24 «e per giunta
aumentano le donne che consumano alcol e purtroppo lo fanno in modo ancor più
disordinato, spesso a stomaco vuoto, vuoi per le rigide diete, vuoi perché
vanno di fretta e saltano la cena. Oppure perché, come i maschi, hanno pochi
soldi a disposizione e preferiscono il drink al panino». Il crescente numero
delle patenti di guida ritirate anche a giovanissimi perché sorpresi al volante
in stato ubriachezza, ha fatto scattare l’allarme soprattutto nelle località
delle discoteche e dei locali notturni. Per questo le autorità di Lucca e di
Pistoia sono intervenute intensificando i controlli anche con l’intervento di
agenti in borghese. Deve essere chiaro a tutti, in vista dei prossimi weekend e
delle festività natalizie e di fine anno, che bere alcolici dopo le due di notte
può costare caro, non solo a chi ne fa un uso dissennato, ma anche a chi li
vende.
IL TIRRENO
Un San Silvestro senza deroghe dopo le 2 si brinda con la
Coca-Cola Il coprifuoco vale
anche per spumante e champagne. I gestori: un favore agli abusivi Il prossimo Capodanno sarà ricordato per i brindisi
frettolosi: nei locali pubblici si potrà infatti festeggiare l’arrivo del 2008
con spumante e champagne, ma soltanto fino alle 2 di notte. Dopo, per legge, i
gestori dovranno interrompere la somministrazione di bevande alcoliche. E’
quanto prevede il decreto, poi convertito in legge, che impone l’interruzione
della somministrazione di bevande alcoliche dopo le ore 2 della notte a tutti i
titolari e gestori di locali. Locali, dice la legge, «ove si svolgono, con
qualsiasi modalità e in qualsiasi orario, spettacoli o altre forme di
intrattenimento, congiuntamente all’attività di vendita e di somministrazione
di bevande alcoliche». Scettici sulle
nuove disposizioni i proprietari dei locali che, come sottolinea un’indagine di
Winenews, mettono in guardia dalle possibili infrazioni alle regole. «Questa
legge favorisce gli abusivi - afferma Giancarlo Bornigia, proprietario del
Piper e del Gilda, note discoteche romane - il divieto di vendere alcolici
interessa solo i locali e le discoteche che hanno le licenze, mentre alle feste
abusive si continuerà a bere come prima. Per non parlare di bar, ambulanti e
supermarket che possono vendere alcolici a tutte le ore. Di questo passo saremo
costretti a chiudere e a licenziare tutto il personale». Maggiore attenzione
al modo di rilevare le irregolarità viene chiesta anche dai rappresentanti
della filiera del vino, preoccupati del fatto che durante tutto l’anno i
ragazzi che vanno in discoteca si attrezzano lasciando in macchina o fuori dal
locale le bottiglie di alcolici. «Questa legge, che
è nata sull’onda di particolari emozioni legate a fatti di cronaca (*) -
sostiene convinto Ottavio Cagiano, direttore di Federvini - non è stata forse
ponderata con sufficiente attenzione; ci si trova di fronte a giornate
particolari, come il Capodanno, in cui è quantomeno strano pensare di
interrompere drasticamente i brindisi ad un’ora prestabilita». (**) Per questo c’è il
rischio che la legge venga aggirata facilmente: «Ipotizzo il fatto - aggiunge
Cagiano - che le persone siano indotte ad ordinare prima delle due nuove
consumazioni per timore di restare con il bicchiere vuoto». Ovviamente
bisognerà anche prestare attenzione nel mettersi al volante dopo il cenone. La
stessa legge prevede multe salate per chi guida in stato di ebbrezza e, nei
casi più gravi, l’arresto: basta superare la soglia di 0,5 grammi di alcol per
litro di sangue per rischiare un’ammenda da 500 a 2.000 euro. La legge impone
anche di esporre all’entrata, all’interno e all’uscita dei locali le tabelle
con le quantità, espresse in centimetri cubici, delle bevande alcoliche più
comuni che determinano il superamento del tasso alcolemico per la guida in
stato di ebbrezza, pena la chiusura del locale da 7 a 30 giorni. Perciò molti
gestori di ristoranti, discoteche, pub hanno già ordinato etilometri da
piazzare nel proprio locale. (*) Nota: sarà
anche stata l’onda dell’emozione, ma la necessità di intervenire per limitare
gli incidenti sotto effetto di alcolici era sentita da più parti e da molto
tempo. Tutti gli anni a capodanno assistiamo ad una strage annunciata;
quest’anno per la prima volta è in vigore una norma che potrebbe salvare
qualche vita umana, ma la preoccupazione è rivolta unicamente al fatto che in alcuni
locali non si può bere oltre le due. Vedremo in questo periodo quanti articoli
metteranno l’accento sul rischio capodanno/alcol e quanti si lamenteranno del
limite alla somministrazione. (**) Nota: è forse vero il contrario. Cioè che questa
legge è stata ponderata con troppa attenzione. Attenzione a non limitare
eccessivamente la vendita di alcolici, altrimenti la limitazione sarebbe stata
estesa a tutti i locali. Come era logico che fosse.
CORRIERE ADRIATICO
Il dolore degli
amici “Era un ragazzo speciale, voleva sfondare con la sua band”. L’ultima sera
prima dello schianto“E’ stato con noi fino a tardi: poi è andato via con lo
scooter e non lo abbiamo più visto” Il giovane musicista di 25 anni è morto
ieri a tre giorni dal terribile incidente Juri non ce l’ha fatta, donati gli organi SENIGALLIA - La sua vita era appesa ad un filo. Lo
sapevano i genitori Renato e Mara, lo sapevano la sorella Alessia e la
fidanzata Martina. Quel filo sottile, a cui anche gli amici di Juri Bellucci si
sono aggrappati da domenica mattina, si è spezzato ieri nel reparto di
Rianimazione dell’ospedale di Torrette quando i medici hanno dichiarato la
morte cerebrale dello sfortunato ragazzo vittima di un tremendo incidente
stradale sulla provinciale per Sant’Angelo. Tre giorni passati a pregare e sperare, ma il miracolo
tanto invocato ha preso un’altra strada: la morte di Juri, 25 anni, sarà la
vita per altre persone, i suoi organi restituiranno il sorriso a tanti
ammalati. “Era quello che lui avrebbe voluto”, sottolineano gli amici che non
si danno pace. “Ce lo diceva che avrebbe voluto donare i suoi organi nel caso
in cui fosse morto prematuramente”. Amare, suonare e sognare: erano questi i tre imperativi
del giovane senigalliese strappato alla vita mentre stava tornando a casa dopo
una serata con gli amici. Amava la vita, la sua fidanzata Martina, la sua
famiglia. Amava i suoi compagni di avventura e la band che gli aveva
permesso di esprimere la sua vena artistica. Juri Bellucci aveva fondato gli
Ensenada con altri quattro coetanei senigalliesi e suonava la batteria. Prove e
concerti gli avevano dato una doppia opportunità, che aveva colto al volo:
quella di risollevarsi con coraggio e dignità dai tipici problemi
adolescenziali e di sognare un futuro migliore, sfondando nel campo musicale
per dedicarsi completamente a questa attività. “Juri ci credeva veramente ed
era convinto che prima o poi avrebbe anche smesso di fare il muratore”. Ricordi
che scorrono veloci nella mente, ora che Juri non c’è più. Come l’ultimo sabato sera trascorso insieme, tra una
risata e l’altra, fino al momento del rientro a casa. Quella sera Juri non
aveva lo scooter e lo aveva chiesto in prestito ad un amico, anche lui di
Sant’Angelo, con la promessa che glielo avrebbe riportato entro la domenica
mattina. Una promessa è una promessa. Juri raggiunge la comitiva sul lungomare,
poi il gruppo si sposta in un bar al Foro Annonario. E’ tardissimo, quasi l’alba e il venticinquenne decide che
è arrivata l’ora di tornare a casa. “La sorella Alessia e un nostro amico hanno
chiesto a Juri di tornare in macchina con loro, dal momento che si era fatto
veramente tardi. Hanno insistito ma lui non ne ha voluto sapere. Doveva
riportare indietro lo scooter e non voleva lasciarlo incustodito a Senigallia.
Così ha messo il caso, ha acceso il motorino e si è avviato verso Sant’Angelo.
Quella è stata l’ultima volta che lo abbiamo visto”. Il destino lo aspettava dietro una curva, non ha avuto
neanche il tempo di rendersi conto di quello che stava accadendo. Una macchina con
a bordo quattro cittadini del Marocco ha invaso la sua corsia e lo ha preso in
pieno. Una macchina che correva troppo, con al volante un uomo residente a
Scapezzano che è risultato positivo al test dell’alcol. Juri Bellucci è
arrivato a Torrette in condizioni disperate: ha lottato per tre giorni prima di
abbandonarsi alla morte e di dire addio ai suoi sogni. M.TERESA BIANCIARDI
CORRIERE ADRIATICO
La denuncia della
famiglia: la macchina che gli ha tagliato la strada andava a forte velocità “L’automobilista era ubriaco, ce l’hanno ucciso” SENIGALLIA - “Vogliamo che si sappia, deve essere chiaro a
tutti: il nostro Juri ce lo hanno ucciso”. Al telefono lo zio di Juri Bellucci
trattiene a stento le lacrime. Ha la voce rotta dall’emozione, solo qualche ora
fa i medici hanno avvisato i familiari che per il ragazzo ormai non c’era più
niente da fare. Nonostante tutto il dolore che ha dentro parla a nome del papà
del giovane e di tutta la famiglia. “In questi giorni - racconta al Corriere Adriatico -
abbiamo letto diverse versioni sulla dinamica dell’incidente di domenica
mattina. Vogliamo che venga fuori la verità, che è una sola e che è stata
confermata dalle indagini effettuate dalle forze dell’ordine. La polizia che ha
fatto i rilievi ci ha detto che l’auto ha tirato dritto nella curva invadendo
la corsia di mio nipote e che viaggiava forte velocità. Andate a vedere i segni
sull’asfalto: la macchina si è fermata 160 metri dopo l’impatto, uno schianto
terribile. Il motorino lo hanno ritrovato cento metri più in giù. Ce lo hanno
ammazzato... Il marocchino che guidava aveva bevuto, gli hanno fatto il test ed
è risultato positivo. Bisogna denunciarle queste cose, perchè non ci si può
mettere alla guida quando hai bevuto ed andare a tutta velocità in una strada
piena di curve. Scrivetelo, rendete giustizia al nostro Juri che non c’è più”. Una tragedia che unisce il dolore della famiglia Bellucci
a quella di molte altre che hanno perso i propri cari per colpa dell’alta
velocità e la guida in stato di ebbrezza. Che almeno il sacrificio di Juri non
sia vano e che la sua morte possa contribuire a salvare altri giovani. MTB
LA STAMPA
TRAGEDIA DI CARTIGNANO. LA GUARDIA GIURATA SUICIDA “L’ha urlato a tutti: mi uccido” Parla l’amico del
giovane morto perché gli avevano tolto la patente Un’ingiustizia, per lui vedersi ritirare la patente è
stato come subire un’ingiustizia»: Bruno Aimar, l’ingegnere che sabato notte
era in auto con Gabriele Aimar, la guardia giurata che si è sparato alla tempia
dopo che la Polstrada lo aveva sorpreso al volante in stato d’ebbrezza, fermo
sulla gradinata dell’obitorio del «Santa Croce» ha lo sguardo nel vuoto, non
riesce a spiegarsi quel gesto. Com’è andata? «Non eravamo ubriachi. Avevamo bevuto come succede durante
una qualsiasi cena tra amici, senza esagerare. Sul rettilineo di San Giuliano,
davanti alla piscina di Roccabruna, la macchina che ci seguiva ha acceso i
lampeggianti. Gabriele ha capito subito che era la Polizia e ha accostato». Era tranquillo? «I poliziotti lo hanno prima sottoposto all’alcoltest, poi
all’etilometro». Quando ha capito che
gli ritiravano la patente? «Si è messo a implorare gli agenti a supplicarli “così mi
avrete sulla coscienza, sono una guardia giurata, perderò il lavoro, mi
toglieranno il porto d’armi, vado a casa e mi sparo’’. Ha iniziato a ripetere
queste frasi in modo ossessivo». Avete telefonato a
casa? «Sì, perchè anch’io sono risultato positivo all’acoltest e
quindi non potevo guidare l’auto» All’arrivo dei
genitori? «Io e lui siamo saliti sull’auto che è stata affidata al
padre. Anche durante il viaggio verso casa continuava a ripetere che la sua
vita non avrebbe più avuto un senso. Come se gli fosse caduto il mondo addosso,
senza patente si sentiva rovinato» Avete cercato di
tranquillizzarlo? «Il padre, più volte, gli ha detto di stare tranquillo, di
non pensarci, che al lavoro, giù a Cuneo, lo avrebbe accompagnato lui, visto
che è in pensione. Gabriele non si dava pace. Quando siamo passati davanti al
cimitero di Cartignano ha ripetuto “mettetemi vicino ai nonni”. Non pensavamo
dicesse sul serio, tanto meno potevano immaginarlo i poliziotti».
CORRIERE ADRIATICO
Ubriachi autolesionisti al parco del Gabbiano ANCONA - S’erano scolati un cartone intero di birre e una
volta sbronzi avevano inscenato un poco convinto tentativo di suicidio di
coppia. Poi uno di loro è rinsavito e, farfugliando qualcosa al telefonino, ha
chiesto aiuto al numero di pronto intervento della questura. Due giovani
anconetani di 30 e 31 anni, entrambi con un passato da tossicodipendenti, sono
stati soccorsi dai poliziotti di quartiere in servizio a Torrette perché dopo
aver bevuto fino a ubriacarsi s’erano inferti una serie di ferite superficiali
alle braccia con delle lamette da barba. L’allarme è scattato ieri pomeriggio
poco prima delle 17 al parco del Gabbiano, giardino pubblico non sempre ben
frequentato e teatro in passato anche di violenze ai danni di una ragazzina di
tredici anni. A chiedere aiuto con una telefonata al 113 è stato proprio uno
dei due giovani, che hanno precedenti di polizia per reati legati allo spaccio
di stupefacenti e negli ultimi mesi erano seguiti dal centro di igiene mentale
anche per problemi di abuso di alcol. Quando i poliziotti di quartiere sono
arrivati al parco del Gabbiano li hanno trovati in uno stato pietoso. Uno s’era
addormentato su una panchina, l’altro si spiegava con frasi sconnesse. Accanto
a loro un cartone di bottiglie di birra vuote spiegava benissimo cos’era
accaduto. Entrambi i giovani avevano ferite agli avambracci, non tali però da
far temere per le loro condizioni. I due giovani sono stati condotti in
ospedale e medicati. Dovrebbero cavarsela con pochi giorni di prognosi. Al
parco del Gabbiano è intervenuta anche la dirigente della Squadra Volanti
Cinzia Nicolini.
IL TIRRENO
Con l’auto in spiaggia, completamente ebbro Fermato un 23enne,
altri due automobilisti denunciati CARRARA. Tre patenti di guida ritirate e altrettanti
automobilisti denunciati per guida in stato di ebbrezza. E’ questo il bilancio
dei controlli ad ampio raggio su tutto il territorio disposti dal Commissariato
per cercare di frenare il fenomeno delle cosiddette “stragi del sabato sera”,
causate dall’abuso di alcol alla guida. Per quel che
riguarda l’abuso di alcol sono stati tre gli automobilisti fermati dalla
polizia durante il week end. Il primo a cadere
nella rete degli agenti è stato un quarantaduenne carrarese che si è schiantato
a forte velocità contro il muro di cinta di un’abitazione di Bonascola. Il quarantaduenne è
rimasto fortunatamente incolume nell’urto, ma gli agenti intervenuti vedendo le
condizioni n cui versava hanno deciso di sottoporlo all’accertamento
dell’“alcoltest” che evidenziava un tasso alcolemico di ben sette volte
superiore al consentito (vicino al coma etilico). Per l’incosciente
automobilista è scattata la denuncia per guida in stato di ebbrezza e
l’immediato ritiro della patente che potrà riottenere solo dopo il superamento
di specifici esami clinici presso lo Commissione medica provinciale. A un altro
automobilista era stato invece intimato l’alt e dal successivo accertamento
all’“alcoltest” è emerso un tasso alcolemico ben quattro volte superiore a
quello consentito. Immediata la denuncia per guida in stato di ebbrezza e il
ritiro della patente che l’indisciplinato automobilista potrà riottenere anche
in questo caso solo dopo il superamento di specifici esami clinici presso la
Commissione medica provinciale. Denuncia e ritiro
della patente anche per un rumeno di 23 anni, sorpreso dagli agenti del Posto
di Polizia di Frontiera di Marina di Carrara, mentre effettuava evoluzioni con
la sua auto (una Fiat Punto) nella spiaggia libera antistante l’area portuale
(ex idrovora). Gli agenti hanno
intimato l’alt alla Punto identificando i tre occupanti (tre giovani rumeni
incensurati) e sottoponendo all’etilometro l’autista apparso subito in
condizioni non idonee alla guida. L’accertamento ha consentito di rilevare un
tasso alcolemico di ben cinque volte superiore al consentito.
BRESCIAOGGI
GHEDI Albanese arrestato
dai carabinieri Ubriaco e violento Aveva alzato il gomito e quando i carabinieri lo hanno
fermato per controllare i documenti ha perso le staffe. Il risultato della
serata di baldoria per un albanese di 28 anni: manette per resistenza a pubblico
ufficiale e trasferimento in cella a Canton Mombello. I guai per l’albanese sono cominciati poco prima dell’una
di notte in un locale di Ghedi. Il 28enne, residente a Pisa, ma di fatto
domiciliato a Ghedi, in compagnia di un amico è entrato in un locale. Aveva
esagerato con gli alcolici e ha cominciato a dare fastidio al gestore del bar e
ai clienti. I due albanesi sono stati allontanati. Qualche istante dopo sono
rientrati in un altro bar e hanno ripreso a dare fastidio. A questo punto il
barista ha chiamato i carabinieri. I militari hanno preso i due albanesi e
chiesto i documenti, l’amico ha fornito il passaporto senza creare problemi,
mentre il 28enne ha reagito con violenza.W.P.
IL TRENTINO
Pestaggio al Calkera, il titolare si difende Gelmi: «Bisoli? L’ho
solo spinto fuori, infastidiva gli altri clienti» Veglione movimentato due anni
fa Un ragazzo venne picchiato e riportò 40 giorni di prognosi Oggi però nessuno
ricorda con esattezza cosa accadde nel locale «E’ passato troppo tempo» FOLGARIA. Dopo tre anni, la memoria vacilla. Anche quella
dei carabinieri chiamati ieri a testimoniare sul presunto pestaggio di
Capodanno al pub Calkera di Fondo Grande. Chi invece ha ricordi precisi è
l’imputato Ugo Gelmi, titolare del locale. Il quale assicura di non aver
nemmeno toccato Andrea Bisoli, il ragazzo che lo ha denunciato. «Solo quando il
ragazzo che mi stava aiutando a portarlo fuori dal locale ha aperto la porta di
emergenza l’ho spinto fuori, poi abbiamo richiuso a chiave». Resta il quesito:
chi ha picchiato Bisoli? Anche ieri mattina
sono sfilati in aula i testimoni di quella notte di Capodanno 2005-6. Uno di
questi è Andrea Amorth, un trentino amico di Bisoli, che afferma di aver visto
trascinare via l’amico, preso a viva forza dal piano superiore del locale, dove
si stava svolgendo la festa. «Lo accompagnavano giù per le scale il titolare
Ugo Gelmi e un altro giovane che credo fosse della security. Lo hanno portato
nel bagno, al piano terra, dove hanno discusso animatamente. Lui era
arrabbiato, ha anche spaccato una plafoniera con un pugno». Amorth ammette
anche che Bisoli fosse alticcio. «Era
Capodanno, non ce n’erano molti di sobri». Bisoli viene spinto verso la
porta d’emergenza, che si apre. Il giovane viene chiuso fuori. Poi però nessuno
sa con esattezza cosa sia successo. Quando, un’ora e mezzo dopo, arrivano i
carabinieri, Bisoli è fuori dalla Calkera, ha il volto tumefatto. I referti
medici parlano di lesioni guaribili in 40 giorni. Anche i testimoni
riconoscono che all’esterno il giovane «aveva dei lividi e delle ecchimosi che
prima, all’interno del locale, non avevamo notato». Nemmeno un carabinieri
intervenuto sul posto ricorda granchè. Gelmi invece, riesce a fornire una
ricostruzione dei fatti. «Alcuni dipendenti mi avevano segnalato questo ragazzo
molto esagitato che spintonava e disturbava gli altri clienti. Era fuori di sè
e prima che la situazione degenerasse io e Tiziano, il ragazzo che si occupa
dello sci noleggio, lo abbiamo costretto a seguirci al bagno. Volevo cercare di
calmarlo. Il locale era stracolmo, lungo le scale siamo scivolati e Bisoli mi
ha preso con il braccio per il collo, stringendolo. Mi sentivo soffocare, poi
per fortuna Tiziano lo ha sollevato». Anche al bagno però Bisoli è più che mai
agitato. Furioso, assicura Gelmi, che racconta: «Con un pugno ha frantumato una
plafoniera. Io mi sono preoccupato che non si fosse fatto male. Mentre cercavo
di convincerlo a uscire, la sua ragazza mi gridava dalle scale “Non mandarlo
fuori, lo ammazzeranno”. Non so a cosa si riferisse. Tiziano ha aperto la
porta, io l’ho spinto fuori. E’ stato l’unico momento in cui, lo ammetto, gli
ho messo le mani addosso. Poi ho richiuso a chiave e avevo quasi dimenticato il
brutto episodio quando, un’ora e mezza dopo, verso le tre, sono arrivati i
carabinieri». Prossima udienza il 19 febbraio, con discussione e sentenza.
(gil)
IL GAZZETTINO (Belluno)
A TISOI Molestie sull’autobus, sotto processo per interruzione di
pubblico servizio È stato rinviato al
prossimo 18 febbraio il processo a carico di Luca Da Rold, 44 anni di Belluno,
accusato di interruzione di pubblico servizio. Nell’ottobre 2005 Da Rold salì in una corriera di linea
della Dolomitibus, secondo alcune testimonianze l’uomo appariva in evidente
stato di ebbrezza e dava fastidio all’autista, disturbandolo mentre guidava il
mezzo pubblico. Ma non solo, pare che De Luca avesse preso di mira anche alcuni
viaggiatori che si trovavano all’interno del pullman creando situazioni di disagio
e in alcune occasioni minacciando di ingiusti mali alcuni passeggeri. Finchè
l’autista della Dolomitibus, all’altezza di Tisoi, chiamò i carabinieri con il
cellulare. Nell’attesa dell’arrivo dei militari, accostò il mezzo a bordo
carreggiata e si fermò, tenendo le porte chiuse per imepdire che De Luca si
desse alla fuga comprendendo la mala parata. Alla fine arrivarono i carabinieri
che lo portarono via. Ieri davanti al giudice Arturo Toppan (pn Gasparini)
doveva rispondere del reato di interruzione di pubblico servizio. L’udienza è
stata rinviata per sentire anche un ulteriore teste che ieri non era in elenco.
Se ne riparla il 18 febbraio 2008.
IL TRENTINO
PUB NEL FILM Spot anti-alcol la Provincia chiede scusa TRENTO. Il suo locale era finito in uno spot della
Provincia (diffuso nei cinema) contro l’abuso di alcol: un giovane che beve
fino allo sfinimento al pub Tetley’s di via degli Orti e poi si schianta con il
motorino. Peccato che il titolare, Andrea Puzzanghera, non ne sapesse nulla.
Nessuno gli aveva chiesto l’autorizzazione, figurarsi quando si è accorto che
il locale era associato negativamente all’alcol: «Denuncio la Provincia», aveva
detto. L’ente pubblico
ammette l’errore e chiede scusa: «In relazione all’articolo apparso sul
Trentino - si legge nella nota - nel quale Andrea Puzzanghera, titolare del
Tetley’s, lamentava il fatto che il proprio locale, a sua insaputa, era stato
oggetto di riprese televisive utilizzate per un concorso ai fini di una
campagna di prevenzione per contrastare l’uso/abuso di sostanze alcoliche,
l’Assessorato alle politiche per la Salute, promotore principale
dell’iniziativa, intende scusarsi con il gerente per l’increscioso episodio che
ha dato adito ad interpretazioni distorte e fuorvianti». «Il filmato è stato visionato
da una giuria di esperti che non ha, involontariamente, rilevato i possibili e
legittimi elementi di contestazione. L’obiettivo del concorso “Zerogradi clip”
è quello di rendere i giovani soggetti attivi e protagonisti della campagna,
utilizzando il proprio vissuto per responsabilizzare ed aumentare la
consapevolezza dei coetanei sulla problematica alcol, non certo quello di
“criminalizzare” il singolo operatore».
TICINO NEWS
MERCOLEDI 5 DICEMBRE 2008 Le strane domande per non perdere la patente Se la Circolazione
sospetta problemi di alcolismo potrebbe rivolgere, attraverso un questionario
psicologico, domande bizzarre Chi viene pizzicato alticcio, o peggio, completamente
ubriaco al volante, si sa, può correre diversi rischi. Rischi legati alla
propria vita e quella altrui. Ma anche una lunga serie di sanzioni
amministrative e penali. Chi oltrepassa i limiti e decide di mettersi ubriaco
alla guida della propria autovettura sappia che potrebbe trovarsi a rispondere
a un curioso questionario con una lunga, anzi infinita serie di domande.
Domande molto particolari che normalmente vengono sottoposte nei casi in cui la
sezione della circolazione deve determinare l´idoneità alla guida nel caso vi
sia un sospetto che il conducente abbia problemi di alcolismo. Per non perdere la
patente i conducenti sotto esame dovranno apporre una crocetta su vero oppure
falso a domande del tipo "mi piacciono i bambini", "sono
soddisfatto della mia vita sessuale", "credo che ci sia un Dio",
"ho la diarrea una volta al mese o più spesso" e così via per un
totale di oltre 150 domande. Domande, curate dagli esperti della associazione Ingrado,
che hanno catturato la nostra attenzione. Anche perché ci è sfuggito il nesso
con i problemi di alcool al volante. Abbiamo cercato le prime risposte ai
nostri quesiti a Camorino, presso l´ufficio giuridico della Sezione della
circolazione. Dove però ci hanno consigliato di rivolgerci direttamente a
Ingrado, l´ente responsabile delle perizie psicologiche. In giornata abbiamo cercato qualcuno presso l´associazione
Ingrado per capire con quali finalità vengono poste le domande e con quali
obiettivi, ma purtroppo non è stato possibile parlare con lo psicoterapeuta
incaricato. Intanto un consiglio possiamo azzardarlo: se non volete trovarvi davanti
a imbarazzanti questionari, niente alcool al volante.
Giovedì, 06 Dicembre 2007
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