Foto Coraggio
Si dice
che la speranza è l’ultima a morire e allora io spero, e non mi rassegno, che
qualcosa si può fare per limitare quello che non esito a definire il “caso”. Sì
perché di caso si tratta, anche se sembra interessare soltanto pochi addetti al
settore e qualche migliaia di vittime sempre più arrabbiate. Sto parlando dei
furti dei veicoli a due ruote, motocicli e ciclomotori, fenomeni da
affrontare separatamente. Diamo un’occhiata alle statistiche dei furti negli
ultimi dieci anni: I
motocicli Negli ultimi
dieci anni la crescita è stata costante e con percentuali altissime. Intanto,
perché non si dica che non abbiamo studiato, fissiamo qualche dato. Il parco
dei motocicli circolante in Italia è in aumento: al 31.12.2005 era di
4.938.359, l’anno prima (2004) era di 4.574.644 (fonte ISTAT - PRA). Lo stesso
si dica per quanto riguarda le immatricolazione che hanno avuto un incremento
del 5,83% passando da 420.478 nel 2005 a 444.987 nel 2006 (fonte
Ministero dei Trasporti). Il dato comunque non spiega come mai, nello stesso
periodo, i furti invece abbiano avuto un incremento del 20,08 %
(2005/2006). Qualche anno fa (2001), un autorevolissimo e stimato esperto del
settore, trattando il fenomeno ha scritto: “Attenzione a interpretare i numeri:
nell’aumento dei furti di moto ha sicuramente peso l’aumento del parco
circolante dovuto all’aumento delle immatricolazioni, così come nella forte
diminuzione dei furti di motorini pesa la diminuzione “d’interesse” per un
settore in forte contrazione anche nelle vendite.” Più o meno dello stesso
avviso il rapporto sulla criminalità del Ministero dell’Interno nel nostro
paese (2006) che, anche se associando e calcolando impropriamente i furti di
moto e ciclomotori, sostiene: “Invece, i furti di motoveicoli denotano un andamento
più movimentato. Dopo aver raggiunto un tasso di furti di 19,1 ogni mille moto
circolanti nel 1979, i furti diminuiscono fino al 1987 (5,5) per poi ricrescere
per il quinquennio successivo e raggiungere un picco nel 1991 (7,3) e diminuire
di nuovo fino al 1996 (4,6). Negli ultimi dieci anni la crescita è invece
continua e raggiunge nel 2006 un tasso di 8,4, riportando i valori a quelli
della metà degli anni ottanta. Questo aumento in controtendenza potrebbe essere
associato alla diffusione degli scooter da città. I motoveicoli nel complesso
aumentano, infatti, molto nell’ultimo decennio, passando da 2.531.946 nel 1996
ai 3.375.782 nel 2000 e ai 5.786.115 nel 2006. Anche i furti crescono
sensibilmente, dagli 11.336 del 1996 ai 19.069 del 2000 ai 48.330 del 2006. Nel
complesso i furti sembrano crescere più che proporzionalmente rispetto al
numero di motoveicoli presenti sul territorio. Infatti, la crescita dei furti
nel decennio 1996-2006 è stata del 326% rispetto ad una aumento dei motoveicoli
del 129%. Ugualmente, nel periodo 2000-2006 i rispettivi aumenti sono stati del
71 e del 153% e nell’ultimo triennio 2004-2006 la crescita è stata del 26 e del
28%”. Non sono del tutto d’accordo con la tesi che i furti seguono in
percentuale le vendite e le immatricolazioni; infatti, se consideriamo che i
furti dei motocicli, tanto per fare l’esempio, sono cresciuti in poco più di un
triennio di oltre il 76%, non si può francamente sostenere che questo dipenda,
o che abbia del tutto a che fare, con l’aumento del parco circolante e delle
immatricolazioni. A parere di chi scrive, forse ci sono cause molto più
complesse o forse alcune di queste cause si conoscono bene ma non se ne vuole
parlare. E allora, di una di queste provo a parlarne io! Sono andato a rivedere
le più importanti operazioni di Polizia degli ultimi anni, e mi sono reso conto
della presenza di una costante che non può essere sottaciuta.
2003 - Varese
La Polizia di Stato arresta 18 persone e ne denuncia 58 ritenute
responsabili di furto, ricettazione e riciclaggio di motociclette sportive
delle più note marche italiane e straniere. Le moto rubate venivano nascoste in
appositi magazzini, successivamente individuati, taroccate e fornite di
documentazione falsa, per essere nuovamente piazzate intere o a pezzi, a
compiacenti personaggi gravitanti nell’ambiente delle competizioni sportive
e dei raduni e a titolari di attività di vendita o riparazione di
motocicli. Tra gli indagati vi sono piloti di campionati minori, titolari di
team, organizzatori di competizioni, commercianti del settore.
2005 - operazione “King Road”
La Polizia Stradale arresta 19 persone, tra questa ci sono anche tre
funzionari della Motorizzazione Civile di Cosenza, Macerata e Reggio Calabria,
nonché alcuni rappresentati di agenzie di pratiche che avrebbero contraffatto i
documenti per rimettere in circolo, “ripulite”, le moto di marca Harley
Davidson, circa 300. Il fulcro del presunto riciclaggio è stato individuato in tre
note concessionarie, che oltre a riciclare le moto rubate avrebbero in
pratica costruito completamente nuove Harley usando i pezzi di ricambio
ricavati da motociclette rubate.
2006 - operazione SUPERBIKE
La Polizia Stradale arresta 4 persone. Pezzi di ricambio per moto,
destinati anche ai circuiti della Superbike, per un valore di circa 250 mila
euro, vengono sequestrati. Le moto rubate a Roma e provincia nenivano smistate
nel nord Italia. Coinvolte nell’indagine almeno tre rivendite di veicoli e
alcuni team che utilizzavano moto rubate o parti di esse. Fatta salva l’indiscussa
onestà e professionalità della maggioranza degli operatori del settore, sembra
indiscutibile e costante che nei traffici illeciti sono coinvolti
irreprensibili addetti del settore, così come risulta evidente che le moto
“taroccate” e le parti di ricambio provenienti da veicoli rubati transitano per
insospettabili esercizi commerciali o finiscono nei circuiti motociclistici di
tutta Italia. Una nota azienda commerciale di vendita di motocicli e parti di
ricambio del nord Italia scriveva nel suo sito Web “NON ACQUISTATE ACCESSORI E
RICAMBI DI DUBBIA PROVENIENZA. UN GIORNO QUELLE STESSE PERSONE POTREBBERO
SMERCIARE I PEZZI DELLA VOSTRA STESSA MOTO, IL FRUTTO DEL LAVORO, DELLA
PASSIONE E DI TANTO AMORE PER LE BICILINDRICHE. IL MERCATO NERO DEI RICAMBI
ESISTE ED È PURTROPPO ALIMENTATO DALLA RICHIESTA. INFORMATEVI BENE PRIMA DI
ACQUISTARE RICAMBI A PREZZI TROPPO BASSI. LA LEGGE PUNISCE ANCHE CHI ACQUISTA
MERCE RUBATA”. Lodevole iniziativa se non fosse che l’azienda in questione
predica bene e razzola male perché nel corso di una recentissima perquisizione
presso di essa sono stati rinvenuti e sequestrati: propulsori e parti varie che
hanno permesso di identificare 23 moto di provenienza furtiva. È giusto
affermare, ad onor del vero, che sono pochi i disonesti a fronte di una
moltitudine di persone corrette, certo che sì. Tuttavia c’è da chiedersi perché
lo stesso fenomeno non si presenta con la stessa frequenza nel commercio di
altre categorie di veicoli e non si leggono campagne contro, passatemi il termine,
il malcostume di acquistare parti di ricambio da “personaggi” ambigui e
nullafacenti che, non si capisce come e soprattutto dove, reperiscano tutto
questo materiale di recente costruzione. Mi chiedo ad esempio se esiste una
reale volontà di affrontare seriamente il fenomeno così come avviene in altre
parti del mondo, mi chiedo, ad esempio, se sia giunto il momento di ristabilire
un minimo di legalità nei circuiti motociclistici italiani, ove tutti sanno e
fanno finta di non sapere. Serve il contributo di tutte le parti in campo,
utenti, costruttori, imprese assicuratrici, associazioni, è troppo semplice e
conveniente illudersi, come al solito, che si tratti unicamente di un difetto
di intervento da parte della Polizia. Se il problema principale, come sembra, e
quello della cannibalizzazione, perché non si trova qualche casa costruttrice
di buona volontà disposta ad utilizzare i cosiddetti dissuasori o marcatori che
renderebbero sicuri i veicoli anche da questo rischio, possibile che non
si comprenda l’enorme danno che loro stessi stanno subendo in ragione di
mancate vendite di parti di ricambio.
I Ciclomotori
Nessuno è perfetto! Ho, da oltre un anno, sbandierato ai quattro venti
quanto avrebbero inciso positivamente le modifiche al codice della strada
introdotte dal Decreto Legislativo 15 gennaio 2002 n. 9 in materia di
circolazione dei ciclomotori, ma questo non è accaduto. Come tutti sanno dal 14
luglio 2006 sono entrate in vigore le disposizioni introdotte dal D.P.R. 6
marzo 2006, n. 153 e dal decreto dirigenziale del Ministero delle
Infrastrutture e dei Trasporti 15 maggio 2006 che hanno dato completa
attuazione alle norme dell’art. 97 del Codice della Strada, come modificato dal
decreto legislativo 15.1.2002 n. 9, che disciplina la circolazione su strada
dei ciclomotori. Pensavo, conoscendo le tecniche di riciclaggio di questi
veicoli, che l’introduzione delle nuove norme per la loro registrazione
avrebbero inciso sensibilmente sul calo dei furti; così non è stato anzi,
ironia della sorte, i furti sono aumentati, interrompendo un trend positivo che
durava ormai da qualche anno. Anche in questo caso si deve registrare una
eccentricità difficile da spiegare! Se analizziamo il numero dei ciclomotori
venduti dai costruttori ai concessionari notiamo una flessione del 14,37 %, dai
128.284 del 2005 ai 109.850 del 2006, mentre i furti risultano in aumento
nell’ultimo anno passando dai 43.166 del 2005 ai 46.741 del 2006. Forse la
spiegazione c’è e risiede nel doppio regime, cioè, per i notevoli interessi in campo,
si è voluto continuare a mantenere veicoli non registrati, quelli già in
circolazione prima dell’entrata in vigore della legge. Questa bella trovata
consente ancora la disponibilità di migliaia di veicoli non registrati e quindi
di facile riciclaggio in caso di furto. Questa ed altre belle trovate,
nonostante gli sforzi delle forze di polizia, non hanno consentito di
raggiungere gli obbiettivi sperati. La situazione permette la licenza di
affermare che forse i derubati di un ciclomotore o di un motociclo vengono
considerati vittime di seria B. Ad alimentare questa vecchia polemica, la
notizia che la polizia francese avrebbe usato il test del Dna e analisi sulle
impronte digitali di tre ragazzi sospettati del furto del motorino del giovane
Sarkozy, figlio dell’attuale Presidente delle Repubblica Francese. Il furto era
avvenuto a inizio mese di gennaio 2007 - la denuncia è del 7 gennaio - nel
quartiere bene di Neuilly-sur-Seine alla periferia di Parigi. Un poliziotto
interpellato ha dichiarato che l’inchiesta era stata “ben condotta, con i mezzi
classici” e il portavoce delle forze dell’ordine, Patrick Hamon, ha precisato
che "non si sono adottate procedure speciali". Resta il fatto che la
polemica è scoppiata e i tre ragazzi identificati sono stati denunciati a piede
libero. Sull’uso abituale dei test del Dna per identificare i furti di
motorini, il rappresentante di una federazione di dueruotisti, Frederic
Brodziak, si è messo a ridere. "Se adesso usano il Dna, è fantastico"
ha osservato, sottolineando che di solito il furto di uno scooter viene a
malapena registrato. Come vedete ogni mondo è paese, comunque anche io sono
fiducioso e aspetto che qualche ladruncolo di buon cuore prenda di mira un
blasonato veicolo a due ruote. Non mi aspetto che debba essere quello
dell’attuale nostro Presidente, che forse, data l’età, non ne possiede, ma
almeno quello del figlio di un’importante politico, chissà che possa servire!.
Per non risparmiare nessuno, sempre benevolmente, l’ultima “bacchettata” la
riservo a noi motociclisti che non sempre traduciamo l’amore sviscerato per il
nostro mezzo con altrettante cautele per preservarlo dal furto. È vero non ce
niente che possa fermare un ladro che si è “affezionato” alla nostra moto, ma
almeno rendiamogli la vita difficile!
*Ispettore Capo Polizia Stradale Rimini
Da Il Centauro n.116
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