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Rassegna stampa Alcol e guida del 13 dicembre 2007

A cura di Roberto Argenta e Alessandro Sbarbada

LA STAMPA

Sale a 18 anni l’età del divieto per gli alcolici ...
13-12-2007 - Sale da 16 a 18 anni il divieto di somministrazione degli alcolici. La novità arriva con un articolo del disegno di legge approvato ieri in prima lettura al Senato. Discoteche e locali, quindi, se il provvedimento sarà approvato anche alla Camera, non potranno servire bevande alcoliche ai ragazzi. I dati parlano di Circa 800.000 adolescenti al di sotto dei 16 anni che consumano alcolici prediligendo birra e aperitivi.


EMERGENZA ALCOLISMO (Tratto da QUOTIDIANO.NET)

Divieto di vendita degli alcolici Approvato l’aumento da 16 a 18 anni (*)
E’ passato in prima lettura al Senato l’articolo del disegno di legge che aumenta da 16 a 18 anni il divieto di somministrazione degli alcolici. Discoteche e locali, quindi, se il provvedimento sarà approvato anche alla Camera, non potranno servire bevande alcoliche ai ragazzi (**)
Roma, 12 dicembre 2007 - Novità in arrivo con un articolo del disegno di legge approvato oggi in prima lettura al Senato: aumenta da 16 a 18 anni il divieto di somministrazione degli alcolici. Discoteche e locali, quindi, se il provvedimento sarà approvato anche alla Camera, non potranno servire bevande alcoliche ai ragazzi.
(…)
(*) Nota: due solo quotidiani riportano la notizia della approvazione al Senato di questo importante disegno di legge. Nonostante i titoli, mi sembra che in entrambi i casi sia sfuggita quella che è la più importante novità: il divieto riguarda non solo la somministrazione, ma la vendita. L’attuale normativa vieta la somministrazione ai minori di sedici anni, ma la vendita non ha limiti. Questo DDL innalza la soglia a diciotto anni per la somministrazione, ma, cosa assai più importante, la estende anche alla vendita. Altri importanti aspetti sono il divieto di vendita alle persone in stato di alterazione e il divieto di somministrazione e vendita, a tutti, in spazi ed aree pubbliche.

Qui di seguito il testo del DDL.

DISEGNO DI LEGGE
"Disposizioni per la semplificazione degli adempimenti amministrativi connessi alla tutela della salute e altre disposizioni in materia sanitaria, di divieto di vendita o di somministrazione di bevande alcoliche, nonché per la copertura di sedi farmaceutiche".
«Art. 9-bis.

(Divieti di somministrazione e di vendita di bevande alcoliche)
 Il primo comma dell’articolo 689 del codice penale è sostituito dal seguente:
 "1. Chiunque vende per asporto o somministra bevande alcoliche di qualsiasi gradazione ai minori di anni diciotto o a persona che appaia in stato di coscienza alterato od obnubilato, o che si trovi in manifeste condizioni di deficienza psichica a causa di un’altra infermità, è punito con l’arresto fino a un anno».
 2. I titolari dei pubblici esercizi, delle attività commerciali e dei circoli privati ove si vendono per asporto o si somministrano alimenti e bevande sono tenuti ad esporre in luogo visibile cartelli recanti l’indicazione del divieto di vendita e di somministrazione di bevande alcoliche ai sensi dell’articolo 689 del codice penale.
 3. È punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da 1.000 euro a 6.000 euro e con il sequestro della merce chi vende o somministra alcolici in spazi e in aree pubblici, indipendentemente dall’età o da particolari condizioni psicofisiche degli avventori».
(**) Nota: chi conosce la differenza tra somministrazione e vendita non può che rallegrarsi della approvazione di questo DDL. Ma è meglio gioire con discrezione. Innanzitutto, perché deve ancora essere approvato dalla Camera. Secondariamente, per non sollevare diatribe ideologiche, fantasmi proibizionistici e appelli all’autocontrollo. La differenza tra somministrazione e vendita la chiariremo dopo l’approvazione definitiva.


CONTRIBUTO DI LUC THIBAULT

INFORTUNI, MORTI E STILE DI VITA
 Non si ferma lo stillicidio di vittime che ogni giorno si aggiungono a quanti hanno perso la vita la vita sul lavoro o si sono gravemente infortunati, per non dimenticare quanti si ammalano a causa delle pessime condizioni di lavoro. La tragedia dell’acciaieria Thyssenkrupp di Torino, ci porta ha parlare purtroppo dei morti e degli infortuni sul lavoro. Alcune volte, come nel caso dell’acciaieria Thyssenkrupp la responsabilità della tragedia è da imputarsi al mancato rispetto delle più elementari norme di sicurezza da parte dell’azienda, altre ancora al sistema della precarietà che determina la presenza di lavoratori privi di esperienza in mansioni altamente pericolose, altre ancora alla stanchezza determinata da turni di lavoro massacranti. Le statistiche ufficiali parlano di 1500 morti sul lavoro ogni anno in Italia, ma dimenticano di conteggiare i molti pendolari che ogni giorno perdono la vita in incidenti stradali mentre si recano sul posto di lavoro o tornano a casa a fine giornata, così come dimenticano tutti coloro che per lavoro guidano un automezzo e giornalmente trovano la morte sulla strada, così come dimenticano tutti coloro che ogni anno muoiono per "malattie professionali” contratte sul luogo di lavoro nel corso della propria vita professionale.
"Il mondo del lavoro è diventato negli anni una giungla strapiena di trappole, dove il rispetto per la vita umana e la dignità della persona sono stati immolati sull’altare della produttività e della competizione. La ricerca della sopravvivenza spinge ogni giorno centinaia di migliaia di lavoratori ad andare ben oltre i propri limiti fisici accumulando ore ed ore di straordinario, la sopravvivenza spinge altrettanti lavoratori ad accettare mansioni che danneggiano, spesso in maniera irreversibile la loro salute, la sopravvivenza spinge i pendolari a buttarsi su autostrade e tangenziali alle 5 di mattina con il sonno che percuote le tempie. Quella stessa ricerca della sopravvivenza induce a lavorare in nero in un cantiere o in un’industria senza che siano rispettate le norme di sicurezza, induce a spingere l’acceleratore nella nebbia per evitare di arrivare in ritardo, a lavorare ancora anche quando si è ormai privi della lucidità necessaria.

Questo non è vita, questo non è vivere ma sopravvivere!
Purtroppo, (i morti e infortuni dovuti alla sete di profitto sono tantissimi) non si può, non fare i conti con un altra realtà, se vogliamo parlare di "lucidità necessaria" per lavorare, e in fin dei conti, per vivere; (perché si lavora per vivere, e non si vive per lavorare); vogliamo parlare del uso delle sostanza (qualsiasi, birra, vino, cocaina, spinelli...) durante il lavoro, purtroppo anche prima; basta pensare a quanti bevono alcol prima di iniziare la giornate con il caffè corretto!
Se vogliamo il rispetto per la vita umana e la dignità della persona dobbiamo cominciare dal nostro stile di vita.
Non è con l’alcol o altre sostanze, che possiamo cambiare o contrastare  i turni infernali, la non sicurezza sui posti di lavoro, la velocità sulle strade, l’accettazione di qualsiasi lavoro, pur di prendere qualcosa.

La droga non risolve i nostri problemi ma le aggrava!
Il fenomeno dell’uso di sostanze psicoattive nei luoghi di lavoro risulta essere un problema spesso sottovalutato e sottostimato. "Una percentuale compresa tra il 4 e il 20% di tutti gli incidenti che capitano sui luoghi di lavoro, 940.000 ogni anno secondo le denunce presentate all’INAIL, risulta alcol correlata. Ciò significa che dei 940.000 infortuni segnalati, 37.000-188.000 trovano la loro causa nell’uso e abuso di alcol. Il 51% del totale degli infortuni avviene con modalità del tipo "ha urtato contro…", "ha messo un piede in fallo…", "è caduto dall’alto…", mentre l’11% è rappresentato da incidenti stradali. Questi i dati contenuti in un libretto sviluppato dal Progetto "Alcol e Lavoro" a cui l’Istituto Superiore di Sanità ha collaborato. L’opuscolo è il frutto del progetto omonimo finanziato dal Ministero della Salute che ha coinvolto le Regioni Italiane con Regione capofila la Toscana (Centro Alcologico Regionale - CAR)". Ufficio stampa Istituto Superiore di Sanità.
Nel Nord Est (area di Conegliano) è stata effettuata una indagine -in collaborazione tra lo SPISAL ed il Servizio di Pronto Soccorso dell’azienda ULSS 7 del Veneto. 430 lavoratori andati incontro ad infortunio sul lavoro ed afferiti al Pronto Soccorso sono stati sottoposti alla misurazione indiretta (aria espirata) dell’ alcolemia. Dallo studio è risultato che: 

• tracce di alcol sono state riscontrate in 158 lavoratori, rappresentanti il 36,8%
degli infortunati giunti all’osservazione 

• in 13 soggetti l’alcolemia era superiore o uguale a 40 mg/100 ml.

Questa è la soglia di comparsa di una diminuzione e rallentamento della capacità di elaborazione mentale delle percezioni e 6 di essi presentavano valore superiore a 80 mg/100ml (limite consentito per la guida in Italia). La percentuale di infortunati con valori superiori a 80 mg/100 ml è quindi anche in questo caso limitata (1,4%), come si è rilevato in altri studi analoghi . Tuttavia la prevalenza di soggetti che presentavano tracce di alcol è risultata nettamente superiore a tutti i lavori riportati in letteratura. La constatazione che solo l’1,4% degli infortunati presentava valori elevati di alcolemia è solo apparentemente rassicurante, dato che tale fenomeno interessa circa un milione di infortuni sul lavoro l’anno. Inoltre questa percentuale che del tutto arbitrariamente potremmo elevare sino al 2,3% comprendendo in quest’ultimo gruppo tutti i soggetti che hanno rifiutato di sottoporsi al test. Ciò significa che ci sono almeno 14.000-23.000 presone anno in Italia che hanno infortuni sul lavoro con alcolemie di 0.8 ma sappiamo che ci possono essere più incidenti perché lo 0.8 non è una soglia minima sotto la quale non c’è rischio infatti loro hanno riscontrato alcolemia positiva nel 36.8 % del loro campione ma che erano sotto lo 0.8. Un aspetto dai contorni difficilmente delimitabili, riguarda infortuni, sempre attribuibili all’effetto dell’assunzione di sostanze alcoliche, ma che vedono coinvolti lavoratori che svolgono la propria attività assieme o vicino a colui che ha assunto alcol. 
 L’alcol e le altre droghe possono essere collocati tra i fattori soggettivi (umani) causa di infortuni sul lavoro, perché riducono l’integrità psicofisica e alterano i tempi di reazione. Pertanto, l’azienda può ritenere, anche in base alla legge vigente, che il consumo di sostanze psicoattive richieda un intervento di sensibilizzazione e informazione per ridurre tutti i possibili fattori di rischio degli infortuni e delle problematiche correlate all’ambito lavorativo. Ma lo fanno? I sindacati, le RSU lo fanno, il Rspp lo fa?
La legge parla chiaro: "art.124 I lavoratori di cui viene accertato lo stato di tossicodipendenza, i quali intendono accedere ai programmi terapeutici e di riabilitazione (…) se assunti a tempo indeterminato hanno diritto alla conservazione del posto di lavoro (…) e, comunque, per un periodo non superiore ai tre anni (…). La stessa legge, per i soggetti con problemi e patologie alcolcorrelate, attribuisce alle regioni il compito di programmare gli interventi (anche quelli destinati al reinserimento sociale) e di individuare servizi e strutture per realizzarli".
"DPR n°303 del 1956: si fa esplicito divieto di somministrare bevande alcoliche all’interno dell’azienda, indicando nel contempo la possibilità di consumare alcolici nella mensa durante i pasti". 
"Legge quadro in materia di alcol (nota come legge Caccavari) art 15: sono i contratti collettivi a disciplinare l’assunzione di bevande alcoliche durante l’attività lavorativa; è vietata la distribuzione di superalcolici all’interno delle aziende e il divieto è esteso a tutte le bevande alcoliche nel caso di attività lavorative che comportino un elevato rischio" .
 Se è pur vero che ci sono comparti a maggior rischio, come quello edile, fonderie è anche vero che non esiste alcuna attività umana compatibile con l’uso di alcol e altre droghe. Infatti, anche se il lavoratore svolge solo attività di ufficio, sicuramente, il consumo di droghe o alcol ha un effetto negativo sulla qualità del lavoro svolto, sulle capacità di rapportarsi con gli altri individui presenti nello stesso ambiente di lavoro.  La sostanza più usata e abusata su tutti i posti di lavoro resta l’alcol; il bere al lavoro, l’avere problemi con l’alcol e la frequenza con cui ci si ubriaca possono determinare un aumento delle assenze dal lavoro per malattia, come anche ritardi o abbandoni del posto di lavoro. Occorre precisare che i problemi dovuti ad uso di alcolici possono essere causati non solo dal fatto di bere nel posto di lavoro, ma anche dal fatto di aver bevuto prima di iniziare a lavorare come dicevamo prima.
  In genere, l’assunzione di alcolici è associata alla cultura presente nel posto di lavoro, alla disponibilità di alcolici e all’alienazione. La cultura presente in azienda può essere sia di accettazione e incoraggiamento nell’uso di bevande alcoliche, che di scoraggiamento e inibizione. L’aumento del rischio di infortunio non riguarda solo l’alcolista che si presenta già ubriaco sul posto di lavoro e come tale facilmente individuabile; ma riguarda pure chi ha la consuetudine di bere anche a basse dosi (due o tre bicchieri di vino) durante la pausa mensa. La ragione è da ricercare nel fatto che anche bevendo due bicchieri di vino - 0,5m/l, il rischio di incorrere in un infortunio raddoppia. Naturalmente, il rischio di essere vittima di infortunio aumenta in proporzione alla quantità assunta, cosicché la probabilità di restare vittima di infortunio con 1m/l (3 o 4 bicchieri di vino) aumenta di sei volte e raggiunge le 30 volte con 2m/l.
 Per le altre sostanze, consigliamo la lettura del articolo di Repubblica del 20 settembre 2006 "Muratori, cottimo e stress: La cocaina invade i cantieri". «Questi nuovi drogati sono il frutto avvelenato della deregulation dell´edilizia - dice Ettore Brunelli, medico del lavoro, assessore verde alla Mobilità di Brescia - . La nostra è un´economia dopata che genera doping. Basta farsi un giro nei paesotti della bassa bresciana. Guardare i macchinoni. E sopra questi ragazzi muscolosi con gli occhi schizzati di fuori. Le stesse facce le vedi all´alba sui furgoncini. Sembrano indemoniati, sembra che vadano in guerra. E invece vanno a costruire case».

 “Per riuscire a fare qualche ora in più nei cantieri, per sobbarcarsi uno straordinario di sudore e fatica, fra macchinari e gru, magari per fare maxi turni, si ingurgita un bicchiere d’alcol di troppo, si assume qualche eccitante, si sniffa un po’, giusto per tenersi su, non sentire la fatica, rendere meglio. E poi ecco la lista di sangue composta dagli operai, friulani ma sempre più spesso immigrati, che, per l’alcol eccessivo o la droga, sacrificano la vita o parte del corpo sull’altare di un’operatività che deve essere a tutto sprint. Non ci sono premi da raggiungere, semplicemente si cerca una carica in più, un motivo per non sentire la fatica, in alcune imprese friulane, in alcuni cantieri dove alcol e droga non rappresentano, come per le classi giovani, un divertimento, uno svago, ma una necessità quasi determinata dal tipo di mansione. Purtroppo, il fenomeno è ancora sottovalutato, e difficilmente, nei referti, si trova scritto che quell’incidente o quella morte sono dovuti a bevande alcoliche o stupefacenti», dichiara Maria Maisto, responsabile del Sert dell’Azienda Medio Friuli.
Infine va ricordato che l’alcol potenzia l’effetto tossico di alcune sostanze presenti negli ambienti di lavoro con conseguenti danni, in particolare al fegato, al sistema nervoso centrale e all’apparato cardiovascolare. Nello specifico risultano dannose le seguenti associazioni:

ALCOL+ SOLVENTI (cloruro di vinile, eptano, benzolo, tricloroetilene)

ALCOL+ PESTICIDI (Dieltrin, organofosforici)

ALCOL+METALLI (piombo, mercurio, cromo, cobalto, manganese)

ALCOL+ NITROGLICERINA

  Una delle ragioni è da ricercare nel fatto che alcune sostanze impiegate nelle lavorazioni hanno come organi bersaglio gli stessi organi target dell’alcol e/o delle altre droghe (come il tabacco), cioè il sistema nervoso e il fegato. La concomitante presenza di più sostanze nell’organismo pu provocare il potenziamento dei singoli effetti secondo modelli sommativi o moltiplicativi a volte poco prevedibili. Nei casi in cui il lavoratore abbia già contratto una malattia, per esempio una epatopatia causata da tossici industriali (o per altre cause come nelle epatiti da virus), l’uso dell’alcol o altre droghe ha effetti distruttivi maggiori .
  Sappiamo che l’assunzione di alcolici rende i lavoratori più inclini a comportamenti ad alto rischio, per se stessi e per gli altri e rende inadeguate le condizioni psicofisiche rispetto a quanto richiesto, sotto il profilo della sicurezza, dall’attività lavorativa svolta. Il consumo di alcol ha quindi ripercussioni significative sul fenomeno infortunistico. In alcune realtà lavorative si possono riscontrare casi di dipendenza tra i lavoratori che spesso rendono estremamente pericolosa, anche per i colleghi, l’attività lavorativa, specie se tali persone sono adibite a mansioni particolari come la guida di mezzi di sollevamento, il controllo di impianti o di macchinari complessi.
 Uno studio effettuato nel 2001 dalla F.I.M.M.G. e condotto da 2.269 medici di famiglia convenzionati (63,6%) coinvolgendo nella rilevazione circa 62.000 assistiti, evidenzia alcuni importanti aspetti culturali e atteggiamenti personali rispetto al consumo di bevande alcoliche ed il fumo di tabacco. Per quanto riguarda il consumo di bevande alcoliche è stato usato il test C.A.G.E. Dai risultati emerge che:

. un 11,9% di persone è a rischio per le modalità di bere.

. Il 6,3% di persone adotta modalità pericolose di bere.

. Il 3,5% di persone presenta un livello crescente di dipendenza da alcol e quindi la necessità di interventi specialistici.

Considerato tutto questo, la logica più corretta è quella della Promozione della Salute.
Bisogna :
 · inserire nella valutazione dei rischi aziendali il problema della presenza del rischio da dipendenza da sostanze tra i lavoratori; · i lavoratori con questo tipo di problematiche vanno inseriti in un piano di intervento scelto in collaborazione con il medico competente, laddove sia previsto, oppure in collaborazione i servizi territoriali di alcologia  · il datore di lavoro decide di avviare un Progetto di Promozione della Salute atto a prevenire la dipendenza in un ambito più ampio stili di vita che favorisca il modificare o l’abbandono di comportamenti dannosi e l’adozione di nuove abitudini di vita, favorevoli alla salute; · la strategia per ottenere questi obiettivi prevede che il datore di lavoro coinvolga i soggetti aziendali per la prevenzione, il Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione, il Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza, il medico competente e i Servizi competenti della ASL e il volontariato sociale come gli ACAT sensibilizzare i lavoratori sui rischi connessi all’assunzione di bevande alcoliche, sia durante il lavoro che fuori dal lavoro, con lo scopo di ottenere un guadagno complessivo di salute riducendo i comportamenti a rischio;

. rilevare opinioni e comportamenti relativi ad alcol e lavoro per migliorare le conoscenze in merito al problema sul territorio;

. alzare il livello di percezione del rischio negli ambienti di lavoro e nella comunità;

. contribuire a ridurre, attraverso la limitazione dei consumi alcolici, i rischi di infortunio sul lavoro, di incidenti stradali e domestici e l’insorgere o l’aggravarsi di patologie alcol correlate;

. sviluppare, attraverso la costruzione di un gruppo di progetto in ogni azienda coinvolta, la capacità di gestire eventuali problematiche alcol correlate;

. migliorare e favorire la conoscenza e l’applicazione della legislazione a riguardo negli ambienti di lavoro;

. aumentare le conoscenze sui possibili percorsi terapeutici e di sostegno riservati alle patologie alcol correlate.

(Da Progetto Alcol e Lavoro. 30 marzo 2007)
 Anche tra le mura domestiche si registrano sempre più incidenti dovuti allo stato confusionale indotto dall’alcol. Nel 2003 gli infortuni domestici sono stati 4,5 milioni, con 8 mila morti (fonte ISPESL).

Tra il 4 e il 20% di tutti gli incidenti che capitano sui luoghi di lavoro (940.000 ogni anno secondo le denunce presentate all’INAIL) risultano alcool correlati.

. Dei 940.000 infortuni segnalati, quindi, 37.000-188.000 trovano la loro causa nell’uso di alcool.

. (fonte Istituto Superiore di Sanità).

VIVERE SENZA DROGHE SIGNIFICA AVERE UNA MENTE LIBERA
AVERE UNA MENTE LIBERA SIGNIFICA REAGIRE

LUC THIBAULT (servitore insegnante ACAT Pedemontana)


IL GAZZETTINO (Venezia)

Un progetto per la soluzione delle problematiche giovanili 

"Felix", come aiutare i ragazzi in balia di droghe e alcol 

Portogruaro

Nelle scuole, nelle strade, nelle piazze e nei bar per avvicinarsi ai giovani che fanno uso di alcol e droga. Sono stati presentati ieri, in Villa Comunale, alla presenza di amministratori, dirigenti e tecnici dei servizi socio-sanitari, i risultati ottenuti dal progetto Felix, che utilizza una metodologia innovativa di approccio alle problematiche giovanili. Il progetto, finanziato dalla Regione Veneto e ideato dalla Cooperativa Ape di Portogruaro, si basa su due principali strumenti: lo spazio giovani e l’operatività di strada. Se lo spazio giovani, uno spazio di incontro gestito assieme alla cooperativa L’Arco e finalizzato a migliorare le capacità di relazione con gli altri, non rappresenta una novità, è invece innovativa, almeno nel Portogruarese, la metodologia dell’operatività di strada. Operatori esperti sulle tematiche collegate al mondo delle sostanze psicotrope, in collaborazione con il Sert di Portogruaro, lavorano nell’informalità, nei luoghi di aggregazione spontanea del mandamento, per avvicinarsi alle persone ed offrire loro un servizio di facile accesso con un approccio non giudicante. Oltre al lavoro "in strada" il progetto Felix utilizza anche altri mezzi per comunicare con i giovani, dagli sms (6851 quelli ricevuti) a Messenger. Le problematiche sollevate dai giovani agganciati grazie al progetto Felix non sono legate esclusivamente all’uso di alcol e droga ma spaziano dalla sessualità ai rapporti amicali, all’inserimento nel mondo del lavoro. Ecco quindi che gli operatori di Felix rappresentano una sorta di filtro con il Sert, il Centro per i disturbi alimentari, i servizi sociali, la Prefettura e la Questura. Durante l’anno sono stati contattati 2312 studenti. Oltre un centinaio quelli con i quali si è instaurata una relazione. I dati, pur non rappresentativi della popolazione ma altrettanto significativi, indicano che il 73 per cento degli utenti del progetto sono maschi e che la media dell’età è di 17 anni. Il 34 per cento ha sollevato problematiche legate alle reazioni amicali, il 24 all’uso di sostanze e il 21 per cento alla sessualità. Dai dati relativi all’uso di sostanze emerge che i ragazzi che hanno affermato di fare uso di cannabis sono il 50 per cento del totale, i poliassuntori il 29 per cento mentre quelli che consumano solo alcol il 21 per cento. Sette i ragazzi che sono già stati inviati al Sert, un servizio che giornalmente tratta 200 persone e che gestisce 4 mila cartelle. "Questo è un territorio - ha affermato il primario del Sert, Piero Pili - ad alta utenza e consumo di sostanze. Una famiglia su otto è coinvolta da problemi alcol-droga correlati. Quast’area detiene il record nazionale dell’uso più precoce di alcol. Più del 25 per cento dei giovani viene infatti a conoscenza delle sostanze alcoliche prima degli 11 anni. Oltre il 50 per cento degli studenti delle superiori fa uso di cannabis. Negli ultimi anni abbiamo infine registrato un nuovo boom del consumo di eroina. Sono convinto - ha concluso - che la collaborazione con la cooperativa Ape sia importante e fondamentale. Felix ci garantisce infatti un contatto precoce con i consumatori, permettendoci di intervenire prima delle frequenti evoluzioni tragiche dei casi seguiti".

Teresa Infanti


IL TIRRENO

NOTTI SICURE 
«Alcolici anche dopo le 2» le discoteche contestano i divieti
PISTOIA. «Niente alcol dopo le due di notte, una legge che non risolve il problema della sicurezza stradale, noi chiediamo di abolirla subito». Questo in sintesi l’appello che lanciano i proprietari di discoteche iscritti al Silb, il sindacato locali da ballo che fa parte della Fipe-Confcommercio (Federazione di pubblici esercizi). Ieri si sono incontrati a livello regionale nella sede della Confcommercio di Pistoia, dove hanno anche tenuto una conferenza stampa. Erano presenti per il Silb: Carlo Caldini presidente regionale, Maurizio Pasca vicepresidente nazionale, Roy Giusti presidente provinciale, Attilio Pecora avvocato del sindacato nazionale e Aldo Cursano presidente regionale Fipe.
 «I ragazzi non vengono da noi per bere ma per divertirsi, e di solito fanno una consumazione sola, anche perché costa 10 euro e non vogliono spendere tanto» dicono al Silb, indicando il prezzo della consumazione come deterrente per l’abuso di alcol.
 Le discoteche della zona sono frequentate da ragazzi di un’età media di 22-23 anni. Da ottobre, da quando è scattata la legge che vieta l’alcol dopo le due nei locali da ballo, hanno perso il 30% circa della clientela. Ragazzi a cui evidentemente non basta divertirsi senza bere ad oltranza. E il peggio, dal punto di vista economico deve ancora venire: «Ve lo immaginate a capodanno - tuona Caldini indignato - nelle discoteche non si potrà bere e dalle altre parti sì. Dove pensate andrà la gente?». I proprietari di locali da ballo infatti sottolineano quella che per loro è una vera ingiustizia: «Dopo le due di notte possono vendere alcolici i bar, i pub e i ristoranti, i locali con intrattenimento e spettacoli no. Assurdo». (*)
 Critici poi anche nella valutazione delle pene: fare chiudere i locali come è successo di recente a Pistoia, da 7 a 30 giorni «è un danno grosso, una sanzione sproporzionata rispetto a quelle che si danno a chi si ubriaca a provoca incidenti».
 Ecco, «meglio dare pene severe a chi beve troppo» ribadiscono i proprietari di locali da ballo. Poi vogliono liberarsi una volta per tutte «da questi sensi di colpa che ci infliggono i media: se i giovani bevono non è colpa delle discoteche, è un ben più complesso problema sociale». Fanno poi notare che vietare alcolici dopo una certa ora «non porta a bere meno, perché i ragazzi escono dal locale, si comprano da bere e rientrano, oppure si portano dietro delle bottigliette, ecco quello che succede ora».
 I rappresentanti del Silb hanno precise proposte da presentare al governo, come spiega il loro avvocato Attilio Pecora: «Prima di tutto bisogna investire di più per la sicurezza sulle strade. Poi vietare ai minori di 16 anni, anzi meglio ai minori di 18 anni, non solo la somministrazione di alcolici ma anche la vendita». Per loro conto i proprietari di discoteche propongono: «Individuare un guidatore per ogni gruppo, e quello non beve. Fa il test all’uscita della discoteca. Per premio avrà un ingresso gratis».
I.P. 
(*) Nota: è ampiamente dimostrato che ai gestori dei locali da ballo non importa nulla della sicurezza stradale. La loro attuale preoccupazione è che con questa normativa alcuni loro clienti si riforniscono altrove. Dopo aver ribadito che in passato i gestori del locali del divertimento notturno non hanno mai affrontato seriamente la questione, bisogna riconoscere che, in effetti, la legge che vieta gli alcolici dopo le due unicamente nei locali con intrattenimento è discriminante.


IL GAZZETTINO (Rovigo)

I volontari di Blu Soccorso saranno nei locali pre-disco di Lendinara e Rovigo per una campagna anti-sballo 

Alcol test anonimi per un Natale sicuro

Per un Natale sicuro meglio un bicchiere in meno e un po’ di autocontrollo in più.

Una mano ai giovani che eccedono con le bevande alcoliche mettendo a rischio la propria e l’altrui incolumità, punta a darla l’iniziativa "Natale sicuro" promossa dall’associazione Blu Soccorso di Lusia in collaborazione con l’assessorato provinciale alle Politiche giovanili e il patrocinio del Comune di Lendinara che aderisce con il proprio Forum giovani.

Per tre notti, dalle 23.30 alle 2, i volontari di Blu Soccorso saranno presenti all’interno dei locali con un banchetto nel quale i giovani potranno eseguire volontariamente un alcol test misurando il grado di alcolemia presente nel loro sangue ed, eventualmente, evitare di mettersi al volante se questo eccede i limiti di legge. Il test sarà completamente anonimo e non comporterà alcuna conseguenza sul piano personale per i ragazzi ma servirà agli organizzatori dell’iniziativa per monitorare il fenomeno dell’abuso di alcol tra i giovani e pianificare contromisure e prossime campagne di sensibilizzazione.

«I volontari di Blu Soccorso - ha spiegato ieri l’assessore alle Politiche giovanili Tiziana Virgili - saranno venerdì 14 dicembre al "Mamma mia" di Lendinara, sabato 22 dicembre al Cortez di viale Porta Po e sabato 29 dicembre incontreranno i ragazzi che frequentano il Millionaire sempre di viale Porta Po. Chi vorrà potrà testare il suo tasso di alcol nel sangue in modo del tutto anonimo, ma i dati raccolti serviranno all’osservatorio su questo fenomeno collegato alla campagna "Locale amico" promossa dalla Provincia, dalle associazioni di categoria e dell’Ulss 19. A tutti i gestori e titolari dei locali che ci ospiteranno verranno donate confezioni del nostro drink analcolico Happy Hope, risultato vincitore del concorso che ha messo a confronto la creatività dei barman polesani».

Nei locali saranno affisse locandine che promuovono l’iniziativa e ai ragazzi sarà distribuito materiale che ricorda i rischi che si corrono quando si guida in uno stato di alterazione psicofisica dovuto all’assunzione di alcol o droghe.

F.P.


EMERGENZA ALCOLISMO (Tratto da ILMASCALZONE.IT)

Gli effetti dell’alcol sulla guida Etilometro on line

Tutto quello che avresti voluto sapere sull’uso e abuso dell’alcol e sulle conseguenze alla guida Un progetto del Comune di Modena finanziato dalla regione Emilia-Romagna

Che effetto hanno due bicchieri di vino o una birra media sulla guida?

Saperlo, prima di mettersi al volante, può servire a non finire dritti all’ospedale

Crash, la rubrica di Stradanove dedicata agli effetti dell’alcol sulla guida, offre strumenti semplici e interattivi per misurare la propria capacità di guida, per diventare più responsabili quando si è per strada.

Per questo c’è l’Etilometro di Stradanove, uno strumento di prevenzione per gli incidenti: segnalate cosa avete bevuto, l’etilometro vi dirà quanti grammi di alcol avete nel sangue e i relativi effetti che provoca al vostro organismo nel caso di guida.

Stradanove, inoltre, mette a disposizione un esperto che è disponibile ad ascoltare la voce di chi è passato per l’esperienza di un incidente, o di chi ha avuto pareti e amici feriti o deceduti in un incidente. Spesso, infatti, è importante parlare della propria esperienza per superare difficoltà di tipo psicologico che possono aver lasciato una traccia.


IL GAZZETTINO

Hanno preso il via le tappe preliminari del processo nel quale una ragazzina ha subito violenza da sette coetanei 

Ubriacata e stuprata dal branco 

Gli abusi a ripetizione nell’estate del 2005. La denuncia a una psicologa sette mesi più tardi

Un gruppo di diciassettenni ha approfittato della festa, organizzata in una casa alla periferia di Pordenone, per architettare - secondo la ricostruzione degli inquirenti - un’azione ignobile: una violenza sessuale di gruppo. Sette amici (sei ancora minorenni), nell’estate del 2005, hanno fatto bere un’amica fino a renderla del tutto incosciente, tanto che non riusciva a reggersi in piedi (in verità c’è chi sostiene che la ragazza, 16 anni, come altri coetanei avesse assunto autonomamente gli alcolici, ma ciò non rende meno angosciante quanto le è poi accaduto). A quel punto, sorreggendola a braccia, l’avrebbero fatta uscire dalla casa e l’avrebbero condotta in un luogo appartato dove - da quanto emerso dagli accertamenti ordinati dal pm Annita Sorti - l’avrebbero a turno costretta a subire violenza sessuale ripetutamente, senza arrivare a rapporti completi, ma comunque ad azioni di una crudezza terrificante. La ragazza - è emerso dalle indagini - sarebbe rimasta in uno stato di semincoscienza, dovuto all’alcol che aveva bevuto, pur rendendosi sempre conto di quanto le stava accadendo. Gli autori della violenza -per l’accusa - avrebbero spogliato l’amica, rendendosi protagonisti di carezze, ma non solo, tanto proibite quanto agghiaccianti. I sette amici l’avrebbero poi ricondotta alla festa, abbandonandola esanime su un divano dove, dopo qualche ora, venne raccolta da un’amica che la fece salire sull’auto del padre, che l’ha riportò a casa. Intanto gli autori dello stupro continuarono a divertirsi come se nulla fosse accaduto.

La violenza sessuale, forse a causa della vergogna e delle ferite psicologiche e fisiche patite, è rimasta nascosta nell’inconscio della ragazzina per quasi un anno. I genitori, notati i continui sbalzi d’umore e l’instabilità emotiva della figlia, si sono infine decisi a farla seguire da una psicologa. È stato durante un’incontro con la terapeuta che la giovane, intanto diventata maggiorenne, ha trovato la forza per levarsi quell’enorme peso dall’anima, confessando le violenze subite dal branco. I fatti sono stati così segnalati alla Procura della repubblica di Pordenone che ha avviato un’approfondita inchiesta al termine della quale è stato deciso di esercitare l’azione penale. L’unico ragazzo maggiorenne è stato iscritto sul registro degli indagati, con l’accusa di violenza sessuale con l’aggravante degli abusi di gruppo. Gli altri sei ragazzi, che all’epoca dell’abuso sessuale non avevano compiuto 18 anni (oggi sono maggiorenni), sono stati invece indagati dalla Procura dei minorenni di Trieste.

A Pordenone il procedimento penale nei confronti del maggiorenne è già stato avviato. Il giovane è sfilato davanti al giudice dell’udienza preliminare ed è stato incalzato dal pm Sorti e dal legale di parte civile, mentre il l’avvocato che cura la difesa avrebbe provato a sostenere che la ragazza era consenziente e che in fondo il cliente, come gli altri componenti del branco, non si era reso protagonista di azioni gravi e ignobili. «Le prove raccolte dagli inquirenti - ha detto l’avvocato che assiste la ragazzina - testimoniano di un fatto gravissimo, agghiacciante e di una crudeltà senza fine. Non siamo di fronte a una mano morta, ma a uno stupro di gruppo seppure senza penetrazione».

Roberto Ortolan


IL GAZZETTINO (Treviso)

MIANE 
Finisce con l’auto nel fossato 61enne assolto dal giudice

(l. a.) Che fosse ubriaco non c’era dubbio, ma l’auto che stava manovrando (e che finì in un fosso) non si trovava sulla pubblica via. Il 61enne mianese G. R. è stato assolto in secondo grado dall’accusa di guida in stato di ebbrezza. In prima istanza l’uomo era stato colpito da un decreto penale di condanna emesso dal gip di Treviso. Ieri, il mianese si è opposto a tale provvedimento davanti al giudice monocratico Deli Luca del Tribunale di Conegliano. Nel corso del dibattimento, G. R. ha raccontato in prima persona la sua versione della vicenda, che risale a pochi anni fa: l’uomo era reduce da una discreta bevuta con un amico, al termine della quale si mise al volante della sua auto (che si trovava in area privata) senza muoverla, in attesa che passasse la sbornia. Una piccola manovra avrebbe però fatto finire la vettura nel vicino fossato. L’auto restò ferma, inclinata di 60 gradi, poi fu recuperata. La difesa ha chiesto l’assoluzione di G. R. (al quale la patente fu sospesa per due mesi, solo passati i quali il giudice di pace fissò l’udienza per il ricorso) tenuto conto che il singolare incidente è avvenuto in un’area privata. Il giudice ha assolto l’imputato perché il fatto non costituisce reato e ha revocato il decreto penale di condanna.


IL TEMPO

Guida in stato di ebbrezza denunciata

Sant’Elia I carabinieri del Norm della Compagnia di Cassino hanno deferito in stato di libertà una 33 enne di Ceprano per guida in stato di ebbrezza alcolica. La predetta, fermata durante un controllo alla circolazione stradale e sottoposta ad accertamento etilometrico, è risultata con un tasso alcolemico superiore a quello consentito dalla norma con conseguente ritiro, inoltre, della patente di guida.


LA REPUBBLICA SALUTE

La ricerca di anticancro in birra e agrumi

di Alessandra Margreth
Una corretta alimentazione è fonte di lunga vita. In un corpo sano infatti un tumore si sviluppa con maggiore difficoltà. Uno studio pubblicato sulla rivista "Cancer" riporta i dati relativi allo Xantumolo, un flavonoide contenuto nel luppolo della birra. Secondo l’indagine, questa sostanza possiede proprietà antileucemiche. La ricerca è stata condotta da un gruppo coordinato da Adriana Albini, responsabile ricerca oncologica dell’Istituto Scientifico MultiMedica di Milano e da Nicoletta Ferrari, dell’Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro di Genova. Spiega la Albini: "I nostri studi mostrano come lo Xantumolo possa inibire proliferazione e vitalità di cellule tumorali. Questa sua doppia capacità, sia di colpire direttamente le cellule maligne sia di inibire le cellule endoteliali, indica promettenti caratteristiche anti-tumorali di questa sostanza. Le birre contengono una bassa concentrazione di Xantumolo: dunque bisogna pensare a una possibile formulazione farmacologia della molecola. Ovviamente la birra è una bevanda alcolica che va consumata con moderazione. Ma è interessante che presenti proprietà anti-ossidanti e chemioprotettive". (*)
La pianta del luppolo viene usata per dare alla birra sapore e aroma caratteristici. Nella scorza degli agrumi vi sono sostanze che frenano angiogenensi e infiammazione secondo una ricerca recentemente pubblicata su Molecular Cancer Therapeutics e condotta da un gruppo di ricerca oncologica dell’Istituto Scientifico Multimedica: oggetto dello studio, un derivato sintetico dei terpeni oleanici, oli essenziali il più noto dei quali è il limonane che si trova appunto nella scorza degli agrumi. Altri alimenti amici della salute? Gli specialisti segnalano, ad esempio, broccoli, carote, pomodori, aglio, peperoncino, tè verde e succo di mirtillo.
(*) Nota: il luppolo è quasi ubiquitario, cioè cresce un po’ dappertutto, ma non nella birra. Si ripete la storia del resveratrolo. In entrambi i casi sono sostanza che si trovano accidentalmente associate all’alcol, oltretutto a dosaggi insignificanti.

VIRGILIO NOTIZIE

Non potendo portare la vodka in volo, la beve tutta

Germania, la ’prodezza’ ha portato l’uomo in ospedale

BERLINO, 13 DIC - All’aeroporto di Norimberga un uomo voleva portare una bottiglia di un litro vodka in volo ma, al rifiuto degli agenti, l’ha bevuta tutta. Il gesto e’ stato compiuto da un tedesco di 64 anni diretto a Dresda, fermato perche’ non poteva portare il liquore nel bagaglio a mano. Gli e’ stato poi offerto di pagare un piccolo sovrapprezzo ma, visibilmente arrabbiato, si e’ bevuto il litro di vodka. All’uomo, portato in ospedale, e’ stato diagnosticata un’intossicazione, ma adesso e’ fuori pericolo.


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Venerdì, 14 Dicembre 2007
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