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Notizie brevi 24/12/2007

Lettera di Natale a Gesù Bambino

Ahmetovic il rom che uccise 4 ragazzi finisce in carcere (finora stava in un residence)
Perdonaci Signore, ma a noi non dispiace…il nostro cuore, oggi, ci dice questo
E se non fossimo sinceri con te, caro Gesù, non potremmo mai perdonarcelo


foto tratta da Repubblica - Chiodi/Ansa

(ASAPS) ASCOLI PICENO, 21 dicembre 2007 – Vorremmo chiederti perdono, caro Gesù Bambino… Certo, non per la nostra mancata indulgenza, che resta un atto umanitario, intimo, e che in questo caso non sarebbe toccato nemmeno a noi concedere.
Perdona semmai la condizione di forte emotività, positiva, che ci ha colti quando abbiamo sentito la notizia che Marco Ahmetovic è tornato in carcere.
Ahinoi, non perché la morte di Eleonora, Davide, Danilo ed Alex lo esigesse, ma perché il giovane rom – per il quale l’omicidio dei quattro ragazzini di Appignano del Tronto si stava trasformando nell’occasione della propria vita – ha violato le prescrizioni della custodia cautelare alla quale era sottoposto.
Non ti sarà infatti sfuggito, caro Gesù Bambino, che quel giovane ubriaco che aveva stroncato la vita dei “ragazzi del muretto”, aveva un altro conto in sospeso con la legge di noi uomini.
È accusato di aver commesso una rapina ad un ufficio postale, e le sue impronte erano state trovate sul volante di un’auto rubata, finita distrutta durante l’inseguimento da parte dei Carabinieri e che era stata trovata vuota una volta raggiunta, ribaltata in un fossato.
Ci sono voluti altri Carabinieri, che hanno intercettato le telefonate di questa pecorella smarrita, per poter dimostrare la sua disubbidienza alla legge degli uomini, che sembrava avergli riservato un’inaspettata clemenza, certo mal riposta.
Intercettazioni…
Come se non potessero bastare le decine di trasmissioni che avevano documentato i frequenti contatti tra lui ed il mondo esterno, che aveva cominciato a ripetere con eccessiva frequenza il suo nome: nome ignorato fino a quella sbronza dalle conseguenze nefaste solo per adolescenti che l’alcol lo avevano sì e no assaggiato appena, quando un giudice lo aveva vergato su un decreto penale di condanna…
Pena pesante, qualcuno aveva detto, per un omicidio “stradale” plurimo, ma di fatto inapplicata, perché invece di una cella gli era stato riservato un residence sull’Adriatico.
Non una reggia, ma nemmeno una galera… Di certo una condizione che, caro Gesù, Bambino tutto poteva fuorché redimerlo e riportarlo con la sua espiazione ad essere un cittadino onesto, con l’accusa aggiunta successivamente di essere anche un ladrone.
Forse li hai mandati tu, i Carabinieri, a sottrarre Marco da una società che non riesce ad essere giusta nemmeno quando esercita la propria Giustizia. Beh, hai fatto bene.
Perdonaci se ci sentiamo felici per questa nuova (e secondo noi più adatta) condizione di un giovane uomo che aveva trasformato la morte (degli altri) da egli stesso indotta, in propria rinnovata vita.
Perdona questi peccatori che osano rivolgerti un siffatto pensiero, Gesù Bambino, ma perfino quell’uccellaccio pagano che gli antichi chiamavano “araba fenice” doveva prima bruciare se intendeva poi risorgere.
Marco Ahmetovic, non poteva pensare di riservare ad altri un così terribile destino, per trovare comodamente la via della ricchezza o della notorietà, che in questi tempi così bui sembra valere più del denaro, tuo nemico giurato. Non sappiamo se parlarti così ci onora, ma il nostro cuore, oggi, ci dice questo. E se non fossimo sinceri con te, caro Gesù, non potremmo mai perdonarcelo. (ASAPS)


© asaps.it
Lunedì, 24 Dicembre 2007
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