foto tratta da Repubblica - Chiodi/Ansa
(ASAPS) ASCOLI PICENO, 21 dicembre 2007 – Vorremmo
chiederti perdono, caro Gesù Bambino… Certo, non per la nostra mancata indulgenza,
che resta un atto umanitario, intimo, e che in questo caso non sarebbe toccato nemmeno
a noi concedere. Perdona semmai la condizione di forte emotività, positiva,
che ci ha colti quando abbiamo sentito la notizia che Marco Ahmetovic è tornato
in carcere. Ahinoi, non perché la morte di Eleonora, Davide, Danilo ed
Alex lo esigesse, ma perché il giovane rom – per il quale l’omicidio dei
quattro ragazzini di Appignano del Tronto si stava trasformando nell’occasione
della propria vita – ha violato le prescrizioni della custodia cautelare alla
quale era sottoposto. Non ti sarà infatti sfuggito, caro Gesù Bambino, che quel
giovane ubriaco che aveva stroncato la vita dei “ragazzi del muretto”, aveva un
altro conto in sospeso con la legge di noi uomini. È accusato di aver commesso una rapina ad un ufficio
postale, e le sue impronte erano state trovate sul volante di un’auto rubata,
finita distrutta durante l’inseguimento da parte dei Carabinieri e che era
stata trovata vuota una volta raggiunta, ribaltata in un fossato. Ci sono voluti altri Carabinieri, che hanno intercettato
le telefonate di questa pecorella smarrita, per poter dimostrare la sua
disubbidienza alla legge degli uomini, che sembrava avergli riservato
un’inaspettata clemenza, certo mal riposta. Intercettazioni… Come se non potessero bastare le decine di trasmissioni
che avevano documentato i frequenti contatti tra lui ed il mondo esterno, che
aveva cominciato a ripetere con eccessiva frequenza il suo nome: nome ignorato fino a quella sbronza dalle
conseguenze nefaste solo per adolescenti che l’alcol lo avevano sì e no
assaggiato appena, quando un giudice lo aveva vergato su un decreto penale di
condanna… Pena pesante, qualcuno aveva detto, per un omicidio “stradale”
plurimo, ma di fatto inapplicata, perché invece di una cella gli era stato
riservato un residence sull’Adriatico. Non una reggia, ma nemmeno una galera… Di certo una
condizione che, caro Gesù, Bambino tutto poteva fuorché redimerlo e riportarlo con
la sua espiazione ad essere un cittadino onesto, con l’accusa aggiunta
successivamente di essere anche un ladrone. Forse li hai mandati tu, i Carabinieri, a sottrarre Marco
da una società che non riesce ad essere giusta nemmeno quando esercita la propria Giustizia.
Beh, hai fatto bene. Perdonaci se ci sentiamo felici per questa nuova (e secondo noi più adatta) condizione di
un giovane uomo che aveva trasformato la morte (degli altri) da egli stesso indotta, in propria rinnovata vita. Perdona questi peccatori che osano rivolgerti un siffatto
pensiero, Gesù Bambino, ma perfino quell’uccellaccio pagano che gli antichi
chiamavano “araba fenice” doveva prima bruciare se intendeva poi risorgere. Marco Ahmetovic, non poteva pensare di riservare ad altri
un così terribile destino, per trovare comodamente la via della ricchezza o
della notorietà, che in questi tempi così bui sembra valere più del denaro, tuo
nemico giurato. Non sappiamo se parlarti così ci onora, ma il nostro cuore,
oggi, ci dice questo. E se non fossimo sinceri con te, caro Gesù, non potremmo
mai perdonarcelo. (ASAPS)
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