(ASAPS) PARIGI, 24 dicembre 2007 – Il presidente francese
Nicolas Sarkozy, in qualche modo, è ai vertici del paese dal 2002. Da quel momento,
bisogna dargliene atto (e l’Asaps lo ha fatto più volte), uno degli obiettivi
principali della propria azione politica è stato quello di “sradicare” le
tante, tantissime insicurezze del proprio paese. Tra queste, quella stradale:
le postazioni radar si sono moltiplicate, è stata istituita la patente a punti,
è stato raggiunto un altissimo livello di condivisione nella gente e finalmente
il numero di vittime è progressivamente diminuito: si è passati dagli 8mila
morti del 2002 a
meno di 5mila nel 2006. Ora, vuole portare il paese a quota 3mila decessi. La velocità e l’alcol sono divenuti i nemici pubblici
numero uno: tutte le categorie di utenti della strada, dal pedone al ciclista,
dal motociclista al veicolo da turismo fino a quello commerciale, hanno
ricevuto la propria “razione” di norme specifiche. L’installazione dei radar, per esempio, ha drasticamente
ridotto la velocità media, ha costretto tutti a “misurare” la propria velocità
e adeguarla ai limiti imposti, senza dare l’impressione di “fare cassa”, senza
fornire cioè pretesti polemici ai tanti, troppi delatori pronti a scagliarsi
contro una qualsiasi restrizione delle proprie libertà: in questo caso,
lasciatecelo dire, libertà di farsi male e di farne al prossimo. Gli incidenti sono diminuiti da subito, soprattutto quelli
mortali o con feriti, prima con decrementi clamorosi e poi, pur con qualche
eccezione, con un trend annuale stabile a -2%, che consentirà comunque a Parigi
di centrare (lo ha praticamente già fatto) il traguardo europeo del 2010. Il tutto senza che l’effetto “annuncio”, come è avvenuto
in Italia con la Patente a Punti, venisse poi di fatto annullato
dall’incapacità dello Stato di far rispettare leggi tanto annunciate: le forze
di polizia francesi registrano una continua crescita nel numero di verbali
elevati, ma le abitudini di chi sta al volante sono decisamente cambiate. Quando l’Eliseo ha dato il via al “Permis à Points”, non
si è assistito al panico generale: la Repubblique ha messo a disposizione di
tutti la “conoscenza” delle nuove regole, assumendo nel contempo credibilità ed
autorevolezza per una scelta così severa, mostrando che con la legge non si
scherza e smorzando subito sul nascere ogni velleità di puro garantismo. I controlli si sono intensificati ed oggi, ogni francese
che mette in moto e si inserisce nel traffico, sa benissimo di poter tornare a
casa con qualche punto in meno e che non potrà contare su “una tantum”
premiale. Oltralpe, rispettare il codice della strada – o non essere beccati in
flagranza – non comporta essere premiati con due punti a biennio: chi vede
rosicchiata la propria riserva, deve frequentare corsi, sostenere esami,
spendere soldi. Dunque, i contachilometri si mantengono a velocità
compatibili con la vita, le cinture sono allacciate con costanza ovunque, il
casco è sempre regolarmente indossato ed il tasso alcolemico resta sempre più
spesso compatibile alla soglia legale. Ma nonostante la sinistrosità abbia raggiunto livelli
degni di uno stato civile, la statistica indica ancora con assoluta certezza
che le cause di lesione e morte restano sempre le stesse: prima di tutto
l’alcol, poi la velocità, il mancato uso delle cinture e l’uso del telefono. Con il 2010 ormai alle porte, Sarkozy ha pensato bene di
mettere in cantiere un altro ambizioso progetto, da realizzare entro il 2012,
quando terminerà il suo primo mandato. Giusto ieri (21 dicembre), il capo dello
stato francese appena tornato dall’Italia, ha presidiato un consiglio ristretto
sulla sicurezza stradale, dichiarando la propria intenzione di portare a 3mila
il numero di morti. Un traguardo possibile, visto che il 2007 potrebbe
presentare un conto di 4.500 vittime. Il luogotenente di Nicolas Sarkozy, in questo campo, si
chiama Jean-Louis Borloo, ministro dell’ecologia e della sicurezza stradale: la
sua ambizione è di giungere a non più di 2.500 decessi, ma visto che il trend
annuale evidenziato nell’anno in fase di chiusura è del -2%, è evidente che
servono idee nuove. Entro gennaio arriveranno i fondi per raddoppiare gli
attuali sforzi in materia di contrasto alla guida in stato di ebbrezza alcolica
e da stupefacenti, mentre 2.500 nuovi radar saranno presto installati da qui ai
prossimi 5 anni. Ma la riforma vera riguarda i giovani: presto, i candidati al
conseguimento della patente, dovranno integrare l’attuale programma
addestrativi con corsi pratici di guida sicura. Del resto, sono proprio loro il
futuro della società. (ASAPS)
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