Il dolore dei
colleghi. Affranto il comandante Mamone
«Per me era come un figlio»
S. I.
Una tristezza
infinita, non sanno capacitarsi che Oscar non ci sia più. I colleghi della
polizia stradale di Riva del Garda sono sconvolti. L´amico campione se n´è
andato. Un nodo alla gola, un vuoto nel cuore. Le lacrime scivolano sulle
gote, il comandante della polizia stradale Salvatore Mamone trattiene a
stento la commozione. «Un ragazzo solare - dice - una persona cordiale,
gioviale, un collega capace, preciso, sempre presente. Sentiremo la sua
mancanza in maniera incredibile. C´è da non crederci». Dal 1993 Bellini è
in forza alla Stradale di Riva. «Qua siamo tutti come in famiglia. Ed è
come se avessi perso un figlio. Per me Oscar era un figlio, per gli altri
un fratello. Come in ogni famiglia ci si scontra, si discute, ci si
arrabbia, poi un caffè e amici come prima. Era una persona saggia che
sapeva ascoltare, chiedeva consigli, si confidava.
Eravamo tutti orgogliosi di lui. Era il nostro fiore all´occhiello,
vinceva ovunque in sella alla moto. Era bravo come agente. Si faceva
benvolere da tutti. Amava la sua famiglia sopra ogni misura. E proprio
ieri (venerdì per chi legge) l´ho rimbrottato. Gli avevo proposto il corso
per diventare vicesovrintendente ma lui ha rifiutato: non voleva staccarsi
dalla sua famiglia per due mesi. Amava Elena e i suoi figli sopra ogni
cosa».
Mamone non capisce l´incidente: «Deve essere successo qualcosa, non è da
lui uscire di strada così. La sua scomparsa lascia un vuoto profondo».
Affranto anche Gino Sembenini che con Oscar ha lavorato alla preparazione
di tante gare: «Un buon ragazzo, ci siamo sempre capiti al volo. Andava
molto forte in moto, era uno da mettere in pista ai massimi livelli».
Anche Sembenini non si spiega il tragico schianto: «Qualcosa di imprevisto
deve essere capitato, lui quella strada la conosceva a perfezione, è
incomprensibile un incidente così».
Da “L’Adige” del 15
agosto 2004
L´agente della
Polstrada stava tornando a casa a Mori alle tre di notte.
Nessuna frenata prima
dell´impatto fatale
Si schianta il «poliziotto volante»
Oscar Bellini, 41 anni, muore in moto contro le rocce a Nago
Nel 2002 aveva lasciato le gare per dedicarsi alla famiglia
Sconvolti gli amici motociclisti: «Era il più forte.
O ha avuto un malore
oppure c´è stato qualche imprevisto»
Uno schianto
tremendo contro la roccia che costeggia la strada tra Torbole e Nago e la
vita di Oscar Bellini è volata via in una tiepida notte d´estate. Per
tutti era il «poliziotto volante» e la sua fama se l´era conquistata sulle
piste in sella alle potenti moto da gara con cui aveva conquistato
vittorie e titoli importanti. Bellini, 41 anni, era di Mori ed era in
forza alla Polstrada di Riva. L´altra notte stava tornando a casa, erano
da poco passate le tre quando ha perso il controllo della sua Kawasaki
Z1000 che come un proiettile s´è schiantata contro le rocce. Per Oscar
(foto) l´impatto è stato fatale. Aveva corso fino al 2002, poi decise di
dedicarsi alla famiglia. Ma ora a Elena e ai piccoli Amedeo e Leonardo non
resta che piangere un marito e un papà ucciso dalla grande passione per le
moto.
Il poliziotto volante
aveva smesso di correre
A 41 anni si era dedicato alla famiglia e alla divisa
Di DAVIDE PIVETTI
Il «poliziotto volante»
aveva smesso di correre e forse non sarebbe più tornato su una pista per
giocarsi la vittoria come aveva fatto tante volte negli ultimi anni. Ma
tutto si poteva chiedere ad Oscar Bellini tranne che di rinunciare alla sua
grande passione per la moto, quella di grossa cilindrata, quella che ti
regala emozioni forti, che purtroppo non ti può proteggere quando le cose
non vanno come dovrebbero.
Oscar Bellini aveva 41 anni. Era nato e cresciuto a Mori, viveva nella sua
casa di via Viesi, al civico 37, assieme alla moglie Elena e ai due
giovanissimi figli, Amedeo, di 11 anni, e il piccolo Leonardo, solo 6 anni.
Una bella famiglia, unita attorno a quel papà, a quel marito, che sapeva
sfrecciare in pista, sapeva vincere, sapeva sempre tornare a casa tutto
intero, dalle persone che più di chiunque altro gli volevano bene. E sono
proprio loro, la moglie e quei due bimbi, a piangerlo oggi che la strada,
non la pista, lo ha tradito.
Per la gente di Mori Oscar Bellini era una bandiera. Uno di quelli che
partendo dalla borgata si era fatto un nome, questa volta nello sport, nel
motociclismo agonistico. Ma lui aveva saputo dividersi bene tra la sua
passione, l´impegno professionale e la famiglia. Un tragico destino gli ha
portato la morte proprio su una di quelle strada, la salita tra Torbole e
Nago, che lui conosceva benissimo, meglio di ogni circuito. Oscar Bellini
era agente della Polizia stradale di Riva. Ogni giorno scendeva da Mori per
andare a lavorare nella caserma di via Rosmini. E poi fuori, in pattuglia,
in moto come sulla «Marea» Station Wagon, su tutte le strade del Basso Sarca
e della Vallagarina.
Il «poliziotto volante» come era stato ribattezzato dai colleghi e dai
giornali, ha vissuto tutta la vita respirando il fascino dei motori. Fin da
piccolo aveva messo gli occhi sui motori a pistoni, iniziando a correre a 16
anni con una Cagiva 125 nel campionato italiano sport production. Da allora
è stato un crescendo, un titolo italiano nel trofeo Kawasaki 500 nel 1988,
un secondo posto nel campionato italiano sport production, due vittorie nel
trofeo Honda Cb 500 ed una nel trofeo Honda Hornet 600, con la felice del
prestigioso successo nel Bol d´Or, il campionato mondiale per polizie, sul
tracciato francese di Magny Cours. Eh sì perché Bellini ha fatto pure parte
del Gruppo sportivo Fiamme Oro.
Nel 2002 la decisione di smettere, quindi nuove e vecchie passioni da
coltivare. Oscar continuava a gestire il team «A&B racing 2000». Era lui a
cercare gli sponsor, a curare le trasferte, la preparazione dei giovani
piloti. Motori anche a quattro ruote, con l´attività di noleggio che aveva
avviato con le «Quad», le moto a quattro ruote motrici per escursionismo. Le
noleggiava nel garage adiacente al distributore da sempre di proprietà della
famiglia Bellini e che il padre Angelo ha gestito per tanti anni, al
semaforo di Mori. Ieri tutta la famiglia si è riunita nella casa dei
genitori di Oscar. Con il padre anche la madre Elsa Bombardelli, gli zii
Dino e Carlo, la sorella Eddi Mattei. Tutti stretti attorno ad Elena e a
quei due bimbi che da sempre tifavano per papà.
Un carattere gioviale,
che sapeva trasmettere positività
Sempre corretto in pista, così attento con i giovani
Era un uomo allegro nel
tempo libero quanto serio e preparato quando indossava la sua divisa della
Polstrada. Oscar Bellini aveva sempre la battuta pronta e ti trasmetteva la
positività di un carattere aperto, gioviale. Chi lo ha visto in azione in
corsa e chi, come alcuni colleghi giornalisti che ne hanno seguito le gesta
sportive, ne sottolinea subito la grande correttezza durante la gare
ufficiali e la capacità di trasmettere entusiasmo ai giovani piloti che a
lui si sono avvicinati per imparare. Entusiasmo e serietà, perché come Oscar
aveva detto in un´intervista rilasciata al nostro giornale due anni fa, ci
sono troppi giovani che sulla strada si comportano come se fossero in pista.
Lui, invece, non guidava così, neppure dall´alto della sua esperienza. Per
questo l´incidente dell´altra sera ha lasciato attoniti tutti quelli che lo
conoscevano. |