L’ECO DI BERGAMO Ubriaco alla guida di un Suv: famiglia sterminata a Bergamo (*)
MILANO — Gli eccessi del Natale:
acquisti, cibo e anche l’alcol. C’è un brindisi fin troppo abbondante dietro la
tragedia che il pomeriggio del 25 dicembre ha distrutto una famiglia in
provincia di Bergamo: l’utilitaria su cui viaggiava è stata centrata
frontalmente da un Suv guidato da un artigiano con un tasso d’alcol nel sangue
5 volte superiore al consentito. Dei quattro componenti della famiglia Chizzoli
residente a Montello, nella Bergamasca (padre, madre e due figlie di 10 e 12
anni) solo la maggiore delle ragazzine è sopravvissuta. Ma secondo forze dell’ordine e
ministero della Salute c’è l’alcol dietro molti dei 14 morti che si sono
contati sulle strade italiane in questi giorni di Natale. Inevitabili le polemiche che
stanno già crescendo in queste ore, alimentate anche dal fatto che il
responsabile della strage avvenuta vicino a Bergamo è «semplicemente »
denunciato a piede libero. Marco Ravelli, 32 anni — questo il suo nome —
martedì aveva appena lasciato la casa dei genitori a Grumello del Monte. Si è
messo al volante di un Grand Cherokee intestato alla ditta di famiglia lungo la
provinciale che costeggia la A4. Ravelli aveva davanti a sé
un’auto in procinto di svoltare a destra per entrare in un distributore di
benzina. Il Suv non avrebbe atteso il termine della manovra ma avrebbe aggirato
l’auto, invadendo la corsia opposta. In quell’istante arrivava una Fiat Punto
con a bordo Antonio Chizzoli, 47 anni, carrozziere, la moglie Maria Teresa, 44
e le loro figlie Linda di 10 e Michela di 12: erano diretti a Sarnico, sul lago
d’Iseo per concludere il Natale a casa di alcuni parenti. La sera della Vigilia
le due sorelline avevano partecipato al Presepe vivente della loro parrocchia e
anche il papà era tra i figuranti della rappresentazione. Sostengono i carabinieri che la
velocità dei mezzi non fosse superiore ai 70 orari, ma l’impatto frontale non
ha lasciato scampo a chi viaggiava sulla Punto. Linda e i genitori sono morti
sul colpo, Michela è stata strappata alla morte solo dopo un delicato
intervento al volto e alle gambe nell’ospedale di Bergamo. Le sue condizioni
restano gravi. I motivi della strage sono
venuti a galla quando i carabinieri hanno fatto il test dell’alcol a Ravelli:
il guidatore del Cherokee aveva una concentrazione di 2,7, contro un limite
consentito di 0,5. Gli è stata immediatamente ritirata la patente ed è stato
denunciato per omicidio colposo plurimo. Secondo l’Istituto Superiore di
Sanità ben 7 milioni di italiani consumano quantità di alcol considerate a
rischio e più di metà degli incidenti stradali in Italia è causata da persone
che si mettono al voltante in stato di ebbrezza. Sempre secondo l’Istituto, la
media degli incidenti mortali durante festività e fine settimana è quattro
volte superiore a quella degli altri periodi dell’anno. L’alcol, ad esempio, è
certamente all’origine di un altro incidente avvenuto il giorno di Natale sulle
strade italiane: a Sanremo, lungo l’Aurelia, un giovane ha perso il controllo
della sua macchina mandando a sbattere contro il guard rail una vettura sulla
quale c’era una coppia, rimasta ferita in modo serio. Da stabilire invece la
cause della tragedia costata la vita, sempre il pomeriggio del 25, a un bimbo
di 8 anni che viaggiava con la famiglia su un camper sulla A1 in provincia di
Parma: un’auto ha centrato il mezzo scaraventando il bimbo fuori dal camper. Claudio Del Frate (*) Nota: di fronte a tragedie
come questa viene da chiedersi cosa si può fare di più. La drammaticità di
questi eventi è resa ancora più acuta dalla consapevolezza che le morti causate
dalla guida in stato di ebbrezza sono tutte evitabili. Apparentemente evitare
di associare alcolici e guida è una precauzione alla portata di tutti, in
realtà questa semplice misura di sicurezza è resa complessa, e spesso
vanificata, dalla interazione con condizionamenti psicologici, sociali e
culturali. Contro questa complessità si scontrano quasi tutte le proposte
educative, di informazione e di offerte di modelli di comportamento. Qualsiasi
proposta deve ricondursi all’unico concetto categorico: “se si beve non si
guida se si guida non si beve”. Effettuare un test alcolimetrico ad ogni
controllo eseguito ai guidatori è tecnicamente fattibile. Basterebbe aggiungere
una riga al Codice della strada. La stragrande maggioranza delle persone
consapevole delle tragiche conseguenze della guida in stato di ebbrezza, e
accetterebbe con favore delle proposte concrete. Secondo voi, unendo tutte e
forze ed associazioni che hanno a cuore questo problema, sarebbe proponibile
una raccolta di firme per una legge di iniziativa popolare finalizzata a
rendere obbligatorio l’alcol test a tutti i guidatori controllati? ASAPS Guida in stato di
ebbrezza In Italia chi guida ubriaco, a
velocità folle, sorpassa in curva, magari senza patente e distrugge una
famiglia, purché si fermi e si metta a disposizione della polizia non è mai
passibile di arresto. Migliorano però nettamente i dati degli incidenti del
fine settimana dopo la legge 160 -9% i sinistri, -21% le vittime (-28% i morti
di notte) Forlì 27.12.2007 - Siamo
veramente stupiti nel constatare che ci si “stupisca” del fatto che chi
distrugge una famiglia perché ubriaco alla guida, non vada poi a finire in
galera. Come dicono molti addetti ai
lavori in divisa, il nostro è un Paese nel quale sulla strada si può uccidere
come si vuole e non si paga. Mai. Un esempio. Se un ubriaco alla guida con
valore alcolemico anche altissimo (2/3 g/l), fa un sorpasso in curva, a
velocità folle, magari anche senza patente, ammazza 3 o 4 persone e distrugge
una famiglia, purché si fermi e si metta a disposizione della polizia
giudiziaria, non è mai passibile di arresto immediato in quanto l’ipotesi di
arresto facoltativo prevista dal 589 CP in questi casi non scatta per la
specifica previsione esimente dell’art189/8° CdS (Comportamento in caso di
incidente – Articolo sulla pirateria stradale). Poiché è noto che per la
violenza stradale da guida in stato di ebbrezza l’attuale assetto normativo fa
sì che l’ipotesi di omicidio volontario non regga, serve una modifica
legislativa che fissi in modo preciso e specifico le ipotesi di dolo eventuale. Al momento la più forte azione
attivabile è la leva dei controlli con l’etilometro. Con l’inasprimento delle
sanzioni del CdS intervenuto dopo l’entrata in vigore della recente legge 160,
la norma che vieta anche la somministrazione di alcolici dopo le due di notte
si iniziano a vedere i primi risultati. Secondo una analisi dell’Asaps,
confrontando i dati degli incidenti stradali del fine settimana nei primi 9
mesi del 2007 rispetto allo stesso periodo del 2006 e confrontandoli con le 11
settimane del trimestre ottobre –dicembre 2007 (dopo l’entrata in vigore della
legge 160 fino al 16 dicembre), si può constatare che gli incidenti sono
passati da un -6% a -9%, i morti sono passati da -4,6% nei primi 9 mesi a -21,7% nelle settimane di
ottobre-dicembre, i feriti da -4,4% a -11,5%. Rilevante il dato del
miglioramento delle vittime fra i giovani sotto i 30 anni, passate da + 0,3%
nei primi 9 mesi a -21,9% negli ultimi 3 mesi. Le vittime nelle notti del fine
settimana sono passate da -6,4% a -28,4%, una diminuzione ben quattro volte
superiore a quella dei primi 9 mesi. Anche i 3 giorni natalizi
24-25-26 hanno dato risultati confortanti con 25 vittime rispetto alle 40 del
2006 e del 2005 (-37,5%). Servono quindi più pattuglie
attrezzate su strada per arrivare ad almeno 2/3 milioni di verifiche, con
l’eliminazione della facoltà di rifiutare il controllo con l’etilometro e una
specifica normativa sul dolo eventuale, insieme ad una informazione corretta e
non viziata dalla tutela di interessi economici. Allora i risultati
arriveranno. Giordano Biserni Presidente
Asaps L’ECO DI BERGAMO I processi Le stragi degli
automobilisti ubriachi: 6 mesi, subito liberi Quando per imporre il carcere il
giudice citò il Vajont MILANO — Ci ha provato più di un
pubblico ministero. Davanti a qualcuno ucciso da una persona ubriaca al volante
ha ipotizzato non l’omicidio colposo ma quello volontario. La formula giuridica
è il «dolo eventuale». L’automobilista in questione, cioè, mettendosi alla
guida dopo aver bevuto un bicchiere di troppo ha accettato il rischio di
provocare uno schianto mortale. Risultato? Tutto inutile. Non
c’è un solo caso in cui l’accusa dell’omicidio volontario sia rimasta in piedi.
Tutt’al più ha retto qualche giorno, fino all’udienza del Tribunale del
riesame. Poi si è sempre tornati all’omicidio colposo: arresto fino a 6 mesi e
quindi (tenuto conto dei benefici di legge), scarcerazione dell’automobilista
di turno. «Un teorema che vale per tutti escluso il mio assistito» si arrabbia
Felice Franchi, avvocato di Marco Ahmetovic il rom che, con un tasso alcolico
nel sangue superiore di sei volte al consentito, travolse e uccise con il suo furgone
quattro ragazzi ad Appignano del Tronto. Era aprile. «E Marco è ancora in
carcere — se la prende l’avvocato —. È un caso unico nella storia della nostra
Repubblica. Il giudice l’ha condannato a sei anni e sei mesi raddoppiando la
richiesta dell’accusa e per giustificare il carcere nella sentenza non ha
citato precedenti incidenti stradali ma il disastro del Vajont. Ha dovuto
risalire fin lì per trovare un reato colposo davvero grave. Ma che c’entra con
un incidente stradale? In 40 anni non s’è mai visto niente del genere». Oggi il
tribunale di Ascoli Piceno dirà se Ahmetovic deve rimanere in carcere o tornare
agli arresti domiciliari, dov’è rimasto fino al 20 dicembre quando è stato
riportato in cella per un contatto telefonico avuto con un pregiudicato.
Comunque finisca, il ragazzo rom (accusato di omicidio colposo, guida in stato
di ebbrezza e resistenza a pubblico ufficiale) oggi non tornerà certo libero. Sono invece indagati ma liberi
tutti gli altri automobilisti-omicidi per colpa. Compreso Corrado Avaro, 30
anni. Con due precedenti per guida in stato di ebbrezza (nel 1999 e nel 2004),
il 15 luglio scorso si mise al volante ubriaco e uccise Claudia Muro, 16 anni
(di Pinerolo Torino). Rimase in carcere pochi giorni, poi fu affidato a una
comunità. Contestazioni a piede libero
anche per Stefano Conte, 24 anni, di Casalnuovo (Napoli). Alla guida della sua
Audi dopo un bicchiere di troppo, a luglio, lui causò uno scontro lungo
l’autostrada Caserta-Salerno: morirono due fratellini di 11 e 10 anni e un loro
cuginetto di 6. A Cremona, sempre a luglio, l’albanese Ashim Tola, guidando
ubriaco si schiantò con la sua auto contro quella che arrivava dalla corsia
opposta. Morirono quattro ragazzi. Il pubblico ministero non decise né il fermo
né l’obbligo di firma o di dimora. È successo anche a Napoli dove a
pagare con la vita è stato un bimbetto di dieci mesi che viaggiava in auto con
i suoi genitori. Contro quella macchina finì l’utilitaria di un ragazzo che
aveva bevuto tre boccali di birra da mezzo litro. Anche lui, alla fine, fu solo
denunciato per omicidio colposo. Il limite oltre il quale il
conducente è considerato in stato di ebbrezza è di 0,5 grammi per litro. Chi
viene controllato e ritenuto «in stato di ebbrezza » quasi sempre supera quella
soglia di almeno due volte. Abbastanza per diventare un Ahmetovic, un Tola, un
Avaro... un omicida. Giusi Fasano IL MATTINO Ubriachi al volante, una strage
senza fine VALENTINA RONCATI Roma. Una
famiglia distrutta nel Bergamasco, una donna e un bimbo morti sull’A1
Milano-Napoli, in direzione di Milano, tra i caselli di Fidenza e Fiorenzuola.
Sono le vittime degli incidenti stradali più gravi di queste festività. Una
vera e propria mattanza: 14 morti il giorno di Natale e 7 nella giornata del 24
dicembre. E, nella maggioranza dei casi, il killer è ancora una volta
l’eccessivo uso di alcol. L’incidente più grave nel Bergamasco. Un’intera
famiglia distrutta, Antonio Chizzoli di 47 anni, sua moglie, Maria Teresa
Bertoli di 44, e la loro figlia di 10, Linda sono morti sul colpo in un
incidente stradale avvenuto il 25 pomeriggio a Grumello del Monte (Bergamo) per
lo scontro con un suv Cherokee, lungo la strada provinciale 91. Necessario
l’intervento dei vigili del fuoco per estrarre i corpi dalle lamiere. Ferita
nello schianto anche l’altra figlia di 11 anni, unica sopravvissuta e ora
ricoverata in ospedale in condizioni gravi. La famiglia, originaria di
Montello, viaggiava a bordo di una Fiat Punto quando si è scontrata con il
fuoristrada; il trentaduenne alla guida, illeso, risultato positivo al test
dell’alcol, è ora indagato a piede libero con l’accusa di omicidio colposo
plurimo. Un altro ubriaco al volante, un giovane di Sanremo, ha perso il
controllo della sua auto la sera di Natale sull’Aurelia, all’altezza di Pian di
Poma, nel comune di Sanremo, finendo contro un altro veicolo a bordo del quale
viaggiavano un uomo e una donna che si trovano ora ricoverati in prognosi
riservata all’ospedale di Sanremo per le lesioni riportate. Vittime anche
sull’A1 Milano-Napoli, tra Fidenza e Fiorenzuola: un bambino di otto anni e una
donna di 34 sono morti e cinque persone sono rimaste ferite nell’incidente
avvenuto la sera di Natale al chilometro 80. Il bimbo, assieme ad altre cinque
persone, era a bordo di un camper che si è prima ribaltato e poi è stato
travolto da una Opel Meriva. La conducente dell’auto è morta nell’impatto. E a
Forte dei Marmi rischia di diventare tetraplegico Stefano Drago, il
cicloamatore di 59 anni, travolto da un’auto mentre era in sella alla sua bicicletta
da corsa con un gruppo di ciclisti. L’uomo è stato trasportato d’urgenza alla
clinica universitaria di neurochirurgica del Santa Chiara di Pisa dove è stato
operato. Decisive le prossime ore per capire la sua capacità di recupero. E una
banale caduta dalla bicicletta è costata la vita ieri ad un imprenditore noto
in Friuli, Bruno Degano, 50 anni, titolare di una birreria. In Umbria una donna
di 40 anni è morta la notte di Natale, nei pressi di Sovicille (Siena), in
seguito ad un incidente causato da un cinghiale che stava attraversando la
strada. La donna viaggiava su un’auto guidata da un conoscente quando
all’improvviso l’animale è comparso sulla carreggiata. Il mezzo ha travolto il
cinghiale ed è andato fuori strada. A Rapallo, invece, un anziano di 71 anni è
morto la notte di Natale, in un incidente stradale mentre viaggiava
sull’autostrada A12 Genova-Livorno. L’uomo era diretto a Carrara, sua città di
origine, per trascorrere le festività natalizie con i parenti quando, a causa
di un malore o per una distrazione, ha perso il controllo del veicolo andando a
sbattere contro una cuspide, all’altezza dell’uscita autostradale di Carrodano,
e l’auto si è ribaltata. L’INTERVISTA «Il consiglio: prima di mettersi
alla guida aspettare almeno due ore» (*) DANIELA CIPOLLONI «Se dovete
guidare, non bevete, lasciate le chiavi della vostra auto a un amico o prendete
un taxi». È un appello alla prudenza quello lanciato da Emanuele Scafato,
direttore dell’Osservatorio nazionale alcol dell’Istituto superiore di sanità,
dopo le ultime stragi al volante. Professor Scafato, ancora morti per guida in
stato di ebbrezza. È un bollettino di guerra destinato a salire? «Purtroppo
durante le festività natalizie, come nei weekend, il numero di incidenti sulle
strade legati al consumo di alcol aumenta. Ci aspettiamo altre vittime nella
notte di Capodanno. Si brinda e si festeggia, senza rendersi conto che anche
moderate quantità di alcolici sono incompatibili con la guida». Come
regolarsi, per non superare il limite di legge? «Il tasso alcolemico
consentito in Italia è pari a 0,5 grammi per litro ma la tolleranza all’alcol
dipende da molti fattori: cambia se si beve a digiuno o a stomaco pieno, se si
è grassi o magri, uomini o donne, giovani o adulti. Per l’Organizzazione
mondiale della sanità e il nostro Osservatorio, la sicurezza alla guida è
garantita solo da un consumo pari a zero. L’alcol e la guida sono
incompatibili, come l’alcol e la gravidanza, il lavoro o l’infanzia. Ma non
bisogna essere intransigenti». In che senso? «Si può bere un bicchiere in
compagnia, brindare all’anno nuovo e divertirsi. Basta poi non mettersi alla
guida. Meglio chiedere a un amico sobrio di guidare per noi. In Italia il
30 per cento della popolazione è astemio, è probabile trovare qualcuno disposto
ad accettare». Se a tavola si è bevuto, quanto tempo bisogna aspettare prima di
mettersi al volante? «Per smaltire un bicchiere di vino, un boccale di birra o
un superalcolico, che equivalgono a 12 grammi di alcol, il fegato impiega due
ore. Dopo un brindisi con un paio di bicchieri di spumante, dunque, basta
evitare il volante per almeno quattro ore». Secondo lei, sarebbe utile
inasprire le sanzioni per chi guida ubriaco? «La legge da sola non può cambiare
i comportamenti, ma certo sarebbero utili controlli severi e capillari. In
Italia, chi guida ubriaco rischia un controllo ogni 170 anni. È chiaro che una
probabilità così bassa di fare un etilo-test non funziona come deterrente,
specialmente sui più giovani». (*) Nota: leggendo l’articolo
risulta chiaro che il consiglio di aspettare due ore dall’assunzione di
alcolici per poi guidare se l’è inventato il giornalista. Come sempre Emanuele
Scafato, direttore dell’Osservatorio nazionale alcol dell’Istituto superiore di
sanità, ribadisce sostanzialmente lo slogan “o bevi o guidi”. IL TEMPO Il consiglio «Chi guida eviti anche un
semplice brindisi» 27.12.07 - Cenone, discoteca,
brindisi, e poi ancora bevute per lunghe ore. Per milioni di italiani le feste
trascorrono con un irrinunciabile aumento del tasso alcolico, una «libertà» che
ci si concede magari solo due o tre volte l’anno, ma che può costare cara:
decine di morti ogni anno per incidenti stradali dopo il veglione e durante le
Feste, con una media quattro volte superiore rispetto al resto dell’anno. A lanciare l’invito alla moderazione è Emanuele Scafato, direttore
dell’Osservatorio Nazionale Alcol dell’Istituto Superiore di Sanità. «La gente
deve divertirsi - precisa Scafato - ma stando al sicuro. Si può bere quanto si
vuole, ma se poi si deve guidare bisogna assolutamente bere poco o niente».
Bastano due bicchieri di vino, ricorda l’esperto, per sforare il limite dei 0,5
grammi di alcol per litro di sangue. LA SICILIA I dati della sanità Sette milioni di italiani alzano
troppo il gomito Sono troppi e troppo giovani i
consumatori di bevande alcoliche in Italia. Nel nostro Paese sono circa 7
milioni gli italiani che consumano quantità di alcol considerate a rischio e
che eccedono le Linee guida per una sana alimentazione (1-2 bicchieri al giorno
di una qualsiasi bevanda alcolica per le donne, 2-3 bicchieri per gli uomini).
L’eccesso di alcol, secondo l’Istituto Superiore di Sanità, riguarda anche i
giovani: i dati parlano di circa 800.000 adolescenti al di sotto dei 16 anni
che consumano alcolici prediligendo birra, aperitivi alcolici e superalcolici.
L’Italia ha in Europa anche il record dell’iniziazione all’uso di alcol: tra
gli 11 ed i 12 anni, rispetto alla media europea che è di 14 anni. Ed è anche
nella fasce più giovanili (14-17 anni e 18-24 anni) che si registrano gli unici
incrementi nel numero di consumatori e consumatrici di bevande alcoliche fuori
pasto. Preoccupazione e necessità di attenzione al fenomeno dell’accresciuto
consumo di alcol tra i giovani è stata sottolineata da tempo da medici ed
esperti. Secondo i più recenti dati a disposizione del ministero della Salute
più della metà delle vittime degli incidenti stradali è causata proprio
dall’alcol e in particolare ogni anno, nel nostro Paese, perdono la vita sulle
strade circa 200 giovani, per guida in stato di ebbrezza. L’allarme riguarda
anche il consumo incrociato di sostanze: dal 30 al 49% dei consumatori di fumo,
cannabis, hashish, cocaina o eroina, fanno anche uso di alcol, spesso per
attenuare o accentuare gli effetti introdotti dalle sostanze, ma aumentando il
rischio per la salute. L’alcol viene, dunque, usato insieme ad altre sostanze
per attenuare l’effetto di queste ultime, oppure per rinforzarlo. Per esempio,
molti consumatori di cocaina lo usano contro gli effetti allucinogeni che la
droga può causare, in sostanza lo usano come tranquillante. L’ARENA TESTIMONIANZE. Serata con il
club Acat Gli ex alcolisti: così siamo
usciti fuori dal tunnel Il dialogo come antidoto alla solitudine della bottiglia Sconfiggere l’alcol si può.
Parole toccanti e cariche di emozione hanno raccontato le battaglie per uscire
dal tunnel della dipendenza. Una serata per raccontare i propri dolori e le
proprie vittorie quella tenutasi tra gli ex alcolisti dei club Acat
(Associazione Club Alcolisti in Trattamento) al centro d’incontro di via
Brunelleschi allo Stadio. Persone diverse per età, sesso e professione
accomunate dall’aver vissuto e sconfitto l’alcolismo. Un problema sommerso,
secondo quanto dicono gli insegnanti-servitori Acat, ma sempre più diffuso,
anche tra i giovani. «Ero come dall’altra parte di un
muro, in una parte oscura dove avevo cercato di nascondermi dai problemi»,
racconta Roberto, 50 anni. «Poi ho incontrato il club Acat, che mi ha preso per
mano e mi ha aiutato a raggiungere la luce». «Avevo vergogna ad uscire di casa
e andavo dove nessuno mi conosceva per fare la spesa», ricorda con un filo di
voce Angela, 48 anni con quattro figli. «Poi, grazie al club, ho riconquistato
la mia libertà. Libertà di alzarsi la mattina e di non dover bere un
bicchierino. Libertà di avere la mano ferma senza alcol nelle vene». Proprio «libertà» è stata la
parola più usata nelle testimonianze degli ex alcolisti. «Si arriva ad un punto
dove a scegliere non siamo più noi, ma la bottiglia. Ogni azione, ogni
comportamento ed ogni stato d’animo sono condizionati dall’alcol che si ha in
corpo». Profonda e toccante la testimonianza pronunciata a bassa voce da
Alvaro, 36 anni, che ha rischiato di perdere tutto. «Il lavoro, gli amici, la
famiglia. Tutto ti scivola di mano, senza potere fare nulla. Si beve sempre di
più, senza rendersene conto, fino a quando il primo bicchiere è la mattina
presto. Si arriva ad un punto di dover scegliere se stessi o la bottiglia». «L’obiettivo dei Programmi
alcolici territoriali è proprio quello di contribuire allo sviluppo di una
comunità solidale, col coinvolgimento anche delle famiglie degli alcolisti»,
spiega Giampaolo Mazzi, presidente Acat Chievo. Alcuni ex alcolisti,
conquistata l’astinenza, decidono di non abbandonare la vita del club,
partecipando alle riunioni o diventando a loro volta servitori di chi è in
difficoltà. La terza circoscrizione, fa sapere Alberto Carocci, si farà presto
promotrice di incontri informativi nelle scuole medie dei quartieri. Per informazioni, Acat Verona
Chievo allo 045.57.63.95 A.P. IL TIRRENO LETTERA No all’alcol PIETRASANTA. Inaccettabile che
un ente pubblico consenta lo svolgimento di una manifestazione basata sullo
smercio di superalcolici come il ponce, vendita autorizzata addirittura fino
alle 4 del mattino. E’ il severo giudizio dell’
Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada, sede di Piombino. Il
presidente Aldo Fabbri, indignato, ha scritto al sindaco Mallegni e per
conoscenza al ministro della salute, al ministro delle Politiche giovanili, al
Prefetto di Lucca, al Questore di Lucca, al Presidente della Regione Toscana,
al Presidente della Provincia di Lucca, al Comandante Polizia Municipale
Pietrasanta per protestare. IL TIRRENO Festa sotto stretta sorveglianza Traffico intenso nella notte SIMONE PIEROTTI PIETRASANTA. Tutti in piazza
Duomo a scambiarsi gli auguri sotto il grande albero, sorseggiando un ponce al
mandarino: perché la tradizione impone così da anni. La serata del camel ponce
a Pietrasanta, in occasione della notte di Natale, è ormai diventata un “must”
negli appuntamenti versiliesi sotto le feste. Un evento tra sacro e profano che
ogni anno richiama una nutrita schiera di pubblico da ogni angolo della Versilia.
E che lascia una coda di consensi e di perplessità. Complice la serata mite, il centro storico della Piccola Atene si
riempie in un batter d’occhio: non è ancora scoccata la mezzanotte eppure i
posti macchina al sottopassaggio ferroviario, lungo la via Aurelia e alla Coop
di viale Apua traboccano già di automobili (e non mancano, inevitabilmente,
molti parcheggi di fortuna), mentre nei bar si formano le prime code degli
amanti del ponce, per la gioia dei loro gestori. Una vera e propria invasione,
insomma. Chi deve entrare (o tornare) a Pietrasanta per motivi diversi dalla
festa, soffre disagi evidenti. In piazza Duomo il colpo d’occhio è eccezionale: un’enorme folla,
nella quale risulta difficile districarsi, si riversa nelle principali vie del
centro storico (Marzocco, Stagi, Mazzini) alla ricerca di qualche bicchiere di
ponce da sorseggiare e con cui brindare all’arrivo della notte santa. Qualcuno
azzarda pure il cappello o anche il vestito da Babbo Natale: in fondo le feste
natalizie sono anche colore e - perché no? - folklore. Il clima ha un po’ il
sapore di “Carramba che sorpresa”: la serata del camel ponce diventa infatti
l’occasione propizia per fare gli auguri ad amici e conoscenti che non si
incontrano da settimane o addirittura mesi. Proprio sulla somministrazione del ponce si è concentrata
l’attenzione del sindaco Mallegni, deciso a regolamentare lo svolgimento della
serata: niente gazebo e baldacchini per la produzione e la vendita di bevande
di qualsiasi natura (divieto esteso anche ai vari bar rimasti aperti per tutta
la serata), nessuna somministrazione di alcolici ai minorenni né vendita per
asporto. In compenso, possibilità di distribuire il ponce fino alle 4 del
mattino. Oltre, naturalmente, ad una pattuglia delle forze dell’ordine che
vigilasse sul regolare svolgimento dell’evento. Un tentativo per cercare di
arginare i problemi emersi lo scorso anno (sporcizia, inquinamento acustico,
atti di vandalismo) e segnalati con veemenza da più di un residente nel centro
storico. Ma la civiltà non è dote da tutti: così, quando la piazza ha
iniziato a svuotarsi, i bicchieri vuoti lasciati cadere per terra hanno invaso
l’asfalto deserto. Al mattino la città era tutta pulita. Inevitabile, poi, il
rumore delle auto nel contro-esodo da Pietrasanta una volta finita la serata
del camel ponce. Insomma, gli ormai annosi problemi che costituiscono il
rovescio della medaglia di una festa che ogni anno attrae sempre più persone. CORRIERE ADRIATICO Successo del bus per la
discoteca ASCOLI - Divertirsi in maniera
sicura prevenendo con comportamenti responsabili gli incidenti del sabato sera:
è questo il messaggio forte di sensibilizzazione lanciato insieme da giovani,
istituzioni ed esercenti con l’iniziativa “Il bus al posto dell’auto, per
rientrare dalla discoteca” che si è svolta mercoledì al “BB Disco Dinner” in
occasione della festa delle matricole della Facoltà di Architettura. L’Amministrazione
provinciale, su sollecitazione degli studenti organizzatori dell’evento, ha
infatti messo a disposizione un servizio gratuito di trasporto pubblico da
Ascoli fino alla discoteca dove si è tenuta la festa mettendo in campo, nel
contempo, attività di sensibilizzazione fuori e all’interno del locale sui temi
della sicurezza stradale e della prevenzione di abuso di alcool e droghe.
All’interno del locale sono stati organizzati dei gazebo dove, oltre ad alcuni
studenti del comitato, erano anche impegnati operatori dell’unità di strada
degli ambiti sociali di Ascoli e San Benedetto che hanno distribuito materiale
informativo, proposto questionari e effettuato test alcolemici. IL TIRRENO Vigili in servizio fino a
mezzanotte Controlli mirati in centro e
nelle frazioni con polizia e carabinieri
Il comandante Zucconi
annuncia un giro di vite sugli ubriachi alla guida PESCIA. Pattuglie di polizia
municipale in servizio fino alla mezzanotte: è l’ultima - in ordine di tempo -
iniziativa del progetto comunale “Pescia città sicura”. A pochi giorni
dall’annuncio dell’arrivo di nuove telecamere sul territorio, per sorvegliare i
punti nevralgici della città e della viabilità, il comandante della polizia
municipale di Pescia Daniele Zucconi presenta un nuovo intervento, che partirà
con il nuovo anno. Stiamo parlando del terzo turno di servizio, quello
serale-notturno dalle 18 alle 24. Si tratterà di un servizio mirato, con un
calendario di interventi studiato in base alle esigenze di sicurezza. In
particolare verrà garantita la presenza di agenti di polizia municipale nelle
ore serali il sabato e nei prefestivi. In più altri turni di servizio serale e notturno saranno
organizzati in occasione di manifestazioni particolari e, in ogni caso, saranno
garantiti almeno 120 turni di pattuglie di pronto intervento nel corso
dell’anno, sempre in orario serale e notturno, con la presenza in altri giorni
della settimana. Di norma il servizio sarà organizzato con una pattuglia
composta da tre agenti. «Questi servizi - spiega il comandante Zucconi - dovranno essere
accentuati su alcune problematiche ben precise. Il controllo del centro cittadino,
per accrescere e consolidare il senso di sicurezza dei residenti, di quanti vi
lavorano o hanno qui imprese e attività, nella fascia oraria 19-21. La
presenza, nella fascia oraria 18-21, nei centri storici e nelle frazioni, per
l’accertamento di eventuali episodi di vandalismo e violazioni dei regolamenti
comunali per il corretto uso dei beni pubblici e comuni, e per la verifica dei
gradi di corretta integrazione di famiglie e gruppi non comunitari nel tessuto
sociale del nostro Comune. Le attività mirate alla tutela dei diritti dei
consumatori, con controlli preventivi sulle attività commerciali e nei pubblici
esercizi, nella fascia oraria 18-22». Ma, anche a Pescia, uno dei problemi principali sul fronte della
sicurezza è rappresentato dal crescente fenomeno (nonostante tutto) della guida
in stato di ebbrezza, al centro anche di uno studio condotto dalla Società
della salute. In questa direzione, spiega Zucconi, andranno i «servizi mirati
al contrasto di quei fenomeni che possono sfociare in quelle vicende
tristemente note come “stragi del sabato sera”. Durante i servizi di polizia
stradale, da collocare, per questo scopo specifico, nella fascia oraria 22-24,
dovrà essere utilizzata l’apparecchiatura per il controllo del tasso alcolemico
nel sangue dei conducenti dei veicoli (il precursore elettronico ed etilometro,
di recente acquistato dall’Amministrazione Comunale anche in seguito agli studi
e alle iniziative programmate con la Società della salute). Saranno utilizzati
l’apparato “telelaser” e lo strumento “inclinometro”, in dotazione a questo
comando, per il controllo della velocità dei veicoli e del corretto
posizionamento delle targhe». «Inoltre - conclude il comandante - nei turni serali, ma ciò
continuerà a valere anche per gli altri turni di servizio ordinario,
proseguiranno i controlli di polizia stradale e polizia amministrativa in
collaborazione alternativamente con i carabinieri e la polizia di stato». IL SECOLO XIX Ubriaco al volante travolge
giovane coppia marocchina I due coniugi sono ricoverati in prognosi riservata. Grave anche una
ragazza sanremese investita da uno scooter Sanremo. Raffica di incidenti
stradali il giorno di Natale e alla vigilia. Il più grave si è verificato nella
tarda serata del 25, sull’Aurelia, all’altezza di Pian di Poma, con l’auto di
due coniugi marocchini regolarmente residenti in Italia travolti da una Subaru
Impreza che viaggiava a forte velocità e condotta da un giovane sanremese,
Matteo M., risultato positivo al test dell’alcol. Ricoverati all’ospedale, i
due nordafricani - di età compresa tra i 25 e i 28 anni - sono in prognosi
riservata. L’incidente è avvenuto poco prima di mezzanotte, nelle immediate
vicinanze del supermercato Standa. Lievemente ferito il ragazzo che era al
volante della Subaru. Stando alla ricostruzione dell’indidente effettuata dai
vigili urbani, la Subaru avrebbe invaso la corsia opposta per poi andare a
urtare frontalmente l’utilitaria dei due coniugi marocchini. In seguito
all’impatto, violentissimo, l’utilitaria è andata a sbattere prima contro una
ringhiera e poi contro il parapetto della carreggiata. Scattato l’allarme, sul
posto sono intervenuti, oltre alla polizia municipale, anche i vigili del
fuoco. Per estrarre i feriti dalle lamiere i soccorritori hanno impiegato circa
due ore, durante le quali i volontari di Sanremo Soccorso e l’equipe del 118
hanno prestato le prime cure ai due coniugi. La Subaru è stata posta sotto
sequestro e il giovane automobilista è stato denunciato per guida in stato di
ebbrezza, con patente ritirata. (…) F.P. IL TIRRENO Picchiata dal padre a
Natale La bimba era stata operata
all’Opa alle vertebre MASSA. Si sono trasferiti dalla
Bosnia a Massa, con regolare permesso di soggiorno, perché la loro bimba era
affetta da una grave malformazione alla colonna dorsale. Malformazione che è
stata rimossa - si spera - con un intervento chirurgico eseguito magistralmente
dai medici dell’Opa qualche mese fa. La bimba, A.K. le iniziali, undici anni
d’ètà, sta seguendo le cure per una convalescenza che si preannuncia lunga e
tormentata. Anche perché suo padre, un quarantenne col vizio del bere, di tanto
in tanto alza le mani contro di lei piccola e indifesa. L’ultima volta proprio
nel giorno di Natale, quando gli altri bambini avevano scartato i regali. La ragazzina è finita all’ospedale, insieme alla madre, che ha
tentato fino all’ultimo di fermare la furia del marito. Inutilmente: l’uomo ha
picchiato mamma e figlia, infierendo sulle due poverine a calci e pugni, finché
qualcuno è riuscito a dare l’allarme (probabilmente un vicino nauseato dagli
urli che si sentivano in quella casa) e a far arrivare i carabinieri, che hanno
denunciato il genitore dalle mani pesanti. A.K. e la mamma sono finite invece all’ospedale, dove i medici le
hanno curate e le infermiere le hanno trattate con quell’amore che a casa loro
proprio non c’è. Sette giorni di prognosi a testa. E la prognosi vuol dire che
devono stare più lontane possibile da quel padre-marito che quando beve si
trasforma in un essere abbietto. La coppia è stata ospitata da una famiglia di
amici che li terranno con loro finché non verrà individuata una soluzione
definitiva (forse la separazione con l’affidamento della piccola alla donna). L’ultima esplosione d’ira è stata la più cruda. Proprio nel giorno
dedicato ai bambini: il 25 dicembre, Natale. Dopo il pranzo il papà è uscito
per bere un bicchierino con gli amici. Ma probabilmente, anzi sicuramente, di
bicchierini ne ha bevuti diversi. Troppi. Forse per dimenticare i dispiaceri,
forse solo per il gusto di farlo. Così quando è rientrato a casa verso l’ora di
cena, alla figlia che gli correva incontro per salutarlo mollava uno sberlone.
Il pianto della bimba, le urla della donna e la lite che diventava sempre più
dura. I calci, le altre sberle e tanta violenza per una bimba che dovrebbe
essere soltanto circondata d’amore e che invece è costretta a fare i conti con
un padre padrone. L’altra sera l’hanno salvata i carabinieri. Senza il loro
intervento probabilmente quei calci sul costato avrebbero rotto quelle piccole
vertebre tenute ferme dai bulloni messi dai chirurghi dell’Opa. IL SECOLO XIX Tre mesi fa l’uomo, 77 anni, era finito all’ospedale dopo essere stato violentemente percosso. Ora indaga la procura È MORTO l’uomo di 77 anni,
finito all’ospedale dopo essere stato picchiato a sangue dal nipote, nella sua
casa di via Isonzo a Sturla. Dopo tre mesi di agonia, sfinito da una sofferenza
evidentemente troppo grande, l’anziano è spirato la mattina di Natale, nel reparto
di rianimazione del San Martino. Sul caso la procura ha aperto un’inchiesta per
omicidio, affidata ai carabinieri della stazione di Quarto. Un’inchiesta agli esordi, che
potrebbe prendere le pieghe più diverse. E molto dipenderà dai risultati dell’autopsia
sul corpo del settantenne e dall’individuazione di un eventuale nesso di causa
ed effetto tra le lesioni riportate nel pestaggio e la morte dell’anziano.
Nesso che potrebbe non esserci e il decesso essere avvenuto per le già precarie
condizioni di salute dell’ultrasettantenne. Ai risultati del lavoro del
medico legale è legata anche la sorte giudiziaria del nipote dell’anziano,
venticinque anni, qualche precedente penale e una vita divisa tra espedienti e
alcol. La ricostruzione
dell’aggressione è stata eseguita dai carabinieri. Secondo la testimonianza
resa dalla stessa vittima al momento del ricovero in ospedale, nel mese di
ottobre, il nipote era da poco uscito dal carcere dove aveva scontato una pena
per piccoli reati. Proprio per festeggiare la ritrovata libertà avrebbe alzato il gomito
nell’abitazione del nonno. I due, complice appunto qualche bicchiere di vino di
troppo, avrebbero discusso animatamente. Ma la situazione era precipitata
quando il più giovane dei due aveva cominciato a menare le mani. L’anziano era caduto a terra
sotto una raffica di calci e pugni. Un pestaggio violento e crudele. Il settantasettenne era stato
soccorso dai volontari di una pubblica assistenza del quartiere e dai sanitari,
medico e infermiere, dell’automedica del 118. Era stato accompagnato al pronto
soccorso del San Martino e giudicato guaribile in venti giorni. In realtà non
sarebbe più uscito dall’ospedale. Le sue condizioni non sono affatto migliorate con il passare del tempo. Tutt’altro. I carabinieri della stazione di Quarto intanto avevano cominciato a indagare sull’episodio, ricostruendo l’accaduto nei dettagli, pronti a una tragica eventualità.< Venerdì, 28 Dicembre 2007
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