Ciò che resta di un
bus nel Sinai (foto ABC News)
(ASAPS) IL CAIRO (EGITTO), 10 gennaio 2008 – Le strade
egiziane continuano a mietere vittime tra i turisti. Dopo la tragedia di Sharm
el Sheikh del 1° novembre 2007, nella quale 6 membri di una stessa famiglia di
Senigallia (Ancona) morirono in un terribile incidente stradale, gli ultimi a
pagare con la vita l’insicurezza generalizzata del paese africano sono due
donne italiane, turiste di una comitiva diretta sulla costa mediterranea dell’Egitto
e precisamente ad El-Alamein, teatro della storica battaglia che vide
contrapposto l’esercito italiano, abbandonato a sé stesso anche dalle truppe
alleate di Rommel, e le forze inglesi. Secondo le prime ricostruzioni della
Farnesina, che ha immediatamente attivato la propria Unità di
Crisi ed allertato il consolato italiano di Alessandria d’Egitto e l’ambasciata
de Il Cairo, l’evento – verificatosi alle 16 di ieri – avrebbe visto
protagonista un bus a bordo del quale viaggiavano 29 italiani ed un camion,
scontratisi frontalmente. Il mezzo commerciale avrebbe invaso la corsia opposta
proprio mentre sopraggiungeva il torpedone, uscito di strada e ribaltatosi più
volte. Una seconda versione parla invece di un tragico tamponamento provocato
dalla nebbia: solo per un caso il bilancio non è stato ancora più drammatico.
Tra le vittime c’è, Matilde Azzi, 80 anni, moglie dell’ex presidente della
provincia di Parma ed ex consigliere regionale Corrado Truffelli, anch’egli a
bordo con lei e rimasto ferito insieme ai quattro nipoti, tutti ricoverati
negli ospedali della zona. La seconda vittima, di cui al momento non si
conoscono le generalità, sarebbe un’altra donna più giovane. In tutto, i feriti
sono 15, di cui una in condizioni serie. Una parte della comitiva era arrivata
in Egitto per un viaggio studio organizzato dall’Università di Urbino. Ogni
anno, in Egitto, perdono la vita per incidenti oltre 6mila persone, mentre più
di 30mila restano ferite: sono cifre molto alte, se si considera che la gran
parte del paese delle piramidi è desertico. Per questo motivo, secondo molti
esperti delle Nazioni Unite, le sue strade sono tra le più pericolose in
assoluto, tanto che la violenza sull’asfalto è la seconda causa di morte.
Assenza di controlli, comportamenti irresponsabili dei conducenti (che guidano
con le sole luci di posizione in piena notte, considerando l’uso
dell’anabbagliante o dell’abbagliante una sorta di ingiustificato spreco),
parco veicolare vecchio e trasandato oltre allo stato fatiscente delle infrastrutture:
sono questi i mali del trasporto su strada egiziano. Lo scorso novembre, i
lettori lo ricorderanno, una famiglia di
turisti italiani, padre, madre, figlio di 7 anni, due nonni e una zia, tutti
residenti a Senigallia (Ancona), in vacanza nel Mar Rosso, morirono nel tragico
impatto tra il pulmino su cui viaggiavano per rientrare da un’escursione a
Dahab, ed un camion fuori controllo. Il 22 agosto 2007, sempre sulle strade di Sharm
el Sheikh, l’autobus che trasportava 48 gitanti israeliani si ribaltò. In
relazione all’alta velocità tenuta dal conducente, almeno questa è la versione
ufficiale fornita a suo tempo dalla polizia egiziana, il veicolo mise le ruote
fuoristrada finendo col ribaltarsi. 10 persone, tra cui l’autista e la guida
egiziani, morirono sul colpo, mentre i feriti furono 39, 4 dei quali gravissimi.
(ASAPS)
|