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Rassegna stampa del 13 Luglio 2004 |
Da
"Corriere Romagna" del 13 luglio 2004 In via Dante tra la folla ai 140 all’ora e.ch. RICCIONE. Hanno lanciato la macchina a 140 all’ora lungo viale Dante sperando di sfuggire alla Pantera e all’auto della Polstrada che li tallonavano da viale D’Annunzio dove avevano forzato un posto di blocco. Poi, tre dei quattro fuggitivi, si sono gettati nel portocanale mentre l’ultimo ha cercato di scavalcare il parapetto della ferrovia dove stava arrivando un treno a tutta velocità. Alla fine, però, i buoni hanno avuto ragione e dopo aver assicurato tre dei quattro magrebini alla giustizia hanno raccolto dalla folla assiepatasi la giusta risposta di riconoscenza: un lungo applauso da stadio. Tutto questo in 30 minuti. Mezz’ora da film vissuta a partire dalle tre di ieri mattina quando l’autista di una Ford Mondeo - poi risultata rubata in una carrozzeria di Ravenna alcune ore prima - dopo aver finto di fermare la marcia davanti ad un posto di controllo di polizia e Polstrada di Riccione in viale D’Annunzio, quando gli agenti si avvicinano, pigia sull’acceleratore e sgomma via. Direzione: viale Dante che imbocca a velocità da gran premio tallonato dalle due macchine della polizia davanti agli occhi preoccupati di molte persone ancora a spasso nonostante l’ora. Il treno di vetture arriva nella zona del porto. Il fuggitivo imbocca via Bellini dove si accorge di essersi infilato in un vicolo cieco. Così ferma la Ford e scende assieme agli altri occupanti: di questi tre si tuffano nel portocanale e si nascondono sotto le chiglie di barche e mosconi. L’ultimo inizia l’arrampicata sulla ferrovia. Sarà lui il primo ad essere fermato dagli agenti; per gli altri la caccia sarà più complicata. i poliziotti salgono sulle imbarcazioni, saltano da una all’altra, usano torce e fari delle vetture di servizio per illuminare le acque limacciose del portocanale. Alla fine riusciranno a ripescare due dei tre tuffatori che prima di essere caricati in macchina vengono ripuliti da fango e residuati di carburante con una bella doccia gelata con lo spinello. Il tutto davanti alla folla che saluta il triplice arresto con tanto di applausi scroscianti. Una volta in ufficio i magrebini vengono identificati: si tratta di marocchini di 22, 23 e 24 anni. Due risultano già clandestini e non ottemperanti ai decreti di espulsione. Finite le pratiche, con i vestiti ancora inzuppati, sono stati trasferiti ai Casetti per ricettazione in concorso, mentre dagli uffici si provvedeva ad informare di quanto accaduto i titolari della Mondeo e della carrozzeria ravennate, completamente all’oscuro del furto. Da "Corriere Romagna" del 13 luglio 2004 Clandestina rumena si schianta e viene espulsa NOVAFELTRIA. Altro week-end di... passione per la Polizia stradale di Novafeltria con un ordine di espulsione di una clandestina rumena e con 4 patenti ritirate. Domenica pomeriggio, a Talamello, infatti, un piccolo scontro tra due auto, senza conseguenze per i passeggeri e senza gravi danni alle vetture, è diventato occasione per cogliere sul fatto una clandestina di nazionalità rumena che viaggiava a bordo di una delle due auto coinvolte, guidata da un italiano. Per la donna è scattato immediato l’ordine di espulsione, mentre il suo accompagnatore è stato denunciato per favoreggiamento alla clandestinità. E nella notte tra sabato e domenica, ancora provvedimenti salati per 4 giovani automobilisti: tre di questi viaggiavano sulla Marecchiese, nella zona di Novafeltria, ad una velocità che superava i 100 chilometri orari; mentre un quarto è stato sorpreso alla guida in stato di ebbrezza alcolica. Per i quattro è scattato il ritiro di patente. Da "Il Messaggero" del 13 luglio 2004 Sono state 43 le vittime dei 40 incidenti stradali ROMA. Sono state 43 le vittime dei 40 incidenti stradali mortali avvenuti nel fine settimana appena trascorso. I dati, rilevati da Polizia stradale e carabinieri, hanno messo in risalto che tra le vittime, venti avevano un’età inferiore ai 30 anni. Sedici incidenti mortali sono avvenuti dopo le 22. Da "Il Messaggero" del 13 luglio 2004 La preside "Per guidare non bastano poche lezioni e un quiz" di GIUSEPPE RECCHIA Doveva essere un’estate all’insegna della sicurezza per i giovani pescaresi in sella ai propri motorini: ognuno col suo patentino in tasca, il casco allacciato sulla testa, quest’ultima ben posata sulle spalle. La bella stagione inizia invece sotto i peggiori auspici, con due incidenti mortali che in meno di quarantotto ore hanno coinvolto due minorenni. Una triste coincidenza, che se non toglie validità agli obblighi di legge intesi alla sensibilizzazione dei più piccoli circa i pericoli che la strada riserva, pur tuttavia deve indurre a riflettere. Passato l’istintivo senso d’impotenza bisogna chiedersi una volta di più cosa fare, se esistono soluzioni più efficaci, se insomma siamo o meno sulla via giusta per evitare altre morti assurde, ancor più inaccettabili quando coinvolgono dei ragazzi. Giriamo la questione alla professoressa Luciana Vecchi, preside dell’Istituto tecnico "Manthonè" che da tempo, molto prima dell’obbligo del patentino, è in prima linea nell’istruire i propri studenti alle regole della circolazione stradale: "Il patentino è una buona novità ma non basta - afferma la preside -, occorrono ben più delle 12 ore previste dalla legge per educare i ragazzi al migliore comportamento da tenere alla guida". Non è dunque sufficiente studiare il codice, imparare la segnaletica, compilare un quiz. "Educazione stradale non significa solo conoscenza delle norme - continua la professoressa Vecchi - ma anche e soprattutto capacità di muoversi nel traffico con prudenza ed attenzione, di riconoscere i rischi del proprio atteggiamento incosciente così come i pericoli che provengono da chi guida in maniera sconsiderata". Nessun eccesso di confidenza in se stessi, insomma, e ancor meno fiducia negli altri. "Le notizie di giovani uccisi dalla strada ci addolora tutti - conclude la preside -, e proprio per questo dobbiamo rilanciare l’opera di sensibilizzazione già intrapresa, magari aumentando il numero di ore dedicate all’educazione stradale". Da "Giornale di Brescia" del 13 luglio 2004 Più responsabilità e controlli per fronteggiare il costante pericolo di incidenti fatali sull’asfalto Strade, è sempre allarme rosso Gianluca Gallinari Sedici morti in dodici giorni. Sessantasette vittime nei primi sei mesi e mezzo del 2004. È questo il tragico bilancio degli incidenti che stanno funestando senza tregua le strade bresciane, lasciando sull’asfalto un’interminabile scia di sangue. Un numero che, seppure più contenuto rispetto a quello dello stesso periodo dello scorso anno, suscita allarme per l’incremento tragicamente repentino registrato nel corso delle ultime due settimane. Il triste computo delle vite falciate sull’asfalto riporta all’attualità questioni vecchie e nuove. Sui due piatti della bilancia, che paiono non trovare equilibrio, l’auspicio di controlli costanti e sempre più capillari, ma pure la necessità di maggior responsabilità da parte degli utenti della strada. A parlare, in un momento in cui la tensione e l’apprensione sono alte, è il Prefetto di Brescia, Maria Teresa Cortellessa dell’Orco, al vertice di quel Comitato provinciale per la sicurezza e l’ordine pubblico che dal 1995 opera nel tentativo di ottimizzare sempre più le risorse a disposizione delle istituzioni per fronteggiare la piaga degli infortuni stradali. "Il tema della sicurezza sulle strade è uno di quelli che maggiormente stanno a cuore del Comitato - afferma il Prefetto - che coinvolge non a caso non solo le istituzioni e le forze dell’ordine ma anche tutte quelle associazioni e quegli organismi del territorio che hanno competenza in materia. Non più tardi di venerdì mattina - prosegue il Prefetto - la riunione del Comitato ha disposto un’ulteriore intensificazione dei controlli sulle strade per l’avvio della stagione estiva, che notoriamente rende maggiore i flussi veicolari". Un piano che coinvolge tutte le forze operative sul territorio, Polizia stradale, carabinieri, Guardia di finanza, Polizie locali e Provinciale e che prevede un aumento del numero di servizi di vigilanza e controllo. "Con particolare attenzione - continua Maria Teresa Cortellessa dell’Orco - alle infrazioni più gravi, eccessi di velocità, il mancato uso di cinture o del casco, la guida in stato di ebbrezza. Ma per quanti sforzi si facciano, mettendo in campo tutto l’organico disponibile, il problema della sicurezza stradale non può essere ricondotto e limitato al mero controllo repressivo". Basti pensare che su oltre 1.800 km di strade (solo le principali) circolano oggi 865.778 veicoli privati. Il controllo non basta. Il Prefetto ribadisce che "occorre che noi utenti della strada - indispensabile a soddisfare il nostro desiderio di mobilità - abbiamo più coscienza e che ci atteniamo alle regole stabilite in relazione alla pericolosità". Dietro ogni norma, c’è un perché e non una cieca volontà repressiva, sottolinea in sintesi il rappresentante del Viminale. Cultura della sicurezza. Tema caro a molti che da anni nel Bresciano si battono per porre rimedio alle stragi sulle strade, quello della cultura della sicurezza è uno di quelli su cui punta anche il Prefetto: "Il recente protocollo stilato con il Centro servizi amministrativi e l’avvio dei corsi per il conseguimento del cosiddetto "patentino" segna un passo importante in questa direzione, sulla quale si proseguirà di certo". Responsabilità degli utenti. "Non dobbiamo vivere le regole come mere limitazioni - sottolinea il Prefetto - ma tenere conto del fatto che comportamenti scorretti possono causare morte e invalidità. Siamo noi per primi, come utenti, che dobbiamo mettercela tutta per rispettare il Codice della Strada. Del resto, il confronto tra i dati del 2002 e del 2003, ma pure in una visione più globale del primo semestre 2004 segnano una diminuzione consistente degli incidenti, mortali compresi. Il dato è significativo, ma credo che fino a quando vi sarà anche solo un morto sulle strade bisognerà battersi perché non vi sia". Velocità e eccessi. Il richiamo alla responsabilità rimanda ad una delle infrazioni più gravi e diffuse, l’eccesso di velocità. Il piede pesante sulle strade bresciane sembra lo abbiano in molti. Un dato su tutti viene dalle rilevazioni effettuate dalla Provincia in alcuni punti di una delle maggiori arterie del bresciano, la Tangenziale Sud, una striscia d’asfalto su cui arrivano a transitare 90mila veicoli al giorno, di cui 40mila in direzione Milano. Di questi, a fronte di un limite di velocità di 80 chilometri orari, 3.100 utenti viaggiano a oltre 110 km/h, e ben 11.200 a velocità comprese tra 90 e 110 km/h. Il tema dei controlli. Se dati complessivi non sono disponibili, un indicatore significativo del numero di controlli effettuati dalle forze dell’ordine sul territorio bresciano e degli esiti, sono i 3.972 punti che le constatazioni della sola Polizia stradale hanno fatto decadere nel mese di giugno, assieme alle 127 patenti e alle 99 carte di circolazione ritirate. "Certo non è pensabile che sul campo vengano impiegati ancora più uomini delle forze dell’ordine - segnala Flavio Frera, segretario di Stradamica - ma l’utente deve avere la sensazione di essere costantemente sorvegliato e eventualmente sanzionato se trasgredisce le norme del Codice". Come? "Applicando massicciamente strumenti di telecontrollo, il cui impiego è scarso, e dando ampia segnalazione dell’efficacia repressiva di tali strumenti per mezzo della stampa, come già avviene in Inghilterra". Insomma, utente avvisato, utente salvato. In tutti i sensi. Da "Corriere Adriatico" del 13 luglio 2004 Il conducente dell’Alfa 164 aveva la patente da venti giorni. Indagato per omicidio colposo Sonno, inesperienza e velocità Velocità, inesperienza, sonno. Un ragazzo appena diciottenne che guida un’Alfa 164, venti giorni dopo aver preso la patente, perde il controllo e taglia la corsia opposta scontrandosi con un’altra auto, prima di piroettare verso una vettura in sosta e due ragazzi fermi in piedi a margine della carreggiata. Le indagini della Polstrada di Fabriano confermano le prime ricostruzioni: l’incidente costato la vita a Sara Giuttari è stato provocato dal "fuori pista" dell’Alfa guidata da Diego Biagioli , il giovane jesino che rientrava verso casa insieme a un coetaneo. Alle cinque del mattino, con i riflessi forse appannati e una scarsa dimestichezza al volante, il ragazzo ha perso il controllo andando contro l’Alfa 147 guidata da Gianluca Taccalite, che saliva in direzione opposta verso Ancona. Dopo la prima carambola l’Alfa 164 di Biagioli ha proseguito verso l’Opel Astra ferma sulla rampa d’immissione alla stazione di servizio Api. Lì dietro c’era Sara, che era scesa perché stava male, e l’amico Daniele Gobbi. Il ragazzo è riuscito a mettersi in salvo, scansandosi con un balzo, mentre Sara purtroppo è rimasta schiacciata tra il muro del terrapieno e l’Astra centrata dall’Alfa Romeo. Una dinamica confermata anche dalla ricognizione cadaverica eseguita ieri all’obitorio di Torrette. Ma perché quella sbandata? Gli esami del sangue sul giovane conducente, che ora sarà indagato per omicidio colposo, hanno escluso che Diego avesse bevuto troppo o fatto uso di droghe. La velocità era sostenuta, forse è bastato un errore dovuto all’inesperienza, o un colpo di sonno. Da "Brescia Oggi" del 13 luglio 2004 Il comandante Basile fa rilevare come la patente a punti e i controlli abbiano fatto calare i sinistri Nei primi 6 mesi meno decessi che nel 2003 Lo dicono i numeri della Polizia stradale Michela Moretti Sedici vittime in due settimane, 13 sulle strade della provincia, a cui si aggiungono i 3 bresciani deceduti fuori dal territorio lombardo. Tre croci solo nel fine settimana appena trascorso, a cui si aggiunge quella di ieri mattina. "Drammatizzare non serve a nulla", è la risposta di Sergio Basile, comandante della Polizia Stradale di Brescia, che riconosce la drammaticità degli incidenti avvenuti nella prima metà del mese di luglio e invita alla prudenza. "Tanti decessi per incidente in un lasso di tempo così limitato possono colpire e preoccupare. Ma i dati relativi ai rilievi della nostra polizia stradale segnalano tutt’altro, e questo significa che i nuovi provvedimenti per rendere più sicure le strade funzionano". I dati relativi al mese di giugno di quest’anno infatti parlano da soli: 135 gli incidenti con feriti, 34 in meno rispetto allo stesso periodo nel 2003. Gli scontri mortali sono stati 3, a fronte dei 13 del giugno dello scorso anno. E se si confrontano i risultati raccolti dalla Stradale da gennaio a giugno, la tendenza alla diminuzione non cambia: nel 2003, 62 erano stati i decessi per incidente. Esattamente il doppio rispetto ai primi 6 mesi del 2004, in cui si sono registrati 31 morti. In diminuzione anche gli incidenti con soli danni, che passano dai 435 dello scorso anno ai 426 del 2004, e i sinistri con feriti: 850, contro i 930 del 2003. I feriti passano da 1416 a 1306 di quest’anno, 110 in meno rispetto lo stesso periodo nello scorso anno. I decessi sulle strade continuano, ma qualcosa, sostengono le forze dell’ordine, è senz’altro cambiato. "Questi dati testimoniano che le persone ora si mettono alla guida con più prudenza, grazie anche all’introduzione della patente a punti e all’aumento della nostra presenza e dei controlli sul territorio. Merito anche della stretta collaborazione con le altre forze di polizia, dalla Provinciale alla Polizia Municipale, con le quali abbiamo steso un piano particolareggiato". Un piano che ha seguito tre direttrici fondamentali: quella del controllo della velocità, della guida in stato di ebbrezza e sotto l’effetto di stupefacenti, e dei sorpassi in tratti stradali non consentiti. "Bisogna evitare di trasformare in terrore gli episodi che si stanno verificando in questi giorni sulle strade. L’incremento di decessi in incidenti stradali - sostiene il comandante della polizia stradale di Brescia - non deve essere letto come un fenomeno eccezionale". |