LETTERA DELLA ASSOCIAZIONE
VIVIAMOLAVITA “Devono interrompere la
somministrazione di bevande alcoliche dopo le ore 2.00 di notte...” Due righe cancellate da un
emendamento approvato all’unanimità da parte di tutti i capigruppo della IX
Commissione parlamentare, quella sui trasporti, impegnata ad esaminare un nuovo
disegno di legge sulla sicurezza. Due righe che ad ottobre erano
state accolte con sospiro di sollievo da parte di milioni di genitori; due righe che rispondono alle attese della
volontà popolare. L’iniziativa si inseriva
perfettamente nella nostra proposta, sorretta da ben 45.000 firme, di
anticipare il divertimento in una fascia oraria più adeguata. Ora tutto viene
rimesso in discussione, nonostante il provvedimento si sia dimostrato capace di
ridurre del 30,4% le morti notturne sulle strade italiane. Ci chiediamo come i nostri
politici, sempre in contrasto su qualsiasi problematica, abbiano potuto,
all’unanimità e in breve tempo, distruggere una legge volta alla salvaguardia
della vita umana. A cosa è dovuta
questa improvvisa inversione di tendenza, a fronte di risultati ancora da
consolidare, ma già di indiscussa validità? Una modifica alla legge poteva
ancora essere apportata? A nostro parere sì, ma nella direzione opposta:
interrompere la somministrazione di alcolici alle 2.00 in TUTTI gli esercizi
pubblici. Vorremmo poter dar voce a quei
genitori i cui figli sono stati vittime innocenti di persone che, alterate
dall’alcol, non sono più state in grado di mantenere una guida sicura. Pertanto invitiamo tutti colore
che detengono poteri decisionali in merito a rivedere le proprie posizioni,
affinché vinca il buon senso e prevalga sempre la tutela del cittadino su
qualsiasi altro interesse. ALCOLISMO La Commissione trasporti
cancella lo stop imposto alle 2, deroghe possibili fino alle 4 Via i limiti alla vendita di alcol nei locali L’Ascom applaude la
liberalizzazione, «però c’è da lavorare su prevenzione e sicurezza» Dal Poz:
«L’iter è lungo ma quella norma è davvero anacronistica» BELLUNO. Dopo il via libera alla
musica nei locali tutte le sere della settimana, si profila una retromarcia
parlamentare sulla norma che limita alle 2 di notte la vendita di alcolici in
pub, discoteche e simili. Si potrà bere fino alle 4, o comunque fino alla
chiusura del bar. A nome di tutti coloro che lavorano dietro un bancone, il
direttore Ascom Luca Dal Poz saluta l’annuncio con un «magari», prima di
frenare: «Per ora si è pronunciata in questo senso solo la commissione
Trasporti di Montecitorio. L’iter è lungo e, se arriva lo scioglimento delle
Camere, la corsa finisce lì». Lo stop anticipato all’alcol era
stato fissato nel disegno di legge sulla sicurezza stradale. «Una norma
anacronistica», la boccia Dal Poz. Dovesse venir annullata, le subentrerebbe la
legge regionale, che, è vero, in assenza di intrattenimenti musicali conferma
alle 2 il limite di birra, vino e whisky, ma concede ampio spazio a deroghe, soprattutto
se i locali si attrezzano con programmi di prevenzione dell’abuso di alcol e di
promozione della sicurezza sulle strade. Vedi, taxi a chiamata, alcoltest di
verifica, braccialetto per individuare il guidatore designato, colui che si
dedica solo agli analcolici. E’ a queste iniziative, e al «servizio di
trasporto pubblico notturno allo studio con la Provincia, che Dal Poz si
riferisce spiegando che «c’è del lavoro da fare e le soluzioni vanno
individuate in rapporto al territorio e nel rispetto delle esigenze degli
esercenti e degli operatori turistici». Dal Poz riferisce di «locali tanto
penalizzati dal divieto di servire alcolici dopo le 2. E parlo di persone che
avevano investito in un servizio, puntando su abitudini consolidate fra clienti
locali e ospiti. Credo che non si faccia sicurezza stradale semplicemente
chiudendo i locali o anticipando lo stop all’alcol: i bar sono punti di
riferimento controllabili e penalizzandoli si moltiplicano i luoghi di
potenziale abuso fuori controllo. Questo senza valutare che la sovrapposizione
di norme regionali e statali (scritte male o frutto di compromessi politici) ha
creato confusione, problemi di comunicazione, incongruenze. Come spiegare a un
bar di Fonzaso che, in base a leggi regionali diverse, deve smettere di servire
alcol prima di un bar in Primiero?» CLUB PAPILLON DIVIETO SULL’ALCOL: INTERVIENE MUCCIOLI Andrea Muccioli si schiera contro
la cancellazione del divieto dell’alcol dopo le due di notte. In una lettera
pubblicata oggi su QN spiega: “Da produttore mi vergogno per quanto accaduto.
So quanto siano forti gli interessi economici delle lobby dell’alcol e mi
chiedo quante pressioni e quanti favori si siano intrecciati tra questo gruppo
di potere economico e i politicanti di turno”, poi sul contenuto del divieto
aggiunge “Certo, il divieto non aveva completamente risolto il dramma degli
incidenti stradali causati dall’alcol [...] Ma se il divieto non è stato
sufficientemente applicato, non significa che è sbagliato. Tanto meno che debba
essere eliminato. Ma corretto e reso più efficace”. E rivolgendosi ai colleghi
produttori esorta: “Dovremmo essere noi produttori i primi a promuovere una
cultura differente [...] una cultura del vino, lontana e antagonista a
qualsiasi forma di sballo, di fuga dalla realtà, causati dall’abuso di alcol”. (*) (*) Nota: l’alcol ha un ruolo
importante nell’economia del nostro Paese.Una svolta importante, nella lotta ai
problemi causati dagli alcolici, ci sarà quando i produttori troveranno sempre
meno conveniente la loro attività. Per chi gestisce una attività economica, il
criterio di convenienza è prevalentemente economico. Per chi gestisce
un’attività sociale, come San Patrignano, la convenienza dovrebbe essere anche
di tipo sociale. Produrre vino e occuparsi di tossicodipendenza altro non è che
la cosiddetta politica di riduzione del danno, da sempre osteggiata da
Muccioli. Cercare di convivere e gestire la sostanza è una fase, oltre che una
trappola, ben conosciuta dai tossicodipendenti. IL GAZZETTINO L’INTERVISTA L’allarme del professor Tirelli
«Troppo alcol tra i nostri giovani» Giusto prestare la massima
attenzione ai fattori ambientali e alle ricadute sulle salute di un ambiente
inquinato (e il nostro pensiero va dritto alle note problematiche dell’area
feltrina), ma con la stessa enfasi va sottolineato come stili di vita sbagliati
siano tra le cause principali dell’insorgenza dei tumori. E’ uno dei messaggi
più forti che lancia il professor Tirelli. «Nel Nordest - evidenzia l’oncologo
- nel Bellunese come nel Pordenonese, gli stili di vita personali (parlo di
abuso dell’alcol e dei superalcolici, del fumo) destano preoccupazione molto
più che in altre realtà. I tumori della lingua, della bocca, dell’esofago, o
del fegato sono aumentati anche per questi comportamenti». IL GAZZETTINO «Effetto alcol sui tumori, i
nostri giovani rischiano» Intervista al direttore del
dipartimento di oncologia del Cro di Aviano: «L’ambiente inquinato è un
fattore, ma anche certi stili di vita» (…) Torniamo agli effetti dell’ambiente sull’incidenza dei
tumori. «Sicuramente ci sono dei tumori
legati alle situazioni particolari dell’ambiente in cui viviamo, ma
ricordiamoci anche degli altri fattori. Nel nostro Nordest, nel Bellunese come
nel Pordenonese, gli stili di vita personali - parlo di abuso dell’alcol e dei
superalcolici, del fumo - destano preoccupazione molto più che in altre realtà,
vedi ad esempio la stessa Campania. I tumori della lingua, della bocca,
dell’esofago, del fegato o dell’intestino sono aumentati anche per questi
comportamenti. D’accordo l’ambiente, ma se uno poi ci innaffia sopra...». Crede che si stia
sottovalutando l’effetto della diffusione dell’alcol tra i giovani? «Il punto è che prima eravamo
abituati alla dieta mediterranea e anche i giovani bevevano un bicchiere a
tavola, e non faceva certo male. Ora i ragazzi seguono una dieta nordica per
quanto riguarda l’alcol, al venerdì sera e al sabato sera si riempiono di
superalcolici e questo fa molto male al fegato. E chiaro che se poi la
pubblicità ti martella sul fatto che senza una certa bevanda la festa non
comincia...» In conclusione cosa verrà a
dire a Belluno? «A Belluno non mi focalizzerò
solo sulla terapia, e spiegherò che è molto meglio prevenire i tumori e
trattarli precocemente che affidarsi a una pillola magica che non c’è. Certo ci
sono dei nuovi farmaci che aiutano molto, ma non ne abbiamo di risolutivi. Per
l’Aids abbiamo avuto dei farmaci che hanno radicalmente cambiato la situazione,
lo stesso non si può dire per i tumori. Dobbiamo tenere bene in mente le nostre
tre armi fondamentali che sono la prevenzione, la diagnosi precoce e la
terapia, non pensare solo a quest’ultima. Tenendo conto - e vorrei
sottolinearlo - che quando parliamo di tumori parliamo di centinaia di malattie
completamente diverse tra loro relativamente a cause, farmaci per la cura,
decorso e livelli di mortalità. Quando diciamo tumore parliamo di forme dalle
quali si può guarire ma anche di altre oggi non guaribili. Non possiamo
atteggiarci a vincitori quando abbiamo tanti malati che muoiono. Ci vuole
realismo e voglia di controbattere, è necessario dare informazioni senza
trionfalismo». Tiziano Graziottin IL GAZZETTINO (Belluno) Tolte anzitempo le opere in vetroresina della mostra
"Corso Polare" allestita nell’ isola pedonale di Corso Italia. Misura
ritenuta necessaria dopo i danneggiamenti della scorsa settimana Sculture già rimosse dal centro per colpa dei vandali L’amministrazione: «L’inciviltà, lo spregio per le cose pubbliche e la maleducazione sono arrivati anche a Cortina» Cortina I pinguini e gli orsi sono
spariti dal centro di Cortina, per colpa di uno stupido atto di vandalismo. Le
sculture di vetroresina se ne sono andate in anticipo, rispetto alla data del
15 febbraio, termine previsto per la simpatica mostra "Merry
Chracking", subito ribattezzata "Corso polare", per
l’ambientazione lungo l’isola pedonale di corso Italia e per la tipologia degli
animali riprodotti dai mosaici. Saranno soprattutto i bambini, entusiasti di
queste presenze lungo la passeggiata del centro, a sentirne la mancanza, ancor
più nei prossimi giorni, di festa ed allegria. Erano loro, infatti, i più
interessati alle colorate presenze dei pinguini e degli orsi. L’amministrazione comunale,
tramite l’assessore ai lavori pubblici Etienne Majoni, conferma che le statue
in mosaico, prodotte da una società che fa capo all’imprenditore vicentino Pino
Bisazza, già presidente dell’Associazione industriali di Vicenza, sono state
rimosse per i problemi connessi alla conservazione delle opere. «L’inciviltà, lo spregio per le
cose pubbliche e la maleducazione sono arrivati anche a Cortina, infatti alcuni
vandali, pare dei veneziani qui per lavorare, hanno pensato bene di danneggiare
alcune delle sculture esposte nelle piazze e lungo le vie del centro», spiega
il comune. Forse anche per problemi
assicurativi, a questo punto la "Trend Up", che distribuisce e
promuove questi oggetti, ha deciso unilateralmente di rimuovere l’esposizione e
mercoledì ha portato via tutto. Questa decisione rappresenta un
danno per Cortina e la sua immagine, proprio alle porte del periodo di
Carnevale, quando il paese si affolla di ospiti, per le settimane bianche sugli
sci e per le numerose manifestazioni, sportive e mondane, che animano il paese.
All’amministrazione spiace ancor di più, perché la decisione deriva da atti di
vandalismo, una forma odiosa di inciviltà. Furono i carabinieri della locale
stazione, la scorsa settimana, ad individuare l’autore dell’atto vandalico,
seguendone le tracce. Vicino alle statue divelte, gettate a terra e
danneggiate, furono trovate infatti numerose impronte, sulla neve fresca,
caduta quella notte. Seguendole, i militari arrivarono a casa di un giovane
veneziano, che ammise il fatto e venne denunciato per ubriachezza molesta e
danneggiamento aggravato. Marco Dibona LA GAZZETTA DI PARMA Ubriachi in via Garibaldi Sara Parma, Signor direttore, in via
Garibaldi capita che si formino degli assembramenti di persone straniere ubriache
o sulla strada dell’ubriachezza davanti ad alcuni locali che dovrebbero essere
pizzerie da asporto e che invece si trasformano in bar senza garantire i
servizi accessori, per cui chi deve andare in bagno può farlo tranquillamente o
contro i cassonetti di via Pietro Giordani o nel Giardino di San Paolo. continua... CORRIERE ADRIATICO Il giovane jesino è recluso in casa in attesa del processo
La fidanzata aveva chiamato i soccorsi Ubriaco aggredisce gli operatori del
118. A Chiaravalle preso un pregiudicato Picchia medico e infermiere, arrestato JESI - Ubriaco prima picchia la
dottoressa del 118 che intendeva soccorrerlo provocandole ferite guaribili in
15 giorni, poi l’infermiere che era con la dottoressa (5 giorni),
successivamente ha picchiato un carabiniere (7 giorni di guarigione) e un
poliziotto (6 giorni). E’ finito al fresco e ora è agli arresti domiciliari. La
nottata brava di L.L. (queste le iniziali del giovanotto jesino di 34 anni) è
stata quella di ieri l’altro. E’ stata la fidanzata, preoccupata per il suo
stato di salute, a telefonare al 118 per chiedere un intervento urgente.
L’equipaggio sanitario è subito partito con l’unità mobile del pronto soccorso.
Sul punto indicato dalla fidanzata, era parcheggiata un’auto e dentro c’era un
giovanotto riverso “sembrava in difficoltà serie, aveva la faccia e il petto
sporchi di vomito” diranno poi i soccorritori. La dottoressa s’è avvicinata, ha
cercato di parlargli, di verificare. La reazione di L.L. è stata violenta. Ha
colpito la dottoressa, poi l’infermiere che ha tentato di fermarlo. Botte,
urla, insulti. Poi è salito in auto ed è partito sgommando. Il malconcio equipaggio sanitario
ha fatto ritorno al pronto soccorso, e subito dopo sono state chiamate le forze
dell’ordine. Carabinieri, polizia e un nuovo equipaggio sanitario, dopo una
breve ricerca, hanno rintracciato il giovanotto in un bar di via San Francesco. Gli esperti militari tentavano
“con le buone” di identificare l’uomo, cercando di convincerlo a farsi aiutare
vista l’evidente disagio. Niente da fare. Lui era fuori di testa, prima ha
insultato i carabinieri e poi li ha aggredito ferendone uno. Intanto
sopraggiungeva la pattuglia di polizia, e anche un agente è stato colpito. Alla
fine lo scalmanato veniva bloccato e quindi trasportato al pronto soccorso dove
gli veniva riscontrato lo stato d’ebbrezza. Dimesso, veniva arrestato per
“resistenza a pubblico ufficiale e lesioni personali”. Nella tarda mattinata di
ieri, l’arrestato è stato trasportato presso il tribunale di Ancona dove è
stato processato con rito direttissimo. Il suo legale di fiducia, l’avvocato
Mario Rossetti, ha chiesto “i termini a difesa”, ovvero uno spazio temporale
per poter prendere visione di tutti gli atti utili per difendere il suo
cliente. Il giudice ha accolto la richiesta del difensore, ma ha stabilito che
il giovanotto restasse in stato di carcerazione, seppure ristretto nella sua
abitazione. Il processo sarà celebrato giovedì 31 gennaio. L’ADIGE Un anno e quattro mesi per omicidio colposo 25/01/2008 - Ha patteggiato una
pena di un anno e quattro mesi il 27enne ucraino accusato di omicidio colposo
per la morte di Gisella Moser, 81enne di San Michele. Al giovane H. M., di San
Michele, è stata anche sospesa la patente per otto mesi: era stato denunciato
per guida in stato di ebbrezza. L’inchiesta per omicidio colposo era stata
aperta nell’agosto scorso, dopo il decesso dell’anziana, che era rimasta
coinvolta insieme al marito in un incidente all’apparenza banale. I due, che
viaggiano a bordo della loro Polo, stavano per svoltare nel vialetto di casa,
in località Masetti sulla statale 12, quando sono stati tamponati dal Suv
guidato dal 27enne ucraino di San Michele. La donna era stata subito soccorsa e
portata in ospedali: i gravi traumi riportati, in particolare al capo, non le
avevano purtroppo lasciato scampo e tre giorni dopo l’anziana era deceduta. A
quel punto anche la posizione del conducente del Suv era peggiorata: a suo
carico già pesava una denuncia per guida in stato d’ebbrezza, dal momento che
dopo l’incidente, sottoposto all’alcol test dai carabinieri di Roveré della
Luna, il ragazzo è risultato avere un tasso alcolico oltre il limite
consentito. Gli è stata dunque ritirata la patente di guida. Non solo: il
giovane era sprovvisto anche di assicurazione, poiché la stessa risultava
scaduta da tempo. Dopo il decesso della donna era stato denunciato anche per
omicidio colposo ed ieri, davanti al giudice Corrado Pascucci, ha patteggiato
una pena di un anni e quattro mesi. MERATEONLINE Merate: giovane ``agitato`` rischia la rissa all’Esprit Altra serata di tensione vana e
ingiustificata, probabilmente propiziata dai fumi dell’alcool, per la gioventù
meratese. Ieri sera intorno alla mezzanotte, nell’ormai celeberrimo bar Esprit
con la sua serata universitaria del giovedì, una lite apparentemente immotivata
sarebbe potuta sfociare in una rissa. Nata una divergenza durante una
conversazione, c’è voluto pochissimo perché due ragazzi passassero alle mani.
Fortunatamente gli amici si sono messi in mezzo fermando uno, mentre l’altro si
è dileguato tra le urla e insulti del litigante. Successivamente il ragazzo
rimasto, se l’è presa con un passante e ancora è nato un altro scontro, prima
verbale e successivamente fisico. Tempestivamente ancora gli amici
si sono messi in mezzo, bloccando il compagno attaccabrighe. Questa seconda
volta però più ragazzi si sono messi in mezzo sfiorando la rissa collettiva.
Dopo l’ennesima discussione piuttosto colorita ognuno se n’è andato per la sua
strada cercando consiglio nel sonno. Nessuno dei bellicosi ha riportato ferite
o contusioni rilevanti; solo dissenso e incredulità tra i presenti che volevano
bersi un “innocuo” cocktail. VARESENEWS Mornago - Il pm li grazia:
dovranno "solo" ripagare i danni e il valore del maltolto Rubano al vicino bottiglie di pregio... e se le scolano Hanno rischiato l’arresto, ma il
pm, vista l’entità del reato, è stato comprensivo e si limiterà a chiedere la
compensazione dei danni e del valore del maltolto. Protagonisti due incensurati
di Mornago, autori di un singolare furto con scasso, non per guadagnare un
profitto rivendendo i proventi del furto, ma "solo" per togliersi uno
sfizio a spese altrui. Sapendo che un vicino di casa teneva in cantina alcune
bottiglie di vino di gran pregio, i due, fra cui uno di professione saldatore,
hanno aperto la porta della cantina con il cannello ossidrico, procedendo
quindi a scolarsi in allegria due-tre bottiglie di quel buono (ma buono
davvero). "Ciucca" colossale, denuncia, fascicolo aperto sul tavolo
del pm alla Procura di Busto Arsizio. Si prevede un lieto fine, anche se con
qualche fitta al portafogli per i due improvvisati ladri di bottiglie. CORRIERE.IT Lo zio della popstar al sun «Britney irrecuperabile, usa
alcol e droga da quando è ragazzina» «Viene da una famiglia
litigiosa, di bevitori incalliti. Scioccata dal suicidio della nonna» LONDRA (Gran Bretagna) - Lo zio
di Britney Spears ha aperto l’album di famiglia, spiattellando in esclusiva al
Sun che la tormentata nipote ha avuto un’adolescenza tutta alcool e droga e che
rischia di fare la fine della nonna Emma Jean, morta suicida all’età di 31
anni. Parlando dal camper dove vive nei pressi di Kentwood, in Louisiana, paese
natale dell’ex Lolita del pop, il 49enne William Spears, di professione
saldatore, ha raccontato che Britney ha iniziato ad avere problemi con la
bottiglia all’età di 13 anni, quando presentava il Michey Mouse Club e di
essere passata alle droghe un anno più tardi, diventando una tossicodipendente
e provando di tutto, dalla cocaina all’ecstasy. GIN IN BAGNO - «Io non sono solo
un amico di famiglia o qualcuno che dice di conoscerla – ha spiegato l’uomo –
perché io ho vissuto qui e ho visto tutto quello che è successo. Una volta
Britney mi invitò in Florida per un party con quelli del Mickey Mouse Club,
dove c’erano anche Justin Timblerlake e Christina Aguilera e ho visto che i
ragazzi erano ubriachi persi. Mentre gli adulti parlavano, loro andavano in
bagno a scolarsi una bottiglia di gin». Ma il signor Spears è convinto che i
problemi della nipote fossero cominciati molto prima: «Suo fratello Bryan era
la star della squadra di football della scuola e loro andavano a tutte le
feste, dove giravano alcool e droga, soprattutto marijuana e Britney ha
cominciato a fumare a 14 anni. Le cose sono poi peggiorate quando ha iniziato a
diventare famosa e a capire che tutti facevano quello che voleva». «FAMIGLIA DI BEVITORI» - Lo zio
della cantante, che è malato di tumore al polmone, si è deciso a parlare dopo
l’ennesima crisi della nipote in seguito alla decisione del tribunale di non
farle vedere i figli Sean Preston e Jayden James, avuti dall’ex marito Kevin
Federline. «Nella famiglia di Britney sono tutti dei bevitori incalliti e suo
padre, mio fratello Jamie, è uno dei peggiori, perché è capace di bere dalla
mattina alla sera e la ragazza lo ha sempre visto con la bottiglia in mano».
Non a caso, l’uomo finì in una clinica specializzata nel 2004, ma ormai il
danno sulla popstar era stato fatto. «Britney è cresciuta credendo che non ci
fosse nulla di male nel bere e che si può vivere con un problema di alcolismo».
LO ZIO EX TOSSICO - Certo,
neanche William (detto Willie) è uno stinco di santo e ammette un passato da
tossicodipendente, confidando oltretutto di aver fatto uso di droga proprio con
Britney, ma ora sostiene di essere pulito da 4 anni. «So che ha preso cocaina
per il suo 18esimo compleanno perché io ero lì con lei. Stavamo facendo una festa
a casa e l’ho beccata mentre si faceva una striscia giusto pochi istanti prima
che me la facessi io e abbiamo anche fumato insieme. La droga è entrata così
prepotentemente nella sua vita dopo che si è trasferita a Los Angeles e sono
convinto che, insieme con l’alcool, le servisse per sopportare la pressione a
cui era sottoposta e per sfuggire alla realtà. Pensavamo che il matrimonio e i
figli potessero aiutarla a rimettersi in carreggiata, ma è successo il
contrario». FAMIGLIA LITIGIOSA - Di sicuro, a
detta dello zio, non hanno aiutato la già fragile Britney nemmeno i continui
litigi dei genitori (i due si separarono nel 2002), come pure la mania di casa
Spears di fare a botte per qualunque cosa. «Una volta, Britney avrà avuto 5
anni, eravamo ad un barbecue e io e suo padre ci siamo picchiati perché lui,
che era ubriaco fradicio, voleva portare via la bambina in macchina e io ho
cercato di impedirglielo. Ce le siamo date davanti a Britney, che piangeva
disperata». LA MORTE DELLA NONNA - Ma
l’avvenimento che più di tutti ha plagiato la vita della giovane cantante è
stata la morte della nonna Emma Jean, che nel 1966 si è sparata un colpo al
cuore a soli 31 anni, dopo aver perso il figlio nato appena tre giorni prima.
«Britney porta il suo stesso nome (la popstar si chiama, infatti, Britney Jean
Spears, ndr) e non poteva credere al fatto che l’avessero chiamata allo stesso
modo della nonna suicida. Questa cosa deve aver avuto qualche influenza su di
lei, soprattutto adesso che ha perso i suoi figli, e l’ha portata a pensare di
esser maledetta. Per questo, ora temiamo che possa fare la stessa fine della
nonna». L’ultima volta che William ha parlato con la nipote è stato nel
novembre scorso, ma dopo i recenti avvenimenti, nutre ormai ben poche speranze
sulle possibilità di salvezza della ragazza. «Britney è in uno stato mentale
penoso e non c’è niente che si possa fare per lei, perché non ascolta nessuno.
Ha licenziato tutte le persone che aveva attorno e che si preoccupavano per lei
semplicemente perché non vuole avere vicino gente che le impedisca di fare
quello che vuole. Da bambina era così dolce, ma la violenza, l’alcool e tutto
il resto l’hanno trasformata in quello che vediamo ora. Ma se pensate che abbia
ormai raggiunto il fondo, vi sbagliate di grosso. Solo il suicidio è il fondo
per Britney». SANGUE ALLO SCALO FERROVIARIO. C’è un indagato, ma solo per
omicidio preterintenzionale È morto sui binari, ma non per le bastonate La vittima aveva bevuto. La botta lo ha stordito, è rimasto
a terra e l’alcol ha accelerato il decesso Fabiana Marcolini Aveva quattro ferite al capo,
inferte con un oggetto non particolarmente rigido e nemmeno con una violenza
tale da sfondargli il cranio: Mohammed Bellakhdim, l’uomo di 33 anni trovato
all’alba del 7 dicembre accanto ad un vagone nello scalo merci di Porta Nuova,
quello che si affaccia su viale Piave, è morto a causa del freddo e delle sue
condizioni fisiche rese critiche dall’abuso di alcol. Di certo il colpo
ricevuto da un connazionale lo ha fatto cadere, battendo il capo deve aver
perso conoscenza ed è rimasto a terra, aveva bevuto e faceva freddo quella
notte, e lui non è più riuscito ad alzarsi. È morto così. È quanto emerge dalla relazione
consegnata nei giorni scorsi al sostituto procuratore Maria Cristina Motta,
titolare dell’indagine, da Federica Bortolotti, il medico legale incaricato di
eseguire l’autopsia su Bellakhdim. Alla professionista il magistrato aveva
posto alcuni quesiti. Oltre alle cause della morte il consulente doveva
determinare il tempo e ricostruire le modalità del fatto. E lo scenario che è
emerso fa mutare la posizione del connazionale che con la vittima divideva quel
giaciglio miserabile, quell’uomo che sulle prime venne cercato e ritenuto
responsabile di quello che agli investigatori apparve come un omicidio maturato
in un ambiente disagiato, e provocato da una lite per un posto letto. Quell’uomo, rintracciato dalla
polizia pochi giorni dopo il fatto e interrogato, fu iscritto nel registro
degli indagati per l’ipotesi di omicidio ma ora per lui lo scenario è cambiato
e dovrà rispondere di «reato derivante da fatto non voluto». Ovvero l’omicidio
preterintenzionale, quello che si verifica quando la morte deriva da un
comportamento illecito tuttavia non idoneo in maniera inequivocabile a
determinare il decesso. A sostegno di questa ricostruzione le risultanze
dell’elaborato clinico, quello in cui vengono descritte le condizioni fisiche
della vittima, che nonostante la giovane età dimostrava almeno una decina di
anni di più. Una vita ai margini, caratterizzata dall’abuso di sostanze
alcoliche e anche la sera del 6 dicembre Mohammed aveva bevuto. Parecchio. Litigò con il connazionale, una
discussione accesa e di certo l’altro, probabilmente anch’egli alticcio, lo
colpì. Ma la bastonata non fu inferta con violenza, le ferite superficiali alla
testa dimostrerebbero proprio il contrario anche perchè la vittima presentava
un trauma cranico associato ad una emorragia non rilevante al punto da
rappresentare la causa di morte. Quel giovane che in un vagone dello scalo merci si era ricavato un giaciglio morì per un’insufficienza cardiorespiratoria alla quale contribuirono sia l’intossicazione alcolica che l’esposizione prolungata a basse temperature. Perchè se sulle prime l’alcol lo protesse, poi divenne una sorta di «elemento acceleratore» del raffreddamento che lo portò al decesso. Se non avesse ricevuto quel colpo in testa non sarebbe caduto e non sarebbe rimasto immobile, sui binari inutilizzati dello scalo, per questo una responsabilità, seppur colposa, è stata attribuita all’uomo di 40 anni che quella notte era su quel mezzo abbandonato, tra i materassi sporchi e rifiuti ammassati in un angolo IL MESSAGGERO Ubriaco, manda in ospedale un
poliziotto LA GAZZETTA DEL SUD Un incidente su quattro è causato
dall’abuso di alcol |
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