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Rassegna stampa Alcol e guida del 27 gennaio 2008

A cura di Alessandro Sbarbada e Roberto Argenta

IL RESTO DEL CARLINO

IN VIAGGIO FRA CRISI, ALCOL E DROGA 
La notte non balla più
CONSUMI AL BAR 
In media, in discoteca, si beve una consumazione e mezzo a testa: alcoliche l’80% delle bevande vendute
Se per ipotesi un locale rinunciasse al servizio del bar andrebbe subito in rimessa

NO ALCOL 
Dal 4 ottobre scorso non si possono vendere bevande alcoliche nei locali pubblici di intrattenimento dopo le 2 di notte: «Abbiamo perso il 50% dei nostri introiti» si lamentano molti gestori
di LETIZIA MAGNANI
e MARCO PRINCIPINI


—RIVIERA ROMAGNOLA —

UN ALTRO week end nero per quelli della notte di Riccione. E’ il secondo di fila. Nerissimo più che nero. Sapete perchè? Perchè è caduto il governo Prodi.
Intendiamoci: non è che quelli delle discoteche siano tutti di centrosinistra. No, il problema è un altro: cadendo il premier, è caduto anche quell’emendamento al disegno di legge che avrebbe tolto il divieto di vendere alcol nei locali di intrattenimento dopo le due di notte.

Adesso tutto torna come prima, cioè come adesso: le discoteche dopo le due di notte non possono vendere alcolici e tutto lascia prevedere che almeno fino alla prossima estate la legge — giusta o sbagliata che sia — non potrà cambiare.
A RICCIONE, pensate, in questo periodo non si balla da nessuna parte. In due locali storici — Cocoricò e Peter Pan — sono in corso dei lavori; Prince e Pascia — come già abbiamo raccontato nei giorni scorsi — hanno invece avuto problemi legati alla droga e sono stati fermati dal questore per qualche settimana. Fra l’altro negli ultimi mesi tante operazioni antidroga in tutta l’Emilia Romagna hanno sfiorato, lambito o addirittura toccato direttamente il mondo della notte.
Le discoteche piangono e faticano ad andare avanti: pensate che negli Ottanta, da Cattolica a Ravenna (cioè nella Riviera Romagnola) le discoteche e i locali da ballo erano circa 300. Ora, neanche trent’anni dopo, sono meno della metà.
Cambiamo anche le mode.
Il luogo deputato all’incontro (e quindi anche all’intorto) è sempre più lo street bar.
Si tratta di locali sorti da meno di una decina di anni nei quali si può bere un aperitivo, in apertura di serata, ma anche trascorrere il resto della notte girando da un tavolo all’altro, facendo amicizia e ascoltando un po’ di musica.
IL PIÙ FAMOSO del genere è senza dubbio lo Zouk Santana di Milano Marittima, primo a sorgere in Italia e grande ispiratore di mode e tendenze. La scorsa estate, ad esempio, ha lanciato il BioZuck, l’angolo dedicato alle bevande biologiche e a chi ha voglia di divertirsi senza bere alcolici”.
Il segreto del successo di questa nuova forma di locale sta proprio nell’attenzione alle reali esigenze dei clienti. Milano Marittima ha aperto questa nuova era: attorno al capostipite Zouk Santana anche altri discopub e street bar che ormai fanno tendenza. E’ il caso del Caino, del Milano Cafè o l’Hype Cafè.
Ma anche gli street bar di Milano Marittima negli ultimi due anni hanno avuto problemi. «Fanno troppa confusione» l’accusa. E il Comune li ha intimati a chiudere prima. E’ iniziato il braccio di ferro, che prosegue.
E’ tormentatissimo il mondo della notte


IL RESTO DEL CARLINO

 L’INTERVISTA ROBERTO PICCINELLI, ESPERTO DEL MONDO DELLA NOTTE 
«Discoteche, la pacchia è finita»

FOSSE PER LUI, sarebbe già ora di recitare il de profundis. Ma «non perché le discoteche sono morte. Semplicemente perché la discoteca, com’è stata concepita e vissuta negli anni ’80 e ’90, non esiste più. E chi insegue ancora quel modello è fuori pista…».
A dirla tutta di fuoripista le discoteche della Romagna, e non solo, ne hanno fatto parecchi. Prima le polemiche e la minacciata ‘marcia’ su Roma contro la nuova legge che ha proibito ai locali di intrattenimento di vendere alcolici dopo le 2 di notte. Più recentemente, le chiusure imposte dalla Questura a due tra le disco più note di Riccione dopo l’operazione anti-droga Champagne. «Ma il marcio c’è ovunque, non solo in discoteca», ribatte prontamente Roberto Piccinelli. Per lui, maestro del loisir, autore di culto della famosa Guida al piacere e al divertimento, la crisi in pista è molto più profonda, va oltre la cronaca. «E’ ingiusto considerare le discoteche un luogo ‘cattivo’. Ci sono tanti ragazzi che vanno in discoteca e si divertono in modo sano (*), e imprenditori bravi e capaci, che sanno gestire. Ma ci sono anche molti altri imprenditori non all’altezza. La disco di una volta, dove pagavi il biglietto e facevi almeno mezz’ora di fila prima di entrare, non ha più ragione d’esistere. Eppure certi imprenditori pensano di continuare a gestire i locali come un tempo». Per questo il pubblico nelle disco è calato? «Di sicuro i ragazzi non possono più permettersi certe cifre, e magari preferiscono andare a ballare nei locali in spiaggia o nei bar, dove non paghi biglietto». Gli altri locali, almeno fino a quando non sarà cambiata (se sarà cambiata...) la legge, possono servire alcolici anche dopo le 2… «E questa è l’anomalia delle discoteche. In questo senso, le disco sono vittime: non possono vendere alcolici dopo una certa ora, subiscono una serie di norme e di controlli molto più rigorosi. Sono penalizzate ingiustamente. E io non consiglierei a nessun amico in questo momento di aprire un locale da ballo».

Manuel Spadazzi
(*) Nota: sono convinto che siano moltissimi i ragazzi che vanno in discoteca per divertirsi senza bisogno di sballarsi. Sono convinto che l’efficacia del divieto di vendita di alcolici dopo le 2 di notte nei locali sia legata proprio a questi ragazzi, che non trovando da bere alcol bevono altro, senza problemi.
Questi ragazzi sono tanti, e (anche) da questo loro cambiamento - oltre che dall’aumento dei controlli sulle strade - nasce la maggior sicurezza sulle strade di questi ultimi mesi.
Certo, ci sono anche giovani che vogliono sballare a tutti i costi, che troveranno modo di bere qualunque legge si faccia: per questi serve solo la repressione.


IL TIRRENO

Con l’auto piomba sui clienti davanti a un pub 
Arrestato per tentata strage. Nessun ferito ma dieci persone ricoverate per lo choc 
«Mia moglie tenuta due ore sotto sedativi» dice il barista. Le telecamere hanno filmato tutto 

ALESSANDRO DE GREGORIO 
CECINA. L’hanno arrestato per tentata strage, oltre che per ubriachezza. Al volante dell’auto della fidanzata avrebbe ripetutamente cercato di investire tutti quelli che ieri notte stavano facendo pulizia davanti al Take Away, il pub di Marina in largo Cairoli che aveva chiuso da poco. Avanti e indietro, sgommando e frenando, avrebbe fatto volare sedie e tavolini mandando all’ospedale una decina di persone.
Nessun ferito grave, per fortuna, ma tutti ricoverati dallo spavento. In particolare la moglie del barista, in preda ad attacchi di panico, è stata tenuta due ore sotto sedativi prima di essere dimessa.
Protagonista di questa notte folle il ventiseienne Alberto Guarneri di Castiglioncello ma residente a Pavia. Il giovane è finito in carcere dopo un passaggio all’ospedale. Anche lui si è fatto medicare per lievi ferite a una mano. Tra una medicazione e l’altra, il giovane è stato anche sottoposto alle analisi per controllare la percentuale di alcol nel sangue. A quanto pare la percentuale era alta (oltre il 4), otto volte più del limite consentito.
L’episodio per il quale Guarneri è stato arrestato è avvenuto tra le tre e le quattro nell’area pedonale di largo Cairoli, tra viale della Vittoria e viale Galliano. Il titolare del Take Away, Piero Giovenco, residente a Castiglioncello, spiega che «noi avevamo chiuso e stavamo pulendo all’esterno quando ho visto Alberto litigare con uno piuttosto corpulento».
Lo chiama per nome: «Certo, Alberto lo conosco bene, andavamo alle medie insieme. So che si era trasferito a Milano e che era rientrato a Castiglioncello da un paio di settimane. Non so per quale motivo, ma a un certo punto Alberto ha scaraventato una bottiglia di birra in terra e un uomo lo ha rimproverato per questo. Lui ha replicato ed è scoppiata la lite. Sono intervenuti due miei dipendenti, ragazzi della sicurezza, per evitare che la cosa degenerasse. Alberto si è allontanato con una ragazza, sembrava che fosse finita lì, invece poi è salito in auto ed è cominciato il raid».
L’auto in questione, una Opel corsa rossa nuova di proprietà della ragazza (Costanza, livornese, che a quanto pare ha tentato invano di togliere le chiavi a Guarneri) è stata vista imboccare l’area pedonale da viale della Vittoria, sgommare e puntare addosso alla gente che era fuori dal locale. Non una volta, ma almeno tre o quattro dicono i carabinieri e conferma il barista. Sedie e tavolini che volavano, vasi rotti, gente che scappava, il finimondo. Alcuni si sono chiusi nel bar. Poi la Opel è uscita dall’area pedonale attraverso l’unico punto dove manca un piolino (davanti all’hotel Tornese) per consentire l’accesso ai mezzi di emergenza. «Ma ha continuato a girare attorno al palazzo almeno quattro volte» aggiunge il barista. Finché non sono arrivati i carabinieri, che hanno fermato la Opel davanti al bar Sole, tirando fuori il conducente. Sul posto anche un’ambulanza della Pubblica assistenza con il medico a bordo. Guarneri era ferito a una mano, alle nocche. Sfondato il parabrezza della Opel, danneggiata pesantemente. L’auto è stata messa sotto sequestro e portata via da un carrattrezzi della ditta Berrugi. I carabinieri riferiscono che dieci persone sono state accompagnate all’ospedale. I volontari confermano di averne portata in ambulanza solo una sotto choc (la compagna del barista, appunto), gli altri devono esserci andati da soli. Anche Guarneri è stato medicato. Dopo le analisi del sangue, i carabinieri lo hanno trasferito alle Sughere. Pesante l’accusa: tentata strage. Si rischiano dai cinque ai dieci anni di reclusione. A meno che il reato non venga derubricato in ubriachezza molesta aggravata. Il rapporto è stato trasmesso al pm di turno, il sostituto Giuseppe Rizzo. Ora si attende l’udienza di convalida. Nel frattempo il barista ha consegnato ai carabinieri i filmati della notte folle. Sì, perché il locale è controllato da un sistema di telecamere a circuito chiuso in grado di riprendere tutto quel che avviene davanti al bar, tra i tavolini.


L’ARENA di Verona

SANT’AMBROGIO. A Ponton la sede di uno dei più importanti interclub per la prevenzione e la gestione dei problemi dovuti all’alcolismo
Riparte «Un elefante non è una rosa»
Il progetto dell’Acat propone a bambini ragazzi e adulti corretti stili di vita

Sono riprese le attività dell’associazione Acat Adige-Lessinia, con sede a Ponton di Sant’Ambrogio di Valpolicella, che raggruppa 15 Club Alcolisti in Trattamento.
«Anche quest’anno», spiega Daniela Castelletti, presidente Acat Adige-Lessinia, «organizzeremo due interclub, che si svolgeranno in primavera il primo e il secondo in autunno, sulla falsariga di quello organizzato lo scorso dicembre alle Opere Parrocchiali di Sant’Ambrogio di Valpolicella».
«Attraverso questi incontri», prosegue, «mettiamo a disposizione della comunità le esperienze delle famiglie per affrontare un problema, quello della dipendenza dall’alcool, che coinvolge moltissime persone».
«I pregiudizi non mancano, conosciamo la cultura tradizionale ma, nel contempo, intendiamo promuovere nuovi stili di vita senza alcool per proteggere la nostra salute, quella delle nostre famiglie e, di conseguenza, delle nostre comunità. Manteniamo da sempre una collaborazione importante con l’ospedale Sacro Cuore di Negrar, che ci è vicino nelle nostre attività. In quest’ottica l’auspicio è quello di una maggiore collaborazione con le istituzioni, i comuni, le parrocchie e le associazioni del territorio».
All’incontro di Sant’Ambrogio di Valpolicella, ed in quello precedente che si era svolto alle opere parrocchiali di Domegliara - in quell’occasione venne proiettato anche un documentario dedicato al tema - erano presenti oltre 150 persone. «Sono stati momenti che ci hanno permesso di socializzare in piena serenità, compiacendoci dei traguardi raggiunti da molti di noi», prosegue la presidente, «abbiamo anche premiato diversi amici per gli anni di sobrietà raggiunta. Il futuro dei nostri club sta proprio in questa loro capacità di accogliere le persone e di essere in grado di sviluppare rapporti umani solidi, di amicizia e fratellanza».
I membri del direttivo Acat proporranno anche quest’anno il progetto regionale, finanziato dal comitato di gestione regionale del fondo speciale per il volontariato e dal Centro servizio per il volontariato della Provincia di Verona, «Un elefante non è una rosa...».
«Il progetto», ricorda Daniela Castelletti, «è rivolto a tutta la comunità, bambini, giovani, adulti e anziani inclusi, nonchè alle associazioni di volontariato, attraverso un’opera di sensibilizzazione da parte dei nostri soci che promuovono, in specifici incontri, la protezione e la promozione della salute intesa come equilibrio psico-fisico sociale ed ambientale». (*)
L’Acat Adige Lessinia (Associazione dei Club degli Alcolisti in Trattamento) ha la propria sede in via Domegliara 1, Ponton di Sant’Ambrogio di Valpolicella.
Telefono e fax 045.686.1850; mail: acat.adigelessinia@tiscali.it.
M.U.
(*) Nota: questo progetto, nato da una brillante idea di Milena Maia, è finalizzato all’organizzazione, nelle comunità locali, di un grande numero di incontri di sensibilizzazione sui problemi alcol correlati, secondo l’organizzazione delle Scuole Alcologiche Territoriali di terzo modulo, così come previste dall’approccio ecologico sociale ai problemi alcol correlati e complessi (Metodo Hudolin), integrate da un momento teatrale.


LA STAMPA

Mario Baudino

L’etilometro annacqua i ristoranti

L’armagnac è in fuga; ma anche il whisky, la grappa e con loro tutti i superalcolici. In fuga dai ristoranti nell’era dell’etilometro. Resistono i vini, con qualche glorioso caduto sul campo, e hanno cambiato strategia. Perché la guerra che si sta combattendo contro la guida in stato di ebbrezza, ora spietata ora distratta, ora con toni apocalittici ora con qualche subitaneo scetticismo mediterraneo (in fondo sono campagne per la sicurezza, doverosissime beninteso, che sono arrivate dal nord, quantomeno da Bruxelles), non risparmia nessuno e sta incidendo profondamente su abitudini tradizionali, verrebbe da dire ataviche. Nelle cucine dei grandi chef, di quelli emergenti e di quelli sconosciuti, non si parla d’altro. Ancora non ci sono statistiche e dati attendibili, ma sicuramente non si tratta di una leggenda metropolitana.

Non è una voce: è la realtà. Con qualche grido d’allarme, che riguarda soprattutto i sommelier. Per loro la vista sta diventando, anche professionalmente, piuttosto difficile. “Un mio amico, e non è il solo caso, è stato trovato ubriaco al volante – racconta Fabio Gallo, presidente dei sommelier torinesi – benché non avesse bevuto neppure un goccetto. Tornava da una degustazione”. Si tratta di quei rituali in cui pensosi e preparatissimi signori assaggiano molti vini, girandosene in bocca un sorso per poi sputarlo, dopo averne apprezzato gli aromi. “Ma l’etilometro misura sostanzialmente l’alito, ragion per cui quando è stato fermato da una pattuglia della polizia stradale, questo signore ha tentato di spiegare la sua situazione, senza però alcun successo”. La macchinetta lo inchiodava. Fabio Gallo non ne fa una questione di categoria: «Il problema vero è che il limite dell’etilometro è bassissimo, ragion per cui nel nostro mestiere siamo automaticamente fuori dai limiti». (*) E passi, aggiunge. Quel che conta è il riflesso sulle abitudini dei clienti. «Nei ristoranti il consumo scende. Certo, è una tendenza che dura da molti anni, da quando si beve il vino non più come alimento, ma come un piacere. Si beve meglio, e quindi meno. È una regola che vale per tutti i Paesi “storici”».

A cena in taxi

L’etilometro è stata un’accelerazione improvvisa. Ma i suoi effetti si sono fatti sentire molto di più per quanto riguarda il liquorino finale. Secondo Carlo Nebiolo, presidente dell’Epat torinese, nel giro di dodici mesi c’è stato un vero crollo. Il suo ristorante (Marco Polo, nell’elegante quartiere Crocetta) è sempre stato celebre per la collezione di whisky. «Da quando non è più possibile fumare, la gente ha cominciato ad avere fretta di uscire. Lo spazio per un whisky si è molto ridotto. Ora direi che si è almeno dimezzato. Nonostante siano sempre di più i clienti che vengono in taxi».

Nebiolo non piange sul danno economico. «Se si beve meno, è positivo, per carità. Ho dei figli, vedo che anche loro quando escono fanno molta attenzione, e ne sono ben contento». È vero che si potrebbero ottenere entrambe le cose, la botte piena e la moglie (non eccessivamente) ubriaca, ma il popolo dei ristoranti ancora è legato alle vecchie abitudini. «Mica come in Giappone» dice Angelo Volazza, l’uomo del «Sorriso», il celeberrimo locale di Soriso, borgo in provincia di Novara dove è inevitabile andare in auto. È appena tornato da Tokyo, dove ha creato un «evento di cucina» al New Otami, mega albergo di 1600 camere e 35 ristoranti, mescendo fiumi di grandi vini piemontesi. «Là i commensali sono arrivati tutti in metropolitana, per cinque giorni». E senza problemi. «Anch’io, al Sorriso, servo meno vino di prima, per non parlare dei superalcolici. Il mio è un ristorante con albergo, chi dorme qui non ha problemi. Però, anche se vedo che i clienti si stanno organizzando - sempre più spesso uno del gruppo evita di bere - la reazione più frequente è quella di tenersi lontani dal liquore finale, il cui alcol non verrebbe smaltito in tempo, prima di un eventuale controllo».

Il re in esilio

Il whisky era al suo culmine negli Anni Ottanta. Con i Novanta l’attenzione al corpo, alla salute, al benessere lo hanno deposto dal trono. L’etilometro ha assassinato un re in esilio, suggerisce Antonio Santini, guida carismatica del «Pescatore», il piccolo, elegantissimo tempio dei ghiottoni di Canneto sull’Oglio (in provincia di Mantova). «Il problema esiste anche per il vino. Anzi, credo che stia per sorgere una nuova stella, se i produttori capiranno la situazione: la mezza bottiglia. Il vino a calici è una soluzione solo per i ristoranti con molti coperti. La mezza bottiglia, che già si sta affermando, potrebbe essere il futuro». In fondo, forse è più facile per un popolo di individualisti dimezzare le bottiglie piuttosto che unificare le automobili, aumentarne i passeggeri. Ma i cuochi, si sa, sono anche filosofi, e sempre più osservatori del costume. Santini, per esempio, ha una convinzione: l’avvento della mezza bottiglia, se avvento sarà, non rappresenterà comunque una soluzione di ripiego. E neppure una risposta «da panico». Semmai, la riprova di un carattere nazionale misconosciuto. «La mezza bottiglia è perfetta, sono sempre di più i grandi produttori che ne fanno uso, e i timori sulla conservazione non hanno senso, ormai, date le tecniche di imbottigliamento». Non è emergenza, basterà abituarsi al suo ingombro ridotto, vederne le dimensioni non come un segno di povertà ma di eleganza. E di prudenza.

Del resto se si è affermata senza traumi l’idea di rinunciare a un distillato prima di mettersi in automobile, idea peraltro ragionevolissima, perché non si dovrebbe proseguire su questa strada? Se il re è in esilio, o forse è morto, se ne farà un altro. «Altra cosa sono le "bombe" che si servono nei locali per i più giovani, quelle sono davvero pericolose», osserva ancora Fabio Gallo, che su questo tema, diciamolo, è un pochino arrabbiato, e pensa che tutto sommato i produttori non abbiano ancora preso coscienza della nuova situazione, e dei suoi futuri effetti sul mercato. La soluzione sembra più a portata di mano di quanto non si immagini. Santini, e con lui i ristoratori in generale, spiegano che in fondo tutto questo non ha cambiato i menù, la scelta dei piatti, le filosofie di cucina. Né sembra poterlo fare in futuro, quando l’etilometro avrà aumentato di molto il numero delle sue vittime. «C’è una considerazione abbastanza semplice, e che credo vera, da fare - chiude il cerchio Santini -: noi italiani, checché se ne dica, e checché dicano i nostri politici, siamo un popolo ragionevole. Alla fine troviamo la soluzione giusta, senza troppe furbate». Beninteso, se ci lasciano fare.

(*) Nota: se l’etilometro da un risultato positivo, significa che nel sangue c’è dell’alcol. Una parte dell’alcol ingerito viene eliminato passando nell’espirato attraverso i polmoni. Esiste uno stretto rapporto tra la percentuale di alcol nel sangue e quella presente nell’aria espirata. Ad ogni parte di alcol etilico presente nell’aria espirata corrispondono 2100 parti di alcol etilico nel sangue. Il responso dell’etilometro è determinato solo da questa correlazione; altrimenti che test sarebbe. L’assorbimento attraverso la mucosa della bocca non è tale da giustificare un’alcolemia superiore a quella consentita dal Codice della strada. Attraverso aneddoti, tutti da verificare, il mondo del vino in realtà vuol mettere in discussione la legge stessa. Ancora una volta, per interessi personali, qualcuno reclama delle deroghe. Se questo fosse possibile, ognuno si sentirebbe autorizzato a fare delle eccezioni ed a milioni di allenatori di calcio nei bar, si aggiungerebbero milioni di sommelier per le strade.


LA STAMPA

“Nei locali ormai non si parla d’altro che del palloncino”

Una vita all’inseguimento delle migliori tavole d’Italia. Intercettato in macchina mentre si sta fondando verso una nuova serata dedicata al palato, il critico gastronomico Edoardo Raspelli conferma che gli italiani al ristorante hanno cambiato approccio e con il bere ci vanno piano:

“Anni fa era diverso, si privilegiava la quantità e si esagerava provando diverse bottiglie nel corso della serata. Oggi le cose sono cambiate: si sta più attenti, si sceglie la qualità, si mettono le mani avanti per rifiutare l’ennesimo bicchiere”.

Si rifiuta un bicchiere, però si salvano i punti sulla patente: non è così?

“Ormai è diventato un pilastro delle conversazioni da tavolo: nei ristoranti è immancabile l’aneddoto sui controlli della Stradale o sulla paura di essere beccati dal “palloncino”. C’è molta sensibilità sull’argomento, segno che i nuovi mezzi di prevenzione e di repressione funzionano. Ma l’incubo dell’etilometro va di pari passo con un altro elemento di novità”.

E quale sarebbe?

“La crisi economica. È innegabile: oggi ci sono pochi soldi e i clienti sono più accorti. Quindi, per quanto riguarda il bere, assaggiano meno oppure limitano le ordinazioni di superalcolici a fine pasto. Io stesso, nelle mie recensioni, assecondo queste esigenze di portafoglio e privilegio la segnalazione di locali più a portata di mano”.

Sembra che queste novità stiano portando alla “riscoperta” delle mezze bottiglie: conferma?

“Certo, così come c’è un ritorno del carrello con diverse etichette e del vino al calice. Qui però bisogna stare attenti: non è facile trovare locali con personale preparato che sia in grado di consigliare il giusto abbinamento tra vino e piatto ordinato”.

C’è poi l’“emergenza” di whisky e grandi distillati: le prime vittime della “tenaglia” esercitata da etilometro e crisi economica.

“Sì, e a questi si aggiunge un elemento in più: il tempo. Whisky, cognac e simili vanno centellinati, assaporati a lungo, magari aggiunti al piacere del fumo. E’ un rito, ci vogliono l’atmosfera e la “durata” giuste: quando possiamo permetterceli?”.

Guido Furbesco


IL GAZZETTINO

Alcolisti assenteisti tre volte sopra la media
Gli alcolisti hanno una percentuale di assenteismo che è tre volte superiore alla media. E’ quanto è emerso ieri, a Torino, dal congresso piemontese della Società italiana di alcologia. In moltissimi casi, inoltre, la sicurezza sul lavoro è compromessa dall’alcol. Una possibilità molto diffusa e poco contemplata, dal momento che quando si parla di sicurezza sul lavoro si pensa subito a caschetti, imbragature ed estintori. Il rischio di rimanere vittima di un infortunio sul lavoro per un alcolista è di cinque volte superiore alla media.


L’ADIGE

«Alcol e droga tra i giovani, tolleranza zero»
Lo chiede il pg Pierantozzi Povertà, sfratti in aumento

di SERGIO DAMIANI
«Tolleranza zero». Non usa mezzi termini il procuratore generale Giovanni Pierantozzi che ieri, in occasione della cerimonia di inaugurazione del nuovo anno giudiziario, ha lanciato l’allarme contro nuove criminalità, per così dire "sociali". Contro gli abusi di alcol e di sostanze stupefacenti, fenomeni sempre più diffusi tra i giovani, contro rapine e furti in casa, occorre che lo Stato risponda con misure adeguate. Pierantozzi ha ricordato come Trento e Bolzano occupino i primi due posti nella classifica della qualità della vita, «ciò non significa, però, che nella nostra regione sia assente la criminalità». Non si tratta, per fortuna, di grande criminalità organizzata, ma di un fenomeno diverso che il procuratore generale ha definito «della violenza "frenata", di quella violenza cioè che sembra esprimersi sempre meno in omicidi e sempre più in una pluralità di comportamenti violenti - in essi comprese le violenze sessuali - ricollegabili soprattutto all’uso di armi, alcol e droghe. I numerosissimi reati di guida in stato di ebbrezza, la preoccupante diffusione di sostanze stupefacenti, specialmente tra studenti e giovanissimi scolari, e alcune rapine in banca e in casa, sono fenomeni criminosi nei cui riguardi le attività di prevenzione e di repressione andrebbero attuate all’insegna del criterio di "tolleranza zero"». Va sottolineato, comunque, che in generale il quadro della giustizia in Trentino Alto Adige è rassicurante. Il presidente della Corte d’appello Marco Pradi - salutato con grande cordialità da tutti i relatori visto che a maggio, all’età di 75 anni e dopo una carriera in magistratura lunga quasi mezzo secolo, andrà in pensione - ha infatti tracciato un ritratto in tinte positive. Pradi ha parlato di «livello di criminalità contenuto, essendo il tessuto comunitario sano nelle sue fondamenta». Ci sono però dei settori dove va tenuta alta la guardia. «I reati di furto risultano molto numerosi», ha ricordato Pradi. Il magistrato ha anche messo in guardia contro un fenomeno inquietante legato al lavoro nero: «Sempre preoccupante appare il numero dei reati di omicidio colposo derivante dall’inosservanza della normativa in materia infortunistica. Il diffuso utilizzo in nero dei lavoratori extracomunitari comporta, per il reciproco interesse delle parti contraenti, il risarcimento privato del danno alla persona, con conseguente occultamento degli episodi lesivi, sia al pronto soccorso che agli ispettori del lavoro». In sostanza i clandestini se si fanno male, per esempio su un cantiere, preferiscono accettare qualche soldo rinunciando persino alle cure mediche pur di evitare di far emergere l’accaduto». Infine un «certo allarme sociale - ha detto Pradi - si è anche registrato per i reati della pubblica amministrazione» e numerosi sono gli «episodi di violenza sessuale e di circolazione per via telematica di immagini pedopornografiche». In calo, invece, i reati di natura ambientale e i reati societari di bancarotta. Sono positive lo notizie sul fronte della giustizia civile anche perché i tempi di definizione delle cause sono accettabili: tre anni per le cause di merito in primo grado, un anno per l’appello con tempi molto più rapidi per il diritto di famiglia (cioè divorzi e separazioni) e il contenzioso in materia di lavoro e di previdenza. C’è un dato però che dovrebbe destare allarme perché indicatore dello stato di difficoltà delle famiglie più povere: sono aumentate le esecuzioni forzate di immobili, cioè gli sfratti. «Si avverte nel territorio - ha detto Pradi - un generale incremento delle procedure di rilascio coattivo che non hanno dato luogo a particolari problemi esecutivi pur connotando una difficoltà di reperimento di alloggi nei capoluoghi di provincia».


RAINEWS24

Morta una turista italiana investita da un’auto pirata in Messico
Una turista italiana è morta in un incidente stradale in Messico. Camilla Carletti, 34 anni, è stata investita dall’auto di un pirata della strada la sera del 23 gennaio a Palenque, nel Chiapas, mentre era in vacanza con il suo compagno. L’ambasciata italiana si sta occupando del rientro della salma in Italia, che avverrà a giorni.
La giovane era di Sagginale, nel Mugello, in provincia di Firenze. Secondo quanto riporta il locale "El Heraldo de Chiapas", è stata investita da una Nissan Tsuru con targa dello Stato di Tabasco. La giovane, che insieme a un gruppo di amici aveva intenzione di pernottare in campeggio nella localita’ di ’El Panchan’, è stata investita frontalmente. Il pirata si è fermato per un attimo ma ha subito proseguito a velocita’ per la sua strada. Qualche minuto dopo e’ stato raggiunto da una pattuglia della polizia, che lo ha identificato. L’uomo, 30 anni, era ubriaco. Il cadavere della turista e’ stato identificato dal marito, Tommaso Leddey, italiano, con lei al momento dell’incidente.


IL GAZZETTINO (Udine)

Sbronze notturne, arrivano le multe 
Durante i controlli nei locali, i carabinieri sanzionano alcuni giovani per ubriachezza
Sanzionati per ubriachezza manifesta. E non erano alla guida. È toccato ad alcuni giovani controllati dai carabinieri tra venerdì e ieri nell’ambito dell’operazione "Notti tranquille" che ha visto impegnati 80 uomini in tutta la provincia. Si è trattato di una prima esperienza, destinata a ripetersi, disposta dal comandante provinciale Giorgio Salomoni anche allo scopo di frenare l’abuso di alcol da parte dei giovani che frequentano i locali aperti di notte, oltre che per verificare all’interno di questi l’osservanza delle norme di pubblica sicurezza e in materia di impiego.
Non è un caso che a queste sanzioni sia stata data pubblicità. Si ricomincia ad applicare con maggiore frequenza una disposizione del codice che è stata depenalizzata nel ’99 e che prevede una sanzione amministrativa pecuniaria da 51 a 309 euro per chi si trovi in luogo pubblico o aperto al pubblico in stato di manifesta ubriachezza. Per incorrere nell’infrazione non serve l’alcoltest ma basta che l’ubriachezza (e non la semplice ebbrezza) sia palese. I ragazzi "sono stati controllati prima che si mettessero alla guida di autovetture", sottolineano i carabinieri. Si è voluto lanciare un segnale per combattere la ricerca della sbronza del fine settimana? «Dicono che dobbiamo fare prevenzione...» è il commento.
«Usare il termine prevenzione facendo una multa mi lascia perplesso ma questo è un tema che porta molto lontano» è il parere dello psicologo Michele Sforzina del Dipartimento delle dipendenze dell’Ass 4 Medio Friuli. «Anche se non è molto popolare, vorrei ricordare il ruolo della famiglia - prosegue - : noi siamo responsabili della formazione dei nostri figli e tutti noi abbiamo esperienza di educazione all’uso di alcol in modo diretto o no, salvo poi stupirsi ed arrabbiarsi». «È una questione culturale: l’alcol è accettato» dice in altri termini. E ricorda i risultati ragguardevoli (si stimava il 30 per cento in meno di morti sulle strade) che aveva portato il divieto di somministrazione di bevande alcoliche dopo le 2: «Era una misura non punitiva ma solo limitativa eppure, a causa delle pressioni che si sono avute, è passata una moratoria».Tornando all’operazione "Notti sicure" altri 8, che guidavano alticci, sono stati denunciati. Sono stati controllati 18 locali riscontrando varie irregolarità, tra le quali numerose inosservanze alla legge sul fumo (molti gestori passata una certa ora lasciano correre). Le sanzioni amministrative hanno riguardato diversi locali, tra cui il Barcollo di Udine, per un totale complessivo di 60 mila euro. Alcol, fumo, e anche rumore. «È emerso che diversi bar, privi di licenza specifica di pubblico allietamento, si trasformano quasi in discoteche all’aperto» afferma il tenente Fabio Pasquariello. In caso di ripetute infrazioni non è escluso che si richiedano alcune chiusure.
P.D.


PRIMONUMERO.IT

Mix di cocaina, cannabis e alcol, gravissimo un 18enne
Un sabato sera all’insegna dello sballo manda in ospedale un giovane termolese. Il ragazzo, che ha assunto sostanze stupefacenti mescolate ad alcol, è stato soccorso dai familiari che inutilmente hanno provato a svegliarlo e ricoverato nel reparto di Medicina d’Urgenza del San Timoteo. Il 18enne stava seguendo un programma di disintossicazione presso il Sert.
Termoli. Un ragazzo di appena diciotto anni, S.D., è ricoverato dalla notte scorsa nel reparto di Medicina d’urgenza del San Timoteo, dopo aver fatto uso di sostanze stupefacenti. Il giovane, soccorso e poi trasportato in automobile dai familiari, spaventati dai numerosi e inutili tentativi di risvegliarlo, versa in condizioni giudicate serie dai sanitari ed è tenuto sotto stretto controllo medico. Sembra aver utilizzato una micidiale miscela di cocaina e cannabinoidi, che, insieme ad una modesta quantità di alcol, lo ha ridotto in uno stato di profondo sopore, dal quale non sembra ancora essersi ripreso.
Il diciottenne stava seguendo un programma di recupero presso il locale Servizio per le tossicodipendenze, a causa della consuetudine al fumo di cannabis, ma non sembra avere precedenti legati all’assunzione di cocaina. Un episodio a conferma dei dati nazionali che parlano di un incremento esponenziale dell’uso di questa sostanza dagli effetti letali, divenuta ormai accessibile ai più, e di un abbassamento critico dell’età media dei consumatori.
Si fa sempre più urgente, quindi, un’opera di sensibilizzazione e di informazione sui danni causati dall’utilizzo di droghe, "leggere" e non, soprattutto fra le giovani generazioni.
(G.C.)
http://www.primonumero.it/attualita/primopiano/articolo.php?id=3841


IL GIORNALE DI VICENZA

TENTATO OMICIDIO. Rinviato a giudizio
Investì il rivale «Voleva ucciderlo»
Il grave ferimento avvenne nel parcheggio del Billa in viale della Pace nell’estate del 2004
Aveva investito il rivale in macchina per ucciderlo. Lo aveva travolto, e poi aveva fatto retromarcia per finirlo. E ci sarebbe forse riuscito, se non fosse stato trascinato fuori dall’auto a forza da un passante prima che investisse anche il secondo rivale. Con l’accusa di duplice tentato omicidio volontario, Zoran Kostadinovic, 39 anni, serbo, residente in città in via Camisano 13 (avv. Federica Coghetto), è stato rinviato a giudizio dal giudice al prossimo 18 aprile. Con lui sarà giudicato, ma solo per rissa aggravata, il connazionale Zivorad Radojkovic, 52 anni, di Vicenza, viale S. Lazzaro 94 (avv. Valeria Dorio).
I fatti risalgono all’8 agosto di quattro anni fa ed avvennero nel parcheggio del supermercato Billa di viale della Pace. Quella sera Zlatko e Vladan Ilic, 52 e 32 anni (hanno già patteggiato per la rissa), residenti ad Arzignano in via Villaga, avevano avuto da ridire con Radojkovic, litigando con coltelli e accette. Quest’ultimo era andato a chiedere rinforzi al bar “Magic moment” e Kostadinovic, con la sua Peugeot, in base a quanto ricostruirono la squadra mobile e il pm Vartan Giacomelli, investì i due Ilic, travolgendo Zlatko, che rischiò di morire. L’automobilista, che fu arrestato, ammise di aver esagerato con gli alcolici, che gli erano stati offerti poco prima dallo stesso Radojkovic. anche i due Ilic, peraltro, avevano bevuto. Kostadinovic si difese assicurando di non aver voluto investire nessuno, e che gli Ilic gli avevano attraversato la strada proprio davanti.


IL TIRRENO

Un video-choc contro l’abuso di alcol 
La polizia nelle scuole educa i ragazzi a guidare in sicurezza 
Abbiamo mostrato le dinamiche degli incidenti e le testimonianze di giovani che sono rimasti paralizzati

LUCCA. Lezioni nelle scuole superiori per spiegare ai ragazzi più grandi i pericoli di mettersi alla guida dopo aver assunto alcol; incontri nelle materne con i bambini curiosi di sapere tutto su professioni che affascinano, come quelle di poliziotti, vigili del fuoco e infermieri.
E’ uno dei rami di attività portato avanti dalla questura e illustrato dal vicequestore Virgilio Russo, neocapo della squadra mobile. Un’attività che si concretizza con i poliziotti di quartiere che hanno il compito specifico di stare a contatto con la gente, di avvicinare i cittadini, di spiegare il loro ruolo e i tanti servizi che la polizia può espletare.
In questo ambito, in collaborazione con la Croce Verde, i poliziotti di quartiere coordinati dall’ispettore capo Massimo Sodini, hanno tenuto una serie di lezioni nelle scuole superiori (scientifico Vallisneri, Itc Carrara, Iti Fermi, professionale Pertini) su alcol e guida, chiarendo gli aspetti normativi. Inoltre, con l’ausilio di medici nutrizionisti, è stato spiegato l’effetto deleterio dell’alcol sulla salute. Durante gli incontri, che hanno coinvolto 1500 studenti circa - ha spiegato il dottor Russo - è stato mostrato anche un video sulle dinamiche degli incidenti stradali con racconti di giovani che hanno perso l’uso delle gambe. Nell’ambito del protocollo d’intesa sottoscritto in prefettura su giovani e alcol, a febbraio partirà un’iniziativa alla scuola Nottolini.
Altre scuole interessate a incontri di questo tipo possono contattare l’ufficio del poliziotto di quartiere.
Qualche giorno fa, inoltre, invitati dal direttore del 4º circolo didattico, gli agenti sono stati alla scuola materna di San Marco, che porta avanti incontri con i genitori che effettuano professioni particolari. C’è stata una iniziativa con infermieri che operano su ambulanze, una visita al comando dei vigili del fuoco e questo appuntamento con i poliziotti. La fantasia dei bambini, 5 anni di età, è andata subito a pistole e manette.
Ma le prime sono rimaste ovviamente nelle fondine e i piccoli si sono potuti divertire osservando un cartone animato che mostra l’attività della polizia e a salire su una volante. L’assistente capo Anna Maria Finizzola, madre di uno degli alunni, e i poliziotti di quartiere hanno cercato di soddisfare le tante curiosità dei piccoli.

F.T.


IL TIRRENO

«Al buio succede di tutto, servono più controlli» 
I locali della zona: «Ogni mattina contiamo i danni subiti»

CECINA. A Marina al risveglio non si parlava d’altro. Nei bar l’argomento era solo e soltanto uno: la follia successa nella notte in largo Cairoli. Un episodio clamoroso, ma questa area non è nuova a fatti negativi. Nel mirino i giovani, quelli che bevono e poi si divertono a spaccare la roba d’altri o a rubare oggetti per loro insignificanti.
E i gestori dei locali della zona chiedono maggiori controlli, soprattutto da mezzanotte in poi. Quando il degenero occupa spesso lo spazio del buon senso, della tranquillità. «Ogni mattina - spiegano i titolari del bar Girasole, un localino ben curato che si affaccia sul mare - siamo pronti alle sorprese. Proprio in questi giorni ci hanno portato via un carrello sistemato fuori dal bar: un gesto gratuito, compiuto solo per danneggiare gli altri. In passato qualcuno ha spaccato dei vasi di fiori. Ma gli atti vandalici ormai non ci contano più: non diamo certo la colpa al pub, ma a quei giovanotti che evidentemente non sanno come divertirsi. E allora c’è solo un rimedio: più controlli da parte delle forze dell’ordine. Siamo stufi ogni mattina di fare la conta dei danni che abbiamo subito».
Va avanti fino alle 6 di notte il “Mangia e Bevi”, che si trova sul lungomare, in via della Vittoria. «Spesso rimango solo - dice il titolare, che ieri mattina è stato tra i primi a rendersi conto del macello successo davanti al Take Away - e sinceramente non è al massimo. Da questi parti, di notte, ti puoi aspettare di tutto. Certo, quanto successo l’altra notte è grave e mette in allarme tutta la zona. Sono d’accordo: serviranno maggiori controlli da parte di polizia e carabinieri».

Ma.Mo.


IL GAZZETTINO (Pordenone)

Troppo alcol al volante Albanese denunciato dopo un incidente 
Gli agenti della polizia municipale del capoluogo hanno denunciato a piede libero un quarantenne albanese, A.C. residente in città, per guida in stato di ebbrezza. L’uomo, infatti, nel pomeriggio di ieri ha causato un incidente all’incrocio tra via Musile e via Prasecco. A quanto pare per una mancata precedenza l’aiuto condotta dal cittadino straniero si è scontrata con quella di un residente del luogo. L’urto è stato particolarmente violento e il pordenonese è stato ricoverato all’ospedale civile. Se la caverà in una trentina di giorni. Quando gli agenti della polizia municipale, però, hanno sottoposto lo straniero alla prova dell’alcoltest si sono accorti che i livelli erano ben più elevati rispetto a quelli previsti dalla norma. L’uomo, infatti, ha fatto registrate un tasso alcolico di un punto e 86, contro lo 0.50 previsto dalla legge. A quel punto è scattata la denuncia, il sequestro dell’automobile e il ritiro della patente.


IL GAZZETTINO (Belluno)

L’uomo rifiutato dal vicino centro Caritas di via Nassa perché alterato, si è presentato all’interno della cattedrale dove ha preso a calci le porte e creato scompiglio 
Ubriaco entra in Duomo e rovescia i candelieri 
Poi si è diretto verso la canonica dove ha trovato il parroco don Giulio e lo ha insultato. Successivamente si è messo a piangere e ha chiesto scusa
Feltre
Un uomo ubriaco ha creato scompiglio la settimana scorsa in Duomo a Feltre, rovesciando i candelieri e prendendo a calci le porte-bussola di una delle entrate laterali rispetto al portone principale, centrale. Non contento l’uomo poi se l’è presa anche con il parroco, monsignor Giulio Antoniol, coprendolo di insulti, salvo poi fare ammenda, chiedere scusa per le intemperanze e poi andarsene per prendere il treno e tornarsene a casa sua. Tutto in una manciata di minuti.

La reazione violenta dell’uomo, in evidente stato di alterazione dovuta all’abuso di alcol, pare fosse dovuta al fatto che era stato appena cacciato dagli alloggi della Caritas in via Nassa.Proprio perché ubriaco. Ritenendo che la colpa fosse del parroco, non si sa bene per quale motivo, allora era andato in chiesa convinto di trovarlo mentre diceva messa. Al suo posto però c’era il cappellano che stava celebrando alla presenza di qualche signora anziana che si è anche un po’ spaventata. Preso da una reazione isterica, l’uomo ha preso a calci un candeliere facendolo cadere a terra assieme ai ceri. Poi se l’è presa con le porte, non contento è andato in canonica dove ha trovato don Giulio e ha cominciato ad insultarlo. Dopo lo sfogo violento, un pianto dirotto. L’uomo si è scusato mille volte con il sacerdote e poi se n’è andato, annunciando che sarebbe andato a prendere il treno per tornare a casa sua. E di lui non si è più saputo nulla.
A.V.


Lunedì, 28 Gennaio 2008
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