IL RESTO DEL CARLINO
IN VIAGGIO FRA CRISI, ALCOL E DROGA La notte
non balla più CONSUMI
AL BAR In
media, in discoteca, si beve una consumazione e mezzo a testa: alcoliche
l’80% delle bevande vendute Se per
ipotesi un locale rinunciasse al servizio del bar andrebbe subito in rimessa NO
ALCOL Dal 4
ottobre scorso non si possono vendere bevande alcoliche nei locali pubblici di
intrattenimento dopo le 2 di notte: «Abbiamo perso il 50% dei nostri introiti»
si lamentano molti gestori di
LETIZIA MAGNANI e MARCO
PRINCIPINI
—RIVIERA ROMAGNOLA —
UN ALTRO week end nero per quelli della notte
di Riccione. E’ il secondo di fila. Nerissimo più che nero. Sapete perchè?
Perchè è caduto il governo Prodi. Intendiamoci: non è che quelli delle
discoteche siano tutti di centrosinistra. No, il problema è un altro: cadendo il premier, è caduto anche
quell’emendamento al disegno di legge che avrebbe tolto il divieto di vendere
alcol nei locali di intrattenimento dopo le due di notte. Adesso
tutto torna come prima, cioè come adesso: le discoteche dopo le due di notte
non possono vendere alcolici e tutto lascia prevedere che almeno fino alla
prossima estate la legge — giusta o sbagliata che sia — non potrà cambiare. A RICCIONE, pensate, in questo periodo non si
balla da nessuna parte. In due locali storici — Cocoricò e Peter Pan — sono in
corso dei lavori; Prince e Pascia — come già abbiamo raccontato nei giorni
scorsi — hanno invece avuto problemi legati alla droga e sono stati fermati dal
questore per qualche settimana. Fra l’altro negli ultimi mesi tante operazioni
antidroga in tutta l’Emilia Romagna hanno sfiorato, lambito o addirittura
toccato direttamente il mondo della notte. Le discoteche piangono e faticano ad andare
avanti: pensate che negli Ottanta, da Cattolica a Ravenna (cioè nella Riviera
Romagnola) le discoteche e i locali da ballo erano circa 300. Ora, neanche
trent’anni dopo, sono meno della metà. Cambiamo anche le mode. Il luogo deputato all’incontro (e quindi anche
all’intorto) è sempre più lo street bar. Si tratta di locali sorti da meno di una
decina di anni nei quali si può bere un aperitivo, in apertura di serata, ma
anche trascorrere il resto della notte girando da un tavolo all’altro, facendo
amicizia e ascoltando un po’ di musica. IL PIÙ FAMOSO del genere è senza dubbio lo
Zouk Santana di Milano Marittima, primo a sorgere in Italia e grande ispiratore
di mode e tendenze. La scorsa estate, ad esempio, ha lanciato il BioZuck,
l’angolo dedicato alle bevande biologiche e a chi ha voglia di divertirsi senza
bere alcolici”. Il segreto del successo di questa nuova forma
di locale sta proprio nell’attenzione alle reali esigenze dei clienti. Milano
Marittima ha aperto questa nuova era: attorno al capostipite Zouk Santana anche
altri discopub e street bar che ormai fanno tendenza. E’ il caso del Caino, del
Milano Cafè o l’Hype Cafè. Ma anche gli street bar di Milano Marittima
negli ultimi due anni hanno avuto problemi. «Fanno troppa confusione» l’accusa.
E il Comune li ha intimati a chiudere prima. E’ iniziato il braccio di ferro,
che prosegue. E’ tormentatissimo il mondo della notte
IL RESTO DEL CARLINO
L’INTERVISTA ROBERTO PICCINELLI, ESPERTO DEL
MONDO DELLA NOTTE «Discoteche,
la pacchia è finita» FOSSE PER LUI, sarebbe già ora di recitare il
de profundis. Ma «non perché le discoteche sono morte. Semplicemente perché la
discoteca, com’è stata concepita e vissuta negli anni ’80 e ’90, non esiste
più. E chi insegue ancora quel modello è fuori pista…». A dirla tutta di fuoripista le discoteche
della Romagna, e non solo, ne hanno fatto parecchi. Prima le polemiche e la
minacciata ‘marcia’ su Roma contro la nuova legge che ha proibito ai locali di
intrattenimento di vendere alcolici dopo le 2 di notte. Più recentemente, le
chiusure imposte dalla Questura a due tra le disco più note di Riccione dopo
l’operazione anti-droga Champagne. «Ma il marcio c’è ovunque, non solo in
discoteca», ribatte prontamente Roberto Piccinelli. Per lui, maestro del
loisir, autore di culto della famosa Guida al piacere e al divertimento, la
crisi in pista è molto più profonda, va oltre la cronaca. «E’ ingiusto considerare le discoteche un luogo ‘cattivo’. Ci sono tanti
ragazzi che vanno in discoteca e si divertono in modo sano (*), e imprenditori
bravi e capaci, che sanno gestire. Ma ci sono anche molti altri imprenditori
non all’altezza. La disco di una volta, dove pagavi il biglietto e facevi
almeno mezz’ora di fila prima di entrare, non ha più ragione d’esistere. Eppure
certi imprenditori pensano di continuare a gestire i locali come un tempo». Per
questo il pubblico nelle disco è calato? «Di sicuro i ragazzi non possono più
permettersi certe cifre, e magari preferiscono andare a ballare nei locali in
spiaggia o nei bar, dove non paghi biglietto». Gli altri locali, almeno fino a
quando non sarà cambiata (se sarà cambiata...) la legge, possono servire
alcolici anche dopo le 2… «E questa è l’anomalia delle discoteche. In questo
senso, le disco sono vittime: non possono vendere alcolici dopo una certa ora,
subiscono una serie di norme e di controlli molto più rigorosi. Sono
penalizzate ingiustamente. E io non consiglierei a nessun amico in questo
momento di aprire un locale da ballo». Manuel
Spadazzi (*) Nota: sono convinto che siano moltissimi i
ragazzi che vanno in discoteca per divertirsi senza bisogno di sballarsi. Sono
convinto che l’efficacia del divieto di vendita di alcolici dopo le 2 di notte
nei locali sia legata proprio a questi ragazzi, che non trovando da bere alcol
bevono altro, senza problemi. Questi ragazzi sono tanti, e (anche) da questo
loro cambiamento - oltre che dall’aumento dei controlli sulle strade - nasce la maggior sicurezza sulle strade di
questi ultimi mesi. Certo, ci sono anche giovani che vogliono
sballare a tutti i costi, che troveranno modo di bere qualunque legge si
faccia: per questi serve solo la repressione.
IL TIRRENO
Con
l’auto piomba sui clienti davanti a un pub Arrestato
per tentata strage. Nessun ferito ma dieci persone ricoverate per lo choc «Mia
moglie tenuta due ore sotto sedativi» dice il barista. Le telecamere hanno
filmato tutto ALESSANDRO
DE GREGORIO CECINA. L’hanno
arrestato per tentata strage, oltre che per ubriachezza. Al volante
dell’auto della fidanzata avrebbe ripetutamente cercato di investire tutti
quelli che ieri notte stavano facendo pulizia davanti al Take Away, il pub di
Marina in largo Cairoli che aveva chiuso da poco. Avanti e indietro, sgommando
e frenando, avrebbe fatto volare sedie e tavolini mandando all’ospedale una
decina di persone. Nessun
ferito grave, per fortuna, ma tutti ricoverati dallo spavento. In particolare
la moglie del barista, in preda ad attacchi di panico, è stata tenuta due ore
sotto sedativi prima di essere dimessa. Protagonista di questa notte folle il
ventiseienne Alberto Guarneri di Castiglioncello ma residente a Pavia. Il
giovane è finito in carcere dopo un passaggio all’ospedale. Anche lui si è
fatto medicare per lievi ferite a una mano. Tra una medicazione e l’altra, il giovane è stato anche sottoposto alle
analisi per controllare la percentuale di alcol nel sangue. A quanto pare la
percentuale era alta (oltre il 4), otto volte più del limite consentito. L’episodio per il quale Guarneri è stato
arrestato è avvenuto tra le tre e le quattro nell’area pedonale di largo
Cairoli, tra viale della Vittoria e viale Galliano. Il titolare del Take Away,
Piero Giovenco, residente a Castiglioncello, spiega che «noi avevamo chiuso e
stavamo pulendo all’esterno quando ho visto Alberto litigare con uno piuttosto
corpulento». Lo
chiama per nome: «Certo, Alberto lo conosco bene, andavamo alle medie insieme.
So che si era trasferito a Milano e che era rientrato a Castiglioncello da un
paio di settimane. Non so per quale motivo, ma a un certo punto Alberto ha
scaraventato una bottiglia di birra in terra e un uomo lo ha rimproverato per
questo. Lui ha replicato ed è scoppiata la lite. Sono intervenuti due miei
dipendenti, ragazzi della sicurezza, per evitare che la cosa degenerasse.
Alberto si è allontanato con una ragazza, sembrava che fosse finita lì, invece
poi è salito in auto ed è cominciato il raid». L’auto
in questione, una Opel corsa rossa nuova di proprietà della ragazza (Costanza,
livornese, che a quanto pare ha tentato invano di togliere le chiavi a
Guarneri) è stata vista imboccare l’area pedonale da viale della Vittoria,
sgommare e puntare addosso alla gente che era fuori dal locale. Non una volta,
ma almeno tre o quattro dicono i carabinieri e conferma il barista. Sedie e
tavolini che volavano, vasi rotti, gente che scappava, il finimondo. Alcuni si
sono chiusi nel bar. Poi la Opel è uscita dall’area pedonale attraverso l’unico
punto dove manca un piolino (davanti all’hotel Tornese) per consentire
l’accesso ai mezzi di emergenza. «Ma ha continuato a girare attorno al palazzo
almeno quattro volte» aggiunge il barista. Finché non sono arrivati i
carabinieri, che hanno fermato la Opel davanti al bar Sole, tirando fuori il
conducente. Sul posto anche un’ambulanza della Pubblica assistenza con il
medico a bordo. Guarneri era ferito a una mano, alle nocche. Sfondato il
parabrezza della Opel, danneggiata pesantemente. L’auto è stata messa sotto
sequestro e portata via da un carrattrezzi della ditta Berrugi. I carabinieri riferiscono
che dieci persone sono state accompagnate all’ospedale. I volontari confermano
di averne portata in ambulanza solo una sotto choc (la compagna del barista,
appunto), gli altri devono esserci andati da soli. Anche Guarneri è stato
medicato. Dopo le analisi del sangue, i carabinieri lo hanno trasferito alle
Sughere. Pesante l’accusa: tentata
strage. Si rischiano dai cinque ai dieci anni di reclusione. A meno che il
reato non venga derubricato in ubriachezza molesta aggravata. Il rapporto è
stato trasmesso al pm di turno, il sostituto Giuseppe Rizzo. Ora si attende
l’udienza di convalida. Nel frattempo il barista ha consegnato ai carabinieri i
filmati della notte folle. Sì, perché il locale è controllato da un sistema di
telecamere a circuito chiuso in grado di riprendere tutto quel che avviene
davanti al bar, tra i tavolini.
L’ARENA di Verona
SANT’AMBROGIO.
A Ponton la sede di uno dei più importanti interclub per la prevenzione e la
gestione dei problemi dovuti all’alcolismo Riparte
«Un elefante non è una rosa» Il
progetto dell’Acat propone a bambini ragazzi e adulti corretti stili di vita Sono
riprese le attività dell’associazione Acat Adige-Lessinia, con sede a Ponton di
Sant’Ambrogio di Valpolicella, che raggruppa 15 Club Alcolisti in Trattamento. «Anche quest’anno», spiega Daniela
Castelletti, presidente Acat Adige-Lessinia, «organizzeremo due interclub, che
si svolgeranno in primavera il primo e il secondo in autunno, sulla falsariga
di quello organizzato lo scorso dicembre alle Opere Parrocchiali di
Sant’Ambrogio di Valpolicella». «Attraverso questi incontri», prosegue, «mettiamo a disposizione della comunità le
esperienze delle famiglie per affrontare un problema, quello della dipendenza
dall’alcool, che coinvolge moltissime persone». «I
pregiudizi non mancano, conosciamo la cultura tradizionale ma, nel contempo,
intendiamo promuovere nuovi stili di vita senza alcool per proteggere la nostra
salute, quella delle nostre famiglie e, di conseguenza, delle nostre comunità.
Manteniamo da sempre una collaborazione importante con l’ospedale Sacro Cuore
di Negrar, che ci è vicino nelle nostre attività. In quest’ottica l’auspicio è
quello di una maggiore collaborazione con le istituzioni, i comuni, le
parrocchie e le associazioni del territorio». All’incontro di Sant’Ambrogio di Valpolicella,
ed in quello precedente che si era svolto alle opere parrocchiali di Domegliara
- in quell’occasione venne proiettato anche un documentario dedicato al tema -
erano presenti oltre 150 persone. «Sono stati momenti che ci hanno permesso di
socializzare in piena serenità, compiacendoci dei traguardi raggiunti da molti
di noi», prosegue la presidente, «abbiamo anche premiato diversi amici per gli
anni di sobrietà raggiunta. Il futuro dei nostri club sta proprio in questa
loro capacità di accogliere le persone e di essere in grado di sviluppare
rapporti umani solidi, di amicizia e fratellanza». I membri del direttivo Acat proporranno anche
quest’anno il progetto regionale, finanziato dal comitato di gestione regionale
del fondo speciale per il volontariato e dal Centro servizio per il
volontariato della Provincia di Verona, «Un
elefante non è una rosa...». «Il progetto», ricorda Daniela Castelletti, «è rivolto a tutta la comunità, bambini,
giovani, adulti e anziani inclusi, nonchè alle associazioni di volontariato,
attraverso un’opera di sensibilizzazione da parte dei nostri soci che
promuovono, in specifici incontri, la protezione e la promozione della salute
intesa come equilibrio psico-fisico sociale ed ambientale». (*) L’Acat Adige Lessinia (Associazione dei Club
degli Alcolisti in Trattamento) ha la propria sede in via Domegliara 1, Ponton
di Sant’Ambrogio di Valpolicella. Telefono e fax 045.686.1850; mail: acat.adigelessinia@tiscali.it. M.U. (*) Nota: questo progetto, nato da una
brillante idea di Milena Maia, è finalizzato all’organizzazione, nelle comunità
locali, di un grande numero di incontri di sensibilizzazione sui problemi alcol
correlati, secondo l’organizzazione delle Scuole Alcologiche Territoriali di
terzo modulo, così come previste dall’approccio ecologico sociale ai problemi
alcol correlati e complessi (Metodo Hudolin), integrate da un momento teatrale.
LA STAMPA
Mario Baudino
L’etilometro annacqua
i ristorantiL’armagnac è in fuga; ma anche il whisky, la
grappa e con loro tutti i superalcolici. In fuga dai ristoranti nell’era
dell’etilometro. Resistono i vini, con qualche glorioso caduto sul campo, e
hanno cambiato strategia. Perché la guerra che si sta combattendo contro la
guida in stato di ebbrezza, ora spietata ora distratta, ora con toni
apocalittici ora con qualche subitaneo scetticismo mediterraneo (in fondo sono
campagne per la sicurezza, doverosissime beninteso, che sono arrivate dal nord,
quantomeno da Bruxelles), non risparmia nessuno e sta incidendo profondamente
su abitudini tradizionali, verrebbe da dire ataviche. Nelle cucine dei grandi
chef, di quelli emergenti e di quelli sconosciuti, non si parla d’altro. Ancora
non ci sono statistiche e dati attendibili, ma sicuramente non si tratta di una
leggenda metropolitana.Non è
una voce: è la realtà. Con qualche grido d’allarme, che riguarda soprattutto i
sommelier. Per loro la vista sta diventando, anche professionalmente, piuttosto
difficile. “Un mio amico, e non è il solo caso, è stato trovato ubriaco al
volante – racconta Fabio Gallo, presidente dei sommelier torinesi – benché non
avesse bevuto neppure un goccetto. Tornava da una degustazione”. Si tratta di
quei rituali in cui pensosi e preparatissimi signori assaggiano molti vini,
girandosene in bocca un sorso per poi sputarlo, dopo averne apprezzato gli
aromi. “Ma l’etilometro misura sostanzialmente l’alito, ragion per cui quando è
stato fermato da una pattuglia della polizia stradale, questo signore ha
tentato di spiegare la sua situazione, senza però alcun successo”. La
macchinetta lo inchiodava. Fabio Gallo non ne fa una questione di categoria:
«Il problema vero è che il limite dell’etilometro è bassissimo, ragion per cui
nel nostro mestiere siamo automaticamente fuori dai limiti». (*) E passi,
aggiunge. Quel che conta è il riflesso sulle abitudini dei clienti. «Nei ristoranti il consumo scende.
Certo, è una tendenza che dura da molti anni, da quando si beve il vino non più
come alimento, ma come un piacere. Si beve meglio, e quindi meno. È una regola
che vale per tutti i Paesi “storici”».
A cena in taxiL’etilometro è stata un’accelerazione
improvvisa. Ma i suoi effetti si sono fatti sentire molto di più per quanto
riguarda il liquorino finale. Secondo Carlo Nebiolo, presidente dell’Epat
torinese, nel giro di dodici mesi c’è stato un vero crollo. Il suo ristorante
(Marco Polo, nell’elegante quartiere Crocetta) è sempre stato celebre per la
collezione di whisky. «Da quando non è
più possibile fumare, la gente ha cominciato ad avere fretta di uscire. Lo
spazio per un whisky si è molto ridotto. Ora direi che si è almeno dimezzato.
Nonostante siano sempre di più i clienti che vengono in taxi». Nebiolo non piange sul danno economico. «Se si
beve meno, è positivo, per carità. Ho dei figli, vedo che anche loro quando
escono fanno molta attenzione, e ne sono ben contento». È vero che si
potrebbero ottenere entrambe le cose, la botte piena e la moglie (non
eccessivamente) ubriaca, ma il popolo dei ristoranti ancora è legato alle
vecchie abitudini. «Mica come in Giappone» dice Angelo Volazza, l’uomo del
«Sorriso», il celeberrimo locale di Soriso, borgo in provincia di Novara dove è
inevitabile andare in auto. È appena tornato da Tokyo, dove ha creato un
«evento di cucina» al New Otami, mega albergo di 1600 camere e 35 ristoranti,
mescendo fiumi di grandi vini piemontesi. «Là i commensali sono arrivati tutti
in metropolitana, per cinque giorni». E senza problemi. «Anch’io, al Sorriso,
servo meno vino di prima, per non parlare dei superalcolici. Il mio è un
ristorante con albergo, chi dorme qui non ha problemi. Però, anche se vedo che
i clienti si stanno organizzando - sempre più spesso uno del gruppo evita di
bere - la reazione più frequente è quella di tenersi lontani dal liquore
finale, il cui alcol non verrebbe smaltito in tempo, prima di un eventuale
controllo».
Il re in esilioIl whisky era al suo culmine negli Anni
Ottanta. Con i Novanta l’attenzione al corpo, alla salute, al benessere lo
hanno deposto dal trono. L’etilometro ha assassinato un re in esilio,
suggerisce Antonio Santini, guida carismatica del «Pescatore», il piccolo,
elegantissimo tempio dei ghiottoni di Canneto sull’Oglio (in provincia di
Mantova). «Il problema esiste anche per il vino. Anzi, credo che stia per
sorgere una nuova stella, se i produttori capiranno la situazione: la mezza
bottiglia. Il vino a calici è una soluzione solo per i ristoranti con molti
coperti. La mezza bottiglia, che già si sta affermando, potrebbe essere il
futuro». In fondo, forse è più facile per un popolo di individualisti dimezzare
le bottiglie piuttosto che unificare le automobili, aumentarne i passeggeri. Ma
i cuochi, si sa, sono anche filosofi, e sempre più osservatori del costume.
Santini, per esempio, ha una convinzione: l’avvento della mezza bottiglia, se
avvento sarà, non rappresenterà comunque una soluzione di ripiego. E neppure
una risposta «da panico». Semmai, la riprova di un carattere nazionale
misconosciuto. «La mezza bottiglia è perfetta, sono sempre di più i grandi
produttori che ne fanno uso, e i timori sulla conservazione non hanno senso,
ormai, date le tecniche di imbottigliamento». Non è emergenza, basterà
abituarsi al suo ingombro ridotto, vederne le dimensioni non come un segno di
povertà ma di eleganza. E di prudenza. Del resto se si è affermata senza traumi
l’idea di rinunciare a un distillato prima di mettersi in automobile, idea
peraltro ragionevolissima, perché non si dovrebbe proseguire su questa strada?
Se il re è in esilio, o forse è morto, se ne farà un altro. «Altra cosa sono le
"bombe" che si servono nei locali per i più giovani, quelle sono
davvero pericolose», osserva ancora Fabio Gallo, che su questo tema, diciamolo,
è un pochino arrabbiato, e pensa che tutto sommato i produttori non abbiano
ancora preso coscienza della nuova situazione, e dei suoi futuri effetti sul
mercato. La soluzione sembra più a portata di mano di quanto non si immagini.
Santini, e con lui i ristoratori in generale, spiegano che in fondo tutto
questo non ha cambiato i menù, la scelta dei piatti, le filosofie di cucina. Né
sembra poterlo fare in futuro, quando l’etilometro avrà aumentato di molto il
numero delle sue vittime. «C’è una considerazione abbastanza semplice, e che
credo vera, da fare - chiude il cerchio Santini -: noi italiani, checché se ne
dica, e checché dicano i nostri politici, siamo un popolo ragionevole. Alla
fine troviamo la soluzione giusta, senza troppe furbate». Beninteso, se ci
lasciano fare.(*) Nota: se l’etilometro da un risultato
positivo, significa che nel sangue c’è dell’alcol. Una parte dell’alcol
ingerito viene eliminato passando nell’espirato attraverso i polmoni. Esiste
uno stretto rapporto tra la percentuale di alcol nel sangue e quella presente
nell’aria espirata. Ad ogni parte di alcol etilico presente nell’aria espirata
corrispondono 2100 parti di alcol etilico nel sangue. Il responso
dell’etilometro è determinato solo da questa correlazione; altrimenti che test
sarebbe. L’assorbimento attraverso la mucosa della bocca non è tale da
giustificare un’alcolemia superiore a quella consentita dal Codice della
strada. Attraverso aneddoti, tutti da verificare, il mondo del vino in realtà
vuol mettere in discussione la legge stessa. Ancora una volta, per interessi
personali, qualcuno reclama delle deroghe. Se questo fosse possibile, ognuno si
sentirebbe autorizzato a fare delle eccezioni ed a milioni di allenatori
di calcio nei bar, si aggiungerebbero milioni di sommelier per le strade.
LA STAMPA
“Nei locali ormai non
si parla d’altro che del palloncino”
Una vita all’inseguimento delle migliori tavole
d’Italia. Intercettato in macchina mentre si sta fondando verso una nuova
serata dedicata al palato, il critico gastronomico Edoardo Raspelli conferma
che gli italiani al ristorante hanno cambiato approccio e con il bere ci vanno
piano:
“Anni fa era diverso, si privilegiava la quantità e
si esagerava provando diverse bottiglie nel corso della serata. Oggi le cose
sono cambiate: si sta più attenti, si sceglie la qualità, si mettono le mani
avanti per rifiutare l’ennesimo bicchiere”.
Si rifiuta un bicchiere, però si salvano i punti
sulla patente: non è così?
“Ormai è diventato un pilastro delle conversazioni da tavolo: nei
ristoranti è immancabile l’aneddoto sui controlli della Stradale o sulla paura
di essere beccati dal “palloncino”. C’è molta sensibilità sull’argomento, segno
che i nuovi mezzi di prevenzione e di repressione funzionano. Ma l’incubo
dell’etilometro va di pari passo con un altro elemento di novità”.
E quale sarebbe?
“La crisi economica. È innegabile: oggi ci sono
pochi soldi e i clienti sono più accorti. Quindi, per quanto riguarda il bere,
assaggiano meno oppure limitano le ordinazioni di superalcolici a fine pasto.
Io stesso, nelle mie recensioni, assecondo queste esigenze di portafoglio e privilegio
la segnalazione di locali più a portata di mano”.
Sembra che queste novità stiano portando alla
“riscoperta” delle mezze bottiglie: conferma?
“Certo, così come c’è un ritorno del carrello con
diverse etichette e del vino al calice. Qui però bisogna stare attenti: non è
facile trovare locali con personale preparato che sia in grado di consigliare
il giusto abbinamento tra vino e piatto ordinato”.
C’è poi l’“emergenza” di whisky e grandi distillati:
le prime vittime della “tenaglia” esercitata da etilometro e crisi economica.
“Sì, e a questi si aggiunge un elemento in più: il
tempo. Whisky, cognac e simili vanno centellinati, assaporati a lungo, magari
aggiunti al piacere del fumo. E’ un rito, ci vogliono l’atmosfera e la “durata”
giuste: quando possiamo permetterceli?”.
Guido Furbesco
IL GAZZETTINO
Alcolisti
assenteisti tre volte sopra la media Gli alcolisti hanno una percentuale di
assenteismo che è tre volte superiore alla media. E’ quanto è emerso ieri, a
Torino, dal congresso piemontese della Società italiana di alcologia. In
moltissimi casi, inoltre, la sicurezza sul lavoro è compromessa dall’alcol. Una
possibilità molto diffusa e poco contemplata, dal momento che quando si parla
di sicurezza sul lavoro si pensa subito a caschetti, imbragature ed estintori.
Il rischio di rimanere vittima di un infortunio sul lavoro per un alcolista è
di cinque volte superiore alla media.
L’ADIGE
«Alcol e
droga tra i giovani, tolleranza zero» Lo
chiede il pg Pierantozzi Povertà, sfratti in aumento di
SERGIO DAMIANI «Tolleranza zero». Non usa mezzi termini il
procuratore generale Giovanni Pierantozzi che ieri, in occasione della
cerimonia di inaugurazione del nuovo anno giudiziario, ha lanciato l’allarme
contro nuove criminalità, per così dire "sociali". Contro gli abusi
di alcol e di sostanze stupefacenti, fenomeni sempre più diffusi tra i giovani,
contro rapine e furti in casa, occorre che lo Stato risponda con misure
adeguate. Pierantozzi ha ricordato come Trento e Bolzano occupino i primi due
posti nella classifica della qualità della vita, «ciò non significa, però, che
nella nostra regione sia assente la criminalità». Non si tratta, per fortuna,
di grande criminalità organizzata, ma di un fenomeno diverso che il procuratore
generale ha definito «della violenza "frenata", di quella violenza cioè che sembra esprimersi sempre meno in omicidi e
sempre più in una pluralità di comportamenti violenti - in essi comprese le
violenze sessuali - ricollegabili soprattutto all’uso di armi, alcol e droghe.
I numerosissimi reati di guida in stato di ebbrezza, la preoccupante diffusione
di sostanze stupefacenti, specialmente tra studenti e giovanissimi scolari, e
alcune rapine in banca e in casa, sono fenomeni criminosi nei cui riguardi le
attività di prevenzione e di repressione andrebbero attuate all’insegna del
criterio di "tolleranza zero"». Va sottolineato, comunque, che in
generale il quadro della giustizia in Trentino Alto Adige è rassicurante. Il
presidente della Corte d’appello Marco Pradi - salutato con grande cordialità
da tutti i relatori visto che a maggio, all’età di 75 anni e dopo una carriera
in magistratura lunga quasi mezzo secolo, andrà in pensione - ha infatti
tracciato un ritratto in tinte positive. Pradi ha parlato di «livello di
criminalità contenuto, essendo il tessuto comunitario sano nelle sue
fondamenta». Ci sono però dei settori dove va tenuta alta la guardia. «I reati
di furto risultano molto numerosi», ha ricordato Pradi. Il magistrato ha anche
messo in guardia contro un fenomeno inquietante legato al lavoro nero: «Sempre
preoccupante appare il numero dei reati di omicidio colposo derivante
dall’inosservanza della normativa in materia infortunistica. Il diffuso
utilizzo in nero dei lavoratori extracomunitari comporta, per il reciproco
interesse delle parti contraenti, il risarcimento privato del danno alla
persona, con conseguente occultamento degli episodi lesivi, sia al pronto
soccorso che agli ispettori del lavoro». In sostanza i clandestini se si fanno
male, per esempio su un cantiere, preferiscono accettare qualche soldo
rinunciando persino alle cure mediche pur di evitare di far emergere
l’accaduto». Infine un «certo allarme sociale - ha detto Pradi - si è anche
registrato per i reati della pubblica amministrazione» e numerosi sono gli
«episodi di violenza sessuale e di circolazione per via telematica di immagini
pedopornografiche». In calo, invece, i reati di natura ambientale e i reati
societari di bancarotta. Sono positive lo notizie sul fronte della giustizia
civile anche perché i tempi di definizione delle cause sono accettabili: tre
anni per le cause di merito in primo grado, un anno per l’appello con tempi
molto più rapidi per il diritto di famiglia (cioè divorzi e separazioni) e il
contenzioso in materia di lavoro e di previdenza. C’è un dato però che dovrebbe
destare allarme perché indicatore dello stato di difficoltà delle famiglie più
povere: sono aumentate le esecuzioni forzate di immobili, cioè gli sfratti. «Si
avverte nel territorio - ha detto Pradi - un generale incremento delle
procedure di rilascio coattivo che non hanno dato luogo a particolari problemi
esecutivi pur connotando una difficoltà di reperimento di alloggi nei
capoluoghi di provincia».
RAINEWS24
Morta
una turista italiana investita da un’auto pirata in Messico Una turista italiana è morta in un incidente
stradale in Messico. Camilla Carletti, 34 anni, è stata investita dall’auto di
un pirata della strada la sera del 23 gennaio a Palenque, nel Chiapas, mentre
era in vacanza con il suo compagno. L’ambasciata italiana si sta occupando del
rientro della salma in Italia, che avverrà a giorni. La giovane era di Sagginale, nel Mugello, in
provincia di Firenze. Secondo quanto riporta il locale "El Heraldo de
Chiapas", è stata investita da una Nissan Tsuru con targa dello Stato di
Tabasco. La giovane, che insieme a un gruppo di amici aveva intenzione di pernottare
in campeggio nella localita’ di ’El Panchan’, è stata investita frontalmente.
Il pirata si è fermato per un attimo ma ha subito proseguito a velocita’ per la
sua strada. Qualche minuto dopo e’ stato raggiunto da una pattuglia della
polizia, che lo ha identificato. L’uomo,
30 anni, era ubriaco. Il cadavere della turista e’ stato
identificato dal marito, Tommaso Leddey,
italiano, con lei al momento dell’incidente.
IL GAZZETTINO (Udine)
Sbronze
notturne, arrivano le multe Durante
i controlli nei locali, i carabinieri sanzionano alcuni giovani per ubriachezza
Sanzionati
per ubriachezza manifesta. E non erano alla guida. È toccato ad alcuni
giovani controllati dai carabinieri tra venerdì e ieri nell’ambito
dell’operazione "Notti tranquille" che ha visto impegnati 80 uomini
in tutta la provincia. Si è trattato di una prima esperienza, destinata a
ripetersi, disposta dal comandante provinciale Giorgio Salomoni anche allo scopo di frenare l’abuso di
alcol da parte dei giovani che frequentano i locali aperti di notte, oltre che
per verificare all’interno di questi l’osservanza delle norme di pubblica
sicurezza e in materia di impiego. Non è un caso che a queste sanzioni sia stata
data pubblicità. Si ricomincia ad
applicare con maggiore frequenza una disposizione del codice che è stata
depenalizzata nel ’99 e che prevede una sanzione amministrativa pecuniaria da
51 a 309 euro per chi si trovi in luogo pubblico o aperto al pubblico in stato
di manifesta ubriachezza. Per incorrere nell’infrazione non serve
l’alcoltest ma basta che l’ubriachezza (e non la semplice ebbrezza) sia palese.
I ragazzi "sono stati controllati
prima che si mettessero alla guida di autovetture", sottolineano i
carabinieri. Si è voluto lanciare un segnale per combattere la ricerca della
sbronza del fine settimana? «Dicono che dobbiamo fare prevenzione...» è il
commento. «Usare
il termine prevenzione facendo una multa mi lascia perplesso ma questo è un
tema che porta molto lontano» è il parere dello psicologo Michele Sforzina
del Dipartimento delle dipendenze dell’Ass 4 Medio Friuli. «Anche se non è molto popolare, vorrei ricordare il ruolo della
famiglia - prosegue - : noi siamo
responsabili della formazione dei nostri figli e tutti noi abbiamo esperienza
di educazione all’uso di alcol in modo diretto o no, salvo poi stupirsi ed
arrabbiarsi». «È una questione culturale: l’alcol è accettato» dice in
altri termini. E ricorda i risultati ragguardevoli (si stimava il 30 per cento
in meno di morti sulle strade) che aveva portato il divieto di somministrazione
di bevande alcoliche dopo le 2: «Era una misura non punitiva ma solo limitativa
eppure, a causa delle pressioni che si sono avute, è passata una moratoria».Tornando
all’operazione "Notti sicure" altri 8, che guidavano alticci, sono
stati denunciati. Sono stati controllati
18 locali riscontrando varie irregolarità, tra le quali numerose inosservanze
alla legge sul fumo (molti gestori passata una certa ora lasciano correre).
Le sanzioni amministrative hanno riguardato diversi locali, tra cui il Barcollo
di Udine, per un totale complessivo di 60 mila euro. Alcol, fumo, e anche
rumore. «È emerso che diversi bar, privi di licenza specifica di pubblico
allietamento, si trasformano quasi in discoteche all’aperto» afferma il tenente
Fabio Pasquariello. In caso di ripetute
infrazioni non è escluso che si richiedano alcune chiusure. P.D.
PRIMONUMERO.IT
Mix di
cocaina, cannabis e alcol, gravissimo un 18enne Un
sabato sera all’insegna dello sballo manda in ospedale un giovane termolese. Il
ragazzo, che ha assunto sostanze stupefacenti mescolate ad alcol, è stato
soccorso dai familiari che inutilmente hanno provato a svegliarlo e ricoverato
nel reparto di Medicina d’Urgenza del San Timoteo. Il 18enne stava seguendo un
programma di disintossicazione presso il Sert. Termoli. Un ragazzo di appena diciotto anni,
S.D., è ricoverato dalla notte scorsa nel reparto di Medicina d’urgenza del San
Timoteo, dopo aver fatto uso di sostanze stupefacenti. Il giovane, soccorso e
poi trasportato in automobile dai familiari, spaventati dai numerosi e inutili
tentativi di risvegliarlo, versa in condizioni giudicate serie dai sanitari ed
è tenuto sotto stretto controllo medico. Sembra aver utilizzato una micidiale
miscela di cocaina e cannabinoidi, che, insieme ad una modesta quantità di
alcol, lo ha ridotto in uno stato di profondo sopore, dal quale non sembra
ancora essersi ripreso. Il diciottenne stava seguendo un programma di
recupero presso il locale Servizio per le tossicodipendenze, a causa della
consuetudine al fumo di cannabis, ma non sembra avere precedenti legati
all’assunzione di cocaina. Un episodio a conferma dei dati nazionali che
parlano di un incremento esponenziale dell’uso di questa sostanza dagli effetti
letali, divenuta ormai accessibile ai più, e di un abbassamento critico
dell’età media dei consumatori. Si fa sempre più urgente, quindi, un’opera di
sensibilizzazione e di informazione sui danni causati dall’utilizzo di droghe,
"leggere" e non, soprattutto fra le giovani generazioni. (G.C.)
http://www.primonumero.it/attualita/primopiano/articolo.php?id=3841
IL GIORNALE DI VICENZA
TENTATO
OMICIDIO. Rinviato a giudizio Investì
il rivale «Voleva ucciderlo» Il grave
ferimento avvenne nel parcheggio del Billa in viale della Pace nell’estate del
2004 Aveva
investito il rivale in macchina per ucciderlo. Lo aveva travolto, e poi aveva
fatto retromarcia per finirlo. E ci sarebbe forse riuscito, se non fosse
stato trascinato fuori dall’auto a forza da un passante prima che investisse
anche il secondo rivale. Con l’accusa di duplice tentato omicidio volontario,
Zoran Kostadinovic, 39 anni, serbo, residente in città in via Camisano 13 (avv.
Federica Coghetto), è stato rinviato a giudizio dal giudice al prossimo 18
aprile. Con lui sarà giudicato, ma solo per rissa aggravata, il connazionale
Zivorad Radojkovic, 52 anni, di Vicenza, viale S. Lazzaro 94 (avv. Valeria
Dorio). I fatti risalgono all’8 agosto di quattro anni
fa ed avvennero nel parcheggio del supermercato Billa di viale della Pace.
Quella sera Zlatko e Vladan Ilic, 52 e 32 anni (hanno già patteggiato per la
rissa), residenti ad Arzignano in via Villaga, avevano avuto da ridire con
Radojkovic, litigando con coltelli e accette. Quest’ultimo era andato a
chiedere rinforzi al bar “Magic moment” e Kostadinovic, con la sua Peugeot, in
base a quanto ricostruirono la squadra mobile e il pm Vartan Giacomelli,
investì i due Ilic, travolgendo Zlatko, che rischiò di morire. L’automobilista, che fu arrestato, ammise
di aver esagerato con gli alcolici, che gli erano stati offerti poco prima
dallo stesso Radojkovic. anche i due Ilic, peraltro, avevano bevuto.
Kostadinovic si difese assicurando di non aver voluto investire nessuno, e che
gli Ilic gli avevano attraversato la strada proprio davanti.
IL TIRRENO
Un
video-choc contro l’abuso di alcol La
polizia nelle scuole educa i ragazzi a guidare in sicurezza Abbiamo
mostrato le dinamiche degli incidenti e le testimonianze di giovani che sono
rimasti paralizzati LUCCA.
Lezioni nelle scuole superiori per spiegare ai ragazzi più grandi i pericoli di
mettersi alla guida dopo aver assunto alcol; incontri nelle materne con i
bambini curiosi di sapere tutto su professioni che affascinano, come quelle di
poliziotti, vigili del fuoco e infermieri. E’ uno
dei rami di attività portato avanti dalla questura e illustrato dal
vicequestore Virgilio Russo, neocapo della squadra mobile. Un’attività che si
concretizza con i poliziotti di quartiere che hanno il compito specifico di
stare a contatto con la gente, di avvicinare i cittadini, di spiegare il loro
ruolo e i tanti servizi che la polizia può espletare. In
questo ambito, in collaborazione con la Croce Verde, i poliziotti di quartiere coordinati
dall’ispettore capo Massimo Sodini, hanno tenuto una serie di lezioni nelle scuole superiori (scientifico Vallisneri,
Itc Carrara, Iti Fermi, professionale Pertini) su alcol e guida, chiarendo gli
aspetti normativi. Inoltre, con l’ausilio di medici nutrizionisti, è stato
spiegato l’effetto deleterio dell’alcol sulla salute. Durante gli incontri,
che hanno coinvolto 1500 studenti circa - ha spiegato il dottor Russo - è stato mostrato anche un video sulle
dinamiche degli incidenti stradali con racconti di giovani che hanno perso
l’uso delle gambe. Nell’ambito del protocollo d’intesa sottoscritto in
prefettura su giovani e alcol, a febbraio partirà un’iniziativa alla scuola
Nottolini. Altre
scuole interessate a incontri di questo tipo possono contattare l’ufficio del
poliziotto di quartiere. Qualche
giorno fa, inoltre, invitati dal direttore del 4º circolo didattico, gli agenti
sono stati alla scuola materna di San Marco, che porta avanti incontri con i
genitori che effettuano professioni particolari. C’è stata una iniziativa con
infermieri che operano su ambulanze, una visita al comando dei vigili del fuoco
e questo appuntamento con i poliziotti. La fantasia dei bambini, 5 anni di età,
è andata subito a pistole e manette. Ma le
prime sono rimaste ovviamente nelle fondine e i piccoli si sono potuti
divertire osservando un cartone animato che mostra l’attività della polizia e a
salire su una volante. L’assistente capo Anna Maria Finizzola, madre di uno
degli alunni, e i poliziotti di quartiere hanno cercato di soddisfare le tante
curiosità dei piccoli. F.T.
IL TIRRENO
«Al buio
succede di tutto, servono più controlli» I locali
della zona: «Ogni mattina contiamo i danni subiti» CECINA.
A Marina al risveglio non si parlava d’altro. Nei bar l’argomento era solo e
soltanto uno: la follia successa nella notte in largo Cairoli. Un episodio
clamoroso, ma questa area non è nuova a fatti negativi. Nel mirino i giovani, quelli che bevono e poi si divertono a spaccare
la roba d’altri o a rubare oggetti per loro insignificanti. E i
gestori dei locali della zona chiedono maggiori controlli, soprattutto da
mezzanotte in poi. Quando il degenero occupa spesso lo spazio del buon senso,
della tranquillità. «Ogni mattina - spiegano i titolari del bar Girasole, un
localino ben curato che si affaccia sul mare - siamo pronti alle sorprese.
Proprio in questi giorni ci hanno portato via un carrello sistemato fuori dal
bar: un gesto gratuito, compiuto solo per danneggiare gli altri. In passato qualcuno
ha spaccato dei vasi di fiori. Ma gli atti vandalici ormai non ci contano più:
non diamo certo la colpa al pub, ma a quei giovanotti che evidentemente non
sanno come divertirsi. E allora c’è solo un rimedio: più controlli da parte
delle forze dell’ordine. Siamo stufi ogni mattina di fare la conta dei danni
che abbiamo subito». Va
avanti fino alle 6 di notte il “Mangia e Bevi”, che si trova sul lungomare, in
via della Vittoria. «Spesso rimango solo - dice il titolare, che ieri mattina è
stato tra i primi a rendersi conto del macello successo davanti al Take Away -
e sinceramente non è al massimo. Da questi parti, di notte, ti puoi aspettare
di tutto. Certo, quanto successo l’altra notte è grave e mette in allarme tutta
la zona. Sono d’accordo: serviranno maggiori controlli da parte di polizia e
carabinieri». Ma.Mo.
IL GAZZETTINO (Pordenone)
Troppo
alcol al volante Albanese denunciato dopo un incidente Gli agenti della polizia municipale del
capoluogo hanno denunciato a piede libero un quarantenne albanese, A.C.
residente in città, per guida in stato di ebbrezza. L’uomo, infatti, nel
pomeriggio di ieri ha causato un incidente all’incrocio tra via Musile e via
Prasecco. A quanto pare per una mancata precedenza l’aiuto condotta dal
cittadino straniero si è scontrata con quella di un residente del luogo. L’urto
è stato particolarmente violento e il pordenonese è stato ricoverato
all’ospedale civile. Se la caverà in una trentina di giorni. Quando gli agenti
della polizia municipale, però, hanno sottoposto lo straniero alla prova
dell’alcoltest si sono accorti che i livelli erano ben più elevati rispetto a
quelli previsti dalla norma. L’uomo,
infatti, ha fatto registrate un tasso alcolico di un punto e 86, contro lo 0.50
previsto dalla legge. A quel punto è scattata la denuncia, il sequestro
dell’automobile e il ritiro della patente.
IL GAZZETTINO (Belluno)
L’uomo
rifiutato dal vicino centro Caritas di via Nassa perché alterato, si è
presentato all’interno della cattedrale dove ha preso a calci le porte e creato
scompiglio Ubriaco
entra in Duomo e rovescia i candelieri Poi si è
diretto verso la canonica dove ha trovato il parroco don Giulio e lo ha
insultato. Successivamente si è messo a piangere e ha chiesto scusa Feltre Un uomo ubriaco ha creato scompiglio la
settimana scorsa in Duomo a Feltre, rovesciando i candelieri e prendendo a
calci le porte-bussola di una delle entrate laterali rispetto al portone
principale, centrale. Non contento l’uomo poi se l’è presa anche con il
parroco, monsignor Giulio Antoniol, coprendolo di insulti, salvo poi fare
ammenda, chiedere scusa per le intemperanze e poi andarsene per prendere il
treno e tornarsene a casa sua. Tutto in una manciata di minuti. La
reazione violenta dell’uomo, in evidente stato di alterazione dovuta all’abuso
di alcol, pare fosse dovuta al fatto che era stato appena cacciato dagli
alloggi della Caritas in via Nassa.Proprio perché ubriaco. Ritenendo che la
colpa fosse del parroco, non si sa bene per quale motivo, allora era andato in
chiesa convinto di trovarlo mentre diceva messa. Al suo posto però c’era il
cappellano che stava celebrando alla presenza di qualche signora anziana che si
è anche un po’ spaventata. Preso da una reazione isterica, l’uomo ha preso a
calci un candeliere facendolo cadere a terra assieme ai ceri. Poi se l’è presa
con le porte, non contento è andato in canonica dove ha trovato don Giulio e ha
cominciato ad insultarlo. Dopo lo sfogo violento, un pianto dirotto. L’uomo si
è scusato mille volte con il sacerdote e poi se n’è andato, annunciando che
sarebbe andato a prendere il treno per tornare a casa sua. E di lui non si è
più saputo nulla. A.V. Lunedì, 28 Gennaio 2008
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