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Rassegna stampa del 21 Giugno 2004 |
Da
"Adnkronos" del 21 giugno 2004 Roma
Sceso in questo ultimo week end il numero degli incidenti stradali, pari a -47%. Lo rende noto Autostrade per l’Italia, sottolineando che anche il numero dei feriti e’ calato del 53% nell’ultimo fine settimana, compreso tra venerdi’ 18 e domenica 20 giugno. Sulla rete Autostrade per l’Italia, 2854 chilometri pari al 51% della rete autostradale a pagamento, gli incidenti sono stati 107 contro i 202 del corrispondente fine settimana dello scorso anno e i feriti 71, contro i 152 del 2003. Quest’anno nessun deceduto, lo scorso anno una persona. SICUREZZA
STRADALE Controlli
serrati contro "le stragi del sabato sera" da parte della questura
in collaborazione con la polizia stradale. Gli agenti, con l’ausilio di
un camper appositamente attrezzato e del medico della polizia Massimo
Puglisi si sono infatti appostati dalla mezzanotte di sabato alle sei
di domenica presso il centro Giotto in via San Marco, poi in via Sarpi
e corso Australia. I controlli agli autoveicoli, quasi tutti guidati da
giovani, sono stati numerosi. Bloccate 26 auto e controllate in tutto
54 persone. meno del solito, a causa della nottata piovosa. Nella rete
degli agenti sono però caduti tre conducenti ubriachi e un paio
di macchine che andavano troppo veloci, con un totale di cinque patenti
ritirate. I controlli all’etilometro sono stati 15, e altre contravvenzioni
sono state elevate per mancato uso di cinture di sicurezza e guida pericolosa.
I posti di blocco lungo gli assi viari principali e all’uscita dei principali
pub e discoteche sono previsti per tutta l’estate, all’insegna della massima
severità.
IL
LIBRO SHOCK ROMA
Educazione stradale nelle scuole? Tutto da rifare. La mortalità degli adulti negli ultimi anni è calata di diversi punti, quella degli adolescenti no. Si sono fatte tante campagne di prevenzione degli incidenti, ma la categoria dei ragazzi non risponde a questi stimoli. Basterebbe questo a farci pensare che c’è qualcosa che non va. A dirci che è più o meno tutto da buttare, ci ha pensato Paola Carbone, docente di psicologia dell’Università La Sapienza di Roma, che ha condotto una ricerca, finanziata dall’Istituto Superiore di Sanità, sugli adolescenti ricoverati per incidente negli ospedali romani. Sulla base di questa ricerca la dottoressa Carbone ha pubblicato un libro (Le ali di Icaro - rischio e incidenti in adolescenza - Bollati-Boringhieri) che è un pugno nello stomaco per chi fino a oggi ha teorizzato la necessità di informare i ragazzi, magari ideando le tante campagne preventive basate su immagini di incidenti spaventosi che dovrebbero smontare il mito della velocità. Dunque il suo è un libro di rottura, dottoressa Carbone? "Neanche tanto. Certe cose nella comunità scientifica sono note da tempo. Le ricerche di McGuire, che ha descritto l’effetto boomerang di certe campagne di prevenzione volte ai giovani, sono state pubblicate nel 1964, 40 anni fa. Il problema è che il parere del mondo scientifico non è ascoltato e neppure richiesto". Qual è secondo lei il dato più importante che emerge dalla sua ricerca? "Il fatto che l’incidente non capita per caso, ma molto spesso si produce sullo sfondo di problematiche che spingono i ragazzi a correre dei rischi, più o meno consapevolmente. E da questa ridefinizione deve discendere un differente approccio alla prevenzione: se l’incidente non è casuale e se esprime un disagio del ragazzo, cosa si può fare per aiutarlo?". Ma perché l’incidente non sarebbe casuale, ma addirittura una catastrofe annunciata, come è scritto nel libro? "La ricerca che abbiamo condotto negli ospedali ha confermato il sospetto che, al di là dei pochi a cui l’incidente è davvero capitato per puro caso, c’è una maggioranza di ragazzi che tende ad avere incidenti. Noi ci siamo trovati di fronte ad adolescenti che erano al loro terzo o quarto ricovero, avevano cioè già collezionato una serie di incidenti gravi; incontrando questi ragazzi abbiamo scoperto che nella loro storia c’erano più sventure in molte aree essenziali, più problemi familiari (lutti, malattie, infortuni…), più disagi nelle relazioni con gli altri e molti più problemi scolastici. Abbiamo scoperto, insomma, che i ragazzi che avevano avuto più incidenti erano anche quelli che avevano una storia più problematica". Ma da qui come si arriva all’incidente? "L’ipotesi che ho fatto è che questi ragazzi non riescano ad esprimere la sofferenza con un discorso tipo "come sono triste" o "come sono infelice", non ne sono consapevoli e manifestano il loro disagio con delle azioni rischiose, potenzialmente autolesive". E come si può affrontare una realtà come questa? "Servirebbe una presenza psicologica negli ospedali, per evitare che tutto si risolva con la cura delle ferite del corpo e per aiutare i ragazzi a prendere coscienza delle loro difficoltà psicologiche. Sarebbe un tipo di prevenzione realizzabile anche dal punto di vista delle risorse economiche: gli incidenti hanno un costo sociale elevatissimo (oltre 34 miliardi di euro nel 2002, ndr) e una politica preventiva di questo genere produrrebbe anche un significativo risparmio. Certo, prima di vedere i risultati passerebbero un paio d’anni, ma questo è quel tanto di lungimiranza di cui qualunque stato dovrebbe essere capace. Noi stiamo sperimentando già da un anno una presenza "psicologica" nell’Ospedale Sant’Eugenio di Roma, dove è in funzione uno sportello di ascolto per i giovani a cui vengono indirizzati, dopo le prime cure, i ragazzi che arrivano al pronto soccorso. Spesso dietro ad incidenti apparentemente banali si rivelano gravi disagi e storie drammatiche. Ma essere lì, in quel momento critico che segue all’incidente, ci consente di intervenire e, nei casi più seri, di consigliare ai ragazzi i centri di aiuto a cui possono rivolgersi". Ma al di là degli ospedali e dei ragazzi che già hanno avuto incidenti? "Il patentino è una grande occasione per la prevenzione e non andrebbe sprecata. Si potrebbe usare per entrare nelle scuole e lavorare in modo dinamico sul rischio con il gruppo-classe. E in questo modo si potrebbero analizzare molti pericoli, da quello di prendersi l’AIDS a quello di farsi male con il motorino perché si porta il casco sulle ventitré". Addirittura inutile nella migliore delle ipotesi? "Certi pericoli i ragazzi li corrono anche se sanno benissimo che stanno rischiando, ma lo fanno, per esempio, per essere parte del gruppo. Se il gruppo non allaccia il casco, inutile ricordare loro che va allacciato. Per ottenere risultati bisogna piuttosto restituire senso ai comportamenti e avere come interlocutore il gruppo. D’altronde la dinamica del "più me lo dite e più faccio il contrario" è tipica di quest’età, ed è per questo che le campagne esortative sortiscono spesso effetti paradossali". Si può dire qualcosa anche degli adulti che continuano a rischiare, magari guidando forte? "Le dinamiche degli adolescenti sono quelle di tutti noi e il mondo è pieno di adolescenti ultra cinquantenni. In compenso fra gli appassionati di moto mi sembra ci sia una cultura diversa, una sorta di professionismo, per cui, ad esempio, ricorrono con molta cura a tutte le possibili misure protettive; in questi casi si tratta di un rischio ben valutato e quindi meno pericoloso". Paola Carbone, psichiatra e psicoanalista nella Facoltà di Psicologia 2 dell’Università La Sapienza di Roma. È docente della scuola di specializzazione in psicoterapia dell’adolescenza dell’Arpad (Associazione romana per la psicoterapia dell’adolescenza) e socio fondatore della Cooperativa sociale "Rifornimento in volo". In
marcia contro le corse in auto SPOLETO
- Erano in quattrocento a testimoniare che chi ha pagato con la vita
per le folli corse del sabato sera non lo ha fatto invano. L’ottava
edizione della fiaccolata per ricordare le vittime della strada ha colto
nel segno anche stavolta. Il corteo ha sostato davanti alla cattedrale
dove l’arcivescovo Riccardo Fontana ha pregato insieme ai partecipanti
soffermandosi sull’importanza dell’iniziativa in difesa della vita e
contro i falsi miti come quelli della velocità e dell’alcol.
Una marcia che lo scorso anno fu segnata dalle polemiche per l’assenza
dei vigili urbani. "Le polemiche sono acqua passata -dice Giampiero
Cialucco- e la nostra iniziativa ha lo scopo di sensibilizzare l’opinione
pubblica su come si possono evitare tante morti innocenti sulle strade.
E l’unica arma a disposizione è quella della prevenzione: ecco
perchè mi sono sempre battuto affinchè i vigili urbani
fossero dotati di etilometro durante i loro servizi di pattugliamento
notturno". Una marcia, quella dell’altra sera, che ha anche voluto
ricordare le iniziative dell’associazione "Omar Cialucco"
per diffondere la cultura della prevenzione nell’educazione stradale.
E la proposta di tre anni fa per modificare in senso repressivo la norma
del codice della strada che punisce le gare di velocità tra automobili.
Proposta che è stata recepita dai due rami del Parlamento.
Arrestato
un albanese con due chili di cocaina ORVIETO-
Un corriere albanese con oltre due chilogrammi di cocaina è
stato arrestato dalla polizia stradale di Orvieto che lo aveva fermato
sulla Autostrada del Sole dopo un inseguimento a piedi nei campi.
L’operazione è avvenuta ieri mattina verso le 10 nei pressi del casello autostradale di Orvieto. Una pattuglia aveva fermato per un controllo una Peugeot che viaggiava in direzione di Roma. A bordo c’era solo il conducente, che è balzato fuori dalla vettura e si è lanciato di corsa nelle campagne circostanti. Gli agenti na pattuglia di rinforzo - lo hanno inseguito per alcune centinaia di metri e poi bloccato. È quindi ripresa l’ispezione della Peugeot e nascosto sotto i sedili è stato trovato un altro involucro con 2,153 chilogrammi di cocaina. Lo
lancia la casa svedese Saab, per diminuire gli incidenti stradali DETROIT
- Hai alzato il gomito? E noi non ti facciamo guidare. Non è
lo spot di una "pubblicità progresso", ma l’ultima
invenzione della casa automobilistica svedese Saab: un dispositivo
"salvavita" che misura la percentuale etilica dell’alito
del guidatore e che, se riscontra un livello superiore a quelli permessi
dalla legge, blocca il motore dell’auto.
COME FUNZIONA - Il mini etilometro, che presto sarà disponibile sul mercato europeo, si chiama "Alcokey", ed è in sostanza un adattamento della tecnologia antifurto, perché si accende quando il guidatore spinge sul telecomando dell’auto il tasto che apre la portiera. Consiste in una piccola fessura sul telecomando, in cui il guidatore può soffiare. Il campione di alito passa attraverso un piccolo tubo interno, provvisto di un semiconduttore piccolo come la testa di uno spillo. Se il livello etilico è superiore al limite ammesso, sul telecomando si accende la luce rossa, e tramite un transponder il sensore comunica alla centralina elettronica di bloccare il motore. PIU’ SICURI SULLE STRADE - Lo scorso anno il 25% dei decessi per incidenti automobilistici ha avuto come causa, in Europa, la guida in stato d’ebbrezza. E’ partendo anche da questo dato che la Saab, che fa parte del gruppo General Motors, ha deciso di lanciare "Alcokey". La piccola invenzione è ormai giunta agli ultimi collaudi, e si prevede che il suo prezzo si aggirerà intorno ai 250 euro, un decimo rispetto al costo di un normale sistema fisso da installare in auto. Lungo 10 cm e largo 4, per il momento è un’unità separata, ma presto dovrebbe formare un tutt’uno con il telecomando. La Saab pensa che il dispositivo dovrebbe attirare soprattutto le compagnie che forniscono auto ai propri impiegati, ma anche tanti genitori premurosi. MA NON E’ ANCORA "INFALLIBILE" - I rappresentanti delle campagne per la sicurezza stradale hanno accolto "Alcokey" con entusiasmo, anche se, come riconosce anche Kevin Smith, portavoce della Saab negli Usa, il mini etilimetro "non è infallibile": chi ha esagerato con l’alcool potrebbe sempre chiedere ad un amico sobrio di soffiare nell’etilometro. Per questo la Saab sta già studiando un software capace di riconoscere, dalla voce, l’identità di chi si sottopone ad "Alcokey". Arrestato
un polacco per la notte di follia e di paura sulla strada Brucoli-Augusta Prima
ha travolto un centauro di 15 anni che era alla guida di una vespa,
producendogli delle gravi lesioni ad una gamba (il ragazzo è
ora ricoverato all’"Umberto I" con prognosi riservati),
poi, dopo aver seminato il panico tra gli automobilisti in transito
sulla provinciale Brucoli-Augusta nella notte tra sabato e domenica,
ha fatto inversione di marcia e, al volante della sua Alfa 155, ha
tamponato con violenza una "Mercedes", determinando delle
lesioni giudicate guaribili in 15 giorni al passeggero di 37 anni.
Ma, anzichè arrestare la sua folle corsa, si è messo
a fare zigzag tra i veicoli che lo precedevano per sottrarsi all’inseguimento
delle volanti del 113 e della Polizia Stradale. Il folle conducente
della 155 è un polacco di 21 anni. Si chiama Mariusz Barwinski.
La sua identificazione è avvenuta poco dopo essersi presentato
al Pronto Soccorso dell’ospedale "Muscatello" di Augusta,
dove i medici gli hanno riscontrato diverse contusioni e giudicato
guaribile in cinque giorni. Durante l’inseguimento il polacco ha fermato
la vettura per pochi istanti per consentire ad un’altra persona in
sua compagnia di scendere dal mezzo e darsi a piedi alla fuga. Dopo
essere stato medicato il polacco è stato arrestato. Gli contestano
i reati di omissione di soccorso nei confronti del centauro e di resistenza
a pubblico ufficiale per essersi dato alla fuga nonostante i ripetuti
inviti a fermare la sua sconsiderata corsa. Dai medici ospedalieri
è pure stato insinuato l’inquietante sospetto che il polacco
potesse avere assunto sostanze stupefacenti. Un sospetto che trae
origine dalle ridotte facoltà mentali del polacco che, mentre
veniva medicato, rispondeva in maniera confusa alle domande.
ONTRO
LE STRAGI DEL SABATO SERA SCATTA L’OPERAZIONE "RIENTRO
SICURO" Roma
Siglato il 16 giugno a Roma dal Direttore Centrale per la Polizia Stradale, Ferroviaria, delle Comunicazioni e per i Reparti Speciali del Dipartimento della Pubblica Sicurezza Prefetto Pasquale Piscitelli e il Presidente della Fondazione Ania per la Sicurezza Stradale Fabio Cerchiai un protocollo d’intesa volto ad attuare congiuntamente sinergie per prevenire gli incidenti stradali. L’accordo prevede la realizzazione di iniziative di sensibilizzazione ed educazione per il rispetto delle regole della circolazione stradale che fanno parte dell’operazione denominata "rientro sicuro", rivolta in particolar modo ai giovani che escono dalle discoteche. In Italia, infatti, nel 2002, sulle strade sono morte 6736 persone. Il 45% del totale delle vittime sono giovani di età compresa tra i 15 ed i 39 anni. Se nel 2003 le rilevazioni della Polizia Stradale e Arma dei Carabinieri indicano una confortante inversione di tendenza, -501 morti e - 21078 feriti, il dato complessivo conferma la dimensione del fenomeno infortunistico che non consente alcun calo di attenzione. Quindi un’emergenza sociale che impone misure drastiche di repressione ma soprattutto di prevenzione e diffusione della cultura civica. Educare e sensibilizzare, ma non solo. E’ necessario studiare le cause e le tipologie degli incidenti: a questo proposito la Polizia di Stato e la Fondazione Ania metteranno in comune dati statistici e rilevazioni. La Fondazione collaborerà, infine, alla nuova edizione del progetto Icaro, giunto al suo quinto anno di vita, per sensibilizzare i giovani e i giovanissimi al rispetto del codice della strada. Il protocollo è frutto della già avviata cooperazione tra la Polizia Stradale e l’Ania e rappresenta un importante passo per l’adozione dell’impegno che tutti i paesi dell’Unione Europea si sono posti per ridurre, entro il 2010, del 50% le vittime della strada. Dichiara Pasquale Piscitelli Direttore Centrale delle Specialità della Polizia di Stato: "Considero l’accordo con la Fondazione per la Sicurezza Stradale dell’Ania un’ulteriore forma di partenariato tra pubblico e privato e, per quel che riguarda la sicurezza stradale, una tappa fondamentale affinché il patrimonio di informazioni possedute da ciascuno possa confluire in una piattaforma condivisa. Banca dati sulla quale impiantare un sistema di monitoraggio del fenomeno infortunistico per affinare le capacità di analisi e per calibrare sempre più efficacemente le strategie d’intervento". Dichiara Fabio Cerchiai Presidente Ania: "Troppo spesso i giovani sono vittime di incidenti stradali. Questo avviene per inesperienza, ma anche a volte per una scarsa conoscenza delle regole del codice della strada. Le compagnie di assicurazione hanno istituito la Fondazione Ania per la Sicurezza Stradale allo scopo di sviluppare iniziative nel settore volto alla sensibilizzazione degli utenti verso una più corretta e sicura educazione alla guida soprattutto tra i giovani. Con la firma del Protocollo, assume ancora maggiore concretezza la già proficua collaborazione esistente con la Polizia Stradale nei settori istituzionali dell’attività infortunistica, delle frodi assicurative e del furto e riciclaggio di autoveicoli e prende incisivo avvio una sistematica ed organica campagna di prevenzione". |