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Rassegna Alcol e guida del 31 gennaio 2008

A cura di Alessandro Sbarbada e Roberto Argenta
L’INFORMAZIONE
di Reggio Emilia

Suddivisi tra Cardiologia, Urologia e Fisiatria

Trentamila euro per l’ospedale di Guastalla

Dal Grade di Reggiolo e dagli introiti della festa della birra del 2007

GUASTALLA

Oltre trentamila euro di donazione per l’ospedale di Guastalla.

Un gesto generoso che arriva dal Grade di Reggiolo e dagli introiti della festa della birra dello scorso anno, allestita per una decina di giorni al Parco dei Salici, in paese.

Ieri mattina, negli uffici della direzione sanitaria dell’ospedale, il presidente del Grade, Roberto Ferrari, ha consegnato gli assegni ai primari dei reparti che beneficiano della donazione. Si tratta di 15mila euro per gli Amici del Cuore, che li spenderanno per una borsa di studio destinata ad un medico, per mantenere alti gli standard delle prestazioni del reparto guidato dal primario Gabriele Bruno.

Altri 15mila euro vanno al reparto di Urologia del dottor Bruno Monica, dove proprio nelle prossime settimane saranno utilizzati gli impianti acquistati con parte degli introiti della festa della birra reggiolese dell’anno prima.

I 15mila euro affidati al dottor Monica serviranno per una borsa di studio oppure per l’acquisto di una speciale poltrona che aiuta a risolvere le problematiche di incontinenza e di indebolimento della muscolatura del pavimento pelvico mediante una tecnologia innovativa che sfrutta l’utilizzo di campi magnetici.

In pratica, il paziente viene fatto sedere sulla sedia per venti minuti, con i campi magnetici generati che penetrano nei tessuti del perineo e raggiungono le parti da curare, ottenendo una bonificazione del pavimento pelvico ed un miglior controllo delle funzioni fisiologiche urinarie.

Una somma di circa tremila euro è destinata all’acquisto di attrezzature per il reparto di Fisiatria. Ieri mattina, alla consegna degli assegni, erano presenti non solo il dirigente sanitario dottoressa Antonella Messori, ma anche i primari Monica (Urologia), Bruno (Cardiologia) e Gianfranco Marchesi (Fisiatria-Medicina Riabilitativa), che hanno ringraziato il Grade di Reggiolo ed i volontari della Festa della birra per il generoso gesto che servirà a migliorare le cure a favore dei pazienti del territorio. (*)

(*) Nota: non si costruisce la salute promuovendo manifestazioni che, già dal nome, sostengono una cultura un cui il divertimento è associato all’alcol.

Questi soldi escono in gran parte da portafogli di giovani che li hanno spesi per bere alcolici, in una festa nota in tutta Italia per la sua popolare gara di rutti: è questo lo stile di vita, sono queste le modalità di aggregazione e divertimento che si vogliono proporre ai nostri ragazzi?

Da parte dell’Ospedale di Guastalla, rifiutare questo denaro sarebbe potuto essere un importante messaggio culturale di promozione di salute.

Siete invitati a scrivere la vostra opinione al giornale che ha pubblicato questo articolo, inviando una mail a redazione@linformazione.com , direttore@linformazione.com, provincia@linformazione.com e, per la pubblicazione in rassegna, a robargen@fastwebnet.it e alessandro.sbarbada@fastwebnet.it

SEGNALAZIONE DI ANDREA NOVENTA

Bevi forte da giovane? Rischi forte da adulto

A cura de Il Pensiero Scientifico Editore

L’abuso di alcol in età giovanile porta a un innalzamento del rischio di patologie cardiovascolari in età adulta. Lo dimostra uno studio pubblicato dal Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism.

30/01/2008 - I ricercatori del Pacific Institute for Research and Evaluation di Berkeley hanno preso in esame 2818 persone tra i 35 e gli 80 anni, tutti con una storia di consumo abituale di alcol ma con due ’traiettorie’ diverse: abuso di alcol iniziato precocemente, picco alcolico durante adolescenza e giovinezza e ’testa messa a posto’ in età adulta la prima, consumo di alcol medio-alto ma costante dall’adolescenza all’età adulta.

I pazienti del primo gruppo sono risultati più a rischio degli altri: +30 per cento di rischio-sindrome metabolica, +48 per cento di rischio-obesità addominale, +62 per cento di rischio-ipercolesterolemia.

"Ci sono già tante ragioni per scoraggiare i giovani che abusano dell’alcol", spiega Marcia Russell, leader del team di ricercatori californiani, "ma le conseguenze a lungo termine sulla salute cardiovascolare e quindi l’aumento del rischio di infarti e ictus possono essere altre".

Fonte: Fan AZ, Russell M, Stranges S, Dorn J, Trevisan M. Association of Lifetime Alcohol Drinking Trajectories with Cardiometabolic Risk. J Clin Endocrinol Metab 2008; 93: 154-161 doi:10.1210/jc.2007-1395.

david frati


ILMONFERRATO.IT

"Bevo... ergo sum": una serata sui giovani e l’alcool venerdì a Palazzo Sannazzaro

Casale Monferrato - Organizzata dalla commissione per l’educazione alla salute e alla sicurezza della Consulta Femminile Comunale avrà luogo presso il salone di Palazzo Sannazzaro alle ore 21 di venerdì 1° febbraio una serata di informazione sui problemi dell’alcolismo.

"Bevo ...ergo sum" è il titolo provocatorio dell’intervento che ha come obiettivo l’educazione dei giovani affinché diventino adulti senza alcool

Relatrici della serata saranno tre dottoresse esperte del settore : Donata Prosa, dirigente medico SERT, Alessia Bobbio, psicologa, Simona Tambornino , esperta in scienze dell’educazione.

Considerata la preoccupante diffusione del problema dell’alcool tra i giovani si auspica una rilevante partecipazione di genitori ed educatori oltre che dei giovani stessi.


L’ARENA
I COMMENTI.

Il direttore del Sert di Soave avverte: «Il problema è l’eccesso di consumo, come è la società del nostro ricco Nordest, legata sempre più al piacere»

«Il disagio? E’ figlio dell’agio»
L’assessore Cannas: decisivo il ruolo delle istituzioni e della scuola 

Il disagio? E’ il risultato del benessere. Il convegno di Prova ha registrato altre analisi, altrettanto spietate sulla situazione giovanile. Come quella del dottor Pietro Madera, direttore del Sert di Soave. «Il problema», ha confermato l’esperto, «oggi è legato all’agio, cioè all’eccesso di consumo, come è anche la società del nostro ricco Nordest, non più condizionata come un tempo dal bisogno, ma legata sempre più al piacere».

Una società edonistica, dove «la fatica è diventata tabù» e dove c’è grande confusione sui valori, sulla distinzione tra quel che è giusto e quel che non lo è. E le droghe? Evitano fatica e dolore per consentire di entrare nella dimensione del piacere. «Anche gli spinelli sono ormai percepiti non come trasgressioni, dato che la soglia della trasgressione si è progressivamente alzata. Anche la cultura della droga», ha osservato Madera, «da anni si è sintonizzata sui ritmi e modelli della società, per cui bisogna essere produttivi, efficienti: così dall’eroina, che toglie il dolore, si è passati alla cocaina che dà la carica, che non ti calma.

«Ecco quindi», ha concluso l’esperto del Sert, «la necessità che la famiglia e la scuola facciano da filtro all’impatto seduttivo della pubblicità, con un patto tra tutti, dalla sanità alle istituzioni. Ed è importante che incontri con la popolazione, come quello organizzato a Prova, portino più spesso tutti a fermarsi per riflettere e interrogarsi su dove stiamo andando».

L’assessore ai servizi sociali sambonifacese, il medico Paolo Cannas, ha fatto il punto su ciò che l’amministrazione comunale sta facendo in favore della famiglia, ma ha anche obiettato a don Mazzi che non tutti vanno a caccia dei saldi di fine stagione per dipendenza, plagiati dalla pubblicità e dall’abitudine, ma molte famiglie li attendono per motivi esclusivamente economici.

Cannas ha puntato l’attenzione sull’aspetto economico che spesso fa la differenza anche per quanto riguarda il disagio. Poi ha sottolineato la responsabilità delle istituzioni («che esempio abbiamo dato in questi giorni con gli sputi in Senato?») e della scuola («insegna più che educare»), e ha condiviso la necessità del dialogo e della comunicazione tra generazioni, richiamando «l’importanza dei nonni, una risorsa per la comunicazione».

Il professore Tino Turco, insegnante in una scuola superiore, dopo aver premesso che «le scuole non hanno oggi più tenuta sulle regole», ha sostenuto che tutti devono fare la loro parte, dalle famiglie alle istituzioni, perchè la scuola da sola non basta: «La scuola», ha sottolineato, «deve diventare una casa di relazioni, di rapporti umani, di confronto».

Il tenente Luca Nozza, comandante del Nucleo operativo radiomobile dei carabinieri di San Bonifacio, a conclusione della sua dettagliata relazione tecnica sui problemi connessi ad alcool e droga, ha accomunato il suo giudizio sulla necessità del dialogo nei rapporti tra cittadino e istituzioni, concetto che ha condensato in una battuta: «Una multa in meno ma una ramanzina in più». Il convegno, moderato dalla giornalista Paola Dalli Cani, era stato aperto dagli organizzatori Alessandro Ferro e Alessandro Lovato, con il parroco don Gianni Pegoraro, ed è stato concluso dal saluto del vicesindaco sambonifacese Paolo Agostinelli.

G.B.


IL GAZZETTINO
LETTERE E OPINIONI

Morti sul lavoro un problema strutturale

Gli interventi di questi giorni sulla sicurezza mi inducono ancora una volta a intervenire perché, a differenza di quell’imprenditore (spero vivamente sia l’unico) che imputa all’alcol e alla droga la responsabilità degli incidenti sui posti di lavoro, penso invece che la vita e l’integrità dei lavoratori debbano essere messi al centro della responsabilità comune di strutture amministrative, imprese e lavoratori. (*) La fine dell’anno 2007 è stata triste per la tragedia della Tyssen Krupp, lugubre suggello a un anno nero in cui i morti sul lavoro si sono contati a centinaia, anche se, a ben osservare, non è mancato l’impegno su questo terreno. Più volte ne ha parlato il presidente della Repubblica, il Parlamento ne ha dibattuto per deliberare, a più livelli è continuato l’impegno per l’applicazione delle leggi, anche la Cisl di Belluno ha prodotto durante l’anno documenti, frutto di sessioni di studio sull’argomento. Ma se tutto questo non è servito per migliorare la situazione, vuol dire che non è tutto questo che da solo può portare alla risoluzione di un problema che ha evidentemente carattere strutturale. Sono convinto che c’è qualcosa che non va nella mentalità con cui il problema della sicurezza viene vissuto, a partire dai luoghi di lavoro: la sicurezza è diventata qualcosa come le tasse, un onere da sopportare, pesante e burocratico, al quale se è possibile si sfugge per trovare soluzioni meno costose. Così la burocratizzazione del problema della sicurezza si somma a un apparato amministrativo del tutto insufficiente a svolgere quei compiti di vigilanza che dovrebbero essere esercitati in una miriade di posti di lavoro. E il risultato che si ottiene è che l’Italia del XXI secolo è un posto pericoloso per chi lavora, ma la colpa non si sa bene di chi sia. Per uscire da questo circolo vizioso c’è solo una strada e si chiama assunzione di responsabilità da parte di ciascuno, a partire dai luoghi di lavoro. Tutti devono concepire la vigilanza come una responsabilità comune, non come qualcosa che compete prima agli altri che a stessi. La Cisl si sente mobilitata su questo terreno, ma purtroppo riscontriamo che non sempre da parte delle imprese c’è la sensibilità necessaria a impostare la questione su basi nuove. La concezione dell’azienda finisce sempre per non valorizzare il ruolo prezioso che i lavoratori, a cominciare da quelli più esperti, possono avere, soprattutto per la vigilanza e la prevenzione delle situazioni pericolose. Mentre sarebbe ora che tra lavoratori e azienda ci potesse essere un dialogo costante e senza pregiudizi, non limitato alla corretta applicazione delle leggi (anche se è una premessa indiscutibile) ma esteso all’assunzione comune della responsabilità, dei lavoratori verso l’impresa e dell’impresa verso i lavoratori, sapendo che in queste situazioni sono le persone che lavorano a correre i maggiori rischi sulla propria pelle. La sicurezza nei luoghi di lavoro è una grande questione nazionale e se è giusto rendere omaggio in modo solenne, come avvenuto in questi anni, agli italiani caduti in missioni di pace nel mondo, è altrettanto giusto onorare, a cominciare dalla cura delle famiglie, gli italiani e gli immigrati che cadono in Italia per guadagnarsi il pane.

Primo Torresin segretario generale Cisl

(*) Nota: è vero che la sicurezza sul lavoro andrebbe affrontata strutturalmente e dovrebbe essere un riferimento costante nell’organizzazione del lavoro. Ma, ancora una volta, riflettere sull’uso degli alcolici come fattore di rischio, offre la possibilità di intervenire su una causa che, rispetto ad altre e in alcuni suoi aspetti, si presenta come più facilmente eliminabile.


IL GAZZETTINO (Padova)

"Contrordine compagni" in Comune. Marco Carrai spiega che al provvedimento nazionale se ne aggiungerà uno specifico anti assembramenti

«Dietrofront: i bar chiuderanno a mezzanotte» 
Secondo l’assessore la limitazione di orario riguarderà i pubblici esercizi delle Piazze, del Ghetto e del Portello

È proprio il caso di dire "contrordine, compagni". Infatti, se fino a ieri era certo che il Comune aveva concordato con le associazioni di categoria di far slittare alle 2 di notte l’orario limite per la somministrazione delle bevande alcoliche, uniformandosi alla legge nazionale, ieri l’assessore Marco Carrai ha detto invece che non sarà così, ma che invece i pubblici esercizi delle Piazze del Ghetto e del Portello cui era stato intimato di abbassare le serrande a mezzanotte, dovranno continuare a rispettare l’indicazione della chiusura anticipata. Non si sa che cosa ci sia dietro questa nuova versione, ma non è escluso che al cambiamento di rotta abbiano dato un contributo determinante le proteste arrivate ieri mattina a Palazzo Moroni da parte di coloro che abitano nelle zone attigue, allarmati per il possibile ritorno fino a notte inoltrata del popolo dello spritz. (*)

«Non torniamo all’orario libero - ha precisato Carrai -. C’è una legge nazionale che unifica le licenze di tipo A e B, cioè di chi somministra alcolici e di chi fa ristorazione, che prevede appunto l’apertura fino alle 2 di notte. A Padova, però, questo vuol dire che, nel momento in cui andremo ad applicare il regolamento, non potremo più tenere buona la nostra ordinanza che obbliga alla chiusura alle 24, perché non c’è un distinguo netto fra chi somministra e chi fa ristorazione. E poi ai ristoranti non possiamo imporre di abbassare le serrande a mezzanotte, perché se arriva un cliente alle 22,30 quest’ultimo ha il diritto di sedersi e di mangiare in tutta calma. Quindi cosa faremo? Terremo buono il provvedimento nazionale che prevede appunto lo stop alle 2 di notte, ma andremo a individuare quei locali a cui invece sarà detto di anticipare la chiusura alle 24, regolamentando in questo modo, esattamente come avviene ora, quei locali che favoriscano la grande aggregazione». «In pratica - ha aggiunto l’assessore alle 24 chiuderanno per esempio i pubblici esercizi di Piazza Erbe, del Ghetto, di Piazza dei Signori(e dintorni), di via Barbarigo e del Portello. Praticamente non cambierà nulla. Adesso vedremo come attuare tutto questo, perché con l’ordinanza che avevamo predisposto la chiusura anticipata riguarderebbe anche i ristoranti. Invece è nostra intenzione limitarla ai bar che creano problemi di assembramento».

Nicoletta Cozza

(*) Nota: è difficile tener conto di tutti i dietrofront, cambiamenti e compromessi che caratterizzano le decisioni dei politici relative al consumo di alcolici. Facendo troppi dietrofront, non solo si rimane sempre allo stesso posto, ma si rischia di non capire più in che direzione andare. La politica è forse l’unica professione per la quale non si ritiene necessaria alcuna preparazione. (Robert Louis Stevenson)


CRONACAQUI

Ha passeggiato sulla tangenziale per quattro chilometri, da Robassomero a Venaria

Ubriaco sulla direttissima Pedone salvo per miracolo

VENARIA REALE - 31/01/2008 - Quattro chilometri a piedi, nel cuore della notte, tra Robassomero e Venaria. Protagonista dell’insolita quanto pericolosa “passeggiata”, un marocchino di 55 anni residente a Nole. Sotto l’effetto dell’alcool, intorno all’una di notte, convinto di recarsi verso casa, ha imboccato la direttissima della Mandria nel senso sbagliato, proseguendo a piedi verso la città della Reggia. Molti automobilisti si sono accorti della sua presenza, sul ciglio della strada, solo all’ultimo momento e sono riusciti a schivarlo davvero per poco. Al centralino dei carabinieri sono così giunte numerose segnalazioni di un pedone a spasso sulla direttissima, già pericolosa per le auto, figuriamoci per i pedoni solitari. A salvare il marocchino da un possibile investimento ci ha pensato una gazzella dei carabinieri del nucleo radiomobile di Venaria che ha percorso la provinciale 1 della Mandria intercettando l’insolito pedone alle porte della Reale. Il marocchino è stato poi soccorso anche da un’ambulanza del 118 che, per precauzione viste anche le sue condizioni di salute, lo ha trasportato al sicuro presso il pronto soccorso dell’ospedale di Venaria.


IL SECOLO XIX

Pugno mortale a Verici, scarcerato l’omicida

Francesca Forleo

«Alla famiglia di Andrea, voglio chiedere scusa, l’ho già fatto, so che non serve a niente, ma Dio sa quanto vorrei non aver fatto quello che ho fatto. Purtroppo non posso tornare indietro». Così dice al suo avvocato Emanuele Canepa, l’unica persona con cui può avere contatti, Corrado Piazza, il sestrese di 38 anni, che cinque mesi fa causò la morte di Andrea Lazzarotto (29 anni, di Casarza) durante una festa di beneficenza del Genoa a Verici. Sabato sera Piazza è uscito dal carcere di Chiavari, a cinque mesi dall’omicidio per cui era stato arrestato dai carabinieri di Sestri Levante il giorno dopo l’aggressione, ancora con l’accusa di tentato omicidio.

Lazzarotto era ancora vivo, i genitori avevano autorizzato l’espianto degli organi tre giorni dopo l’incidente visto che per il figlio non c’erano speranze di ripresa. Dopo che i legali di Piazza (oltre a Canepa, Andrea Vernazza), hanno formulato un ipotesi di accordo con il pubblico ministero Margherita Ravera, per un patteggiamento a cinque anni, il sestrese è stato scarcerato. Il pm ha dato parere favorevole agli arresti domiciliari nella sua casa di Sestri, il gip li ha disposti. Piazza deve però sottostare a una serie di obblighi: non può vedere nessuno e non può telefonare. Tranne che ai suoi legali. Così, ad appena cinque mesi dal l’omicidio, la detenzione in carcere di Piazza è già finita. «Si sta sottoponendo a un programma di riabilitazione dall’alcolismo al Sert, ha cominciato con la prima seduta oggi. Forse sarà inserito in una Comunità», ha spiegato ieri mattina il legale. Ora, perché il caso venga chiuso, manca solo la fissazione dell’udienza preliminare. La chiederà il pubblico ministero Margherita Ravera già nei prossimi giorni. La notizia, ovviamente, ha provocato immediate reazioni a Casarza (e non solo: anche sul nostro sito, come potete vedere qui sotto).

«Temevamo che sarebbe successo», si sono limitati a dire ieri i familiari di Lazzarotto. La madre, il padre e il fratello di Andrea Lazzarotto, si sono costituiti parti civili nel processo assistiti dall’avvocato Gianni Roffo. «Ho perso mio figlio per due lire», aveva dichiarato la madre, Luciana Figone, 52 anni, subito dopo la morte del ragazzo. «Tutto è successo per pochi spiccioli da dare in beneficenza. Andrea è morto mentre si dava da fare per gli altri, come sempre, come gli avevamo insegnato suo padre ed io».

Era la sera dell’1 settembre scorso. Alla festa annuale del Genoa Club di Casarza a Verici, Andrea Lazzarotto vendeva per beneficenza le magliette della sua squadra del cuore. Piazza, su di giri per l’alcool, aveva chiesto ad Andrea di poter avere una maglietta a credito, senza pagare. Lazzarotto gli aveva detto di no («Anche l’hanno scorso l’hai presa e non l’hai mai pagata»). Piazza, lì per lì, se n’era stato senza replicare. Ma mezz’ora dopo, aveva incrociato Andrea Lazzarotto in cima alle scale del circolo e lo aveva colpito con un pugno. Il ragazzo era caduto all’indietro, aveva battuto la nuca sui gradini e aveva perso conoscenza. Dopo tre giorni di agonia, il martedì successivo, la morte cerebrale e la donazione gli organi.


IL GIORNALE DI VICENZA

VIOLENZA. Denuncia

Ferito a bottigliate
È in prognosi riservata

Un grave episodio di violenza è avvenuto la notte scorsa in città. In seguito ad una lite, un giovane è rimasto ferito in maniera seria ed è ricoverato in ospedale in prognosi riservata. Il rivale, che si era presentato in questura per querelarlo, è stato invece denunciato dalla polizia per lesioni gravi. La procura valuterà anche l’ipotesi del tentato omicidio.

In base a quanto è stato ricostruito, due cittadini marocchini, entrambi clandestini erano all’interno di uno stabile abbandonato in via Trissino, dietro al supermercato Sisa, dove un tempo c’era una ditta orafa e che oggi è meta di senzatetto. I due hanno bevuto parecchio, fino a quando - verso le tre - Mustapha Ouhadda, 33 anni, non avrebbe offeso la reputazione della sorella di Abdellah Bououch, 31. Quest’ultimo, ubriaco come il primo, è andato su tutte le furie; i due hanno afferrato le bottiglie che avevano appena svuotato e se le sono lanciate contro. Bououch è rimasto ferito, in maniera non grave, mentre Ouhadda ha subito lesioni piuttosto serie con tagli in viso, in testa, sulle braccia e sulle gambe.

Entrambi sono stati accompagnati al pronto soccorso. Mentre Bououch è scappato prima di essere visitato, Ouhadda è stato medicato e trasferito nel reparto di chirurgia, dove i medici si sono riservati la prognosi.

Ieri mattina Bououch si è presentato in questura per denunciare il rivale, sostenendo che l’aveva ferito. I poliziotti, però, hanno voluto vederci chiaro ed hanno scoperto che in ospedale c’era l’altro marocchino, in condizioni serie. Per questo hanno denunciato Bououch ed hanno avviato accertamenti per ricostruire l’episodio nel dettaglio. Appena si sarà ripreso, il marocchino ricoverato verrà sentito dagli agenti e potrà fornire la sua versione dei fatti. Nel frattempo i poliziotti hanno compiuto un sopralluogo in via Trissino, dove hanno trovato vecchie coperte, immondizia e anche i cocci di bottiglia.


IL GAZZETTINO (Pordenone)

FANNA
L’uomo, che di mestiere fa l’autista, è poi andato armato di un’accetta a minacciare anche il figlio. Altri guai per lui 

Ubriaco va in macchina dai carabinieri, denunciato

È arrivato sgommando fin di fronte alla caserma dei carabinieri di Maniago. Zigzagando pericolosamente ha poi improvvisato un parcheggio. Una volta sceso dall’auto ha suonato il campanello della stazione: all’interno c’era il piantone che, dopo aver strabuzzato gli occhi per la scena cui ha assistito, ha provveduto a sanzionare l’automobilista per guida in stato di ebbrezza. Il fatto è accaduto nei giorni scorsi e il protagonista è un fannese di 53 anni, di professione autista. L’uomo doveva incontrare i carabinieri per delle semplici scartoffie, ma evidentemente ha scelto la giornata sbagliata. O quantomeno non si è ricordato di astenersi dal bere prima di rivolgersi alla stazione, finendo col "consegnarsi" spontaneamente nelle mani delle forze dell’ordine, che, dopo averlo sottoposto all’alcool test - esame che ha dato valori molto al di sopra del massimo consentito -, lo hanno denunciato a piede libero, con conseguente immediato ritiro della patente. Fin qui la parte tragicomica della vicenda. Perché, purtroppo, ve n’è una seconda dai risvolti differenti. Una volta uscito dalla stazione dei carabinieri, l’uomo ha fatto ritorno a casa, ma il suo stato d’animo era iracondo, fors’anche perché il ritiro del documento di guida significa per lui un lungo stop dell’attività professionale. Così, una volta giunto a Fanna se l’è presa col figlio, che abita in un appartamento a fianco del suo. Imbracciata un’accetta, ha iniziato a inveire contro il figlio che era barricato all’interno e a minacciarlo. Visto che l’abitazione non si apriva, ha usato l’utensile come un ariete, "accettando" la porta. Per fortuna, allertati telefonicamente da un passante, sul posto si sono precipitati gli stessi carabinieri che poco prima gli avevano sottratto la patente. Medesimo il risultato: una denuncia, questa volta per minacce. Per quella relativa ai danneggiamenti, si procederà invece soltanto per querela di parte, se il figlio deciderà di presentarla.

Red.Pro.


LA REPUBBLICA SALUTE

Grassi "cattivi" e vino rosso

RICERCATORI israeliani hanno dimostrato che i polifenoli, molecole presenti nel vino rosso, nella frutta e nella verdura, prevengono l’accumulo nel sangue dei tossici derivati dai cibi grassi. La ricerca è stata pubblicata su The Faseb Journal.

A 10 volontari ambosessi sono stati dati diversi tipi di pasti grassi accompagnati in diverse combinazioni da vino rosso e/o polifenoli. Poi sono stati misurati i livelli nel sangue di malondialdeide (Mda), un sottoprodotto naturale della digestione dei grassi, responsabile dell’aumento dei rischi legati a malattie cardiache e croniche. La Mda è risultata proporzionalmente più bassa in chi assumeva più polifenoli, indipendentemente se da soli o nel vino. (*)

(*) Nota: se assumere polifenoli da dei vantaggi indipendentemente se da soli e nel vino, è senz’altro meglio da soli.


LA REPUBBLICA
Berlino

GERMANIA: CHIRURGO CROLLA A TERRA UBRIACO MENTRE OPERA

Ha impiantato al paziente una protesi al femore, ma mentre stava cucendo la ferita e’ crollato a terra, ubriaco fradicio. Protagonista dell’incredibile episodio, rivelato oggi dal quotidiano ’Bild’ e’ uno dei piu’ famosi chirurghi ortopedici tedeschi, Christian T., 58 anni, definito dai suoi colleghi un "mago del bisturi". E’ stato lo stesso protagonista dell’incidente, verificatosi in una clinica di Ulm, in Baviera, a raccontare al quotidiano quanto gli e’ accaduto, senza minimizzare affatto le sue responsabilita’. "E’ tutto vero", ha ammesso, "erano le otto del mattino, la prima operazione della giornata e stavo ricucendo la ferita". Dopo che era crollato svenuto al suolo, gli assistenti della sala operatoria lo hanno soccorso e gli hanno effettuato un prelievo del sangue. Dall’analisi e’ risultato un contenuto di 2,4 grammi di alcol. "Non so che percentuale fosse", ha aggiunto il chirurgo, "ma non contesto di aver bevuto vino rosso la sera prima. Poiche’ durante la nottata non riuscivo a prendere sonno, ho bevuto alcuni grappini per poter dormire. La mattina non ho fatto colazione prima di andare in sala operatoria". Il professore riconosce che quello da lui commesso "e’ stato un grave errore". "Mi sono autodenunciato -ha detto- all’ordine professionale e mi sono autosospeso". Nei giorni scorsi si era verificato un altro grave episodio di malasanita’, quando in una cittadina tedesco-orientale un paziente era caduto dal tavolo operatorio, riportando gravi lesioni interne. Rimesso sul tavolo era stato operato con successo al cuore, ma era poi deceduto per un’emorragia interna e per le lesioni al fegato e alla milza prodotte dalla caduta.


VIRGILIO NOTIZIE
DIANA/ TEST ALCOLICO SU AUTISTA FORSE "MANIPOLATO"

Lo sostiene esperto gb ingaggiato da padre Dodi Al Fayed

Londra, 31 gen. (Ap) - Il campione di sangue che rivela un elevato tasso alcolico non apparterrebbe a Henri Paul, l’autista che guidava la Mercedes sulla quale Lady D. e il compagno Dodi Al Fayed hanno perso la vita quel 31 agosto del 1997 a Parigi. A sostenerlo oggi davanti agli inquirenti dell’inchiesta britannica sulla morte della principessa Diana è il professore britannico Atholl Johnston, ingaggiato dal padre di Dodi, Mohamed al Fayed, per rivedere gli esami francesi.

Il miliardario egiziano, padrone dei Grandi magazzini Harrods di Londra, è infatti convinto che i test sul sangue siano stati manipolati nel tentativo di addossare la colpa all’autista, anche lui morto nel tragico incidente. Secondo Al Fayed, la coppia era il bersaglio di un complotto omicida ordito dal principe Filippo e messo a segno dai servizi segreti britannici.

Johnston, un medico farmacologo, si dice dubbioso in merito alla consistenza dei risultati riportati dagli inquirenti francesi e afferma che l’alto tasso di "carbossiemoglobina" nel sangue di Paul, sia dovuta a una lunga esposizione al monossido di carbonio.


CORRIERE DELLA SERA

Al volante ubriachi, 15 denunce

IL SECOLO XIX

Al Grassi arriva l’etilometro


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Venerdì, 01 Febbraio 2008
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