L’INFORMAZIONE di Reggio Emilia Suddivisi tra Cardiologia, Urologia e Fisiatria Trentamila euro per l’ospedale di Guastalla Dal Grade di Reggiolo e dagli introiti della festa della birra
del 2007 GUASTALLA Oltre trentamila euro di
donazione per l’ospedale di Guastalla. Un gesto generoso che arriva dal
Grade di Reggiolo e dagli introiti della festa della birra dello scorso anno,
allestita per una decina di giorni al Parco dei Salici, in paese. Ieri mattina, negli uffici della
direzione sanitaria dell’ospedale, il presidente del Grade, Roberto Ferrari, ha
consegnato gli assegni ai primari dei reparti che beneficiano della donazione.
Si tratta di 15mila euro per gli Amici del Cuore, che li spenderanno per una
borsa di studio destinata ad un medico, per mantenere alti gli standard delle
prestazioni del reparto guidato dal primario Gabriele Bruno. Altri 15mila euro vanno al
reparto di Urologia del dottor Bruno Monica, dove proprio nelle prossime
settimane saranno utilizzati gli impianti acquistati con parte degli introiti
della festa della birra reggiolese dell’anno prima. I 15mila euro affidati al dottor
Monica serviranno per una borsa di studio oppure per l’acquisto di una speciale
poltrona che aiuta a risolvere le problematiche di incontinenza e di
indebolimento della muscolatura del pavimento pelvico mediante una tecnologia
innovativa che sfrutta l’utilizzo di campi magnetici. In pratica, il paziente viene
fatto sedere sulla sedia per venti minuti, con i campi magnetici generati che
penetrano nei tessuti del perineo e raggiungono le parti da curare, ottenendo
una bonificazione del pavimento pelvico ed un miglior controllo delle funzioni
fisiologiche urinarie. Una somma di circa tremila euro è
destinata all’acquisto di attrezzature per il reparto di Fisiatria. Ieri
mattina, alla consegna degli assegni, erano presenti non solo il dirigente
sanitario dottoressa Antonella Messori, ma anche i primari Monica (Urologia),
Bruno (Cardiologia) e Gianfranco Marchesi (Fisiatria-Medicina Riabilitativa), che hanno ringraziato il Grade di Reggiolo
ed i volontari della Festa della birra per il generoso gesto che servirà a
migliorare le cure a favore dei pazienti del territorio. (*) (*) Nota: non si costruisce la
salute promuovendo manifestazioni che, già dal nome, sostengono una cultura un
cui il divertimento è associato all’alcol. Questi soldi escono in gran parte
da portafogli di giovani che li hanno spesi per bere alcolici, in una festa
nota in tutta Italia per la sua popolare gara di rutti: è questo lo stile di
vita, sono queste le modalità di aggregazione e divertimento che si vogliono
proporre ai nostri ragazzi? Da parte dell’Ospedale di
Guastalla, rifiutare questo denaro sarebbe potuto essere un importante
messaggio culturale di promozione di salute. Siete invitati a scrivere la vostra opinione al giornale che
ha pubblicato questo articolo, inviando una mail a redazione@linformazione.com , direttore@linformazione.com, provincia@linformazione.com e,
per la pubblicazione in rassegna, a robargen@fastwebnet.it
e alessandro.sbarbada@fastwebnet.it Bevi forte da giovane? Rischi forte da adulto A cura de Il Pensiero Scientifico
Editore L’abuso di alcol in età giovanile porta a un innalzamento del rischio
di patologie cardiovascolari in età adulta. Lo dimostra uno studio pubblicato
dal Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism. 30/01/2008 - I ricercatori del
Pacific Institute for Research and Evaluation di Berkeley hanno preso in esame
2818 persone tra i 35 e gli 80 anni, tutti con una storia di consumo abituale
di alcol ma con due ’traiettorie’ diverse: abuso di alcol iniziato
precocemente, picco alcolico durante adolescenza e giovinezza e ’testa messa a
posto’ in età adulta la prima, consumo di alcol medio-alto ma costante
dall’adolescenza all’età adulta. I pazienti del primo gruppo sono
risultati più a rischio degli altri: +30 per cento di rischio-sindrome
metabolica, +48 per cento di rischio-obesità addominale, +62 per cento di
rischio-ipercolesterolemia. "Ci sono già tante ragioni
per scoraggiare i giovani che abusano dell’alcol", spiega Marcia Russell,
leader del team di ricercatori californiani, "ma le conseguenze a lungo
termine sulla salute cardiovascolare e quindi l’aumento del rischio di infarti
e ictus possono essere altre". Fonte: Fan AZ, Russell M, Stranges S, Dorn J,
Trevisan M. Association of Lifetime Alcohol Drinking Trajectories with
Cardiometabolic Risk. J Clin Endocrinol Metab 2008; 93: 154-161
doi:10.1210/jc.2007-1395. david frati ILMONFERRATO.IT "Bevo... ergo sum": una serata sui giovani e l’alcool venerdì
a Palazzo Sannazzaro Casale Monferrato - Organizzata dalla commissione per
l’educazione alla salute e alla sicurezza della Consulta Femminile Comunale
avrà luogo presso il salone di Palazzo Sannazzaro alle ore 21 di venerdì 1°
febbraio una serata di informazione sui problemi dell’alcolismo. "Bevo ...ergo sum" è il
titolo provocatorio dell’intervento che ha come obiettivo l’educazione dei
giovani affinché diventino adulti senza alcool Relatrici della serata saranno
tre dottoresse esperte del settore : Donata Prosa, dirigente medico SERT,
Alessia Bobbio, psicologa, Simona Tambornino , esperta in scienze
dell’educazione. Considerata la preoccupante
diffusione del problema dell’alcool tra i giovani si auspica una rilevante
partecipazione di genitori ed educatori oltre che dei giovani stessi. I COMMENTI. Il direttore del Sert di Soave
avverte: «Il problema è l’eccesso di consumo, come è la società del nostro
ricco Nordest, legata sempre più al piacere» L’assessore Cannas: decisivo il ruolo delle istituzioni e della scuola Il disagio? E’ il risultato del
benessere. Il convegno di Prova ha registrato altre analisi, altrettanto
spietate sulla situazione giovanile. Come quella del dottor Pietro Madera,
direttore del Sert di Soave. «Il problema», ha confermato l’esperto, «oggi è
legato all’agio, cioè all’eccesso di consumo, come è anche la società del nostro
ricco Nordest, non più condizionata come un tempo dal bisogno, ma legata sempre
più al piacere». Una società edonistica, dove «la
fatica è diventata tabù» e dove c’è grande confusione sui valori, sulla
distinzione tra quel che è giusto e quel che non lo è. E le droghe? Evitano
fatica e dolore per consentire di entrare nella dimensione del piacere. «Anche
gli spinelli sono ormai percepiti non come trasgressioni, dato che la soglia
della trasgressione si è progressivamente alzata. Anche la cultura della
droga», ha osservato Madera, «da anni si è sintonizzata sui ritmi e modelli
della società, per cui bisogna essere produttivi, efficienti: così dall’eroina,
che toglie il dolore, si è passati alla cocaina che dà la carica, che non ti
calma. «Ecco quindi», ha concluso
l’esperto del Sert, «la necessità che la famiglia e la scuola facciano da
filtro all’impatto seduttivo della pubblicità, con un patto tra tutti, dalla
sanità alle istituzioni. Ed è importante che incontri con la popolazione, come
quello organizzato a Prova, portino più spesso tutti a fermarsi per riflettere
e interrogarsi su dove stiamo andando». L’assessore ai servizi sociali
sambonifacese, il medico Paolo Cannas, ha fatto il punto su ciò che
l’amministrazione comunale sta facendo in favore della famiglia, ma ha anche
obiettato a don Mazzi che non tutti vanno a caccia dei saldi di fine stagione
per dipendenza, plagiati dalla pubblicità e dall’abitudine, ma molte famiglie
li attendono per motivi esclusivamente economici. Cannas ha puntato l’attenzione
sull’aspetto economico che spesso fa la differenza anche per quanto riguarda il
disagio. Poi ha sottolineato la responsabilità delle istituzioni («che esempio
abbiamo dato in questi giorni con gli sputi in Senato?») e della scuola
(«insegna più che educare»), e ha condiviso la necessità del dialogo e della
comunicazione tra generazioni, richiamando «l’importanza dei nonni, una risorsa
per la comunicazione». Il professore Tino Turco,
insegnante in una scuola superiore, dopo aver premesso che «le scuole non hanno
oggi più tenuta sulle regole», ha sostenuto che tutti devono fare la loro
parte, dalle famiglie alle istituzioni, perchè la scuola da sola non basta: «La
scuola», ha sottolineato, «deve diventare una casa di relazioni, di rapporti
umani, di confronto». Il tenente Luca Nozza, comandante
del Nucleo operativo radiomobile dei carabinieri di San Bonifacio, a
conclusione della sua dettagliata relazione tecnica sui problemi connessi ad
alcool e droga, ha accomunato il suo giudizio sulla necessità del dialogo nei
rapporti tra cittadino e istituzioni, concetto che ha condensato in una
battuta: «Una multa in meno ma una ramanzina in più». Il convegno, moderato
dalla giornalista Paola Dalli Cani, era stato aperto dagli organizzatori
Alessandro Ferro e Alessandro Lovato, con il parroco don Gianni Pegoraro, ed è
stato concluso dal saluto del vicesindaco sambonifacese Paolo Agostinelli. G.B. LETTERE E OPINIONI Morti sul lavoro un problema strutturale Gli interventi di questi giorni
sulla sicurezza mi inducono ancora una volta a intervenire perché, a differenza
di quell’imprenditore (spero vivamente sia l’unico) che imputa all’alcol e alla
droga la responsabilità degli incidenti sui posti di lavoro, penso invece che
la vita e l’integrità dei lavoratori debbano essere messi al centro della
responsabilità comune di strutture amministrative, imprese e lavoratori. (*) La
fine dell’anno 2007 è stata triste per la tragedia della Tyssen Krupp, lugubre
suggello a un anno nero in cui i morti sul lavoro si sono contati a centinaia,
anche se, a ben osservare, non è mancato l’impegno su questo terreno. Più volte
ne ha parlato il presidente della Repubblica, il Parlamento ne ha dibattuto per
deliberare, a più livelli è continuato l’impegno per l’applicazione delle
leggi, anche la Cisl di Belluno ha prodotto durante l’anno documenti, frutto di
sessioni di studio sull’argomento. Ma se tutto questo non è servito per
migliorare la situazione, vuol dire che non è tutto questo che da solo può
portare alla risoluzione di un problema che ha evidentemente carattere
strutturale. Sono convinto che c’è qualcosa che non va nella mentalità con cui
il problema della sicurezza viene vissuto, a partire dai luoghi di lavoro: la
sicurezza è diventata qualcosa come le tasse, un onere da sopportare, pesante e
burocratico, al quale se è possibile si sfugge per trovare soluzioni meno
costose. Così la burocratizzazione del problema della sicurezza si somma a un
apparato amministrativo del tutto insufficiente a svolgere quei compiti di
vigilanza che dovrebbero essere esercitati in una miriade di posti di lavoro. E
il risultato che si ottiene è che l’Italia del XXI secolo è un posto pericoloso
per chi lavora, ma la colpa non si sa bene di chi sia. Per uscire da questo
circolo vizioso c’è solo una strada e si chiama assunzione di responsabilità da
parte di ciascuno, a partire dai luoghi di lavoro. Tutti devono concepire la
vigilanza come una responsabilità comune, non come qualcosa che compete prima
agli altri che a stessi. La Cisl si sente mobilitata su questo terreno, ma
purtroppo riscontriamo che non sempre da parte delle imprese c’è la sensibilità
necessaria a impostare la questione su basi nuove. La concezione dell’azienda
finisce sempre per non valorizzare il ruolo prezioso che i lavoratori, a
cominciare da quelli più esperti, possono avere, soprattutto per la vigilanza e
la prevenzione delle situazioni pericolose. Mentre sarebbe ora che tra
lavoratori e azienda ci potesse essere un dialogo costante e senza pregiudizi,
non limitato alla corretta applicazione delle leggi (anche se è una premessa
indiscutibile) ma esteso all’assunzione comune della responsabilità, dei
lavoratori verso l’impresa e dell’impresa verso i lavoratori, sapendo che in
queste situazioni sono le persone che lavorano a correre i maggiori rischi
sulla propria pelle. La sicurezza nei luoghi di lavoro è una grande questione
nazionale e se è giusto rendere omaggio in modo solenne, come avvenuto in
questi anni, agli italiani caduti in missioni di pace nel mondo, è altrettanto
giusto onorare, a cominciare dalla cura delle famiglie, gli italiani e gli
immigrati che cadono in Italia per guadagnarsi il pane. Primo Torresin segretario generale Cisl (*) Nota: è vero che la sicurezza
sul lavoro andrebbe affrontata strutturalmente e dovrebbe essere un riferimento
costante nell’organizzazione del lavoro. Ma, ancora una volta, riflettere
sull’uso degli alcolici come fattore di rischio, offre la possibilità di
intervenire su una causa che, rispetto ad altre e in alcuni suoi aspetti, si
presenta come più facilmente eliminabile. IL GAZZETTINO (Padova) "Contrordine
compagni" in Comune. Marco Carrai spiega che al provvedimento nazionale se
ne aggiungerà uno specifico anti assembramenti Secondo l’assessore la limitazione di orario riguarderà i pubblici esercizi delle Piazze, del Ghetto e del Portello È proprio il caso di dire
"contrordine, compagni". Infatti, se fino a ieri era certo che il
Comune aveva concordato con le associazioni di categoria di far slittare alle 2
di notte l’orario limite per la somministrazione delle bevande alcoliche,
uniformandosi alla legge nazionale, ieri l’assessore Marco Carrai ha detto
invece che non sarà così, ma che invece i pubblici esercizi delle Piazze del
Ghetto e del Portello cui era stato intimato di abbassare le serrande a
mezzanotte, dovranno continuare a rispettare l’indicazione della chiusura
anticipata. Non si sa che cosa ci sia dietro questa nuova versione, ma non è
escluso che al cambiamento di rotta abbiano dato un contributo determinante le
proteste arrivate ieri mattina a Palazzo Moroni da parte di coloro che abitano
nelle zone attigue, allarmati per il possibile ritorno fino a notte inoltrata
del popolo dello spritz. (*) «Non torniamo all’orario libero -
ha precisato Carrai -. C’è una legge nazionale che unifica le licenze di tipo A
e B, cioè di chi somministra alcolici e di chi fa ristorazione, che prevede
appunto l’apertura fino alle 2 di notte. A Padova, però, questo vuol dire che,
nel momento in cui andremo ad applicare il regolamento, non potremo più tenere
buona la nostra ordinanza che obbliga alla chiusura alle 24, perché non c’è un
distinguo netto fra chi somministra e chi fa ristorazione. E poi ai ristoranti
non possiamo imporre di abbassare le serrande a mezzanotte, perché se arriva un
cliente alle 22,30 quest’ultimo ha il diritto di sedersi e di mangiare in tutta
calma. Quindi cosa faremo? Terremo buono il provvedimento nazionale che prevede
appunto lo stop alle 2 di notte, ma andremo a individuare quei locali a cui
invece sarà detto di anticipare la chiusura alle 24, regolamentando in questo
modo, esattamente come avviene ora, quei locali che favoriscano la grande
aggregazione». «In pratica - ha aggiunto l’assessore alle 24 chiuderanno per
esempio i pubblici esercizi di Piazza Erbe, del Ghetto, di Piazza dei Signori(e
dintorni), di via Barbarigo e del Portello. Praticamente non cambierà nulla.
Adesso vedremo come attuare tutto questo, perché con l’ordinanza che avevamo
predisposto la chiusura anticipata riguarderebbe anche i ristoranti. Invece è
nostra intenzione limitarla ai bar che creano problemi di assembramento». Nicoletta Cozza (*) Nota: è difficile tener conto
di tutti i dietrofront, cambiamenti e compromessi che caratterizzano le
decisioni dei politici relative al consumo di alcolici. Facendo troppi
dietrofront, non solo si rimane sempre allo stesso posto, ma si rischia di non
capire più in che direzione andare. La politica è forse l’unica professione
per la quale non si ritiene necessaria alcuna preparazione. (Robert Louis Stevenson) CRONACAQUI Ha passeggiato sulla tangenziale per quattro chilometri, da Robassomero
a Venaria Ubriaco sulla direttissima Pedone salvo per miracolo VENARIA REALE - 31/01/2008 - Quattro
chilometri a piedi, nel cuore della notte, tra Robassomero e Venaria.
Protagonista dell’insolita quanto pericolosa “passeggiata”, un marocchino di 55
anni residente a Nole. Sotto l’effetto dell’alcool, intorno all’una di notte,
convinto di recarsi verso casa, ha imboccato la direttissima della Mandria nel
senso sbagliato, proseguendo a piedi verso la città della Reggia. Molti
automobilisti si sono accorti della sua presenza, sul ciglio della strada, solo
all’ultimo momento e sono riusciti a schivarlo davvero per poco. Al centralino
dei carabinieri sono così giunte numerose segnalazioni di un pedone a spasso
sulla direttissima, già pericolosa per le auto, figuriamoci per i pedoni
solitari. A salvare il marocchino da un possibile investimento ci ha pensato
una gazzella dei carabinieri del nucleo radiomobile di Venaria che ha percorso
la provinciale 1 della Mandria intercettando l’insolito pedone alle porte della
Reale. Il marocchino è stato poi soccorso anche da un’ambulanza del 118 che, per
precauzione viste anche le sue condizioni di salute, lo ha trasportato al
sicuro presso il pronto soccorso dell’ospedale di Venaria. IL SECOLO XIX Pugno mortale a Verici, scarcerato l’omicida Francesca Forleo «Alla famiglia di Andrea, voglio
chiedere scusa, l’ho già fatto, so che non serve a niente, ma Dio sa quanto
vorrei non aver fatto quello che ho fatto. Purtroppo non posso tornare
indietro». Così dice al suo avvocato Emanuele Canepa, l’unica persona con cui
può avere contatti, Corrado Piazza, il sestrese di 38 anni, che cinque mesi fa
causò la morte di Andrea Lazzarotto (29 anni, di Casarza) durante una festa di
beneficenza del Genoa a Verici. Sabato sera Piazza è uscito dal carcere di
Chiavari, a cinque mesi dall’omicidio per cui era stato arrestato dai
carabinieri di Sestri Levante il giorno dopo l’aggressione, ancora con l’accusa
di tentato omicidio. Lazzarotto era ancora vivo, i
genitori avevano autorizzato l’espianto degli organi tre giorni dopo
l’incidente visto che per il figlio non c’erano speranze di ripresa. Dopo che i
legali di Piazza (oltre a Canepa, Andrea Vernazza), hanno formulato un ipotesi
di accordo con il pubblico ministero Margherita Ravera, per un patteggiamento a
cinque anni, il sestrese è stato scarcerato. Il pm ha dato parere favorevole
agli arresti domiciliari nella sua casa di Sestri, il gip li ha disposti.
Piazza deve però sottostare a una serie di obblighi: non può vedere nessuno e
non può telefonare. Tranne che ai suoi legali. Così, ad appena cinque mesi dal
l’omicidio, la detenzione in carcere di Piazza è già finita. «Si sta
sottoponendo a un programma di riabilitazione dall’alcolismo al Sert, ha
cominciato con la prima seduta oggi. Forse sarà inserito in una Comunità», ha
spiegato ieri mattina il legale. Ora, perché il caso venga chiuso, manca solo
la fissazione dell’udienza preliminare. La chiederà il pubblico ministero
Margherita Ravera già nei prossimi giorni. La notizia, ovviamente, ha provocato
immediate reazioni a Casarza (e non solo: anche sul nostro sito, come potete
vedere qui sotto). «Temevamo che sarebbe successo»,
si sono limitati a dire ieri i familiari di Lazzarotto. La madre, il padre e il
fratello di Andrea Lazzarotto, si sono costituiti parti civili nel processo
assistiti dall’avvocato Gianni Roffo. «Ho perso mio figlio per due lire», aveva
dichiarato la madre, Luciana Figone, 52 anni, subito dopo la morte del ragazzo.
«Tutto è successo per pochi spiccioli da dare in beneficenza. Andrea è morto
mentre si dava da fare per gli altri, come sempre, come gli avevamo insegnato
suo padre ed io». Era la sera dell’1 settembre
scorso. Alla festa annuale del Genoa Club di Casarza a Verici, Andrea
Lazzarotto vendeva per beneficenza le magliette della sua squadra del cuore.
Piazza, su di giri per l’alcool, aveva chiesto ad Andrea di poter avere una
maglietta a credito, senza pagare. Lazzarotto gli aveva detto di no («Anche
l’hanno scorso l’hai presa e non l’hai mai pagata»). Piazza, lì per lì, se
n’era stato senza replicare. Ma mezz’ora dopo, aveva incrociato Andrea Lazzarotto
in cima alle scale del circolo e lo aveva colpito con un pugno. Il ragazzo era
caduto all’indietro, aveva battuto la nuca sui gradini e aveva perso
conoscenza. Dopo tre giorni di agonia, il martedì successivo, la morte
cerebrale e la donazione gli organi. IL GIORNALE DI VICENZA VIOLENZA. Denuncia Ferito a bottigliate Un grave episodio di violenza è
avvenuto la notte scorsa in città. In seguito ad una lite, un giovane è rimasto
ferito in maniera seria ed è ricoverato in ospedale in prognosi riservata. Il
rivale, che si era presentato in questura per querelarlo, è stato invece
denunciato dalla polizia per lesioni gravi. La procura valuterà anche l’ipotesi
del tentato omicidio. In base a quanto è stato ricostruito,
due cittadini marocchini, entrambi clandestini erano all’interno di uno stabile
abbandonato in via Trissino, dietro al supermercato Sisa, dove un tempo c’era
una ditta orafa e che oggi è meta di senzatetto. I due hanno bevuto parecchio,
fino a quando - verso le tre - Mustapha Ouhadda, 33 anni, non avrebbe offeso la
reputazione della sorella di Abdellah Bououch, 31. Quest’ultimo, ubriaco come
il primo, è andato su tutte le furie; i due hanno afferrato le bottiglie che
avevano appena svuotato e se le sono lanciate contro. Bououch è rimasto ferito,
in maniera non grave, mentre Ouhadda ha subito lesioni piuttosto serie con
tagli in viso, in testa, sulle braccia e sulle gambe. Entrambi sono stati accompagnati
al pronto soccorso. Mentre Bououch è scappato prima di essere visitato, Ouhadda
è stato medicato e trasferito nel reparto di chirurgia, dove i medici si sono
riservati la prognosi. Ieri mattina Bououch si è
presentato in questura per denunciare il rivale, sostenendo che l’aveva ferito.
I poliziotti, però, hanno voluto vederci chiaro ed hanno scoperto che in
ospedale c’era l’altro marocchino, in condizioni serie. Per questo hanno
denunciato Bououch ed hanno avviato accertamenti per ricostruire l’episodio nel
dettaglio. Appena si sarà ripreso, il marocchino ricoverato verrà sentito dagli
agenti e potrà fornire la sua versione dei fatti. Nel frattempo i poliziotti
hanno compiuto un sopralluogo in via Trissino, dove hanno trovato vecchie
coperte, immondizia e anche i cocci di bottiglia. IL GAZZETTINO (Pordenone) L’uomo, che di mestiere fa l’autista, è poi andato armato di un’accetta a minacciare anche il figlio. Altri guai per lui Ubriaco va in macchina dai
carabinieri, denunciato È arrivato sgommando fin di
fronte alla caserma dei carabinieri di Maniago. Zigzagando pericolosamente ha
poi improvvisato un parcheggio. Una volta sceso dall’auto ha suonato il
campanello della stazione: all’interno c’era il piantone che, dopo aver
strabuzzato gli occhi per la scena cui ha assistito, ha provveduto a sanzionare
l’automobilista per guida in stato di ebbrezza. Il fatto è accaduto nei giorni
scorsi e il protagonista è un fannese di 53 anni, di professione autista.
L’uomo doveva incontrare i carabinieri per delle semplici scartoffie, ma
evidentemente ha scelto la giornata sbagliata. O quantomeno non si è ricordato
di astenersi dal bere prima di rivolgersi alla stazione, finendo col
"consegnarsi" spontaneamente nelle mani delle forze dell’ordine, che,
dopo averlo sottoposto all’alcool test - esame che ha dato valori molto al di
sopra del massimo consentito -, lo hanno denunciato a piede libero, con
conseguente immediato ritiro della patente. Fin qui la parte tragicomica della
vicenda. Perché, purtroppo, ve n’è una seconda dai risvolti differenti. Una
volta uscito dalla stazione dei carabinieri, l’uomo ha fatto ritorno a casa, ma
il suo stato d’animo era iracondo, fors’anche perché il ritiro del documento di
guida significa per lui un lungo stop dell’attività professionale. Così, una
volta giunto a Fanna se l’è presa col figlio, che abita in un appartamento a
fianco del suo. Imbracciata un’accetta, ha iniziato a inveire contro il figlio
che era barricato all’interno e a minacciarlo. Visto che l’abitazione non si
apriva, ha usato l’utensile come un ariete, "accettando" la porta.
Per fortuna, allertati telefonicamente da un passante, sul posto si sono
precipitati gli stessi carabinieri che poco prima gli avevano sottratto la
patente. Medesimo il risultato: una denuncia, questa volta per minacce. Per
quella relativa ai danneggiamenti, si procederà invece soltanto per querela di
parte, se il figlio deciderà di presentarla. Red.Pro. LA REPUBBLICA SALUTE Grassi "cattivi" e vino rosso RICERCATORI israeliani hanno
dimostrato che i polifenoli, molecole presenti nel vino rosso, nella frutta e
nella verdura, prevengono l’accumulo nel sangue dei tossici derivati dai cibi
grassi. La ricerca è stata pubblicata su The Faseb Journal. A 10 volontari ambosessi sono
stati dati diversi tipi di pasti grassi accompagnati in diverse combinazioni da
vino rosso e/o polifenoli. Poi sono stati misurati i livelli nel sangue di
malondialdeide (Mda), un sottoprodotto naturale della digestione dei grassi,
responsabile dell’aumento dei rischi legati a malattie cardiache e croniche. La
Mda è risultata proporzionalmente più bassa in chi assumeva più polifenoli,
indipendentemente se da soli o nel vino. (*) (*) Nota: se assumere polifenoli
da dei vantaggi indipendentemente se da soli e nel vino, è senz’altro meglio da
soli. Berlino GERMANIA: CHIRURGO CROLLA A TERRA
UBRIACO MENTRE OPERA Ha impiantato al paziente una
protesi al femore, ma mentre stava cucendo la ferita e’ crollato a terra,
ubriaco fradicio. Protagonista dell’incredibile episodio, rivelato oggi dal
quotidiano ’Bild’ e’ uno dei piu’ famosi chirurghi ortopedici tedeschi,
Christian T., 58 anni, definito dai suoi colleghi un "mago del
bisturi". E’ stato lo stesso protagonista dell’incidente, verificatosi in
una clinica di Ulm, in Baviera, a raccontare al quotidiano quanto gli e’
accaduto, senza minimizzare affatto le sue responsabilita’. "E’ tutto
vero", ha ammesso, "erano le otto del mattino, la prima operazione
della giornata e stavo ricucendo la ferita". Dopo che era crollato svenuto
al suolo, gli assistenti della sala operatoria lo hanno soccorso e gli hanno
effettuato un prelievo del sangue. Dall’analisi e’ risultato un contenuto di
2,4 grammi di alcol. "Non so che percentuale fosse", ha aggiunto il
chirurgo, "ma non contesto di aver bevuto vino rosso la sera prima.
Poiche’ durante la nottata non riuscivo a prendere sonno, ho bevuto alcuni
grappini per poter dormire. La mattina non ho fatto colazione prima di andare
in sala operatoria". Il professore riconosce che quello da lui commesso
"e’ stato un grave errore". "Mi sono autodenunciato -ha
detto- all’ordine professionale e mi sono autosospeso". Nei giorni
scorsi si era verificato un altro grave episodio di malasanita’, quando in una
cittadina tedesco-orientale un paziente era caduto dal tavolo operatorio,
riportando gravi lesioni interne. Rimesso sul tavolo era stato operato con
successo al cuore, ma era poi deceduto per un’emorragia interna e per le
lesioni al fegato e alla milza prodotte dalla caduta. DIANA/ TEST ALCOLICO SU AUTISTA FORSE "MANIPOLATO" Lo sostiene esperto gb ingaggiato da padre Dodi Al Fayed Londra, 31 gen. (Ap) - Il
campione di sangue che rivela un elevato tasso alcolico non apparterrebbe a
Henri Paul, l’autista che guidava la Mercedes sulla quale Lady D. e il compagno
Dodi Al Fayed hanno perso la vita quel 31 agosto del 1997 a Parigi. A
sostenerlo oggi davanti agli inquirenti dell’inchiesta britannica sulla morte
della principessa Diana è il professore britannico Atholl Johnston, ingaggiato
dal padre di Dodi, Mohamed al Fayed, per rivedere gli esami francesi. Il miliardario egiziano, padrone
dei Grandi magazzini Harrods di Londra, è infatti convinto che i test sul
sangue siano stati manipolati nel tentativo di addossare la colpa all’autista,
anche lui morto nel tragico incidente. Secondo Al Fayed, la coppia era il
bersaglio di un complotto omicida ordito dal principe Filippo e messo a segno
dai servizi segreti britannici. Johnston, un medico farmacologo,
si dice dubbioso in merito alla consistenza dei risultati riportati dagli
inquirenti francesi e afferma che l’alto tasso di
"carbossiemoglobina" nel sangue di Paul, sia dovuta a una lunga
esposizione al monossido di carbonio. CORRIERE DELLA SERA Al volante ubriachi, 15 denunce IL SECOLO XIX Al Grassi arriva l’etilometro |
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