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Rassegna stampa Alcol e guida del 6 febbraio 2008

A cura di Alessandro Sbarbada e Roberto Argenta

CORRIERE.IT – FORUM NUTRIZIONE

A cura del dott. Andrea Ghiselli
http://forum.corriere.it/nutrizione/06-02-2008/quesito_sul_vino-1007727.html
quesito sul vino
Eccomi qui di prima mattina con un quesito che è sorto ieri sera tra amici.
L’argomento è il vino. Ho letto le sue interviste sul famoso bicchiere di vino e lei lo ha comunque sconsigliato. Un mio amico invece che soffre di anemia deve bere tre bicchieri al giorno di vino rosso, e pensi che era astemio, perchè il medico glielo ha imposto.
Vorrei fargli leggere la sua risposta a questo post.
Grazie e buona giornata.
MARCO

Risposta di Andrea Ghiselli
Io non sconsiglio affatto un bicchiere di vino. Dico che se uno vuole bere un bicchiere di vino può farlo, a condizione che: 1. lo beva solo ed esclusivamente durante i pasti e 2. Possa permetterselo (peso, fegato, farmaci ecc); 3. lo beva per piacere e non perchè crede di trovarci la risposta a problemi di morale, di medicina o di salute fisica o mentale. Detto questo io tendenzialmente vorrei credere che il suo amico si sia sbagliato e abbia capito male le indicazioni del suo medico. Se così non fosse il fatto è molto grave; il primo motivo è che è un atto da criminali (me ne assumo ogni responsabilità) indirizzare un astemio all’assunzione di alcolici. Secondo: l’anemia non si cura certamente con il vino, anzi il vino può aggravare un precedente stato di anemia. Può scaricare e leggere a tale proposito il documento delle Linee Guida per una sana alimentazione italiana dal sito dell’INRAN e leggere la linea guida relativa alle bevande alcoliche.
Se il suo amico crede e ce ne sono gli estremi possiamo anche pensare ad un’azione in sede legale, ma dubito che il medico in questione prescriva una tale terapia per scritto al paziente. Qualora lo avesse fatto...faremo il possibile affinché non si ripeta in futuro.
(*)
(*) Nota: complimenti all’eccellente dottor Ghiselli per questa sua risposta, a mio parere davvero esemplare, che si è meritata la pole position nella rassegna odierna..


CORRIERE ADRIATICO

Minacciò di gettarla dal balcone per far tornare la convivente. “Adesso però c’è armonia in famiglia”
Bimba sospesa nel vuoto, patteggia il papà

ANCONA - Quella bambina di neanche due mesi, sospesa nel vuoto da un balcone al terzo piano, è un lampo d’orrore ormai rimosso. Gianluca Carpineti, il giovane papà che minacciò di far volare la figlioletta da un’altezza di quindici metri, ieri mattina se la coccolava nel ballatoio del palazzo di giustizia, in attesa del processo, sotto lo sguardo amorevole della compagna, che l’aveva già perdonato pochi giorni dopo il fattaccio del 21 marzo dell’anno scorso. Quadretto idilliaco che ha permesso all’imputato di chiudere il processo con un patteggiamento a un anno e quattro mesi di reclusione, con sospensione della pena. Ma per strappare il nulla osta della procura, più di quella scenetta da armonia familiare ritrovata, sono servite le parole con cui il Tribunale dei minori nell’ottobre scorso aveva revocato il decreto di allontanamento dalla casa familiare disposto subito dopo quella scenata che aveva tenuto con il fiato sospeso i condominio di via Flavia 1 e tutto il vicinato. “I genitori della minore hanno espresso il desiderio di ricongiungersi - si legge nel provvedimento -, sono legati dal punto di vista sentimentale e adeguati dal punto di vista affettivo nei confronti delle bambine”. Insomma, bufera passata, come se quel giorno fosse lontano mille ere. Invece è di neanche un anno fa. Gianluca Carpineti, 35 anni, titolare di un’impresa artigiana, era imputato di violenza privata aggravata per aver cercato di costringere la sua convivente Giovanna Sale a tornare a casa dopo un litigio. Mentre la donna stava abbandonando l’appartamento, uscendo dal condominio, lui s’era affacciato dal balcone tenendo in braccio la bambina nata 45 giorni prima dal loro rapporto e minacciando di ucciderla buttandola giù o accoltellandola. E per essere più convincente, aveva sospeso la bambina nel vuoto. Carabinieri e polizia fecero irruzione nell’appartamento, dove rimbombava la musica di uno stereo a tutto volume, e strapparono la bambina illesa dalle mani del padre, rientrato nel frattempo dal balcone. Carpineti, agitatissimo e ubriaco, aveva cercato di scappare ma era stato arrestato addirittura con l’accusa di tentato omicidio, poi derubricata in violenza privata. Tre giorni dopo il gip lo aveva scarcerato, vietandogli di rientrare a casa. “E’ vero, ho litigato con la mia compagna, ma alla mia piccina voglio troppo bene, non l’avrei mai lasciata cadere”, si era difeso il giovane. Ieri, assistito dall’avvocato Nicoletta Pelinga, ha patteggiato ed è uscito dal tribunale con la bimba in braccio. L’altro ieri la piccola compiva un anno, festeggiato con mamma e papà.
L.S


LA STAMPA

Torino
Il muratore romeno vinto dalla vergogna

Violentò la figliastra si suicida in carcere
Nell’ora d’aria si è impiccato con le lenzuola
Ubriaco, aveva abusato della convivente e della sua figlia quattordicenne
(*)
Martedì 29 gennaio aveva violentato la convivente, poi la figliastra di 14 anni, infine aveva preteso una “notte d’amore” a tre. All’alba l’adolescente era fuggita, aveva dato l’allarme, lui aveva abbandonato precipitosamente la casa. Dodici ore di latitanza, poi l’avevano trovato gli zii della ragazzina, in un giardino pubblico. Prima una dura lezione, poi una telefonata ai carabinieri: “Venite a prenderlo”.
Costel Nedelcu, 39 anni. romeno di Bacau, ha retto alla vergogna solo quattro giorni: sabato si è ucciso nel carcere delle Vallette, impiccandosi alla grata della finestra con le lenzuola arrotolate, mentre tutti erano in cortile, per l’ora d’aria. (**) Dimesso dal Cto il giorno prima, non ha retto all’impatto ostile con il mondo della prigione, dove nessuno perdona chi violenta una ragazzina, tanto più di famiglia.
La drammatica notte aveva avuto un antefatto. Costel Nodelcu, la convivente e la figliastra che chiameremo Elisa, erano stati ospiti di un’altra famiglia romena, perché tutti assieme volevano festeggiare l’ingresso dei Nedelcu in una casa appena affittata in via Genova. Dopo la cena ed i brindisi, il Nedelcu, piuttosto alticcio, era rientrato nell’alloggio, al secondo piano di una dignitosa casa, non lontana da piazza Bendasi. Era poi cominciata una lunga serie di violenze: l’uomo che, armato di coltello, dopo aver percosso la convivente l’aveva costretta ad un rapporto. Subito dopo, armato anche di una forbice, aveva trascinato la convivente nella stanza della figliastra e, davanti alla madre, l’aveva violentata. Poi le aggressioni sessuali erano continuate per il resto della notte. Solo all’alba Elisa, approfittando di un attimo di distrazione del Nedelcu, era riuscita e scendere nel bar sottostante, chiedendo al proprietario di salire con lei in casa. Il barista aveva chiamato i carabinieri, mentre il Nedelcu fuggiva. Poi il rocambolesco arresto. Sabato il suicidio.
Gli amici di Nedelcu sono rimasti allibiti: “Mai pensavamo fosse capace di tanto e mai pensavamo potesse arrivare ad uccidersi. Incensurato, appena si è reso conto di quanto aveva commesso, si è sentito crollare il mondo addosso”. Convivente e figliastra sono chiuse in casa: la ragazza ha raccontato ai carabinieri di essere stata violentata anche altre volte in passato, ma di non avere mai trovato il coraggio di denunciare il patrigno.

Angelo Conti
(*) Nota: quando si pensa alle bevande alcoliche, va considerato che bere può portare finanche a questo tipo di terribili comportamenti.
(**) Nota: conoscendo le leggi non scritte del carcere, questo suicidio potrebbe apparire sospetto.


VARESENEWS

Sesto Calende - Una vicenda ricostruita dai carabinieri della compagnia di Gallarate. Protagonisti tre fratelli: il più vecchio ha accoltellato il più giovane, il terzo ha fatto da testimone
Tenta di uccidere il fratello, arrestato
Tre fratelli, un litigio, l’alcol in eccesso e poi una coltellata. Una brutta vicenda ricostruita dai carabinieri della compagnia di Gallarate, intervenuti nella serata di ieri, martedì 5 febbraio, a Sesto Calende.
Intorno alle 22 la segnalazione dal pronto soccorso di Angera: il personale sanitario dell’ospedale ha informato i militari che poco prima era stato portato un uomo di 54 anni, ferito gravemente, colpito con un coltello. I carabinieri sono intervenuti e hanno ricostruito ciò che è accaduto. La vittima, 54 anni, vedovo e padre di due figli ospitava, in un appartamento al piano inferiore della propria casa, il fratello maggiore, un cinquantaseienne, separato, disoccupato, con problemi di alcolismo, economicamente a carico dei parenti. In cambio dell’ospitalità l’accoltellato chiedeva saltuariamente piccoli lavori domestici al fratello più giovane. Il 56enne si rifiutava però sempre di esaudire le richieste ed anzi, infastidito, minacciava da circa un anno di uccidere il fratello più giovane se avesse continuato con quel genere di “pretese”.
Ieri sera l’epilogo della vicenda: la vittima, tornato a casa insieme all’altro fratello, è entrato nell’abitazione trovando il cinquantenne disteso a letto, in evidente stato di ebbrezza alcolica. Invitato per l’ennesima volta ad evitare di ridursi in quello stato, l’uomo si è alzato dal letto e ha raggiunto i due in cucina; ha poi aperto un cassetto della cucina, ha estratto un coltello e ha colpito all’addome il fratello più giovane.
Il terzo fratello, testimone dell’accaduto, ha prestato le prime cure al ferito, portandolo in pronto soccorso ad Angera, dove il cinquantaquattrenne è stato sottoposto ad un immediato intervento chirurgico: attualmente è ricoverato non in pericolo di vita. Il responsabile del gesto non ha mostrato alcun segno di ravvedimento: nei momenti appena successivi al ferimento ha ripetuto più volte “si è cercato la coltellata”. I carabinieri della stazione di Sesto Calende e del nucleo operativo e radiomobile della compagnia di Gallarate hanno rintracciato il colpevole ancora all’interno dell’abitazione: arrestato, si trova in carcere a Busto Arsizio. L’arma, un coltello da cucina di grosse dimensioni, è stata sequestrata.


IL GAZZETTINO (Belluno)

Iniziative anti alcolismo incontri e conferenze
Feltre
Un calendario fitto di incontri sui problemi legati all’abuso nell’assunzione di alcool. Data l’emergenza tutto il territorio è sensibilizzato nei confronti di questo tema di grande rilevanza locale. Vi lavora un team di psicologhe: Milena Maia (di ARCAT Veneto, COGE, CSV Belluno) coordina Fiorella Ambrosi, Flavia Bortot, Viviana De Pellegrini, Chiara Favrin che collaboreranno anche con docenti IULM esperti di comunicazione per realizzare interventi mirati, corsi e incontri rivolti a vari settori educativi e a chi opera nel sociale. Sono state già coinvolte alcune scuole superiori del feltrino con il progetto Cantieri di prevenzione aperti nella comunità ed ora verrà anche proposto il lavoro Un elefante non è una rosa con animazione teatrale. Il 29 gennaio si è tenuto il primo incontro con gli studenti del Liceo Dal Piaz che verrà completato il 19 febbraio: è già in corso una serie di appuntamenti con studenti e genitori del Licei canossiani Vittorino da Feltre che si riuniranno anche il 12 e il 19 febbraio. Poi tra marzo e maggio sarà la volta del Geometri Forcellini e dell’Agrario Della Lucia. Parallelamente avvengono incontri anche con le famiglie, i gruppi giovanili e sportivi e le forze dell’ordine.

Laura Cenni


IL GAZZETTINO (Pordenone)

SULLE STRADE 
Le stragi del sabato sera: sotto accusa il "bicchiere" nel 40 per cento dei casi

Velocità e alcol, come è noto, sono tra le principali cause che provocano gli incidenti stradali. E di anno in anno nella Destra Tagliamento lievita il numero degli automobilisti ai quali, a seguito di alcoltest, viene ritirata la patente, poichè risultano avere un tasso alcolico oltre il limite consentito, pari a 0,5 g-l (grammi per litro). Anche su questo fonte il modo della sanità ha rizzato le orecchie e si premura di elaborare specifiche statistiche e progetti di prevenzione. «A livello regionale, una delle fotografie più significative che abbiamo a disposizione, risalente al 2004 - spiega Paolo Cimarosti, del Dipartimento di prevenzione sul lavoro dell’Azienda sanitaria numero 6 - è quella riguardante gli incidenti stradali che si verificano nei weekend. In un anno nei venerdì sera si sono verificati 1.997 incidenti con 119 morti. Mentre nei sabati sera gli schianti in tutto il Friuli sono stati 2.378, con 141 morti. Complessivamente, dunque, in due sere, quelle che registrano le maggiori uscite dopo cena, si sono verificati 6.488 incidenti, che hanno tolto la vita a 358 persone. E stando alle stime il 40\% dei decessi dei giovani, avvenuti in incidenti stradali, è causata dal "bicchiere". Nel caso del Friuli, dunque, nelle sole due serate del venerdì e del sabato, in un anno sono morti circa 100 ragazzi per motivi correlati alle bevande alcoliche». Altri dati poco confortanti vengono dallo studio sugli stili di vita effettuato qualche tempo fa su 1000 studenti dall’Ufficio del tutore regionale dei minori, dal quale emerge che sono sempre di più i ragazzini che alzano il gomito. Due terzi dei teen-ager, a partire dalle scuole medie, consumano abitualmente birra (64,9\%) e poco più della metà dei ragazzi anche aperitivi (53,4\%), oltre a superalcolici (49,1\%) e vino (39,3). Nello studio si mettono a confronto risultati raccolti nel 2004 con quelli di una precedente indagine e si sentenzia: «rispetto a cinque anni fa il rischio alcolico è raddoppiato. L’ubriacatura in quasi due terzi dei casi capita qualche volta in un anno, in quasi un terzo si verifica mensilmente e nell’8\% dei casi assume una cadenza addirittura settimanale».
A.S.


IL GAZZETTINO (Pordenone)

Corsi anti-alcol per ridurre gli infortuni 
Oltre il 10\% degli incidenti correlato all’ uso di alcolici.
Pronto un vademecum in 10 mila copie
Oltre il 10 per cento degli infortuni sul lavoro è provocato dal consumo di alcol. Una cifra questa per altro sottostimata, a detta degli esperti, che però ha messo in moto Azienda sanitaria, sindacati e mondo imprenditoriale (Unindustria e Confartigianato), i quali un anno fa hanno siglato un protocollo d’intesa per la promozione della sicurezza e della salute nei luoghi di lavoro, finalizzato anche alla corretta applicazione della legge 125, organizzato corsi in ospedale e in azienda, il primo dei quali prenderà vita tra qualche giorno, nonchè preparato un vademecum anti-alcol, del quale si stanno stampando 10 mila copie, che sarà distribuito assieme a etilometri monouso, per misurare il grado di alcol presente nel sangue. «E ciò anche alla luce dell’accordo Stato-Regioni - ha spiegato Polo Cimarosti del Servizio alcologia dell’Ass 6 - che ha individuato le mansioni entro le quali non si può bere, tra cui quelle sanitarie (in strutture pubbliche e private), con particolare attenzione ad anestesisti, chirurghi, medici e infermieri, ostetriche, insegnanti nelle scuole pubbliche e private, mansioni comportanti l’obbligo del porto d’armi e inerenti alle attività di trasporto, i lavori in quota sopra i due metri, come quelli dell’edilizia e quelli in cui si maneggiano sostanze esplosive e nucleari». I primi corsi "Ospedali liberi dall’alcol" con più di 100 iscritti hanno coinvolto i medici ospedalieri, gli infermieri professionali e gli addetti alla sicurezza.
«Una delle lezioni (quella di Marcello Mazzo) insegna per altro a individuare i colleghi a rischio e a mettere a punto un "intervento breve", che può consistere nel dargli una semplice consiglio, a illustrargli i rischi che corre e nell’invitarlo a non abusare». I corsi hanno suscitato un grande interesse, aggiunge Paolo Venturini, sempre del Dipartimento di prevenzione dell’Ass 6, «e pertanto ne organizzeremo a breve un quarto, sempre in ospedale, mentre stiamo mettendo a punto gli ultimi dettagli per incominciare le lezioni in un’azienda della Pedemontama».
Il progetto per la sicurezza, oltre alla prevenzione prevede anche l’individuazione di buone pratiche che agevolino l’avvio del processo di riabilitazione del lavoratore (pena il licenziamento) e la realizzazione di studi analitici.
Ogni anno in Italia oltre il 10\% dei circa 950 mila infortuni sul lavoro è riconducibile all’uso di sostanze alcoliche. Ma secondo l’Ilo (Internationale labour organization) aggiunge Cimarosti, «sarebbero addirittura il 30\%. Dallo studio effettuato lo scorso anno dall’Agenzia regionale della sanità, inoltre, ogni giorno in Friuli Venezia Giulia sono occupati quasi 200 posti letto per problemi inerenti all’alcool (cirrosi, epatiti, incidenti stradali, infortuni, tumori e via elencando) e un posto letto all’ospedale costa in media 680 euro al giorno. Pertanto si capisce quale sia il peso, anche economico di questo fenomeno».
Tornando sul fronte provinciale, Cimarosti ricorda che nella nostra provincia la mortalità correlata all’alcol è compresa tra i 130 e i 190 casi l’anno (analizzando le schede di ricovero e la diagosi della morte), mentre in città sarebbero oltre 30. Va poi detto - conclude l’esperto, consultando alcuni dei dati in suo possesso - che il 60 per cento delle delle cirrosi epatiche sono causate dall’alcol».

Antonella Santarelli


IL GAZZETTINO (Pordenone)

SEQUALS Automobilista ha travolto uno scooter e accompagnato in ospedale il conducente, ma poi la Stradale lo ha trovato in un fosso. Guidava in stato di ebbrezza 
Soccorre il ferito e finisce fuori strada

Sequals
Prima travolge uno scooter, poi accompagna all’ospedale il ferito, ma ripresa l’auto per tornare sul luogo dell’incidente esce di strada nuovamente. Protagonista dell’avventura è un trentatreenne di Meduno, S.P., il cui tasso alcolico era di quasi sei volte superiore al massimo consentito dalla legge. Il primo incidente è accaduto attorno alle 22 di lunedì: l’automobilista stava raggiungendo l’incrocio tra la Statale 464 e la Cimpello-Sequals quando, per cause al vaglio della Polstrada di Spilimbergo, ha tamponato lo scooter si cui viaggiava Giuseppe Gori, 55 anni, di Sequals, infermiere, scaraventato a molti metri di distanza nel fossato che corre ai bordi della carreggiata. L’investitore ha bloccato l’auto e (incautamente, visto che in questi casi vanno fatti intervenire gli specialisti del 118) ha caricato il ferito, dirigendosi a tutta velocità verso l’ospedale di Spilimbergo. Non ha però avuto la lucidità di spostare il ciclomotore, rimasto pericolosamente in mezzo alla strada. Qualche minuto dopo il veicolo è stato sfiorato da un’auto che arrivava in direzione di Sequals, la cui conducente, preoccupata, è scesa e ha chiamato il 113. Sono seguiti 20 minuti di tensione altissima, con gli agenti che hanno diramato la nota di ricerca a tutti gli ospedali e contemporaneamente hanno setacciato, con l’ausilio delle torce e sotto una pioggia battente, palmo a palmo ogni angolo della zona dov’è avvenuto l’impatto. Fortunatamente, dalle frequenze del soccorso è poi giunta la notizia che i protagonisti dello scontro si trovavano entrambi a Spilimbergo, ma anche che l’automobilista stava lasciando l’ospedale, dove peraltro ma lo si saprà soltanto più tardi - aveva lasciato la carta di identità. La pattuglia della Stradale, dopo aver svolto i rilievi essenziali e messo in sicurezza lo scooter, è partita di gran carriera, temendo che il medunese volesse sottrarsi ai controlli di rito. Giunta però all’altezza del chiosco situato di fronte alla ditta Pravisani, a 500 metri di distanza da dov’è accaduto il primo tamponamento, gli agenti si sono trovati di fronte alla Bmw del ricercato adagiata nel fosso e all’uomo che imprecava per la sfortuna che lo stava perseguitando. Sceso dall’auto, il medunese ha spiegato che stava tornando sul luogo dell’incidente, quando a causa della scarsa visibilità, provocata dalla fitta pioggia e dal parabrezza distrutto nel precedente impatto con lo scooter, ha deciso di parcheggiare in un’area di sosta, ma ha calcolato male le distanze, finendo fuori strada. Per lui è scattata una denuncia per guida in stato di ebbrezza e conseguente immediato ritiro della patente. Il ferito è stato ricoverato in osservazione a Pordenone per il trauma cranico-commotivo: di quanto accaduto, non ricorda nulla.
Lorenzo Padovan


MARKETPRESS.INFO

IL 16 FEBBRAIO I MIGLIORI “GRAPPOLI” DI VENETO, TRENTINO E ALTO ADIGE IN DEGUSTAZIONE A VERONA.
IN PROGRAMMA ANCHE IL CONVEGNO “CONTRO L´ABUSO DELL´ALCOL: CULTURA DEL BERE O PROIBIZIONISMO?" 

I migliori “grappoli” di Veneto, Trentino e Alto Adige in degustazione negli imponenti saloni del piano nobile di Palazzo della Gran Guardia, a Verona. In vetrina ci saranno le blasonate etichette di Veneto, Trentino e Alto Adige, premiate dalla Guida Duemilavini edizione 2008, l’annuale pubblicazione di Ais. A riunire un grande numero di produttori (ben 120 la scorsa edizione) sarà l’Associazione italiana sommelier del Veneto che sabato 16 febbraio, dalle 10 alle 20, organizza l’ottava edizione de “I grappoli del Veneto, del Trentino e dell’Alto Adige”. La manifestazione è aperta al grande pubblico che avrà, così, l’occasione di degustare, ma anche di approfondire la conoscenza, di circa 250 vini presentati direttamente dai produttori o dalla sommelerie veneta. Al banco degli assaggi anche di altre tipicità del Veneto, grazie alla presenza di prestigiosi partner quali il Consorzio di tutela Soppressa Vicentina Dop, il Consorzio per la tutela del formaggio Monte Veronese Dop, l’Aipo, Associazione italiana produttori olivicoli, che ha sostenuto Ais del Veneto nella realizzazione di un corso per degustatore di olio extravergine (in partenza proprio il 7 febbraio a Lonigo), nonché l’Associazione panificatori della provincia di Verona. Anche queste importanti realtà metteranno a disposizione del pubblico i prodotti dei propri associati. Ma la kermesse scaligera sarà anche un momento per riflettere su un tema di strettissima attualità, ovvero l’alcol e la sicurezza stradale. I sommelier, da sempre paladini del buon bere e, soprattutto, del bere consapevole, hanno organizzato una tavola rotonda, intitolata “Contro l´abuso dell´alcol: cultura del bere o proibizionismo?" a cui interverranno esperti del settore. In programma interventi di Dino Marchi, presidente dell’Ais Veneto, di Terenzio Medri, presidente nazionale Ais, di Roberto Castagner, presidente dell’Accademia della Grappa e delle Acquaviti, del dottor Emilio Cipriani, del Dipartimento Prevenzione dell’Ulss 22 di Bussolengo (Vr), del giornalista Alberto Schieppati, direttore della rivista Food & Beverage. (*) Il calendario della manifestazione prevede inoltre, alle 17, la prova finale e la premiazione del concorso "Il sommelier ed il sommelier professionista del veneto 2008", premio Moinét Prosecco, sostenuto, per la seconda volta, dall’azienda vinicola coneglianese che ravvisa nella partnership con i sommelier il veicolo per comunicare la cultura del vino nel modo più appropriato. Il biglietto d’ingresso costa 20 euro e dà diritto a portarsi a casa il bicchiere di degustazione. L’evento è patrocinato e sostenuto dal Comune di Verona, dalla Provincia di Verona e da Verona Fiere e a il patrocinio di Union Camere e Regione Veneto “Grappoli” avrà anche un’anteprima, in calendario sabato 9 febbraio. La manifestazione sarà infatti presentata al pubblico in un ambiente davvero glamour e raffinato, quale lo show room di Selezione arredamenti, nel centralissimo corso Porta Borsari. Qui anche il pubblico avrà la possibilità di conoscere in anteprima i dettagli dell’evento godendo degli spazi di Selezione Arredo e gustando un piacevole aperitivo. Per facilitare l’accesso alla manifestazione, l’Ais del Veneto ha allestito un servizio navetta gratuito dal parcheggio A dello Stadio Benetegodi fino a piazza Bra. Per informazioni contattare l’Ais all’indirizzo: info@aisverona.It . 
(*) Nota: quattro contro uno.
Il titolo del convegno ipotizza due risposte, ambedue ampiamente, drammaticamente sperimentate come fallimentari, nel corso della storia della lotta ai problemi alcol correlati.
Particolarmente perché si fa riferimento al problema della sicurezza stradale, mi pare che questi esperti possano esaminare anche una terza soluzione, molto differente dalle altre due: la cultura del non bere.
Ma questo non piace, perché significherebbe mettere in discussione il proprio bere, e non parlare, come sempre si fa, del bere (sbagliato) di qualcun altro.


L’ECO DEL CHISONE

Cancellato un divieto che aveva fatto insorgere i discotecari
Deputati alcolisti dopo le due di notte

Ricordate quattro mesi fa quando - probabilmente anche sull’onda emotiva per gli incidenti mortali, protagonisti giovani ubriachi - venne approvata una legge per limitare anche l’uso di alcolici dopo una certa ora? È stata una legge di emergenza, certo, ma poteva costituire un (piccolo) deterrente contro le troppe abbondanti libagioni nelle ore notturne. Le stesse ore in cui - venerdì, sabato e domenica - si moltiplicano i gravi incidenti, protagonisti giovani ubriachi.
Ebbene, quel divieto è stato cancellato con un blitz (anche se la parola finale spetterà a Camera e Senato). (*)
Si sa che i primi ad insorgere furono i titolari di discoteche («che senso ha impedire la vendita di alcolici dopo le 2 di notte?») ma ora questa lobby ha fatto centro. Un mese e mezzo fa, tutti d’accordo, i parlamentari della commissione Trasporti hanno abrogato quel divieto. Decisione, dicevo, unanime, da Rifondazione ad Alleanza nazionale (commissario è anche quel pinerolese on. Merlo, ma quel giorno era assente: «Comunque non condivido la decisione assunta dagli altri parlamentari!»).
È pur vero che quel divieto è stato subito aggirato perché alcuni giovani si riforniscono di alcolici prima delle 2 di notte e spesso fuori delle discoteche - comprese quelle del Pinerolese - ci sono venditori (abusivi?) di alcolici. Ma almeno quel decreto tentava di ridurre gli effetti "nocivi" delle abbondanti libagioni, riducendo (perché non tutti partono da casa con le provviste di birre, vini e liquori) l’uso eccessivo di bevande alcoliche. E, comunque, dava un segnale forte anche se - come ha detto il cap. Puca, comandante Cc di Pinerolo - «quella è una legge di emergenza, preparata in fretta e che crea una serie di forti dubbi».
Poi, con tutti i problemi che abbiamo, era proprio necessario che i parlamentari si trasformassero in paladini degli alcolisti notturni?

Pier Giovanni Trossero
(*) Nota: con lo scioglimento delle Camere tutto si ferma, e il divieto rimane.
Se ne riparlerà più avanti.


ASAPS.IT

Magdeburgo
Rimedio contro il vandalismo: divieto assoluto di bere alcolici nel centro storico durante le ore notturne
Per i trasgressori multe sino a 2.000 euro

(ASAPS) – 6 febbraio 2008, Dal 1° febbraio a Madeburgo è in vigore la “tolleranza 0” nei confronti del consumo notturno di alcol. Il divieto interessa l’intero centro cittadino, appena restaurato. Per i trasgressori sono previste multe sino a 2.000 euro. Il divieto di consumare alcol all’aperto di notte, oltre a Magdeburgo capoluogo della Sassonia-Anhalt, è già stato adottato da dicembre a Marburgo in Assia, mentre a Berlino si sta pensando di vietare la consumazione di birra o superalcolici all’interno dei giardinetti con i giochi per bambini. Ma, la città tedesca che sembra fare più sul serio nel contrastare l’abuso di bevande alcoliche, è Friburgo, in Baden-Wuerttemberg, dove il sindaco non solo ha proibito di bere alcolici all’aperto tra le 22 di sera e le sei di mattina del giorno successivo, ma ha anche aumentato le ronde di polizia, con l’incarico di confiscare l’oggetto del reato a chiunque sarà colto con una bevanda alcolica in mano. A Magdeburgo il divieto, che dovrebbe aiutare a combattere il consumo di alcol soprattutto tra i giovani e il conseguente vandalismo, sarà in vigore dalle ore 18 alle 6 del giorno successivo e per ora durerà fino al 31 marzo. Intanto, sempre dal 1° febbraio, è vietato entrare nel centro della capitale tedesca con un’auto priva di convertitore catalitico o dell’apposito filtro per il diesel. (ASAPS)


ALICE.IT

ANCHE IN ITALIA ECCESSO ALCOL TRA MINORI, MA NON PASSA LINEA DURA
Direttore Uoc Asl Roma C:misure come quelle inglesi ce le sognamo

Roma, 6 feb. (Apcom) - Non è solo un problema britannico quello dell’eccessivo consumo di bevande alcoliche riscontrato in Inghilterra, dove circa la metà dei 13enni beve e inizia ad avere contatti con l’alcol in casa per la permissività dei genitori. Anche in Italia c’è un allarme-alcol tra i giovani, ma la linea dura intrapresa dal governo di Sua Maestà nel Bel Paese difficilmente potrà trovare applicazione.
Che il problema ci sia emerge anche dalla relazione annuale al Parlamento sullo stato delle tossicodipendenze che evidenzia come, nonostante tra il 2001 ed il 2005 si sia registrata una generale diminuzione del numero di persone che hanno fatto uso di bevande alcoliche, tale riduzione "non mette però in discussione il crescere, spesso riportato da più fonti, di nuovi modelli di consumo, in particolare nella popolazione giovanile, maggiormente problematici rispetto ai rischi a breve e medio termine". E "in controtendenza rispetto a quanto rilevato nella popolazione generale, la prevalenza globale di studenti che assumono alcolici è leggermente aumentata dal 2000 (64,7%) al 2006 (69,6%)".
Claudio Corradi, direttore dell’Uoc, l’unità operativa complessa del Servizio tossicodipendenze dell’Asl di Roma C e presidente della Federserd della Regione Lazion, la federazione italiana degli operatori dei dipartimenti e dei servizi delle dipendenze, spiega che "misure contro la dipendenza giovanile da alcol come quelle inglesi in Italia ce le possiamo solo sognare". Il nostro, aggiunge, è un paese nel quale le lobby dell’industria vitivinicola e dell’alcol in genere è potentissima: "Al ministero della Solidarietà sociale è stato impedito anche di scrivere sulle bottiglie degli alcolici ’Se bevi non guidare’. Come si può pensare di riuscire a fare qualcosa?".
L’unica arma resta la sensibilizzazione nelle scuole e nei posti di lavoro, la prevenzione che possa fare capire "che se ci si mette poco a diventare dipendente da alcol a 20 anni, a 13 è ancora più facile. E i danni sono grandissimi". Purtroppo in Italia non esistono studi che guardino a un’età così bassa: la soglia presa in considerazione è dai 15 anni in su, ma bisogna tenere sempre presente che "gran parte dei sondaggi sul consumo adolescenziale di alcolici è sponsorizzato dai produttori di vino, birra e soft drink. Ad essere cattivi si potrebbe pensare - prosegue Corradi - che i dati possono anche essere manipolati ma, nonostante questo, non ci si può non rendere conto che la soglia di età di chi beve si abbassa sempre di più".
Il problema, come in Inghilterra, è anche culturale, perchè in Italia c’è una "tradizione legata al consumo del vino o della birra, e si pensa che bere mezzo bicchiere non faccia male, se non addirittura faccia bene". E se è vero che i giovani bevono a casa, è vero anche che poi in pubblico si ’scatenano’. Quando vanno in discoteca, ad esempio, bevono 5 o 6 soft drink a testa. A tutto questo nessuno prova neanche a mettere rimedio", conclude.


ALICE.IT

ECCESSO ALCOL TRA MINORI, SBATTELLA: SOCIETA’ SOTTOVALUTA RISCHIO
Psicologo: ormai i bambini iniziano a bere a 11 anni

Roma, 6 feb. (Apcom) - Tutti gli indicatori rilevano che in Italia il consumo di alcol è "sempre più ampio nelle fasce d’età e sempre più precoce. Se a questo si aggiunge che si tratta di un fenomeno sempre più sottovalutato la situazione diventa preoccupante". A parlare è Fabio Sbattella, psicologo, psicoterapeuta, e docente di comunicazione e psicologia dello sviluppo all’Università Cattolica di Milano, che condivide l’allarme lanciato dal governo inglese sull’altissimo numero di 13enni che consumano alcol e la linea dura intrapresa per contrastare il fenomeno. Secondo gli ultimi dati della Asl di Milano i ragazzi "iniziano a bere già dagli 11 anni almeno una volta a settimana" e i consumi si orientano sulla birra e sui soft drink, in maniera generalizzata e trasversale per maschi e femmine".
In Italia, rileva Sbattella, "la gente non capisce che basta un bicchiere e mezzo di birra per rendere pericoloso l’alcol: è sufficiente per il test del palloncino, che fa ritirare la patente, ma anche per danneggiare irreparabilmente la salute". In particolare, sotto i 16 anni non esiste strutturalmente nel corpo umano un enzima che permetta la degradazione dell’alcol che è tossico, un veleno". Se a questo si aggiunge che esiste una legge che vieta la vendita di alcol a minori di 16 anni ma che "nessun gestore si sogna di chiedere la carta di identità al ragazzo si vede come - dice Sbattella - le cose funzionino molto diversamente rispetto al resto d’Europa, dove il senso di responsabilità è diverso".
Poi c’è anche un problema di "marketing, di pubblicità: le aziende produttrici presentano i prodotti in maniera accattivante e innocente. Gli adolescenti sottovalutano il problema e i genitori fanno lo stesso: quando poi si accorgono che il loro bambino abusa di alcol è troppo tardi".


ALICE.IT

ECCESSO ALCOL MINORI, ASSOGENITORI: FAMIGLIE NO CAPRO ESPIATORIO
Presidente Age: ci vuole un patto sociale anche in Italia

Roma, 6 feb. (Apcom) - L’allarme sull’abuso di alcol da parte di minori, ragazzi di 14 o 15 anni, in Italia esiste e soprattutto al Nord, dove l’alcol è "un prodotto culturalmente accettato" e c’è una disponibilità economica che permette ai giovani di ’indulgere’ ai vizi. Ma se è vero che in questo la famiglia ha le sue responsabilità, è anche vero che non può e non deve essere "un capro espiatorio". L’allarme lanciato in Inghilterra sulla preoccupante diffusione del consumo di alcol tra i 13enni trova riscontro tra i dati a disposizione delle associazioni dei consumatori, che si dicono d’accordo con la linea dura tenuta dal Governo inglese. Davide Guarneri, presidente dell’Age, l’Associazione dei genitori per i genitori, conferma che "l’abuso di alcol in Italia è diffuso tra i minorenni, soprattutto al Nord ed è preoccupante come la soglia dell’età di consumo si stia rapidamente abbassando fino a toccare i 14-15 anni. E’ una cosa - spiega - che ci viene segnalata da più parti: dai genitori, ma anche dai docenti che sempre più spesso sollevano l’allarme sugli ’sballi’ leggeri, dallo spinello al soft drink".
La linea del governo britannico, che ha deciso di fare leva proprio sulle famiglie con ’contratti parentali’, multe fino a 1000 sterline per chi ha figli minori che vengono trovati ubriachi e corsi di ’educazione ad educare’ i bambini a un corretto uso dell’alcol, non può però tradursi "in una criminalizzazione delle famiglie: non solo i genitori hanno la responsabilità di quello che succede". Molto, per Guarnieri, dipende dall’ambiente esterno, che pubblicizza sempre più il consumo di alcol "come una cosa alla moda, da forti". In Italia "la pubblicità di questi prodotti è il doppio rispetto agli altri paesi europei, anche dentro trasmissioni per minori o in fasce protette". "Alla famiglia si deve dare - sostiene Guarnieri - una condizione di solidarietà educativa: bisogna entrare in una dimensione di controllo sociale diverso che mini alle radici la ’cultura dello sballo’ in voga tra i giovani". "Le regole - conclude - vanno contrattate in un patto sociale, non cercando un capro espiatorio".


L’ADIGE

tra riva e arco
Tasso alcolico alto dopo l’incidente ritirata la patente

È uscito di strada, l’altra notte, verso le 23, tra Riva ed Arco, finendo con la sua vettura contro una recinzione in via S. Caterina, nei pressi dell’Antichità Iannello. Per fortuna, G. F., 55 anni, del Basso Sarca, non si è procurato gravi ferite nell’incidente. Solo qualche graffio. È invece finito nei guai quando sul posto è arrivata una pattuglia del Commissariato di Riva. L’uomo è stato infatti trovato con un tasso alcolico superiore al consentito. Quindi è scattato il ritiro della patente e la denuncia per guida in stato di ebbrezza.


IL GAZZETTINO (Padova)

DIRITTO ALLA SALUTE
"Carta di qualità" contro l’alcol

Il rispetto del diritto alla salute dei ragazzi è al centro dell’iniziativa che vede scendere in piazza delle Erbe domani alle 17 tutte le agenzie educative cittadine. A baristi ed esercenti verrà proposto di aderire alla "carta di qualità", per diventare punto di formazione e sensibilizzazione dei giovani sui i danni provocati dall’alcool. «Lo stile - spiega il vicesindaco Claudio Sinigaglia - è quello della collaborazione, perché tutti facciano parte, senza contraddizioni, della stessa comunità educante». All’iniziativa, promossa dal Comune di Padova-Assessorato ai Servizi Sociali e Progetto Giovani e dall’associazione veneta scout cattolici, aderiscono le associazioni di categoria Ascom, Appe, Confesercenti.


L’ADIGE

Arrestato a Bologna, anarchico roveretano ai domiciliari
Con parere favorevole del pubblico ministero Valter Giovannini, il Gip di Bologna ha disposto ieri mattina la concessione degli arresti domiciliari a tre anarchici che si trovavano in carcere dopo l’arresto, avvenuto in due differenti fasi, per i tafferugli scoppiati il 13 ottobre scorso nella zona universitaria di Bologna tra poliziotti e un gruppo di anarchici, gravitanti attorno al circolo «Fuoriluogo», che volevano impedire i soccorsi ad una ragazza in preda all’alcol, pensando che la giovane venisse sottoposta a Tso (Trattamento sanitario obbligatorio). Si tratta di Andrea Tessarin, 24 anni, e Federico Razzoli, di 28, entrambi milanesi ed entrambi arrestati in flagranza di reato il 13 ottobre, e Sirio Manfrini, 23 anni di Rovereto, finito in carcere una settimana fa su ordinanza di custodia cautelare. Il giudice aveva stabilito il provvedimento dopo aver visionato i filmati di alcune telecamere di sicurezza della piazza Maggiore, nel tentativo di ricostruire i fatti. Manfrini è stato arrestato insieme ad altri tre giovani per i quali, però, erano stati subito previsti gli arresti domiciliari (in realtà uno era già in carcere per altri fatti). Ad uno di loro, Salvatore Soru, metalmeccanico di 28 anni di Sassuolo (Modena), il Gip Bruno Perla ha concesso l’autorizzazione a recarsi al lavoro. Tessarin e Razzoli vennero invece arrestati insieme ad altri tre compagni. In carcere ci sono ancora Christian Facchinetti, 33 anni, di Bergamo, e Maddalena Calore, diciannovenne di Padova, che inizialmente era ai domiciliari ma, non aveva rispettato gli obblighi. L’uscita dal carcere dei tre dovrebbe avere anche il significato di un gesto distensivo in vista di una manifestazione indetta per sabato prossimo da «Fuoriluogo» contro gli arresti. La settimana scorsa, in appoggio agli arrestati di Bologna, si era tenuta anche una manifestazione-presidio davanti a palazzo Balista, in corso Rosmini a Rovereto. Scritte con la richiesta di «libertà per gli arrestati di Bologna» sono comparse in questi giorni a Rovereto.


MARKETPRESS.INFO

DIPENDENZE. ASSESSORE VALDEGAMBERI A CONVEGNO SU GIOVANI POLIASSUNTORI SOSTANZE:
“AGIRE SU FAMIGLIE. NIENTE ‘PAGHETTA’ SE VA IN ALCOL O DROGHE !” 

Venezia, 6 febbraio 2008 - “Il problema delle tossicodipendenze va affrontato alla radice, cioè nelle famiglie. Bisogna che i genitori inizino a mettere in discussione i modelli di comportamento sociale e culturale che vengono trasmessi ai figli: individualismo, apparenza, affermazione vuota di sé senza senso di responsabilità e senso del sacrificio. Si inizi, per esempio, a dire basta alle paghette di 200-400 euro al mese che sono impiegate dai ragazzi in massima parte per l’alcol e le droghe, secondo i dati diffusi tempo fa dall’Adiconsum. Leghiamo il bonus in denaro per il tempo libero dei nostri figli a un loro impegno nel sociale, nella cultura, nella protezione dell’ambiente: insomma a una attività di utilità sociale che li metta a contatto con la vera realtà, con il mondo concreto e non con le chimere conseguenti agli ‘sballi’”. Lo ha detto stamani a Mestre, nel corso di un convegno internazionale che ha lanciato il progetto europeo “Seid: strategic european inventory on drugs”, l’Assessore regionale alle politiche sociali Stefano Valdegamberi. Il progetto approvato e avviato nel settembre scorso e che si concluderà nel 2010, vede la Regione del Veneto capofila - assieme alla Federazione Italiana Comunità Terapeutiche - dell’azione che prevede la stesura del Catalogo trasnazionale delle opzioni di intervento su giovani poliassuntori di sostanze stupefacenti. Il progetto Seid ha lo scopo di sviluppare una migliore conoscenza tra i diversi Paesi coinvolti – Grecia, Polonia, Bulgaria, Romania, Germania, Francia, Belgio, Portogallo, Spagna e Italia - sulle diverse possibilità di intervento sui giovani che abusano di sostanze stupefacenti. Questo progetto vuole combinare la conoscenza già esistente sulla prevenzione, la cura e la terapia e l’inclusione sociale tra i giovani con la sperimentazione di azioni pilota al fine di produrre un catalogo trasnazionale delle possibilità di intervento. Gli obiettivi generali del progetto sono: fornire un approfondimento sugli interventi sviluppati dai partner sul fenomeno dell’abuso di sostanze stupefacenti tra i minori e i giovani, che costituiscono un gruppo specifico altamente vulnerabile e sottoposto ad alto rischio di salute; dare supporto al processo di apprendimento tra i paesi partner coinvolti sugli interventi effettuati. Il progetto ha ottenuto un finanziamento di 301. 525 €.


MARKETPRESS.INFO

VINO – ZAIA SU DENOMINAZIONE PROSECCO: EVITARE CANNIBALISMO TRA PRODUTTORI 
Conegliano (Treviso) - “Il Prosecco oggi è un vino importantissimo, per il Veneto e per l’intero Paese, un biglietto da visita enologico che fa concorrenza diretta allo Champagne negli Stati Uniti: dobbiamo evitare fenomeni di “cannibalismo” tra i nostri produttori e agire con grande criterio, evitando turbative di mercato con conseguenze potenzialmente nefaste”. E’ questo l’invito del vicepresidente della Giunta regionale del Veneto Luca Zaia sulla ipotesi che venga prodotto Prosecco nell’area Doc Lison Pramaggiore. “La richiesta è di per sé legittima – ha affermato Zaia – ma va sentita tutta la base produttiva, soprattutto quella che ha storicamente affermato il Prosecco come vino cult delle Colline Trevigiane e che proprio in questo momento è impegnata per la richiesta di riserva del nome, con la modifica dei confini dell’area di produzione a Denominazione d’Origine. Ritengo che sarebbe stato più sensato proporre la questione dopo il formale avvio della procedura sulla riserva del nome Prosecco, rispetto alla quale siamo i primi ad attivarci in Italia”. “Non dimentichiamo – ha aggiunto – che, degli 8. 700 ettari di vigneti di uva prosecco coltivati in Italia, 8. 300 sono in provincia di Treviso e gli altri sono soprattutto in quelle di Vicenza, Padova, , Belluno, Udine, Pordenone e Trieste. Con il Prosecco noi vediamo le colline che lo producono, dove ci sono circa 3. 300 aziende che coltivano uva Doc, con agricoltori – artigiani che si sono rotti la schiena su un prodotto nel quale nessun altro credeva e che invece grazie a loro ha raggiunti vertici mondiali, con un incremento di prezzo che nel 2007 è stato del 108 per cento, mentre un quarto di secolo fa il veneziano rifiutò di inserire il Prosecco nell’elenco dei suoi vini. Oggi leggo sulla stampa di una riunione con la presenza di un dirigente ministeriale, che stimo, e di un aumento di “due o tre mila ettari” in una situazione di equilibrio delicato, rispetto ad una produzione che oggi è destinata per il 70 per cento al mercato interno e per il 30 per cento all’estero e che richiede programmazione: non vorrei – ha ribadito Zaia - che in un momento di difficoltà del settore enologico si istaurassero fenomeni di cannibalismo”. “Penso che l’on. Scarpa abbia voluto dare un servizio al suo territorio di riferimento – ha concluso Zaia – ma io ho l’obbligo di guardare più in là e sentirò formalmente tutte le parti al tavolo regionale”.


QUOTIDIANO.NET

IL NUOVO SBALLO
Nuovo allarme in discoteca:
"Attenti alla droga dello stupro"
Una sostanza dagli effetti devastanti (il Ghb) sciolta nei drink delle vittime.
Gli esperti: "Casi in aumento. Le adolescenti scoprono i segni di violenza sessuale solo al risveglio".
di Massimo Pandolfi
Bologna, 6 febbraio 2008 - Drogati: senza saperlo, senza volerlo. Magari in discoteca, fra un drink e l’altro. I bicchieri, si sa, sono pressoché incustoditi nei locali. E allora occhio, perché c’è chi può versare nel cocktail due gocce fatali di una sostanza (oggi va di moda il Ghb) capace di toglierti ogni resistenza: diventi un corpo in balìa di altre persone.
Succede. E in Italia, purtroppo, succede sempre più spesso: almeno un centinaio di volte nel 2007. E nelle ultime settimane casi sono stati segnalati a Milano, Torino, Vicenza, Roma. Uomini e donne nel mirino: sopratutto donne. Qualche mese fa, anche il Parlamento, per bocca del sottosegretario alla Salute, Antonio Gaglione, ha messo il «timbro di Stato» sull’emergenza: «Il Ghb - è riportato nei documenti ufficiali dei lavori parlamentari -, essendo una sostanza liquida inodore, insapore e solubile in acqua, viene messo in maniera fraudolenta nel bicchiere delle persone di cui si vuole abusare sessualmente, perché tale sostanza impedisce il ricordo di quanto accaduto».
Il fine - lo rende esplicito anche il ministero - è quasi sempre il sesso. E non a caso, in Gran Bretagna e negli Stati Uniti hanno definito il Ghb la «droga dello stupro». In realtà, è un farmaco, utilizzato ancora oggi in molti Sert per combattere l’alcolismo. Miscelato, però, con l’alcol ha effetti devastanti, (*) così come ha effetti devastanti l’unione di alcol e Rohypnol, un’altra «medicina» utilizzata per combatter

Giovedì, 07 Febbraio 2008
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