Egitto, un
esempio di come si possa ancora viaggiare: sul cassone del veicolo
si contano tre donne e sei bambini, in caso di tamponamento o incidente sarebbero
nove probabili vittime (ASAPS) IL CAIRO (EGITTO), 08 febbraio 2008 –
Sono almeno 29 i cadaveri estratti nel tardo pomeriggio di ieri dai rottami di
un autobus e di un minibus scontratisi frontalmente in un’autostrada nei pressi
della capitale, Il Cairo. Il bilancio potrebbe tuttavia aumentare, visto che
alcuni dei 16 feriti versano in gravi condizioni. Tutto sarebbe avvenuto per un
banco di nebbia, evento piuttosto insolito per il paese delle piramidi, che
avrebbe seminato letteralmente il panico sulle già pericolosissime strade ed autostrade egizie. La sciagura è
avvenuta quando i due mezzi da trasporto pubblico, per ragioni tutte da
chiarire, si sono scontrati lateralmente, intraversandosi sulla carreggiata e
finendo col capottarsi: al primo inferno ne è seguito un altro, con decine di
veicoli finiti gli uni sugli altri e una buona parte delle vittime sembra siano
morte investite, uscite illese dagli impatti delle loro auto ma rimaste
disorientate una volta fuori. I primi dispacci di agenzia, in particolare
quelli della governativa MENA, hanno fornito un primo bilancio di 25 vittime,
ma fonti della polizia nazionale parlano di 29 vittime accertate: nebbia a
parte, è fuori discussione che le strade egizie siano tra le più pericolose del
mondo: pessime condizioni infrastrutturali, assoluta irrispettosità verso il
codice, leggi blande ed antiquate, uniti alla scarsissima vigilanza, hanno
fatto crescere l’attenzione sul problema, soprattutto in chiave turistica,
visto che molte vittime si contano proprio tra chi si trova in vacanza.
L’impressionante serie di incidenti stradali e ferroviari che si sono
susseguiti negli ultimi anni, hanno reso impopolare il governo, ma al momento
non si intravedono prospettive di miglioramento: ogni anno, in Egitto, perdono
la vita per incidenti oltre 6mila persone, mentre più di 30mila restano ferite:
sono cifre molto alte, se si considera che la gran parte del paese delle
piramidi è desertico e che la gran parte dei 77milioni e mezzo di abitanti è
concentrata nelle città. Per questo motivo, secondo molti esperti delle Nazioni
Unite, le sue strade sono tra le più pericolose in assoluto, tanto che la
violenza sull’asfalto è la seconda causa di morte. Lo scorso 9 gennaio due turiste
italiane, facenti parte di una comitiva diretta sulla costa mediterranea
dell’Egitto e precisamente ad El-Alamein, sono decedute nell’uscita di strada
del bus su cui stavano viaggiando verso il sacrario dei caduti italiani. Lo
scorso novembre, invece, una famiglia di turisti italiani, padre, madre, figlio
di 7 anni, due nonni e una zia, tutti residenti a Senigallia (Ancona), in
vacanza nel Mar Rosso, morirono nel tragico impatto tra il pulmino su cui
viaggiavano per rientrare da un’escursione a Dahab, ed un camion fuori
controllo. Il 22 agosto 2007, sempre sulle strade di Sharm el Sheikh, l’autobus
che trasportava 48 gitanti israeliani si ribaltò. In relazione all’alta
velocità tenuta dal conducente, almeno questa è la versione ufficiale fornita a
suo tempo dalla polizia egiziana, il veicolo mise le ruote fuoristrada finendo
col ribaltarsi. 10 persone, tra cui l’autista e la guida egiziani, morirono sul
colpo, mentre i feriti furono 39, 4 dei quali gravissimi. (ASAPS) |
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