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Rassegna stampa Alcol e guida dell’8 febbraio 2008

A cura di Alessandro Sbarbada e Roberto Argenta
<>CORRIERE DELLA SERA – FORUM ITALIANS

Il vino gode di una protezione mediatica senza uguali

Cari Italians, il vino gode di una protezione mediatica senza uguali. Pensiamo alle trasmissioni televisive, radiofoniche, agli spazi sui giornali, che promuovono questa bevanda con rubriche curate da sommelier, da enologi, senza nemmeno farsi pagare quelli che, a tutti gli effetti, sono spazi pubblicitari. Pensiamo alle frequenti manipolazioni della scienza per fini commerciali, con i mille articoli inneggianti a presunte qualità salutistiche del vino, basati a volte su presupposti scientificamente insignificanti. In trent’anni i consumi di vino in Italia sono più che dimezzati. Quale altro prodotto, a fronte di un tale investimento promozionale, ha ottenuto in Italia risultati commerciali tanto fallimentari? Oggi si spende una enorme quantità di denaro pubblico per sostenere il vino. Pensiamo agli investimenti dei comuni, delle regioni, a quelli del Ministero delle Politiche Agricole, alla Comunità Europea. I risultati? Crollo dei consumi, immense quantità di vino prodotto ed invenduto, che nessuno sa più dove mettere. E’ vero, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ci insegna che diminuire i consumi è l’unica strategia veramente efficace per diminuire le sofferenze legate al bere, e il vino da solo è responsabile in Italia di più problemi alcol correlati di tutte le altre bevande alcoliche messe insieme. Ma quanto tempo, e quanto pubblico denaro sprecato, ancora occorreranno per cominciare a capire che il vino non è affatto un prodotto vincente?

Alessandro Sbarbada, alessandro.sbarbada@fastwebnet.it

COMMENTO DI UNA LETTRICE

Tutto assolutamente, tristemente vero,

complimenti per aver inquadrato e descritto così bene la questione vino. Ovviamente le sue saranno parole gettate al vento, ossia saranno approvate solo da chi già la pensa come lei (il che equivale a un flop).

laura de

COMMENTO DI UN LETTORE

BRAVO!

R.P.


BLOGOSFARE

CHE RISCHIO CORRE IL BAMBINO

Le preoccupazioni, quando si aspetta un bambino, sono tante. Soprattutto nelle mamme che con sorpresa vedono il risultato positivo nel test di gravidanza. Molte domande riguardano la vita prima del secondo mese... i bicchieri di troppo, le sigarette, la marijuana, e, perchè no, un possibile uso di cocaina o di altre droghe.

Che rischio corre il bambino?

Partiamo dall’alcool: bere qualche bicchiere di troppo un paio di volte prima della gravidanza non danneggia il bambino. Quello che può creare problemi sono le forti quantità giornaliere di alcool. E per “forti quantità” si intendono cinque o sei dosi di alcolici durante la giornata (birra, vino, cocktails). Bisogna fare attenzione anche alle “piccole dosi” (più di un bicchiere di vino al giorno): anche loro possono provocare parti prematuri, ritardi di sviluppo, etc. “E’ importante capire che l’alcool entra nella circolazione sanguigna del bambino più o meno nella stessa concentrazione in cui è presente in quella della madre: condividete con vostro figlio ogni bicchiere che bevete!

Passiamo alle sigarette. Non ci sono prove che fumare prima della gravidanza (anche da molti anni) comporti dei rischi per il bambino. Il problema è continuare a fumare col pancione, soprattutto dopo il quarto mese. “Non si parla solo di basso peso alla nascita, ma di deficit fisici e intellettivi permanenti e iperattività. Uno studio ha dimostrato che i figli delle fumatrici erano più predisposti alle malattie dell’apparato respiratorio ed erano di statura inferiore alle donne non fumatrici. La causa? Il monossido di carbonio e la riduzione della quantità di ossigeno che riceve il feto. “Bisogna sempre considerare le quantità: fumare più di 3 pacchetti al giorno è una cosa, fumare una sigaretta prima di andare a dormire, è un’altra. Ad ogni modo, prima si smette di fumare, meglio è (non solo per il piccolo).

E la marijuana? In genere la marijuana può ostacolare il concepimento, e perciò viene sconsigliata a chi desidera avere un bambino. Aver fumato in passato non danneggia il feto. Può invece dare qualche problema fumare una volta al mese durante la gestazione (insofferenza fetale, iperemesi, anemia, travaglio prolungato, etc). E’ consigliabile dunque smettere di fumare erba appena si ha la conferma di essere incinta. Come per gli altri casi, non bisogna tanto preoccuparsi del passato, ma dei comportamenti futuri.

La cocaina ha effetti ancora peggiori. Questa droga non solo attraversa la placenta, danneggiandola, ma può creare complicazioni gravi (aborto, travaglio prematuro, etc). I pericoli aumentano in relazione all’uso della sostanza e alla fase della gravidanza.

Commento di Luc thibault (servitore insegnante)

Ancora un’altra volta che scrive, o per malafede o per ignoranza, omette sempre di dire che l’alcol è una droga! La cosa veramente incredibile di questo articolo è che dice : "bere qualche bicchiere di troppo un paio di volte prima della gravidanza non danneggia il bambino. Quello che può creare problemi sono le forti quantità giornaliere di alcool. Bisogna fare attenzione anche alle “piccole dosi” (più di un bicchiere di vino al giorno). 

Prima cosa, il fatto che "qualche bicchiere di troppo" non danneggia il bambino è già tutto un programma, ma sinceramente, l’autore dell’articolo prende alla grande, la gente per i fondelli con le "grandi" e "piccole" dosi di alcol giornaliero!

 Senza volere dare una lezione di matematica quantistica, bisogna ricordare a questo signore che la quantità "a basso rischio" per una donna è di 1 a 2 bicchieri al giorno. Il nostro giornalista parla di "forti quantità" quando una donna beve cinque o sei dosi di alcolici! Ricordiamo che per un uomo la quantità ad "alto rischio" è aldilà di 3 bicchieri al giorno!!!

Se una donna incinta consuma alcolici, l’alcol, l’acetaldeide (prodotto della metabolizzazione dell’alcol) giunge direttamente nel sangue del nascituro attraverso la placenta (esposizione prenatale all’alcol). L’embrione o il feto (fino al terzo mese embrione, in seguito feto) non è in grado di metabolizzare l’alcol come un adulto, rimanendo di conseguenza esposto più a lungo ai suoi effetti nocivi. La letteratura specializzata dimostra come in questi casi possano insorgere disturbi nello sviluppo delle cellule e degli organi. Si riscontra, in particolar modo, un’ alterazione nella differenziazione cellulare del tessuto neuronale con conseguente danno al sistema nervoso centrale. A dipendenza dello stadio di sviluppo dell’embrione/del feto, l’eccessiva esposizione all’alcol cronica e/o occasionale, causa danni fisici e neurologici specifici. Ad esempio, un consumo cronico di alcol durante la quarta settimana di gravidanza può influire sullo sviluppo della forma della testa del bambino.

L’etanolo attraversa la placenta e arriva al feto ad una concentrazione di poco inferiore a quella ematica materna e, di conseguenza, anche i prodotti tossici del suo metabolismo lo raggiungono senza difficoltà espletando, così, la loro azione pericolosamente negativa sui tessuti in crescita e in formazione. Le cellule maggiormente colpite sono quelle cerebrali e l’intervento sul loro normale processo di sviluppo determina malformazioni. Il rischio permane anche per le donne alcoldipendenti da tempo che, pur sospendendo di bere durante la gravidanza, possono avere figli con disturbi alla nascita più o meno gravi. Ciò è dovuto alle gravi lesioni, ormai irreversibili, indotte dall’alcol al corpo materno e alle carenze vitaminiche che si ripercuotono sullo sviluppo del bambino. Nei primi 3 mesi di gravidanza l’alcol determina i danni maggiori per il feto, addirittura spesso incompatibili per la sua vita. Il nascituro, che spesso nasce con difficoltà e prematuro, può essere colpito da malformazioni, da un ritardo mentale congenito, da una forma di mongolismo con una frequenza piuttosto elevata. Tutto ciò si verifica sia in donne dedite all’alcol durante la gravidanza sia in quelle che si sono astenute dal bere durante la gestazione, ma che avevano usato di alcol precedentemente.

Sul nono minuto della nona ora del nono giorno del nono mese, chiediamo al mondo per ricordarsi che durante i nove mesi della gravidanza, una donna non deve bere alcol.


SEGNALAZIONE DI ANDREA NOVENTA

Alto consumo di alcol, alto rischio di infezioni post-operatorie

A cura de Il Pensiero Scientifico Editore

08/02/2008 - Un abituale consumo di alcol può incrementare il rischio di complicazioni post-chirurgiche. Uno studio tedesco, pubblicato sulla rivista Alcoholism: Clinical and Experimental Research, ha infatti mostrato che quei soggetti che bevono abitualmente quantità anche moderate di alcolici correrebbero un maggiore rischio di complicazioni a seguito di un intervento chirurgico.

"Circa il 20 per cento dei pazienti che vengono ricoverati in ospedale beve abitualmente tre birre o due bicchieri di vino al giorno. Questi pazienti sono più facilmente vittime di polmonite, problemi al muscolo cardiaco o altre complicazioni post-chirurgiche come emorragie", spiega Claudia Spies, specialista in terapia intensiva all’ospedale universitario Charitè di Berlino, nonché coautrice dello studio. Inoltre, il consumo di alcol renderebbe molto più lungo il periodo necessario per un completo recupero.

Da tempo si sa che un consumo di alcol cronico provoca gravi danni alla salute, recentemente però si è suggerito che l’alcol induca un calo delle difese immunitarie tale da trasformare chi beve in un bersaglio facile in situazioni di possibili "aggressioni". Sottoporsi ad un’operazione chirurgica, d’emergenza o no, è una di queste situazioni. Il consiglio dei ricercatori non è solo di moderare il consumo abituale di alcol o di farlo se si prevede un intervento chirurgico, ma anche di essere onesti con i medici a questo proposito.

"Fornire informazioni corrette può veramente salvare la vita, conoscere i reali rischi, soprattutto se elevati, permette al chirurgo e all’anestesista di prendere le precauzioni necessarie", conclude Elizabeth Kovacs direttrice dell’Alcohol research programme al Loyola Uiniversity Medical Center (Illinois, Usa), anche lei coautrice della ricerca.

Fonte: Spies CD, Lanzke N et a. Effects of Ethanol on Cytokine Production After Surgery in a Murine Model of Gram-Negative Pneumonia. Alcoholism: Clinical and Experimental Research 2008; 32(2):331-338.

caterina visco


IL GAZZETTINO (Padova)

«IN VENETO 12 MORTI DA INIZIO ANNO RESPONSABILITA’ SULLA PREVENZIONE»

San Martino di Lupari. (M.C.) «Di fronte a questa vera e propria emergenza sociale, bisogna che il Governo presenti subito i decreti attuativi del nuovo testo unico approvato in agosto - sostiene Severino Galante, coordinatore della segreteria nazionale del Pdci - Solo con l’aumento dei controlli si può prevenire queste tragedie e anche con più severe sanzioni nei confronti delle aziende inadempienti è possibile agire sul versante della repressione».

«Per i 12 morti del Veneto da inizio anno si evidenziano sempre più gravi responsabilità nelle inadempienze in merito all’applicazione delle norme precauzionali sulla sicurezza. Speriamo di non ascoltare più la vergognosa provocazione sull’uso di alcool e droghe oltre alla troppa frequenza di discoteche da parte dei lavoratori - dice Patrizio Tonon, segretario Cgil Veneto - Il 90% di quelli mortali avviene nelle aziende sotto i 15 dipendenti».

(*)
«Non possiamo continuare ad assistere a inutili morti - dichiara Fabio Beltempo, segretario provinciale dell’Ugl di Padova - L’incolumità dei lavoratori è un diritto-dovere, oltre il 60% degli infortuni si concentra nel Nord-Est e riguarda sempre più gli immigrati disposti a lavorare in nero e a sorvolare sulle norme di sicurezza».

(*) Nota: non credo che denunciare il rischio alcol nei luoghi di lavoro possa essere considerata una provocazione. Ci sono molti studi che ne confermano la pericolosità. Dal 16 .3.06 dovrebbe essere operativa la legge quadro sull’alcol, 125/01, per la parte riguardante le categorie di lavoratori per le quali è fatto divieto di assumere e somministrare alcolici. Beninteso, nessun fattore di rischio può essere usato come alibi per evitare interventi strutturali e per non considerare la sicurezza sul lavoro come parte essenziale dell’organizzazione aziendale.


IL GAZZETTINO (Vicenza)

Serata molto partecipata 


L’alcol, problema sempre più grave 

Esperti e volontari a confronto

Solagna

È un problema che si sta espandendo nel nostro territorio e per questo molto sentito. Grande quindi la partecipazione all’incontro promosso in sala Valbrenta con tema "L’alcol fa veramente male? Come ci si accorge che sta diventando un problema?", promosso da Comune, parrocchia, associazione Alcolisti Anonimi e gruppo familiari Al-Anon, con esperti, amministratori e soci delle due associazioni che hanno sede a Solagna. L’alcolismo è una malattia infida, che s’insinua un po’ alla volta e che provoca drammi incalcolabili per chi ne è vittima e per tutti coloro che vivono accanto ad una persona che beve.

Il problema dell’alcol crea disagi che lasciano ferite profonde nel sociale. I meccanismi, soprattutto psicologici, che portano all’abuso di alcol adulti, anziani ma anche giovani e donne, possono scaturire da diverse motivazioni, ma il risultato purtroppo è sempre lo stesso. Uscire, per chi ne rimane coinvolto, non è facile. Le strade però ci sono: basta conoscerle e intraprenderle con l’aiuto di tante persone che si sono lasciate alle spalle un cammino triste e difficile. All’incontro, coordinato dall’assessore di Cassola Angelo Battocchio, hanno presenziato il dottor Giovanni Bosello, diabetologo, e il dottor Augusto Chiodini, primario del reparto di alcologia e delle tossicodipendenze dell’ospedale di Cittadella. Sottolineato dal vicepresidente della Provincia, Dino Secco, il valore delle associazioni che si occupano del problema, animate da persone di buona volontà disposte ad aiutare chi soffre.

Presente anche il sindaco di Cassola, Antonio Pasinato, che fin dagli anni Ottanta sostiene l’attività dei gruppi che combattono l’alcolismo. Importanti e toccanti le testimonianze di coloro che, per anni, sono rimasti invischiati nel dramma e che hanno trovato la forza per riemergere, grazie anche all’appoggio degli Alcolisti Anonimi e del gruppo Al-Anon. Applaudito l’intervento della poetessa Giuliana Visentin, che ha rammentato come la fede possa dare una marcia in più per superare le difficoltà quotidiane."Le associazioni locali sono molto attive nel combattere l’alcolismo e portano dei benefici in campo sociale non solo per il nostro comune, ma per tutta la Valle - ha concluso il sindaco di Solagna, Gianandrea Bellò -. A loro assicuriamo la costante collaborazione e il massimo sostegno da parte dell’amministrazione comunale".

Roberto Lazzarato


IL GAZZETTINO (Padova)

Iniziata la campagna del Comune a difesa della salute dei ragazzi. Una delegazione composta dal vicesindaco Sinigaglia e dai rappresentanti di alcune associazioni hanno peregrinato per i bar del centro 

Un invito a chi ha meno di 16 anni: non chiedete alcolici 

Consegnato un cartello che ricorda anche le responsabilità dei baristi. Vincenzo Viapiano del "Bar dello spritz": «Alcuni giovani si portano il vino da casa» (*)

È iniziata ieri la campagna del Comune contro l’abuso di alcol da parte dei giovani e giovanissimi, che prevede il coinvolgimento di numerose agenzie educative e soprattutto degli esercenti. All’iniziativa dei frati francescani che si mescoleranno ai giovani consumatori di spritz per confrontarsi con loro, si intreccerà dunque l’attenzione di quanti hanno risposto all’appello del vicesindaco Claudio Sinigaglia per "collaborare nella difesa della salute dei ragazzi".

La delegazione ha pellegrinato tra le vie del centro per consegnare ai titolari dei locali il cartello che invita i minori di 16 anni a non chiedere alcolici. Forse un timido deterrente per i ragazzi. Di certo un chiaro richiamo alla normativa, che i baristi conoscono bene ma che spesso disattendono. «Benché le responsabilità per questa violazioni non sia da poco - ricorda Daniele Sandonà, della cooperativa Cosep -. Con il progetto Alchimia abbiamo formato più di mille barman, insegnando loro a instaurare un rapporto intelligente con i clienti, a rispettare i limiti delle gradazioni alcoliche previste dal vero spritz e ricordando le tante cause penali in corso contro chi ha servito clienti, che, una volta fuori dal locale, hanno investito e ucciso una persona. È previsto anche il ritiro della licenza».

Al fianco del vicesindaco, anche Tiziana Codenotti di Eurocare Italia e Stefano Angelini, del Coordinamento delle agenzie territoriali per le Tossicodipendenze. Tra i primi ad accettare dalle mani di Sinigaglia il cartello-invito sono stati "Chocolat cafè" di Mara Contarin e il "Bar dello spritz", il cui titolare Vincenzo Viapiano ricorda: «Ho sempre applicato la politica della somministrazione limitata e, per i minori, vietata. Molto dipende dai baristi. Il problema è però che tanti ragazzi partono con la bottiglia di vino da casa».

Michela Danieli

(*) Nota: va bene il cartello per i minori di sedici anni. Per il baristi però sarebbe bastata la fotocopia dell’articolo 589 del Codice penale.


IL GAZZETTINO (Belluno)

In questi giorni gli agenti della polizia municipale saranno in servizio fino alle 23, poi si continuerà solo nei fine settimana 

Ronde notturne anti-alcol per i vigili 

Nel 2007 ritirate 18 patenti per guida in stato di ebbrezza. Aumenta il controllo sugli stranieri

Cortina

Vigili urbani in servizio anche di notte, a Cortina, in questa settimana intensa, affollata di ospiti, per le settimane bianche, e con tanti ragazzi in giro, chiuse le scuole, per il Carnevale. Sino a domani sera gli agenti lavoreranno pure nel turno dalle 17 alle 23, per attività di prevenzione, assieme alle altre forze dell’ordine. L’orario è orientativo: può protrarsi anche più a lungo, per esigenze particolari. Nei prossimi mesi, il servizio notturno verrà istituito solamente venerdì e sabato, in accordo con il piano della prefettura di Belluno per contrastare il fenomeno delle stragi del sabato sera. Poi verrà ripreso, in estate, per tutto il mese di agosto. La maggiore attenzione viene posta nella prevenzione, e nell’eventuale repressione, della guida in stato d’ebbrezza. Nel 2007 sono state ritirate 18 patenti, a conducenti risultati positivi all’alcoltest; erano state 11 nel 2006. Oltre ai ritiri di patente di guida, per lo stato di ebbrezza, ne sono stati effettuati altri, per violazioni amministrative: 16 nel 2006, 17 nel 2007. Nel complesso, le notizie di reato sono state 33 nell’anno 2006, con 32 persone denunciate, e 49 lo scorso anno, con 47 persone denunciate. E’ aumentato, di molto, il numero degli stranieri controllati, con obbligo di regolarizzare la loro posizione: furono 6 nel 2006, sono stati 20 nell’anno appena concluso. La scorsa settimana sono stati controllati due gruppi di cittadini romeni e cechi, identificati ed allontanati, poiché esercitavano la questua con petulanza.

Tutta l’attività della polizia locale di Cortina può svolgersi anche grazie alla presenza di agenti del comando di Padova.

"C’è una convenzione, votata dal consiglio comunale - spiega il comandante Salvato - e su quella base possiamo programmare un calendario, in relazione alle esigenze, alle manifestazioni, ai diversi periodi ed agli eventi che si svolgono in paese. E’ un meccanismo molto elastico, a garanzia di efficienza, economicità e razionalizzazione del servizio".

Dall’8 al 17 febbraio sono a Cortina quattro vigili di Padova; dal 22 al 24 ce ne saranno tre. Di norma, sono in servizio dieci agenti, oltre ad un vigile distaccato presso l’ufficio edilizia privata, per i controlli.

"E’ un organico assolutamente insufficiente - conferma il comandante - perché eravamo in quindici, un paio di anni fa, oggi siamo undici; per questo ho chiesto all’amministrazione di potenziarci, con altri tre agenti, compatibilmente con la Finanziaria. Sarebbe auspicabile che venissero giovani della zona, magari prima anche per un colloquio preliminare, informativo, con me".

Marco Dibona


CORRIERE ADRIATICO

Baruffa alla biglietteria della stazione

Ubriaco aggredisce e ferisce un poliziotto

FANO - Per il suo comportamento esagitato, confluito in atti di violenza, è finito in cella di sicurezza un pugliese che infastidiva i viaggiatori in attesa di fare il biglietto nell’atrio della stazione ferroviaria.

L’altro pomeriggio, intorno alle 15.30, le persone che erano in fila davanti alla biglietteria sono state prese a male parole da un uomo in evidente stato di ubriachezza che, senza una plausibile ragione, aveva incominciato ad inveire, passando ben presto dalle imprecazioni alle botte.

All’inizio qualcuno ha cercato di calmarlo: nessuno infatti lo aveva offeso o gli aveva fatto uno qualche sgarbo; inspiegabili quindi apparivano i vaneggiamenti dell’energumeno che si era avvicinato più volte con fare minaccioso alle persone in coda allo sportello.

Più si sommavano gli inviti alla calma, più il disturbatore insisteva nel suo atteggiamento, senza voler sentire nessuna ragione: anzi, infervorandosi nel suo fare minaccioso, ha finito col prendersela maggiormente con chi, sentendosi infastidito, cercava di allontanarlo, reagendo con spintoni e pugni.

A questo punto sono state chiamati gli agenti del commissariato, che sono immediatamente intervenuti. Questi ultimi hanno intimato all’uomo di seguirli alla centrale, ma l’uomo si è infuriato ancora di più assalendo gli stessi agenti. Ne è seguito un parapiglia, nel quale sono intervenuti a dar sostegno ai colleghi del commissariato anche i Carabinieri e gli agenti della Polizia Stradale.

Non è stato facile, nonostante il loro numero, per le forze dell’ordine rendere inoffensivo il pugliese ormai fuori di sé, un po’ per i fumi dell’alcol, un po’ per l’intervento della forza pubblica, tanto che nella colluttazione un agente del commissariato ha riportato la frattura di un dito. Alla fine sono ricorsi alle cure del pronto soccorso, il poliziotto, cui è stata riconosciuta una prognosi di 20 giorni, un altro agente che ha riportato alcune contusioni, considerate guaribili in pochi giorni e lo stesso pugliese che ha dovuto arrendersi all’azione congiunta delle forze preposte al mantenimento dell’ordine pubblico.


IL GAZZETTINO

Alla fine sono stati tutti arrestati ...

Alla fine sono stati tutti arrestati i quattro protagonisti della rissa avvenuta mercoledì alle 20.20 in piazzale Roma. In carcere sono finiti B.R.J., romeno di 35 anni, R.R., sloveno di 39 anni (accusati di resistenza a pubblico ufficiale, lesioni aggravate e rissa), R.I., romeno di 52 anni e A.I., romeno di 49 anni.

Gli agenti della Volante e i carabinieri erano intervenuti nella zona vicino ai giardinetti (beccandosi anche qualche calcio) dopo che la gente aveva segnalato una violenta rissa tra stranieri a pochi passi delle fermate degli autobus. Quando gli inquirenti sono arrivati sul posto hanno trovato A.I. e R.J. distesi a terra e con il volto sanguinante, R.I. seduto vicino ad un chiosco di souvenir e R.R, addirittura a petto nudo, che urlava. È stato proprio quest’ultimo, visibilmente ubriaco, a colpire anche gli agenti e a minacciarli in vari modi. Poi sono arrivati i carabinieri e i quattro sono stati bloccati.

Da quanto è stato accertato la rissa era scoppiata una decina di minuti prima, con i quattro intenti a picchiarsi e a urlare. Immaginabile la paura dei numerosi pendolari che a quell’ora affollavano piazzale Roma nella speranza di far velocemente rientro a casa. Tre di questi stranieri, (B.R.J, R.I e A.I.) sono stati accompagnati in Questura a Santa Chiara a piedi, mentre R.R. è stato portato all’interno della Volante giunta a tutta velocità pochi minuti prima a piazzale Roma. Durante il tragitto B.R. ha anche ferito un carabinieri alla spalla sinistra.

Nel frattempo in zona è quindi arrivata l’ambulanza del Suem che, alla luce delle ferite riportate dal gruppo e del sangue, ha deciso di trasporta R.I e A.I al pronto soccorso. In questo caso sono state riscontrate ferite al volto guaribili in sette giorni e trauma alle ossa nasali guaribile in 25 giorni.

Poco più tardi, al termine di tutti gli accertamenti del caso, per i quattro stranieri si sono spalancate le porte del carcere.


IL GAZZETTINO (Treviso)

DAL TRIBUNALE 

Guida in stato d’ebbrezza Immigrata condannata

Montebelluna

In poco più di sei mesi era stata sorpresa due volte dalla polizia stradale a guidare in stato in stato di ebbrezza.La prima volta era accaduto nel febbraio del 2006 sulla Feltrina vicino a Valdobbiadene, la seconda, invece, nel mese di ottobre, sempre dello stesso anno a Venegazzù di Volpago del Montello lungo la Schiavonesca, dove, dopo aver divelto un cartello stradale, anche se con l’auto priva di una ruota aveva continuato a correre lungo la frequentatissima arteria.La donna, una cittadina cubana Nejdi Pineda di circa trent’anni residente nel montebellunese, ma assente dall’aula del Tribunale, è stata processata nella sezione distaccata di Montebelluna.Il giudice Francesco Sartorio dopo le deposizioni dei due poliziotti che avevano fermato la donna, nonostante la strenua opposizione dell’avvocato dell’imputata (mancata taratura dello strumento dell’alcooltest e mancata certezza che ad abbattere il cartello fosse stata la donna) ha deciso di condannare la cittadina cubana per quanto riguarda il primo episodio a 15 giorni di arresto e a 400 euro di ammenda e per il secondo a 20 giorni di arresto e 600 di ammenda, con pena sospesa. Alla donna è stata sequestrata la patente per 6 mesi e sarà costretta a pagare tutte le spese processuali.

L.Bel.


IL GAZZETTINO

Resistenza, botte e ingiurie a due carabinieri Il giudice dispone perizia su un ex poliziotto

Agordo

(si.p.) Sarà una perizia psichiatrica a stabilire se l’ex poliziotto Rino Tosoni, 50 anni, agordino, sia capace di intendere e di volere. L’esame medico richiesto dall’avvocato difensore, Davide Fent dello studio Azzalini, è stato accordato dal giudice Antonella Coniglio al termine dell’udienza di ieri, rinviata al prossimo 8 marzo per il giuramento del perito Sergio Celletti. Ieri in aula è stato ricostruito con l’aiuto di tre testimoni, il movimentato episodio di cui si era reso protagonista l’ex poliziotto nel tardo pomeriggio del 4 marzo 2006 davanti alla sua abitazione nel condominio Primavera ad Agordo, e che lo ha portato davanti al giudice con le accuse di resistenza, lesioni, ingiurie e minacce. Un vicino, sentendo un forte litigio del Tosoni con la sua convivente, che l’uomo trascinava per i capelli, aveva chiamato i carabinieri. L’uomo, barcollando e cadendo a terra in evidente stato di ubriachezza, aveva poi cercato di raggiungere il garage «per prendere la pistola». La pattuglia giunta sul posto aveva cercato di tranquillizzarlo, ma l’uomo aveva risposto sferrando due pugni in faccia ad uno dei due carabinieri, che aveva riportato una prognosi di 5 giorni. Erano seguiti, oltre a una serie di calci, anche diversi insulti ai due militari e a tutta l’Arma. Quindi, immobilizzato, l’uomo era stato portato in caserma e quindi trasferito nel carcere bellunese di Baldenich. L’avvocato Fent ha prodotto al giudice il documento di dimissioni rilasciato dall’ospedale di Feltre 17 giorni prima del fatto, in cui si attestava il grave stato di alcoldipendenza del Tosoni.


IL GIORNALE DI VICENZA

VIALE FUSINATO

Ubriaco danneggia auto in sosta

Un automobilista, che con ogni evidenza aveva alzato un po’ troppo il gomito, ha scatenato il caos nel tardo pomeriggio di ieri in via Fusinato. È infatti accaduto che, non riuscendo a tenere in strada la sua macchina, sia sbandato sulla destra ripetutamente ed abbia colpito e danneggiato alcune vetture posteggiate a margine della strada.

Passanti, automobilisti e testimoni hanno dato subito l’allarme alle forze dell’ordine intervenute in via Fusinato per fermare il beone e per ritirargli la patente. Resta da verificare quanti danni abbia provocato.


L’ARENA

SICUREZZA.

Le Volanti fermano marocchino

Arrestato ubriaco Molestava i baristi

Una discussione tra alcune persone e un ubriaco molesto, ha portato quest’ultimo in carcere. Le volanti, in Largo Divisione Pasubio, hanno arrestato Lakhouyil Abdendi, nato in Marocco, 24 anni, residente a Nogara, per violenza e resistenza a pubblico ufficiale.

Gli agenti, mentre transitavano hanno notato un gruppo di persone che discutevano in maniera animata. Sono così intervenute per dirimere la controversia. Il marocchino, in evidente stato di ubriachezza, si è avventato contro i poliziotti con una sedia presa all’esterno di un esercizio pubblico.

Grazie alla prontezza di riflessi, gli agenti hanno schivato il lancio del suppellettile. A seguito di una breve colluttazione, l’uomo è stato bloccato. Dalle testimonianze raccolte sul luogo, veniva riferito che il cittadino extracomunitario si era recato già in evidente stato di ubriachezza all’interno di una bottiglieria per farsi servire da bere. Notato lo stato in cui versava l’uomo, il personale del locale dopo numerosi inviti di allontanarsi, lo accompagnavano fisicamente all’uscita, suscitando l’ira dello stesso sino all’arrivo della volante.


ROMAGNA OGGI

Al volante ubriaco e con patente falsa tenta di corrompere agente: arrestato 

RIMINI – Sorpreso con al volante ubriaco e con una patente falsa, ha cercato di corrompere l’agente che l’aveva fermato per il controllo con una banconota di 50 euro. E’ andata male ad un cinese di 46 anni finito in manette con l’accusa di corruzione e denunciato per contraffazione e guida in stato d’ebbrezza.

Gli agenti della Volante della Questura hanno scoperto che la patente apparteneva ad una serie di permessi in bianco rubati in un comune del sud Italia.


IL TRENTINO

Il caso nell’ottobre 2005. Il ciclista era finito contro un’auto in città

Ubriaco in bici: è guida in stato di ebbrezza

Un mese di reclusione e 700 euro di multa, ma almeno la patente è salva

ROVERETO. Il suo caso nell’ottobre 2005 aveva fatto discutere a lungo: Angelo Zanolli, 55 anni, era stato denunciato dai vigili urbani di Rovereto per guida in stato di ebbrezza. Mentre era a bordo di una bicicletta. Si discusse all’epoca se fosse una interpretazione legittima della norma (che parla di veicoli) o una forzatura. E se a Zanolli si dovessero anche sottrarre punti dalla patente. Ieri il giudice Di Fazio ha chiarito tutto: condannato, ma patente salva.
L’uomo, appunto alla guida di una bicicletta, era finito contro un automobile. Un incidente dalla dinamica confusa e per nulla violenta: in pratica ci si era appoggiato. E nessuna conseguenza grave: nemmeno il ciclista si era fatto nulla. Ma i vigili urbani intervenuti, ha testimoniato ieri uno dei due in aula, si erano resi conto subito che il ciclista non era del tutto padrone di sè.
«Al di là dell’alito fortemente alcolico - ha ricordato il testimone - aveva un comportamento sconnesso. Passava da momenti di iperagitazione a momenti di prostrazione totale». Fuori di metafore e burocratismi, faceva fatica a dire come si chiamava. Gli fecero dunque l’alcoltest. E le due letture regolamentari, diedero esiti incontrovertibili: 2,30 e 2,23. Con il limite tollerato di 0,50. Fu denunciato per guida in stato di ebbrezza. E si apri il dibattito, anche pubblico.
La legge sanziona penalmente l’ebbrezza di chi sia alla guida «di qualunque veicolo». Il punto è si possa considerare veicolo ciò che ha un motore, oppure qualsiasi cosa diversa dalle scarpe, dai pattini in su. La bici, si obiettava, si guida senza bisogno di patente nè di requisiti fisici regolamentati. Deve comunque osservare il codice della strada, si rispondeva.

 Ieri il giudice di Fazio non ha dedicato a questo punto più di qualche minuto. Per dire che per giurisprudenza consolidata e costante della Corte di Cassazione, la bicicletta si considera veicolo e chi la guida punibile per la guida in stato di ebbrezza, se ha bevuto.
L’altro punto discusso all’epoca era se ci fossero le condizioni per la sospensione della patente, automatica in caso di guida di veicoli che la richiedono. Per guidare la bici non serve alcuna patente, ma c’erano casi (citati) di sentenze che avevano ritenuto legittima la sospensione della patente auto anche per il ciclista ubriaco. Su questo ieri il giudice roveretano non ha invece avuto dubbi: anche se si tratta di persona dotata di patente, non essendo richiesta per la bici non ci saranno ripercussioni dal punto di vista di sospensione della stessa o perdita di punti. Tutto chiaro.
Angelo Zanolli è stato condannato a 30 giorni di arresto e 600 euro di ammenda. Pena interamente condonata.


LA REPUBBLICA

L’industriale che lista salvò dallo sterminio 1.200 ebrei morì alcolizzato e senza un soldo. Ecco il carteggio in cui chiedeva denaro a un giudice israeliano

Le lettere di Schindler "Amici ebrei, aiutatemi"

dal nostro corrispondente ALBERTO STABILE

GERUSALEMME, 8 febbraio 2008 - Non era neanche vecchio. Quando morì, nel 1974, a Hildesheim, in Assia, Oskar Schindler, l’industriale tedesco che salvò 1.200 ebrei dallo sterminio (oltre ai 1.100 della famosa lista se ne aggiunsero altri cento negli ultimi mesi di guerra) aveva 66 anni, ma era solo, alcolizzato, indebitato e letteralmente senza un soldo. Meditava l’ennesimo viaggio in Israele, in tutto ne fece 17, l’unico posto al mondo dove era benvoluto e, soprattutto, dove, grazie ai sussidi delle organizzazioni ebraiche e ai regali dei suoi "salvati", che organizzarono per lui un "Fondo Schindler", poteva mettere insieme il pranzo con la cena.

Tutto questo è ulteriormente chiarito da un carteggio, di cui per la prima volta il quotidiano Maariv pubblica alcune lettere, che uno degli Schindlerjuden, come ancora oggi vengono chiamati gli ebrei sottratti da Schindler ai nazisti, il giudice della Corte Suprema israeliana Moshè Bejski ha lasciato in eredità alla sua morte, avvenuta nel 2007, all’Istituto Israeliano per la Storia dell’Olocausto Massuah.
Lo sfondo in cui s’inquadra la corrispondenza è quello di una disfatta personale. Alla fine della guerra, Oskar Schindler e sua moglie Emilie, che lo aveva coadiuvato nella sua opera di salvataggio, erano letteralmente sul lastrico. Schindler non era riuscito ad adattarsi alle condizioni della Germania "Anno Zero" e tentò una serie di operazioni commerciali che fallirono miseramente, al punto da ritrovarsi, come chiarisce in una delle lettere, perseguito da 17 ordini di arresto per bancarotta.
Oppresso dai debiti, inseguito dai creditori, Schindler si rivolse per la prima volta all’organizzazione ebraica americana Joint Distribution Commettee per ottenere un prestito di 5000 dollari con cui potersi recare in Argentina.
Ma in Argentina, dove arriva nel 1949 assieme ad un gruppo di sopravvissuti dell’Olocausto, le sue fortune non cambiano. E qualche anno dopo è costretto a ritornare in Germania, lasciando Emilie, che non aveva nemmeno i "soldi per comperarsi un paio di occhiali", a sbrigarsela coi creditori. In questa situazione a chi può rivolgersi per aiuto se non agli amici ebrei? "Caro Signor Bejski, spero che Lei non s’arrabbi con me se le scrivo troppi rapporti interinali", esordisce Schindler in una lettera del luglio 1963.
L’industriale tedesco ha continuato a ricevere gli aiuti del Fondo Schindler e, con puntigliosa quanto scoraggiante tempestività, mette i suoi benefattori al corrente della sua situazione debitoria, vagheggia progetti improbabili, spera di poter risalire la china.
Con largo anticipo su Spielberg, che ne ha tratto un film a metà degli anni Novanta, capisce che la sua storia può interessare il grande pubblico. "Mi interessa particolarmente il fatto - scrive - che uno degli amici stia tentando di presentare la mia vicenda alla televisione di Los Angeles, cosa che senza dubbio potrebbe salvarmi economicamente. "Ma nel frattempo - racconta - la situazione non è semplice. Non ho pagato da molti mesi l’affitto della casa in cui abito e la padrona non vede la cosa di buon occhio. Mi ha detto di non capire perché non paghi dal momento che ho ricevuto molti soldi dai miei amici americani".
L’uomo che Israele avrebbe insignito, assieme alla moglie Emilie, dell’onorificenza di Giusto delle Nazioni era piuttosto malvisto in patria. "È impossibile liberarsi della sensazione che tentino di strapparmi il tappeto da sotto i piedi, nella speranza di vedermi fuori dal paese".
Moshè Bejski, che assieme a Itzhak Stern e Poldek Pfefferberg fu tra i pochissimi componenti della lista ad essere a conoscenza sin dal principio del piano orchestrato da Schindler per salvare i "suoi" ebrei, si adoperò molto per togliere l’imprenditore dai guai economici in cui s’era cacciato. E il tono delle lettere di Schindler si fa sempre più amichevole (da "Caro signor Bejski" a "Caro amico Dottor Bejski" a "Caro Moshè") e sempre più schietto.
"Per un lungo periodo sono stato costretto a dormire in alberghi a buon mercato nelle vicinanze della stazione centrale e a chiedere in prestito denaro da amici non ebrei, se non altro per poter mangiare una modesta colazione. Oggi semplicemente scappo dal mio appartamento prima dell’alba per sfuggire ai creditori e alla polizia. Le giuro che persino nel Terzo Reich ho avuto meno paura".
Nel novembre del 1967, ma senza indicare il luogo, Schindler annuncia a Bejski che tre settimane prima è stato trascinato fuori dal letto "per dichiarare la bancarotta". Vorrebbe emigrare ma non ha i soldi. "Economicamente parlando in Germania sono finito". Cinque anni dopo, nel 1972, tramite Moshè Bejski, chiede il parere di un medico israeliano, certo "Dottor Franck" sulla salute che va deteriorandosi.
Segue la meticolosa elencazione delle donazioni ricevute: "Ho ricevuto dal signor Korn 1.000 lire israeliane (circa 240 dollari dell’epoca, una cifra rispettabile per quel periodo in Israele equivalente ad uno stipendio mensile medio). Anche Halina Dawidovitch mi ha dato 500 lire israeliane. Sternberg mi ha dato ancora mille marchi e ha lasciato 200 dollari per me presso il suo amico di Francoforte. Questa somma mi sarà di grande aiuto e vi ringrazio di cuore".

Rifiutato dal suo mondo, ma non dalle persone che aveva soccorso, Oskar Schindler morì a casa di una coppia di amici ebrei, gli Starr, che lo ospitarono e lo curarono fino alla fine.


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Sabato, 09 Febbraio 2008
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