Treviglio «Quando ho amaramente constatato che
in questo nostro Paese stava crescendo la strana tendenza di coccolare i
delinquenti, gli assassini, quasi fossero da commiserare più delle loro
vittime, mi sono sentita ribollire dentro e non ho più smesso di promuovere
momenti, iniziative e occasioni per ricordare coloro che sono caduti sotto il
piombo della malavita: uomini delle forze dell’ordine, politici, sindacalisti,
magistrati». Così si è sfogata la signora Gabriella Vitali, vedova del
maresciallo di polizia Luigi D’Andrea che il 6 febbraio 1977 fu ucciso assieme
al collega Renato Barborini col quale stava facendo un servizio di pattuglia
sull’autostrada A4 nei pressi del casello di Dalmine.
Tra gli autori dell’eccidio anche Renato Vallanzasca, allora a capo della
Comasina, la famigerata banda di criminali che seminavano terrore e morte in
Lombardia e non solo. Gabriella Vitali ha parlato di fronte ad una folta platea
tra rappresentanti delle forze dell’ordine, consiglieri regionali e semplici
cittadini, con il prefetto di Bergamo Camillo Andrena che ha portato il suo
plauso alla serata, mentre per Treviglio era presente il sindaco Ariella
Borghi.
L’auditorium della Cassa Rurale di Treviglio nel trentunesimo anniversario del
doppio delitto di Dalmine ha tenuto a battesimo un premio promosso proprio
dalla vedova D’Andrea, accompagnata dalla figlia Giovanna, andato per questa
prima edizione ai quattro componenti della polizia che hanno creato il sito
www.cadutipolizia.i t., voluto per «ridare vita a nomi, volti, storia ai Caduti
rimasti sconosciuti ai più», come ha affermato l’ispettore capo Fabrizio
Gregorutti in servizio a Pordenone, ideatore del sito realizzato assieme agli
altri colleghi, Michele Rinelli in servizio a Bologna, Francesco Scinia in
servizio a Palermo, a Gianmarco Calore in servizio a Padova, tutti premiati con
medaglia d’oro del «Premio maresciallo Luigi D’Andrea».
Appassionato l’intervento del segretario nazionale del Sap (Sindacato autonomo
di polizia), Filippo Saltamartini che ha ricordato come l’Italia «non sia
quella della delinquenza come vorrebbero fare apparire all’estero, ma la patria
di chi crede e si batte perché la legalità trionfi». Il sindaco di Treviglio
Borghi, che ha fatto dono a Gabriella Vitali di una cartella contenente opere
del trevigliese Trento Longaretti, è stata esplicita: «Non possiamo perdere
l’occasione di lanciare messaggi chiari ai nostri giovani, perché la via della
legalità diventi sempre più patrimonio di tutti. Prenderò contatti con
l’assessore alla Cultura del nostro Comune per costruire, in accordo con le
forze dell’ordine e con le scuole, un percorso educativo e formativo
convincente».
Molto toccante la testimonianza di Ciro Pauciullo che di Luigi D’Andrea fu
compagno di corso alla Scuola allievi guardia di pubblica sicurezza a Caserta a
metà anni Sessanta: «La custodia della memoria di chi è caduto nel compimento
del dovere, non può essere delegata solo ai rappresentanti delle istituzioni ma
va trasmessa a tutti gli italiani ai quali deve essere richiamato il senso del
dovere, l’abnegazione, l’eroismo o l’umile atto di obbedienza di tanti uomini
delle forze dell’ordine caduti nell’espletamento delle consegne ricevute. Di Luigi
ho conservato un cinturone da lui personalmente intrecciato con pazienza
durante le ore del tempo libero; l’ho indossato poche volte, questa sera ne
faccio dono alla signora Gabriella». Ha concluso la serata la vedova del
maresciallo D’Andrea rivolgendo parole di affetto a tutti coloro che vestono
una divisa perché chiamati a servire la nazione, i cittadini, anche a costo
dell’estremo sacrificio: «Va ricordato che ogni atto di eroismo è un gesto
d’amore per chi rimane».
di Saverio Volpe
da L’Eco di Bergamo
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