L’ADIGE
La festa
no alcol conquista i giovani (*) SILVIA CESARO Sono
stati tantissimi i giovani che ieri sera hanno invaso il palazzetto dello sport
di Rovereto per il consueto appuntamento annuale con la festa «no alcol» organizzata
dai Laboratori del fare. Musica, danza, esposizioni di disegni, fumetti e
fotografie. E a solo un’ora dall’inizio si potevano contare oltre cinquecento
ingressi strappati. Ma se la tradizione ha sempre voluto la festa dei laboratori
all’insegna della musica, quest’anno le cose sono andate diversamente. Perchè grande
spazio è stato concesso anche alle esposizioni, disposte per l’occasione in
campo, a pochi passi da chi si esibiva sul palco. Una raccolta di disegni e
fotografie, per un totale di ventotto artisti. Tra loro anche due ragazze
veronesi che hanno aderito all’iniziativa grazie al forum studentesco di
Rovereto, dove hanno conosciuto l’iniziativa. Ma la giovanissima artista più
stupefacente è stata Michelle, di soli dieci anni,che ieri ha esposto disegni e
fumetti, «ci ha chiesto di esporre - ci spiega Silvia dei Laboratori - ed è
stata giustamente accontentata». Sul palco a succedersi la scena musicale «Just
Another Illusion», «Point of View», «Eversor», «Re-cover», «Rock Slaves» e
«Lipside»; le ragazze di Danzamania si sono esibite tra una band e l’altra;
mentre all’esterno le riprese per il cortocircuito dedicato alla situazione
giovanile a Rovereto ha mosso i suoi primi passi della serata con alcune
interviste. Giovani che si divertono
senza alcol, un motto possibile secondo i Laboratori del Fare; «sanno che
la birra è analcolica, quindi non bevono niente», si lascia sfuggire il barista
del palazzetto. Ma l’importante è che si sappiano divertire proprio con questo niente
e ieri sera sembra proprio essere stato così. (*) Nota: molte volte si ha la preoccupazione
che, se si organizzano eventi senza alcol, non partecipa nessuno. Chi ci prova
spesso rimane poi sorpreso dalla grande partecipazione. In particolare questa manifestazione, da
quanto leggo sui giornali locali, mi pare sia stata organizzata davvero in
maniera esemplare.
IL TIRRENO
Viareggio. Inquietante serata tra i ragazzi alla festa del Rione, con etilometri da
paura Sballo
in maschera Carnevale
annega in un fiume di vino e birra Bottiglioni,
lattine e cocktail dilagano, mentre a pochi metri uno stand “politically
correct” tenta invano di limitare i danni Con simulazioni di guida che fanno
venire i brividi... DONATELLA
FRANCESCONI VIAREGGIO. In alto i bottiglioni, e che il vino vada giù per la gola “a gogo”,
come raccomanda lo striscione esposto fuori da un bar, affinché Carnevale
sia. Il più stonato e strafatto possibile. Rione
Croce Verde (in pieno centro), venerdì sera. Stessa strada, stessa festa, due
mondi contrapposti per una schizofrenica incapacità di dire semplici no. Qui gli infaticabili organizzatori di “Non
la bevo”, che torna a ripetersi per mettere in guardia dai rischi delle
“ciucche” a go go; là, a pochi metri di distanza, il Paese dei balocchi dove
Lucignolo, al posto del lecca lecca, si ciuccia il bottiglione. Acquistato
sul posto, senza neanche doverselo portare da casa di nascosto da mamma e papà:
sei euro per un litro e mezzo di beverone che il rivenditore assicura essere «di
qualità». Credere sulla fiducia: di etichetta non si vede neppure l’ombra sulle
bottiglie di plastica ripulite dai resti di innocenti bibite gassate. Poco
distante, sotto l’insegna di una storica pizzeria della zona, un cartello avverte che “qui si prende
secca”, nel senso della sbronza. In uno spazio di cinquanta metri, oltre al
vino, si possono comprare birra (anche artigianale), cocktail classici (e non
composti con gli alcolici a 21 gradi, come da ordinanza), oltre alle
mini-bevute (shottini) di moda dai 12 anni in su per il loro sapore fruttato
che tira un assaggio dietro l’altro. Con 11 euro, la somma minima che qualsiasi
adolescente ha in tasca per un’uscita serale, dunque è possibile procurarsi un
litro e mezzo di vino e due bevute da 21 gradi. Ma, dividendo con gli amici,
l’etilometro si fa tondo. La
coniglietta di peluche nero e rosa ha i ciuffini e dimostra molto meno dei
trent’anni dichiarati quando l’etilometro proposto allo stand “Non la bevo” attesta
senza ombra di dubbio che nel suo sangue c’è alcol doppio rispetto al limite
consentito per legge. La ragazza si siede spavalda alla
postazione del simulatore di guida. Inforca lo scooter, dà gas e meno di un
minuto dopo si è già schiantata sull’asfalto. Se tra le mani avesse davvero il
suo due ruote, a questo punto sarebbe morta. Ma lei non si lascia
impressionare da quanto accade sullo schermo che riproduce fedelmente percorsi
e rumori nel traffico cittadino. Via, gas... e un minuto dopo essere “risorta” ha già fatto fuori un ciclista. Si
riparte, il tachimetro schizza in alto troppo velocemente. A 70 all’ora non si
sfreccia in moto tra pedoni e semafori, non
si prende quella curva così, attenta al camion, bimba, frena... Crash. Il
rumore riprodotto dalle casse fa paura anche nel frastuono della festa. Al
termine della prova la ragazza ha collezionato incidenti per una decina di
vite, “giocati” sull’asfalto virtuale. Gli
organizzatori, davvero preoccupati, le chiedono di non mettersi alla guida
sulle strade, quelle vere. Lei rassicura: andrà via col ragazzo che sta
prendere il suo posto al simulatore. Per
lui l’etilometro segna 0,78. E siamo di nuovo fuori dal limite di legge. La
prova comincia in sordina, ma il computer non perdona: è un attimo e il ciclista spuntato da dietro un furgoncino in prossimità
delle strisce pedonali viene preso in pieno. «Ma ha sbagliato - si agita il
guidatore - non si fa così». «Vero», è la risposta: «Lui ha sbagliato ma tu
l’hai ammazzato e senza neppure provare a frenare». «Che
esagerazione», commenta il diciottenne simil-dark con tutù nero di tulle. Lui
ha guidato poco prima dei due kamikaze ed è “morto” quattro volte: «È virtuale.
Se ti schianti ti rialzi. Noi ragazzi siamo tutti abituati a giocare così. Mica
succede nulla...». A lui, che non aveva bevuto, il simulatore ha proposto un
percorso di montagna. Tornanti e discese, camion come sulla Firenze-Bologna,
tanta voglia di sorpassare anche là dove la linea continua - direbbe
l’istruttore di guida - è come un muro. Ha lo scooter, racconta, e sta
prendendo la patente per l’auto. Guardarlo sullo schermo dà i brividi: non usa
le frecce, se non per svoltare; accelera oltre ogni indicazione di limite di
velocità; sorpassa dove non è consentito. E non è neppure tra i più
spericolati. S’è
fatta mezzanotte. Le cenerentole non hanno più limiti d’orario e non perdono
scarpette o anfibi. Però vomitano: negli angoli, sui gradini delle chiese, tra
i pini della piazzetta. Le amiche sorreggono, tirano indietro i capelli,
confortano. Al Rione o in discoteca poco importa. Perché nei locali gettonati dalla fascia d’età 13-18 si paga per
ingresso e consumazione. Che, come in quelli per i più grandi, più è alcolica e
meglio è. Così si
scatena la caccia agli amici “sfigati”, quelli ancora non hanno fatto il grande
passo, vanno ad aranciata e cedono le bevute. Mentre la sedicenne che “se la
tira” da grande sfodera il carnet di bigliettini al bar della disco, chi è di
là dal bancone non fa una piega. Tanto se
un genitore volesse prendere informazioni, al telefono si sentirebbe negare l’evidenza,
perché al veglione degli studenti «non facciamo entrare i minorenni». Alla
fine, le feste rionali - che Viareggio di Carnevale in Carnevale scopre ad alto
tasso alcolico e a rischio altrettanto alto per i suoi giovani - non sono che
il rito del sabato sera. Un rito che
finisce sotto gli occhi di tutti solo perché si tiene all’aperto.
IL TIRRENO
STONATI
SEMPRE PIU’ PRECOCI Teenagers
e intrugli fruttati, la battaglia comincia qui VIAREGGIO. Ti puoi bere un “cervelletto” o
darci sotto con “shottini”, “tequila bum bum”, rhum e pera, vodka aromatizzata
alla frutta, alla menta e a tutto quello che fa dolce il sapore. Al Rione con
le bevande che non superano i 21 gradi alcolici - prodotte in provincia di Pisa
dove ci sono aziende che si sono specializzate nel settore - e nei locali del
sabato sera con i liquori veri. Ma poi,
alla bevuta consumata si aggiungono, causa prezzi, quelle fai da te. Dai cofani
di auto e scooter, appena si fa quella cert’ora, spuntano le bottiglie
acquistate nei supermercati dove nessuno chiede la carta di identità o dove si
manda l’amico più grande. Se è estate, nel bauletto del motorino (basta
chiedere alla polizia municipale per avere la conferma) ci stanno comode un tot
di birre con il ghiaccio necessario a non farle riscaldare. Per il
Rione, però, oltre all’immancabile bottiglione di vino può andar bene quanto la
fantasia di locali e pub riesce a produrre. Il “cervelletto”, appunto, per il
quale si usano sciroppo rosso sulla granatina con l’aggiunta di vodka. Se ci
butti dentro il Bailey’s, l’effetto è di una cosa chiara che si rapprende. Ed
ecco il motivo del nome. Il “Blow job”, invece, unisce vodka e liquore al
caffè, il tutto sormontato dalla panna montata. L’importante è assicurare l’effetto dolce che spinge a bere ancora.
Come fanno anche gli “shottini”, mini cocktail da bere alla goccia: nei
bicchierini a disposizione dei bar, oppure in quelli che già li contengono, se
pre confezionati. Tra le caratteristiche che devono avere, quella di essere
coloratissimi. Risultato che si ottiene mescolando sciroppi e alcol, Lemonsoda
e vodka, Lemonsoda e liquore alla pesca, Lemonsoda e liquore alla fragola. Quella
contro il consumo di alcol tra giovani e giovanissimi, spiegava nei giorni
scorsi, un assessore viareggino sarebbe «una partita persa». Non ci credono gli organizzatori di “Non la bevo”, che ci
hanno riprovato anche quest’anno, mentre intorno a loro girano fiumi di alcol anche al Rione Croce
Verde, dal nome dell’associazione di volontariato tra i promotori della campagna.
Insieme ad Asl (il Sert che su questi temi fa un lavoro specifico), sezione
soci Coop, Associazione familiari e vittime della strada, Comune, Provincia e
Fondazione Carnevale, in collaborazione con polizia municipale. (d.f.)
IL TIRRENO
«Rioni
alcolici, bisogna cambiare» L’assessore
Di Fonzo: non è il modello di festa per i nostri figli In giro
per la tre giorni alla Croce Verde: «A sei euro un litro e mezzo di vino.
Venduti anche ai minori» VIAREGGIO. «Quella contro l’abuso di alcol non è assolutamente una partita
persa, come qualcuno dei miei colleghi pensa». Gianfranco Di Fonzo,
assessore alla mobilità e giovane genitore, racconta i quattro passi al Rione
Croce Verde, venerdì sera. «È difficile e lunga», continua Di Fonzo: «Ma qui non si perdono voti o poltrone; si
perdono vite umane». Padre e politico: due punti di vista
attraverso i quali guardare le feste rionali... «Quello che ho visto venerdì sera mi
preoccupa come genitore. Ho fatto personalmente l’esperienza di poter
acquistare un bottiglione da un litro e mezzo di vino venduto a soli sei euro
ad adulti o minori senza distinzione...Mi spaventa che tra gli acquirenti, un
giorno, ci possa essere anche mia figlia. Chi organizza i Rioni non si può
permettere di continuare a pensare che questa sia la ricchezza della festa.
Sfido qualsiasi genitore che vada al Rione a non porsi queste domande. Compresa
quella fondamentale: vogliamo continuare così? Con la Fondazione Carnevale
bisogna mettere sul tavolo la questione». Ansie paterne alle quali la risposta è
fulminante: gli adulti non sanno divertirsi. «Ai Rioni da ragazzo ci sono andato anch’io.
E bevendo. Ma se il concetto che ti porta alla festa è “bevo e dunque mi
diverto”, allora sì: sono anziano e non capisco. I test al simulatore di
guida, visto venerdì, erano chiari: tra chi aveva bevuto e chi no, c’erano
decine di morti virtuali di differenza». Da una parte l’iniziativa “Non la bevo”,
dall’altra i cartelli “vino a go go”. Un po’ schizofrenico o no? «Direi di sì. Anche se vanno ringraziati
tutti gli organizzatori di “Non la bevo”. E ammetto che davvero, come
assessore, dovevo e potevo fare di più».
L’ARENA di Verona
IL CASO.
L’incidente si è verificato all’autogrill Scaligera sulla Serenissima. Forse
era ubriaco Cade
dalla cabina del tir Ora è in rianimazione Non è
ancora chiara la dinamica dell’incidente al vaglio degli agenti della Polizia
stradale Un
autista tedesco di un tir caduto dalla sua cabina di guida. Era ubriaco,
riferiscono gli agenti della polizia stradale. Ma quel volo gli è costato caro:
è stato portato in rianimazione da un’ambulanza di Verona emergenza in
condizioni gravissime. Il fatto si è verificato intorno alle 18.30
nell’autogrill «La scaligera» di Soave sulla Serenissima. Sul posto, sono
intervenuti gli agenti della Polizia stradale di Verona sud, chiamati da una
dipendente dell’area di servizio. Gli investigatori hanno subito accertato che
non c’erano responsabilità da parte dell’accompagnatore nella caduta
dell’autista ferito. Secondo le prime
indiscrezioni, i due tedeschi si erano fermati all’autogrill in condizioni già
di per sè non proprio sobrie. Avrebbero poi incrementato il loro stato di
ebbrezza, bevendo qualche goccio in più al bancone del bar dell’area di
servizio. Ad allarmarsi la stessa dipendente dell’autogrill che ha chiamato
la polizia stradale: non voleva che il tedesco si mettesse alla guida del tir
in quello stato così alterato. Di qui la chiamata al 113. Gli agenti della
Polizia stradale si sono recati subito sul posto mentre i due tedeschi si sono
rifugiati nella cabina del loro camion. Una volta accortosi della presenza
della Polizia stradale, il tedesco ha fatto per scendere dalla cabina del tir,
precipitando per un paio di metri. A causa della caduta, l’autista ha riportato
un fortissimo trauma cranico e a prestargli i primi soccorsi sarebbero stati
gli agenti che poi hanno chiamato Verona emergenza. Il tedesco è stato portato così nel reparto di
rianimazione in condizioni gravissime. In realtà, sono gli agenti, rimasti
nell’autogrill fino alla tarda serata, a far notare che nella vicenda ci sono
ancora aspetti poco chiari.
IL GAZZETTINO (Vicenza)
Auto in
un canale, morti quattro giovani Tre
studenti e un fotografo, tutti di 19 anni. La tragedia a Camisano Vicentino al
ritorno da una serata in birreria Vicenza NOSTRA REDAZIONE «Ho sentito battere sul vetro. Pugni contro il
finestrino. Vivi, lo so. Sono vivi». Ma l’auto affondava nel fango e quando
l’hanno tirata fuori dal canale Francesco, Riccardo, Matteo e Claudio non
respiravano più. Gli amici urlavano contro la morte, aggrappandosi all’ultima
speranza di un rumore lontano, di un cellulare lasciato acceso, all’improvviso
bagliore di una mano che chiede aiuto e cerca una via di fuga. Ma l’auto era
volata in una delle rogge che attraversano Camisano Vicentino, si era
ribaltata, intrappolando per sempre quattro ragazzi di 19 anni: Riccardo Frigo,
Francesco Figliomeni, Matteo Ertolupi e Claudio Contarin, tutti del posto.
Accade venerdì alle 23, in via Ponte Napoleone, strada maledetta, che ha
segnato la storia del paese, un lutto dopo l’altro. Pochi chilometri d’asfalto
che costeggiano campi pettinati e argini sassosi, tra luci rare e brutte curve.
Riccardo, Francesco, Matteo e Claudio sono di ritorno dalla birreria Nevermind
di Grumolo, dove si ritrovano le compagnie della zona. L’auto, una scintillante
Alfa 166, è del padre di Frigo. Riccardo l’ha presa proprio quella sera. La
Punto che guida sempre serve a suo fratello, invitato in pizzeria per
festeggiare con gli altri ragazzi la sua classe, l’89. Al volante Frigo,
ipotizzeranno i carabinieri, perchè il verbale resta ancora con molte
incertezze. Cielo pulito e pieno di stelle, quasi un annuncio di primavera. E la
strada non sembra quella dei racconti dei genitori, degli incidenti, delle
raccomandazioni che non bastano mai. Scivola via, come le notti che precedono
il sabato dei ragazzi. Forse la velocità nell’affrontare una curva,
ipotizzeranno ancora i carabinieri. Oppure la distrazione di chi è giovane. Ma la macchina sbanda a sinistra, sale
sull’erba, urta un muretto. E per il colpo si ribalta nel canale di scolo. Un
salto di un metro e mezzo, niente di più. Ma affonda nel punto più profondo,
acqua e fango. Ancora un metro e mezzo nel buio della terra. Poi il silenzio.
Ma via Ponte Napoleone alle 23 e qualche minuto è già affollata. Il boato
dell’auto che piomba nel canale ha risvegliato chi vive lì vicino. Una storia
che si ripete, l’ambulanza, le luci blu dei carabinieri, i vigili del fuoco, la
disperazione di chi aspetta, di chi infila un minuto dietro l’altro, come un
respiro che allontana la morte. Tra i primi ad arrivare è Daniele Ertolupi,
cugino di Matteo. Anche lui di ritorno dalla birreria di Grumolo. «Li precedevo
di poco con la mia auto - dirà - a un certo punto non li ho visti più. Mi sono
fermato. Ho aspettato». Poi, il presentimento. Torna indietro. «Ho visto l’auto
nel canale, sono sceso. Ho tentato di sollevarla. Ho tentato, tentato. E ho
sentito che qualcuno batteva contro il vetro. I pugni contro il finestrino. Sì,
vivi». Serviranno due autogru dei vigili del fuoco
per tirare via la macchina dal fango. Serviranno medici, infermieri e
carabinieri per stendere i quattro ragazzi sull’asfalto. Servirà tutto il
coraggio dei soccorritori per portare Riccardo, Francesco, Matteo e Claudio al
più presto all’ospedale, per non farli vedere ai genitori, là, a terra, con i
cellulari che ancora squillano, perchè gli amici non si sono rassegnati. In
birreria i ragazzi erano andati solo per pochi minuti. Non c’è alcol nella loro
storia. Non ci sono eccessi. Non c’è un’ombra. Nessuna sbavatura. Dirà il
titolare della birreria, Daniele Menegolo: «Ho servito un caffè, un amaro e una
birra. Venivano qui solo per incontrare gli amici. Mai visti su di giri». Anche
gli esami del sangue risulteranno negativi. (*) La morte, dirà il medico, è
arrivata molto probabilmente per schiacciamento. Riccardo Frigo andava a
scuola. Quinto anno dell’istituto commerciale Rossi di Vicenza. Due fratelli,
la famiglia impegnata in un piccolo caseificio. Anche Francesco Figliomeni era
all’ultimo anno delle superiori. Istituto Baronio di Vicenza, grande
appassionato di calcio e di arti marziali. Figlio di Vincent, consigliere
politico della caserma americana Ederle di Vicenza. Avrebbe compiuto venti anni
tra una settimana. Matteo Ertopuli, primo anno di ingegneria e molti progetti
per il futuro. Claudio Contarin unico al lavoro: fotografo insieme a suo padre.
Parrocchia e sport, nessuna fidanzata. Dalla birreria sarebbero andati a
giocare a biliardino. Donatella
Vetuli (*) Nota: una tragedia spaventosa. Un’altra
maledetta storia di morte sulla strada. La dichiarazione del titolare della birreria,
così come riportata in questo articolo, appare equivocabile. Ma l’esito degli esami del sangue dimostra che
questa strage stradale non è dovuta all’alcol.
IL TEMPO
Terzo
tempo Inni
nazionali e birra a fiumi al Village Per
l’esordio romano del Sei Nazioni il maquillage non ha riguardato solo lo stadio
Flaminio. Sul piazzale appena fuori la curva sud è sorto il Peroni Village
intitolato al Terzo Tempo e dedicato alla festa del rugby. Maxi-schermi per
vedere tutte le partite in diretta, birra a fiumi stand per acquistare
le ambitissime maglie che colorano il popolo del mondo ovale. Bella l’iniziativa della Peroni che
distribuirà agli ingressi un pieghevole con gli inni delle due squadre. Anche all’interno dello stadio il contorno
sarà ricco con sbandieratori e diversivi vari. Prima del match anche la rana
Diva, mascotte dei Mondiali di nuoto di Roma 2009, passeggerà sull’erba del
Flaminio. Ale.Fus.
IL GAZZETTINO (Pordenone)
CASARSA
DELLA DELIZIA Illustrato dal presidente il programma del sodalizio che gestisce
anche Palazzo Zatti, dove hanno sede sedici associazioni "Sagra
del vino", si apre un nuovo capitolo L’assemblea
della Pro ha approvato l’obiettivo di valorizzazione del prodotto e
dell’agroalimentare in seno alla festa Casarsa della Delizia Via libera dall’assemblea della Pro Casarsa al
progetto di valorizzazione del vino e dell’agroalimentare che sarà attuato in
occasione della Sagra del vino, che prenderà il via il 23 aprile per
concludersi il 5 maggio. Il programma del sodalizio è stato illustrato dal
presidente, Stefano Polzot: collaborazione alle foghere, Cittadino dell’Anno,
Carnevale, Incontri con gli autori, Sagra del Vino, Festa della Repubblica,
E...state a Casarsa, Calici di stelle, Festa di San Rocco, Delizia che festa,
Aria di Natale, Circuito Cinema e la rassegna di teatro amatoriale, un
programma che si unisce alle attività continuative della Pro. Tra queste la gestione di Palazzo Zatti, dove
hanno sede 16 associazioni, oltre a ufficio turistico e segreteria Pro (aperto
dal lunedì al venerdì, dalle 15 alle 19.30), l’attività editoriale (La Roggia),
il sito internet (www.procasarsa.org
) e la Scuola di orientamento musicale. «Una mole di lavoro che si deve
all’impegno di un direttivo affiatato e giovane con Michele Putignano come vice
presidente - ha affermato il presidente -, alle 3 volontarie del servizio
civile e alla segretaria Viviana Fabbro». Ritornando alla sagra, il luogo delle novità
sarà l’aiuola centrale di via XXIV Maggio dove sarà realizzato un punto
degustazione dei vini La Delizia, della cooperazione provinciale e delle
aziende dell’asse del Tagliamento, oltre a una mostra mercato permanente
dell’agroalimentare locale e regionale, con alcuni innesti oltre regione,
attiva per tutto il periodo della Sagra, grazie alla collaborazione delle
Coldiretti di Casarsa e San Giovanni. Poi artigianato tipico, animazioni e
spettacoli che faranno da corollario agli eventi più importanti in programma
nel teatro Pasolini. In agenda convegni con esperti nazionali e
l’incontro-gemellaggio con una Città del vino di un’altra regione.
Sottolineata, alla presenza del presidente della Cantina, Renzo Colussi, la
stretta collaborazione alla base di questo progetto, che gode del sostegno del
Comune, presenti gli assessori Antonio Marinelli e Venanzio Francescutti e il
sindaco Angioletto Tubaro. Quest’ultimo ha ricordato il ruolo della Pro Loco
come interlocutore e riferimento del mondo associazionistico comunale. Il
bilancio consuntivo, approvato all’unanimità dai soci, assomma a 194 mila euro,
con 10 mila euro di saldo attivo. Michela
Sovrano
IL GAZZETTINO (Pordenone)
Sono
stati arrestati ... Caneva Sono stati arrestati ieri mattina dai
carabinieri di Caneva per maltrattamenti in famiglia, violazione di domicilio
aggravato e minaccia aggravata nei confronti del padre, Andrea e Roberto
Dall’Acqua, due gemelli ventiduenni che risiedono in località Maloria, a
Caneva. A firmare gli ordini di custodia cautelare è stato il gip del Tribunale
di Pordenone Patrizia Botteri che ha così accolto la richiesta presentata prima
di Natale dal pm Daniela Bartolucci che ha coordinato le indagini sugli episodi
che hanno portato in cella i gemelli. Da quanto appreso, minacce e violenze
andavano avanti da alcuni mesi e si erano intensificate tra ottobre e novembre
scorsi, fino al punto di convincere il magistrato inquirente, dopo le ripetute
denunce del padre Giovanni, pensionato sessantunenne, a chiedere al gip le
custodie cautelari per i due fratelli Dall’Acqua. Il padre viveva nella stessa casa dei figli,
ma per sfuggire a una situazione insostenibile fatta di continui screzi o
peggio, ha deciso di abbandonare l’abitazione e di trasferirsi in una sorta di
rifugio attiguo alla casa di famiglia. Voleva stare in pace e vivere, da quanto
emerso, con una donna, al riparo dalle
intimidazioni alle quali lo sottoponevano quotidianamente i gemelli che lo
accusavano di bere troppo. Un problema, quello con l’alcol, che il
sessantunenne non avrebbe comunque mai fatto pesare ai figli, dato che con
la pensione poteva vivere senza dover chiedere nulla (*) a loro che, invece, non accettavano il "vizietto" del padre
nè tantomeno il fatto che avesse deciso di lasciare la casa di famiglia e di
andare a vivere con una donna. Le indagini condotte dai carabinieri sulla
scia di numerosi interventi e altrettante denunce presentate contro i due
gemelli dal padre, hanno portato alla luce un quadro fatto di maltrattamenti,
minacce, offese, percosse e danni. Addirittura i due gemelli - entrambi
lavorano - per spaventare la compagna del padre avrebbero usato una bottiglia
di vetro rotta, brandendola a mo’ di arma e spingendo così la donna,
terrorizzata, ad andarsene. Un crescendo di violenze, compresi i calci sulla
porta d’ingresso della casa paterna chiusa a chiave per entrare, che non sono
cessati nemmeno quando i due fratelli hanno visto i carabinieri e hanno appreso
che quanto accadeva in quella casa in località Maloria era ben noto agli
investigatori. Probabilmente
tutta questa violenza, fisica e psicologica, nei confronti del padre era vista
dai gemelli come l’unico mezzo per allontanarlo dalla bottiglia, per fargli
capire che non doveva bere e neppure vivere una vita indipendente con una
compagna. Se poi dietro questa storia alquanto triste c’è dell’altro,
oltre allo scenario a tinte buie già dipinto, si vedrà. Per ora è abbastanza. Susanna
Salvador (*) Nota: è una vicenda molto triste e
drammatica, come sovente se ne trovano in famiglie con problemi alcol
correlati. La considerazione secondo la quale l’alcol del padre non peserebbe sui
figli perché il padre è economicamente indipendente è inaccettabile.
LA NAZIONE
LE
NOSTRE INCHIESTE : BERE SICURO “IL
DRINK SENZA SBALLO SARA’ NEI LOCALI” (*) La
provincia di Forlì-Cesena adotta la campagna del QN: contribuiremo Dall’inviato
MASSIMO PANDOLFI -Forlì- UNA PROVINCIA,
nel senso istituzionale del termine, adotta il nostro bicchiere-sicurezza. Eccoci nel cuore di Forlì-Cesena, quasi
400mila abitanti e una marea di locali notturni. “Tempo una quindicina di
giorni – dice Massimo Bulbi, il presidente – conto che tutte le discoteche, i
disco-pub, gli street bar e comunque i locali della notte nella mia provincia,
possano utilizzare questi bicchieri-sicurezza”. Puro e duro. Per chi non ci avesse seguito in questi
giorni, riepiloghiamo. Il QN ha lanciato una proposta: visto che crescono a
dismisura i casi di giovani ( soprattutto ragazze ) che vengono drogate, e a
volte purtroppo stuprate, da delinquenti
che fanno scivolare nei loro drink una micidiale sostanza che toglie inibizioni,
coscienza e memoria, non sarebbe il caso, nei localini prestare più attenzione
ai bicchieri in balìa di tutto e di tutti ? Ecco così l’idea del “bere sicuro”,
del bicchiere sicurezza e subito dopo del “sicur tap”, un prototipo già creato
da un imprenditore della notte romagnola, Sauro Moretti. E veniamo all’altro
giorno.
BULBI, IL PRESIDENTE della Provincia di
Forlì-Cesena, ha scritto al direttore del nostro giornale: “Desidero
ringraziarvi, perché ancora una volta dimostrate di saper promuovere campagne
di sensibilizzazione di grande importanza. Voglio assicurarvi la disponibilità
dell’Ente a fare la propria parte anche in questa campagna, per esempio
facendoci promotori di un momento di discussione fra gli imprenditori del
settore ed i promotori dell’ iniziativa, per valutare come renderla subito
operativa almeno su tutto il territorio provinciale”.
DOPO LA LETTERA, siamo andati a trovarlo
questo signor Massimo Bulbi, un romagnolo 46enne dal faccione simpatico che
andava a scuola con Paolo Cevoli, il comico. Bulbi abita a Roncofreddo, nel
cesenate, e la celebre gag di Cavoli, alias Palmiro Cangini assessore di “Roncofritto”,
è proprio ispirata a lui, l’attuale presidente della Provincia di Forlì-Cesena.
“Ho indetto per la prossima settimana una riunione con tutte le associazioni dei
locali di divertimento – assicura il presidente – Sensibilizzerò tutti e
dovremo decidere chi tirerà fori i soldi per pagare i “sicur tap”. Mi sono già
informato: non sarà un problema economico. Anzi, prevedo una vera e propria
gara, perché la possibilità di inserire uno o più sponsor in questo
copri-bicchiere consentirà a tutti di guadagnarci: in primis ai ragazzi e ai
loro familiari, che rischieranno di meno; poi ai gestori dei locali, che si
dimostreranno sensibili, moderni e attenti; e infine, a chi pagherà il tutto (
fra l’altro una cifra esigua ) che avrà un grande ritorno pubblicitario. Noi
come Provincia siamo pronti a fare la nostra parte. E se non dovesse succedere
nulla, rinfacciatemelo pure”.
LA CNA PROVINCIALE ha già risposto “presente” a
Bulbi ancora prima dell’incontro: “E’ un’iniziativa che ci piace moltissimo –
spiega Daniele Mazzoni, segretario del settore alimentare – siamo fieri di
partire da Forlì-Cesena con il ‘sicur tap’ ma vi posso già anticipare una cosa:
l’idea la proporremo nei prossimi giorni anche a Roma, a Cna nazionale”. Comincia la marcia. Adesso il
bicchiere-sicurezza è in viaggio anche verso la capitale. (*) Nota: quest’iniziativa serve ad evitare il
rischio che venga messo in un bicchiere GHB, ad insaputa del bevitore
(generalmente bevitrice). Ma parlare di “Bere sicuro” e “drink senza
sballo”, se non si toglie l’alcol, mi pare quantomeno impreciso.
IL TIRRENO
Denunciato
un marocchino che non si reggeva in piedi Ubriaco alla
guida imbocca la Tangenziale contromano PRATO.
Un ubriaco alla guida di un’auto è stato fermato da una pattuglia dei vigili
urbani, dopo un inseguimento, mentre procedeva contromano sulla Tangenzale. Il
fatto si è verificato la scorsa notte intorno all’una e mezzo: è stato un
automobilista a telefonare alla centrale operativa di piazza Macelli per
segnalare una Golf che in via dell’Organo procedeva a zig-zag, invadendo la
corsia opposta al proprio senso di marcia. L’operatore della centrale ha immediatamente
avvertito una pattuglia di motociclisti, restando in contatto telefonico col
testimone che ha seguito l’altra auto a distanza. Nel frattempo la vettura
aveva imboccato contromano la Tangenziale. I
vigili urbani hanno intercettato il veicolo sul viale Nam Dinh, mentre
procedeva in direzione sud, nei pressi di un distributore di benzina, e solo dopo ripetuti tentativi sono riusciti
a bloccare la macchina e il suo conducente, apparso immediatamente in evidente
stato di ubriachezza. A.Z., un marocchino di 48 anni residente a Scandicci,
una volta fermato non era infatti in grado di parlare, se non in maniera
confusa, nè di mantenere la posizione eretta. Positivo al primo esame col
precursore, quando è arrivato al comando di piazza Macelli il marocchino non era nemmeno in grado di soffiare
nell’etilometro e dunque non è stato possibile accertare quanto alcol avesse
nel sangue, un tasso certamente da record. Gli hanno ritirato la patente ed
è stato denunciato.
LA NAZIONE
LE
NOSTRE INCHIESTE : BERE SICURO “IL
DRINK SENZA SBALLO SARA’ NEI LOCALI” (*) La
provincia di Forlì-Cesena adotta la campagna del QN: contribuiremo Dall’inviato
MASSIMO PANDOLFI -Forlì- UNA PROVINCIA,
nel senso istituzionale del termine, adotta il nostro bicchiere-sicurezza. Eccoci nel cuore di Forlì-Cesena, quasi
400mila abitanti e una marea di locali notturni. “Tempo una quindicina di
giorni – dice Massimo Bulbi, il presidente – conto che tutte le discoteche, i
disco-pub, gli street bar e comunque i locali della notte nella mia provincia,
possano utilizzare questi bicchieri-sicurezza”. Puro e duro. Per chi non ci avesse seguito in questi
giorni, riepiloghiamo. Il QN ha lanciato una proposta: visto che crescono a
dismisura i casi di giovani ( soprattutto ragazze ) che vengono drogate, e a
volte purtroppo stuprate, da delinquenti
che fanno scivolare nei loro drink una micidiale sostanza che toglie inibizioni,
coscienza e memoria, non sarebbe il caso, nei localini prestare più attenzione
ai bicchieri in balìa di tutto e di tutti ? Ecco così l’idea del “bere sicuro”,
del bicchiere sicurezza e subito dopo del “sicur tap”, un prototipo già creato
da un imprenditore della notte romagnola, Sauro Moretti. E veniamo all’altro
giorno.
BULBI, IL PRESIDENTE della Provincia di
Forlì-Cesena, ha scritto al direttore del nostro giornale: “Desidero
ringraziarvi, perché ancora una volta dimostrate di saper promuovere campagne
di sensibilizzazione di grande importanza. Voglio assicurarvi la disponibilità
dell’Ente a fare la propria parte anche in questa campagna, per esempio
facendoci promotori di un momento di discussione fra gli imprenditori del
settore ed i promotori dell’ iniziativa, per valutare come renderla subito
operativa almeno su tutto il territorio provinciale”.
DOPO LA LETTERA, siamo andati a trovarlo
questo signor Massimo Bulbi, un romagnolo 46enne dal faccione simpatico che
andava a scuola con Paolo Cevoli, il comico. Bulbi abita a Roncofreddo, nel
cesenate, e la celebre gag di Cavoli, alias Palmiro Cangini assessore di “Roncofritto”,
è proprio ispirata a lui, l’attuale presidente della Provincia di Forlì-Cesena.
“Ho indetto per la prossima settimana una riunione con tutte le associazioni dei
locali di divertimento – assicura il presidente – Sensibilizzerò tutti e
dovremo decidere chi tirerà fori i soldi per pagare i “sicur tap”. Mi sono già
informato: non sarà un problema economico. Anzi, prevedo una vera e propria
gara, perché la possibilità di inserire uno o più sponsor in questo
copri-bicchiere consentirà a tutti di guadagnarci: in primis ai ragazzi e ai
loro familiari, che rischieranno di meno; poi ai gestori dei locali, che si
dimostreranno sensibili, moderni e attenti; e infine, a chi pagherà il tutto (
fra l’altro una cifra esigua ) che avrà un grande ritorno pubblicitario. Noi
come Provincia siamo pronti a fare la nostra parte. E se non dovesse succedere
nulla, rinfacciatemelo pure”.
LA CNA PROVINCIALE ha già risposto “presente” a
Bulbi ancora prima dell’incontro: “E’ un’iniziativa che ci piace moltissimo –
spiega Daniele Mazzoni, segretario del settore alimentare – siamo fieri di
partire da Forlì-Cesena con il ‘sicur tap’ ma vi posso già anticipare una cosa:
l’idea la proporremo nei prossimi giorni anche a Roma, a Cna nazionale”. Comincia la marcia. Adesso il
bicchiere-sicurezza è in viaggio anche verso la capitale. (*) Nota: quest’iniziativa serve ad evitare il
rischio che venga messo in un bicchiere GHB, ad insaputa del bevitore
(generalmente bevitrice). Ma parlare di “Bere sicuro” e “drink senza
sballo”, se non si toglie l’alcol, mi pare quantomeno impreciso.
L’ADIGE
in via
Brennero Straniero soccorso dal 118 Ferito
nella lite, vaga sanguinante in mezzo alla strada Botte ieri sera in via Brennero con uno dei
protagonisti, uno straniero con il volto insanguinato, che vagava sulla
carreggiata con il rischio di essere investito. Parecchie le telefonate giunte
alle forze dell’ordine e al 118 per segnalare prima il litigio e poi il ferito
che creava pericolo e intralcio alla circolazione. L’episodio è infatti
avvenuto verso 22 e pur essendo la via piuttosto illuminata la presenza di una
persona barcollante in strada ha destato parecchia preoccupazione tra gli
automobilisti in transito che non riuscivano a capire cosa fosse realmente
successo e come avesse fatto la persona a ridursi in quelle condizioni. Sul
posto sono intervenute alcune pattuglie di carabinieri e polizia che hanno
inizialmente soccorso lo straniero maggiormente contuso. Aveva botte alla testa e al volto e, secondo le prime indicazioni, era
visibilmente alterato. L’uomo è stato caricato sull’ambulanza e portato al
pronto soccorso del S. Chiara per essere medicato. Le sue condizioni non sono
gravi. Identificato anche l’altro soggetto protagonista della violenta lite.
Sul fatto indagano i carabinieri del nucleo radiomobile anche se pare che il litigio sia scaturito per
futili motivi e che sia degenerato soprattutto a causa dell’alcol.
Probabile che la reale versione dei fatti emergerà nelle prossime ore quando entrambi
saranno riascoltati.
AGRIGENTOWEB.IT
Allarme
droga e alcool a Casteltermini, Cammarata e San Giovanni Gemini. I tre
comuni si uniscono per vincere l’emergenza lanciata dal Sert Al via un progetto ambizioso, il primo nella
provincia, che prevede l’arrivo, nei tre comuni montani, di un team di
psicologi e assistenti sociali, che diventeranno “operatori di strada” e
andranno a “recuperare” i giovani direttamente dai luoghi a rischio. “Dire
di no a droga e alcool”. é stato questo l’imperativo che ha guidato i
comuni di Casteltermini, Cammarata e San Giovanni Gemini a unire le forze. I
dati del Sert parlavano chiaro da un pezzo: sono tanti, troppi, i giovani dei
tre centri montani dediti al consumo di droghe leggere e alcool. Una
percentuale incisiva, se rapportata a quelle degli altri comuni della
provincia. Un dato allarmante, a cui gli amministratori comunali hanno pensato
di dover trovare una soluzione d’urgenza. Parte la concertazione, che ha visto i due
sindaci, quello di Casteltermini e quello di Cammarata e il commissario ad acta
di San Giovanni Gemini riunirsi in un distretto amministrativo, il più piccolo
della provincia di Agrigento e redigere un piano di zona, che vede nell’ordine
delle sue priorità proprio l’allarme droga e alcool. In merito al tema parte
anche una concertazione con il Distretto ASL D4, dove convogliano le Aziende
sanitarie locali dei tre comuni. É stato redatto un progetto, che è stato
approvato nei giorni scorsi e che sarà attuato con procedura d’urgenza. La
notizia è stata resa nota venerdì 8 febbraio, al cine-teatro Di Pisa di
Casteltermini, dove si è tenuta la conferenza dei servizi. Ad annunciare
l’avvio del progetto sono stati Nuccio Sapia, Sindaco di Casteltermini e
capofila del distretto amministrativo, Vito Mangiapane, Sindaco di Cammarata e
il dott. Gaetano Mancuso, direttore del Distretto Sanitario. Il primo punto
all’ordine del progetto è quello di far arrivare nei tre comuni un nutrito team
di “operatori di strada”, di psicologi, psicoterapeuti e assistenti sociali,
che andranno a cercare i giovani e che non attenderanno che saranno questi a
recarsi nei consultori. Gli “operatori di strada” lavoreranno all’interno dei
locali di pubblico ritrovo, pub, sale giochi, club e lì cercheranno di identificare
e rapportarsi con i giovani a rischio. A questa modalità di intervento ne sarà
affiancata un’altra, quella della somministrazione ai giovani di un
questionario anonimo, che servirà agli operatori per comprendere meglio la
realtà giovanile dei tre centri. Nel corso della conferenza è stata letta una
relazione, redatta dal Sert di Agrigento: “la famiglia si è trasformata e ha
difficoltà a gestire i ragazzi. I ragazzi scelgono dei luoghi di aggregazione
complessi. Si è diffuso il fenomeno delle case in affitto da gruppi di ragazzi,
che possono diventare dei luoghi pericolosi. I giovani, al riparo da occhi
indiscreti, possono con facilità cedere al consumo esagerato di alcool, all’uso
di droga e alla pratica del sesso promiscuo” – questa è una parte della
relazione. Ai dati del Sert si aggiungono anche le notizie ufficiali sui tanti
“fermi” delle Forze dell’ordine, per detenzione e spaccio di sostanze
stupefacenti, posti in essere negli ultimi mesi nei comuni del distretto. “Abbiamo creduto parecchio nell’attuazione di
questo progetto – commenta Nuccio Sapia, sindaco di Casteltermini. Abbiamo
fatto in modo che le procedure di attuazione partissero in tempi brevissimi. Non
possiamo permetterci di lasciare i nostri giovani in balìa di vizi distruttivi.
I giovani hanno bisogno di essere compresi e ascoltati. A volte si cade nelle
dipendenze per demotivazione. La disoccupazione e la mancanza di input possono
essere due dei motivi, che portano alla devianza. Con questo progetto
intendiamo avvicinarci ai giovani. Non vogliamo additarli come dei diversi, ma
far capire loro che non sono soli e che ci sono delle alternative valide alle
sostanze tossiche. Crediamo parecchio nelle nuove generazioni. Sono loro la
speranza di rinascita della nostra terra. Spetta a noi amministratori fare di
di tutto per evitare che i mali della società moderna possano intaccare,
inesorabilmente, i sogni dei nostri ragazzi”. “E’ importante che i giovani, che sono soliti
usare sostanze stupefacenti e super alcolici, inizino un dialogo con figure
competenti, quali possono essere gli psicologi e gli psicoterapeuti – dice il
dott. Gaetano Mancuso, direttore del distretto ASL . La figura dello
specialista, a volte, è vista, specie da i più giovani, con pregiudizio. In
realtà lo psicologo è un professionista al pari di qualsiasi altro specialista
nel campo medico. È importante superare la barriera dell’imbarazzo. Per questo
abbiamo pensato a una modalita “sui generis”, ma dall’efficacia comprovata. Non
saranno i giovani ad andare a cercare lo psicologo, ma avverrà il contrario. I
nostri specialisti si caleranno nella realtà dei nostri giovani, questo al fine
di comprenderla meglio e di riuscire a parlare con i ragazzi un linguaggio
simile. Una buona comunicazione può fare miracoli ed è quello in cui speriamo
per risolvere questo allarmante problema”. La modalità dell’osservazione partecipante,
che è quella che sarà posta in essere dal team di specialisti che opereranno
nei tre centri montani, prevederà tra le altre cose anche modalità di focus group
e braimstorming al fine di coadiuvare anche il dialogo tra i gruppi giovanili.
Il progetto prevede anche una guida all’orientamento socio attitudinale dei
giovani, al fine di coadiuvare un’integrazione sociale, civica e professionale
dei giovani.
IL TIRRENO
Rissa in
piazza delle Vettovaglie Botte
fra pisani e tunisini. E i commercianti chiedono più sicurezza PISA.
Paura, l’altra notte, per un tentato furto degenerato nell’ennesima rissa in
piazza Sant’Omobono, a due passi da piazza delle Vettovaglie. Due giovani
pisani hanno reagito ad un gruppo di tunisini dopo la sparizione di un
portafogli e un cellulare. Un ragazzo è stato ferito alla testa da una
bottigliata, mentre sono volate botte e insulti. Una situazione che sta
diventando davvero allarmante. I
commercianti non ce la fanno più, denunciano una pericolosità continua
nell’area e puntano il dito contro alcuni colleghi che vendono alcolici
sottocosto attirando balordi d’ogni sorta. Poi
lanciano un ultimo disperato appello al comandante dei vigili urbani, Massimo
Bortoluzzi, ed a carabinieri e polizia, perchè siano più presenti lì di notte.
I commenti a caldo dei giovani frequentatori e dei titolari di bar, ristoranti
e osterie sono concitati e tutti dello stesso tenore: «Vogliamo una pattuglia
fissa, qui, almeno di notte e anche nei week-end». Si sono
sfogati l’altra sera, mentre sulla piazza si stagliava la luce dei lampeggianti
dell’ambulanza della Misericordia, i cui volontari medicavano il ferito. «Pisa
non è il Bronx - hanno detto - perché avrebbe solo due zone da tenere davvero
sotto monitoraggio continuo: la stazione e piazza delle Vettovaglie, che da
almeno dieci anni subisce oltraggi dalla delinquenza, con risse e schiamazzi,
sempre tra tossici ed extracomunitari, punkabestia e balordi di ogni sorta». Alla
stazione, la questura sta facendo un ottimo lavoro con una postazione fissa,
che presto sarà aiutata dall’arrivo delle telecamere che metterà il Comune.
Piazza delle Vettovaglie, invece, con l’attigua piazza Sant’Omobono, subisce ogni
genere di violenza, imputabile a pochi spacciatori stranieri che fanno
letteralmente il vuoto a due passi da Borgo Stretto. Ed i residenti? Se ne
vanno e lasciano il posto agli studenti. «I clienti che vengono da noi - dicono
i gestori dei locali, in maniera provocatoria - meriterebbero un premio perchè
ci vuole coraggio a passare da qui». «Compriamo i fondi - continuano
amareggiati - li ristrutturiamo, apriamo un’attività sottoposta a mille
controlli, doverosi, e tutto il nostro
lavoro va a finire in bottiglie rotte, risse, furti, degrado e sporcizia». Di
giorno la zona è effettivamente passata al setaccio dai poliziotti di quartiere
e più difficilmente si verificano episodi di violenza. «Il problema si
materializza la notte - aggiungono i commercianti - e sarebbe risolvibile con
una postazione fissa dei vigili urbani. Non stiamo chiedendo l’esercito!
Basterebbe una pattuglia fissa per qualche settimana e si bonifica la zona per
mesi, preché se vedono controlli stabili stanno alla larga». Una
speranza per l’intera zona arriva da una grossa operazione immobiliare: un
rudere in piazza Sant’Omobono, adiacente al retro del Vittoria, verrà
ristrutturato nel giro di due anni. Verranno ricavati appartamenti di pregio,
visto il prezzo previsto al metro quadrato. Questo contribuirà sicuramente a
dare un nuovo volto alla piazza, anche perchè pare che il nuovo stabile verrà
dotato di videosorveglianza e vigilanza privata. Nella
notte fra venerdì e sabato, scattato il parapiglia, sono intervenute ben
quattro pattuglie di carabinieri e polizia, all’arrivo delle quali sono
scappati tutti. L’intervento in massa è stato disposto perché la zona è calda e
non ci vuol niente a passare dalla rissa alla guerriglia. Sull’episodio
indagano i carabinieri. Carlo
Venturini
IL TIRRENO
I
carabinieri del radiomobile fermano altri 4 automobilisti al volante in stato
di ebbrezza Ventidue
patenti ritirate in 40 giorni LUCCA.
Ventidue patenti ritirate in 40 giorni dai carabinieri del radiomobile diretti
dal maresciallo Antonello Clementi. Una media di una ogni due giorni. Sarà un
caso, ma i controlli a tappeto hanno ridotto di gran lunga gli incidenti
stradali in Lucchesia. Anche nella notte tra venerdì e sabato le pattuglie dei
militari hanno presidiato il territorio. E
quattro automobilisti sono stati denunciati, contravvenzionati e si sono visti
ritirata la patente. A farne le spese anche un commerciante di Montecatini,
N.L., 42 anni, alla guida di una Mercedes SL 55 MG. È stato fermato sulla via
Pesciatina a Lappato e sottoposto al test dell’etilometro. Erano le 2 di notte
e il commerciante è stato trovato positivo all’alcoltest. Patente ritirata e
decurtazione di 10 punti. Poco
prima sulla via Pesciatina a Lunata era stata fermata un’Alfa 33 condotta da
C.N.P., 57 anni, di Capannori. L’automobilista
era decisamente su di giri tanto che l’alcoltest a cui è stato sottoposto ha
evidenziato come il conducente della berlina avesse un tasso alcolico di cinque
volte
Lunedì, 11 Febbraio 2008
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