Guardia
Civil: in Spagna è in prima linea contro la violenza stradale
(ASAPS) MADRID, 12 febbraio 2008 – Se è vero
che le cose potevano andare meglio, è altrettanto vero che ormai anche la Spagna è stabilmente “avanti”
– non solo rispetto a noi – in materia di sicurezza stradale. Anche il 2007 è
stato un anno positivo, con un indice di decrescita della mortalità del 9,1%.
Non sarà un record in termini statistici, ma era dal 1967 – da quarant’anni! –
che non si registravano dati così positivi. Il bollettino nero si è fermato stavolta a 2.741 morti, 274 in meno rispetto al
2006, anno in cui si era ancora sopra la soglia delle 3mila vittime, con 3.015
decessi in tutto. Alfredo Pérez Rubalcaba, ministro dell’Interno,
ha parlato di “accresciuto senso di
responsabilità dei conducenti”, ed anche se concorda con il direttore
generale del Traffico, Pere Navarro, circa un numero ancora “ingiustificatamente alto di vittime”, è
innegabile che la diminuzione della mortalità non può che portare “ragionevole soddisfazione” in chi si occupa
di “seguridad vial”. Del resto, 274 persone sono state sottratte a morte
certa: va poi ricordato che alla
diminuzione del 9,1% del numero dei morti si deve aggiungere il calo dell’8,1%
degli eventi mortali, oltre ad una fortissima diminuzione dei feriti gravi
(quelli ospedalizzati per oltre 30 giorni), pari al -19,5%. “Merito delle molte campagne di
sensibilizzazione lanciate dopo il 2003 – sostiene Rubalcaba – con le quali si è riusciti a scendere sotto
la soglia delle 4mila vittime”, una barriera infrangibile dal 1996,
considerata da molti una sorta di numero fisiologicamente impossibile da
abbattere. Come dire: il prezzo della mobilità. Ma le autorità spagnole, da quelle locali a
quelle nazionali, passando per l’autonomia di molte province, non hanno
accettato ciò che avevano compreso essere un paradigma sbagliato: è stata lotta
senza quartiere soprattutto ad alcol e velocità, con una determinazione tale da
passare dall’indossare la maglia nera d’Europa ad uno dei paesi in assoluto più
virtuosi. Il risultato ottenuto nel 2007 realizza le
aspirazioni del governo e consente alla Spagna di avvicinarsi all’obiettivo
europeo di dimezzare la mortalità entro il 2010. A chi – tra i
giornalisti – gli ha chiesto se fosse fiero di far contento il vertice dell’Unione
Europea, Pérez Rubalcaba ha fatto capire che la soddisfazione più grande non è
quella di contribuire a dimezzare le spese sociali dell’UE in questo ambito
(alcuni parlano di 160 miliardi di euro all’anno, fornendo probabilmente una
valutazione ottimistica), ma piuttosto la certezza di poter evitare “la sofferenza delle famiglie quando queste
vengano toccate dalla morte o dalle ferite sulla strada”: secondo uno
studio della DGT, infatti, per un morto in un incidente, altre 10 vite vengono
in qualche modo distrutte. Le fasce di età che hanno evidenziato un
miglioramento più marcato, sono quelle fino a 14 anni, i giovani tra i 15 ed i
24, con un calo del 57,9% e del 46,4% dei morti: un segno che i grandissimi
impegni profusi nelle scuole non sono andati perduti. E poi c’è il fatto che il 2007 ha fatto registrare il
numero di vittime più basso degli ultimi 40 anni: nel 1967, infatti, i morti
erano stati 2.749, 8 in
più del 2007: allora circolavano tre milioni e mezzo di veicoli, oggi invece
poco meno di 30 milioni. La ricetta del successo spagnolo, lo abbiamo
ripetuto un’infinità di volte, sta tutta nella grandissima determinazione con
cui i governi, prima quello di Aznàr e poi quello di Zapatero, hanno saputo
selezionare gli obiettivi e perseguirli, senza ripensamenti, senza sottostare
alle logiche dei potentati economici o dei ricatti elettorali. L’obiettivo era quello di ridurre la mortalità
tra i giovani, durante le ore notturne e negli esodi estivi, ottenendo pieno
successo; la patente a punti non ha perso di efficacia – come avvenuto invece
in Italia – e le sue prime criticità sono state subito “aggiustate”, dando vita
ad una riforma durissima del codice penale inasprendo i crimini stradali. Si pensi che tra il secondo semestre del 2006 – il “carné por puntos” è entrato in
vigore il 1° di luglio di quell’anno – e lo stesso periodo del 2005, sono stati
conteggiati 531 morti in meno. Noi, dati 2006, siamo ancora al cretaceo…
(ASAPS)
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