L’ADIGE
La
paura, poi l’ovazione guido
pasqualini «Posso sbarazzarmi?». Sono le 11.56 quando il presidente Giorgio
Napolitano si rivolge verso il rettore e gli chiede l’autorizzazione a
togliersi la toga. Prima si era interrotto tre volte, a intervalli regolari
ogni dieci minuti, soltanto per bere un sorso d’acqua. Davide Bassi ,
sollecito, si alza di corsa e con l’aiuto di una hostess toglie il mantello al
capo dello Stato. Si capisce però che qualcosa non va. E infatti due minuti
dopo, quando Napolitano si è avviato già a concludere la lectio e al termine
manca soltanto mezza cartella dattiloscritta, il presidente comincia a
biascicare le parole. Iniziano così i due minuti più lunghi della cerimonia. La
platea intuisce e subito si alza un applauso per dare modo al presidente di
interrompersi. Al leggìo accorrono i suoi assistenti e il medico personale,
Napolitano fa segno loro che ha intenzione di riprendere ma non ce la fa. È a
quel punto che dal teatro si alza la voce dell’onorevole Marco Boato : «Si
sieda, presidente», gli urla due volte. Si avvicina anche il professor
Ferdinando Targetti : «Perché non si siede presidente?», gli chiede. A quel
punto il capo dello Stato acconsente e, per farsi vedere, si accomoda al tavolo
del rettore Bassi. Attende ancora un attimo e poi riattacca a leggere,
ripartendo però dalla pagina precedente. È il segno che il presidente non si è
ancora ripreso. Napolitano riesce però a concludere e a uscire dal Sociale
sulle sue gambe in mezzo a un’autentica ovazione. Dopo una brevissima pausa in
via Oss Mazzurana, raggiunge via Manci dove l’attende l’auto presidenziale che
lo porta al commissariato del Governo. «È colpa di quella tunica che mi
stringeva al collo», confida a chi gli sta vicino. Il medico di fiducia chiede
all’ambulanza di servizio in corso 3 Novembre di utilizzare il monitor per
effettuare un elettrocardiogramma e visita all’istante il capo dello Stato.
«Ipotensione», è la diagnosi. Alle 12.50
il capoufficio stampa del Quirinale, Pasquale Cascella , detta una
dichiarazione: «Il presidente sta bene dopo il malore che ha avuto in teatro.
Si è trattato di un episodio di ipotensione dovuto all’eccessiva durata della
posizione ortostatica (in piedi, ndr) e profusa sudorazione per la troppa
stretta toga accademica. Ora sta bene e sta rispondendo a una serie di
telefonate che gli stanno giungendo da tutta Italia». Tutto bene, quindi. Torna
alla mente il malore che il 18 agosto 2006 aveva colpito l’ex presidente Carlo
Azeglio Ciampi a Villa Margon dopo la cerimonia di conferimento del «Premio
Alcide De Gasperi». Una maledizione. «Sul palco - spiega il rettore Davide
Bassi - ci saranno stati 35 gradi a causa dei riflettori. E il presidente non è
abituato, come noi accademici, a indossare la toga». Napolitano si è comunque
subito ripreso e ha partecipato al pranzo ufficiale in commissariato: «Ha persino assaggiato la grappa di vino
Santo - racconta il governatore Lorenzo Dellai -, segno che sta benissimo».
«È vispo come un grillo - aggiunge il rettore -. Si è ripreso e ha gradito il
pranzo. Rimanere in piedi per 45 minuti è stato un azzardo. Poteva accadere
anche a una persona più giovane. La toga però non era pesante. È di cotone
leggerissimo». A tranquillizzare tutti ci pensa lo stesso presidente al suo
arrivo nella sala della Cooperazione: «Va tutto bene - afferma ai cronisti -, è
stato soltanto un calo di pressione». «Crisi ipotensiva di tipo
"vagale"», legata cioè al nervo vago che governa tra l’altro la
muscolatura che determina la dilatazione dei vasi del sangue. È il parere del
professor Massimo Santini , già presidente della società italiana di
aritmologia, secondo il quale «una
vasodilatazione dovuta al caldo, alla toga accademica indossata o alla
prolungata stazione eretta, potrebbero aver provocato un calo della pressione
con conseguente diminuzione dell’afflusso di sangue al cervello».
L’ADIGE
Menù
rigorosamente locale per Giorgio Napolitano MATTIA
ECCHELI Menù rigorosamente locale per Giorgio
Napolitano. Fatta eccezione per i frutti di bosco, fatti arrivare espressamente
dal mercato ortofrutticolo di Verona, tutto il resto era trentino. Incluso il
prosciutto di camoscio portato con un secondo viaggio. Perfino il pane,
infornato la mattina presto dallo staff di cucina dell’osteria «Le Due spade».
I timori per la salute del presidente della Repubblica sono stati fugati a
tavola: «Ha mangiato quello che hanno
mangiato gli altri», confermano il presidente dell’Università Innocenzo
Cipolletta, il rettore Davide Bassi ed il presidente Lorenzo Dellai. Ed anche
il titolare delle «Due spade», Massimiliano Peterlana che per la seconda volta
serviva un capo di Stato. La prima volta era accaduto nell’agosto del 2006 con
Carlo Azeglio Ciampi. Ma anche Romano Prodi, quando era presidente della
Commissione europea, aveva potuto apprezzare la cucina proposta dalle «Due
spade». Alla fine del pranzo,
Napolitano non ha voluto negarsi il piacere di una grappa, il
distillato al vino santo di Giovanni Poli invecchiato dieci anni. Quasi un «fuori
programma» dopo il leggero malore del teatro Sociale. Allo stesso tavolo del presidente c’erano i più fidati consiglieri,
compreso il medico personale, Gianfranco Mazzuoli. Il sindaco di Trento
Alberto Pacher era seduto alla sinistra del capo dello stato con il presidente
del consiglio regionale Franz Pahl alla destra. Di fronte a Napolitano c’era
invece il presidente della Provincia, Lorenzo Dellai, che ha nascosto sotto una
giacca scura il suo braccio infortunato. Sullo stesso lato del governatore avevano
preso posto Bassi e Cipolletta. L’incontro
conviviale si è aperto con un aperitivo in piedi a base di Ferrari Perlè.
Poi, nel giro di una cinquantina di minuti è stato servito il resto: flan di
verza e casolet con prosciutto di camoscio come antipasto, crema di patate e
porri con tartufo nero del Baldo e trilogia di canederli come primo, filetto di
cervo alle noci speziate e salsa al ginepro come secondo e fantasia di frutta
fresca e strudel, tortino e gelato alle mele. Napolitano ha assaggiato vino e per l’acqua (naturalmente Surgiva)
ha optato per quella naturale. Nei
calici sono finiti Methius brut riserva, Rulander riserva della Cantina di
Nomi, Monastero Rosso dell’Istituto agrario di San Michele e vino Santo di
Giovanni Poli. «Alla fine ho voluto conoscerci tutti ed ha stretto la mano
ad ognuno di noi», confessa Peterlana. Oltre ai 14 coperti del tavolo
presidenziale, lo chef lagarino Federico Parolari ed i suoi collaboratori si
sono occupati anche dei dieci membri della scorta e dell’autista personale de
presidente. Per ragioni di tempo, sono stati costretti a saltare il dolce. Il
personale delle «Due spade» aveva cominciato a preparare la sala ancora in
mattinata, mentre Parolari e Peterlana erano arrivati a bordo di un Ford Galaxy
verso le 11. Quattro in cucina (Manuel, Stefano e Matteo oltre allo chef) e
quattro in sala (il sommelier Mario e Michele e Marco ad aiutare Peterlana). Il
pranzo è stato servito sui piatti con lo stemma presidenziale, più piccoli di
quelli che si sarebbero usati al ristorante, mentre lo spazio fra gli ospiti è
maggiore, almeno un metro, come prevede il cerimoniale del Quirinale. (*)
IL MESSAGGERO
La notte
dei “vizi capitali”tra alcol, panico e polizia School
party al Jackie ’O: uscite bloccate e un ragazzo ricoverato di
VERONICA CURSI In duecento a ballare come pazzi, le camicie
sbottonate, la musica house che rimbomba nelle orecchie. Giulia, Marco e Anna
si scatenano in pista per tutta la notte, mentre il vocalist li fomenta e ai
tavoli, proprio come i grandi, si ordina
uno champagnino e qualche vodka lemon per scaldare l’ambiente. E’ la serata dei “vizi capitali” al Jackie’o.
Il sabato dello school party. L’evento più cool dell’anno per i liceali di
Roma. Decibel sparati a palla. Fuori fumo libero. Dentro open bar con superalcolici a volontà. Sudati,
accalcati, quindicenni, minigonne e tacchi alti, si strusciano provocanti. Il deejay dalla console li esorta: «fate quello che vi pare, non ci
sono regole». Loro eseguono alla lettera. E’ la notte delle “bollicine” in
uno dei club più conosciuti della dolce vita romana. Così almeno si legge
nell’invito che i pierre tre giorni fa hanno distribuito fuori dalle scuole. E
di bollicine quella notte ce ne sono quante vuoi. Quindici euro per una boccia di champagne, oppure vodka, redbull,
scwheppes. Una serata che finirà con un ragazzo di 16 anni in ospedale per
coma etilico. E un’indagine aperta dal commissariato di Castro
Pretorio. Una serata come tante a Roma che comincia sabato alle dieci. Dentro
al locale, divanetti rossi e luce profusa, quasi non si respira. La discoteca
può contenere al massimo cento persone: quella notte ce ne sono più di 250. Mani alzate, sguardi
persi, ragazzini che bevono a non finire.
Qualcuno esce, non regge, da di stomaco. Poi all’uscita del locale scoppia
anche una rissa, nasi rotti, labbra spaccate. Per miracolo non si sfiora la
tragedia. All’una di notte, centinaia di ragazzini si avvicinano al
guardaroba per andare via, offuscati dall’alcol e dalla musica assordante. Ed è
lì che scoppia l’inferno. La discoteca è talmente stracolma che non ci si
riesce a muovere. Le uscite di sicurezza sono impraticabili. Cominciano gli
spintoni, le urla. Quella che doveva essere una festa si trasforma in un
incubo. Alcuni ragazzi spaventati chiamano i genitori: «mamma vienimi a
prendere, non riesco a uscire, sono bloccata dentro al locale». All’uscita tra
mini car e motorini, decine di genitori cercano di capire cosa sta succedendo. Nessuno li fa entrare: è vietato ai
maggiorenni. Un ragazzo di 16
anni si sente male, sviene, ha la bava alla bocca. Ha bevuto cinque tequila bum
bum. Viene portato di corsa al policlinico Umberto I dove gli viene riscontrato
un coma etilico. E’ a quel punto che scatta la chiamata alla
polizia. Intervengono gli agenti del commissariato Castro Pretorio, diretti da
Massimo Improta, che subito aprono un’indagine. «Il locale - spiega Improta -
dovrà rispondere di una serie di illeciti amministrativi. In primo luogo la
somministrazione di bevande alcoliche che venivano servite regolarmente al
tavolo a ragazzi minorenni. Ma non solo. La capienza della discoteca è di 99
posti, secondo i nostri calcoli quella sera erano più di 200. All’ingresso non
si effettuava il controllo dei documenti come invece specificato nell’invito.
Stiamo effettuando una serie di controlli sui locali notturni proprio per
mettere fine alle stragi del sabato sera. Ed evitare che in altri luoghi si
verifichino situazioni del genere».
IL MESSAGGERO
«Mia
figlia mi ha telefonato: mamma, aiuto sono in trappola» «Poteva davvero accadere qualcosa di grave.
Per fortuna a mia figlia non è successo niente. Ma quello che ho visto sabato
notte fuori da quel locale è davvero indescrivibile». Racconta Gilda Tucci,
mamma di una quindicenne, che sabato sera fuori dal Jackie’O ha assistito a
scene che non dimenticherà facilmente. «Ragazzini
ubriachi che ciondolavano da una parte all’altra del marciapiede, giovani
strafatti che salivano sopra le loro minicar rischiando la vita. Solo adesso mi
pento di aver mandato mia figlia in quel posto». «Sono arrivata al locale verso mezzanotte e
mezza - racconta - Mia figlia mi aveva
detto che andava a uno school party, non avrei mai immaginato che alla festa
potessero distribuire champagne e vodka». «Mi ha chiamato allarmata perché
dentro la discoteca era rimasta intrappolata insieme ad alcuni suoi amici: non riuscivano ad uscire tanto il locale
era stracolmo di gente». Per ore sua figlia è rimasta dentro al locale, tra
urla e spintoni, finché Gilda è riuscita ad entrare dentro il club «vietato
agli adulti», «solo perché ho esibito un tesserino da giornalista». «Dentro alla discoteca c’era l’inferno -
aggiunge ancora sconvolta - Le uscite di sicurezza erano bloccate, molti
ragazzini si sentivano male. Uno di loro è anche svenuto ed è stato portato in
ospedale: si vedeva che aveva bevuto in maniera esagerata. Sono anche
scomparse delle borse dal guardaroba, soldi e telefonini». Fuori dalla discoteca, poi, è andata ancora
peggio: «E’ scoppiata una rissa tra due giovani. Ho visto un ragazzino col naso
rotto e il viso pieno di sangue. Molti genitori hanno provato ad entrare,
spaventati dal caos, ma i buttafuori glie l’hanno impedito. E’ assurdo che succedano cose del genere:
parliamo di minorenni, ma qui nessuno controlla? Ieri sono andata subito
alla polizia per denunciare l’episodio. Spero
che il locale paghi le conseguenze». (*) Ve.Cur. (*) Nota: questa volta è andata bene, non è
morto nessuno. E, forse, se non ci fosse stata una mamma
giornalista coinvolta, i gestori del locale l’avrebbero fatta franca, senza
nemmeno una denuncia. Leggete nel prossimo articolo le dichiarazioni
del direttore del locale…
IL MESSAGGERO
«Abbiamo
servito aranciata. I liquori? li hanno portati loro» Alfredo
Fiorio, lei è il direttore del Jackie’O. E’ vero che sabato notte avete servito
alcol ai minorenni? «Assolutamente no. Per tutta la sera abbiamo servito solo aranciata e Coca Cola. Se i
superalcolici sono entrati dentro al locale è perché ce l’hanno portati i
ragazzini da fuori. Spesso li nascondono dentro le minicar, nei bauletti dei
motorini. Non è un caso che a fine festa abbiamo trovato bottiglie in bagno e
dietro le porte d’emergenza». Dunque
nel locale non sono mai state somministrate bevande alcoliche? «No, non ho detto questo. Abbiamo servito
alcolici solo ai maggiorenni». Chiedendo
i documenti? «Beh...No. Come si fa a chiedere i documenti? Mi scusi ma se un
ragazzino va a comprare una bottiglia di vino dal pizzicagnolo, gli chiedono la
carta d’identità?». Probabilmente
no, ma non vuol dire che se non lo fa nessuno, non lo dobbiate fare nemmeno
voi. Soprattutto perché sabato sera, nel suo locale, c’era uno school party... «Che era uno school party lo dice lei, noi
abbiamo ricevuto una lista di nominativi dai pierre della serata. Sapevamo che
ci sarebbe stata una festa privata, tutto qui». E allora
perché è arrivata la polizia, cos’è successo? «Lo ripeto se c’era qualche ragazzo ubriaco è
perché si era portato da bere da casa. Il locale non c’entra niente». A
proposito, è vero che nonostante il club possa contenere al massimo cento
persone, quella sera ce n’erano più di duecento? «Questa è un’altra fantasia. Abbiamo stimato
che più o meno, quella notte c’erano cento, centoventi persone. Non c’è stato
nessun problema di ordine pubblico. Alla polizia abbiamo raccontato quello che
sapevamo. Siamo lavoratori onesti, non è nostro interessi far ubriacare i
minorenni: Sono tutte falsità». Ve.Cur.
ASAPS.IT
Spagna Ancora
successi sul fronte della sicurezza stradale Bilancio
2007: sono morte 2.741 persone, il 9,1% in meno rispetto al 2006, ma calano
anche i feriti gravi (-19,5%) Lotta
senza quartiere ad alcol e velocità Di
Lorenzo Borselli (ASAPS) MADRID, 12 febbraio 2008 – Se è vero
che le cose potevano andare meglio, è altrettanto vero che ormai anche la
Spagna è stabilmente “avanti” – non solo rispetto a noi – in materia di
sicurezza stradale. Anche il 2007 è stato un anno positivo, con un indice di
decrescita della mortalità del 9,1%. Non sarà un record in termini statistici,
ma era dal 1967 – da quarant’anni! – che non si registravano dati così
positivi. Il bollettino nero si è fermato stavolta a 2.741 morti, 274 in meno
rispetto al 2006, anno in cui si era ancora sopra la soglia delle 3mila
vittime, con 3.015 decessi in tutto. Alfredo Pérez Rubalcaba, ministro
dell’Interno, ha parlato di “accresciuto senso di responsabilità dei
conducenti”, ed anche se concorda con il direttore generale del Traffico, Pere
Navarro, circa un numero ancora “ingiustificatamente alto di vittime”, è
innegabile che la diminuzione della mortalità non può che portare “ragionevole
soddisfazione” in chi si occupa di “seguridad vial”. Del resto, 274 persone sono state sottratte a
morte certa: va poi ricordato che alla diminuzione del 9,1% del numero dei
morti si deve aggiungere il calo dell’8,1% degli eventi mortali, oltre ad una
fortissima diminuzione dei feriti gravi (quelli ospedalizzati per oltre 30
giorni), pari al -19,5%. “Merito delle molte campagne di sensibilizzazione
lanciate dopo il 2003 – sostiene Rubalcaba – con le quali si è riusciti a
scendere sotto la soglia delle 4mila vittime”, una barriera infrangibile dal
1996, considerata da molti una sorta di numero fisiologicamente impossibile da
abbattere. Come dire: il prezzo della mobilità. Ma le
autorità spagnole, da quelle locali a quelle nazionali, passando per
l’autonomia di molte province, non hanno accettato ciò che avevano compreso
essere un paradigma sbagliato: è stata lotta senza quartiere soprattutto ad
alcol e velocità, con una determinazione tale da passare dall’indossare la
maglia nera d’Europa ad uno dei paesi in assoluto più virtuosi. Il
risultato ottenuto nel 2007 realizza le aspirazioni del governo e consente alla
Spagna di avvicinarsi all’obiettivo europeo di dimezzare la mortalità entro il
2010.
A chi – tra i giornalisti – gli ha chiesto se fosse fiero di far contento il
vertice dell’Unione Europea, Pérez Rubalcaba ha fatto capire che la soddisfazione più grande non è quella di
contribuire a dimezzare le spese sociali dell’UE in questo ambito (alcuni
parlano di 160 miliardi di euro all’anno, fornendo probabilmente una
valutazione ottimistica), ma piuttosto la certezza di poter evitare “la
sofferenza delle famiglie quando queste vengano toccate dalla morte o dalle
ferite sulla strada”: secondo uno studio della DGT, infatti, per un morto in
un incidente, altre 10 vite vengono in qualche modo distrutte. Le fasce di età che hanno evidenziato un
miglioramento più marcato, sono quelle fino a 14 anni, i giovani tra i 15 ed i
24, con un calo del 57,9% e del 46,4% dei morti: un segno che i grandissimi
impegni profusi nelle scuole non sono andati perduti. E poi c’è il fatto che il 2007 ha fatto
registrare il numero di vittime più basso degli ultimi 40 anni: nel 1967,
infatti, i morti erano stati 2.749, 8 in più del 2007: allora circolavano tre
milioni e mezzo di veicoli, oggi invece poco meno di 30 milioni. La ricetta del successo spagnolo, lo abbiamo
ripetuto un’infinità di volte, sta tutta nella grandissima determinazione con
cui i governi, prima quello di Aznàr e poi quello di Zapatero, hanno saputo selezionare gli obiettivi e
perseguirli, senza ripensamenti, senza sottostare alle logiche dei potentati
economici o dei ricatti elettorali. L’obiettivo era quello di ridurre la mortalità
tra i giovani, durante le ore notturne e negli esodi estivi, ottenendo pieno
successo; la patente a punti non ha perso di efficacia – come avvenuto invece
in Italia – e le sue prime criticità sono state subito “aggiustate”, dando vita
ad una riforma durissima del codice penale inasprendo i crimini stradali. Si pensi che tra il secondo semestre del 2006
– il “carné por puntos” è entrato in vigore il 1° di luglio di quell’anno – e
lo stesso periodo del 2005, sono stati conteggiati 531 morti in meno. Noi, dati 2006, siamo ancora al cretaceo…
(ASAPS)
ROMAGNAOGGI
RAVENNA
- Travolse e uccise un giovane, patteggia un anno e sette mesi RAVENNA – Un anno e sette mesi di reclusione.
E’ la pena patteggiata lunedì mattina davanti al giudice Corrado Schiaretti da
Matteo Canini, il 28enne ravennate che la notte del 1° luglio dello scorso anno
investì ed uccise il giovane Matteo Verde, ferendo anche l’amico della vittima
Luca Centolani. Canini, accusato di omicidio colposo, lesioni e guida sotto
l’effetto di droga, non prestò soccorso ai due ragazzi e venne bloccato dalla
pallavolista croata Mia Causevic. L’incidente avvenne poco lontano dal BBK di
viale Colombo. Verde e Centolani stavano passeggiando lungo viale delle
Nazioni. Canini, invece, in stato d’ebbrezza e sotto l’effetto di sostanze
stupefacenti, stava percorrendo l’arteria a bordo di una Seat Ibiza in
direzione Marina di Ravenna quando, invadendo la corsia opposta dopo una
sbandata, ha travolto i due pedoni. Verde, dopo esser stato trasferito
all’ospedale “Bellaria” di Bologna, morì per le gravi lesioni. Centolani,
invece, rimase ferito ad un piede. Canini si diede alla fuga, ma venne bloccato
della pallavolista croata Mia Causevic (all’epoca barista del BKK) che aveva
assistito al sinistro, mettendosi all’inseguimento del 28enne. La ragazza, alla
quale gli fu conferita la cittadinanza onoraria per il gesto compiuto, riuscì a
bloccarlo all’altezza della rotonda che immette in via Trieste. Poco dopo ci fu
l’arrivo degli agenti della Polizia Stradale. L’indomani
nel sangue della vittima fu accertata la presenza di 2,6 grammi per litro di
alcol (il limite è di 0,50 gr/lt) e tracce di stupefacenti. Canini venne
processato per direttissima per guida in stato d’ebbrezza ed omissione di
soccorso, patteggiando una pena, poi sospesa, di cinque mesi. Lunedì Canini (difeso dall’avvocato Silvia
Brandolini) si è presentato davanti al giudice Corrado Schiaretti, patteggiando
un anno e sette mesi di reclusione. Per il 28enne è stata decisa anche la
sospensione della patente per un anno e tre mesi. L’imputato, tuttavia, grazie alla sospensione condizionale, non
varcherà mai le porte del carcere in quanto incensurato e condannato ad una
pena inferiore ai tre anni.
IL GAZZETTINO (Treviso)
SANTA
LUCIA DI PIAVE Un 35enne della città del Livenza "Pizzicato"
in stato d’ebbrezza 8 mesi per resistenza all’Arma Santa Lucia di Piave (l.a.) Dopo il secondo controllo dei
Carabinieri, che lo avevano "pizzicato" alla guida di un’auto in
stato di ebbrezza, avrebbe riversato sui militari astio e offese, con
espressioni che gli sono valse una condanna per resistenza a pubblico ufficiale
e ingiurie. Si è svolto ieri nel Tribunale di Conegliano, competente per
territorio, il processo a carico del 35enne di Sacile Massimiliano De Nadai,
che doveva rispondere della condotta tenuta il 24 settembre 2006 a Santa Lucia
di Piave. Quel giorno, secondo l’imputazione, De Nadai sarebbe
stato una prima volta fermato per un controllo da una pattuglia dei Carabinieri
che gli contestò la guida in stato di ebbrezza. A un secondo controllo, di poco
successivo, De Nadai - mentre il gruppetto attendeva il carro attrezzi che
doveva portare via l’automobile - avrebbe tentato con una scusa di riprendersi
le chiavi dell’auto e il libretto di circolazione che uno dei militari gli
aveva sequestrato, dando poi in escandescenze e iniziando a spintonare i
carabinieri, apostrofandoli poi con espressioni del tipo "fannulloni"
e "vi pago anche la pensione e voi venite a rompermi". Il giudice ha condannato De Nadai a 8 mesi
di reclusione (pena sospesa) per resistenza a pubblico ufficiale, 20 giorni di
reclusione (pena sospesa) per le ingiurie. Non luogo a procedere, invece, per
la guida in stato di ebbrezza per la presenza di un precedente decreto di
condanna. (*) (*) Nota: se invece di resistere ai militari e
di offenderli li avesse travolti e uccisi avrebbe rischiato una pena solo di
poco superiore. Naturalmente senza comunque fare un giorno di carcere (vedi articolo precedente a questo in
rassegna).
IL GAZZETTINO (Belluno)
Attraversò
ubriaco e fuori dalle strisce Non fu commesso omicidio colposo Limana Il perito nominato dal giudice non ha chiarito
la responsabilità dell’automobilista accusato di omicidio colposo per la morte
di Maurizio Peruzzetto, avvenuta il 31 maggio 2005 dopo un giorno in
rianimazione. Nel dubbio, il giudice Scolozzi ha assolto Mauro De Min,
bellunese di 36 anni difeso dall’avvocato Paolo Ghezze, perché il fatto non
sussiste. Secondo Pierluigi Zamuner, l’ingegnere incaricato della consulenza, il pedone che aveva attraversato via Roma
alle 23 di quel giorno, al di fuori delle strisce e visibilmente ubriaco (gli
era stata riscontrata una presenza di 2,23 grammi di alcol per litro di sangue)
avrebbe addirittura «perturbato il traffico» finendo sotto l’auto del giovane.
«Il corpo è stato ritrovato prima della prima
ciabatta rinvenuta sull’asfalto - ha detto il perito. Ma le ferite sul lato
destro del suo corpo non permettono di stabilire se l’uomo fosse giunto dalla
parte sinistra della strada, lasciando all’automobilista il tempo di frenare, o
da quello destro, da dove invece la visibilità sarebbe stata coperta». Nel dubbio, il processo si è chiuso con
l’assoluzione.
CRONACAQUI
Sabato
notte Kerim Gunar è stato arrestato con l’accusa di omicidio Sangue
nel naviglio: "Siamo caduti, non ho affogato mia moglie" CORSICO - «Non l’ho uccisa, come avrei potuto?
Era la donna della mia vita». Cambia versione Kerim Gunar, 42 anni, il macedone
con qualche precedente per furto che
sabato notte, imbottito di alcol e droga, ha ucciso la moglie 41enne
Ripalta Di Francesco annegandola nel Naviglio. Secondo l’accusa il macedone le
ha tenuto la testa sott’acqua fino ad asfissiarla. Anche se lui dà un’altra
versione dei fatti, ritrattando quella del giorno prima, quando ai carabinieri
aveva detto: «Mi voleva lasciare, abbiamo litigato e poi l’ho affogata». «Non è
vero - dice ora Gunar al suo avvocato Licia Sardo che ieri l’ha incontrato a
San Vittore - le cose sono andate diversamente: abbiamo avuto un incidente,
finendo contro un gard-rail. Ero nervosissimo e ho cominciato a litigare con
mia moglie. L’ho strattonata e siamo finiti nelle acque del Naviglio. Nessuno
ci ha aiutati. Nessuno ci ha soccorsi. Dall’alto piovevano solo pietre ». La
coppia viveva in una casa popolare in via Palmieri, non lontano dal luogo del
delitto, e i vicini li descrivono come una coppia senza particolari problemi e
ben integrata, con un figlio di 15 anni. Sabato, la tragedia. Con un
carabiniere, Francesco Stranieri, 28 anni, che ha dovuto salvare l’assassino
dal linciaggio della gente, mentre poco prima aveva tentato di salvare la
vittima gettandosi nelle acque gelide del Naviglio Pavese, in via Chiesa Rossa.
Sono stati alcuni passanti a dare l’allarme, dopo aver visto qualcosa nelle
acque del Naviglio. Gunar aveva afferrato la moglie per i capelli e le tratteneva
la testa sott’acqua, mentre lei si dibatteva nell’inutile tentativo di
sottrarsi alla morte. Un tassista si è gettato in acqua e ha lottato con il
macedone, ma la donna era già stata trascinata via dalla corrente. Quando sono
arrivati i carabinieri, il marito ha cercato di trascinare in acqua anche loro,
ma è stato bloccato e poi arrestato con l’accusa di omicidio aggravato dalla
crudeltà e dal vincolo coniugale. Santo
Pirrotta http://www.cronacaqui.it/news-sangue-nel-naviglio-siamo-caduti-non-ho-affogato-mia-moglie-_3463.html
ILGRECALE.IT
Alcol:
un progetto nazionale per valutare l’abuso L’obiettivo
è quello di promuovere sul territorio un piano di prevenzione tra i giovani Foggia- Sarà presentato domani alle ore
17.00 nella Sala Consiliare del Comune
di San Severo il progetto nazionale "Valutazione
dell’abuso di alcol e dei rischi alcolcorrelati, per la costruzione di nuovi
modelli d’intervento che utilizzino i giovani come risorsa",
realizzato dalla ASL Foggia attraverso il Dipartimento Dipendenze
Patologiche. Alla conferenza stampa parteciperanno il Commissario
straordinario della ASL FG, Donato Troiano, il sub Commissario per la ex AUSL FG/3, Savino Inghingolo, gli operatori
del progetto, dirigenti scolastici, docenti e studenti delle scuole medie
inferiori e superiori di San Severo e delle superiori di San Nicandro
Garganico, Torremaggiore e Apricena. “Il
fenomeno dell’abuso di alcol - osserva il Commissario straordinario - sta
assumendo sempre più la connotazione di una nuova vera e propria forma di
tossicodipendenza, anche in considerazione della commistione che i giovani ne
fanno con varie droghe. Un mix micidiale, con una sostanza legale e
“socialmente apprezzata” quale è l’alcol”. Il progetto, nasce dalla
necessità di promuovere sul territorio un piano di prevenzione dell’abuso di
alcol tra i giovani e mira a collegarli
ad un modello sperimentale di ricerca utilizzato a livello nazionale, mediante
una metodologia di lavoro, in linea con i progetti di “peer education” e più in
generale di lavoro con i giovani, con l’obiettivo di dar luogo ad una
continuità negli interventi che, da anni, si vanno attuando, in collaborazione
con le scuole e tutte le agenzie del territorio, nell’ambito della promozione
della salute. Il Dipartimento Dipendenze Patologiche della Asl partecipa come
unico servizio della Regione Puglia ad un progetto nazionale a carattere
sperimentale che riguarda,appunto, il
tema dei giovani e l’uso/abuso di alcol. (Il
Grecale – Red/Fg02)
IL GAZZETTINO (Padova)
Sessantenne
ubriaco aggredisce i carabinieri Mestrino L’alcol
può giocare brutti scherzi. Ne sa qualcosa un sessantenne che l’altra sera ha
aggredito pure i carabinieri beccandosi una denuncia. È accaduto alle
21.30 di domenica. I militari sono intervenuti al bar Gilda di via 4 Novembre
perché un sessantenne, M.Z., stava dando fastidio. I carabinieri hanno tentato
di tranquillizzare l’uomo che a un certo
punto ha pure cercato di tirare un pugno mancando il bersaglio e avvitandosi su
se stesso. Alla fine è stato calmato ma anche denunciato a piede libero per
resistenza e oltraggio. In futuro farà bene a non bere.
IL GAZZETTINO (Vicenza)
CAMPOSAMPIERO «Ero
ubriaco e non ho visto il carabiniere» Il
marocchino resta agli arresti in ospedale Padova «Ero
ubriaco e non ho visto il carabiniere. L’ho travolto, ma non mi sono accorto.
Avevo bevuto cinque spritz e una birra». È questa la difesa di Mouloud
Bouguettaoui, trentaquattrenne marocchino, senza fissa dimora, che la scorsa
settimana ha travolto un carabiniere ad un posto di blocco improvvisato a Santa
Giustina in Colle proprio per bloccare la sua fuga. Lo straniero, assistito
dall’avvocato Enrico Cogo, è stato interrogato ieri mattina dal giudice delle
indagini preliminari, Paola Cameran. Il giudice ha derubricato l’accusa di
tentato omicidio colposo in quelle di resistenza e lesioni. Ha confermato
l’arresto. Adesso il marocchino è agli arresti domiciliari all’ospedale di
Camposampiero, dove è stato ricoverato immediatamente dopo il fatto.
Fortunatamente sta meglio di lui il carabiniere Cosimo Leone, 33 anni,
originario di Taranto, in forza al Norm di Cittadella. Il militare ha riportato
contusioni alla testa e alla spalla. La prognosi è di venti giorni. La sua
prontezza di riflessi gli ha evitato di finire sotto la ruote della Nissan
Micra, guidata dall’indagato, che ha forzato a tutta velocità il posto di
blocco. L’auto ha finito la sua corsa contro il cordolo di un distributore di
benzina a Fratte.
L’ADIGE
RIVA. Il
giovane rumeno interrogato dai carabinieri Un
cocktail di pillole e alcol È fuori pericolo e ieri mattina ha potuto
parlare per la prima volta con i carabinieri della Compagnia di Riva del Garda
il ragazzino rumeno di 16 anni
accolto domenica notte in stato comatoso all’ospedale di Rovereto dopo una
serata un po’ troppo «movimentata» in un’abitazione popolare di via Segantini
al Rione Degasperi. G.T., queste le iniziali del ragazzino residente con la
famiglia a Tremosine, ha rischiato la pelle ma già nella tarda serata di
domenica i medici del Santa Maria del Carmine hanno sciolto la prognosi e
l’hanno dichiarato fuori pericolo trasferendolo nel reparto di medicina. I
ricordi del ragazzo si fermano alla mezzanotte di sabato, quando con l’amico
J.O., 19 anni, anche lui residente in via Segantini, salgono nell’appartamento
di E.D., donna nota da tempo alle forze dell’ordine. In precedenza i due
ragazzi avevano acquistato birra e altre
sostanze alcoliche in alcuni supermercati della zona e dopo aver bevuto
abbondantemente avevano deciso di fare una puntatina in casa della donna.
Il ragazzino rumeno ha detto ai carabinieri che era la prima volta che entrava
in quell’appartamento. Qui si fermano i ricordi del ragazzo che un paio d’ore
più tardi entra in uno stato comatoso e viene portato in cortile prima
dell’arrivo dell’ambulanza. Il magistrato di turno, il sostituto procuratore
della Repubblica Fabio Biasi, ha ordinato l’esame tossicologico per capire
esattamente cosa ha assunto il ragazzo in quelle ore che hanno preceduto la
crisi. I risultati dovrebbero essere pronti nel giro di qualche giorno. L’ipotesi
più plausibile al momento è comunque quella di un cocktail micidiale di alcool
e medicine, pillole, tranquillanti e forse altro. Il ragazzo ha anche escluso
di aver avuto un diverbio con chicchesia prima di entrare in quella casa.
Particolare che rende plausibile la ricostruzione dei fatti, ovvero che le
ecchimosi al volto e le bruciature sul braccio le abbiano causate la donna e
J.O. nel tentativo di rianimarlo e
quando l’hanno trascinato giù dalle scale in cortile. La donna e l’amico
restano comunque indagati per lesioni gravi e omissione di soccorso. P.L.
IL GAZZETTINO (Treviso)
DAI
CARABINIERI Morde la
mano ad un maresciallo, arrestato Montebelluna Arrestato per resistenza a pubblico ufficiale,
violenza e lesioni. E’ successo sabato sera in una pizzeria del montebellunese
dove A.B. 45 anni in evidente stato di
ebbrezza, dopo aver molestato i clienti ha iniziato a prendersela con i
titolari del locale. Arrivati sul posto i carabinieri sono stati aggrediti
dallo scatenato personaggio che ha morso ad una mano un maresciallo
procurandogli lesioni guaribili in tre giorni. Il milite è stato costretto a
ricorrere alle cure dei sanitari del pronto soccorso dell’ospedale di
Montebelluna. Solo tanta paura invece per i clienti e i titolari della pizzeria
più volte strattonati dall’uomo.
L’ARENA di Verona
STRADE
PERICOLOSE. Multe nel week-end Alcol,
ritirate dai carabinieri altre 23 patenti E
continuano i controlli in collaborazione con il Sert In attesa che ricomincino i controlli
interforze supportati dalla presenza del personale del Sert sulle strade per
prevenire gli incidenti causati da automobilisti ubriachi o drogati, i
carabinieri di Verona anche questo fine settimana sono scesi in strada con
l’etilometro. E sono 23 le patenti ritirate tra venerdì e domenica. Il prefetto Italia Fortunati ha incontrato i
rappresentanti di polizia di Stato, municipale e provinciale, guardia di
finanza e carabinieri, proprio per mettere in atto i controlli in vista della
stagione primaverile. La rappresentante di governo ha avuto assicurazione che
da parte del Sert c’è il personale a disposizione per continuare a effettuare
controlli clinici per verificare l’assunzione di stupefacenti o di alcol. Da
parte sua anche la Regione ha dimostrato di voler collaborare e di finanziare
il progetto ideato dal dottor Giovanni Serpelloni. Un’iniziativa che altre
città emiliane e toscane vorrebbe emulare. (*) Il prefetto nei prossimi giorni incontrerà i
direttori generali delle aziende ospedaliere per chiedere anche la loro
disponibilità. Secondo i dati della prefettura gli incidenti mortali sono
calati. Fortunati ha sottolineato che per affermare con certezza che il merito
va a questi controlli servirebbero altri elementi, ma la diminuzione dei
mortali e degli scontri automobilisti con feriti comunque c’è stata. Era stata
proprio il prefetto a volere che oltre ai controlli sull’alcol venissero
effettuati quelli sugli stupefacenti. A.V. (*) Nota: speriamo davvero che
quest’eccellente iniziativa si diffonda in altre località italiane.
ALCOLISMO (http://groups.msn.com/Alcolismo
)
Primo
piano Le strade dell’alcol Il suo
consumo eccessivo provoca sempre più incidenti mortali. Conseguenza drammatica
di una maggiore diffusione tra i giovani. Nonostante le campagne di
informazione Giulia
Bertagnolio È risultato positivo al test dell’alcol il
32enne che guidava l’auto coinvolta nell’incidente avvenuto nel dicembre scorso
in provincia di Bergamo in cui hanno perso la vita padre, madre e una bimba di dieci
anni che viaggiavano su una Fiat Punto. Si era messo al volante del suo Suv
completamente sbronzo anche il 33enne che due mesi prima a Firenze ha ucciso
una donna di 74 anni lanciandosi come una freccia contro una Ford Ka, per
sfuggire ai controlli delle forze dell’ordine. Ubriachi la donna russa che,
negli stessi giorni, nel chietino ha falciato una 27enne, il 70enne che nel
reggiano ha travolto e ucciso un ciclista, l’uomo che in provincia di Napoli ha
investito un bimbo di 10 mesi deceduto sul colpo. Come il 22enne Rom che pochi
mesi prima, nell’aprile 2007, ad Appignano ha provocato una strage: il suo
furgone impazzito ha stroncato la vita di quattro ragazzi. La più grande aveva
19 anni. È un
elenco senza fine quello delle tragedie su strada provocate nel corso del 2007
da automobilisti che si sono messi al volante dopo aver alzato troppo il gomito. A fermare la
carneficina non sono, finora, bastate le decine di campagne di prevenzione
lanciate negli ultimi mesi, proposte come quella delle etichette choc da
applicare sugli alcolici. L’impegno delle istituzioni nel settore è a tutto
campo, ma i dati che fotografano la situazione attuale dimostrano che la strada
per arrivare al traguardo, e cioè all’inversione di tendenza, è in salita: secondo
un rapporto Aci-Censis sulle consuetudini di guida dei neopatentati italiani
pubblicato a metà del 2007 e basato su 4 mila interviste, il 7,3 dei ragazzi di
età compresa tra i 18 e i 24 anni include tra le proprie "abitudini"
la guida in stato d’ebbrezza. Il fenomeno
non riguarda solo le fasce giovanili: secondo le stime della Società
italiana di alcologia in Italia si
contano circa un milione di alcolisti e tre milioni di bevitori eccessivi,
"spalmati" su diverse fasce d’età. Dato che diventa ancor più
significativo se si considera che alla guida in stato di ubriachezza, lo
attestano anche i dati raccolti dall’Istituto superiore di sanità, può essere
indicativamente attribuito oltre il 30% degli incidenti stradali gravi o
mortali. A peggiorare il quadro generale è il fatto che sempre più
frequentemente nei ragazzi (che rappresentano circa un quinto delle patenti
attive) l’assunzione di alcolici si accompagna al consumo di sostanze
stupefacenti, con conseguenze spesso drammatiche per la sicurezza stradale. Le
rilevazioni svolte tra il 1998 e il 2005 dall’Onat (Osservatorio nazionale
ambiente e traumi) su più di 30 mila giovani confermano: più di tre su quattro
fanno uso di bevande alcoliche, più di uno su tre ha provato almeno una volta
droghe, uno su cinque continua ad usarle. E ancora: un ragazzo su cinque tra i
18 e i 19 anni ha riferito di aver guidato almeno una volta in stato di
ebbrezza nell’ultimo mese. Per tentare di arginare il trend l’Aci ha più volte cercato di smentire,
anche attraverso le pagine del proprio sito, le tante leggende che circolano
riguardo alla possibilità di ritardare l’assorbimento dell’alcol. Informazioni
"allettanti" per un certo tipo di target ma del tutto prive di
fondamento, come l’idea che basti mangiare molte patate o cipolle, stecche di
liquirizia oppure bevande zuccherate per tenere lontani i rischi. Niente di più
sbagliato: sulle pagine web di Automobile club Italia è spiegato chiaramente che la diffusione dell’alcol nei liquidi
corporei e la sua "distruzione" da parte del fegato seguono
meccanismi praticamente insensibili a certi "accorgimenti". Se ben poche pratiche sono capaci di ridurre
la pericolosità dell’eccessiva assunzione di vino o birra, è ormai noto che sono numerosi i comportamenti in grado di
moltiplicare i rischi per i guidatori, tra cui quello di assumere farmaci (come
ansiolitici, antidolorofici, perfino sciroppi) oppure sostanze psicotrope come
anfetamine, hashish, marijuana o eroina che interagiscono con le bevande
alcoliche potenziandone gli effetti negativi. Eppure nonostante le tante
informazioni diffuse sul tema per mettere in guardia le fasce interessate,
nonostante le tante campagne mediatiche lanciate, c’è ancora chi fa orecchie da
mercante. Mettendo a rischio la propria vita e quella altrui. Lo dimostrano tutti
gli studi scientifici, lo ripete di continuo la polizia che è da sempre in
prima fila nelle iniziative di settore: dopo
aver bevuto qualcosa di alcolico le persone tendono in genere a sentirsi
comunque perfettamente in grado di guidare, ma si tratta di un’impressione
fallace. Chi ha nel sangue 0,5 grammi/litro di alcol può manifestare sintomi
meno evidenti rispetto a coloro che ne hanno 0,8 ma in entrambi i casi il
sistema nervoso centrale è alterato. Un dato che emerge nitido durante i
controlli con l’etilometro, che nel corso dell’ultimo anno si sono sempre più
intensificati. Secondo i dati raccolti
dal ministero dell’Interno, fra il 1° gennaio e il 30 settembre 2007, polizia
stradale e carabinieri hanno effettuato complessivamente 487.723 accertamenti
con lo strumento di rilevazione del tasso alcolemico; nello stesso periodo
dell’anno precedente le verifiche erano state 180 mila. Nelle prove portate a termine durante i
fine settimana del 2007 sono risultati positivi al test 22.112 automobilisti
contro i 14.492 del 2006. Per tutti, le multe sono state salate: basta
superare la soglia di 0,5 grammi di alcol per litro di sangue per essere
costretti a pagare da 500 a 2 mila euro. A sentirsi "penalizzati" dalla linea
dura messa in atto negli ultimi mesi dalle istituzioni per cercare di ridurre
il numero degli incidenti causati dalla guida in stato d’ebbrezza sono stati,
soprattutto durante le ultime feste, non solo gli automobilisti
"pizzicati" con un tasso alcolemico maggiore del consentito, ma anche
i gestori dei locali. Non a caso in prossimità del capodanno la Federazione dei
pubblici esercizi e l’associazione dei locali da ballo (Silb) hanno più volte
chiesto al Governo di sospendere il divieto di vendita degli alcolici dopo le
due di notte del 31. Nonostante i loro interessi economici non vadano certo di
pari passo con i provvedimenti restrittivi, la maggior parte dei gestori di
locali si è comunque dichiarata a favore delle politiche volte a ridurre
l’eccessivo consumo di bevande alcoliche tra i giovani. Moltissimi hanno
infatti appoggiato la campagna lanciata dalla Polizia di Stato e dalla
fondazione Ania (che riunisce le compagnie di assicurazione per la sicurezza
stradale) mirata a incentivare la figura del "guidatore designato":
un metodo piuttosto diffuso nei Paesi anglosassoni secondo il quale, a turno,
un ragazzo della comitiva s’impegna a non bere per riportare a casa in macchina
sani e salvi tutti gli amici dopo una serata passata in compagnia. Calza a
pennello lo slogan coniato per l’iniziativa portata avanti durante le ultime
festività "Brindo con prudenza". Nei weekend compresi fra il 21
dicembre 2007 e il 6 gennaio 2008, in diverse discoteche d’Italia all’ingresso
dei locali è stato collocato uno stand dedicato alla sicurezza stradale dove
veniva distribuito ai clienti materiale informativo. I ragazzi giunti in
discoteca venivano invitati dalle hostess dell’Ania a nominare il proprio
"Bob", o guidatore designato, ovvero la persona incaricata di portare
a casa i propri amici in piena sicurezza. Se aveva mantenuto il proprio
impegno, il ragazzo veniva premiato a fine serata con la maglietta
dell’iniziativa.
IL TIRRENO
Ubriaca
semina il panico sulla Pesciatina Ragazza
passa col rosso: la polizia provinciale le fa 3mila euro di multa ZONE. Una
ragazza di Capannori è finita nei guai per guida in stato di ebbrezza e aver
gettato scompiglio, in pieno giorno, sulla via Pesciatina. Il
fatto è avvenuto a Zone: la giovane (B.V. le sue iniziali, di 33 anni) a causa
di una serie di irregolarità nella guida è stata fermata da una pattuglia della
polizia provinciale. Quando la donna ha cercato di dare delle
spiegazioni poco plausibili al proprio comportamento, il sospetto di un abuso
di sostanze alcoliche si è fatto sempre più forte e sono scattati i controlli
in questo senso. Gli accertamenti
preliminari hanno dato esito positivo, ma la ragazza ha rifiutato di sottoporsi
ad ulteriori test per verificare lo stato alcolemico. Questa
rinuncia, comunque, non è servita per evitare la denuncia per guida in stato di
ebbrezza e il sequestro dell’auto, ai fini della successiva confisca. Inoltre
le sono state inflitte una lunga serie di sanzioni amministrative, dovute alle
infrazioni che era riuscita a compiere: dall’aver superato una fila di veicoli
fermi al semaforo, al passaggio con il rosso, fino al rifiuto di sottoporsi
all’etilometro. Un totale di 3mila euro che si vanno ad aggiungere ad altre
pesanti sanzioni, visto che la giovane stava guidando, nonostante le fosse
stata sospesa la patente per mancata idoneità psico-fisica a tempo
indeterminato da otto anni. Ma
molti sono stati i controlli effettuati dalla polizia provinciale in questi
giorni. In
viale Puccini, a Sant’Anna, una pattuglia ha notato un ciclomotore che stava
creando pericolo alla circolazione, con il suo procedere a zig-zag. Fermato, il conducente è stato sottoposto
al test dell’etilometro, impresa non facile, dato che questi non si reggeva in
piedi: il tasso etilico registrato era quattro volte superiore a quello
consentito dalla legge. L’uomo è stato segnalato all’autorità giudiziaria
per guida in stato di ebbrezza e ora rischia l’arresto fino a sei mesi e
un’ammenda da 1.500 a 6mila euro, con il sequestro del ciclomotore. A
Lammari, invece, gli agenti della polizia provinciale sono stati chiamati per
effettuare i rilievi di un incidente stradale. Nell’ambito di questo intervento, hanno
riscontrato che il conducente di una delle due vetture coinvolte nell’incidente
presentava sintomi riconducibili all’abuso di alcol, per i quali, peraltro, era
già noto. Sottoposto al test dell’etilometro, è emerso
un tasso pari a cinque volte quello consentito per legge. Al conducente -
P.B., di 58 anni, residente nella zona - è stata ritirata la patente, da cui
sono stati anche tolti dieci punti ed è stato denunciato a piede libero per
guida in stato di ebbrezza.
IL TIRRENO
Era
un’arma giocattolo, denunciato Ubriaco
nel parcheggio con una pistola in mano VADA. Si
aggirava nel parcheggio della discoteca impugnando una pistola. Un’arma
giocattolo, si scoprirà dopo, «ma che sembrava vera» dicono i carabinieri. E’
stato denunciato per il porto di quell’arma e anche per ubriachezza molesta. Ma
le indagini continuano, il sospetto è
Mercoledì, 13 Febbraio 2008
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