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Rassegna stampa Alcol e guida del 12 febbraio 2008

A cura di Alessandro Sbarbada e Roberto Argenta

L’ADIGE

La paura, poi l’ovazione
guido pasqualini
«Posso sbarazzarmi?». Sono le 11.56 quando il presidente Giorgio Napolitano si rivolge verso il rettore e gli chiede l’autorizzazione a togliersi la toga. Prima si era interrotto tre volte, a intervalli regolari ogni dieci minuti, soltanto per bere un sorso d’acqua. Davide Bassi , sollecito, si alza di corsa e con l’aiuto di una hostess toglie il mantello al capo dello Stato. Si capisce però che qualcosa non va. E infatti due minuti dopo, quando Napolitano si è avviato già a concludere la lectio e al termine manca soltanto mezza cartella dattiloscritta, il presidente comincia a biascicare le parole. Iniziano così i due minuti più lunghi della cerimonia. La platea intuisce e subito si alza un applauso per dare modo al presidente di interrompersi. Al leggìo accorrono i suoi assistenti e il medico personale, Napolitano fa segno loro che ha intenzione di riprendere ma non ce la fa. È a quel punto che dal teatro si alza la voce dell’onorevole Marco Boato : «Si sieda, presidente», gli urla due volte. Si avvicina anche il professor Ferdinando Targetti : «Perché non si siede presidente?», gli chiede. A quel punto il capo dello Stato acconsente e, per farsi vedere, si accomoda al tavolo del rettore Bassi. Attende ancora un attimo e poi riattacca a leggere, ripartendo però dalla pagina precedente. È il segno che il presidente non si è ancora ripreso. Napolitano riesce però a concludere e a uscire dal Sociale sulle sue gambe in mezzo a un’autentica ovazione. Dopo una brevissima pausa in via Oss Mazzurana, raggiunge via Manci dove l’attende l’auto presidenziale che lo porta al commissariato del Governo. «È colpa di quella tunica che mi stringeva al collo», confida a chi gli sta vicino. Il medico di fiducia chiede all’ambulanza di servizio in corso 3 Novembre di utilizzare il monitor per effettuare un elettrocardiogramma e visita all’istante il capo dello Stato. «Ipotensione», è la diagnosi. Alle 12.50 il capoufficio stampa del Quirinale, Pasquale Cascella , detta una dichiarazione: «Il presidente sta bene dopo il malore che ha avuto in teatro. Si è trattato di un episodio di ipotensione dovuto all’eccessiva durata della posizione ortostatica (in piedi, ndr) e profusa sudorazione per la troppa stretta toga accademica. Ora sta bene e sta rispondendo a una serie di telefonate che gli stanno giungendo da tutta Italia». Tutto bene, quindi. Torna alla mente il malore che il 18 agosto 2006 aveva colpito l’ex presidente Carlo Azeglio Ciampi a Villa Margon dopo la cerimonia di conferimento del «Premio Alcide De Gasperi». Una maledizione. «Sul palco - spiega il rettore Davide Bassi - ci saranno stati 35 gradi a causa dei riflettori. E il presidente non è abituato, come noi accademici, a indossare la toga». Napolitano si è comunque subito ripreso e ha partecipato al pranzo ufficiale in commissariato: «Ha persino assaggiato la grappa di vino Santo - racconta il governatore Lorenzo Dellai -, segno che sta benissimo». «È vispo come un grillo - aggiunge il rettore -. Si è ripreso e ha gradito il pranzo. Rimanere in piedi per 45 minuti è stato un azzardo. Poteva accadere anche a una persona più giovane. La toga però non era pesante. È di cotone leggerissimo». A tranquillizzare tutti ci pensa lo stesso presidente al suo arrivo nella sala della Cooperazione: «Va tutto bene - afferma ai cronisti -, è stato soltanto un calo di pressione». «Crisi ipotensiva di tipo "vagale"», legata cioè al nervo vago che governa tra l’altro la muscolatura che determina la dilatazione dei vasi del sangue. È il parere del professor Massimo Santini , già presidente della società italiana di aritmologia, secondo il quale «una vasodilatazione dovuta al caldo, alla toga accademica indossata o alla prolungata stazione eretta, potrebbero aver provocato un calo della pressione con conseguente diminuzione dell’afflusso di sangue al cervello».


L’ADIGE

Menù rigorosamente locale per Giorgio Napolitano 
MATTIA ECCHELI
Menù rigorosamente locale per Giorgio Napolitano. Fatta eccezione per i frutti di bosco, fatti arrivare espressamente dal mercato ortofrutticolo di Verona, tutto il resto era trentino. Incluso il prosciutto di camoscio portato con un secondo viaggio. Perfino il pane, infornato la mattina presto dallo staff di cucina dell’osteria «Le Due spade». I timori per la salute del presidente della Repubblica sono stati fugati a tavola: «Ha mangiato quello che hanno mangiato gli altri», confermano il presidente dell’Università Innocenzo Cipolletta, il rettore Davide Bassi ed il presidente Lorenzo Dellai. Ed anche il titolare delle «Due spade», Massimiliano Peterlana che per la seconda volta serviva un capo di Stato. La prima volta era accaduto nell’agosto del 2006 con Carlo Azeglio Ciampi. Ma anche Romano Prodi, quando era presidente della Commissione europea, aveva potuto apprezzare la cucina proposta dalle «Due spade». Alla fine del pranzo, Napolitano non ha voluto negarsi il piacere di una grappa, il distillato al vino santo di Giovanni Poli invecchiato dieci anni. Quasi un «fuori programma» dopo il leggero malore del teatro Sociale. Allo stesso tavolo del presidente c’erano i più fidati consiglieri, compreso il medico personale, Gianfranco Mazzuoli. Il sindaco di Trento Alberto Pacher era seduto alla sinistra del capo dello stato con il presidente del consiglio regionale Franz Pahl alla destra. Di fronte a Napolitano c’era invece il presidente della Provincia, Lorenzo Dellai, che ha nascosto sotto una giacca scura il suo braccio infortunato. Sullo stesso lato del governatore avevano preso posto Bassi e Cipolletta. L’incontro conviviale si è aperto con un aperitivo in piedi a base di Ferrari Perlè. Poi, nel giro di una cinquantina di minuti è stato servito il resto: flan di verza e casolet con prosciutto di camoscio come antipasto, crema di patate e porri con tartufo nero del Baldo e trilogia di canederli come primo, filetto di cervo alle noci speziate e salsa al ginepro come secondo e fantasia di frutta fresca e strudel, tortino e gelato alle mele. Napolitano ha assaggiato vino e per l’acqua (naturalmente Surgiva) ha optato per quella naturale. Nei calici sono finiti Methius brut riserva, Rulander riserva della Cantina di Nomi, Monastero Rosso dell’Istituto agrario di San Michele e vino Santo di Giovanni Poli. «Alla fine ho voluto conoscerci tutti ed ha stretto la mano ad ognuno di noi», confessa Peterlana. Oltre ai 14 coperti del tavolo presidenziale, lo chef lagarino Federico Parolari ed i suoi collaboratori si sono occupati anche dei dieci membri della scorta e dell’autista personale de presidente. Per ragioni di tempo, sono stati costretti a saltare il dolce. Il personale delle «Due spade» aveva cominciato a preparare la sala ancora in mattinata, mentre Parolari e Peterlana erano arrivati a bordo di un Ford Galaxy verso le 11. Quattro in cucina (Manuel, Stefano e Matteo oltre allo chef) e quattro in sala (il sommelier Mario e Michele e Marco ad aiutare Peterlana). Il pranzo è stato servito sui piatti con lo stemma presidenziale, più piccoli di quelli che si sarebbero usati al ristorante, mentre lo spazio fra gli ospiti è maggiore, almeno un metro, come prevede il cerimoniale del Quirinale. (*)


IL MESSAGGERO

La notte dei “vizi capitali”tra alcol, panico e polizia 
School party al Jackie ’O: uscite bloccate e un ragazzo ricoverato

di VERONICA CURSI
In duecento a ballare come pazzi, le camicie sbottonate, la musica house che rimbomba nelle orecchie. Giulia, Marco e Anna si scatenano in pista per tutta la notte, mentre il vocalist li fomenta e ai tavoli, proprio come i grandi, si ordina uno champagnino e qualche vodka lemon per scaldare l’ambiente.
E’ la serata dei “vizi capitali” al Jackie’o. Il sabato dello school party. L’evento più cool dell’anno per i liceali di Roma. Decibel sparati a palla. Fuori fumo libero. Dentro open bar con superalcolici a volontà.
Sudati, accalcati, quindicenni, minigonne e tacchi alti, si strusciano provocanti
. Il deejay dalla console li esorta: «fate quello che vi pare, non ci sono regole». Loro eseguono alla lettera. E’ la notte delle “bollicine” in uno dei club più conosciuti della dolce vita romana. Così almeno si legge nell’invito che i pierre tre giorni fa hanno distribuito fuori dalle scuole. E di bollicine quella notte ce ne sono quante vuoi. Quindici euro per una boccia di champagne, oppure vodka, redbull, scwheppes. Una serata che finirà con un ragazzo di 16 anni in ospedale per coma etilico. E un’indagine aperta dal commissariato di Castro Pretorio. Una serata come tante a Roma che comincia sabato alle dieci.
Dentro al locale, divanetti rossi e luce profusa, quasi non si respira. La discoteca può contenere al massimo cento persone: quella notte ce ne sono più di 250
. Mani alzate, sguardi persi, ragazzini che bevono a non finire. Qualcuno esce, non regge, da di stomaco. Poi all’uscita del locale scoppia anche una rissa, nasi rotti, labbra spaccate. Per miracolo non si sfiora la tragedia. All’una di notte, centinaia di ragazzini si avvicinano al guardaroba per andare via, offuscati dall’alcol e dalla musica assordante. Ed è lì che scoppia l’inferno. La discoteca è talmente stracolma che non ci si riesce a muovere. Le uscite di sicurezza sono impraticabili. Cominciano gli spintoni, le urla. Quella che doveva essere una festa si trasforma in un incubo. Alcuni ragazzi spaventati chiamano i genitori: «mamma vienimi a prendere, non riesco a uscire, sono bloccata dentro al locale». All’uscita tra mini car e motorini, decine di genitori cercano di capire cosa sta succedendo. Nessuno li fa entrare: è vietato ai maggiorenni. Un ragazzo di 16 anni si sente male, sviene, ha la bava alla bocca. Ha bevuto cinque tequila bum bum. Viene portato di corsa al policlinico Umberto I dove gli viene riscontrato un coma etilico.
E’ a quel punto che scatta la chiamata alla polizia. Intervengono gli agenti del commissariato Castro Pretorio, diretti da Massimo Improta, che subito aprono un’indagine. «Il locale - spiega Improta - dovrà rispondere di una serie di illeciti amministrativi. In primo luogo la somministrazione di bevande alcoliche che venivano servite regolarmente al tavolo a ragazzi minorenni. Ma non solo. La capienza della discoteca è di 99 posti, secondo i nostri calcoli quella sera erano più di 200. All’ingresso non si effettuava il controllo dei documenti come invece specificato nell’invito. Stiamo effettuando una serie di controlli sui locali notturni proprio per mettere fine alle stragi del sabato sera. Ed evitare che in altri luoghi si verifichino situazioni del genere».


IL MESSAGGERO

«Mia figlia mi ha telefonato: mamma, aiuto sono in trappola»
«Poteva davvero accadere qualcosa di grave. Per fortuna a mia figlia non è successo niente. Ma quello che ho visto sabato notte fuori da quel locale è davvero indescrivibile». Racconta Gilda Tucci, mamma di una quindicenne, che sabato sera fuori dal Jackie’O ha assistito a scene che non dimenticherà facilmente. «Ragazzini ubriachi che ciondolavano da una parte all’altra del marciapiede, giovani strafatti che salivano sopra le loro minicar rischiando la vita. Solo adesso mi pento di aver mandato mia figlia in quel posto».
«Sono arrivata al locale verso mezzanotte e mezza - racconta - Mia figlia mi aveva detto che andava a uno school party, non avrei mai immaginato che alla festa potessero distribuire champagne e vodka». «Mi ha chiamato allarmata perché dentro la discoteca era rimasta intrappolata insieme ad alcuni suoi amici: non riuscivano ad uscire tanto il locale era stracolmo di gente». Per ore sua figlia è rimasta dentro al locale, tra urla e spintoni, finché Gilda è riuscita ad entrare dentro il club «vietato agli adulti», «solo perché ho esibito un tesserino da giornalista». «Dentro alla discoteca c’era l’inferno - aggiunge ancora sconvolta - Le uscite di sicurezza erano bloccate, molti ragazzini si sentivano male. Uno di loro è anche svenuto ed è stato portato in ospedale: si vedeva che aveva bevuto in maniera esagerata. Sono anche scomparse delle borse dal guardaroba, soldi e telefonini».
Fuori dalla discoteca, poi, è andata ancora peggio: «E’ scoppiata una rissa tra due giovani. Ho visto un ragazzino col naso rotto e il viso pieno di sangue. Molti genitori hanno provato ad entrare, spaventati dal caos, ma i buttafuori glie l’hanno impedito. E’ assurdo che succedano cose del genere: parliamo di minorenni, ma qui nessuno controlla? Ieri sono andata subito alla polizia per denunciare l’episodio. Spero che il locale paghi le conseguenze». (*)

Ve.Cur.
(*) Nota: questa volta è andata bene, non è morto nessuno.
E, forse, se non ci fosse stata una mamma giornalista coinvolta, i gestori del locale l’avrebbero fatta franca, senza nemmeno una denuncia.
Leggete nel prossimo articolo le dichiarazioni del direttore del locale…


IL MESSAGGERO

«Abbiamo servito aranciata. I liquori? li hanno portati loro»
Alfredo Fiorio, lei è il direttore del Jackie’O. E’ vero che sabato notte avete servito alcol ai minorenni?

«Assolutamente no. Per tutta la sera abbiamo servito solo aranciata e Coca Cola. Se i superalcolici sono entrati dentro al locale è perché ce l’hanno portati i ragazzini da fuori. Spesso li nascondono dentro le minicar, nei bauletti dei motorini. Non è un caso che a fine festa abbiamo trovato bottiglie in bagno e dietro le porte d’emergenza».
Dunque nel locale non sono mai state somministrate bevande alcoliche?
«No, non ho detto questo. Abbiamo servito alcolici solo ai maggiorenni».
Chiedendo i documenti?
«Beh...No. Come si fa a chiedere i documenti? Mi scusi ma se un ragazzino va a comprare una bottiglia di vino dal pizzicagnolo, gli chiedono la carta d’identità?».
Probabilmente no, ma non vuol dire che se non lo fa nessuno, non lo dobbiate fare nemmeno voi. Soprattutto perché sabato sera, nel suo locale, c’era uno school party...
«Che era uno school party lo dice lei, noi abbiamo ricevuto una lista di nominativi dai pierre della serata. Sapevamo che ci sarebbe stata una festa privata, tutto qui».
E allora perché è arrivata la polizia, cos’è successo?
«Lo ripeto se c’era qualche ragazzo ubriaco è perché si era portato da bere da casa. Il locale non c’entra niente».
A proposito, è vero che nonostante il club possa contenere al massimo cento persone, quella sera ce n’erano più di duecento?
«Questa è un’altra fantasia. Abbiamo stimato che più o meno, quella notte c’erano cento, centoventi persone. Non c’è stato nessun problema di ordine pubblico. Alla polizia abbiamo raccontato quello che sapevamo. Siamo lavoratori onesti, non è nostro interessi far ubriacare i minorenni: Sono tutte falsità».
Ve.Cur.


ASAPS.IT

Spagna
Ancora successi sul fronte della sicurezza stradale
Bilancio 2007: sono morte 2.741 persone, il 9,1% in meno rispetto al 2006, ma calano anche i feriti gravi (-19,5%)
Lotta senza quartiere ad alcol e velocità

Di Lorenzo Borselli
(ASAPS) MADRID, 12 febbraio 2008 – Se è vero che le cose potevano andare meglio, è altrettanto vero che ormai anche la Spagna è stabilmente “avanti” – non solo rispetto a noi – in materia di sicurezza stradale. Anche il 2007 è stato un anno positivo, con un indice di decrescita della mortalità del 9,1%. Non sarà un record in termini statistici, ma era dal 1967 – da quarant’anni! – che non si registravano dati così positivi. Il bollettino nero si è fermato stavolta a 2.741 morti, 274 in meno rispetto al 2006, anno in cui si era ancora sopra la soglia delle 3mila vittime, con 3.015 decessi in tutto.
Alfredo Pérez Rubalcaba, ministro dell’Interno, ha parlato di “accresciuto senso di responsabilità dei conducenti”, ed anche se concorda con il direttore generale del Traffico, Pere Navarro, circa un numero ancora “ingiustificatamente alto di vittime”, è innegabile che la diminuzione della mortalità non può che portare “ragionevole soddisfazione” in chi si occupa di “seguridad vial”.
Del resto, 274 persone sono state sottratte a morte certa: va poi ricordato che alla diminuzione del 9,1% del numero dei morti si deve aggiungere il calo dell’8,1% degli eventi mortali, oltre ad una fortissima diminuzione dei feriti gravi (quelli ospedalizzati per oltre 30 giorni), pari al -19,5%. “Merito delle molte campagne di sensibilizzazione lanciate dopo il 2003 – sostiene Rubalcaba – con le quali si è riusciti a scendere sotto la soglia delle 4mila vittime”, una barriera infrangibile dal 1996, considerata da molti una sorta di numero fisiologicamente impossibile da abbattere.
Come dire: il prezzo della mobilità.
Ma le autorità spagnole, da quelle locali a quelle nazionali, passando per l’autonomia di molte province, non hanno accettato ciò che avevano compreso essere un paradigma sbagliato: è stata lotta senza quartiere soprattutto ad alcol e velocità, con una determinazione tale da passare dall’indossare la maglia nera d’Europa ad uno dei paesi in assoluto più virtuosi.

Il risultato ottenuto nel 2007 realizza le aspirazioni del governo e consente alla Spagna di avvicinarsi all’obiettivo europeo di dimezzare la mortalità entro il 2010. A chi – tra i giornalisti – gli ha chiesto se fosse fiero di far contento il vertice dell’Unione Europea, Pérez Rubalcaba ha fatto capire che la soddisfazione più grande non è quella di contribuire a dimezzare le spese sociali dell’UE in questo ambito (alcuni parlano di 160 miliardi di euro all’anno, fornendo probabilmente una valutazione ottimistica), ma piuttosto la certezza di poter evitare “la sofferenza delle famiglie quando queste vengano toccate dalla morte o dalle ferite sulla strada”: secondo uno studio della DGT, infatti, per un morto in un incidente, altre 10 vite vengono in qualche modo distrutte.
Le fasce di età che hanno evidenziato un miglioramento più marcato, sono quelle fino a 14 anni, i giovani tra i 15 ed i 24, con un calo del 57,9% e del 46,4% dei morti: un segno che i grandissimi impegni profusi nelle scuole non sono andati perduti.
E poi c’è il fatto che il 2007 ha fatto registrare il numero di vittime più basso degli ultimi 40 anni: nel 1967, infatti, i morti erano stati 2.749, 8 in più del 2007: allora circolavano tre milioni e mezzo di veicoli, oggi invece poco meno di 30 milioni.
La ricetta del successo spagnolo, lo abbiamo ripetuto un’infinità di volte, sta tutta nella grandissima determinazione con cui i governi, prima quello di Aznàr e poi quello di Zapatero, hanno saputo selezionare gli obiettivi e perseguirli, senza ripensamenti, senza sottostare alle logiche dei potentati economici o dei ricatti elettorali.
L’obiettivo era quello di ridurre la mortalità tra i giovani, durante le ore notturne e negli esodi estivi, ottenendo pieno successo; la patente a punti non ha perso di efficacia – come avvenuto invece in Italia – e le sue prime criticità sono state subito “aggiustate”, dando vita ad una riforma durissima del codice penale inasprendo i crimini stradali.
Si pensi che tra il secondo semestre del 2006 – il “carné por puntos” è entrato in vigore il 1° di luglio di quell’anno – e lo stesso periodo del 2005, sono stati conteggiati 531 morti in meno.
Noi, dati 2006, siamo ancora al cretaceo… (ASAPS)


ROMAGNAOGGI

RAVENNA - Travolse e uccise un giovane, patteggia un anno e sette mesi
RAVENNA – Un anno e sette mesi di reclusione. E’ la pena patteggiata lunedì mattina davanti al giudice Corrado Schiaretti da Matteo Canini, il 28enne ravennate che la notte del 1° luglio dello scorso anno investì ed uccise il giovane Matteo Verde, ferendo anche l’amico della vittima Luca Centolani. Canini, accusato di omicidio colposo, lesioni e guida sotto l’effetto di droga, non prestò soccorso ai due ragazzi e venne bloccato dalla pallavolista croata Mia Causevic.
L’incidente avvenne poco lontano dal BBK di viale Colombo. Verde e Centolani stavano passeggiando lungo viale delle Nazioni. Canini, invece, in stato d’ebbrezza e sotto l’effetto di sostanze stupefacenti, stava percorrendo l’arteria a bordo di una Seat Ibiza in direzione Marina di Ravenna quando, invadendo la corsia opposta dopo una sbandata, ha travolto i due pedoni. Verde, dopo esser stato trasferito all’ospedale “Bellaria” di Bologna, morì per le gravi lesioni. Centolani, invece, rimase ferito ad un piede.
Canini si diede alla fuga, ma venne bloccato della pallavolista croata Mia Causevic (all’epoca barista del BKK) che aveva assistito al sinistro, mettendosi all’inseguimento del 28enne. La ragazza, alla quale gli fu conferita la cittadinanza onoraria per il gesto compiuto, riuscì a bloccarlo all’altezza della rotonda che immette in via Trieste. Poco dopo ci fu l’arrivo degli agenti della Polizia Stradale.

L’indomani nel sangue della vittima fu accertata la presenza di 2,6 grammi per litro di alcol (il limite è di 0,50 gr/lt) e tracce di stupefacenti. Canini venne processato per direttissima per guida in stato d’ebbrezza ed omissione di soccorso, patteggiando una pena, poi sospesa, di cinque mesi.
Lunedì Canini (difeso dall’avvocato Silvia Brandolini) si è presentato davanti al giudice Corrado Schiaretti, patteggiando un anno e sette mesi di reclusione. Per il 28enne è stata decisa anche la sospensione della patente per un anno e tre mesi. L’imputato, tuttavia, grazie alla sospensione condizionale, non varcherà mai le porte del carcere in quanto incensurato e condannato ad una pena inferiore ai tre anni.


IL GAZZETTINO (Treviso)

SANTA LUCIA DI PIAVE Un 35enne della città del Livenza 
"Pizzicato" in stato d’ebbrezza 8 mesi per resistenza all’Arma

Santa Lucia di Piave
(l.a.) Dopo il secondo controllo dei Carabinieri, che lo avevano "pizzicato" alla guida di un’auto in stato di ebbrezza, avrebbe riversato sui militari astio e offese, con espressioni che gli sono valse una condanna per resistenza a pubblico ufficiale e ingiurie. Si è svolto ieri nel Tribunale di Conegliano, competente per territorio, il processo a carico del 35enne di Sacile Massimiliano De Nadai, che doveva rispondere della condotta tenuta il 24 settembre 2006 a Santa Lucia di Piave.
Quel giorno, secondo l’imputazione, De Nadai sarebbe stato una prima volta fermato per un controllo da una pattuglia dei Carabinieri che gli contestò la guida in stato di ebbrezza. A un secondo controllo, di poco successivo, De Nadai - mentre il gruppetto attendeva il carro attrezzi che doveva portare via l’automobile - avrebbe tentato con una scusa di riprendersi le chiavi dell’auto e il libretto di circolazione che uno dei militari gli aveva sequestrato, dando poi in escandescenze e iniziando a spintonare i carabinieri, apostrofandoli poi con espressioni del tipo "fannulloni" e "vi pago anche la pensione e voi venite a rompermi". Il giudice ha condannato De Nadai a 8 mesi di reclusione (pena sospesa) per resistenza a pubblico ufficiale, 20 giorni di reclusione (pena sospesa) per le ingiurie. Non luogo a procedere, invece, per la guida in stato di ebbrezza per la presenza di un precedente decreto di condanna. (*)
(*) Nota: se invece di resistere ai militari e di offenderli li avesse travolti e uccisi avrebbe rischiato una pena solo di poco superiore. Naturalmente senza comunque fare un giorno di carcere (vedi articolo precedente a questo in rassegna).


IL GAZZETTINO (Belluno)

Attraversò ubriaco e fuori dalle strisce Non fu commesso omicidio colposo
Limana
Il perito nominato dal giudice non ha chiarito la responsabilità dell’automobilista accusato di omicidio colposo per la morte di Maurizio Peruzzetto, avvenuta il 31 maggio 2005 dopo un giorno in rianimazione. Nel dubbio, il giudice Scolozzi ha assolto Mauro De Min, bellunese di 36 anni difeso dall’avvocato Paolo Ghezze, perché il fatto non sussiste. Secondo Pierluigi Zamuner, l’ingegnere incaricato della consulenza, il pedone che aveva attraversato via Roma alle 23 di quel giorno, al di fuori delle strisce e visibilmente ubriaco (gli era stata riscontrata una presenza di 2,23 grammi di alcol per litro di sangue) avrebbe addirittura «perturbato il traffico» finendo sotto l’auto del giovane.
«Il corpo è stato ritrovato prima della prima ciabatta rinvenuta sull’asfalto - ha detto il perito. Ma le ferite sul lato destro del suo corpo non permettono di stabilire se l’uomo fosse giunto dalla parte sinistra della strada, lasciando all’automobilista il tempo di frenare, o da quello destro, da dove invece la visibilità sarebbe stata coperta». Nel dubbio, il processo si è chiuso con l’assoluzione.


CRONACAQUI

Sabato notte Kerim Gunar è stato arrestato con l’accusa di omicidio
Sangue nel naviglio: "Siamo caduti, non ho affogato mia moglie"

CORSICO - «Non l’ho uccisa, come avrei potuto? Era la donna della mia vita». Cambia versione Kerim Gunar, 42 anni, il macedone con qualche precedente per furto che sabato notte, imbottito di alcol e droga, ha ucciso la moglie 41enne Ripalta Di Francesco annegandola nel Naviglio. Secondo l’accusa il macedone le ha tenuto la testa sott’acqua fino ad asfissiarla. Anche se lui dà un’altra versione dei fatti, ritrattando quella del giorno prima, quando ai carabinieri aveva detto: «Mi voleva lasciare, abbiamo litigato e poi l’ho affogata». «Non è vero - dice ora Gunar al suo avvocato Licia Sardo che ieri l’ha incontrato a San Vittore - le cose sono andate diversamente: abbiamo avuto un incidente, finendo contro un gard-rail. Ero nervosissimo e ho cominciato a litigare con mia moglie. L’ho strattonata e siamo finiti nelle acque del Naviglio. Nessuno ci ha aiutati. Nessuno ci ha soccorsi. Dall’alto piovevano solo pietre ». La coppia viveva in una casa popolare in via Palmieri, non lontano dal luogo del delitto, e i vicini li descrivono come una coppia senza particolari problemi e ben integrata, con un figlio di 15 anni. Sabato, la tragedia. Con un carabiniere, Francesco Stranieri, 28 anni, che ha dovuto salvare l’assassino dal linciaggio della gente, mentre poco prima aveva tentato di salvare la vittima gettandosi nelle acque gelide del Naviglio Pavese, in via Chiesa Rossa. Sono stati alcuni passanti a dare l’allarme, dopo aver visto qualcosa nelle acque del Naviglio. Gunar aveva afferrato la moglie per i capelli e le tratteneva la testa sott’acqua, mentre lei si dibatteva nell’inutile tentativo di sottrarsi alla morte. Un tassista si è gettato in acqua e ha lottato con il macedone, ma la donna era già stata trascinata via dalla corrente. Quando sono arrivati i carabinieri, il marito ha cercato di trascinare in acqua anche loro, ma è stato bloccato e poi arrestato con l’accusa di omicidio aggravato dalla crudeltà e dal vincolo coniugale.
Santo Pirrotta
http://www.cronacaqui.it/news-sangue-nel-naviglio-siamo-caduti-non-ho-affogato-mia-moglie-_3463.html


ILGRECALE.IT

Alcol: un progetto nazionale per valutare l’abuso
L’obiettivo è quello di promuovere sul territorio un piano di prevenzione tra i giovani

Foggia- Sarà presentato domani alle ore 17.00 nella Sala Consiliare del Comune di San Severo il progetto nazionale "Valutazione dell’abuso di alcol e dei rischi alcolcorrelati, per la costruzione di nuovi modelli d’intervento che utilizzino i giovani come risorsa", realizzato dalla ASL Foggia attraverso il Dipartimento Dipendenze Patologiche. Alla conferenza stampa parteciperanno il Commissario straordinario della ASL FG, Donato Troiano, il sub Commissario per la ex AUSL FG/3, Savino Inghingolo, gli operatori del progetto, dirigenti scolastici, docenti e studenti delle scuole medie inferiori e superiori di San Severo e delle superiori di San Nicandro Garganico, Torremaggiore e Apricena. “Il fenomeno dell’abuso di alcol - osserva il Commissario straordinario - sta assumendo sempre più la connotazione di una nuova vera e propria forma di tossicodipendenza, anche in considerazione della commistione che i giovani ne fanno con varie droghe. Un mix micidiale, con una sostanza legale e “socialmente apprezzata” quale è l’alcol”. Il progetto, nasce dalla necessità di promuovere sul territorio un piano di prevenzione dell’abuso di alcol tra i giovani e mira a collegarli ad un modello sperimentale di ricerca utilizzato a livello nazionale, mediante una metodologia di lavoro, in linea con i progetti di “peer education” e più in generale di lavoro con i giovani, con l’obiettivo di dar luogo ad una continuità negli interventi che, da anni, si vanno attuando, in collaborazione con le scuole e tutte le agenzie del territorio, nell’ambito della promozione della salute. Il Dipartimento Dipendenze Patologiche della Asl partecipa come unico servizio della Regione Puglia ad un progetto nazionale a carattere sperimentale che riguarda,appunto, il tema dei giovani e l’uso/abuso di alcol.
(Il Grecale – Red/Fg02)


IL GAZZETTINO (Padova)

Sessantenne ubriaco aggredisce i carabinieri
Mestrino
L’alcol può giocare brutti scherzi. Ne sa qualcosa un sessantenne che l’altra sera ha aggredito pure i carabinieri beccandosi una denuncia. È accaduto alle 21.30 di domenica. I militari sono intervenuti al bar Gilda di via 4 Novembre perché un sessantenne, M.Z., stava dando fastidio. I carabinieri hanno tentato di tranquillizzare l’uomo che a un certo punto ha pure cercato di tirare un pugno mancando il bersaglio e avvitandosi su se stesso. Alla fine è stato calmato ma anche denunciato a piede libero per resistenza e oltraggio. In futuro farà bene a non bere.


IL GAZZETTINO (Vicenza)

CAMPOSAMPIERO 
«Ero ubriaco e non ho visto il carabiniere»
Il marocchino resta agli arresti in ospedale

Padova
«Ero ubriaco e non ho visto il carabiniere. L’ho travolto, ma non mi sono accorto. Avevo bevuto cinque spritz e una birra». È questa la difesa di Mouloud Bouguettaoui, trentaquattrenne marocchino, senza fissa dimora, che la scorsa settimana ha travolto un carabiniere ad un posto di blocco improvvisato a Santa Giustina in Colle proprio per bloccare la sua fuga. Lo straniero, assistito dall’avvocato Enrico Cogo, è stato interrogato ieri mattina dal giudice delle indagini preliminari, Paola Cameran. Il giudice ha derubricato l’accusa di tentato omicidio colposo in quelle di resistenza e lesioni. Ha confermato l’arresto. Adesso il marocchino è agli arresti domiciliari all’ospedale di Camposampiero, dove è stato ricoverato immediatamente dopo il fatto. Fortunatamente sta meglio di lui il carabiniere Cosimo Leone, 33 anni, originario di Taranto, in forza al Norm di Cittadella. Il militare ha riportato contusioni alla testa e alla spalla. La prognosi è di venti giorni. La sua prontezza di riflessi gli ha evitato di finire sotto la ruote della Nissan Micra, guidata dall’indagato, che ha forzato a tutta velocità il posto di blocco. L’auto ha finito la sua corsa contro il cordolo di un distributore di benzina a Fratte.


L’ADIGE

RIVA. Il giovane rumeno interrogato dai carabinieri
Un cocktail di pillole e alcol

È fuori pericolo e ieri mattina ha potuto parlare per la prima volta con i carabinieri della Compagnia di Riva del Garda il ragazzino rumeno di 16 anni accolto domenica notte in stato comatoso all’ospedale di Rovereto dopo una serata un po’ troppo «movimentata» in un’abitazione popolare di via Segantini al Rione Degasperi. G.T., queste le iniziali del ragazzino residente con la famiglia a Tremosine, ha rischiato la pelle ma già nella tarda serata di domenica i medici del Santa Maria del Carmine hanno sciolto la prognosi e l’hanno dichiarato fuori pericolo trasferendolo nel reparto di medicina. I ricordi del ragazzo si fermano alla mezzanotte di sabato, quando con l’amico J.O., 19 anni, anche lui residente in via Segantini, salgono nell’appartamento di E.D., donna nota da tempo alle forze dell’ordine. In precedenza i due ragazzi avevano acquistato birra e altre sostanze alcoliche in alcuni supermercati della zona e dopo aver bevuto abbondantemente avevano deciso di fare una puntatina in casa della donna. Il ragazzino rumeno ha detto ai carabinieri che era la prima volta che entrava in quell’appartamento. Qui si fermano i ricordi del ragazzo che un paio d’ore più tardi entra in uno stato comatoso e viene portato in cortile prima dell’arrivo dell’ambulanza. Il magistrato di turno, il sostituto procuratore della Repubblica Fabio Biasi, ha ordinato l’esame tossicologico per capire esattamente cosa ha assunto il ragazzo in quelle ore che hanno preceduto la crisi. I risultati dovrebbero essere pronti nel giro di qualche giorno. L’ipotesi più plausibile al momento è comunque quella di un cocktail micidiale di alcool e medicine, pillole, tranquillanti e forse altro. Il ragazzo ha anche escluso di aver avuto un diverbio con chicchesia prima di entrare in quella casa. Particolare che rende plausibile la ricostruzione dei fatti, ovvero che le ecchimosi al volto e le bruciature sul braccio le abbiano causate la donna e J.O. nel tentativo di rianimarlo e quando l’hanno trascinato giù dalle scale in cortile. La donna e l’amico restano comunque indagati per lesioni gravi e omissione di soccorso.
P.L.


IL GAZZETTINO (Treviso)

DAI CARABINIERI 
Morde la mano ad un maresciallo, arrestato 

Montebelluna
Arrestato per resistenza a pubblico ufficiale, violenza e lesioni. E’ successo sabato sera in una pizzeria del montebellunese dove A.B. 45 anni in evidente stato di ebbrezza, dopo aver molestato i clienti ha iniziato a prendersela con i titolari del locale. Arrivati sul posto i carabinieri sono stati aggrediti dallo scatenato personaggio che ha morso ad una mano un maresciallo procurandogli lesioni guaribili in tre giorni. Il milite è stato costretto a ricorrere alle cure dei sanitari del pronto soccorso dell’ospedale di Montebelluna. Solo tanta paura invece per i clienti e i titolari della pizzeria più volte strattonati dall’uomo.


L’ARENA di Verona

STRADE PERICOLOSE. Multe nel week-end
Alcol, ritirate dai carabinieri altre 23 patenti
E continuano i controlli in collaborazione con il Sert

In attesa che ricomincino i controlli interforze supportati dalla presenza del personale del Sert sulle strade per prevenire gli incidenti causati da automobilisti ubriachi o drogati, i carabinieri di Verona anche questo fine settimana sono scesi in strada con l’etilometro. E sono 23 le patenti ritirate tra venerdì e domenica.
Il prefetto Italia Fortunati ha incontrato i rappresentanti di polizia di Stato, municipale e provinciale, guardia di finanza e carabinieri, proprio per mettere in atto i controlli in vista della stagione primaverile. La rappresentante di governo ha avuto assicurazione che da parte del Sert c’è il personale a disposizione per continuare a effettuare controlli clinici per verificare l’assunzione di stupefacenti o di alcol. Da parte sua anche la Regione ha dimostrato di voler collaborare e di finanziare il progetto ideato dal dottor Giovanni Serpelloni. Un’iniziativa che altre città emiliane e toscane vorrebbe emulare. (*)
Il prefetto nei prossimi giorni incontrerà i direttori generali delle aziende ospedaliere per chiedere anche la loro disponibilità. Secondo i dati della prefettura gli incidenti mortali sono calati. Fortunati ha sottolineato che per affermare con certezza che il merito va a questi controlli servirebbero altri elementi, ma la diminuzione dei mortali e degli scontri automobilisti con feriti comunque c’è stata. Era stata proprio il prefetto a volere che oltre ai controlli sull’alcol venissero effettuati quelli sugli stupefacenti.

A.V.
(*) Nota: speriamo davvero che quest’eccellente iniziativa si diffonda in altre località italiane.


ALCOLISMO (http://groups.msn.com/Alcolismo )

Primo piano Le strade dell’alcol
Il suo consumo eccessivo provoca sempre più incidenti mortali. Conseguenza drammatica di una maggiore diffusione tra i giovani. Nonostante le campagne di informazione

Giulia Bertagnolio
È risultato positivo al test dell’alcol il 32enne che guidava l’auto coinvolta nell’incidente avvenuto nel dicembre scorso in provincia di Bergamo in cui hanno perso la vita padre, madre e una bimba di dieci anni che viaggiavano su una Fiat Punto. Si era messo al volante del suo Suv completamente sbronzo anche il 33enne che due mesi prima a Firenze ha ucciso una donna di 74 anni lanciandosi come una freccia contro una Ford Ka, per sfuggire ai controlli delle forze dell’ordine. Ubriachi la donna russa che, negli stessi giorni, nel chietino ha falciato una 27enne, il 70enne che nel reggiano ha travolto e ucciso un ciclista, l’uomo che in provincia di Napoli ha investito un bimbo di 10 mesi deceduto sul colpo. Come il 22enne Rom che pochi mesi prima, nell’aprile 2007, ad Appignano ha provocato una strage: il suo furgone impazzito ha stroncato la vita di quattro ragazzi. La più grande aveva 19 anni.
È un elenco senza fine quello delle tragedie su strada provocate nel corso del 2007 da automobilisti che si sono messi al volante dopo aver alzato troppo il gomito. A fermare la carneficina non sono, finora, bastate le decine di campagne di prevenzione lanciate negli ultimi mesi, proposte come quella delle etichette choc da applicare sugli alcolici. L’impegno delle istituzioni nel settore è a tutto campo, ma i dati che fotografano la situazione attuale dimostrano che la strada per arrivare al traguardo, e cioè all’inversione di tendenza, è in salita: secondo un rapporto Aci-Censis sulle consuetudini di guida dei neopatentati italiani pubblicato a metà del 2007 e basato su 4 mila interviste, il 7,3 dei ragazzi di età compresa tra i 18 e i 24 anni include tra le proprie "abitudini" la guida in stato d’ebbrezza. Il fenomeno non riguarda solo le fasce giovanili: secondo le stime della Società italiana di alcologia in Italia si contano circa un milione di alcolisti e tre milioni di bevitori eccessivi, "spalmati" su diverse fasce d’età. Dato che diventa ancor più significativo se si considera che alla guida in stato di ubriachezza, lo attestano anche i dati raccolti dall’Istituto superiore di sanità, può essere indicativamente attribuito oltre il 30% degli incidenti stradali gravi o mortali. A peggiorare il quadro generale è il fatto che sempre più frequentemente nei ragazzi (che rappresentano circa un quinto delle patenti attive) l’assunzione di alcolici si accompagna al consumo di sostanze stupefacenti, con conseguenze spesso drammatiche per la sicurezza stradale. Le rilevazioni svolte tra il 1998 e il 2005 dall’Onat (Osservatorio nazionale ambiente e traumi) su più di 30 mila giovani confermano: più di tre su quattro fanno uso di bevande alcoliche, più di uno su tre ha provato almeno una volta droghe, uno su cinque continua ad usarle. E ancora: un ragazzo su cinque tra i 18 e i 19 anni ha riferito di aver guidato almeno una volta in stato di ebbrezza nell’ultimo mese.
Per tentare di arginare il trend l’Aci ha più volte cercato di smentire, anche attraverso le pagine del proprio sito, le tante leggende che circolano riguardo alla possibilità di ritardare l’assorbimento dell’alcol. Informazioni "allettanti" per un certo tipo di target ma del tutto prive di fondamento, come l’idea che basti mangiare molte patate o cipolle, stecche di liquirizia oppure bevande zuccherate per tenere lontani i rischi. Niente di più sbagliato: sulle pagine web di Automobile club Italia è spiegato chiaramente che la diffusione dell’alcol nei liquidi corporei e la sua "distruzione" da parte del fegato seguono meccanismi praticamente insensibili a certi "accorgimenti".
Se ben poche pratiche sono capaci di ridurre la pericolosità dell’eccessiva assunzione di vino o birra, è ormai noto che sono numerosi i comportamenti in grado di moltiplicare i rischi per i guidatori, tra cui quello di assumere farmaci (come ansiolitici, antidolorofici, perfino sciroppi) oppure sostanze psicotrope come anfetamine, hashish, marijuana o eroina che interagiscono con le bevande alcoliche potenziandone gli effetti negativi. Eppure nonostante le tante informazioni diffuse sul tema per mettere in guardia le fasce interessate, nonostante le tante campagne mediatiche lanciate, c’è ancora chi fa orecchie da mercante. Mettendo a rischio la propria vita e quella altrui. Lo dimostrano tutti gli studi scientifici, lo ripete di continuo la polizia che è da sempre in prima fila nelle iniziative di settore: dopo aver bevuto qualcosa di alcolico le persone tendono in genere a sentirsi comunque perfettamente in grado di guidare, ma si tratta di un’impressione fallace. Chi ha nel sangue 0,5 grammi/litro di alcol può manifestare sintomi meno evidenti rispetto a coloro che ne hanno 0,8 ma in entrambi i casi il sistema nervoso centrale è alterato. Un dato che emerge nitido durante i controlli con l’etilometro, che nel corso dell’ultimo anno si sono sempre più intensificati. Secondo i dati raccolti dal ministero dell’Interno, fra il 1° gennaio e il 30 settembre 2007, polizia stradale e carabinieri hanno effettuato complessivamente 487.723 accertamenti con lo strumento di rilevazione del tasso alcolemico; nello stesso periodo dell’anno precedente le verifiche erano state 180 mila. Nelle prove portate a termine durante i fine settimana del 2007 sono risultati positivi al test 22.112 automobilisti contro i 14.492 del 2006. Per tutti, le multe sono state salate: basta superare la soglia di 0,5 grammi di alcol per litro di sangue per essere costretti a pagare da 500 a 2 mila euro.
A sentirsi "penalizzati" dalla linea dura messa in atto negli ultimi mesi dalle istituzioni per cercare di ridurre il numero degli incidenti causati dalla guida in stato d’ebbrezza sono stati, soprattutto durante le ultime feste, non solo gli automobilisti "pizzicati" con un tasso alcolemico maggiore del consentito, ma anche i gestori dei locali. Non a caso in prossimità del capodanno la Federazione dei pubblici esercizi e l’associazione dei locali da ballo (Silb) hanno più volte chiesto al Governo di sospendere il divieto di vendita degli alcolici dopo le due di notte del 31. Nonostante i loro interessi economici non vadano certo di pari passo con i provvedimenti restrittivi, la maggior parte dei gestori di locali si è comunque dichiarata a favore delle politiche volte a ridurre l’eccessivo consumo di bevande alcoliche tra i giovani. Moltissimi hanno infatti appoggiato la campagna lanciata dalla Polizia di Stato e dalla fondazione Ania (che riunisce le compagnie di assicurazione per la sicurezza stradale) mirata a incentivare la figura del "guidatore designato": un metodo piuttosto diffuso nei Paesi anglosassoni secondo il quale, a turno, un ragazzo della comitiva s’impegna a non bere per riportare a casa in macchina sani e salvi tutti gli amici dopo una serata passata in compagnia. Calza a pennello lo slogan coniato per l’iniziativa portata avanti durante le ultime festività "Brindo con prudenza". Nei weekend compresi fra il 21 dicembre 2007 e il 6 gennaio 2008, in diverse discoteche d’Italia all’ingresso dei locali è stato collocato uno stand dedicato alla sicurezza stradale dove veniva distribuito ai clienti materiale informativo. I ragazzi giunti in discoteca venivano invitati dalle hostess dell’Ania a nominare il proprio "Bob", o guidatore designato, ovvero la persona incaricata di portare a casa i propri amici in piena sicurezza. Se aveva mantenuto il proprio impegno, il ragazzo veniva premiato a fine serata con la maglietta dell’iniziativa.


IL TIRRENO

Ubriaca semina il panico sulla Pesciatina 
Ragazza passa col rosso: la polizia provinciale le fa 3mila euro di multa 

ZONE. Una ragazza di Capannori è finita nei guai per guida in stato di ebbrezza e aver gettato scompiglio, in pieno giorno, sulla via Pesciatina.
Il fatto è avvenuto a Zone: la giovane (B.V. le sue iniziali, di 33 anni) a causa di una serie di irregolarità nella guida è stata fermata da una pattuglia della polizia provinciale.
Quando la donna ha cercato di dare delle spiegazioni poco plausibili al proprio comportamento, il sospetto di un abuso di sostanze alcoliche si è fatto sempre più forte e sono scattati i controlli in questo senso. Gli accertamenti preliminari hanno dato esito positivo, ma la ragazza ha rifiutato di sottoporsi ad ulteriori test per verificare lo stato alcolemico.
Questa rinuncia, comunque, non è servita per evitare la denuncia per guida in stato di ebbrezza e il sequestro dell’auto, ai fini della successiva confisca.
Inoltre le sono state inflitte una lunga serie di sanzioni amministrative, dovute alle infrazioni che era riuscita a compiere: dall’aver superato una fila di veicoli fermi al semaforo, al passaggio con il rosso, fino al rifiuto di sottoporsi all’etilometro. Un totale di 3mila euro che si vanno ad aggiungere ad altre pesanti sanzioni, visto che la giovane stava guidando, nonostante le fosse stata sospesa la patente per mancata idoneità psico-fisica a tempo indeterminato da otto anni.
Ma molti sono stati i controlli effettuati dalla polizia provinciale in questi giorni.
In viale Puccini, a Sant’Anna, una pattuglia ha notato un ciclomotore che stava creando pericolo alla circolazione, con il suo procedere a zig-zag. Fermato, il conducente è stato sottoposto al test dell’etilometro, impresa non facile, dato che questi non si reggeva in piedi: il tasso etilico registrato era quattro volte superiore a quello consentito dalla legge. L’uomo è stato segnalato all’autorità giudiziaria per guida in stato di ebbrezza e ora rischia l’arresto fino a sei mesi e un’ammenda da 1.500 a 6mila euro, con il sequestro del ciclomotore.
A Lammari, invece, gli agenti della polizia provinciale sono stati chiamati per effettuare i rilievi di un incidente stradale.
Nell’ambito di questo intervento, hanno riscontrato che il conducente di una delle due vetture coinvolte nell’incidente presentava sintomi riconducibili all’abuso di alcol, per i quali, peraltro, era già noto.

Sottoposto al test dell’etilometro, è emerso un tasso pari a cinque volte quello consentito per legge. Al conducente - P.B., di 58 anni, residente nella zona - è stata ritirata la patente, da cui sono stati anche tolti dieci punti ed è stato denunciato a piede libero per guida in stato di ebbrezza.


IL TIRRENO

Era un’arma giocattolo, denunciato 
Ubriaco nel parcheggio con una pistola in mano 

VADA. Si aggirava nel parcheggio della discoteca impugnando una pistola. Un’arma giocattolo, si scoprirà dopo, «ma che sembrava vera» dicono i carabinieri. E’ stato denunciato per il porto di quell’arma e anche per ubriachezza molesta. Ma le indagini continuano, il sospetto è

Mercoledì, 13 Febbraio 2008
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