COMUNICATO APCAT TRENTINO
Premio
Germano d’Argento Il
Premio Germano d’Argento, nato nel 1990 in provincia di Alessandria e dal 2000
promosso in Trentino sta per scadere; infatti sabato 15 marzo 2008 è l’ultimo
giorno utile per spedire le opere e gli scritti inediti da parte di tutte le
persone, le associazioni, le scuole desiderose di affrontare le problematiche legate al consumo
di alcol. Questo Premio è promosso dall’ APCAT Trentino (Associazione
Provinciale dei Club degli Alcolisti in Trattamento) tramite il suo Centro
Studi e con il patrocinio dell’AICAT (Associazione Italiana Club Alcolisti in
Trattamento). La
particolarità di questo concorso è dettata dal confronto che più autori possono
avere sul tema alcol, confrontandosi attraverso elaborati scritti o creatività
artistiche. Questo
modo comunicativo crea un vero veicolo promozionale verso una responsabilità
attiva personale e verso la comunità, permettendo a tutti di affrontare un tema
molto sentito. Non
tutti siamo uguali: c’è chi si sente più eloquente a voce e chi attraverso una
sequenza di pensieri. Affrontare un tema come l’alcol è difficile, sia per chi
non ha problemi con la sostanza e chi ha trascorso, o trascorre, parte della
propria vita “insieme” all’alcol. Il
riuscire a immergersi in questa tematica raccontando proprie sensazioni, propri
pensieri, proprie debolezze imprime un forte messaggio verso gli altri. La
persuasione di essere consapevoli che l’alcol è una droga con i suoi
grattacapi, ma che possiamo uscirne, si da un messaggio positivo per una
promozione della salute. L’esposizione scritta ci porta alla memoria un
rivivere veritiero fatto di momenti belli e momenti brutti. Questo
modo di esprimersi ci indica che tutti indistintamente dal ruolo che abbiamo
nella quotidianità, possiamo essere parte attiva creando grande interesse nella
comunità: ecco allora il significato di questo premio. Le
finalità di questo premio oltre ad avere un carattere culturale sono quelle di
informare e di sensibilizzare su un tema discusso a vari livelli, che procura
sofferenze a molte famiglie. (*)
Remo
Mengon Presidente
APCAT Trentino (*) Nota: al seguente link http://www.apcattrentino-centrostudi.it/germano.asp potete trovare tutte le informazioni, e la
scheda per iscriversi. Scrivete, scrivete, scrivete.
IL MATTINO (Avellino)
Ubriaco,
uccise un bimbo: condanna a tre anni PAOLA DE
STASIO Torella dei Lombardi. Era il 14 ottobre del
2006. Verso l’imbrunire una mamma con i suoi due figli usciva da un negozio di
frutta di Torella dei Lombardi. La donna
stava aprendo la portiera della sua vettura parcheggiata, quando
all’improvviso sbucò un’auto a folle velocità che prima falciò il figlio più
piccolo Michele di 5 anni e poi investì lei. Dall’altra parte del marciapiede
il bambino più grande assistette all’agghiacciante scena. Michele non ce la
fece, lascerà la vita su quell’asfalto maledetto, gravissima la madre,
Rosetta Marra, che lotterà per un mese e più in terapia intensiva e rischierà
di perdere una gamba. A distanza di 16 mesi da quella tragedia che commosse
l’Irpinia e la indignò perché a bordo
di quell’auto killer c’era un ragazzo di 23 anni che guidava in evidente stato
di ebbrezza, è stata emessa dal tribunale di Sant’Angelo dei Lombardi una
severa condanna (*) a carico di Andrea Natale, il giovane che investì il
piccolo Michele Di Paolo di Nusco e la mamma Rosetta Marra. Il giudice
monocratico Ciafardini lo ha condannato a tre anni e 4 mesi per l’accusa di
omicidio colposo, è stato celebrato il rito abbreviato che di fatto ha
consentito lo sconto di un terzo della pena. La famiglia Di Paolo è assistita
dagli avvocati Raffaele Capasso e Gerardo Di Martino. Il pubblico ministero
Patscot aveva chiesto il massimo della pena per questo tipo di reato: 8 anni.
E’ stato accertato che il conducente
della vettura Andrea Natale aveva un tasso alcolico che superava di ben 4 volte
i valori tollerati dalla legge. Il giovane fu aggredito e linciato subito
dai testimoni della tragedia. Si tratta di una condanna severa, tra l’altro la
procura aveva rigettato la richiesta di patteggiamento avanzata dalla difesa di
Natale. Grande in questa vicenda è stato anche il coinvolgimento emotivo oltre
che professionale da parte dell’avvocato Raffaele Capasso in sinergia con
l’avvocato Gilda Rizzo che si è occupata di un aspetto nient’affatto
secondario, quello psicologico della loro assistita Rosetta Marra. A breve
inizierà il dibattimento per quanto concerne il risarcimento civile. Certo non
basteranno le sentenze ad alleviare il dramma di una famiglia di Nusco così
provata dal destino. Rosetta Marra intanto continua il suo peregrinare in vari
ospedali d’Italia, da Sant’Angelo ad Ariano, da San Giovanni Rotondi a Bologna
per cercare di recuperare in pieno la funzionalità degli arti inferiori. (*) Nota: se non fosse stata severa gli
avrebbero dato – forse - anche un premio.
IL GAZZETTINO (Treviso)
PREGANZIOL
In Appello a Venezia è stato ridiscusso l’omicidio di Mario Dal Tezzon avvenuto
a Frescada nel novembre 2005 Undici
anni ad Armando Romano Ridotta
la condanna inflitta dal Tribunale di Treviso all’omicida che ha sempre
sostenuto di essere innocente Preganziol Il Pm Miggiani della Procura di
Treviso aveva chiesto l’ergastolo per Armando Romano, accusato di aver ucciso
Mario Dal Tezzon nel novembre 2005 a Preganziol. Con il rito abbreviato la pena
è scesa a 30 anni (3 di indulto, 27). Infine con la condanna a diciannove anni
e mezzo (tre sono coperti da indulto) si era chiuso il processo davanti al Gup
Gianluigi Zulian, celebrato con il rito abbreviato ad Armando Romano, 55 anni,
che abitava a Frescada di Preganziol con la vittima, Mario Dal Tezzon, 37
anni.Fu indubbiamente un grande successo della difesa, sostenuta dall’avvocato
Pasquale Fabio Crea, che stese in quell’occasione una memoria di 80 pagine per
fare presente che si trattava di un processo assolutamente indiziario: se
Romano non avesse fatto al nipote una telefonata dal contenuto che appare quasi
confessorio, prove dirette non ce ne sarebbero state. Ieri in Appello a Venezia
la pena è stata ulteriormente ridotta: i 19 anni e 4 mesi sono diventati 14 e 8
e grazie ai 3 anni dell’indulto alla fine la pena da scontare - teoricamente -
diventa di undici anni e otto mesi. E pensare che il pubblico ministero Antonio
Miggiani aveva chiesto alla corte di
Treviso l’ergastolo, per un reato che aveva descritto come futile e abbietto
(un colpo di pistola alla nuca), provocato dall’ubriachezza e nascosto
per otto giorni (tanto tempo dopo venne trovato il corpo) con una fuga.
Ergastolo che il rito abbreviato avrebbe tramutato in trent’anni.Romano fu poi
condannato a 16 anni per l’omicidio; a tre e mezzo per l’arma mentre la
ricettazione dell’arma è stata riformulata in furto. Romano si è sempre
dichiarato innocente: «Volevo bene a Dal Tezzon come ad un figlio - ha scritto
in una memoria presentata allora al giudice - vi prego, cercate il vero
assassino». L’omicidio di Mario Dal Tezzon fu commesso a
metà del novembre 2005 in una casa di Frescada di Preganziol. Imputato e poi
condannato per l’omicidio fu Armando Romano, 57 anni, nato in Calabria ma
vissuto a lungo a Milano; il giudice Gianluigi Zulian condannò lo stesso Romano
anche a tre anni e mezzo per la detenzione di una pistola rubata nel ’95. Il
pubblico ministero aveva chiesto trent’anni; cioè l’ergastolo con la
concessione del beneficio del rito abbreviato. Se si pensa all’ergastolo chiesto dall’accusa
inizialmente, la sentenza di ieri rappresenta un miracolo. E giunge a
conclusione di una storia triste troncata dall’omicidio. Romano, era già stato dieci anni in prigione per tentato omicidio; ha
un caratteraccio da cui è derivata la passione per l’alcool. (*) Dal
Tezzon, finito in prigione per due rapine fatte per disperazione, era
divorziato e non aveva più una lira. Si erano conosciuti casualmente: Romano
gli ha offerto di andare a stare con lui, diventando amici. Tentarono anche un
lavoro assieme, ma esperienza naufragò. Tutti
e due bevevano. La sera del delitto litigarono, in quel contesto parti il colpo
mortale. Romano ha sempre sostenuto, fin dal momento dell’arresto, di
essere innocente.
Sergio
Zanellato (*) Nota: chissà se è nato prima l’uovo o la
gallina.
IL GAZZETTINO
Richard
è annegato. Resta il
giallo: suicidio o incidente? Venezia È morto per annegamento e non per le ferite
riportate nella caduta il turista inglese di 23 anni scomparso a Venezia nella
notte del 13 febbraio e ritrovato domenica pomeriggio ai piedi di un pilone del
Ponte della Libertà. Il medico legale Antonello Cirnelli ha effettuato ieri
l’autopsia sul corpo di Richard Raynor ed è arrivato a questa prima conclusione
che non spiega ancora le cause della caduta, ma comunque mette alcuni punti
fermi negli accertamenti investigativi che ora propendono per un evento
accidentale, e quindi un «tragico incidente», come sostiene la famiglia del
giovane. Il procuratore Vittorio Borraccetti dichiara: «Non esiste neppure
lontanamente un indizio che faccia pensare a un omicidio».
NESSUNA LESIONE MORTALE. L’esito dell’autopsia
è stato comunicato al pubblico ministero Lucia D’Alessandro. Il medico ha
trovato tracce d’acqua nei polmoni, ovvero la prova che la morte è avvenuta
(quasi certamente) per annegamento. Numerose le lesioni, presenti anche alcune
fratture. Ma nessuna ferita che dimostri l’esistenza di traumi letali. Le
lesioni sarebbero state provocate prima della morte (ad esempio i colpi alla
testa), ovvero quale effetto della caduta dalla spalletta del ponte fino a una
tubatura che corre lungo la strada, poi nell’acqua. Altre lesioni sono
post-mortem, a dimostrazione che il cadavere è stato sbattuto contro i piloni e
si è mosso prima di fermarsi nel punto dove poi è stato ritrovato.
MEZZO METRO D’ACQUA. In quel punto l’acqua era
alta appena mezzo metro domenica pomeriggio, al momento del recupero. I piloni,
inoltre, fermano il gioco delle correnti, anche se la laguna è comunque
soggetta alle maree. Sicuramente quando Richard è caduto nel budello era ancora
vivo. E l’acqua a quell’ora era piuttosto alta. Per questo ha attutito il
colpo, altrimenti le lesioni riscontrate al volto sarebbero state più
devastanti. Ma ciò non ha evitato l’asfissia da annegamento. Sul momento del
decesso il medico legale non si è ancora espresso. Non si sa ancora a quale
distanza dalla caduta sia avvenuta la morte. Richard potrebbe essere rimasto
laggiù ancora vivo, per un certo arco di tempo, con la testa nell’acqua.
AVEVA
BEVUTO. Sicuramente il turista aveva bevuto dell’alcool. Lo ha confermato la fidanzata Katie Robinson quando ha presentato
denuncia. Al momento in cui lo aveva perso di vista, a piazzale Roma, la coppia
era reduce da una cena e da un giro per i pub. Anzi, Richard voleva bere ancora
qualcosa prima di prendere il taxi per l’hotel Ariston che si trova a
Mestre lungo il Terraglio. Solo l’esame tossicologico potrà accertare quale
fosse lo stato di ebbrezza di Raynor e se egli abbia assunto sostanze
stupefacenti.
UNO STRANO DETTAGLIO. Alla luce di questi
risultati, gli investigatori propendono per l’ipotesi di una caduta accidentale.
Ma sono ancora cauti. Anche perchè è emerso lo strano particolare degli oggetti
personali di Richard che sono stati trovati a bordo della strada. Si tratta di
un portafogli, di un telefono cellulare e della chiave della camera d’albergo.
Li aveva trovati giovedì mattina un anziano che stava passando in bicicletta. Non
erano sopra il parapetto del ponte, come sembrava domenica sera. Erano vicino
al guard-rail, come posati in ordine. Ma se nel primo caso si poteva pensare al
gesto di un suicida che voleva far trovare i propri documenti e le carte di
credito, il fatto che gli oggetti fossero a terra può far ritenere che siano
usciti dalle tasche prima della caduta. È comunque alquanto strano.
LE VERSIONI DELLA FIDANZATA. Gli investigatori
stanno vagliando le dichiarazioni rese da Katie Robinson, la girl-friend di
Richard. Alla Polizia disse in un primo tempo che aveva perso di vista il
ragazzo, lo aveva cercato per una decina di minuti, poi aveva preso il taxi per
Mestre. Poi aveva aggiunto di aver trovato un messaggio («Sono in mezzo al nulla») nella segreteria del cellulare, che aveva
ascoltato al mattino. La stessa circostanza aveva confermato domenica a
"Il Gazzettino" dalla sua casa inglese. Ma su
"Times-on-line" è apparsa ieri una nuova dichiarazione: «Richard mi
ha telefonato chiedendomi dov’ero. Gli ho detto che ero in taxi. Bene, ha
risposto, aggiungendo che ne avrebbe preso uno anche lui e che ci saremmo
incontrati all’hotel». Per questo era andata a dormire, convinta che al
risveglio lui sarebbe stato accanto a lei nel letto della camera 407.
KATIE VERRÀ INTERROGATA. È molto probabile che
Katie venga interrogata, con le procedure della rogatoria internazionale, per
chiarire tutti questi particolari. Ma solo quando saranno ultimati gli
accertamenti sul flusso telefonico (quante furono le chiamate quella notte?), gli
interrogatori dei testimoni (ad esempio il taxista che ha accompagnato la donna
a Mestre) e quando saranno definitivi i risultati dell’autopsia. In particolare
i dati relativi all’ora del morte del turista, decisiva per sciogliere i dubbi
residui di questo giallo veneziano.
Giuseppe
Pietrobelli
L’ARENA di Verona
SICUREZZA
STRADALE. Al termine dell’incontro in Prefettura confermata la collaborazione
per la lotta allo «sballo» Ubriachi
al volante, scatta il nuovo giro di vite Il
prefetto Fortunati: «Vista la disponibilità di forze dell’ordine e Dipartimento
la sinergia prosegue» Nacque
come sperimentazione, prosegue come piano la cui efficacia è stata testata «su
strada» per mesi. E ha fornito risultati confortanti, quelli che segnano un
calo sensibile di incidenti stradali, e quindi anche di vittime, durante il
fine settimana. Un tema che è stato affrontato in Prefettura ieri pomeriggio,
nel corso della riunione del comitato per la sicurezza, e dedicato proprio alla
prevenzione oltre che alla prosecuzione della sinergia tra il Dipartimento per
le dipendenze e le forze dell’ordine. Un incontro al termine del quale al piano
di realizzazione si è aggiunto un altro tassello positivo. «Vista la
disponibilità da parte sia del Dipartimento che delle forze dell’ordine», il
breve commento del prefetto Italia Fortunati, «il piano di collaborazione
prosegue. Stiamo tracciando le linee per riprendere i controlli su strada, in
sinergia». Già, perchè i mesi di «prova», come sottolineò lo stesso prefetto ai primi di
febbraio, comunque hanno coinciso con un calo sensibile degli incidenti. Un
decremento dovuto forse non completamente alla presenza dei posti di blocco ma
comunque, e questo è innegabile, pattuglie e personale medico e sanitario del
Dipartimento che nelle notti del fine settimana hanno «controllato» le
principali arterie di città e provincia la funzione di deterrente l’hanno avuta.
A fianco di un positivo risultato c’è comunque
la disponibilità a proseguire. E se l’attività operativa è importante, è
importante anche stabilire una continuità di collaborazione per mantenere
quello che da agosto ad oggi rappresenta un trend positivo, cioè il calo degli
incidenti stradali. Questo il convincimento delle forze
dell’ordine, polizia stradale, polizia municipale, carabinieri e guardia di
Finanza (che fornirà un supporto con l’unità cinofila) e che rappresenta un
sostegno imprescindibile per il progetto
che, primo in Italia, è stato preso a modello, e diventerà presto operativo,
sia in Emilia Romagna che in Toscana. Le risorse umane ci sono e la Regione sta
valutando i costi per stabilire gli investimenti ulteriori. E a fornire il
polso di quanto la situazione positiva riguardi solo il calo degli incidenti ma
non «l’abitudine allo sballo» sono proprio i dati clinici rilevati anche al
termine dei controlli più recenti. Troppe ancora le persone, soprattutto i
giovani, che si mettono alla guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti
senza avere percezione di quanto sia pericoloso per sé e per gli altri. Un
atteggiamento che rischia di diventare un ’«abitudine». La riprova? A fine gennaio, fuori dalla discoteca,
quattro giovani su dieci erano positivi a droghe.
L’ARENA di Verona
SENTENZA.
Termina la vicenda cominciata cinque anni fa Sparò
all’aggressore, assolto un poliziotto Era
stato preso a botte da un automobilista ubriaco durante i rilievi per un
incidente sul Lago L’agente
spiegò che aveva fatto fuoco per non essere sopraffatto da quell’uomo Stavolta è davvero finita. Sono passati cinque
anni fatti di sentenze in primo grado, ricorsi, perizie, testimonianze. Ma alla
fine l’assistente della polizia di Stato, Francesco Agnello, in servizio alla
polstrada di Bardolino è stato assolto dall’accusa di lesioni a Roberto Currao,
che di guai con la giustizia ne ha avuti anche altri. Il primo grado di
giudizio ha portato all’assoluzione di Agnello e dell’agente Maria Pia Concetta
con la richiesta di archiviazione da parte del pubblico ministero Giovanni
Pietro Pascucci, e condannato Currao a un anno e otto mesi. L’avvocato
dell’imputato, Paolo Costantini ha presentato ricorso al provvedimento per la
legittimazione dell’intervento di Agnello. Il tutto è stato poi rimesso nella
mani del giudice di pace di Caprino Veronese che dopo aver sentito ancora una
volta i testi, ha assolto il poliziotto dalle lesioni. «L’avvocato Flavio
Amicabile, curatore della nostra organizzazione di polizia», ha detto Angelo
Calvario, della Fsp Ugl, «in 15 minuti di difesa ha demolito un’ora di
requisitoria dell’avvocato della controparte. La magistratura ha saputo
riconoscere nei colleghi la professionalità nel combattere qualsiasi gesto
criminoso al servizio dei cittadini. Noi ringraziamo pubblicamente l’avvocato
che non ha lesinato tempo e impegno in questa vicenda» Era il 21 gennaio 2003 quando Currao, ubriaco al volante, nonostante avesse il ritiro della patente ancora in
atto proprio per guida in stato d’ebbrezza ebbe un incidente. La patente gli
era stata ritirata alcune ore prima. Dopo il sinistro, avvenuto a Garda,
venne chiamata la polizia stradale. Arrivò una pattuglia del distaccamento di
Bardolino. Rilievi di rito, accertamenti. A Currao che era al volante senza
patente venne posta sotto sequestro l’auto, per fermo amministrativo e lui
venne invitato in caserma. La sua rabbia
esplose violentissima. Currao si scagliò contro i due agenti, a uno tolse lo
sfollagente e lo utilizzò per picchiarli. Cercò di togliere la pistola dalla
fondina della poliziotta. Arrivò anche un’altra pattuglia, visto che uno
degli agente era riuscito a mandare l’allarme via radio. Agnello estrasse la
pistola per non essere sopraffatto dal malvivente. Uno dei quattro colpi
sparati per intimorire e far desistere Currao, raggiunse invece una sua gamba.
«Credevo mi uccidesse», disse il poliziotto dal suo letto d’ospedale all’epoca.
Era a Peschiera, un mese di prognosi per le botte, «quell’uomo aveva lo sguardo
spiritato, ripeteva di continuo che mi avrebbe ammazzato». Per la difesa, il poliziotto esagerò nella reazione. Per i testimoni, fece
l’unica cosa che poteva fare per fermare la rabbia di quell’uomo ubriaco, che
poi risultò positivo anche al metadone. Il giudice ha dato ragione al
poliziotto, assolvendolo. A.V.
ADNKRONOS
BOLOGNA:
FA BERE VODKA A NEONATO, ARRESTATO SFRUTTATORE PROSTITUTE Bologna, 19 feb. - (Adnkronos) - Si e’ ubriacato di vodka durante una
cena e ha costretto a bere anche il figlio di 7 mesi di una delle prostitute
moldave che lui sfruttava. E quando le tre donne sono intervenute per
impedirgli di fare del male al bambino in preda ai fumi dell’alcol ne ha
picchiate due provocando loro lesioni giudicate guaribili in 10 giorni dai
sanitari dell’ospedale Rizzoli di Bologna. Dopo
la lite l’uomo e’ fuggito con il bambino, di cui pare sia il padre, e il giorno
dopo ha minacciato la madre di non rivedere piu’ il figlio se lo avesse
denunciato. Pensava di averla fatta franca e invece le tre si sono rivolte
ai carabinieri della Compagnia di San Lazzaro, comune alle porte di Bologna,
che hanno arrestato lo sfruttatore. In carcere e’ cosi’ finito uno slavo di 47
anni, gia’ noto alle forze dell’ordine.
ITALIASALUTE
TROPPO
ALCOL SOPRATTUTTO TRA I GIOVANI In Italia le morti causate dall’alcol, per
malattie come cirrosi e cancro, sono 25mila l’anno. A queste vanno aggiunte le
2mila in incidenti stradali causati da guida in stato di ubriachezza. I dati sono già allarmanti così, senza contare
il fatto che sempre più adolescenti tra i 13 e i 15 anni bevono una volta a
settimana grandi quantità di alcol, dando vita anche da noi ad un fenomeno di
origini inglesi chiamato “binge drinking”. “Sono
dati che ci costringono a pensare a interventi urgenti” sostiene Emanuele
Scafato, direttore dell’Osservatorio nazionale alcol dell’Istituto superiore di
sanità. “Ciò che allarma di più è che il fenomeno del binge drinking sta
prendendo piede anche tra gli adulti”. E continua “In Italia fanno uso di alcol
35 milioni di persone, l’81% degli uomini e il 56,4% delle donne. La maggior
parte beve due bicchieri ai pasti, ma il 17% dei consumatori è da considerarsi
a rischio e 5 milioni di loro avrebbero bisogno di un intervento di
prevenzione, cura o riabilitazione.” In Italia esistono diverse strutture per
aiutare gli alcolisti a smettere, alcune sono gestite dal Servizio sanitario e
altre da privati o volontari di Alcolisti anonimi e dell’Aicat. Secondo il
farmacologo Gianluigi Gessa si ottengono i migliori risultati combinando la
terapia farmacologica con quella psicologica. Il farmaco maggiormente utilizzato è il
disulfiram. “Quando il paziente, disobbedendo al terapeuta, beve alcol, il
farmaco provoca una sensazione angosciante.” Altri farmaci sono in grado di sopprimere la
pulsione del bere senza provocare reazioni avverse, ma sono tutti utilizzabili
solo su pazienti non epatopatici, che tra gli alcolisti sono molto pochi. Una nuova sostanza chiamata baclofen sembra
dare buoni risultati in questi casi. "Abbiamo dato a metà dei volontari il
farmaco, all’altra metà il placebo. Abbiamo valutato la durata dell’astinenza,
con risultati incoraggianti: il 70%, dopo 6 mesi, non aveva ripreso a
bere" spiega Giovanni Addolorato, specialista in medicina interna
all’Università Cattolica di Roma. Questa sostanza ha il vantaggio che essendo
metabolizzata dai reni è innocua per il fegato. Secondo gli alcolisti anonimi esiste una
caratteristica comune, forse un fattore genetico, che rende gli alcolisti
incapaci di resistere alla tentazione di bere. Di parere discordante è invece
Francesca Cesati, terapista che applica il metodo Easy way to control alcohol,
la quale sostiene che se davvero ci fossero delle basi genetiche per la
tossicodipendenza, non sarebbe possibile guarirne.
ASAPS.IT
Russi
(RA) La
Polizia Municipale ferma una signora di 61 anni, era alla guida con un tasso
alcolemico di 1,93 g/l Dall’inizio
dell’anno il comando della località romagnola ha svolto un’attività intensa di
contrasto alle violazioni al CdS (ASAPS), 19 febbraio 2008 – Una tranquilla
domenica pomeriggio, poche auto per strada e una pattuglia della Polizia
Municipale impegnata in un normale servizio di controllo. Tutto regolare, sino
a quando gli agenti notano un’auto che
viaggiava a zig-zag passando da una carreggiata all’altra. Immediatamente
scatta “l’alt”. Al volante della vettura
una signora di 61 anni che, evidentemente, aveva “alzato un po’ troppo il
gomito”. Inevitabile il controllo con l’etilometro. Risultato: un tasso
alcolemico di 1,93 g/l; quantità decisamente superiore al limite imposto
dalla legge: 0,5 g/l. Per la signora è scattato il ritiro della patente e la denuncia
per guida in stato di ebbrezza. Negli ultimi giorni, inoltre, sempre la Polizia
Municipale, ha fermato un cittadino albanese trovato alla guida di uno scooter
privo di targa. Durante il controllo dei documenti i “vigili” hanno scoperto
che la patente con cui guidava l’uomo era falsa. Per lui una denuncia per falso
ideologico. Dall’inizio dell’anno la Polizia Municipale di Russi, composta da
sei unità anche se, in base ai parametri regionali ne servirebbero almeno
dieci, ha svolto un lavoro notevole per il contrasto delle infrazioni al Codice
della Strada. Dal 1° gennaio, infatti, oltre all’attività di controllo sono
state contestate quattro violazioni dell’art. 193 (assicurazione scaduta); 2
per l’art. 218 (circolazione con patente sospesa); 2 per il 186 (guida sotto l’influenza di alcol) e 2 per 116 (guida
di ciclomotori senza titolo abilitativo). Accertamenti che hanno portato,
complessivamente, a 4 sequestri amministrativi, sei fermi amministrativi, due
patenti ritirate, due provvedimenti di revoca e a tre notizie di reato. Inoltre
un cittadino clandestino è stato fotosegnalato e a suo carico è stato emesso un
decreto di espulsione. (ASAPS)
ILGRECALE.IT
Fisichella
testimonial campagna sicurezza stradale (*) Il
pilota di Formula Uno presenterà la campagna foggiana "Vivi la
Strada", a Foggia, il prossimo 23 febbraio Di
Redazione Sarà il pilota di Formula Uno Giancarlo
Fisichella, il testimonial della campagna foggiana "Vivi la Strada"
che sarà a Foggia, il prossimo 23 febbraio, in occasione della "Giornata
Provinciale sulla sicurezza stradale". L’iniziativa è articolata in due momenti: alle 17.00, nel salone del
Tribunale della Dogana, Fisichella
parlerà di sicurezza stradale con giovani delle scuole medie superiori della
Capitanata. La sera, alle 22.00, alla discoteca"Histoire" incontrerà
tutti i ragazzi che hanno partecipato all’iniziativa "il Mio Amico
Bob", cui sarà riservato l’ingresso gratuito in discoteca. L’Amministrazione
Provinciale di Foggia - ed in particolare l’assessore ai Trasporti, Antonello
Summa - d’intesa con la Regione Puglia intende
promuovere diverse iniziative, all’uscita dai locali più frequentati dai
giovani, per contrastare le cosiddette "stragi del sabato sera", in
molti casi dovute alla guida in stato di ebbrezza ed all’abuso di sostanze
alcoliche. E non solo. Sono molteplici, infatti, le iniziative dirette ai
ragazzi in età scolare e comunque aigiovani più in generale. Tra queste, che si svolgono tutte nell’ambito
del progetto"Vivi la Strada", alcune stanno già riscuotendo un grande
successo. E’ il caso di: "Il Mio Amico Bob" - articolato in 15 date
notturne, realizzato in collaborazione con i gestori di discoteche, la Polizia
Stradale e Polizia Provinciale - in cui viene effettuato un censimento
volontario, all’ingresso della discoteca, di tutti i giovani che, all’interno
di un gruppo, si nominano quali conducenti dei veicoli - "Bob". All’uscita della discoteca tutti i
"Bob" interessati, liberamente, si sono recati, nelle undici delle 15
serate previste, o si recheranno presso la stazione mobile della Polizia per
effettuare volontariamente il controllo alcolemico. Sino ad oggi, nei test
effettuati nel capoluogo foggiano, precisamente presso le discoteche
"Domus Area", "Replay" e "Histoire", sono stati
oltre 500 i "Bob" che hanno tenuto fede all’impegno preso, risultando
sobri alla prova con l’etilometro. E sono ancora tante le iniziative in
cantiere di Provincia e Regione nell’ambito del progetto "Vivi la Strada" che saranno realizzate e presentate
"strada facendo". (*) Nota: pare che Henri Landru (http://it.wikipedia.org/wiki/Henri_Landru
) sia stato prescelto per fare da testimonial in una prossima campagna per la promozione dell’armonia
della vita di coppia.
SANREMONEWS
Sanremo:
fermato automobilista ubriaco dopo incidente Erano da poco passate le 6 in via Hope, quando
si è verificato un grave incidente tra un motorino ed un Renault express.
Sembrava un grave incidente ma fortunatamente entrambi i guidatori sono usciti
illesi dallo scontro. Pochi istanti dopo l’impatto, il guidatore
dello scooter ha preferito chiamare i Carabinieri, poiché preoccupato
dall’atteggiamento ‘alterato’ dimostrato da Vincenzo R., l’altro guidatore
coinvolto nel sinistro. Al loro arrivo i militari, oltre a rilevare
l’incidente, hanno constatato che il
livello di alcool nel sangue dell’automobilista era superiore a 3,5 gl,
ovvero ben sette volte maggiore rispetto ai limiti consentiti dalla legge. Quindi,
è subito scattata la denuncia per guida in stato di ebbrezza nonché il
sequestro del veicolo ed il ritiro della patente di guida.
Stefano
Michero
IL TIRRENO
ARRESTATO Ubriaco
aggredisce i carabinieri Farah
Garbi, 22 anni, tunisino, è stato arrestato dai carabinieri della stazione di
Altopascio per lesioni, danneggiamento e porto abusivo di coltello. L’altra
sera fuori dal bar «La stazione» ad Altopascio i militari sono dovuti
intervenire per sedare una rissa tra extracomunitari. Al loro arrivo sono stati
aggrediti dell’immigrato che agitando una bottiglia di vetro rotta ha
minacciato i carabinieri. Quando i militari lo hanno bloccato l’immigrato ha iniziato a colpirli con calci e pugni
ferendone leggermente due costretti a ricorrere alle cure del pronto soccorso. È
stata danneggiata anche l’auto di servizio e in tasca al tunisino è stato
rinvenuto un coltello lungo 15 centimetri. L’arresto è stato convalidato e il
processo con rito direttissimo si terrà tra cinque giorni in seguito alla
richiesta dei termini a difesa presentata dal legale dell’immigrato.
REDATTORE SOCIALE
Parma ci prova:
insegnare ai bambini i rischi causati da alcol e fumo
LA TRIBUNA DI TREVISO
Ubriaco alla guida
semina il panico Fermato e denunciato dalla polizia
IL RESTO DEL CARLINO (Pesaro)
Tragedia sfiorata,
preso l’automobilista super ubriaco
LA STAMPA
Scontro tra due moto e
auto Un centauro era ubriaco
Gli spezza una gamba
nella lite fra camionisti
LA GAZZETTA DI MANTOVA
Ubriaco salta lo stop
al rondò
LA GAZZETTA DI MODENA
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