Foto Blaco
(ASAPS) MILANO, 25 febbraio 2008 – Che
l’etilometro – da solo – non fosse affatto sufficiente a difendere la società
dalle incursioni dell’ebbrezza al volante, è per noi di Asaps cosa risaputa da
anni. Per questo la nostra associazione, chiede da sempre il rafforzamento
degli organici della Specialità, con appelli rimasti purtroppo inascoltati, e
“spinge” – come consiglia vivamente l’Organizzazione Mondiale della Sanità –
per abbassare la soglia alcolemica di legge a 0,2 g/l, limite oltre il quale
cominciano a divenire pericolosi per la guida gli effetti dell’ebbrezza
alcolica. Alla nostra voce se ne sono nel frattempo
aggiunte altre: l’ultima, in ordine di tempo, è quella di un’indagine
illustrata nei giorni scorsi a Milano, presso l’ospedale Niguarda, che ha visto
la preziosa “alleanza” della Polizia Stradale e di quella Municipale di Genova.
Lo studio, presentato nell’ambito del convegno dal titolo “Cause, conseguenze e terapie della sonnolenza diurna”, ha
investigato su ben 3.016 incidenti stradali occorsi nel 2005 su strade ed
autostrade liguri, e sulla rete urbana del capoluogo di regione. Le divise
impegnate nei rilievi hanno messo a disposizione degli studiosi un’accurata
serie di informazioni che normalmente, nel nostro paese, vanno perdute,
consentendo di fornire gli spunti per le future strategie di contrasto. Il 38% di questi incidenti non ha evidenziato
alcun legame con uso di bevande alcoliche da parte dei conducenti coinvolti, ma
i restanti 1.875 – parliamo dunque del 62% - lo erano eccome. Attenzione, però: solo in 707 casi è stata
superata la soglia legale (23%), ma in ben 1.168 eventi (39%) l’alcol c’era
seppure in quantità ammesse dalla norma. L’etilometro, in buona sostanza, ha
evidenziato la positività dei conducenti, ma con valori fino a 0.5, quindi non
perseguibili. Un inciso: gli scienziati spiegano che il
rischio di incidente stradale mortale è doppio quando il conducente ha una
percentuale di alcol nel sangue da 0,2 a 0,5% e si moltiplica per dieci da 0,5 a 0,8%. Per una persona
con tasso alcolemico compreso tra 0,8 e 1,2 g/l, la possibilità di restare
uccisa al volante è 35 volte superiore rispetto ad una sobria. Secondo il neurologo Sergio Garbarino, del Centro
di Fisiopatologia del sonno dell’Università di Genova, il numero di incidenti alcol-correlati
– ma non classificati come dovuti all’ebbrezza dei conducenti – raggiunge il
suo picco massimo tra le 2 e le 4 del mattino. Il medico ha dimostrato,
incrociando i dati provenienti dalla strada con quelli che costituiscono
bagaglio già consolidato della scienza, che la soglia di vigilanza per i
conducenti coinvolti in incidenti stradali con la “lieve influenza” dell’alcol comincia
a scendere dopo le ore 20, per toccare i valori minimi dalla mezzanotte fino
alle 6 del mattino. Le ebbrezze più consistenti, quelle
classificate tali (oltre gli 0,5 g/l), provocano il numero maggiore di impatti
tra le 19 e le 20: dopo l’aperitivo e dopo cena. Ne consegue che l’etilometro non basta. Serve
una presa di coscienza, anche da parte di chi l’alcol lo vende o lo
somministra, per ottenere la massima condivisione su un concetto vitale alla
sopravvivenza sulla strada: chi guida, non beve. 0,5 grammi di alcol per
litro di sangue, non è una soglia troppo bassa, ma l’esatto contrario. Secondo lo staff che ha lavorato alla ricerca,
inoltre, l’interazione alcol/sonno è una delle cause principali di
sinistrosità: se infatti a 0,5 g/l l’ebbrezza è già molto elevata ed aumenta il
rischio generico di incidente, quando la componente del sonno (che di notte
diviene inevitabile) si associa a modeste quantità di alcol, anche al “goccio”
– 0,1 g/l – le conseguenze possono essere micidiali. Dunque, è scientificamente provato che anche
un solo bicchierino di prosecco o di birra, induca livelli di ebrietà
pericolosi in alcune fasce orarie, con effetti che possono aumentare
pericolosamente per conducenti affetti da patologie che provocano sonnolenze diurne,
come la sindrome delle apnee notturne o la narcolessia. Secondo
le stime mediche, nel nostro paese, ne soffrono 2/4 milioni di persone. “Il codice della strada – ha spiegato Francesca
Ingravallo, medico legale dell’Università di Bologna – non classifica tali malattie
tra quelle invalidanti che determinano una limitazione per il rilascio della
patente, sebbene sia accertato che almeno il 20% degli incidenti stradali siano
dovuti a colpi di sonno”. L’Europa non ha ancora preso posizione, ma ci
sono stati come la Germania (ma anche Belgio, Francia, Finlandia, Olanda,
Svezia e Gran Bretagna sono sulla stessa linea) che hanno aggiornato le proprie
normative nazionali. (ASAPS)
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