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Articoli 27/02/2008

Guida veloce o guida sicura?

Quale tipo di guida per i conducenti delle autopattuglie e motopattuglie di Polizia Locale impegnati nei servizi di polizia stradale?

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Foto Coraggio

La patente di servizio: punto di arrivo o di partenza?
Con il Decreto del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti n° 246/2004 è stato adottato il regolamento per il rilascio della patente di servizio ai soggetti abilitati allo svolgimento dei compiti di Polizia Stradale, così come previsto dall’art. 139 c. 1 del Codice della Strada. Tra le schiere del personale ricompreso nell’elenco di cui all’art. 12 c. 1 del Codice della Strada, figurano anche gli appartenenti ai Corpi ed ai Servizi di Polizia Provinciale e Municipale - la cosiddetta Polizia Locale - ai quali viene pertanto concesso l’ottenimento della patente di servizio, ovviamente previo superamento di un corso di qualificazione con esame finale. Si tratta di un riconoscimento dovuto ed a lungo atteso, dal quale consegue un indubbio vantaggio immediato: l’eliminazione del “rischio professionale” al quale rimaneva esposta la personale patente di guida civile dell’operatore di Polizia Locale, nella malaugurata ipotesi di violazioni del Codice della Strada verificatesi alla guida di veicoli di servizio. Per quanto si tratti di un beneficio tutt’altro che trascurabile, sarebbe oltremodo riduttivo inquadrare questo strumento professionale senza cogliere tutta la portata del suo reale principio ispiratore: una “semplice” patente di guida civile non può legittimare la conduzione di autopattuglie e motopattuglie in servizio di Polizia; occorre una patente “specifica”. Se si ritiene, quindi, concretamente affermato ed attuato questo indiscutibile principio, allora la patente di servizio deve essere certamente considerata un punto di arrivo. Ma il crescente impegno della Polizia Locale nei servizi di Polizia Stradale, non è oramai più conciliabile con il grave problema emergente costituito dalla mancanza di addestramento professionale specifico alla “conduzione operativa”, un argomento che molti ritengono esaurito con un’attenta lettura del disposto di cui all’art. 177 del Codice della Strada. La sterile elencazione delle facoltà concesse dal predetto articolo costituisce però soltanto la punta di un iceberg, ancora pericolosamente celato nelle sue reali dimensioni; sarebbe certo molto più indicato analizzare i cosiddetti “servizi urgenti di istituto”, costituiti dai vari contesti operativi nei quali il veicolo di servizio deve essere condotto e posizionato sulla strada in condizioni di emergenza, ma con modalità necessariamente diversificate, in rapporto al variare degli obbiettivi di volta in volta perseguiti. Non si può, allora, non vedere nella patente di servizio - intesa come istituto di formazione operativa - un punto di partenza, un’occasione per un primo e significativo passo al di là dei confini di un territorio ancora pressoché inesplorato.

Foto Coraggio

Una patente specifica alla quale non corrisponde una formazione altrettanto specifica
Purtroppo, il conseguimento della patente di servizio per la Polizia Locale non è stato concepito quale esito di un percorso formativo realmente mirato e per questo pienamente efficace. In buona sostanza, ci troviamo di fronte ad una ripetizione, certamente più approfondita, delle nozioni teoricopratiche tipiche dell’iter di rilascio delle patenti civili. Nel tracciare i confini del problema legato all’impiego nei servizi di istituto dei veicoli di Polizia Locale, non è certo intenzione dell’autore invadere la sfera addestrativa di esclusiva competenza dei Corpi di Polizia dello Stato. Il riferimento rimane il campo formativo nel quale si muovono le Polizie Locali, laddove il panorama - rispetto ai brevetti di “guida veloce” rilasciati ad Agenti di P.S., Carabinieri e Finanzieri - cambia radicalmente. Si può certamente registrare una crescente sensibilità al problema, uguale solo alla carenza di manualistica specializzata, di pratica consolidata per non parlare dell’assenza di una scuola addestrativa efficiente ed efficace, in grado di dare all’Agente di Polizia Locale la certezza di guidare i veicoli d’istituto in servizio di Polizia Stradale secondo procedure e tecniche oggettivamente idonee, sicure ed affidabili. La necessità di colmare questa lacuna è però imprescindibile, assoluta, vista la tendenza a tutelare la sicurezza del lavoratori - non si dimentichi il cambio di mentalità acquisito con l’entrata in vigore della legge 626 - ed anche la sicurezza di terzi estranei all’azione di Polizia.

Il “day after” all’introduzione della patente di servizio: guida veloce, guida sicura o nessuna delle due?
L’oggettiva inadeguatezza ha portato l’impianto formativo lontano dal soddisfare i reali bisogni addestrativi; l’istituto della patente di servizio non è stato realizzato muovendo da un’attenta analisi delle effettive esigenze professionali, legate ai contesti dinamici di Polizia Stradale che gli operatori di Polizia Locale sono chiamati quotidianamente ad affrontare. Un brevetto di “guida veloce” anche per gli operatori di Polizia Locale? Al giorno d’oggi, chiunque si trovi a guidare un veicolo di Polizia ha da tempo superato il preconcetto che la guida corretta, nell’espletamento di servizi urgenti di istituto, sia semplicemente quella “veloce”. La “guida veloce” è comunque una locuzione alquanto nebulosa, quando viene inquadrata nell’ottica del servizio di Polizia Locale; con questa terminologia è stato preso finora ad esempio il comportamento operativo degli autisti delle Forze di Polizia dello Stato, ignorando però che l’aggettivo “veloce” in realtà ricomprende tutta la serie di tecniche opportune da adottarsi nei vari frangenti propri dell’azione di Polizia: raggiungimento di obiettivi, inseguimenti, scorte, intercettazioni, reazioni ad allarmi, ecc. Date le oggettive difficoltà a trasferire all’esterno termini e contenuti delle procedure addestrative delle Forze di Polizia, questa luce riflessa proveniente dagli Istituti di istruzione operativa statali si è riverberata delineando i contorni di immagini falsate, lasciando molte zone buie in un ambito di formazione professionale degli operatori di Polizia Locale tanto delicato quanto trascurato. Nelle realtà locali dove si ricercata una maggiore aderenza ai reali bisogni operativi, l’iter formativo per il conseguimento del titolo di servizio è stato arricchito da corsi di “guida sicura”, aprendo così la porta alle più recenti proposte innovatrici dell’oramai anacronistico metodo tradizionale di apprendimento della guida di autoveicoli e motoveicoli; esempi tanto encomiabili quanto, purtroppo, rimasti isolati. Il dibattito sulla sicurezza stradale ha prodotto importanti concetti evolutivi dell’attuale sistema di costruzione del rapporto “uomo-veicolo-strada”, già da tempo superato a causa della sua sostanziale inadeguatezza proprio sotto l’imprescindibile profilo della sicurezza. Con il concetto di “guida sicura” si sta diffondendo un metodo formativo di efficacia nettamente superiore, dove il conducente deve “inserirsi” in modo corretto all’interno del veicolo e gestirlo efficacemente sotto il profilo dinamico, apprendendo a controllarne le reazioni nelle manovre di emergenza che risultano spesso fatali ai conducenti impreparati e, per questo, “non sicuri”. Purtroppo, le nozioni teorico-pratiche di “guida sicura” non costituiscono materia di insegnamento nelle autoscuole, ma, nonostante tutto, sono adesso numerose le strutture private in grado di offrire prodotti formativi anche di altissimo livello e di sicura efficacia. Grazie a professionalità provenienti dal mondo motoristico sportivo, queste strutture sono sicuramente in grado di trasmettere le basilari nozioni teoriche e pratiche per mantenere con sicurezza il controllo del veicolo nelle situazioni più critiche della guida di tutti i giorni. La previsione di un modulo formativo di “guida sicura” costituisce la base di apprendimento necessaria ed imprescindibile, per potersi procedere poi alla costruzione di un impianto addestrativo più mirato e specifico alle esigenze dell’operatore di Polizia Locale. È intuibile che vi sia un problema di costi connessi alla formazione ed al “retraining” di un numero elevato di operatori, ma le Amministrazioni Locali di maggiori dimensioni non danno prova di lungimiranza nel momento in cui non viene progettata una risorsa formativa interna ai Corpi di Polizia Locale, selezionando e preparando idoneo personale dipendente. Predisponendo aree adeguate, gli istruttori interni potrebbero gestire attività formative dirette delle quali potrebbe beneficiare anche il personale dei Corpi e Servizi di minori dimensioni e potenzialità, creando una sorta di “area formativa a livello provinciale”. Ma si potrebbe osare certo di più, se entrassero realmente in gioco le strutture regionali di formazione della Polizia Locale.

La “guida operativa”: procedure e tecniche specifiche
I corsi di “guida sicura” sono uno strumento assolutamente necessario per acquisire le superiori conoscenze teoriche sulla dinamica del veicolo e le superiori abilità pratiche nella conduzione. Ma non ci si può fermare qui: l’operatore di Polizia Stradale è un conducente professionale assolutamente particolare, il cui addestramento deve necessariamente beneficiare di una progettazione tarata sulle reali esigenze di servizio. L’insidia, infatti, non è rappresentata soltanto dalle “situazioni operative di rischio”, perché queste sono prevedibili ma non evitabili: sono parte integrante di questo lavoro. Punto e basta. L’insidia si manifesta anche all’interno dell’operatore stesso ed è costituita dalla sua impreparazione mentale e tecnica, dalla sua sostanziale inadeguatezza professionale; in assenza di addestramento efficace, questa è la “situazione operativa di rischio” più pericolosa di tutte. L’unica situazione, tuttavia, che può essere non soltanto prevista, ma anche concretamente evitata con una formazione rispondente alle esigenze operative. Occorre preparare formatori interni al massimo livello nella “guida sicura”, in modo da creare un “background” di preparazione che possa essere trasferito a tutti gli operatori in sede interna, dove poi il personale può essere agevolmente aggiornato e mantenuto in costante efficienza. Ma occorre, soprattutto, aprire la porta su di un mondo inesplorato, quello appunto delle procedure operative e delle conseguenti tecniche dinamiche di Polizia Stradale, ad uso specifico della Polizia Locale, che non sono mai state codificate da nessuno, salvo sporadici e dilettanteschi tentativi da parte di improvvisati e soprattutto sedicenti “professionisti” dell’emergenza e delle tecniche di Polizia, che hanno fatto di questa lacuna di cui si parla un mestiere. Oggi diviene necessario dare una risposta all’interminabile serie di interrogativi che scaturiscono da questo vuoto regolamentare e formativo, mediante un sistema organico di preparazione (teorica e pratica), che parta dall’analisi degli ambiti operativi a carattere dinamico dei servizi di Polizia Locale e ne definisca le esigenze con un adeguato carattere di scientificità. Allo stesso tempo, occorre gettare luce piena e diretta su questa materia, affermando un concetto del quale nessuno parla ma che deve crescere, nella sensibilità generale delle Istituzioni, fino ad ispirare tutta una costruzione concettualmente diretta ad un’adeguata formazione del personale: la “guida operativa di Polizia Locale”.

* Ispettore Polizia Municipale, Firenze

Da Il Centauro n.118


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Di Francesco Forasassi*

Mercoledì, 27 Febbraio 2008
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