BRESCIA OGGI MAIRANO Due serate di riflessioni con l’Acat Alcol, guerra totale Non è considerato una droga
dall’opinione pubblica, ma l’abuso di alcol provoca dipendenza e danni
devastanti a livello psicofisico. E proprio per conoscere i rischi legati alla
bottiglia che l’Acat «Amore e vita» di Mairano organizza due incontri aperti
alla cittadinanza nella sede dell’associazione Primavera in via Soncini a
Pievedizio. Ospite del doppio seminario (in programma stasera e domani, sempre
alle 20,30) sarà Giovanni Monesi. Due i temi al centro degli
incontri: «L’autoprotezione e la promozione della salute» e «L’alcol e le altre
droghe: favola realtà». Ma si parlerà anche di «Problemi alcolcorrelati e
complessi», di «Posizione personale e la prevenzione» e di «I sistemi di
trattamento e la promozione della salute: il club degli alcolisti in
trattamento». Per ulteriori informazioni si può
telefonare allo 030-9975419. P.GOR. L’ARENA VILLAFRANCA Dall’8 marzo parte l’iniziativa della navetta che accompagnerà i
ragazzi Nasce il bus dei giovani per andare in discoteca L’associazione Agora selezionerà locali e soci per evitare uso di
droghe Il giro ogni sabato sera Non c’è scopo di lucro, vogliamo promuovere il
divertimento in sicurezza Francesco Bommartini Parte da Villafranca
"Andiamoci sicuri", un’iniziativa per un divertimento legale e pulito
che prevede l’organizzazione di un autobus che porterà i giovani in alcune
discoteche convenzionate. L’associazione che si occupa di questo progetto è
"Giovane A.g.o.r.a." di Villafranca . I ragazzi che la gestiscono
sono dieci e si stanno impegnando per promuovere iniziative e per diventare un
punto d’incontro per i giovani. Dario Boschetto, presidente di "Giovane
A.g.o.r.a." e studente di Medicina all’Università degli studi di Verona,
22 anni, spiega: «"Andiamoci sicuri" partirà l’8 marzo. La prima
trasferta sarà alla discoteca "Berfi’s club" di Verona. Le iscrizioni
saranno aperte il venerdì della settimana che precede l’evento». Gli altri appuntamenti saranno
sabato 15 marzo a "Le Disque" di Cà di David e venerdì 21 marzo al
"Victory Club" di Vicenza. «Abbiamo anche altre proposte», aggiunge
Boschetto, «e stiamo decidendo quali discoteche selezionare a seconda della
loro fama e della nostra esperienza personale». L’obbiettivo principale è
quello di tenere lontani i ragazzi da droga e alcol per divertirsi con
coscienza. Nei 25 euro dell’iscrizione alla serata saranno compresi l’andata e
il ritorno su un bus-navetta, l’ingresso in discoteca con una consumazione
analcolica, la tessera di "Giovane A.g.o.r.a." e un’assicurazione che
coprirà eventuali incidenti sul bus e nel locale pubblico. «Il fatto che si dia
una consumazione analcolica compresa nel prezzo è simbolico», dice Dario
Boschetto, «perché vogliamo sensibilizzare i nostri iscritti: se qualcuno vuole
bere alcolici se li pagherà di tasca propria». Per selezionare chi salirà sul
bus ed evitare spiacevoli sorprese, all’atto d’iscrizione viene fatto firmare
un regolamento. Sottoscrivendolo gli iscritti sono tenuti a rispettare valori
di ordine, sicurezza, libertà e sussidiarietà. Il punto d’incontro dove il bus
farà salire i giovani sarà il bar Mazzini di Quaderni. «Stiamo cercando di
avere un punto di ritrovo anche nel centro di Villafranca», specifica
Boschetto, «e se qualcuno dei ragazzi che partecipano alla serata ha
particolari necessità possiamo passare dalla sua zona per andarlo a prendere.
Basta saperlo prima». L’"Eurotour" di
Pizzoletta fornirà l’autobus-navetta che avrà a disposizione 50 posti. A
seconda delle necessità "Giovane A.g.o.r.a." deciderà se impiegarne
più di uno per il futuro. «La nostra associazione è no profit», dice Boschetto,
«e i soldi sono utilizzati per pagare trasporto, assicurazioni e discoteca.
Stiamo organizzando altri eventi per il futuro che riguarderanno sport, cultura
e divertimento». L’associazione ha contattato il comune di Villafranca per
avere il patrocinio all’iniziativa. "Giovane A.g.o.r.a." si può contattare
al numero 3478192505 o sull’url www.giovaneagora.spaces.live.com. SALUTEEUROPA.IT Il sangue è meglio donarlo che versarlo: un etilometro per
sensibilizzare i giovani alla donazione del sangue 28/02/2008 - Sarà presentata nel
prossimo Meeting Giovani della FIDAS, in svolgimento a Bologna dal 29 febbraio
al 2 marzo, la nuova campagna di sensibilizzazione del coordinamento giovanile.
Con lo slogan: “Il sangue è
meglio donarlo che versarlo”, la campagna prevede la distribuzione nei loro
luoghi di aggregazione (dalle discoteche alle sale giochi, dai muretti dove si
incontrano i ragazzi ai campi di calcio), di un etilometro per sensibilizzare i
giovani ai corretti stili di vita e alla donazione del sangue. “Troppo spesso leggiamo sui
quotidiani di gravi incidenti stradali che in tutta Italia distruggono la vita
di troppi ragazzi e ragazze – spiega il coordinatore giovani della FIDAS
Roberto Bonasera - Noi vogliamo trasmettere un messaggio sul valore della vita
e sull’importanza della sua tutela, sensibilizzando i giovani, ma non solo,
alla donazione del sangue e alla sicurezza stradale”. Il progetto nasce dall’idea del
Coordinamento Giovani della FIDAS di coinvolgere i propri coetanei su un
problema tanto serio quanto attuale, quello della sicurezza sulla strada. Si
vuole far riflettere, insomma, sulla necessità di porre in essere comportamenti
rispettosi della vita, la propria e quella altrui, spiegando nello stesso tempo
che con un semplice gesto, la donazione del sangue, si possono salvare molte
vite umane. Dopo una prima fase di
sperimentazione, con la distribuzione dei primi 1000 etilometri, la campagna
proseguirà su base locale grazie all’opera di centinaia di giovani volontari
aderenti alla FIDAS, oggi presente sul territorio nazionale con 67 associazioni
sparse in 15 regioni. La campagna (che è stata prodotta
in proprio dalla federazione e prevede anche la distribuzione di materiale
informativo e gadget) contribuisce al tentativo di ridurre del 50% i decessi in
stato di ebbrezza entro il 2010, obiettivo fissato dall’Unione Europea nella
Carta Europea della Sicurezza Stradale. ROMAGNA OGGI ’’Notti sicure’’, un corso contro l’abuso di alcol nei locali notturni
(*) CESENA – Un corso per prevenire
l’abuso di alcool. Anche i locali delle notti cesenati si adoperano per
combattere questo problema, sempre più diffuso tra i giovani. Il programma è
curato dall’Ausl di Cesena, come parte del progetto “Notti sicure”. Dati alla
mano, ci si rende conto che l’abuso dilaga: secondo i test relativi al 2007, su
687 giovani, coinvolti dagli operatori del progetto, il 26,6% presentava un
livello di alcool nel sangue superiore ai limiti di legge. Per questo i gestori, i pr, i dj,
i direttori artistici ed i barman dei locali cesenati hanno deciso di
partecipare ai corsi, che si aprono questa sera, dalle 18 alle 20, nella sala
conferenze della Banca di Cesena. Prima lezione: “Effetti dell’uso
e abuso di alcool e problematiche correlate”. Tra i locali che aderiscono, il
Teatro Verdi, il Vidia Club, il Caffeina, il Caffè Bonci, Zampanò, il Caffè
Roma, NerosuBainco e il Lego Caffè. (*) Nota: due anni fa, nella stessa zona, era stato
proposto, dalla Provincia, una iniziativa chiamata: “Un brindisi contro le
stragi”. Aveva come slogan: “Portiamo il vino in discoteche”. Il
presupposto teorico era che bevendo vino non si sarebbe poi aggiunto altro. Il
clou della iniziativa consisteva nel proporre degli assaggi di vino nel
pre-serale delle discoteche. Il corso descritto nell’articolo dimostra che in
due anni c’è stato un notevole salto di qualità. IL TIRRENO GIOVEDÌ, 28 FEBBRAIO 2008 Cecina La proposta. Trattamenti nei
club per chi viene beccato alla guida in stato di ebbrezza Alcol, non basta ritirare la
patente L’Acat: «Molti di questi automobilisti ricadono nell’infrazione» ROSIGNANO. Nell’incontro di
ieri con il Coisp ha partecipato anche l’Acat, l’associazione alcolisti in
trattamento, che nella nostra area ha sette club. La proposta è quella di
vincolare le persone a cui viene ritirata la patente per guida in stato di
ebbrezza alla partecipazione ai corsi dell’associazione. Una proposta che si basa sua una considerazione oggettiva: molti
degli automobilisti fermati ricadono a distanza di tempo nella stessa
infrazione. Vale a dire, bevono come spugne e poi si mettono alla guida.
Mettendo a repentaglio la loro vita e quella degli altri. «Crediamo che siamo
importante - spiega Maria Cercignani, responsabile dell’Acat locale -
intraprendere questo progetto con le forze dell’ordine. Un progetto bocciato
dal Sert, ma che noi intendiamo lo stesso portare avanti perché lo reputiamo un
valido strumento per combattere questo fenomeno». Valido per un motivo principale. «Abbiamo riscontrato che tante
persone a cui viene ritirata la patente per alcol dopo poco tempo sono
nuovamente alle prese con lo stesso problema. Dunque, non basta togliere a
queste persone la possibilità di guidare. Perché non riescono a prendere
seriamente coscienza del fenomeno e delle conseguenze che può portare a loro
stessi e agli altri, Insomma, serve un processo che li porti a riflettere, a
guardarsi dentro». E così ecco l’idea di legare strettamente il codice della
strada all’impegno dell’Atac. «La nostra proposta - continua Cercignani - è
semplice: una persona a cui viene tolto il libretto di circolazione per abuso
di alcol deve essere inserito in uno dei nostri club e frequentare i corsi.
Soltanto in questo si potrà davvero affrontare il problema e magari trovare una
soluzione efficace, una soluzione in grado di dare una risposta concreta al
disagio che si porta dentro quella persona». (*) E nella bassa Val di Cecina, zona dove opera l’Acat cecinese,
l’alcolismo è un problema serio. «Ma sottovalutato. Ogni anno entrano nei
nostri club una quarantina di famiglie. I nostri corsi, infatti, non mirano
alla cura del singolo paziente, ma c’è un coinvolgimento totale dei suoi cari.
In media ci sono 5-6 famiglia per club ogni anno». L’Acat ha sette club: tre sono dislocati a Cecina, due a Rosignano
e uno a Donoratico e Montescudaio. «La nostra preoccupazione - dice la
responsabile - è rivolta soprattutto ai giovani. Sono sempre di più quelli che
cadono in questo tunnel. O che, peggio ancora, non si accorgono di avere un
rapporto con il bicchiere che rappresenta un problema. Che si ripercuote anche
sulle strade. E allora ecco che diventa importante educare questi ragazzi,
dargli una soluzione che gli faccia prendere coscienza dei rischi e dei
pericoli che derivano dall’alcol. E polizia e carabinieri, in questo senso,
possono contribuire a sollecitare questo nostro percorso». Ma.Mo. (*) Nota: la sospensione della
patente è sempre di più il fattore critico che mette in moto interventi per
smettere di bere. Però mi sembra una forzatura partecipare coattivamente alle
riunioni di un gruppo che si basa su solidarietà, amicizia e amore. Sono invece
estremamente favorevole all’idea di frequentare obbligatoriamente un corso
educativo tenuto da persone competenti. LA STAMPA Torino Alcol ai quattordicenni in quella discoteca, perché nessuno interviene? Un lettore scrive: «Sabato 16 febbraio presso la
discoteca La Gare di via Sacchi 63, i nostri figli (tutti quattordicenni) hanno
partecipato ad una festa di compleanno di alcuni compagni di classe. Siccome la
festa si doveva svolgere in una sala separata dal resto della discoteca e nella
fascia oraria che va dalle 21,30 alle 24, ingenuamente, abbiamo ritenuto che i
ragazzi fossero in una situazione sufficientemente “sicura”. Invece, oltre ai
tanti disguidi e problemi (ingresso posticipato di quasi un’ora per le ragazze
e quasi due ore per i ragazzi con l’effetto che gli stessi sono rimasti per il
tempo relativo in mezzo alla strada al freddo), non è stato neanche effettuato
alcun controllo sulla somministrazione di bevande alcoliche che, come noto, è
vietata (e penalmente sanzionata) se effettuata ai minori di 16 anni (Artt. 689
e 690 del codice penale). «Il risultato è che alcuni
ragazzi si sono ubriacati e sono stati male. Fortunatamente per questa volta (a
differenza di altre) non c’è stato nessun caso di coma etilico. «Ci chiediamo: perché non vengono
esercitati e/o comunque intensificati gli opportuni controlli sulla
somministrazione delle bevande alcoliche ai ragazzi che hanno meno di sedici
anni, con l’applicazione delle misure conseguenti, così da indurre un maggior
rispetto della normativa da parte dei gestori delle discoteche (e dei locali
pubblici in genere)?». (*) SEGUE LA FIRMA (*) Nota: se questo genitore avesse la l’opportunità di leggerci, gli suggeriremmo di fare lui stesso una denuncia. Circolo vizioso - da Biby Ho appena ricevuto una telefonata
da mio marito VOLONTARIO nel soccorso in ambulanza. Hanno portato in condizioni
molto gravi una ragazzina di 15 anni in coma etilico dopo una serata in un
pub..sconvolto mi ha detto "abbiamo un bambino anche noi..e questo
problema del bere mi rendo conto che deve essere fermato specialmente a questa
età!!". Dobbiamo fare qualcosa per fermare questo circolo vizioso..sono
ancora dei bambini!!! BASTA BASTA BASTA BRESCIA OGGI Giovedì 28 Febbraio 2008 Ex alcolisti Testimonianze preziose Gentile direttore, mi chiamo
Franco e sono un’alcolista, le scrivo per ringraziare pubblicamente e di gran
cuore coloro che hanno contribuito all’organizzazione ed all’ottima riuscita
della serata tenutasi lunedì 11 febbraio all’oratorio Jolli di Orzinuovi. Il
tema molto attuale ma tra i più ostici da trattare, credo tutti sappiano delle
difficoltà che si trovano a parlare di alcol e di chi ne fa uso. Il primo
ringraziamento a quelle cento e più persone che hanno pensato valesse la pena
di perdere una sera ascoltando chi questo problema l’ha vissuto in prima
persona e sulla propria pelle sia come alcolista attivo sia come familiare. Il
secondo va don Luciano, il curato che ha dimostrato con i fatti di credere a
quest’iniziativa non solo perché si teneva all’oratorio da lui diretto, ma
anche perché ha ritenuto di far partecipare il gruppo degli adolescenti. Il
terzo al dottor Daniel Bulla e alla dottoressa Ilenia Sussarello, psicologi che
impegnati in una serie di conferenze hanno voluto un incontro su questo
problema, stando da parte ed in ascolto pur essendo loro per professionalità e
passione deputati a parlare di questo oltre che di altri temi del ciclo. Grazie
dunque di cuore a tutti e speriamo che questo stimoli anche altri a fare questo
passo, difficile ma non impossibile. Consapevoli che le testimonianze dirette
sono molto importanti se si vogliono capire i risvolti dei vari problemi che
attanagliano la nostra società, ci rendiamo disponibili a portare le nostre
esperienze personali di bevute ma, ancor più importanti, le nostre esperienze
di recupero ad una vita serena e senza alcol in qualunque luogo riteniate opportuno
un nostro intervento. Non siamo degli eroi perché abbiamo smesso di bere, ma
nemmeno dei depravati consapevoli quando bevevamo, siamo soltanto degli
ammalati di alcolismo che grazie ad Alcolisti Anonimi e al Programma dei 12
Passi siamo riusciti a trovare una via d’uscita. Per qualunque informazione
telefonare al referente provinciale di Alcolisti Anonimi al numero 3347344880. Franco CONCESIO TELERADIOERRE Alcool e botte: il dramma di una famiglia FOGGIA Alcool e maltrattamenti, un
binomio che può creare segni indelebili nella mente di chi li subisce. Solchi
incolmabili, soprattutto se a patirli sono tre ragazzi tutti minori di sedici
anni, ed una donna, madre e moglie; soprattutto se poi a perpetrarli è un uomo,
un padre bruto. L’ennesima triste storia, che non avremmo mai voluto
raccontare, arriva da un quartiere degradato della città; arriva da una casa
dove si vive tra stenti e affanni. Maltrattamenti in famiglia e abusi sessuali,
queste le accuse che hanno portato in carcere un uomo di 45 anni con seri
problemi di alcolismo. Alzava spesso il gomito, quasi quotidianamente, e poi,
ubriaco picchiava i figli e la moglie. Al più grande dei tre, un liceale di 14
anni, avrebbe anche avanzato una richiesta sessuale, una pretesa però non
appagata dal ragazzo. Gli episodi si perpetravano, ormai, da anni e sono stati
tali e tanti da spingere l’intera famigli ad armarsi di coraggio e denunciare
l’accaduto alle forze di polizia. Prima di compiere quest’ultimo passo, dettato
dalla disperazione, la mamma e i suoi tre figli, raccontano gli agenti della
mobile di Foggia, avevano più volte tentato di spingere il
"padre-bruto" a sottoporsi ad una cura disintossicante, ma sempre con
scarsissimi risultati. Si rifiutava categoricamente, perchè ormai incancrenito
nella sua solitudine di alcolista. La donna ha dichiarato alle forze di polizia
e al PM inquirente Vincenzo Maria Bafundi che subiva violenze fisiche e
maltrattamenti già dai tempi del fidanzamento. Due anni fa, poi, un altro
episodio eclatante quando il 45enne venne arrestato dai carabinieri per i
medesimi reati. All’epoca, dopo un ennesimo litigio, l’uomo tentò di
strangolare la moglie utilizzando il filo dell’asciugacapelli. Tatiana Bellizzi LA NAZIONE GIOVEDI 28 FEBBRAIO FIRENZE - SANTA MARIA NUOVA Denunciato un messicano ubriaco UN MESSICANO di 22 anni, in
evidente stato di ebbrezza, accompagnato da un’ambulanza all’ospedale di Santa
Maria Nuova per essere sottoposto ad accertamenti, al momento di essere
visitato, si è scagliato contro un medico e due infermiere. Il giovane li
avrebbe aggrediti senza alcun motivo, colpendoli al corpo a suon di calci e
pugni. Un’infermiera di 45 anni ha riportato lesioni al ginocchio sinistro,
mentre una di 41 anni si è fatta medicare alcune ecchimosi al braccio. Il
messicano è stato bloccato e poi denunciato alla polizia. IL GAZZETTINO (Venezia) L’altra notte hanno devastato
un bar e ferito il gestore. Dovranno anche rimborsare 2500 euro per i danni
provocati Patteggiano otto mesi i cinque marinai russi Chioggia Direttissima ieri mattina per i
cinque marinai russi componenti dell’equipaggio di un mercantile arrivato a
Chioggia per operazioni di carico-scarico. I cinque, accompagnati alla sezione
staccata del Tribunale di Venezia in stato d’arresto hanno chiesto di
patteggiare la pena per l’episodio verificatosi nella notte tra domenica e
lunedì scorso all’interno del bar Perla di borgo San Giovanni. Otto mesi di
reclusione con i benefici di legge e 2500 euro di multa per i danni. Il gestore
del bar Perla ha lamentato infatti la distruzione delle due vetrate
dell’esercizio oltre ad altri danneggiamenti all’interno. Entrati nel bar domenica scorsa
quando mancava poco alla mezzanotte i giovani russi che a detta dei presenti
apparivano alterati per l’uso di alcol hanno trovato a ridire con alcuni
clienti locali sfidandone uno a braccio di ferro con la possibilità di farsi
male sul serio visto che il perdente sarebbe caduto col braccio su un bicchiere
ed avrebbe potuto ferirsi. Dopo il tafferuglio i russi sono usciti dal bar e
sono stati fermati poco dopo dai carabinieri alla rotonda che porta al porto
commerciale di Val da Rio. Al termine dell’udienza i cinque marinai sono stati
riportati al carcere di Venezia per perfezionare le operazioni di scarceramento
e poter quindi far ritorno alla nave. CORRIERE DI COMO Aggredisce gli agenti dopo il
controllo Giovane di Varese patteggia tre mesi SULLA VARESINA È finito nei guai per avere
aggredito gli agenti della stradale dopo un controllo sulla Varesina a Montano
Lucino. È successo la notte scorsa attorno alle 2. Protagonista un 30enne di
Varese, arrestato per resistenza, minacce e violenza a pubblico ufficiale. Il
tutto dopo che i poliziotti, che lo hanno fermato per un normale controllo, lo
hanno trovato con un elevato tasso alcolico. Il giovane si è così scagliato
contro gli agenti. E ieri è comparso davanti al giudice di Como, Vittorio
Anghileri: ha patteggiato una pena di tre mesi e poi è stato rimesso in
libertà. VARESENEWS Varese - Accadde in pronto soccorso. Il tribunale esclude il nesso
causale Il paziente morì dopo la dimissione, medico assolto E’ stata assolta in tribunale la
dottoressa del pronto soccorso che era finita alla sbarra per omicidio colposo,
un episodio accaduto nel 2002 all’ospedale di circolo: un paziente era arrivato
con una botta in testa in ospedale, era stato medicato e dimesso ma era morto
la mattina seguente. Il giudice Alessandra Clemente ha assolto la donna e ha in
pratica confermato la richiesta fatta in aula, questa mattina, dal pm Sara
Arduini, che aveva optato per l’assoluzione poiché manca la prova che il fatto
sussista. Soddisfatti gli avvocati della dottoressa, (Puerari e Martelli) che
avevano chiesto una assoluzione piena e anche il primario del pronto soccorso,
Francesco Perlasca, che ha assistito a tutte le udienze del dibattimento. Un po’ meno i familiari della
vittima, Sandrino Zanet, (difesi da Luca e Giuseppe Carignola) che avevano
chiesto una condanna. Nella sua requisitoria, il pubblico ministero ha battuto
in particolare su un punto: la dottoressa, ha sostenuto, fece un errore, perché
pur avendo riscontrato un ematoma sottodurale (una botta alla nuca) non seguì
le linee guida sancite in questi casi per le dimissioni. In pratica non disse
al fratello della vittima che il paziente andava tenuto sotto
osservazione: bisognava svegliarlo ogni
due ore. Per evitare che, in caso di complicazioni, scivolasse dal sonno al
coma senza accorgersene. Cosa che putroppo accadde. La difesa ha però
controbattuto che quella indicazione fu effettivamente data dal medico e
citando la dichiarazione un testimone a suo favore. Resta il fatto, ha spiegato il
pm, che non è pienamente dimostrabile che Zanet si sarebbe salvato se la
dottoressa avesse detto al fratello di svegliarlo ogni due ore. Perchè non è
stato possiible fare alcuna verifica sugli effetti del trauma, quali ad esempio
la velocità dell’emorragia o i difetti di coagulazione del sangue intervenuti.
Manca cioè un nesso causale tra «l’errore della dottoressa» e il decesso. L’episodio accadde nell’estate
del 2002, Zanet bevette qualche bicchiere di troppo e litigò nella piazza del
paese, a Caronno Varesino, con un uomo che lo prese a pugni (già condannato a 4
anni e 6 mesi per omicidio preterintenzionale). Cadendo si procurerò l’ematoma, venne portato in ospedale dai familiari in serata, medicato con alcuni
punti di sutura e poi mandato a casa con l’indicazione di applicare del
ghiaccio e osservare un assoluto riposo. Morì la mattina successiva alle 12 e
30. Durante il processo la procura rilevò anche che essendo un alcolista l’uomo
avrebbe dovuto essere trattato diversamente, ma durante la requisitoria il pm
ha sorvolato venendo direttamente all’episodio centrale delle dimissioni senza
l’indicazione di svegliare il malato ogni due ore. L’ADIGE La causa L’uomo voleva parlare prima con il suo legale:
considerato un rifiuto. Sanzione da 2.500 euro Quattro minuti per l’alcoltest 28/02/2008 - Tutto in
duecentoquaranta secondi. Non è il titolo di un film d’azione, ma il tempo
trascorso tra l’invito dei carabinieri a soffiare nel palloncino e la maxi
sanzione amministrativa che si è visto comminare un automobilista. Per
l’esattezza 2.500 euro di multa per essersi rifiutato di sottoporsi all’alcoltest,
fermo amministrativo del veicolo e patente sospesa. Un salasso che il
conducente ritiene immeritato: «Ero pronto a fare l’alcoltest, stavo solo
cercando di parlare con il mio avvocato per capire cosa fare». L’uomo, che si è
rivolto all’avvocato Lorenzo Eccher, ha deciso di impugnare la sanzione davanti
al giudice di pace di Pergine. Ma veniamo ai fatti. Sul verbale si legge che la
pattuglia dei carabinieri lo ha fermato alle 21.14 per un normale controllo.
All’invito dei militari di sottoporsi all’etilometro, però, ha chiesto di poter
telefonare prima al suo avvocato. Evidentemente il conducente aveva qualche
timore in ordine all’esito di quel «soffio» e voleva capire quali fossero i
rischi in caso di esito positivo. L’uomo telefona al suo legale, ma trova il
cellulare spento. A quel punto contatta un amico, al quale chiede di fornirgli
il recapito di casa dell’avvocato. In questo modo riesce a conferire con il
legale, il quale gli spiega le novità introdotte dall’ultimo decreto legge, che
ha inasprito le pene per chi viene pizzicato a guidare ubriaco, ma depenalizza
il rifiuto, introducendo pesanti sanzioni amministrative. Non è ancora chiaro
se, laddove vi sia la sintomatologia classica della guida in stato di ebbrezza
(conducente con alito vinoso, pupille dilatate), ma poi il guidatore rifiuti
l’alcoltest, si possa essere perseguiti penalmente. E così qualcuno avrebbe
già trovato una scappatoia: sottoporsi al primo alcoltest, ma non al secondo.
In questo modo non si incorrerebbe nella sanzione per il rifiuto e non si
renderebbe valida la misurazione perché la legge prevede due test consecutivi.
Almeno in attesa che la Cassazione colmi questa «falla», confermando
probabilmente che, pure in assenza del secondo test, bastano i dati
sintomatici. Compreso il quadro, il conducente avrebbe deciso: «Voglio
soffiare». «Troppo tardi», la risposta. «Sul verbale - spiega Eccher - c’è
scritto che alle 21.14 lo hanno fermato e gli hanno chiesto di fare
l’alcoltest, alle 21.16 risulta la seconda richiesta e alle 21.18 la terza.
Dopo 4 minuti, mentre lui cercava di parlarmi, gli è stato contestato il
rifiuto di sottoporsi all’alcoltest ed erogata una contravvenzione di 2500
euro, fermo amministrativo per un mese e sei mesi di sospensione della
patente». Quando si dice che il tempo è denaro... F. P. GIORNALE DI VICENZA A TREVISO Bassanese accusò due giovani Disse di essere stata violentata Caso archiviato Martina Berno Si è chiusa martedì, dopo quasi
due anni di strascichi giudiziari, la serata vissuta dalla studentessa
bassanese che aveva denunciato per violenza di gruppo l’allora fidanzato Ugo
Stradiotto, 28 anni di Vedelago e l’amico di lui, G. C., 29 anni di Castello di
Godego. I due ragazzi erano stati iscritti nel registro degli indagati e la
Procura di Treviso aveva avviato un’inchiesta nei loro confronti per violenza
di gruppo ai danni della studentessa. Il caso però è stato archiviato dalla
Procura trevigiana. I fatti risalgono al maggio 2006
quando la giovane e Stradiotto si erano dati appuntamento per trascorrere
assieme la serata. Dopo essere stati in un bar di Cassola si erano spostati al
Lord Pub di Castelfranco dove si era unito a loro un amico di Stradiotto. Una
serata fatta di chiacchiere e forse di qualche birra in più tanto che ad un
certo punto la giovane si era sentita male e i ragazzi avevano pensato di
trasferirsi nell’abitazione dei tre più vicina, quella di Stradiotto, perchè
potesse riprendersi. È questo il luogo dove, come
raccontò la ragazza alcuni giorni ai carabinieri di Castelfranco, sarebbe stata
vittima della violenza da parte dei due giovani. Un rapporto che nella denuncia
la ragazza disse di aver tentato per quanto poteva, visto l’alcol in corpo, di
evitare. I ragazzi, seguiti dai legali Luca Dorella e Francesco Murgia, avevano
smentito fin dal primo istante di aver violentato la giovane. Stradiotto, pur
ammettendo di aver avuto un rapporto sessuale con la ragazza, aveva sempre
dichiarato come lei fosse stata consenziente. G. C., invece, aveva sempre
negato di aver preso parte al rapporto. La Procura ha deciso di archiviare il
caso, scagionando di fatto i due ragazzi. Dalla loro parte il fatto che
l’indagine ginecologica sulla ragazza non ha messo in evidenza alcun segno di
violenza, nè lesioni, nè ematomi. Inoltre le dichiarazioni della
giovane non hanno trovato alcun riscontro nella realtà e il fatto che lei
avesse dichiarato di aver avuto un legame con Stradiotto in quel periodo,
giustifica la situazione di intimità che si era venuta a creare. WINENEWS “DRINK QUALITY NOT QUANTITY” E
L’INCONFONDIBILE “BLU MEREGALLI”: CHI BEVE BENE E CON GUSTO SI VEDE DAL POLSO.
IL GRUPPO MEREGALLI DISTRIBUIRÀ BRACCIALETTI A CLIENTI E ENOAPPASSIONATI A
FAVORE DELLA CAMPAGNA DI SENSIBILIZZAZIONE PER EDUCARE AL CONSUMO Tra la passione per il “buon
bere” e l’abuso di bevande alcoliche c’è una differenza che non può essere
sottovalutata. Le numerose campagne di sensibilizzazione al corretto consumo di
alcol e le limitazioni alla somministrazione di vino, cocktail e distillati
dopo una certa ora della sera in seguito agli ultimi decreti emanati, rischiano
di danneggiare un intero settore, quasi che il vero problema sia il bere a
priori. “La verità è che bisogna educare ad un consumo di qualità e non di
quantità”: lo afferma uno dei più importanti distributori di vino in Italia,
Giuseppe Meregalli, a capo del gruppo Meregalli (www.meregalli.com),
protagonista nel mondo del vino dal 1856, che per supportare la campagna di
sensibilizzazione sull’istruzione al bere bene distribuirà a clienti ed
eno-appassionati braccialetti “drink quality not quantity” dall’inconfondibile
“blu meregalli”. (*) “Un vero e proprio segno
distintivo che sarà al polso solo di chi è in grado di bere con la testa e con
gusto - sottolinea Giuseppe Meregalli - un segno di riconoscimento per chi sa
cogliere cultura e passione in un buon bicchiere, che è la cosa per noi più
importante”. (*) Nota: sul sito www.meregalli.com, c’è un breve questionario per
un sondaggio su alcolici e sicurezza, con la possibilità di fare commenti.
Invito i lettori della rassegna ad esprimere il loro parere. Se un distributore
di alcolici lancia proposte ed idee in tema di sicurezza, a maggior ragione, è
utile che lo faccia chi ha sicuramente più titoli e competenza. QUOTIDIANO.NET Guidava ubriaca, cinque giorni in cella per l’ex di Nicholson Rebecca Broussard, l’ex di Jack Nicholson e madre di due suoi figli, è
stata condannata a 5 giorni di carcere più 3 giorni di libertà vigilata per guida
in stato di ebbrezza. La Broussard era stata fermata lo scorso agosto a Los
Angeles Los Angeles - L’attrice americana
Rebecca Broussard, ex di Jack Nicholson e madre di due suoi figli, Lorraine e
Raymond, è stata condannata a 5 giorni di carcere più 3 giorni di libertà
vigilata per guida in stato di ebbrezza. La Broussard era stata fermata lo
scorso agosto quando era rimasta coinvolta in un incidente d’auto all’aeroporto
internazionale di Los Angeles. La sentenza emessa da un giudice
donna del Tribunale superiore di Los Angeles condanna l’attrice 45enne anche
allo svolgimento di lavori socialmente utili: per 30 giorni la Broussard si
armerà di ramazza per pulire una strada, oltre a fare dei turni nell’obitorio
di un ospedale e seguire lezioni per apprendere l’assunzione responsabile degli
alcolici. TGCOM Richards senza memoria per la droga Cantante dice: "Ho vuoti incolmabili" Dopo una vita passata a prendere
sostanze di ogni tipo, Keith ha lasciato perdere le droghe e si considera un
miracolato. Non senza qualche strascico, però. "Ho dei vuoti
incredibili" confessa in un’intervista, ammettendo di non riuscire a
ricordare interi decenni della sua vita. "State alla larga dai narcotici.
Oggi, a 64 anni suonati, ringrazio ogni mattina Dio per avermi concesso di
sopravvivere a droghe e alcol". Aggiustando le sue vecchie
dichiarazioni (in cui ammetteva di avere smesso di drogarsi, anche perché
"la qualità delle droghe di oggi è pessima... Tutto quel che fanno è
togliere il momento di massima forza da tutto), Richards giura di avere capito
che le droghe, quasiasi tipo di droghe, hanno il potere di annullare i momenti
belli come quelli brutti. Insomma, possono cancellare dalla memoria pingui
fette di passato, proprio come è successo a lui, che ha "vuoti" di anni
interi. Per questo il chitarrista dei
Rolling Stones, dall’alto della sua esperienza, si rivolge ai giovani musicisti
ammonendoli: "State alla larga dai narcotici". Con un occhio di
riguardo alla bad girl per eccellenza, Amy Winehouse, nota alle cronache sia
per il suo talento che per la sua tendenza all’autodistruzione, Keith Richards
le consiglia paternamente di "lasciar perdere". "Conosco il
fascino del borderline e degli eccessi tipici della carriera musicale - dice al
magazine britannico Uncut, - ma oggi, a 64 anni suonati, ringrazio ogni mattina
Dio per avermi concesso di sopravvivere alle droghe e all’alcol". Nonostante le sue "amnesie", si ricorderà Richards che il prossimo 1 aprile esce "Shine a light", la raccolta che ospita le musiche del documentario che Martin Scorsese ha dedicato a Jagger e soci? L’UNIONE SARDA Ubriaco aggredisce i carabinieri IL RESTO DEL CARLINO SU ALCOL e droga abbiamo chiesto
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