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Articoli 01/03/2008

SIRENE CONTRO
Drammatica collisione notturna a Firenze tra un’autobotte dei Vigili del Fuoco ed un’ambulanza della P.A. Fratellanza Militare

Entrambi i veicoli procedevano con i dispositivi di allarme acustico e visivi inseriti.
Tutti salvi, (molto) fortunatamente


Mancano pochi minuti alla mezzanotte del 24 febbraio quando un’autobotte dei Vigili del Fuoco, partita in emergenza dalla vicina caserma centrale di via La Farina, inizia la sua corsa per raggiungere il luogo d’intervento indicato dalla Centrale Operativa 115. Sirena e lampeggianti inseriti, l’autista dell’automezzo si appresta ad impegnare l’incrocio tra via La Farina e via della Robbia, regolato da impianto semaforico. Nello stesso momento, un’ambulanza della P.A. Fratellanza Militare Firenze, a bordo della quale si trova una squadra di militi volontari, sta percorrendo via della Robbia. Anche l’ambulanza è impegnata nella corsa in emergenza per portarsi sul proprio obbiettivo, su richiesta della Centrale Operativa 118. Anche in questo caso, i sistemi di allarme sono attivi e l’autista del veicolo di soccorso sanitario si sta apprestando ad impegnare lo stesso incrocio sul quale, da sinistra rispetto all’ambulanza, sta per affacciarsi l’imponente frontale del mezzo antincendio. I suoni delle due sirene si fondono, coprendosi l’uno con l’altro; a bordo delle due unità di soccorso, nessuno tra gli occupanti può sentire niente altro che la sirena del veicolo su cui si trova in quel momento. Nella stessa misura, nessuno dei due autisti è in grado di distinguere, nel riverbero delle luci dei propri lampeggianti sulle facciate dei palazzi e sulla segnaletica stradale, il riflettersi delle luci proiettate dai sistemi dell’altro veicolo di emergenza, nonostante l’ora notturna ne amplifichi al massimo l’efficacia. In questo particolare caso, sirena e lampeggianti sono praticamente inutili; i due veicoli di soccorso stanno marciando in rotta di collisione, perfettamente ignari l’uno della presenza dell’altro. Il campo di visibilità utile per il reciproco avvistamento è quello, fortemente limitato, di un incrocio cittadino tra i più classici, chiuso ai quattro angoli da alti fabbricati senza soluzione di continuità. Quando il fascio di luce dei fari dell’autobotte viene squarciato dalla sagoma bianca dell’ambulanza, entrata nell’incrocio dalla destra del pesante automezzo, l’impatto è drammaticamente inevitabile. Uno schianto pauroso e l’ambulanza, colpita dal massiccio frontale del veicolo antagonista, scarroccia a destra della propria traiettoria di marcia, entra in rotazione sollevandosi in appoggio sulle ruote esterne e finisce poi per rovesciarsi sul fianco destro, terminando la propria corsa adagiata sul marciapiede. Il profilo angolare di un palazzo, rivestito in pietra, è a poco più di un metro di distanza dal tetto del veicolo. Trascorre un solo, interminabile, minuto, prima che la stessa squadra di Vigili del Fuoco coinvolta nell’incidente, sposti alcuni veicoli a due ruote in sosta ed apra a viva forza le portiere posteriori dell’ambulanza, deformatesi nell’urto. I soccorritori volontari che si trovavano nel vano sanitario sono praticamente incolumi – ferite superficiali e qualche contusione – mentre l’autista ed un altro componente della squadra escono del tutto indenni dall’abitacolo. I Vigili del Fuoco lamentano un paio di “colpi di frusta”, non gravi, ed anche per loro qualche contusione. Paura, quella si, e tanta, per tutti i coinvolti. Ma il conto dei danni fisici è davvero leggerissimo, per fortuna. Non ci sono terze persone coinvolte, per fortuna ancora maggiore. L’ambulanza è ridotta molto male, mentre il massiccio automezzo antincendio ci ha rimesso soltanto il paraurti, oltre ad alcune ammaccature ed a qualche graffio. E’ andata davvero bene, ma non è stata soltanto questione di sorte benevola. Ha giocato un ruolo determinante la velocità contenuta alla quale procedevano i due veicoli al momento della collisione, nonostante fossero entrambi in emergenza.

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Le responsabilità dell’evento sono al vaglio della Polizia Municipale, intervenuta per gestire la viabilità ed effettuare i rilievi tecnici di legge. Non è pertanto questa la sede appropriata dove disquisire su torti e ragioni presunte, così come, nella stessa misura, non vi troveranno spazio dissertazioni sulle superiori ragioni del soccorso sanitario rispetto a quello tecnico e viceversa. Ancor più lungi da chi scrive, l’intento di sollevare polemiche pretestuose sull’affidamento della conduzione dei mezzi di emergenza ad autisti volontari, piuttosto che legittimarne la guida soltanto da parte degli autisti professionisti. L’incidente che si è verificato a Firenze deve far riflettere ed è questo l’invito che viene rivolto a tutti i vari attori che concorrono al sistema di emergenza, a prescindere dal loro ruolo; devono riflettere sia coloro che stringono il volante o il manubrio di un veicolo di emergenza, sia coloro che vergano sulla carta le regole di impiego di questi “veicoli ad uso speciale”. Perché è stata certamente fortuna se il frontale dell’autobotte non ha impattato l’ambulanza nella zona dell’abitacolo, ma bensì nel punto più favorevole, così come una dose di fortuna ancora maggiore – lo abbiamo già detto - è occorsa per evitare danni collaterali a terzi. Ma il ruolo della buona o cattiva sorte tra le cause e gli effetti di un incidente come quello in questione, finisce senz’altro qui. Un evento che poteva avere conseguenze catastrofiche, non può essere ricondotto alla semplice fatalità del contemporaneo attraversamento dello stesso incrocio nello stesso momento, né, tanto meno, essere spiegato con l’impossibilità del tempestivo allarme a causa della reciproca sovrapposizione dei sistemi, appunto, di allarme. La velocità, come detto, era contenuta da parte di entrambi gli autisti e questo è un dato senz’altro positivo, oggettivo e non casuale; non è questione di fortuna, ma di reale prudenza, se, nonostante le sirene azionate, entrambi gli autisti non erano impegnati a spremere fino all’ultimo cavallo di potenza dai loro motori, come purtroppo accade ancora così frequentemente di registrare, osservando il passaggio dei veicoli di emergenza di qualsivoglia tipo, categoria ed Ente di appartenenza. L’urto è stato senz’altro molto violento ma, a dispetto delle masse tutt’altro che trascurabili in gioco, il contenimento dei chilometri orari – ma sarebbe più corretto parlare di metri al secondo – ha valso il contenimento delle energie cinetiche accumulate; l’ambulanza ha subito una spinta laterale sufficiente a rovesciarla, ma il veicolo si è adagiato sul fianco in modo progressivo, circostanza che ha limitato in misura determinante le sollecitazioni nei confronti dell’equipaggio e di tutto il complesso dell’attrezzatura trasportata, che è rimasta saldamente assicurata nei propri alloggiamenti senza piombare addosso agli occupanti. A questo proposito, le immagini non devono trarre in inganno: una volta aperte le portiere posteriori dell’ambulanza, sono stati i Vigili del Fuoco ad estrarre la barella per agevolare la via d’uscita dal vano sanitario, e non vi è stata alcuna proiezione violenta all’esterno della lettiga per effetto del ribaltamento del mezzo.

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Ma, ancora una volta, sono le circostanze operative ambientali ad assumere un ruolo primario nel determinare la correttezza o meno dell’azione operativa: entrambi gli autisti avevano acquisito nel loro campo di visibilità l’approssimarsi di un’area d’incrocio da superare, una delle fasi più critiche della guida in emergenza. Un incrocio “chiuso” - angolo di visuale laterale ridotto a causa degli alti fabbricati posti ai quattro angoli – tra strade urbane di quartiere: i tempi e gli spazi per manovre di emergenza di frenata e di sottrazione alle traiettorie collidenti sono davvero limitati. E’ presente un impianto semaforico, regolarmente in funzione, ma l’azionamento dei sistemi di allarme acustico e visivi – legittimo da parte di entrambi gli autisti – ha svincolato la conduzione dei due veicoli di soccorso dal rispetto della segnaletica stradale e dalle norme di comportamento in genere, previste dal Codice della Strada, in tema di velocità, precedenza e posizione sulla carreggiata.
Questo è il punto cruciale: la sirena ed i lampeggianti, se utilizzati in modo congiunto e continuato, conferiscono al veicolo di emergenza il diritto di avere via libera in tutte le circostanze, ma questo diritto non può spingersi fino alla pretesa che gli altri utenti della strada diano precedenza a qualsiasi costo, senza lasciare loro la concreta possibilità di compiere tutte le manovre necessarie in condizione di sicurezza, con particolare riguardo all’arresto tempestivo del veicolo entro i limiti del loro campo di visibilità e dinanzi a qualsiasi ostacolo prevedibile. Questo vale ugualmente nel caso che l’“altro” utente della strada sia anch’esso un veicolo di emergenza, che proceda con sirena e lampeggianti inseriti, in modo congiunto e continuato, e possa vantare un diritto di precedenza in tutto e per tutto analogo. Un diritto di precedenza che, si badi bene, non è assoluto, perché può essere esercitato nel “…rispetto comunque delle regole di comune prudenza e diligenza.” (art. 177, 2° comma, Codice della Strada). Anche se si tratta di una disposizione invero molto generica, e pur evitando di volervi leggere dentro più di quello che oggettivamente vi sia scritto, essa impone quanto meno una generale clausola di buonsenso, che nessun dispositivo di allarme legittima ad ignorare; in presenza di una luce semaforica rossa, l’autista del veicolo di emergenza deve, prima di oltrepassarla, accertarsi che tutti gli altri utenti della strada lo abbiano visto e siano in condizioni di lasciargli via libera in condizioni di sicurezza per tutti. Altrimenti si creano situazioni di reale pericolo che possono virare in tragedia nello spazio di un attimo. L’incidente verificatosi a Firenze non è la risultante di un errore, da parte di uno dei due autisti coinvolti, nell’applicazione di un complesso algoritmo procedurale delle più sofisticate tecniche di guida operativa, e non sarebbe davvero giusto imputare ad alcuno la scarsa attenzione che in generale le Istituzioni dimostrano verso esigenze formative specifiche. Non è stata fatalità, quanto piuttosto mancanza di buonsenso. E su questo, tutti dobbiamo riflettere.

*Ispettore della Polizia Municipale di Firenze
e coautore del testo La Guida Sicura nell’Emergenza Sanitaria

© asaps.it

Di Francesco Forasassi*

Sabato, 01 Marzo 2008
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