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Articoli 03/03/2008

I dispositivi di sicurezza attiva dei veicoli stradali: moderni ausili per una guida sicura in condizioni ordinarie e di emergenza


Negli ultimi anni i progressi effettuati dalla tecnologia, gli sforzi effettuati dalle case automobilistiche e la sensibilità del legislatore sui temi della sicurezza, hanno consentito un grosso passo avanti nel settore sicurezza stradale, in particolare nella sicurezza attiva e passiva dei veicoli. Nel presente capitolo si cercherà di esporre brevemente i principali dispositivi di sicurezza attiva (installazione obbligatoria e non) valutandone l’efficacia nel campo puramente tecnico (componente “veicolo”) e dal punto di vista del conducente (componente “uomo”). In definitiva, si può concludere affermando che il miglior dispositivo di sicurezza attiva non si trova sul veicolo ma nel comportamento prudente e difensivo del conducente.

Premessa
Un grosso aiuto al guidatore, sia in situazioni di marcia ordinaria che in situazioni di emergenza, può essere fornito dallo stesso veicolo e dai dispositivi di sicurezza attiva1 installati a bordo. Questi sistemi di ausilio, spesso quasi completamente basati sull’elettronica, assistono l’utente durante la guida migliorando concretamente la sicurezza di marcia. Come vedremo meglio nel prossimo capitolo, studi specifici e molto approfonditi sugli incidenti stradali consentono di affermare che il ruolo della componente veicolo nel sistema UAV (Uomo - Ambiente - Veicolo), come causa o concausa degli incidenti, è molto bassa. Questo è anche dovuto al livello elevatissimo di sicurezza attiva e passiva raggiunto dai veicoli stradali. In questo capitolo vogliamo descrivere brevemente tutti quei dispositivi di sicurezza attiva (di serie e non) ormai installati e funzionanti su quasi tutti i nuovi veicoli in commercio.

La sicurezza attiva dei veicoli stradali e i principali dispositivi di sicurezza
La sicurezza attiva intesa come il complesso delle garanzie disponibili sul veicolo affinché sia completamente evitata o ridotta una situazione di pericolo, è affidata a tutti quei dispositivi che, in modo più o meno appariscente, si interpongono tra l’utente ed il veicolo, consentendo di correggere errate manovre del conducente, oppure di sfruttare al massimo le opportunità offerte dalle leggi della fisica e le potenzialità offerte dal mezzo. In breve potremmo dire che i dispositivi di sicurezza attiva sono i migliori alleati della prudenza del guidatore. Nella tecnica automobilistica, per sicurezza attiva si intende:
- sicurezza di marcia, come il risultato di un progetto armonico del telaio del veicolo (passaruote, sospensioni, organi dello sterzo, impianto frenante) tale da garantire il comportamento dinamico ottimale del veicolo;
- sicurezza delle condizioni di guida, come la riduzione dei fattori di sollecitazione fisiologica sul conducente e sui passeggeri. In fase di progettazione e costruzione del veicolo, vengono ridotte al minimo le condizioni che provocano rumori, vibrazioni, riflessi di luce e correnti d’aria che potrebbero avere qualche influsso negativo sul conducente;
- sicurezza percettiva, accorgimenti per la garanzia della corretta percezione da parte del conducente della strada, dei segnali, dei pericoli, compresi i dispositivi di illuminazione, di allarme acustico/ottico, sistemi per la migliore visibilità, specchietti retrovisori e quant’altro;
- sicurezza di comando, ovvero ergonomia del posto di guida (comodità del sedile e della collocazione della strumentazione, facile intelligibilità della strumentazione, rispetto delle misure antropometriche). Sistemi che consentono, anche curando la facilità di accesso al posto guida, un basso affaticamento del guidatore e, quindi, una più alta sicurezza in fase di guida, specialmente nei lunghi percorsi. Al fine di elevare il più possibile i livelli di sicurezza attiva dei veicoli, negli ultimi anni sono stati introdotti alcuni specifici dispositivi, più o meno noti agli utenti. Nel seguito del paragrafo si darà una breve descrizione dei principali dispositivi di sicurezza attiva (DSA) usualmente installati sulle moderne autovetture.

ABS (Antilock Braking System)
L’ABS è sicuramente il più noto e il più diffuso dispositivo di sicurezza attiva installato a bordo veicolo. L’ABS è un sistema antibloccaggio delle ruote dei veicoli, ovvero è un dispositivo automatico di regolazione dell’impianto di frenatura che, entrando in funzione durante la frenata, evita il bloccaggio delle ruote (per eccesso di forza frenante applicata) e quindi garantisce sterzabilità2 e stabilità dinamica al veicolo. Con l’intervento dell’ABS3 il veicolo frena ma le sue ruote continuano a rotolare al limite di aderenza con la strada (in quelle particolari situazioni meteorologiche ed ambientali) riducendo, di fatto, gli spazi di frenata e di arresto4. In pratica, l’ABS, nel momento in cui i suoi sensori si accorgono che le ruote stanno per bloccarsi, interviene attivamente sulla pressione dell’impianto frenante (per mezzo di un attuatore) solo per qualche decimo di secondo, consentendo alla ruota di tornare nel campo dell’aderenza5. I componenti essenziali dell’ABS sono: il gruppo idraulico, i sensori6 del numero di giri delle ruote, la centralina elettronica per l’elaborazione dei segnali nonché per il comando degli attuatori7 del gruppo idraulico (per modulare automaticamente la frenata) e le spie di segnalazione. L’intervento dell’ABS è molto utile nella quasi totalità delle condizioni del fondo stradale e specialmente in caso di pioggia o asfalto scivoloso. Solo un pilota esperto potrebbe fare meglio, modulando con sapienza la pressione sul pedale del freno. L’unico caso in cui il dispositivo mostra dei limiti sembra essere con fondo fortemente innevato (lo spazio di frenata, in questo caso, risulta essere, lievemente superiore, poiché la neve che si accumula davanti al pneumatico bloccato, determina maggiori attriti tali da consentire un arresto in tempi minori). Qualche problema, inoltre, si evidenzia con fondi completamente ghiacciati. L’ABS, infatti, funzionando, in questo caso praticamente in continuazione e non facendo mai bloccare le ruote, finirebbe col non consentire mai il completo arresto di veicolo. Dove possibile, quindi, in questi casi è meglio disattivare il dispositivo ed affidarsi - più che in altre condizioni - ad un comportamento di guida estremamente prudente e difensivo, mantenendo velocità e accelerazioni molto ridotte, con frenate dolci e progressive.

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EBD (Electronic Brake Distribution)
Questo sistema è un ripartitore di frenata che, specialmente in curva, dove il rischio di imbardata è maggiore, riduce la forza frenante sul retrotreno (e comunque sulle ruote più scariche) evitandone il bloccaggio. L’EDB in genere viene montato su vetture dotate di ABS, rappresentandone un utile ed efficace elemento di completamento. È noto che nelle fasi di frenata, il carico sulle ruote subisce forti squilibri [anche per effetto dei fenomeni di rollio e beccheggio che vedremo meglio più avanti (v. note n.12 e 13)] a seguito dei quali il veicolo si piega scaricando maggiori forze sull’una o sull’altra ruota ovvero su un lato piuttosto che sull’altro. In alcuni casi questo può provocare il bloccaggio delle ruote posteriori che, essendo meno caricate (per effetto del beccheggio), hanno una minore aderenza con la strada, con conseguente perdita di governabilità del veicolo e rischio di imbardata o addirittura testa-coda (v. nota 11). L’EDB quindi, monitorata la distribuzione di carico e la sua variazione per mezzo dei sensori, segnala alla centralina elettronica digitale la situazione che, a sua volta, comanda, per mezzo degli attuatori, la variazione da effettuare nella pressione dei vari rami del circuito frenante al fine di garantire le migliori condizioni di frenatura su ogni singola ruota. Ricordiamo infine che quasi tutte le autovetture oggi in commercio sono dotate di un ripartitore di frenata più o meno raffinato, in genere si tratta di sistema anche solo meccanico che riduce la pressione nel circuito frenante sui freni posteriori. Un sistema molto meno sofisticato rispetto all’elettronica dell’EDB, ma in ogni caso efficiente.

*Coordinatore sistemi informatici e dati incidenti stradali
Docente di sicurezza stradale
Ministero dei trasporti
Prevenzione e sicurezza stradale

[Bibliografia]
[01] Prontuario dell’Autoveicolo, Bosch, Ed. Hoepli, 2° edizione.
[02] Pietro Marturano, Lezioni di Fisica dell’Autoveicolo e Sicurezza Stradale, Appunti del corso per esaminatori e addetti ai controlli tecnici, Ministero dei trasporti, 2006.
[03] F.Taggi, P. Marturano - “La percezione del rischio e il rischio della percezione: il caso della sicurezza stradale”, in F.Taggi (a cura di) “Aspetti Sanitari della Sicurezza Stradale”, Rapporto progetto DATIS, Istituto Superiore di Sanità - Ministero dei Trasporti, pp. 355-362, 2003.


[NOTE]
1 - I dispositivi o sistemi di sicurezza attiva riducono la possibilità che l’incidente si verifichi, riducendo di fatto la probabilità stessa che l’incidente si verifichi ed agendo in modo palese o latente al guidatore, a seconda del tipo di dispositivo. Questi differiscono dai sistemi o dispositivi di protezione passiva, che invece riducono la gravità dei traumi o dei danni in genere, una volta che l’incidente è avvenuto. Utilizzando quindi un criterio puramente cronologico connesso con l’evento incidente, potremmo definire “primari” i dispositivi attivi e “secondari” quelli passivi.
2 - Nel moto di un veicolo stradale, la sterzabilità, cioè la capacità del veicolo di seguire la traiettoria impostata dalla direzione delle ruote, è garantita solo se le ruote stesse (anteriori) sono in condizioni di aderenza e cioè ruotano e non slittano sulla strada. Con le ruote bloccate quindi, il veicolo non può più essere governato dal guidatore.
3 - Quando, in fase di frenata a fondo, interviene l’ABS, è possibile avvertire una forte vibrazione del pedale del freno ed uno strano rumore di fondo. Ciò è assolutamente normale, ed è dovuto al funzionamento stesso del dispositivo che, in modo molto rapido effettua delle variazioni molto repentine di pressione nel circuito oleodinamico dell’impianto frenante. Ciò non deve portare il guidatore ad allentare la pressione sul pedale del freno, dovrebbe invece consentirgli di capire che la velocità a cui conduceva il veicolo, in quella particolare situazione, è eccessiva e che pertanto è bene moderarla, per non rischiare di ritrovarsi in una situazione di pericolo. Un’altra sensazione che si può avvertire quando l’ABS entra in funzione è quella di sentire il pedale del freno affondare rapidamente, con la conseguente impressione che il veicolo non stia più frenando o stia frenando molto poco. Si tratta in questo caso solo di una spiacevole sensazione psicologica dovuta al fatto che l’impianto frenante sembra aver perso pressione e quindi efficacia (mentre, invece, è l’ABS che in quel momento sta modulando la giusta pressione da esercitare sul freno, togliendoci la possibilità di gestirla maualmente). In altre parole i nostri sensi si aspetterebbero una risposta più “dura” del pedale del freno con una diretta proporzionalità tra durezza della risposta del pedale ed efficienza della frenata, ma come sappiamo, non è così (v. nota n.5).
4 - Lo spazio di frenata è lo spazio percorso dal veicolo dal momento in cui si preme il pedale del freno al momento in cui il veicolo si arresta e dipende fondamentalmente dall’efficienza dell’impianto frenante e dalla velocità del veicolo. Lo spazio di arresto è invece lo spazio percorso dal veicolo dal momento in cui si percepisce il pericolo al momento in cui il veicolo si arresta. Lo spazio di arresto è pari alla somma dello spazio di reazione (che dipende dalla reattività del conducente, dal suo stato psico-fisico e dalla velocità del veicolo) e dello spazio di frenata.
5 - In estrema sintesi, il principio fisico per cui con l’intervento dell’ABS gli spazi di frenata sono generalmente inferiori è il seguente: l’aderenza ruota-strada è maggiore in caso di aderenza (condizione statica) ovvero se non c’è scorrimento (slittamento del pneumatico sulla strada). Ne consegue che la forza scaricabile a terra è maggiore in caso di aderenza, con conseguente frenata più efficiente. In altre parole, con l’intervento dell’ABS, è come se, durante la frenata ci fossero a distanza di tempo di pochi decimi o centesimi di secondo, dei continui stop and go del veicolo, con conseguente maggiore dispendio energetico che si trasforma in una maggiore efficienza della frenatura.
6 - I sensori sono dei dispositivi che monitorizzano determinare grandezze fisiche o chimiche convertendole in impulsi elettrici (che successivamente possono essere utilizzati dalla centralina elettronica per gestire i componenti del motore, dell’impianto frenante, ecc. per riportare il veicolo nelle condizioni volute). I sensori possono essere elettrici, magnetici, meccanici o a fibre ottiche (un piccolo raggio di luce, per esempio, emesso da una fibra ottica può rilevare il numero di giri di una ruota).
7 - Nella tecnica automobilistica in genere, per “attuatori” si intende il meccanismo di interfaccia tra l’elaborazione elettrica dei segnali (es. provenienti dai sensori) ed il processo meccanico di trasformazione. Gli attuatori convertono segnali di bassissima energia (recanti però importanti informazioni utili per le regolazioni dei parametri del motore) in segnali di alta potenza ed in una forma di energia atta e sufficiente ad influenzare un dato processo (es. diminuire la potenza erogata da un motore agendo sugli iniettori o aumentare la pressione in un circuito oleodinamico di frenatura per ridurre gli spazi di frenata). Gli attuatori sono quindi dei convertitori di segnali (amplificatori) che sfruttano il principio fisico della conversione tra diverse forme di energia (elettrica, magnetica, meccanica, termica). Gli attuatori possono essere di tipo elettromeccanico o fluidomeccanico. Il sistema di sensori ed attuatori costituisce l’interfaccia periferica tra il veicolo e le sue funzioni fondamentali di trazione, frenatura, assetto e la centralina elettronica (digitale) che lavora da CPU (central processing unit). Questo articolo è tratto dal libro “Salute e sicurezza stradale: l’onda lunga del trauma” a cura di Franco Taggi & Pietro Marturano, 1^ ed., marzo 2007, CAFI Editore.

Da Il Centauro n.118

© asaps.it

di Pietro Marturano*

Lunedì, 03 Marzo 2008
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