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Rassegna stampa 10/06/2004

Rassegna stampa del 9 Giugno 2004


Rassegna stampa del 9 Giugno 2004

Da "La Provincia di Lecco" del 9 giugno 2004
Incredibile episodio ieri sulla corsia nord della "36", l’auto con tre stranieri si era immessa al Trivio di Fuentes Contromano per trenta chilometri Semina il panico sulla Super: giovane rumeno fermato solo a Lecco
G. D’Acq.


In superstrada contromano per oltre 30 chilometri. Un viaggio allucinante, durato in tutto poco più di venti minuti e terminato solo alle porte di Lecco, grazie all’intervento della polizia stradale. Sembra il racconto di un "action movie" a stelle e strisce, in realtà è ciò che è accaduto ieri notte, verso le 2,50, lungo la corsia nord della Statale "36" che unisce il capoluogo provinciale al Trivio di Fuentes. Protagonista della nottata è stato un ventisettenne rumeno, che stava viaggiando con altri due connazionali, un uomo (clandestino) e una donna incinta. Secondo quanto si è appreso, pare che l’automobilista si sia immesso contromano sulla direzione nord, dopo aver trovato chiuso l’accesso della corsia sud al Trivio a causa dei lavori alla galleria "Corenno". Una volta in carreggiata, ha iniziato il suo folle (e inconsapevole) percorso. Sembra che durante il tragitto abbia incrociato alcuni automezzi che per evitarlo sono stati costretti a manovre da "stunt man". Proprio uno di questi automobilisti avrebbe poi dato l’sos alla centrale di Bellano che ha subito inviato sul posto gli agenti. Per alcuni minuti si è vissuto col cuore in gola: l’auto con i tre rumeni a bordo ha più volte incontrato e sfiorato auto e camion. Le telecamere poste nei tunnel hanno seguito metro dopo metro il viaggio del veicolo, fino all’inatteso lieto fine. Al contrario di quanto è avvenuto nelle ultime occasioni (a febbraio il motociclista Fulvio Stropeni morì dopo un terribile scontro con un fuoristrada, dopo aver percorso contromano vari chilometri di "Ss 36"), il mezzo non si è infatti scontrato con nessun altro veicolo e ha terminato la sua corsa solo a Lecco, bloccato dalla polstrada. Non solo. Solitamente, in casi del genere, i successivi controlli portano a scoprire che il soggetto in questione ha assunto droghe o alcool. Stavolta però non si è verificato nulla di tutto ciò: l’unica cosa di "irregolare" trovata addosso al ventisettenne è stato il suo permesso di soggiorno. Fisiologico è quindi scattato il ritiro della patente e il sequestro del mezzo. Ma è inutile dire che per il rumeno le conseguenze potevano essere ben più gravi....

Da "Corriere di Como" del 8 giugno 2004

Pistola puntata alla testa per vendetta
LURATE CACCIVIO / I tre giovani accusati di tentato omicidio hanno appoggiato la canna dell’arma alla fronte di un poliziotto
Emergono spaventosi retroscena dalla sparatoria di lunedì notte all’esterno di un pub
Marco Romualdi


Li hanno minacciati con due pistole. Puntandole contro di loro, a distanza ravvicinata. Anzi, appoggiando la canna sulla testa, premendola contro la fronte. Proprio in mezzo agli occhi. Con insulti e minacce pesantissime. Con il pericolo che un colpo potesse partire da un momento all’altro. E gli insulti rivolti anche contro la polizia. Poi, durante la fuga nella notte, hanno esploso anche due colpi di pistola, nessuno per fortuna andato a segno.
Si delineano ’ e fanno venire davvero i brividi ’ i contorni della notte brava compiuta da tre persone all’esterno di un disco-pub di Lurate Caccivio tra domenica e lunedì. Un assalto drammatico messo a segno da tre giovani che ’ è stato accertato dall’inchiesta ’ poco prima erano stati allontanati dal locale perché sgraditi. E che per vendicare l’affronto sono poi tornati indietro, armati, con l’intento di "fargliela pagare agli sbirri", a quei due agenti in borghese che per spirito di servizio erano intervenuti per riportare la calma, dopo che i tre avevano avuto da ridire perché i proprietari del locale volevano allontanarli, perché indesiderati. Perché considerati delle "teste calde".
I titolari del pub, da quanto ricostruito, avevano preferito chiamare in loro aiuto i due poliziotti in borghese (uno della squadra mobile, l’altro della Stradale) che sono giunti sul posto e sono stati dapprima picchiati, poi minacciati con la pistola. Interminabili istanti durante i quali i tre hanno minacciato ripetutamente di utilizzare l’arma contro gli agenti. Per fortuna, vedendoli tornare, i due poliziotti avevano già chiesto rinforzi al 113. E così il suono della sirena delle auto della squadra volante ha messo in fuga i tre malintenzionati. Fuga con contorni di colpi d’arma da fuoco: due spari, per coprirsi le spalle e garantirsi l’impunità.
Ma i presunti responsabili non l’hanno fatta franca: uno di loro è stato bloccato sul posto quasi subito, dagli agenti giunti in soccorso dei colleghi. Gli altri due sono stati fermati il giorno dopo grazie all’inchiesta lampo della squadra mobile della Questura cittadina: il primo arrestato in mattinata, il secondo (quello che avrebbe procurato le pistole) nel corso del pomeriggio.
A finire in carcere, tutti accusati di tentato omicidio, sono un 27enne di Rovellasca senza precedenti penali, un amico di Veniano di due anni più grande (con alle spalle un solo piccolo precedente) ed un 35enne di Fino Mornasco anche se di fatto residente a Roma. Su di lui pesano gli indizi più gravi, anche per i numerosi precedenti penali. Tra l’altro sarebbe stato proprio il 35enne con casa nella capitale ad aver procurato le pistole (una, con matricola abrasa, è stata trovata l’altra ancora no), e che quindi deve rispondere anche dell’accusa di detenzione di arma clandestina. Per tutti e tre i protagonisti di una notte di ordinaria follia, fortunatamente finita senza alcun ferito, il magistrato di turno alla Procura di Como, Vittorio Nessi, ieri mattina ha richiesto al giudice delle indagini preliminari la convalida del provvedimento di fermo per le pesantissime accuse e l’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. I tre verranno interrogati dal gip Pietro Martinelli domani mattina, nel carcere comasco del Bassone. Allora potranno spiegare i motivi del loro incomprensibile gesto.

Da "Il Messaggero" del 9 giugno 2004

Via Acquafredda, una giovane di 31 anni muore in un incidente in moto: ferito l’amico alla guida.
Il manifesto era solo a un metro dalla strada
Si spezza il collo contro un cartellone abusivo
Indagata per omicidio colposo la titolare della società che ha impiantato il tabellone
di GIUSEPPE MARTINA


"Sabrina come stai?". Eugenio cerca di allungare il braccio per toccare l’amica che è distesa sull’asfalto poco lontana da lui. "Sta bene, non si preoccupi", risponde mentendo un automobilista che si è fermato per soccorrerli. Eugenio C., 51 anni e Sabrina Galasso, 31, hanno avuto un incidente con la moto: Sabrina sta morendo, ha l’osso del collo rotto, e i soccorritori cercano di non farlo capire ad Eugenio.
In via Acquafredda arrivano le ambulanze del 118, l’uomo viene trasportato al Gemelli, la donna all’Aurelia Hospital dove muore poco dopo. Di lei restano a terra un braccialetto e una collana di perline, sono ai piedi dei sostegni in ferro dei cartelloni pubblicitari contro cui Sabrina ha sbattuto quando è volata via dalla moto. Cartelloni che non dovevano essere lì, perché sono abusivi e sistemati a poco più di un metro dalla strada (per legge i cartelloni non possono stare a meno di tre metri dal ciglio della carreggiata e sopratttuto non in corrispondenza di una curva).
L’incidente è avvenuto lunedì sera, mentre Eugenio e Sabrina, che lavorava come contabile in una pizzeria, stanno rientrando. Lui la sta accompagnando a casa. La moto, una Tmax 500, percorre via di Acquafredda (sull’Aurelia). Ad un tratto la ruota anteriore comincia a sbandare: probabilmente è finita in quell’avvallamento del manto stradale pochi metri prima del cartellone che poi provocherà la morta della donna. La moto sbanda ed Eugenio non riesce più a controllare la guida. I due finiscono la corsa contro un palo del cartellone e poi vengono sbalzati contro un secondo palo di sostegno. Questo, per Sabrina, è l’impatto mortale.
La donna ha il casco, ma l’urto è violento. Sabrina ricade come un fantoccio, ha il collo spezzato. "Ho capito subito che non ce l’avrebbe fatta", dice Paolo G. che abita poco lontano dal luogo dell’incidente e ha visto tutto. Paolo è un ex infermiere: "Le ho guardato la gola, era gonfia e viola, la gravità delle condizioni della donna erano evidenti, purtroppo non c’era più nulla da fare".
"Sabrina come sta?". Continua a ripetere Eugenio, e la chiama. E le persone che sono intorno a lui continuano a mentirgli. Eugenio ha riportato fratture in tutto il corpo ed è in prognosi riservata.
Per la morte di Sabrina Galasso la Procura ha aperto un’inchiesta affidata al pm Adelchi D’Ippolito. Iscritta nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio colposo è l’amministratrice dell’azienda che ha sistemato il cartellone abusivo. Anzi, dei cartelloni abusivi: perché erano due i cartelloni di sei metri per tre, uno attaccato all’altro.
E c’è un altro particolare: fino a pochi giorni fa c’era un altro cartellone abusivo poco distante da quello fatale a Sabrina, ma era stato abbattuto in seguito a un’ordinanza comunale.
Ieri pomeriggio un ufficiale del diciottesimo gruppo si è recato negli uffici della società sotto accusa per recapitare l’avviso di garanzia emesso dal magistrato. Il vigile ha chiesto all’aministratrice unica dell’azienza la documentazione relativa all’impianto pubblicitario. "Noi stiamo a posto - ha dichiarato la signora - però la concessione riguardante il cartellone la esibiremo solo al magistrato".
Intanto si indaga anche
Giovedì, 10 Giugno 2004
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