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Rassegna stampa del 28 Aprile 2004 |
Da
"Il Giornale di Brescia" del 28 aprile 2004 BASSA
In preda al panico sono fuggiti dal pullman invaso dal fumo che era penetrato nell’abitacolo per un incendio scoppiato a bordo. Protagonisti della vicenda, accaduta sulla A21, corsia Nord, un chilometro prima dell’uscita di Cremona, sono stati una quarant ina di bambini (quasi tutti fra i tre e i sei anni) della scuola materna Sant’Anna di Salsomaggiore che, accompagnati da una dozzina fra insegnanti e genitori, tornavano da una gita a Gardaland, dopo essersi lasciati alle spalle la nostra provincia. I primi a capire che qualcosa non andava sono stati alcuni automobilisti che seguivano il pullman: hanno visto le fiamme sulla fiancata ed hanno richiamato l’attenzione del conducente suonando il clacson. Intanto il fumo, acre e denso, ha iniziato a invadere l’interno del mezzo di trasporto pubblico ed i bambini si sono comprensibilmente impauriti. L’autista ha mantenuto il sangue freddo: ha subito fermato il veicolo, accostando sulla corsia d’emergenza ed ha fatto scendere tutti: bambini, genitori ed insegnanti che si sono riuniti in un campo, a pochi metri dalla striscia d’asfalto . Poco dopo sul posto sono arrivati i vigili del fuoco e le pattuglie della Polizia stradale di Cremona. Incolonnati sulla corsia di emergenza, guardati dagli adulti a loro volta scortati dai poliziotti, i bimbi hanno percorso a piedi il tragitto fino al casello di Cremona. Lì gli agenti hanno fermato un pullman in transito, a due piani, occupato soltanto per metà: adulti e bambini sono quindi saliti a bordo e sono stati condotti fino alla sede bresciana dell’Autogru Quinzanese, proprietaria del pullman, che ha provveduto alla sostituzione del mezzo. La comitiva, nonostante lo spavento ed i disagi, ha poi potuto proseguire il viaggio e far ritorno a Salsomaggiore, con qualche ora di ritardo. Domani
secondo incontro al "Dina Orsi" Conegliano
Si conclude domani sera, 29 aprile, il ciclo di due incontri aperti alla cittadinanza, promosso dall’Amministrazione comunale di Conegliano, sulla nuova patente a punti. «Perdere punti? Prima mettiamoli sulle i. I di informazione spiega l’assessore alla viabilità Alberto Maniero che sta alla base di una più ampia e corretta educazione stradale. Dal primo incontro abbiamo appreso importanti novità sul nuovo codice della strada. Ad esempio, che parcheggiare sullo spazio riservato ai disabili oltre ad essere eticamente punibile costa al trasgressore in termini pecuniari ma anche, e soprattutto, due punti della patente». E prosegue: «Abbiamo anche sentito come restino desolanti le statistiche sulla incidentalità, soprattutto sulle nostre strade. È compito di ciascuno quindi fare qualcosa per contribuire nella prevenzione. Con iniziative rivolte ai giovani ed altre a coloro che, proprio ai giovani, danno l’esempio: gli adulti». All’incontro, con inizio alle 20.30, sono previsti gli interventi della Polizia municipale di Conegliano, della Polizia stradale di Treviso, della ULLS 7, Dipartimento di Prevenzione, e dell’Amministrazione Comunale di Conegliano. Anche una dimostrazione pratica, con l’etilometro. Si parlerà dunque di patente a punti in particolare dei casi di massima perdita dei punti, 10: omissione di soccorso, mancata precedenza agli incroci, tamponamenti, ecc. - ma anche di guida in stato di ebbrezza: verranno anche esposte le cifre della mortalità e della infortunistica relativa. Un’anticipazione delle novità sulla patente a punti verranno date inoltre dalle frequenza di ErreCi Radio Conegliano (frequenze 90.6 per Conegliano e zone limitrofe, 96.3 per Vittorio Veneto e il relativo comprensorio) attraverso le "pillole di sicurezza", brevi messaggi registrati e trasmessi dalla redazione giornalistica dell’emittente. SICUREZZA
STRADALE In
tutto il mondo le cause più comuni di morte per le donne in età
fertile sono gli omicidi e gli incidenti. Durante la gravidanza, quando
lo stato interessante rende il sesso femminile forse meno oggetto di
impulsi assassini, il 6-7% delle donne incinte subisce traumi, e due
volte su tre sono di origine automobilistica. La letteratura medica
riporta centinaia di casi in cui sono descritti i tipi di lesioni subiti
in queste circostanze, tanto che negli Anni 60-70 si eseguirono numerosi
esperimenti su scimmie in gravidanza per cercare di predire le conseguenze
di tali eventi. Via via, però, la strada sperimentale fu abbandonata,
sia per i costi sia per la non perfetta aderenza delle esperienze ai
modelli umani, nonché per una diversa sensibilità degli
scienziati. Recentemente sull’«American Journal of Obstetrics
and Gynecology» è stato proposto da un gruppo statunitense
guidato da David Moorcraft un modello computerizzato di gestante per
cercare di valutare il rischio di morte in incidenti stradali di un
bambino al settimo mese di gravidanza. Sappiamo che in queste circostanze
in circa la metà dei casi la morte del feto è il risultato
immediato di gravi ferite che compromettono la salute materna (fino
alla morte) o di lesioni dirette del prodotto del concepimento attraverso
la rottura dell’utero. Nell’altra metà degli incidenti l’impatto
diretto sull’utero è motivo di un mutamento della sua forma tale
da essere causa del distacco della placenta con conseguente morte del
feto. Si è così preso in considerazione come indice probabile
di danni fetali la modificazione della lunghezza che l’utero subisce
al momento del trauma. Se la deformazione supera il 60%, si ha praticamente
sempre una riduzione della zona di contatto tra utero e placenta così
grande da causare il distacco di questo fondamentale organo di scambio
nutrizionale madre-feto. Sono stati quindi simulati scontri frontali
a varie velocità e con diversi livelli di misure di sicurezza:
dal non avere le cinture, ad averle allacciate con i classici tre punti
di ancoraggio, all’uso associato di cinture ed airbag. Impressionanti
i risultati: già a 35 km/h senza cinture l’impatto con il volante
produrrebbe, secondo il computer, una deformazione dell’utero pari al
60,8% e, di conseguenza, un’alta probabilità di morte fetale.
A conferma, in incidenti avvenuti in situazioni analoghe si è
avuto l’86% di morte del feto. Ma quando le variazioni di forma dell’utero
sono minori grazie a sistemi di ritenzione, l’aspettativa di perdite
fetali scende a una volta su due. Infatti il modellocomputerizzato mette
in risalto una possibile riduzione della lunghezza dell’utero ben inferiore,
pari a solo il 33% in caso di utilizzo combinato di cinture e airbag.
Solamente in Piemonte nel 2002 si sono avute 33.690 gravidanze: secondo
le previsioni, quindi, circa 1580 donne in stato interessante avrebbero
potuto essere coinvolte in incidenti stradali con una aspettativa per
almeno metà di esse di perdere il bambino. Il modello matematico
ha dimostrato che, anche in questi casi, il modo migliore di proteggere
il bambino è proteggere la madre: un passo ulteriore verso la
sicurezza potrebbe quindi essere quello di progettare sistemi di ritenzione
disegnati specificamente per automobiliste in stato interessante.
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