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Rassegna stampa 27/05/2004

Rassegna stampa del 26 Aprile 2004


Rassegna stampa del 26 Aprile 2004

Da "Il Secolo XIX" del 26 aprile 2004
La notte delle patenti ritirate
Controlli a tappeto della polizia stradale contro le stragi del sabato sera. Al setaccio centinaia di auto
Un giovane fugge all’alt: raggiunto, perde 37 punti
Gianluigi Cancelli


Non solo non si è fermato al segnale di alt impostogli da un agente lungo il tratto rettilineo di Aurelia che da Albenga porta a Ceriale, ma nell’improbabile tentativo di fuga, finito alcuni chilometri più avanti, all’ingresso dell’abitato di Borghetto Santo Spirito, ha commesso una serie tale di infrazioni al codice della strada per le quali gli sono stati tolti ben 37 punti dalla patente.
E’ l’episodio più eclatante che scaturisce dal pattuglione che gli uomini della polizia stradale di Savona e i loro colleghi di Imperia hanno effettuato nella notte tra sabato e domenica lungo strade e autostrade del ponente savonese. Un servizio per prevenire le stragi del sabato sera che è stato coordinato dal comandante della polizia stradale di Savona Luca Marchese e che ha visto impegnate numerose pattuglie e una quindicina di agenti e che ha portato al ritiro di una ventina di patenti e alla sottrazione di oltre 260 punti dai permessi di guida.
L’infrazione più grave, come detto, è stata compiuta ieri mattina poco dopo le cinque lungo il tratto di Aurelia che da Albenga porta verso Ceriale. Un tratto di strada rettilineo sul quale una monovolume Voyager della Chrysler, alla cui guida si trovava M. D., ventenne genovese, è sfercciata ad alta velocità. Gli agenti hanno estratto la paletta e segnalato all’autista di fermarsi, ma il conducente della monovolume ha accelerato cercando di darsi alla fuga. Le pattuglie della polizia stradale si sono subito poste all’inseguimento del fuggitivo, riuscendo a bloccarne la fuga qualche chilometro più avanti all’ingresso del centro abitato di Borghetto Santo Spirito. Al giovane genovese gli uomini della stradale hanno contestato l’eccesso di velocità, la guida in stato di ebbrezza, la guida contromano, il mancato rispetto del segnale rosso in corrispondenza di un impianto semaforico e il non essersi fermato al segnale di alt impostogli dagli agenti. Una serie di infrazioni al codice della strada che hanno portato al ritiro immediato della patente di guida con la decurtazione di ben 37 punti e una contravvenzione di oltre cinquecento euro.
Nel corso della notte, comunque, gli automobilisti fermati e controllati lungo le strade del ponente savonese sono stati alcune centinaia. Numerose le contravvenzioni elevate, mentre una ventina di patenti sono state ritirate. La maggior parte per guida in stato di ebbrezza, le altre per velocità eccessiva.


Da "Il Secolo XIX" del 26 aprile 2004

IL CASO Bloccato e riportato nei boschi
Movimentata caccia di due poliziotti a un capriolo sull’A 26


Belforte - Momenti di apprensione in autostrada per un capriolo riuscito, attraverso un varco nella barriera metallica protettiva, ad entrare nella carreggiata della A 26. L’animale rischiava di rimanere investito e morire e di provocare incidenti dalle conseguenze imprevedibili. Due poliziotti, Gianluca Sproviero e Alessandro Piana in servizio presso il comando della Polizia stradale di Belforte che opera sull’Autostrada dei Trafori, con il loro esperto e tempestivo comportamento, hanno evitato il peggio. Salvando l’animale e liberandolo poi nuovamente nell’adiacente zona boschiva. Sproviero e Piana non sono nuovi a salvataggi "dell’ultimo minuto" in autostrada. Questa volta il loro intervento è servito a salvare la vita ad un giovane capriolo e, forse, anche ad altre persone. Il movimentato episodio è successo tra Ovada e Masone. Con reti e corde in dotazione i due agenti si sono trasformati in "cow boy". Il capriolo è stato spinto verso la rete quindi bloccato, legato e subito dopo liberato nel bosco. Una vittoria anche del buon senso e dell’amore verso gli animali.

Da "Il Secolo XIX" del 26 aprile 2004

Neopatentato perde 37 punti e 5.000 euro in un colpo


Ha superato a velocità proibita un posto di controllo della polizia stradale sulla via Aurelia, in provincia di Savona, e in meno di 10 chilometri ha perso 37 punti della patente, facendo carta straccia delle norme del codice della strada. Protagonista è un neo patentato di 20 anni, M.D., residente a Genova, che è stato denunciato tra l’altro per guida in stato di ebrezza.
Il giovane, secondo la denuncia della polizia stradale della sezione di Savona, è sfrecciato al volante di una Chrysler Voyager davanti ad un posto di controllo organizzato tra Ceriale e Albenga nell’ambito dei servizi di prevenzione per le stragi del sabato sera. Gli agenti di pattuglia lo hanno visto arrivare, alle sei del mattino, a velocità sostenuta e con le luci abbaglianti accese. Quando i poliziotti hanno agitato la paletta e cercato di imporgli lo stop, il conducente della Voyager ha accelerato ancora di più. Da quel momento in poi, con alle costole la macchina della Polstrada, il ragazzo ha collezionato una serie infinita di infrazioni: ha compiuto un sorpasso in curva, ha superato un incrocio "bruciando" il semaforo rosso e, sempre nel tentativo di seminare la pattuglia, ha imboccato una strada in contromano.
Gli agenti lo hanno bloccato a Borghetto Santo Spirito, qualche chilometro dopo verso levante, ed hanno scoperto che guidava la potente monovolume in evidente stato di ubriachezza. Talmente ciucco, al termine di una serata trascorsa con gli amici nei locali notturni della Riviera savonese, che quando i poliziotti hanno cercato di fargli eseguire il test alcolimetrico non è neppure riuscito a soffiare nell’etilometro. Il livello di alcol nel sangue è stato stabilito dagli esami eseguiti al pronto soccorso.
Il comandante della polizia stradale di Savona, Luca Marchese, ha spiegato che all’automobilista genovese è stata ritirata la patente, che aveva appena preso. Il giovane ha anche totalizzato una multa da 5000 euro per tutte le infrazioni compiute nel breve tragitto di alcuni chilometri. A buon peso: non aveva allacciato neppure le cinture di sicurezza e quella macchina era troppo potente per un neo-patentato.
Il giovane genovese bloccato in provincia di Savona è solo uno delle venti persone multate e denunciate nell’ultimo fine settimana dalla polizia stradale per guida in stato di ebbrezza e per la velocità eccessiva, le due principali cause di incidente.
A Genova, questa volta in pieno centro, la polizia ha bloccato due uomini che guidavano ubriachi: un italiano di 36 anni e un cileno di 40. Entrambi sono stati denunciati ed hanno perso la patente.

Da "Il Secolo XIX" del 26 aprile 2004

Stragi del sabato sera c’è il tampone antidroga
Sperimentato dalla polizia milanese.
Basta sfregarlo su una mano

Annibale Carenzo. 
Milano. - C’è qualcosa di nuovo nel buio che avvolge la battaglia contro le stragi del sabato notte. Dopo il portachiavi che funziona da etilometro, è arrivato il tampone antidroga. Lo ha provato la notte scorsa la polizia stradale milanese con risultati che potrebbero scoraggiare l’uso di sostanze da sballo. Si tratta di un piccolo oggetto di invenzione tedesca sperimentato per la prima volta in Italia e che consente di accertare la presenza di narcotici nei guidatori di automobili. «E’ una sorta di termometro - dice il comandante provinciale della polizia stradale Pietro Ravazzini - che permette in pochi minuti di scoprire se un’automobilista è sotto l’effetto di sostanze stupefacenti e quindi non in condizioni normali di lucidità. La scoperta è un piccolo tampone di pratica utilizzazione: basta sfregarlo per qualche istante sul palmo della mano del soggetto da analizzare e nel volgere di meno di dieci minuti propone il risultato, accertando la presenza di cocaina o altri tipi di narcotici. La cartina di tornasole della droga è destinata a creare preoccupazioni in molti giovani che fanno uso di sostanze da sballo nelle discoteche e che spesso mettono in pericolo la loro vita e quella dei trasportati nel rientro alle rispettive abitazioni. Il tampone è stato usato a sorpresa tra Milano e la Brianza dove su venti automobilisti sottoposti al controllo sono stati disposti cinque ritiri della patente di guida e ad altri sei conducenti sono state contestate infrazioni per guida pericolosa. Per quanto riguarda poi l’uso di stupefacenti saranno fatte le relative segnalazioni di tipo amministrazione alla Prefettura. Intanto sulle strade si continua a morire in maniera impressionante. Dopo i quattro giovani deceduti la scorsa settimana in Lombardia per un’automobile precipitata nelle acque del fiume Oglio dove sabato è stato ripescato l’ultimo corpo, ieri mattina gli incidenti più spettacolari si sono verificati presso Roma e in Sicilia. Tre persone sono morte sul raccordo anulare all’altezza della galleria sotto l’Appia antica dove un’automobile è andata ad incastrarsi sotto un camion adibito al trasporto di frutta. Un quarto occupante della vettura è rimasto ferito in maniera grave. Sull’autostrada Palermo-Catania invece una Ferrari con due giovani a bordo, dopo una collisione con una Porsche è precipitata da un viadotto nei pressi di Agira, in provincia di Enna. Nello schianto la potente vettura si è incendiata e per gli occupanti non c’è stato scampo. I vigili del fuoco hanno potuto estrarre dalle ferraglie soltanto due corpi privi di vita. Illesi invece gli occupanti della Porsche soltanto sfiorata dalla Ferrari poi volata dal cavalcavia.

Da "Ansa" del 26 aprile 2004

Incidenti stradali: 48 vittime nel week end


Sono state 48 le vittime e 42 gli incidenti mortali sulle strade italiane nello scorso fine settimana. Secondo i dati forniti dalla Polstrada, nel week end precedente gli incidenti mortali erano stati 32 e 38 le vittime. Sono invece diminuiti, in totale, gli incidenti, passati dai 1.518 del fine settimana tra il 16 e il 18 aprile, ai 1.384 dello scorso week end.

Da "Sesto Potere" del 26 aprile 2004

NEL FINE SETTIMANA DIMINUISCONO INCIDENTI (-9%) E FERITI (-35%) IN AUTOSTRADA


Bologna - Nell’ultimo fine settimana, compreso tra venerdì 23 e domenica 25 aprile, sono diminuiti gli incidenti (-9%) e i feriti (-35%). Sulla rete Autostrade per l’Italia (2854 km, pari al 51 % della rete autostradale a pedaggio) gli incidenti sono stati 128 contro 140 nel corrispondente fine settimana dello scorso anno, i feriti 68 (104 nel 2003); lo scorso anno si era registrato un minor numero di incidenti mortali (1 rispetto a 5).

Da "La Provincia di Cremona" del 26 aprile 2004

Pullman carico di bambini fermato senza assicurazione

(c.v.)
CREMONA - Un pullman con a bordo una trentina di studenti fermato in autostrada per un controllo e trovato senza assicurazione. E’ stato ‘pizzicato’ venerdì mattina sull’ A21 dalla pattuglia della Polstrada di Pizzighettone, durante i consueti controlli. Il mezzo di trasporto pubblico preso a noleggio da una scuola bergamasca, stava percorrendo l’autostrada in direzione Cremona dove stava trasportando un gruppo di ragazzini ad una rassegna canora di Vescovato. Episodio che ha lasciato senza parole gli agenti e che il comandante della Polstrada pizzighettonese, Giacomo Sangiorgio ha ritenuto doveroso segnalare. Non tanto per la gravità dell’infrazione quanto per la responsabilità della società di noleggio nei confronti dei trasportati e, nel caso specifico, di bambini.
Da "Il Messaggero" del 26 aprile 2004

«Cinture di sicurezza e airbag riducono la gravità delle lesioni»

RAFFAELLA TROILI e PAOLA VUOLO
L’uso della cintura riduce il rischio di choc emorragici e trauma cranici, ovvero la prima e seconda causa di morte da incidenti stradali. E’ questo che devono capire i giovani, secondo Piero Chirletti, professore ordinario di chirurgia d’urgenza nonché direttore della Scuola di specializzazione in chirurgia d’urgenza della Sapienza. Al suo occhio privilegiato non è sfuggito un dato: «Con l’entrata in vigore della patente a punti la mortalità da incidenti che era intorno alle 6 mila l’anno, in Italia è scesa di almeno mille unità. Questo la dice lunga sul peso che ha avuto l’obbligo della cintura». Ma non basta: «Forse si potrà scendere di altre mille unità, ma più di questo la costrizione legale non può fare per questa corte di giovani tra i 15 e i 35 anni che muore in modo disastroso. Serve far capire che cintura e air-bag salvano la vita: riducono in maniera drastica la frequenza di choc emorragico conseguente al trauma. E consentono l’adozione di quella terapia d’urgenza che nella prima ora, la cosiddetta “golden hour”, rappresenta la possibilità migliore per attuare le terapie».
Chi interviene, ha maggiori possibilità di successo anche in presenza di trauma cranico severo. «Senza contare che per ogni persona deceduta si calcola esistano due ragazzi invalidi perenni (in carrozzella, lesioni agli arti, amputazioni gambe)». Chirletti sa qual è il problema: «Si costruiscono bolidi da 200 all’ora e poi nell’euforia del sabato sera i limiti di velocità nessuno li rispetta. Vanno incentivate al massimo tutte le spinte culturali, sociali, scolastiche. E gli ospedali devono avere i trauma center, con personale addestrato: fondamentali quando si tratta di salvare qualcuno».
«Purtroppo gli incidenti gravi si susseguono con una rilevanza che ci preoccupa». Dice Stefano Bastreghi, comandante della polizia Stradale di Roma, e dà la sua spiegazione leggendo le cifre degli incidenti. «E’ come se stesse un po’ sfumando l’effetto positivo che abbiamo avuto dopo l’entrata in vigore della legge sulla patente a punti». Nei primi tre mesi di quest’anno, gli incidenti stradali sono diminuiti del 18% rispetto ai mesi di luglio, agosto e settembre 2003. Ma ora, secondo i dati della stradale, questa forbice comincia ad assottigliando.
«Succede che appena entra in vigore una norma repressiva, il cittadino è più attento a rispettarla», commenta ancora Bastreghi, «poi è come se calasse la tensione. Il trasgressore pensa che comunque c’è una scappatoia, e chi pensa di ricorrere al Prefetto, chi di rivolgersi al giudice di pace. Ma queste possibilità che esistono per tutelare il cittadino, non devono diventare alibi per essere meno attenti quando si sta in macchina».
Il comandante rivolge poi un invito agli automobilisti: «Rispettate le regole, allacciate le cinture, usate l’air-bag solo se avete la cintura, e non invadete le corsie d’emergenza, perché impedite ai soccorsi di arrivare subito».

Da "Il Gazzettino" del 26 aprile 2004

INCIDENTI STRADALI


Una Ferrari è precipitata da un viadotto dell’autostrada Palermo-Catania, nei pressi dello svincolo di Agira (Enna). La vettura è stata distrutta dalle fiamme, divampate dopo l’impatto. I due occupanti sono morti.
Nell’incidente stradale, avvenuto ieri mattina, è rimasta coinvolta anche una Porsche con a bordo due persone, che sono rimaste illese. Sul posto i vigili del fuoco e la polizia di Enna.
Vittime dell’incidente sono una coppia di palermitani che si stavano recando a Catania per partecipare al Ferrari Day: Claudio Amato, di 46 anni, e Maria Francesca Raspante, di 44.
Sulla Porsche c’era invece un intero nucleo familiare composto da marito, moglie e due figli. Il conducente di questa vettura è stato trasportato in stato di choc all’ospedale di Enna.
ROMA - Tre persone sono morte in seguito ad un grave incidente stradale avvenuto poco prima delle 6 sul Grande raccordo anulare, nei pressi della galleria che passa sotto l’Appia Antica. Secondo la prima ricostruzione fatta dai vigili del fuoco e dalla Polizia stradale, un’autovettura si è incastrata sotto un mezzo pesante che trasportava frutta.
PADOVA - Due incidenti mortali nel Padovano.
Un uomo Teddy Salmaso, 29 anni, di Cavarzere (Venezia), è morto in un incidente avvenuto alle prime ore a Conca d’Albero di Correzzola (Padova). L’uomo, secondo una prima ricostruzione dei Carabinieri di Piove di Sacco, ha perso il controllo della sua Mercedes Clk 200 che è sbandata finendo prima sulla corsia opposta e poi contro un muretto di un’abitazione. Nell’impatto Salmaso è stato sbalzato fuori dalla vettura che ha poi preso fuoco.
Un morto e un ferito grave, invece, il bilancio dell’incidente stradale verificatosi lungo la ex Statale 11 che collega Padova con Vicenza, in località Mestrino. A perdere la vita nello scontro fra due auto, Ruggero Bovi, un pensionato di 72 anni, residente a Selvazzano Dentro. Lo scontro è avvenuto intorno alle 13.30. Secondo una prima ricostruzione effettuata dagli agenti della Polstrada sembra che la Tipo bianca sulla quale viaggiava Bovi si stesse immettendo nella statale quando è sopraggiunta la Lancia Dedra, alla cui guida c’era un cittadino extracomunitario, che è rimasto ferito.

Da "Il Gazzettino" del 26 aprile 2004

Sorpassa in prossimità di un incrocio
Trenta punti persi e patente ritirata


Trenta punti della patente «bruciati» con un sorpasso. È costato caro, a un automobilista ventiduenne, un azzardo in prossimità di un incrocio sulla Jesolana, dove la Polizia stradale di Mestre e San Donà sabato sera ha condotto un’operazione per prevenire gli incidenti. Il bilancio è di 35 patenti ritirate (28 solo dalla Stradale di Mestre), cinque delle quali per guida in stato di ebbrezza da parte dei giovanissimi conducenti (di età compresa fra 22 e 28 anni). Altre due patenti sono state sospese per sorpasso azzardato. Come quello compiuto a Caposile dal ventiduenne che, in prossimità di un incrocio, ha premuto l’acceleratore e ha sorpassato l’auto che la precedeva. Il tutto sotto lo sguardo degli agenti che, dopo averlo fermato, gli hanno computato trenta punti di penalità, con il ritiro immediato del documento di guida.

Da "Il Giornale di Brescia" del 26 aprile 2004

Sicurezza sulle strade, ritirate 21 patenti
CONTROLLI DELLA POLIZIA NELLA BASSA


«Strage» di patenti sulle strade bresciane. Nei controlli piazzati dalla Polizia stradale - dalla mezzanotte di sabato fino all’alba di ieri - con l’etilometro ed il telelaser, sono state ritirate ben 21 patenti. In particolare 15 per guida in stato di ebbrezza e sei per eccesso di velocità (superamento di oltre 40 chilometri orari del limite previsto su quel tratt o di strada). Quasi tutti gli automobilisti finiti nella rete sono giovani che per lo più stavano rincasando dopo una serata trascorsa in locali pubblici della nostra provincia. Il servizio coordinato dal distaccamento della Stradale di Montichiari ha visto impegnate cinque pattuglie (4 di Montichiari e una di Desenzano) ed ha interessato la Bassa bresciana, in particolare l’ex statale 668 Lenese (nei territori di Ghedi, Leno e Manerbio) nonché la provnciale 24 Brescia-Parma, nel tratto compreso tra Ghedi e Isorella. Ritirate 18 patenti: 12 per abuso di alcol e 6 per velocità. La Stradale di Brescia ha invece ritirato tre documenti di guida: due nell’hinterland cittadino ed una a Capriolo - ad automobilista coinvolto in un incidente.
Da "La Sicilia" del 26 aprile 2004

SICILIA OCCIDENTALE.
I dati polstrada
In calo sinistri e morti
Strade-killer nell’Agrigentino


In diminuzione gli incidenti rilevati dalla polizia stradale lungo le strade statali e autostrade della provincia di Palermo nei primi due mesi dell’anno rispetto al 2003.
Dall’1 gennaio al 28 febbraio, però, sono stati cinque gli incidenti mortali, proprio come è avvenuto l’anno precedente.
La tendenza è la seguente: in diminuzione i sinistri ma non è aumentato il numero delle vittime. Il numero dei feriti si è mantenuto pressochè stazionario, con una trentina di persone alle quali sono state riscontrare ferite più o meno serie.
Le arterie ad alta incidenza di sinistri sono le solite, e “famigerate”, Palermo-Agrigento e Palermo-Sciacca. Le due strade sono contassegnate da croci lungo tutti i chilometri che separano Palermo da Agrigento e da Sciacca. La Palermo-Agrigento, in particolare, suddivisa in statale 189 e 121, è stata radiografata pure dall’Istat che dal 1998 al 2003 ha registrato 600 incidenti in quell’arteria con oltre 100 vittime. davvero una carneficina: si attendono le proverbiali ristrutturazioni della sede stradale, i rifacimenti e l’allargamento delle corsie. Da anni i vari Comitati promotori e gli enti a difesa dei consumatori e degli automobilisti lanciano allarmi e appelli per risolvere il problema della sicurezza di determinate arterie.
Anche la statale 113 Palermo-Messina ha i suoi tratti a rischio. Il rettilineo di Buonfornello e i tornanti che precedono i centri abitati di Campofelice e Lascari sono ritenuti pericolosi dalla polizia stradale ma negli incidenti rilevati in questi territori, l’eccessiva velocità è al primo posto tra le cause dei sinistri.
Altra strada pericolosissima è quella che da Agrigento porta a Sciacca e a Menfi dove periodicamente si verificano sinistri mortali.
Nel Trapanese, tra Marsala e Petrosino, o tra Alcamo e Partinico, la polizia stradale segnala tratti stradali pericolosi dove, però, più delle volte, è l’eccesso della velocità a provocare i sinistri più tragici.
Nel Nisseno, ai primi posti per pericolosità, la Caltanissetta-Agrigento è ritenuta una strada a rischio così come il bivio per Campofranco della Palermo-Agrigento viene considerato a rischio.
Infine la statistica nei centri urbani: qui si concentrano gli incidenti mortali che coinvolgono giovani vittime. Sono i ragazzi in moto, infatti, i più coinvolti in incidenti rilevati dalla polizia municipale.
A parte le statistiche, comunque, pare che gli automobilisti fanno più attenzione nella guida. La patente a punti, evidentemente, invita tutti alla prudenza.

Da "Altalex" del 26 aprile 2004

Omicidio colposo e condotta omissiva dell’agente nelle operazioni di soccorso
Omicidio colposo e condotta omissiva colposa dell’agente di polizia che interviene nel luogo dell’incidente in soccorso degli automobilisti coinvolti.

Dott. Stefano Cultrera
(specializzando presso la SSPL G. Scaduto di Palermo)


Qualche tempo fa la Suprema Corte di Cassazione ha affermato con riferimento ad un incidente stradale in cui rimanevano coinvolti più automobilisti “a catena” che “qualora l’agente si trovi nella necessità di operare una scelta tra due condotte, entrambe corrette, non è configurabile a suo carico qualsivoglia ipotesi di responsabilità, risultandone mancanti i necessari presupposti soggettivi” (Cass. pen., Sez. IV, 29 marzo 2001, n. 12597, D’Amelio e altri).
L’agente di polizia, imputato di concorso nel reato di omicidio colposo plurimo previsto e punito dagli artt. 110 e 589 cod. pen., poteva assumere alternativamente una posizione di soccorso nei confronti di chi si trovava all’interno dei veicoli coinvolti ovvero una posizione di segnalazione nei confronti degli automobilisti che sopraggiungevano nel luogo dell’incidente, senza che ciò configurasse una sua responsabilità penale in caso di morte o lesioni degli automobilisti.
Nella specie, in una galleria autostradale si verificava un incidente a catena e un agente di polizia in transito su un’autovettura di servizio, avvedendosi del pericolo costituito dalle auto incidentate, si portava all’ingresso della galleria per segnalare adeguatamente l’ostacolo ai veicoli che via via sopraggiungevano. Alcuni transitavano senza danni, ad un certo punto l’agente si decideva ad abbandonare la sua posizione ed entrava nella galleria per sollecitare gli automobilisti coinvolti nell’incidente a spostare le vetture che bloccavano la carreggiata. Subito dopo, si verificavano altre collisioni con pregiudizio della vita e dell’incolumità dei soggetti interessati.
Integra il delitto di omicidio colposo sopraindicato, secondo la lettera dell’articolo che lo disciplina (art. 589 cod. pen.), il comportamento colposo di chi cagiona la “morte di più persone, ovvero di una o più persone e di lesioni di una o più persone”, con l’aggravante della violazione delle norme sulla disciplina della circolazione stradale.
E’ opportuno precisare che per rispondere di tale delitto occorre, tra le altre cose, che l’evento dannoso, da cui dipende la configurabilità della fattispecie, sia conseguenza dell’azione o dell’omissione del colpevole. È da accertare, dunque, la sussistenza del nesso di causalità tra azione o omissione ed evento o, in altri termini, l’efficienza causale della condotta imputabile in relazione all’evento che si è verificato.
Se poi i comportamenti di più soggetti concorrono a determinare l’evento su un piano di reciproca equivalenza sono tutti considerati causa dell’evento medesimo, in quanto siano da soli sufficienti a determinare l’evento. Infatti, in tema di nesso di causalità il vigente codice penale ha accolto il principio dell’equivalenza delle cause o della “conditio sine qua non” (Cass. pen., sez.IV, 31 ottobre 1995, n. 10763, Gavillucci).
Giova sottolineare che è possibile configurare una responsabilità penale non solo quando la condotta illecita dell’agente sia commissiva (o mediante azione), ma anche quando questa sia omissiva (o mediante omissione). Tale ultima ipotesi si configura tutte quelle volte in cui taluno avrebbe dovuto tenere in forza di un determinato obbligo giuridico una condotta impeditiva dell’evento, che poi si è verificato. Ciò si desume dal disposto dell’ultimo comma dell’art. 40 cod. pen., norma di parte generale che, applicata alle fattispecie di reato previste dalla parte speciale (ipotesi-base di reato commissivo), introduce nel sistema penale autonome ipotesi criminose omissive che puniscono la realizzazione del medesimo evento lesivo da parte di “chi - per l’appunto - ha l’obbligo giuridico di impedire l’evento” e non si attiva in tal senso.
Il nostro codice penale, che recepisce agli articoli 40 e 41 cod. pen. la teoria condizionalistica (o dell’equivalenza delle cause), sancisce, come detto, un principio di equivalenza tra condotte, siano queste commissive ovvero omissive in presenza del suddetto obbligo giuridico di assicurare il bene protetto dalla norma incriminatrice di parte speciale. Inevitabilmente, ciò comporta l’estensione dell’area della punibilità e potrebbe mal conciliarsi coi principi di legalità, determinatezza delle fattispecie penali e della responsabilità personale, accentuando oltremisura il disvalore di una condotta che ha cagionato l’evento considerato “solo in termini probabilistici”. Infatti, la condotta omissiva non esiste nella realtà materiale e la sua efficienza causale sulla determinazione dell’evento è accertabile indirettamente e solo in termini ipotetici, riferendosi alla condotta alternativa doverosa, non realizzatasi in concreto e inserita in astratto nel processo causale ipoteticamente e logicamente ricostruito sulla base dell’evidenza disponibile e razionale.
Cautelativamente, dunque, l’obbligo giuridico, rilevante a rigore di legge, dovrebbe determinarsi nel pieno rispetto dei principi del diritto penale, contando a tal fine una fonte legale che lo sancisca in maniera eccezionale e specifica in capo a chi ricopra una posizione di garanzia e sempre in funzione dell’offesa al bene tutelato dalla norma incriminatrice, che nel caso in esame - ricordiamo - è la vita o l’incolumità delle persone.
Merita pregio la precisazione che il nostro codice penale accoglie la teoria “formale” dell’obbligo, per cui la fonte di tale obbligo deve necessariamente esistere nell’ambito del nostro ordinamento. Sta di fatto che nell’esercizio di attività pericolose, solitamente, è possibile rinvenire regole cautelari normativamente sancite, sulla cui base individuare una finalità impeditiva rilevante ex art. 40 cod. pen.; ma, al contempo, potrebbe individuarsi un obbligo, egualmente rilevante, pur in mancanza di una norma espressa, desunto dalla particolare posizione funzionale del soggetto (posizione di “garanzia”).
D’altro canto, e tale osservazione è sicuramente pertinente al caso in esame, tale obbligo deve essere interpretato necessariamente in termini solidaristici, avendo presenti gli articoli 2, 32 e 41 della Costituzione, come ha sottolineato parte della giurisprudenza, soprattutto ove si verta in una situazione di pericolo evidente che minacci “il bene della vita” con possibilità di percepirne l’imminenza da parte di chi assuma una posizione di garanzia (Cass. pen., sez.IV, n. 4793 del 29/04/1991).
Ciò non toglie che si debba raggiungere la “certezza giuridica” della sussistenza del nesso di causalità, ferma restando la necessità di pervenire all’esito assolutorio del giudizio tutte le volte che non sia possibile accertare che l’evento non si sarebbe verificato se l’agente-garante avesse posto in essere la condotta impostagli dagli obblighi (Cass. pen., Sez. Un., 11 settembre 2002, n. 30328, che parla di “ragionevole dubbio”).
Ciò premesso, occorre valutare la corrispondenza del comportamento dell’agente di polizia nel caso di specie alla fattispecie prevista e sanzionata dal codice penale all’art. 589 cod. pen., al fine di verificare una sua eventuale responsabilità penale.
Egli ha sì abbandonato la sua posizione di segnalazione dell’incidente accaduto in galleria, incidente che concretizzava obiettivamente una situazione di pericolo per gli automobilisti, ma non può dirsi che abbia agito senza alcuna motivazione; egli ha fatto ciò allo scopo di sollecitare la rimozione delle autovetture incidentate dalla carreggiata, consentendo la ripresa dell’ordinaria circolazione stradale.
Come detto, la Suprema Corte di Cassazione ha significativamente precisato che nel caso in cui taluno si trovi nella necessità di operare una scelta tra due condotte entrambe corrette e dalla sua scelta “sia poi derivato un fatto lesivo in danno di terzi, di un tale evento egli non può in nessun modo essere ritenuto responsabile” (Cass. pen., Sez. IV, 29 marzo 2001, n. 12597, D’Amelio e altri). Le due condotte potrebbero, infatti, considerarsi nelle contingenze del caso concreto equivalenti quanto a diligenza, perizia ed idoneità di scopo e, conseguentemente, secondo tale corrente di pensiero l’agente non dovrebbe incorrere in alcuna responsabilità penale.
Invero, è opportuno evidenziare che le due condotte nel caso di specie non sembrano avere un’identità di scopo, almeno nell’imminenza del risultato, dal momento che mantenendo la sua posizione originaria l’agente si prefiggeva di evitare ulteriori collisioni e incidenti a coloro che sopravvenivano in galleria,  mentre entrando in galleria nei pressi dell’incidente cercava di sollecitare la rimozione dei veicoli allo scopo di far riprendere nel più breve tempo possibile la circolazione stradale.
Bisogna allora chiedersi, al di là dell’astratta qualificazione della condotta tenuta dall’agente, pervenendo ad un giudizio di comparazione tra le due condotte riferito al caso concreto, se lo stesso abbia operato la scelta giusta con la diligenza, la prudenza e la perizia dello “homo eiusdem professionis et condicionis”, affidandosi peraltro al corretto comportamento di terzi. Occorre valutare, in altri termini, se è possibile rimproverare all’agente di aver tenuto quella condotta, sub specie di condotta omissiva colposa, che nella situazione di pericolo determinatasi avrebbe concorso a determinare l’evento lesivo del bene della vita e dell’incolumità degli automobilisti.
Soppesandosi ex post le finalità delle due condotte alternative, con ragionevolezza avrebbe agito correttamente l’agente che avesse adottato accorgimenti idonei a salvaguardare sia l’incolumità dei conducenti sopravvenienti, a tal fine adoperandosi ulteriormente per segnalare l’ostacolo, sia le ordinarie condizioni di viabilità della sede stradale. Non potendo fare tutto da solo, egli doveva decidere nell’immediato cosa fare e ad un certo punto ha optato per il ripristino della viabilità. Così, non si può dire che abbia agito in maniera conforme alle obiettive e doverose regole di condotta, in quanto ha riposto un eccessivo e improbabile affidamento nella guida degli automobilisti che sopravvenivano in galleria all‘insaputa dell’incidente. La situazione di pericolosità in cui si è andata ad inserire la sua condotta non può escludere in assoluto la sua colpa, l’evidenza del pericolo rendeva infatti prevedibili eventuali conseguenze dannose per gli utenti della strada e ciò doveva farlo desistere dall’abbandonare la sua posizione. Voler affrontare situazioni di tale tipo richiede maggiore accortezza e assunzione di notevole responsabilità. L’evento in tali casi non risulta certamente voluto dall’agente, ma è legato e si verifica anche a causa dell’inosservanza da parte sua di regole di perizia, prudenza e diligenza, che in ragione della prevedibilità delle conseguenze dannose sono da accertare con maggiore rigore (Cass. pen., sez. IV, n. 8611 del 9/10/1981).
Non rileva il fatto che “l’evento si sarebbe comunque verificato se egli non fosse stato presente e non si fosse precedentemente fermato sul posto” (in Cass. cit.); egli era presente ed è in virtù di ciò che gli può essere imputata una responsabilità per la sua condotta omissiva colposa, che, sostituita in una ricostruzione logico-scientifica del fatto con la relativa e doverosa condotta attiva di impedimento dell’evento, ha sicuramente efficienza causale in relazione al fatto lesivo realizzatosi. La sua presenza sul posto rileva come presupposto di fatto del reato e non può escludersi un’eventuale responsabilità sulla base di un giudizio a posteriori che, sostituendo la condotta omissiva tenuta dall’agente con un’altra condotta omissiva precedente, non pertinente e irrilevante sul piano giuridico, ne escluda paradossalmente l’efficienza causale: non dovrebbe, infatti, rilevare l’efficienza causale della eventuale assenza dell’agente nel luogo dell’incidente.
Anche se astrattamente ha operato una scelta tra condotte legittime, dovrebbe considerarsi che in quelle contingenze incombeva sull’agente la prevedibilità del pericolo e una corretta lettura delle circostanze avrebbe dovuto spingerlo ad adottare determinate regole di prudenza, perizia e diligenza, ancorché non scritte né previste da alcun ordine o disciplina.
Anche quando si volesse sostenere che la prevedibilità o l’imprevedibilità sono concetti estranei alla nozione di colpa accolta dal codice penale (Cass. pen., sez.IV, 6 novembre 1990, n. 14434, Severino), la colpa generica (da ricondurre alle “comuni” regole di diligenza, prudenza e perizia) comprende anche la violazione di obblighi e prescrizioni non scritte, che hanno lo scopo di prevenire situazioni di pericolo o danno e che discendono dalla diligenza e dalla prudenza dell’uomo medio (Cass.pen., sez.IV, 10 gennaio 1985, n. 316, Salerno); e l’adozione di tali accorgimenti non scritti potrebbe richiedersi, vieppiù, a chi è dotato di particolare perizia nel settore di riferimento.
Nel caso di specie, infatti, l’inosservanza delle comuni regole cautelari potrebbe anche prescindere dalla cristallizzazione in regole scritte, per mezzo di regolamenti o discipline, di modelli di comportamento degli agenti di polizia, ferma restando la loro eventuale rilevanza ai fini dell’accertamento della colpa specifica dell’agente (da ricondurre esclusivamente alla perizia media dell’agente di polizia).
La giurisprudenza della Suprema Corte di Cassazione, tra l’altro, non ha mancato di precisare, più volte, che fondamento della responsabilità colposa è la prevedibilità del pericolo, cioè la possibilità da parte dell’uomo coscienzioso ed avveduto di cogliere che un certo evento è legato alla violazione di un determinato dovere oggettivo di diligenza, che un certo evento è evitabile adottando determinate regole di diligenza in relazione alle particolari circostanze del caso concreto e al momento della realizzazione della condotta “de qua” (Cass. cit.; Cass. pen., sez. IV, 29 aprile 1991, n. 4793, Sonetti e altri).
Per conseguenza, assumono notevole rilevanza anche l’evitabilità dell’evento dannoso e l’utilità della condotta alternativa corretta, per cui all’agente potrebbe rimproverarsi di non aver impedito l’evento, pur potendolo fare senza alcuno sforzo ulteriore.
Alla luce delle suesposte considerazioni, secondo l’orientamento giurisprudenziale appena citato l’agente che si trovi ad agire in situazioni analoghe a quella descritta, potendo prevedere la situazione di pericolo per la vita e l’incolumità degli automobilisti che sopraggiungano nel luogo dell’incidente, con prudenza, diligenza e perizia non dovrebbe abbandonare la posizione di segnalazione del pericolo. Dovrebbe, al più, adottare qualche altro espediente o accorgimento alternativo comunque idoneo allo scopo della segnalazione, non potendosi ritenere sussistente nella situazione concreta un interesse diverso e maggiormente rilevante rispetto alla tutela della vita e dell’incolumità delle persone. Vieppiù, l’agente potrebbe concorrere nel determinare l’evento anche mediante l’omissione, fermo restando l’accertamento dell’esistenza del nesso causale tra condotta omissiva ed evento nei termini sopraindicati.
A tal proposito, è possibile ravvisare il nesso causale laddove l’azione doverosa omessa avrebbe impedito l’evento con alto grado di probabilità logica ovvero con elevata credibilità razionale, cioè con probabilità vicina alla certezza supponendo realizzata l‘azione doverosa omessa e chiedendosi se in tal caso l‘evento sarebbe venuto meno secondo la miglior scienza ed esperienza (Cass. pen., Sez. Un., 11 settembre 2002, n. 30328, con riferimento alla condotta omissiva colposa del medico). Nel caso specifico dovrebbe dunque accertarsi l’utilità e l’efficienza causale della condotta attiva di segnalazione dell’incidente rispetto all’impedimento delle ulteriori collisioni avvenute con esito infausto.
Potrebbero, inoltre, rilevare nel caso specifico le disposizioni degli articoli 51 e 54 cod. pen., qualora si ritenesse che l’agente in transito, fermatosi per spirito di servizio, stava adempiendo il proprio dovere, come prescritto dalle norme che disciplinano lo svolgimento dell’attività di polizia ovvero si trovava in una situazione di necessità in cui il pericolo incombeva per ciascuna delle condotte alternative eleggibili. Ma una tale affermazione andrebbe rapportata al disposto dell’art. 55 cod. pen.. Pertanto, la scriminante escluderebbe la responsabilità dell’agente solo in assenza di eccesso colposo.
Per quanto detto, nelle ipotesi trattate, potrebbe sussistere la responsabilità penale dell’agente per il reato di omicidio colposo o lesioni eventualmente verificatosi in danno degli automobilisti coinvolti nell’incidente anche a causa della sua condotta omissiva colposa in concorso con gli automobilisti che hanno ritardato la rimozione della auto dalla carreggiata.

Da "Corriere della Sera" del 26 aprile 2004

Bloccato dalla Polstrada sull’Autobrennero
Positivo all’etilometro Arrestato primo cittadino
Il sindaco di Marcaria accusato di resistenza e lesioni nei confronti degli agenti

V.Dal.
MANTOVA - Brutta avventura per il sindaco di Marcaria, un paese del Mantovano. Ezio Zani, 35 anni, è stato trovato dalla Polstrada positivo all’alcol-test ed è stato arrestato per resistenza, oltraggio e lesioni nei confronti degli agenti intervenuti mentre guidava in stato di ebbrezza. Alle 3 della notte tra sabato e domenica Zani, avvocato, ex segretario provinciale dei Popolari ed attualmente nel direttivo della Margherita, stava viaggiando sull’Autobrennero quando, tra Verona e Nogarole Rocca, è stato fermato da una pattuglia della stradale. Secondo la polizia procedeva a zig-zag. L’etilometro ha dato un responso superiore di tre volte al limite di 0,51. Mentre attendeva la seconda analisi, Zani, secondo l’accusa, ha dato in escandescenze rifiutandosi di rifare il test ed avrebbe aggredito gli agenti. Per questo motivo sono scattate le manette. In stato di fermo è stato portato nella sede della stradale con la fidanzata e un’altra ragazza che era in auto con lui. Ieri mattina il magistrato ha ordinato il rilascio. «È falso che io non abbia voluto sottopormi al test - dice Zani - in realtà gli agenti si sono scocciati perché io ho chiesto che il mio avvocato, mio fratello Riccardo, venisse ad accompagnarmi. Sono stato sottoposto ad una procedura immotivata».
Giovedì, 27 Maggio 2004
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