| (ASAPS) MADRID – Un conducente spagnolo su tre, soffre di patologie ansiose, legate all’uso della macchina e le cause, quelle all’origine di questa particolare fobia, sono proprio quelle che possiamo immaginare: i postumi nella testa di un incidente stradale, un lungo periodo senza guidare o una perdita di autostima. Lo dice una ricerca dell’istituto di sicurezza stradale iberico MAPFRE. Ma i sintomi quali sono? Ansia, ipersudorazione alle mani, tremori, paura di incorrere in un incidente da un momento all’altro, incubi prima e dopo un lungo viaggio. È una fobia, vera e propria, che si manifesta così, secondo una scala di minore o maggiore gravità, a seconda dell’evoluzione soggettiva della patologia. Un effetto collaterale già noto che si è evoluto con i ritmi imposti dalla società, secondo gli studiosi che hanno portato a termine il lavoro, nella quale l’automobile – il veicolo nel senso più largo del termine – rappresenta un simbolo di libertà o di appartenenza ad un determinato ceto sociale | Del resto, il timore del viaggio, o se preferite, in qualche modo, paura del “carro”, conosciuta come amaxofobia (dal greco “amaxos”), è una patologia che non è solo di questo tempo di grandi spostamenti, di grandi capacità di movimento, in cui ci si sposta più o meno liberi, in tutto il mondo.
Allo stesso modo, una lunga astinenza dal volante di un’auto, può aumentare la paura di tornare padroni di un veicolo, di uno spostamento o del proprio destino: un po’ come il primo tuffo estivo dopo un inverno trascorso in città o come la prima sciata della stagione. Senza dubbio, però, la questione non è del tutto nuova, e venne affrontata per la prima volta in Spagna già alla fine degli anni ’80, quando i primi pazienti cercarono rimedi presso specialisti per affrontare e superare la propria paura di volare. Si trattava di passeggeri di voli commerciali, che avevano subito esperienze così sgradevoli – dovute perlopiù a turbolenze atmosferiche – dall’essere successivamente incorsi in attacchi di panico prima di salire un’altra volta in aereo. Secondo l’istituto MAPFRE, nella ricerca coordinata dal dottor Antonio García Infanzón, ne soffrono 7,2 milioni di automobilisti spagnoli, che la esteriorizzano in modi estremamente diversi: i più, l’82%, manifestano una lieve sensazione di nervosismo e di angoscia al volante, soprattutto in condizioni difficili, come la guida in ore notturne, durante una pioggia torrenziale, nella nebbia fitta o quando a bordo ci sono altre persone, specialmente se bambini.
Il 6% degli amaxofobi, invece, ha perso completamente la capacità di stare al volante: soffrono di una forma di “paura paralizzante”, terrore puro, quando si siedono al posto di guida, e per questo motivo hanno lasciato perdere la patente e si limitano a salire in auto quando questa viene guidata da qualcun altro o, ancora meglio, si affidano al trasporto pubblico. Il restante 12%, manifesta l’insorgenza della patologia in altri modi, che enunceremo compiutamente in uno dei prossimi numeri de “Il Centauro”, proseguendo in questo senso la linea editoriale finora adottata, che ha posto ormai la nostra rivista tra quelle di maggior fondamento scientifico della materia.
La ricerca ha evidenziato anche che a soffrire di queste paure, sono in maggioranza donne, tanto che, in percentuale, il numero di rappresentanti del gentil sesso ad esternare i sintomi dell’amaxofobia è praticamente doppio a quello degli uomini: 64% contro il 36, e l’origine spesso è dovuta a cause precise dovute proprio alla diversa sessualità. Il 40% dei maschietti è amaxofobo per colpa di un evento diretto, come l’essere in precedenza rimasto vittima di un incidente stradale, o perché ha perso una persona cara sulla strada; nel caso delle donne, si pensi, che questa ragione eziologica diminuisce fino al 25%. In ballo, inoltre, anche altri fattori, come la mancanza di autostima per colpa dell’atteggiamento insofferente di amici o parenti più stretti, come il padre o il mariti molto dominanti nel rapporto di coppia, che durante le prime esperienze al volante della figlia o della consorte tendono a ridicolizzare la loro condotta.
Chi non conosce, infatti, il detto “donne al volante”…? Ebbene, questa generalizzazione è frutto di una minimizzazione da parte dei maschiacci più rudi (e poco intelligenti, forse), che alla fine comporta come conseguenza, nelle vittime del mobbing da patente, la paura di portare la macchina. Ma, superare la paura, si può? Sembra proprio di sì: è appena uscito, infatti, un manuale, mentre migliaia di depliant sono in distribuzione, che spiegano come fare, partendo innanzitutto dal riconoscere le cause che l’hanno innescata. Alla fine, comunque, dovrà esserci uno psicologo o un medico specialista. (ASAPS) . |
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