Un
appello al potere politico per le conseguenze sul contesto energetico e
industriale italiano Allarme costi sul contenimento di emissioni di gas serra (Segnalazione Autority Energia 6.9.2004) |
L’Autoritý
per l’energia elettrica e il gas lancia un allarme al Governo, con una
segnalazione del 6 settembre 2004. Se si applicasse in modo letterale
la Direttiva 2003/87/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio, i prezzi
finali dell’energia potrebbero subire degli aumenti superiori al 5%,
rispetto a quanto prefigurato nel Piano Nazionale di Allocazione.
Questo piano, proposto dal ministero dell’Ambiente e dal ministero delle Attivitý Produttive, riguarda sostanzialmente le assegnazioni delle quote di emissione di anidride carbonica (a livello di attivitý e di impianto), secondo quanto previsto dalla Direttiva stessa, nel contesto energetico ed industriale del nostro paese. Secondo l’Autority basterebbe, quindi, seguire questo metodo proposto dai due ministeri per raggiungere gli stessi obiettivi contenuti nella Direttiva europea, senza alcun riverbero negativo sui costi e con chiari benefici sull’ambiente. Ma vediamo pi˜ in dettaglio cosa prevede questa Direttiva. In pratica si prefigge di contenere le emissione di gas che alterano il clima attraverso il meccanismo dei crediti di emissione dati gratuitamente da ciascun Stato membro ai singoli impianti produttivi in proporzione alle emissioni previste, per il triennio 2005-2007. Questi crediti rappresentano una sorta di bonus, secondo cui un dato impianto potrý avere emissioni di gas serra pari al numero assegnatogli, ma nel caso in cui ecceda, l’operatore sarý costretto ad acquistare su di un mercato europeo creato ad hoc altri crediti per colmare il divario di tale eccedenza. L’Autority a tal proposito sottolinea che "una non attenta gestione della valorizzazione dei crediti di emissione potrebbe avere un impatto sui prezzi finali dell’energia elettrica". Invece, il Piano Nazionale di Allocazione prevede si l’assegnazione gratuita di quote iniziali, ma se ci dovesse essere un divario tra la generazione elettrica prevista e quella effettiva, dovrebbe intervenire il regolatore pubblico, riallocando il numero di quote di emissione in eccesso od in difetto. Oltre al rischio rincari in cui si potrebbe incappare se si applicasse pedissequamente la Direttiva CE , l’Autority mette l’accento sulle distorsioni che potrebbero avvenire nel funzionamento della neonata borsa elettrica e consiglia al Governo di valutare attentamente le evoluzioni strutturali che il settore elettrico italiano subirý nei prossimi tre anni, soprattutto con la ristrutturazione di centrali esistenti e dalla realizzazione di nuovi impianti pi˜ efficienti, che renderanno inadeguata la quota di emissioni calcola sull’attuale parco produttivo esistente. Infine, il sistema dei crediti di emissione contenuto nella Direttiva CE potrebbe provocare un effetto negativo anche sul piano della concorrenza; infatti, visto che le quote sarebbero assegnate per tre anni, un operatore potrebbe trovarsi in posizione dominante e mantenerla per tutto quest’arco di tempo, anche se lo scenario nel frattempo fosse mutato, consolidando in modo ingiustificato la sua posizione nel mercato. (13 settembre 2004) EGNALAZIONE DELL’AUTORIT¿ PER L’ENERGIA ELETTRICA E IL GAS AL GOVERNO IN MERITO ALLE MODALITAí DI ADOZIONE DELLA DIRETTIVA 87/2003/CE NEL SETTORE ELETTRICO E LORO POSSIBILI RICADUTE SUI PREZZI FINALI DELL’ENERGIA E SULLA CONCORRENZIALITAí DEL SETTORE. 6 settembre 2004 L’Autoritý per l’energia elettrica e il gas, nell’esercizio della funzione consultiva e di segnalazione al Governo e al Parlamento nelle materie di propria competenza, di cui all’articolo 2, comma 6, della legge 14 novembre 1995, n. 481 , intende formulare, attraverso la presente segnalazione, alcune osservazioni sui diversi, possibili effetti delle modalitý di adozione della Direttiva 2003/87/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 13 ottobre 2003 [1], che istituisce un sistema per lo scambio di quote di emissioni dei gas a effetto serra nella Comunitý. La Direttiva prevede che dal 1/1/2005 alcuni settori produttivi, tra i quali il settore della produzione termoelettrica, operino nei limiti di un quantitativo di emissione di gas climalteranti prestabilito. L’Autoritý, condividendo l’obiettivo generale del contenimento delle emissioni di gas climalteranti, anche in vista del prossimo confronto istituzionale a livello comunitario, intende, con la presente segnalazione, richiamare l’attenzione del Governo sulle conseguenze economiche, che si rifletterebbero sui prezzi finali di acquisto dellíelettricitý, e di sistema derivanti dalla scelta tra i diversi metodi di contenimento delle emissioni stesse. A tal proposito, líAutoritý ritiene opportuno rimarcare la necessitý che la scelta della metodologia pi˜ appropriata non puÚ prescindere dalle condizioni strutturali e di mercato che caratterizzano il sistema elettrico nazionale. Di tale contesto tiene adeguatamente conto il Piano Nazionale di Allocazione elaborato di Ministeri dellíAmbiente e delle Attivitý produttive in merito al quale líAutoritý auspica il pi˜ adeguato sostegno in sede comunitaria. Infatti, a paritý di risultati conseguiti, il meccanismo derivante da una mera interpretazione letterale della Direttiva europea comporterebbe, rispetto a quanto prefigurato nel Piano Nazionale di Allocazione, un aggravio dei costi dell’elettricitý che si valuta superiore al 5%. Líadozione del metodo proposto dal ministero dell’Ambiente e dal ministero delle Attivitý Produttive risulta sostanzialmente neutro sul piano dei costi, pur conseguendo gli obiettivi ambientali perseguiti dalla direttiva. Inoltre, non Ë irrilevante per il contesto di mercato nazionale, che il Piano Nazionale di Allocazione presenti anche vantaggi in termini di tutela della concorrenza e di contenimento delle posizioni dominanti, rispetto allíinterpretazione letterale della Direttiva che potrebbe determinare un vantaggio competitivo per l’operatore dominante. Pi˜ in dettaglio, si ricorda che il rispetto degli obiettivi ambientali viene garantito attraverso un meccanismo di crediti di emissione allocati gratuitamente dagli stati membri, per il triennio 2005-2007, ai singoli impianti dei settori interessati, in proporzione alle emissioni previste. Nel caso in cui un impianto ecceda il quantitativo di emissioni assegnatogli, l’operatore dovrý acquistare sul mercato europeo un numero di crediti sufficienti a coprire tale eccedenza. » evidente che con l’introduzione di tale meccanismo una non attenta gestione della valorizzazione dei crediti di emissione potrebbe avere un impatto sui prezzi finali dell’energia elettrica. L’Autoritý ha dunque effettuato una serie di simulazioni, rispondendo in questo anche alle richieste provenienti dal Ministero delle Attivitý produttive, approfondendo le relazioni tra gli obiettivi di contenimento dei gas climalteranti (relativamente al sottore elettrico) e gli strumenti utilizzabili a tal fine. Tali strumenti alternativi sono cosÏ sintetizzabili: Interpretazione letterale della Direttiva:le quote vengono gestite attraverso un meccanismo (cap and trade), in base al quale si prevede per il triennio 2005-2007 un’allocazione iniziale gratuita di quote agli operatori e la successiva creazione di un mercato per le quote stesse, senza alcun successivo intervento per eventuali aggiustamenti da parte del regolatore pubblico. Piano Nazionale di Allocazione: a seguito dell’allocazione di quote iniziali, in caso di scostamento tra la generazione elettrica prevista e quella effettiva, il regolatore pubblico interviene riallocando il numero di quote di emissione in eccesso o in difetto. Dagli scenari sviluppati, sotto diverse ipotesi di valorizzazione delle quote, si possono formulare le seguenti considerazioni: Le due metodologie - quella proposta dal Piano Nazionale e quella prevista della Direttiva - producono dei risultati pressochÈ equivalenti in termini di efficacia ambientale. Ovvero determinano la medesima riduzione di gas climalteranti. In termini di impatto sui costi dell’energia elettrica, il metodo proposto nel Piano Nazionale consente di ridurre la ricaduta sui costi dell’energia elettrica. Infatti, stando alle previsioni, l’applicazione del meccanismo previsto dalla Direttiva comporterebbe un incremento di costo stimabile in 3-4Ä/MWh, pari ad un aumento percentuale superiore al 5% sui prezzi attuali. Un aumento cui non fa riscontro alcun tipo di beneficio per l’utente finale nÈ in termini ambientali nÈ di mercato. Il meccanismo proposto nel nostro Piano Nazionale consente una maggiore sterilizzazione dell’impatto sui costi a paritý di risultati ambientali. » sulla base dell’analisi costi-benefici appena sintetizzata, che la scrivente Autoritý ha ritenuto pertanto opportuno segnalare al Governo l’esigenza di un impegno in sede europea per sostenere, nell’ambito delle misure del contenimento dei processi inflazionistici, il Piano Nazionale di Allocazione in osservanza della Direttiva 2003/87/CE. Si ritiene, infatti, che debbano essere tenuti in maggiore considerazione i rischi connessi alle implicazioni sotto il profilo della concorrenza che si potrebbero creare a livello dei singoli contesti nazionali, e in particolare in quello italiano, per effetto delle assegnazioni iniziali delle quote di emissione in assenza di meccanismi correttivi ex post. Questo perchÈ l’assegnazione delle quote Ë proporzionale alla struttura produttiva esistente (in Italia, come Ë noto, fortemente concentrata). Tale attribuzione ex-ante, fondata su dati storici, in assenza di correttivi basati invece sulla produzione effettiva si puÚ tradurre in un vantaggio competitivo per chi detiene giý una quota rilevante di mercato. Nel nostro paese, infatti, le difficoltý legate allíallocazione iniziale sono particolarmente evidenti, se si considerano, da un lato il radicale rinnovamento del parco impianti in coincidenza con il primo periodo di applicazione dellíemission trading, e dallíaltro le recenti problematiche relative alla scarsitý di offerta che permettono allíoperatore dominante di esercitare una maggiore influenza nellíaggiudicarsi una quota iniziale di emissioni superiori alle sue reali necessitý negli anni futuri. Sino ad oggi, al contrario, si Ë data maggiore rilevanza alle possibili difficoltý che il meccanismo proposto dallíItalia potrebbe incontrare in sede europea sotto il profilo della normativa sugli aiuti di stato (ex art. 82 del Trattato). Tali considerazioni si basano su una definizione di mercato rilevante per il settore elettrico che dý per scontato l’esistenza di un mercato unico e perfettamente integrato. Mentre questo presupposto Ë facilmente riscontrabile nei principali settori oggetto della direttiva, ad esempio cartiere, cementifici, impianti siderurgici, risulta non sostenibile per il settore elettrico che si caratterizza per la presenza di mercati regionali o prevalentemente nazionali. Eí tale il caso italiano a causa della limitatezza delle possibilitý di interscambio sulle linee elettriche transfrontaliere. Peraltro, tale frammentazione del mercato non puÚ assolutamente farsi risalire a scelte normative italiane che contrastino con la liberalizzazione o la realizzazione di un mercato dell’energia il pi˜ ampio possibile, bensÏ a evidenti barriere geografiche, che si traducono in barriere infrastrutturali di non agevole superamento. In un imperfetto contesto competitivo europeo, una letterale applicazione della direttiva sui crediti di emissione puÚ produrre una distorsione alla concorrenza tra i produttori degli Stati membri. In ultimo Ë opportuno richiamare líimportanza a promuovere, fin da subito, una maggiore integrazione tra il mercato delle emissioni a livello europeo ed i meccanismi flessibili previsti dal Protocollo di Kyoto (Joint Implementation and Clean Development Mechanism), in vista della prossima approvazione della proposta di direttiva (COM(2003) 403 def.), che permette agli operatori europei di ottenere dei crediti di emissione attraverso líimplementazione di progetti ambientalmente migliorativi in paesi terzi. Questo permetterebbe di conseguire i medesimi risultati in termini di emissioni ad un costo inferiore e di coinvolgere un maggior numero di paesi, anche extra-europei, a perseguire un obiettivo ambientale di dimensioni globali.
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