Rassegna stampa del 15 Gennaio 2004 |
Da
"Corriere" del 15 gennaio 2004 L’80% dei reati denunciati (ma molti
non vengono nemmeno più denunciati) resta impunito, e in particolare gli
autori del 96% dei furti rimangono ignoti, il che vuol dire che chi ruba
ha la quasi matematica certezza di farla franca. Numeri che costringerebbero
qualsiasi azienda a portare i libri sociali in Tribunale...se, comunque,
il Tribunale funzionasse (meglio tralasciare i dati statistici ufficiali
relativi alla lunghezza dei processi), o a licenziare in tronco i manager
responsabili di tale disastro.
Da "KataWeb News" del 15 gennaio 2004 Rapina
con sparatoria su A21, banditi sfuggono a cattura Movimentata rapina con inseguimento dei banditi da parte
della polizia lungo la A21. I rapinatori sono riusciti a darsi alla
fuga. Stamane all’alba due uomini si sono avvicinati a un camion
carico di scarpe fermo in una piazzola di sosta vicino al casello Cremona
Nord, il cui conducente stava dormendo in cabina. I due hanno cominciato a caricare le scarpe sulla loro vettura,
ma il conducente si è svegliato ed è stato malmenato dai rapinatori.
E’ riuscito comunque a dare l’allarme al 118, che ha inviato una pattuglia
della polstrada. I malviventi hanno abbandonato la loro auto e sono
fuggiti a bordo del camion, inseguiti dalla polizia. L’inseguimento, in cui i due hanno sparato vari colpi di
pistola e la polstrada ha risposto a colpi di mitraglietta, è andato
avanti per una trentina di chilometri lungo la A21. Dopo aver imboccato il casello di Manerbio a folle velocità i malviventi hanno perso il controllo del mezzo, che si è schiantato contro di una cascina. I due sono poi fuggiti a piedi nei campi e sono riusciti a far perdere le proprie tracce
Quando hanno fatto irruzione nel capannone di
Lonato, gli agenti della Polizia Stradale si sono trovati di fronte una
vera e propria "concessionaria" di macchine per l’edilizia. C’era di tutto:
benne, miniescavatori, generatori, un camion... Il tutto per un valore
complessivo di 500mila euro, un miliardo di vecchie lire. Peccato fosse
tutto materiale rubato. "Siamo sicuri di aver inferto un bel colpo ad
una organizzazione che agiva partendo dalla nostra provincia ma che poi
riusciva a rivendere il provento dei suoi furti in tutto il Nord Italia".
Non nasconde la sua soddisfazione il comandante provinciale della Stradale,
Sergio Basile, per l’operazione che i suoi uomini dei distaccamenti di
Brescia e di Salò sono riusciti a mettere a segno nei giorni scorsi dopo
lunghe indagini che avevano preso le mosse in agosto. "Il dato dal quale
siamo partiti - spiegano gli investigatori - è stato il forte aumento
di furti di macchine per l’edilizia che si era registrato nei mesi scorsi".
Molti i cantieri aperti, tante le piccole imprese al lavoro, la vivacità
dell’attività edilizia ha in qualche modo favorito la nascita anche di
un mercato clandestino di macchine utensili. "Si tratta di ruspe, escavatori,
macchine movimento terra che costano molto ma che evidentemente non sono
troppo difficili da rubare - spiegano alla Polizia Stradale -. Pensate
ad esempio che una benna se non deve viaggiare in strada ma solo essere
trasportata da un cantiere all’altro non ha bisogno né di targa né di
immatricolazione, basta il numero di matricola del telaio. E nei cantieri,
lontano dalle strade, evidentemente le probabilità di incapare in un controllo
sono più rare". Poco sofisticati inoltre, nella maggior parte dei casi,
i sistemi antifurto: "Spesso basta strappre due fili e ricollegarli. Un
gioco da ragazzi". Alla fine del blitz gli investigatori avevano arrestato
due persone, mentre altri tre sono sottoposti a fermo e altre cinque sono
denunciate a piede libero. Per tutti - con diversi gradi di responsabilità
- l’accusa è di associazione a delinquere, finalizzata al furto e alla
ricettazione di macchine e utensili per l’edilizia. In manette sono finiti
Walter Scarsetti (50 anni, di Castelcovati) e Mario Zani (27 anni, di
Chiari) Provvedimento di fermo invece per Luciano Macrì (26 anni, originario
di Siderno in provincia di Reggio Calabria e residente a Orzinuovi) e
per i due fratelli Massimo (29 anni) e Carmelo (45 anni) Bevilacqua, entrambi
originari della provincia di Reggio Calabria ma ormai da tempo trasferitisi
nella nostra provincia. Al capannone di Lonato, che era stato preso in
affitto da Luciano Macrì, i poliziotti sono arrivati dopo una lunga serie
di indagini e di pedinamenti, coordinate dal sostituto procuratore Alberto
Rossi. Dietro i portoni dell’immobile gli agenti hanno trovato parcheggiati
un miniescavatore Caterpillar dal valore di 40mila euro, un escavatore
Comatsu da 35mila euro, una grossa benna Banford da 100mila euro, una
macchina operatrice Bobcat da 100mila euro. Ma poi ancora un generatore
elettrico per uso professionale, un altro Bobcat, un altro Comatsu, un
autocarro Fiat 145, alcune targhe, una automobile Golf. Il tutto risultava
oggetto di denunce di furto registrate dalle forze dell’ordine nei mesi
e nelle settimane scorse. Addosso ad una delle persone arrestate, inoltre,
gli agenti hanno trovato denaro contante per 7.800 euro. Mentre il camion
che l’organizzazione utilizzava per il trasporto delle macchine operatrici
rubate aveva caricato una benna pronta per un trasferimento che sembrava
imminente. Ma l’operazione non si è fermata lì. Seguendo le piste utilizzate
dai ricettatori, gli uomini della Polizia Stradale sono arrivati fino
alla provincia di Bergamo, a Carnìco. Qui in un cantiere sono stati recuperati
due escavatori (un Fiat Hitachi e un Bobcat) e un grosso generatore elettrico.
Anche questi facevano parte della "scuderia" di mezzi rubati dalla banda
bresciana. Ora starà al giudice per le indagini preliminari valutare il
peso delle accuse mosse alla decina di persone coinvolte, e non si esclude
che nei loro confronti possano essere emessi nuovi provvedimenti. Né che
altre persone vengano raggiunte dalla rete investigativa attivata dalla
Stradale bresciana. Rimpatriata una romena. Litiga sulla A19 e quando arriva la Polstrada tenta
di suicidarsi Tiziana Tavella Pretendeva
prestazioni sessuali continuate dalla sua compagna romena ma ha provocato
la dura reazione della donna che lo ha aggredito mentre erano in auto
ed ha tentato poi di suicidarsi gettandosi tra i veicoli in transito
sulla A19. Finisce con un rimpatrio dell’amata, la lite tra un catanese
di cinquant’anni e una rumena di 27 anni, Michaele Hodor. La lite dai
toni decisamente accesi ha avuto come sfondo un tratto dell’autostrada
A 19 Catania - Palermo nei pressi dello svincolo per Enna nel pieno
giorno di ieri, nella piazzola di sosta Malpasso.
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