Mercoledì 20 Novembre 2024
area riservata
ASAPS.it su
Rassegna stampa 16/01/2004

Rassegna stampa del 15 Gennaio 2004

Rassegna stampa del 15 Gennaio 2004

Da "Corriere" del 15 gennaio 2004
Ordine pubblico: roba da portare i libri sociali in Tribunale (se funzionasse)
Italia il Paese più presidiato del mondo. Ma il 96% dei furti rimane impunito

Montecristo


L’80% dei reati denunciati (ma molti non vengono nemmeno più denunciati) resta impunito, e in particolare gli autori del 96% dei furti rimangono ignoti, il che vuol dire che chi ruba ha la quasi matematica certezza di farla franca. Numeri che costringerebbero qualsiasi azienda a portare i libri sociali in Tribunale...se, comunque, il Tribunale funzionasse (meglio tralasciare i dati statistici ufficiali relativi alla lunghezza dei processi), o a licenziare in tronco i manager responsabili di tale disastro.
Ma il Belpaese sembra fregarsene di questi dati ufficiali relativi all’ordine pubblico, e tutto sembra "normale". Ma normale non è. Anche perché le cifre del disastro si sommano ad altri dati in stridente contrasto: l’Italia, sempre secondo statistiche ufficiali, è il Paese più "presidiato" dell’Unione europea (ma forse di tutto il mondo).
Vegliano su di noi 103.646 poliziotti, 101.271 carabinieri, 64.164 finanzieri, circa 70 mila vigili urbani...ovvero quasi 340mila effettivi: uno ogni 176 abitanti!
E attenzione, se si aggiungono le guardie forestali, i vigili del fuoco, le guardie giurate, i militari dell’esercito, della marina, dell’aviazione, ovvero, in sintesi, gente comunque in divisa che si presume perlomeno non...fuorilegge, fa un ’addetto alla sicurezza’ ogni 90 italiani circa! Altro che record del mondo.
Certamente dunque non è un problema quantitativo, e quasi sicuramente non lo è nemmeno qualitativo. Facile intuire che il problema è di cattivo impiego, cattiva distribuzione, cattiva organizzazione delle forze dell’ordine.
Un piccolissimo esempio banale per tutti: quante volte ci è capitato di andare da Roma a Milano in auto, senza mai incontrare una sola pattuglia della Polstrada? Eppure ci sono. Il lavoro delle forze dell’ordine va interamente "ripensato". Prima che sia (ma lo è già) troppo tardi.
A margine una chiosa. Anche noi giornalisti abbiamo le nostre responsabilità. Tornando all’esempio di prima: quante volte scriviamo "La Polstrada pattuglia strade e autostrade"? No, non è vero: il sabato sera, in tutta la provincia di Varese (come di altre città di analoghe dimensioni) c’è in servizio una sola pattuglia. Scriviamolo a chiare lettere.


Da "KataWeb News" del 15 gennaio 2004

 

Rapina con sparatoria su A21, banditi sfuggono a cattura
(red)


Movimentata rapina con inseguimento dei banditi da parte della polizia lungo la A21. I rapinatori sono riusciti a darsi alla fuga.

Stamane all’alba due uomini si sono avvicinati a un camion carico di scarpe fermo in una piazzola di sosta vicino al casello Cremona Nord, il cui conducente stava dormendo in cabina.

I due hanno cominciato a caricare le scarpe sulla loro vettura, ma il conducente si è svegliato ed è stato malmenato dai rapinatori. E’ riuscito comunque a dare l’allarme al 118, che ha inviato una pattuglia della polstrada. I malviventi hanno abbandonato la loro auto e sono fuggiti a bordo del camion, inseguiti dalla polizia.

L’inseguimento, in cui i due hanno sparato vari colpi di pistola e la polstrada ha risposto a colpi di mitraglietta, è andato avanti per una trentina di chilometri lungo la A21.

Dopo aver imboccato il casello di Manerbio a folle velocità i malviventi hanno perso il controllo del mezzo, che si è schiantato contro di una cascina. I due sono poi fuggiti a piedi nei campi e sono riusciti a far perdere le proprie tracce

 


Da "Giornale di Brescia" del 15 gennaio 2004
Operazione della Stradale bresciana dopo mesi di indagini: "Era un’associazione a delinquere che operava in tutto il Nord Italia"
Colpo alla gang delle ruspe rubate
 
Cinque in manette, cinque denunce, recuperate macchine per 500mila euro

Massimo Lanzini


Quando hanno fatto irruzione nel capannone di Lonato, gli agenti della Polizia Stradale si sono trovati di fronte una vera e propria "concessionaria" di macchine per l’edilizia. C’era di tutto: benne, miniescavatori, generatori, un camion... Il tutto per un valore complessivo di 500mila euro, un miliardo di vecchie lire. Peccato fosse tutto materiale rubato. "Siamo sicuri di aver inferto un bel colpo ad una organizzazione che agiva partendo dalla nostra provincia ma che poi riusciva a rivendere il provento dei suoi furti in tutto il Nord Italia". Non nasconde la sua soddisfazione il comandante provinciale della Stradale, Sergio Basile, per l’operazione che i suoi uomini dei distaccamenti di Brescia e di Salò sono riusciti a mettere a segno nei giorni scorsi dopo lunghe indagini che avevano preso le mosse in agosto. "Il dato dal quale siamo partiti - spiegano gli investigatori - è stato il forte aumento di furti di macchine per l’edilizia che si era registrato nei mesi scorsi". Molti i cantieri aperti, tante le piccole imprese al lavoro, la vivacità dell’attività edilizia ha in qualche modo favorito la nascita anche di un mercato clandestino di macchine utensili. "Si tratta di ruspe, escavatori, macchine movimento terra che costano molto ma che evidentemente non sono troppo difficili da rubare - spiegano alla Polizia Stradale -. Pensate ad esempio che una benna se non deve viaggiare in strada ma solo essere trasportata da un cantiere all’altro non ha bisogno né di targa né di immatricolazione, basta il numero di matricola del telaio. E nei cantieri, lontano dalle strade, evidentemente le probabilità di incapare in un controllo sono più rare". Poco sofisticati inoltre, nella maggior parte dei casi, i sistemi antifurto: "Spesso basta strappre due fili e ricollegarli. Un gioco da ragazzi". Alla fine del blitz gli investigatori avevano arrestato due persone, mentre altri tre sono sottoposti a fermo e altre cinque sono denunciate a piede libero. Per tutti - con diversi gradi di responsabilità - l’accusa è di associazione a delinquere, finalizzata al furto e alla ricettazione di macchine e utensili per l’edilizia. In manette sono finiti Walter Scarsetti (50 anni, di Castelcovati) e Mario Zani (27 anni, di Chiari) Provvedimento di fermo invece per Luciano Macrì (26 anni, originario di Siderno in provincia di Reggio Calabria e residente a Orzinuovi) e per i due fratelli Massimo (29 anni) e Carmelo (45 anni) Bevilacqua, entrambi originari della provincia di Reggio Calabria ma ormai da tempo trasferitisi nella nostra provincia. Al capannone di Lonato, che era stato preso in affitto da Luciano Macrì, i poliziotti sono arrivati dopo una lunga serie di indagini e di pedinamenti, coordinate dal sostituto procuratore Alberto Rossi. Dietro i portoni dell’immobile gli agenti hanno trovato parcheggiati un miniescavatore Caterpillar dal valore di 40mila euro, un escavatore Comatsu da 35mila euro, una grossa benna Banford da 100mila euro, una macchina operatrice Bobcat da 100mila euro. Ma poi ancora un generatore elettrico per uso professionale, un altro Bobcat, un altro Comatsu, un autocarro Fiat 145, alcune targhe, una automobile Golf. Il tutto risultava oggetto di denunce di furto registrate dalle forze dell’ordine nei mesi e nelle settimane scorse. Addosso ad una delle persone arrestate, inoltre, gli agenti hanno trovato denaro contante per 7.800 euro. Mentre il camion che l’organizzazione utilizzava per il trasporto delle macchine operatrici rubate aveva caricato una benna pronta per un trasferimento che sembrava imminente. Ma l’operazione non si è fermata lì. Seguendo le piste utilizzate dai ricettatori, gli uomini della Polizia Stradale sono arrivati fino alla provincia di Bergamo, a Carnìco. Qui in un cantiere sono stati recuperati due escavatori (un Fiat Hitachi e un Bobcat) e un grosso generatore elettrico. Anche questi facevano parte della "scuderia" di mezzi rubati dalla banda bresciana. Ora starà al giudice per le indagini preliminari valutare il peso delle accuse mosse alla decina di persone coinvolte, e non si esclude che nei loro confronti possano essere emessi nuovi provvedimenti. Né che altre persone vengano raggiunte dalla rete investigativa attivata dalla Stradale bresciana.


Da "La Sicilia" del 15 gennaio 2004

 

Rimpatriata una romena.   

Litiga sulla A19 e quando arriva la Polstrada tenta di suicidarsi
Aggredisce l’amante focoso

Tiziana Tavella, Nicolò Saccullo


Pretendeva prestazioni sessuali continuate dalla sua compagna romena ma ha provocato la dura reazione della donna che lo ha aggredito mentre erano in auto ed ha tentato poi di suicidarsi gettandosi tra i veicoli in transito sulla A19. Finisce con un rimpatrio dell’amata, la lite tra un catanese di cinquant’anni e una rumena di 27 anni, Michaele Hodor. La lite dai toni decisamente accesi ha avuto come sfondo un tratto dell’autostrada A 19 Catania - Palermo nei pressi dello svincolo per Enna nel pieno giorno di ieri, nella piazzola di sosta Malpasso.
Una pattuglia del distaccamento di Catenanuova della Polizia Stradale in servizio per il monitoraggio del territorio, ha notato la macchina ferma ed avvicinandosi ha trovato la giovane rumena che cercava di aggredire il proprio compagno, C. R., 50 anni, originario di San Gregorio (Catania) che avrebbe dovuto sposare di li a poco regolarizzando la propria posizione in Italia.
La lite, avvenuta sull’Opel Corsa del catanese, era nata per l’eccesso di focosità dell’uomo che aveva provocato la reazione di rifiuto da parte della donna romena. Non troppo gradito alla giovane, inoltre, l’arrivo della polizia stradale: gli agenti sarebbero stati dapprima insultati e poi aggrediti con pugni e calci in varie parti del corpo. Successivamente, Michaele Hodor è sfuggita al controllo dei poliziotti tentando di buttarsi sotto le macchine che passavano dal tratto autostradale.
L’uomo ha cercato di spiegare che proprio qualche giorno prima la ragazza era appena stata dimessa dall’ospedale per disturbi psichici e che stavano per andare in un altro ospedale questa volta però a Palermo Necessario per sedare la ragazza l’intervento dell’ambulanza ed effettuare cure per calmarla.
La giovane rumena una volta ritornata calma ha spiegato che la sua ira era dovuta alle troppe richieste da parte del proprio compagno decisamente focoso per i gusti di lei. Immediatamente dopo la donna è stata trasferiti negli uffici della Questura ufficio stranieri dove dal controllo della banca dati è stato possibile scoprire che era prendete nel territorio italiano senza permesso di soggiorno ed era entrata in Italia da poco.
Immediato il provvedimento di espulsione e la partenza per il trasferimento coatto con accompagnamento presso il centro di prima accoglienza di Crotone assieme ai dieici rumeni e bulgari fermati a Piazza Armerina ed un bulgaro appena scarcerato da Nicosia. I dodici espulsi sono arrivati a destinazione introno alle due della notte scorsa.


Venerdì, 16 Gennaio 2004
stampa
Condividi


Area Riservata


Attenzione!
Stai per cancellarti dalla newsletter. Vuoi proseguire?

Iscriviti alla Newsletter
SOCIAL NETWORK