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I giudici condannano la discriminazione tariffaria sull’autostrada del Brennero

Pedaggi autostradali, norme Ue direttamente applicabili (Corte di giustizia europea 5.2.2004)

da "EuropaLex"

I giudici condannano la discriminazione tariffaria sull’autostrada del Brennero
Pedaggi autostradali, norme Ue direttamente applicabili
(Corte di giustizia europea 5.2.2004)

La società che riscuote il pagamento sull’autostrada del Brennero deve applicare il diritto comunitario. E’ quanto ha stabilito la Corte dei Giustizia delle Comunità europee in una vertenza tra la società autostrade austriaca e una ditta di autoveicoli pesanti adibiti al trasporto di merci su strada. I trasportatori austriaci possono invocare le norme delle direttive 93/89 e 99/62 perché discriminati a causa della tariffa sproporzionata richiesta per il percorso completo dell’autostrada austriaca del Brennero, rispetto a chi percorre l’autostrada solo parzialmente. Secondo la Corte di Giustizia, infatti, nella conclusione di contratti con utenti della strada, ad una persona giuridica di diritto privato incombe l’obbligo di osservare le disposizioni direttamente applicabili di una direttiva qualora lo Stato abbia trasferito a tale persona giuridica la riscossione del pagamento dei pedaggi per l’utilizzo di reti stradali pubbliche, controllandola direttamente o indirettamente.
Il testo della sentenza è stato diffuso gratuitamente dagli uffici della Corte ma non fa fede ai fini giuridici. (18 febbraio 2004)
SENTENZA DELLA CORTE (Sesta Sezione) 5 febbraio 2004." Trasporto di merci su strada - Pedaggi - Autostrada del Brennero - Divieto di discriminazioni - Discriminazione fondata sulla cittadinanza del trasportatore o sul luogo di origine ovvero di destinazione del trasporto "

el procedimento C-157/02,

avente ad oggetto la domanda di pronuncia pregiudiziale proposta alla Corte, a norma dell’art. 234 CE [1], dall’Oberster Gerichtshof (Austria), nella causa dinanzi ad esso pendente tra

Rieser Internationale Transporte GmbH

e

Autobahnen- und Schnellstraþen-Finanzierungs-AG (Asfinag),

domanda vertente sull’interpretazione della direttiva del Consiglio 25 ottobre 1993, 93/89/CEE, relativa all’applicazione da parte degli Stati membri delle tasse su taluni autoveicoli commerciali adibiti al trasporto di merci su strada, nonché dei pedaggi e diritti d’utenza riscossi per l’uso di alcune infrastrutture (GU L 279, pag. 32), e della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio 17 giugno 1999, 1999/62/CE, relativa alla tassazione a carico di autoveicoli pesanti adibiti al trasporto di merci su strada per l’uso di alcune infrastrutture (GU L 187, pag. 42),

LA CORTE (Sesta Sezione),

composta dai sigg. V.Skouris, facente funzione di presidente della Sesta Sezione, J.N.Cunha Rodrigues (relatore), J.-P. Puissochet e R. Schintgen, e dalla sig.ra F.Macken, giudici,

avvocato generale: sig. S.Alber
cancelliere: sig.ra M.-F.Contet, amministratore principale

viste le osservazioni scritte presentate:

-

per Autobahnen- und Schnellstraþen-Finanzierungs-AG (Asfinag), dall’avv. P. Csoklich, Rechtsanwalt;

-

per il governo austriaco, dalla sig.ra C. Pesendorfer, in qualità di agente;

-

per la Commissione delle Comunità europee, dalla sig.ra C. Schmidt e dal sig. W. Wils, in qualità di agenti,

vista la relazione d’udienza,

sentite le osservazioni orali della Rieser Internationale Transporte GmbH, rappresentata dall’avv. R. Krist, Rechtsanwalt, della Autobahnen- und Schnellstraþen-Finanzierungs-AG (Asfinag), rappresentata dagli avv.ti P. Csoklich e R. Bollenberger, Rechtsanw”lte, del governo austriaco, rappresentato dal sig. H. Dossi, in qualità di agente, e della Commissione, rappresentata dalla sig. ra C. Schmidt, all’udienza del 5 giugno 2003,

sentite le conclusioni dell’avvocato generale, presentate all’udienza del 9 settembre 2003,

ha pronunciato la seguente

Sentenza

1

Con ordinanza 22 marzo 2002, pervenuta alla Corte il successivo 29 aprile, l’Oberster Gerichtshof ha sottoposto, ai sensi dell’art.234CE, quattro questioni pregiudiziali vertenti sull’interpretazione della direttiva del Consiglio 25 ottobre 1993, 93/89/CEE, relativa all’applicazione da parte degli Stati membri delle tasse su taluni autoveicoli commerciali adibiti al trasporto di merci su strada, nonché dei pedaggi e diritti d’utenza riscossi per l’uso di alcune infrastrutture (GUL279, pag.32), e della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio 17 giugno 1999, 1999/62/CE, relativa alla tassazione a carico di autoveicoli pesanti adibiti al trasporto di merci su strada per l’uso di alcune infrastrutture (GUL187, pag.42).

2

Tali questioni sono state sollevate nell’ambito di una controversia in cui un’impresa di trasporti austriaca, la Rieser Internationale Transporte GmbH (in prosieguo: la "Rieser"), chiede il rimborso dei pedaggi, a suo avviso sproporzionati, pagati per l’utilizzo dell’autostrada della Brennero al gestore di questa, l’Autobahnen- und Schnellstraþen-Finanzierungs-AG (Asfinag).

Contesto normativo

3

In conformità all’art. 2 della direttiva 93/89 il termine "pedaggio" indica, ai fini della medesima direttiva, "il pagamento di una somma determinata per l’esecuzione, da parte di un autoveicolo, di un tragitto situato fra due punti di una delle infrastrutture di cui all’articolo 7, lettera d), basata sulla distanza percorsa e sulla categoria dell’autoveicolo", e il termine "autoveicolo" "un veicolo a motore o un insieme di autoarticolati, adibiti esclusivamente al trasporto di merci su strada e che abbiano un peso totale a pieno carico autorizzato pari o superiore a 12t.".

4

L’art. 7 della stessa direttiva così dispone: "Gli Stati membri possono mantenere o introdurre pedaggi e/o introdurre diritti d’utenza alle seguenti condizioni:

a)

i pedaggi e i diritti d’utenza non sono simultaneamente riscossi per l’uso di uno stesso tratto stradale.

Tuttavia, gli Stati membri possono parimenti applicare pedaggi, su reti in cui sono riscossi diritti d’utenza, per l’utilizzazione di ponti, tunnel e valichi di montagna;

b)

fatte salve le disposizioni dell’articolo 8, paragrafo 2, lettera e) e dell’articolo 9, essi sono applicati senza alcuna discriminazione, diretta o indiretta, a causa della nazionalità del trasportatore oppure dell’origine o della destinazione del trasporto;

(...)

d)

i pedaggi e i diritti d’utenza sono percepiti solo per l’uso di autostrade, di altre strade a corsie multiple le cui caratteristiche siano analoghe a quelle delle autostrade, di ponti, tunnel e valichi di montagna.

(...)

h)

le aliquote dei pedaggi sono connesse ai costi di costruzione, esercizio e sviluppo della rete d’infrastrutture di cui trattasi".

5

Ai sensi dell’art. 13 della direttiva 93/89, gli Stati membri erano tenuti a mettere in vigore le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per conformarsi a tale direttiva entro il 1° gennaio 1995. Conformemente all’atto relativo alle condizioni di adesione del Regno di Norvegia, della Repubblica d’Austria, della Repubblica di Finlandia e del Regno di Svezia e agli adattamenti dei trattati sui quali si fonda l’Unione europea (GU1994, C241, pag.21, e GU1995, L1, pag.1), il detto termine di trasposizione valeva anche per la Repubblica d’Austria.

6

Con sentenza 5 luglio 1995, causa C-21/94, Parlamento/Consiglio (Racc. pag. I-1827), la Corte ha annullato la direttiva 93/89 perché era stata adottata senza regolare consultazione del Parlamento europeo, ma ne ha mantenuto gli effetti fino all’adozione da parte del Consiglio dell’Unione europea di una nuova direttiva.

7

Il 17 giugno 1999 il Parlamento e il Consiglio hanno adottato la direttiva 1999/62 che, come emerge dal suo quarto ëconsiderando’, sostituisce la direttiva 93/89 annullata.

8

L’art.7, nn.4 e 9, della direttiva 1999/62 [2]

, che corrisponde all’art.7, lett.b) e h), della direttiva 93/89, prevede quanto segue: "4. I pedaggi e i diritti d’utenza sono applicati senza alcuna discriminazione, diretta o indiretta, fondata sulla nazionalità del trasportatore oppure sull’origine o sulla destinazione dell’autoveicolo. (...). 9. I pedaggi medi ponderati sono in funzione dei costi di costruzione, esercizio e sviluppo della rete di infrastrutture di cui trattasi".

9

Ai termini del suo art.13, quest’ultima direttiva è entrata in vigore il 20 luglio 1999.

10

A norma del suo art.12, gli Stati membri mettono in vigore le disposizioni legislative, regolamentari ed amministrative necessarie per conformarsi ad essa entro il 1° luglio 2000.

11

Con sentenza 26 settembre 2000, causa C-205/98, Commissione/Austria (Racc. pag. I-7367), la Corte ha dichiarato che: "[d]a un lato, avendo proceduto, il 1° luglio 1995 ed il 1° febbraio 1996, ad aumenti del prezzo dei pedaggi per l’intera autostrada del Brennero, arteria di transito attraverso l’Austria utilizzata per lo più da autocarri di peso superiore a 12 tonnellate provenienti da altri Stati membri, e, dall’altro, non avendo applicato i citati pedaggi esclusivamente al fine di coprire i costi connessi alla costruzione, all’esercizio ed allo sviluppo dell’autostrada del Brennero, la Repubblica d’Austria è venuta meno, rispettivamente, agli obblighi ad essa derivanti dall’art.7, lett.b), della direttiva [93/89], ed a quelli derivanti dall’art.7, lett.h), della stessa direttiva".


Causa principale e questioni pregiudiziali

12

Tramite un contratto d’usufrutto ("Fruchtgenussvertrag") stipulato nel giugno 1997, con effetto retroattivo al 1° gennaio 1997, con il suo azionista unico, lo Stato austriaco, all’Asfinag veniva trasferita la responsabilità per la costruzione, la progettazione, l’esercizio, il mantenimento e il finanziamento delle autostrade e delle strade a scorrimento veloce austriache, fra cui l’autostrada del Brennero. Essa era inoltre delegata, con questo contratto, a riscuotere in nome e per conto proprio pedaggi e diritti d’utenza per coprire le sue spese.

13

La Rieser svolgeva attività di trasporto internazionale di merci su strada con autoveicoli pesanti con un peso totale a pieno carico pari o superiore a 12 tonnellate e con più di tre assi. Quale trasportatrice siffatta essa utilizzava regolarmente l’autostrada a pedaggio del Brennero. A suo giudizio, i pedaggi che aveva pagato all’Asfinag erano sproporzionati, specialmente per il periodo compreso fra il 1° gennaio 1997 e il 31 luglio 2000. Essa chiedeva, perciò, dinanzi ai giudici austriaci, la parziale restituzione dei pedaggi corrisposti alla detta società.

14

La Rieser invocava la sentenza Commissione/Austria succitata. Faceva valere che l’art.7, lett.b) e h), della direttiva 93/89 era sufficientemente preciso per avere efficacia diretta. Una volta scaduto il suo termine di trasposizione, le disposizioni di tale direttiva sarebbero state direttamente applicabili per essa ricorrente come pure per l’Asfinag. Quest’ultima, pur essendo una persona di diritto privato, sarebbe stata sottoposta a controllo statale.

15

Diversa l’opinione dell’Asfinag. Quanto all’art.7, lett.b), della direttiva 93/89, che vietava qualsivoglia discriminazione, essa riteneva che tale disposizione non potesse essere utilmente invocata dai trasportatori austriaci. In ogni caso, per il periodo compreso tra il 17 giugno 1999 e il 1° luglio 2000, il diritto invocato dalla Rieser non sarebbe sussistito, dal momento che la direttiva 93/89 si applicava fino al 17 giugno 1999 e che il termine di trasposizione fissato per la direttiva 1999/62 scadeva il 1° luglio 2000.

16

Il giudice di primo grado respingeva il ricorso della Rieser con l’argomento che l’art.7, lett.h), della direttiva 93/89 non era direttamente applicabile e che la ricorrente non poteva utilmente invocare l’art.7, lett.b), della stessa.

17

Il giudice d’appello considerava ricevibile il "Rekurs" della Rieser, ma statuiva che non c’era motivo di rimborsare i pedaggi pagati tra il 17 giugno 1999, data di adozione della direttiva 1999/62, e il 1° luglio 2000, data di scadenza del suo termine di trasposizione. Durante questo periodo l’unico obbligo incombente agli Stati membri sarebbe stato di astenersi dall’adottare disposizioni che potessero compromettere gravemente il raggiungimento dell’obiettivo prescritto dalla direttiva 1999/62. Nulla lascerebbe concludere per l’inadempimento di detto obbligo.

18

L’Oberster Gerichtshof, investito del ricorso di secondo grado, dubitava della diretta applicabilità delle disposizioni controverse delle direttive 93/89 e 1999/62. Tale giudice rilevava altresì la necessità di un chiarimento riguardo al collegamento tra la direttiva annullata 93/89 e i relativi effetti, da un lato, e la direttiva 1999/62, che l’ha sostituita il 17 giugno 1999, ma che doveva essere recepita solo il 1° luglio 2000, dall’altro.

19

Con ordinanza 22 marzo 2002 l’Oberster Gerichtshof decideva, così, di sospendere il giudizio e di sottoporre alla Corte le seguenti questioni pregiudiziali:

"1)

Se anche alla convenuta incomba l’obbligo, ai sensi della giurisprudenza della Corte di giustizia delle Comunità europee in merito alla "nozione funzionale di Stato", di osservare, nella conclusione di contratti con utenti della strada, le disposizioni direttamente applicabili ("self-executing") della direttiva [93/89] e della direttiva [1999/62], così che la detta convenuta non possa esigere il pagamento di pedaggi più elevati di quanto sarebbe possibile nell’osservanza di tali disposizioni.

2)

Solo qualora la questione sub 1) vada risolta in senso affermativo:

Se, ai sensi della giurisprudenza della Corte di giustizia delle Comunità europee, gli artt.7, lett.b) e h), della direttiva [93/89] e 7, nn.4 e 9, della direttiva [1999/62] siano direttamente applicabili, così che, ai fini della determinazione di un pedaggio conforme a quanto queste prescrivono per gli autoveicoli con più di tre assi adibiti al trasporto di merci che effettuano il percorso completo dell’autostrada austriaca del Brennero, possano essere invocati nell’ordinamento austriaco anche in caso di mancata o incompleta attuazione di dette direttive.

3)

Solo qualora la questione sub 2) vada risolta in senso affermativo:

a)

In che modo e in base a quali parametri di dovrebbe calcolare ogni volta il pedaggio che può essere riscosso per un percorso completo.

b)

Se anche i trasportatori austriaci possano eccepire il fatto di essere discriminati, a causa della tariffa (sproporzionata) che viene riscossa per il percorso completo, rispetto agli utenti che percorrono la detta autostrada solo parzialmente.

4)

Solo qualora le questioni sub1) e 2) vadano risolte in senso affermativo:

a)

Se la sentenza Parlamento/Consiglio [succitata], con cui fu statuito che gli effetti della direttiva [93/89], che veniva annullata, si mantenevano in vigore sino a quando il Consiglio non avesse emanato una nuova direttiva, vada interpretata nel senso che gli effetti di una direttiva si mantengono in vigore sino a quando gli Stati membri non diano attuazione alle disposizioni della nuova direttiva ovvero sino a quando non scada il termine per la trasposizione di quest’ultima.

b)

Solo qualora la questione sub4a) vada risolta in senso negativo:

Se tra il 17 giugno 1999 e il 1° luglio 2000 agli Stati membri incombesse l’obbligo di tener conto della nuova direttiva, nel senso cioè di doverne rispettare taluni effetti preliminari".


Sulla prima questione

Osservazioni presentate alla Corte

20

La Rieser e la Commissione ritengono che le disposizioni di una direttiva direttamente applicabili possano essere opposte a un ente come l’Asfinag in considerazione dello stretto rapporto che sussiste tra tale società e lo Stato per la gestione delle autostrade austriache.

21

L’Asfinag, al contrario, è del parere che non le si possano opporre le disposizioni di una direttiva poiché essa è una società per azioni di diritto privato, i cui amministratori non ricevono istruzioni dagli organi dello Stato austriaco, che non svolge pubbliche funzioni e che riscuote i pedaggi per conto proprio.

Giudizio della Corte

22

Si deve ricordare la costante giurisprudenza della Corte (v. sentenze 19 gennaio 1982, causa 8/81, Becker, Racc. pag. 53, punti23-25, e 12 luglio 1990, causa C-188/89, Foster ea., Racc. pag. I-3313, punto16), secondo la quale, nei casi in cui le autorità comunitarie abbiano, mediante direttiva, imposto agli Stati membri di adottare un determinato comportamento, l’efficacia pratica di tale atto sarebbe attenuata se agli amministrati fosse precluso di valersene in giudizio e ai giudici nazionali di prenderlo in considerazione in quanto elemento del diritto comunitario. Di conseguenza, lo Stato membro che non abbia adottato entro i termini i provvedimenti di attuazione imposti dalla direttiva non può opporre ai singoli l’inadempimento, da parte sua, degli obblighi derivanti dalla direttiva stessa. Pertanto, in tutti i casi in cui delle disposizioni di una direttiva appaiano, dal punto di vista sostanziale, incondizionate e sufficientemente precise, tali disposizioni possono venire invocate, in mancanza di provvedimenti d’attuazione adottati entro i termini, per opporsi a qualsiasi disposizione nazionale non conforme alla direttiva, ovvero in quanto sono atte a definire diritti che i singoli possono far valere nei confronti dello Stato.

23

La Corte ha inoltre affermato (sentenze 26 febbraio 1986, causa 152/84, MarshallI, Racc. pag.723, punto49, e Foster ea., cit., punto17) che gli amministrati, qualora siano in grado di far valere una direttiva nei confronti dello Stato, possono farlo indipendentemente dalla veste nella quale questo agisce, come datore di lavoro o come pubblica autorità. In entrambi i casi è opportuno evitare che lo Stato possa trarre vantaggio dalla sua inosservanza del diritto comunitario.

24

Fa parte degli enti ai quali si possono opporre le norme di una direttiva idonee a produrre effetti diretti un organismo che, indipendentemente dalla sua forma giuridica, sia stato incaricato, con un atto della pubblica autorità, di prestare, sotto il controllo di quest’ultima, un servizio d’interesse pubblico e che dispone a questo scopo di poteri che eccedono i limiti di quelli risultanti dalle norme che si applicano nei rapporti fra singoli (sentenze Foster ea., cit., punto20, e 14 settembre 2000, causa C-343/98, Collino e Chiappero, Racc. pag. I-6659, punto23).

25

Dalle informazioni contenute nell’ordinanza di rinvio risulta che lo Stato austriaco è l’unico azionista dell’Asfinag. Esso ha il diritto di controllare tutti gli atti di tale società e delle sue controllate e di richiedere informazioni sulle loro attività in qualsiasi momento. Detto Stato ha il diritto di fissare obiettivi relativi all’organizzazione della circolazione, della sicurezza e della costruzione. L’Asfinag è tenuta ad elaborare annualmente un programma di manutenzione delle autostrade e delle strade a scorrimento veloce e a sottoporre allo Stato il calcolo dei relativi costi. Inoltre, essa deve presentare ogni anno puntualmente, affinché lo Stato rediga il suo bilancio, i preventivi per la pianificazione, la costruzione, l’esercizio e l’amministrazione delle autostrade e delle strade a scorrimento veloce nazionali.

26

Dall’ordinanza di rinvio risulta, peraltro, che l’Asfinag non è autorizzata a fissare di propria autorità l’importo del pedaggio da riscuotere. Tale importo è fissato ex lege. Gli artt.4 e 8 della legge relativa all’Asfinag (BGBl 1982/591) prevedono, infatti, che sia il Bundesminister f¸r wirtschaftliche Angelegenheiten (Ministro federale degli affari economici), di concerto con il Bundesminister f¸r Finanzen (Ministro federale delle finanze), a determinare l’ammontare del corrispettivo in funzione di criteri determinati, in particolare della categoria dei veicoli.

27

Tali elementi depongono nel senso che l’Asfinag è un organismo incaricato, con un atto della pubblica autorità, di prestare, sotto il controllo di quest’ultima, un servizio d’interesse pubblico (cioè la costruzione, la pianificazione, l’esercizio, la manutenzione e il finanziamento delle autostrade e delle strade a scorrimento veloce austriache nonché la riscossione dei pedaggi e dei diritti d’utenza) e che dispone a questo scopo di poteri che eccedono i limiti di quelli risultanti dalle norme che si applicano nei rapporti fra singoli.

28

Secondo la giurisprudenza citata al punto24 della presente sentenza, un organismo siffatto fa parte, indipendentemente dalla sua forma giuridica, degli enti ai quali si possono opporre le norme di una direttiva idonee a produrre effetti diretti.

29

Alla prima questione occorre perciò rispondere che, nella conclusione di contratti con utenti della strada, ad una persona giuridica di diritto privato incombe l’obbligo di osservare le disposizioni direttamente applicabili di una direttiva qualora lo Stato abbia trasferito a tale persona giuridica il compito di riscuotere il pagamento dei pedaggi per l’utilizzo di reti stradali pubbliche e controlli tale persona giuridica direttamente o indirettamente.


Sulla seconda questione

Osservazioni presentate alla Corte

30

La Rieser ritiene che gli artt.7, lett.b), della direttiva 93/89, e 7, n.4, della direttiva 1999/62 siano sufficientemente chiari e incondizionati per essere direttamente applicabili e per accordare ai singoli un diritto al rimborso degli importi pagati in eccesso. Tali disposizioni conterrebbero i criteri che permettono di verificare la legittimità di un sistema di pedaggio attuato con legge nazionale. Ciò risulterebbe dai punti102-115 della sentenza Commissione/Austria, cit., con cui la Corte ha constatato la discriminazione degli utenti a causa dell’origine ovvero della destinazione del trasporto. Anche gli artt.7, lett.h), della direttiva 93/89, e 7, n.9, della direttiva 1999/62 sarebbero sufficientemente precisi per essere direttamente applicabili.

31

Secondo l’Asfinag, invece, gli artt.7, lett.b) e h), della direttiva 93/89, e 7, nn.4 e 9, della direttiva 1999/62 non possono avere efficacia diretta perché il loro contenuto non sarebbe sufficientemente determinato.

32

Allo stesso modo, il governo austriaco osserva che l’amplissimo potere discrezionale di cui dispone ciascuno Stato membro per la determinazione dei pedaggi per l’utilizzo della strada da parte dei singoli osta a un’applicazione diretta degli artt.7, lett.h), della direttiva 93/89, e 7, n.9, della direttiva 1999/62. Data l’indeterminatezza di tali disposizioni, non si potrebbe giudicare l’adeguatezza dell’ammontare del pedaggio rispetto unicamente al divieto di discriminazione del diritto comunitario. Di conseguenza, occorrerebbe escludere la diretta applicabilità degli artt.7, lett.b), della direttiva 93/89, e 7, n.4, della direttiva 1999/62.

33

Da parte sua la Commissione fa valere che, per il calcolo di pedaggi conformi alle direttive anche in caso di mancata o d’incompleta trasposizione delle stesse nell’ordinamento austriaco, si possono applicare gli artt.7, lett.b), della direttiva 93/89, e 7, n.4, della direttiva 1999/62. Viceversa, per il calcolo di pedaggi conformi alle direttive in caso di mancata o incompleta trasposizione delle stesse nell’ordinamento austriaco, non si potrebbero applicare gli artt.7, lett.h), della direttiva 93/89, e 7, n.9, della direttiva 1999/62. La Corte non potrebbe imporre alla Repubblica d’Austria un metodo di calcolo determinato per i diritti di pedaggio.

Giudizio della Corte

34

Secondo una costante giurisprudenza della Corte, in tutti i casi in cui le disposizioni di una direttiva appaiono, dal punto di vista sostanziale, incondizionate e sufficientemente precise, i singoli possono farle valere dinanzi ai giudici nazionali nei confronti dello Stato, sia che questo non abbia recepito tempestivamente la direttiva sia che l’abbia recepita in modo non corretto (v., in particolare, sentenze 19 novembre 1991, cause riunite C-6/90 e C-9/90, Francovich ea., Racc. pag. I-5357, punto 11, e 11 luglio 2002, causa C-62/00, Marks & Spencer, Racc. pag. I-6325, punto 25).

35

L’art.7, n.4, della direttiva 1999/62 vieta qualsivoglia discriminazione, diretta o indiretta, fondata sulla nazionalità del trasportatore oppure sull’origine o sulla destinazione del trasporto nell’applicazione dei pedaggi e dei diritti d’utenza. Questo divieto non è soggetto ad alcuna condizione ed è espresso in termini inequivocabili. Detta norma è dunque incondizionata e sufficientemente precisa per poter essere invocata dai singoli dinanzi ai giudici nazionali.

36

L’art.7, lett.b), della direttiva 93/89 enuncia un divieto di discriminazione in termini identici, ma reca in più le parole "fatte salve le disposizioni dell’articolo 8, paragrafo 2, lettera e) e dell’articolo 9".

37

Ora, l’art. 8, n. 2, lett. e), della direttiva 93/89 autorizza gli Stati membri a ridurre le aliquote dei diritti d’utenza per gli autoveicoli immatricolati in taluni Stati membri che sono svantaggiati qualora due o più Stati membri introducano un sistema comune dei diritti d’utenza applicabile ai loro territori. A sua volta l’art.9 della medesima direttiva prevede l’attuazione di un regime speciale per le zone frontaliere. Queste due eccezioni non permettono agli Stati membri di modificare unilateralmente la portata del divieto di discriminazione enunciato all’art.7, lett.b), della citata direttiva, subordinandolo a condizioni o restrizioni di sorta. Esse non pregiudicano quindi il suo carattere incondizionato. D’altro canto, nessuno ha avanzato che l’una o l’altra eccezione si applichi alla causa principale.

38

Ne consegue che l’art.7, lett.b), della direttiva 93/89 è incondizionato e sufficientemente preciso per poter essere invocato dai singoli dinanzi ai giudici nazionali.

39

L’argomento del governo austriaco secondo cui gli artt. 7, lett. b), della direttiva 93/89 e 7, n. 4, della direttiva 1999/62 non possono essere invocati per mancanza di un metodo di calcolo matematicamente certo dei pedaggi o dei diritti d’utenza va disatteso. Infatti, secondo la giurisprudenza, la discriminazione consiste nell’applicazione di norme diverse a situazioni analoghe ovvero nell’applicazione della stessa norma a situazioni diverse (v., in particolare, sentenza Commissione/Austria, cit., punto 70). Questo criterio è sufficiente a stabilire se nella causa principale il divieto di discriminazione enunciato nelle disposizioni summenzionate sia stato violato, comparando i pedaggi praticati per i diversi percorsi stradali in questione (v., in tal senso, sentenza Commissione/Austria, cit., punti 79-88, 112 e 115).

40

Al contrario, l’art. 7, lett. h), della direttiva 93/89 prevede che le aliquote dei pedaggi siano connesse ai costi di costruzione, esercizio e sviluppo della rete d’infrastrutture di cui trattasi, senza precisare in particolare la natura della connessione. Tale disposizione non definisce, inoltre, né le tre voci di spesa in oggetto, ossia la costruzione, l’esercizio e lo sviluppo, né la nozione di rete d’infrastrutture di cui trattasi. Essa, mentre impone agli Stati membri linee di orientamento generale per il calcolo dei pedaggi, non indica nessun metodo di calcolo concreto e lascia agli Stati membri un amplissimo potere discrezionale al riguardo.

41

Detta disposizione non può dunque essere considerata incondizionata o tanto precisa da poter essere invocata dai singoli contro un’autorità pubblica. Lo stesso vale a fortiori per l’art. 7, n. 9, della direttiva 1999/62, perché è formulato in maniera identica all’art. 7, lett. h), della direttiva 93/89, salvo concernere "pedaggi medi ponderati" anziché "aliquote dei pedaggi". Sostituendo questa nozione [alla precedente] senza però definirla, tale disposizione è ancora più imprecisa del detto art. 7, lett. h).

42

Giovedì, 21 Febbraio 2002
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