Alcune
considerazioni sull’efficacia dell’obbligo di tenere accese di giorno
le luci dei veicoli in base ai risultati degli studi epidemiologici sull’effetto
delle "Daytime Running Lights" (DRL)
di
Franco Taggi*, Marco Giustini*, Giancarlo Dosi*
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INTRODUZIONE
In seguito all’adozione della Legge 1 agosto 2002, n. 168 che ha ripreso,
con alcune modifiche in sede di conversione in legge, il DL 20 giugno
2002, n. 121, recante disposizioni urgenti per garantire la sicurezza
nella circolazione stra-dale, sono state introdotte alcune modifiche al
Codice della Strada.
Tra le varie disposizioni figura l’obbligo di tenere accese le luci di
posizione, dei proietto-ri anabbaglianti e, se prescritte, le luci della
targa e le luci d’ingombro "duran-te la marcia sulle autostrade e
sulle strade extraurbane principali...".
Recentemente (DL 27 giugno 2003, n. 151, G.U. n. 149 del 30.6.03) tale
imposta-zione è stata ribadita, prescrivendo l’obbligo fuori dei
centri abitati durante la marcia dei veicoli a motore e confermando per
ciclomotori e motocicli tale obbligo anche nei centri abitati.
Questa norma è certamente ispirata a esperienze maturate principalmente
nei Paesi del Nord Europa, negli USA e in Canada ove prevalenti situazioni
cli-matiche hanno da tempo portato all’emanazione di provvedimenti atti
ad aumentare anche di giorno la visibilità degli autoveicoli.
In Italia, certo, le condizioni ambientali sono in genere più favorevoli
che non in altri Paesi; ma va considerato che in alcune regioni tali condizioni
non sono delle migliori, specie nella stagione invernale. L’attenzione
del legislato-re appare certo indice di una maggiore sensibilità
verso strategie diversificate per il contenimento dell’incidentalità
stradale; ma, a fronte di tali scelte nor-mative, può essere comunque
di interesse chiedersi se non sia possibile preve-derne in qualche modo
l’impatto sulla sicurezza stradale, valutandone maga-ri degli effetti
specifici nel ridurre particolari tipologie di incidenti, nonché
la loro gravità. A questo scopo, abbiamo ritenuto che la strada
da seguire fosse quella di sviluppare un approccio indiretto, effettuando
uno studio di meta-analisi su quanto prodotto in letteratura in relazione
all’uso delle "Daytime Running Lights" (DRL), in quanto allo
stato attuale delle fonti dei dati della sicurezza stradale (e dei numerosi
fattori che vanno tra loro a sovrapporsi) non sembra possibile effettuare
in altro modo una valutazione dell’impatto della succitata norma.
Pur essendo gli studi predetti relativi a dispositivi specifici (le DRL),
resta comunque il fatto che l’utilità di tali dispositivi si concretizza
in alcune fasi del processo cognitivo alla base dell’interazione uomo-veicolo-ambiente:
scopo delle DRL è sia di migliorare la cospicuità del veicolo
sia di rendere più agevole la valutazione dello stesso nelle diverse
situazioni conflittuali che si possono verificare sulla strada.
In questo ordine di idee, si cercherà nel seguito di riassumere
gli elementi identificati, utili per valutare se ed in che misura l’adozione
del provvedimen-to di legge citato possa avere una sua efficacia nel miglioramento
della sicu-rezza stradale.
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Fig.1
EFFICACIA DELLE DRL SUGLI ISMG IN FUNZIONE DELLA LATITUDINE
(Modello derivante dalla meta-analisi dello SWOV - Koornstra e coll.,1997)
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I
PRINCIPALI RISULTATI DEGLI STUDI EPIDEMIOLOGICI
SULL’USO DELLE DRL
Il problema che stiamo considerando è assai complesso e sostanzialmente
fa riferimento ad un "information processing", schematizzabile
nei seguenti pas-saggi successivi:
1. Percezione
2. Riconoscimento (e Valutazione della situazione)
3. Decisione
4. Azione
Si osservi che gli effetti ipotizzabili per le DRL sembrano essenzialmente
concentrati nella prima fase dello schema ("percezione").
La presenza di dispositivi luminosi, infatti, dovrebbe facilitare il momento
in cui viene percepita una situazione di potenziale criticità,
dalla quale, poi, seguiranno in cascata, il riconoscimento (categorizzazione-valutazione)
dell’input visivo, la decisione di mettere in atto una risposta adeguata
alla situazione ed, infine, l’azione vera e propria.
Come si vedrà, tuttavia, sono ipotizzabili effetti che vanno oltre
la fase puramente percettiva, in quanto anche riconoscimento e valutazione
sem-brano migliorare in presenza di luci tenute accese di giorno.
Tutti gli studi epidemiologici qui considerati sono, come detto, relativi
alle cosiddette DRL (Daytime Running Lights, ovvero a quei dispositivi
luminosi che vengono applicati ai veicoli a motore, generalmente simili
a dei piccoli fari fendinebbia); ma molti risultati ottenuti sono di carattere
non specifico e sem-brano ragionevolmente dover valere, almeno ad un primo
livello, anche per scelte meno "invasive", quali l’obbligo di
tener accese le luci anabbaglianti anche di giorno. L’efficacia osservata
per le DRL, infatti, fa riferimento ad aspetti generali del tipo "Cospicuità",
"Rilevabilità", "Visibilità".
Nel seguito parlando di luci, a meno che non sia chiaramente esplicitato,
intenderemo riferirci alle DRL.
Schematizzando quanto emerge dagli studi presi in considerazione, gli
effetti positivi più importanti delle DRL possono essere così
sintetizzati:
• cresce il contrasto visivo tra veicolo e sfondo (e quindi aumenta
la cospicuità-visibilità);
• cresce la rilevabilità a distanza;
Alcuni studi di psicologia percettiva, poi, hanno messo in luce che con
i proiettori accesi di giorno i veicoli vengono percepiti prima a livello
di visio-ne periferica e sono riconosciuti più rapidamente; le
distanze e le velocità sono stimate più accuratamente.
Tutto questo non può che ripercuotersi positiva-mente sulla sicurezza
di fondo, in particolare nel caso in cui l’utente della stra-da non sia
in perfette condizioni psicofisiche: si pensi ad esempio a soggetti con
alcolemia positiva che - proprio grazie a quanto visto - potrebbero reagi-re
più prontamente in presenza di situazioni conflittuali.
Dall’esame degli studi disponibili, e ad una loro parziale rianalisi,
ritenia-mo si possa dire che:
• dal complesso degli studi emerge nettamente un effetto positivo
delle luci sugli ISMG (Incidenti Stradali Multipli di Giorno);
• l’effetto è probabilmente trascurabile - o nullo - nel caso
di tamponamenti;
• l’effetto sulla mortalità negli ISMG è più
alto di quello che si osserva sul numero di ISMG (se la diminuzione del
numero degli ISMG è fatta pari a uno, la riduzione di mortalità
associata agli ISMG è quasi il doppio (1.7 volte);
• gli effetti di riduzione che si osservano, specie negli studi di
flotte, in auto vivacemente colorate (es. giallo, arancio) sono circa
la metà di quelli che si osservano in auto di colore scuro (e questo
appare testimoniare un valore aggiunto di percezione, laddove maggiormente
necessaria);
• in base a quanto evidenziato in un lavoro di meta-analisi effettuato
nel 1997 dallo SWOV (l’Istituto di Ricerca per la Sicurezza Stradale olandese)
del 1997, con il quale gli AA. si trovano in sostanziale accordo, l’effetto
varia in modo non lineare con la latitudine (v. figura 1);
• molti studi registrano effetti assai più consistenti di
quelli osservati per gli autoveicoli nel caso di pedoni e delle due ruote
motorizzate;
• gli effetti che si osservano con le luci delle auto accese di giorno
non sem-brano compromettere i benefici già presenti per le due
ruote motorizzate (in sostanza non appare evidenziarsi un perverso effetto
di "diluizione della visibilità" per le moto);
• gli effetti tra due auto con luci accese o tra due, una sola delle
quali le abbia accese, appaiono simili;
• l’effetto complessivo non sembra diminuire col tempo (non si è
osservato il temuto effetto di "assuefazione");
• l’impatto sugli ISSG (Incidenti Stradali Singoli di Giorno) e sugli
incidenti notturni è praticamente assente (ad ulteriore riprova
che gli effetti di riduzione osservata dipendono principalmente dalle
luci stesse, non già da modifiche del comportamento degli utenti,
indotte dalla presenza delle DRL).
Applicando all’Italia la relazione funzionale trovata dai ricercatori
olande-si dello SWOV per le DRL, è possibile quantificare in linea
di massima il numero dei morti evitabili, qualora tutti gli utenti della
strada utilizzassero questi dispositivi.
La riduzione stimata dalla formula SWOV è per il nostro paese
0,00311 (lat) 2,329 = -20%
e naturalmente fa riferimento ai soli morti per incidenti che avvengono
duran-te il giorno con scontro.
Questa riduzione, proiettata all’intera mortalità per incidente
stradale, è dell’ordine del 5%.
Questa valutazione va considerata puramente orientativa, in quanto l’applicazione
del modello alla realtà del nostro Paese richiederebbe studi epide-miologici
approfonditi; tuttavia, gli obiettivi di questo nostro lavoro (valutare
il genere di impatto, qualitativamente e semi-quantitativamente) sembrano
raggiunti: in base a quanto visto, la norma risponde a delle chiare evidenze
sia di natura sperimentale sia di natura epidemiologica; l’effetto, peraltro,
si può prevedere con ragionevolezza non trascurabile (in termini
indicativi, almeno superiore al 2%).
Vale la pena osservare, infine, che a differenza di altre disposizioni
(quali l’obbligo d’uso del casco o delle cinture di sicurezza, che esplicano
il loro effetto dopo l’incidente), la norma in questione appare incidere
non solo sulle con-seguenze, ma anche nella prevenzione dell’incidente
stesso.
Come mostreremo appresso, abbiamo però motivo di ritenere che alcune
peculiarità del nostro Paese possano far sperare anche in qualcosa
di ancor più consistente.
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Fig.2
Andamento nel tempo della prevalenza di veicoli con luci accese in ore
critiche
Massa
sottratta al rischio= A
(Istituto Superiore Di Sanità, 2003)
Ora
obbligo accensione luci
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ALCUNE
CONSIDERAZIONI
DELL’ISTITUTO SUPERIORE DI SANITÀ
In base a quanto visto, riteniamo di interesse presentare ulteriori conside-razioni,
alcune specifiche per la situazione italiana, altre che generalizzano
i risultati visti e ne forniscono nuove interpretazioni.
1) in virtù di quanto sopra riportato circa la maggiore valenza
delle DRL nel caso delle due ruote motorizzate, l’efficacia del provvedimento
potrebbe essere consistente dato l’alto numero di ciclomotori e motocicli
che circolano in Italia, cosa che non avviene negli altri Paesi. A tal
proposito ricordiamo che l’ACI riporta 3.375.782 di motocicli e l’ANCMA
-Associazione Nazionale Ciclo Motociclo Accessori - quantifica in 7.912.998
i contrassegni emessi per i ciclomotori. Si tratta, quindi, di più
di 10 milioni di veicoli a due ruote motorizzati per i quali l’obbligo
dell’uso delle luci dovrebbe avere particolari effet-ti positivi;
1) in secondo luogo, essendo la norma estesa a tutti i veicoli a motore,
l’effetto protettivo per le due ruote appare duplice:
a. - da una parte aumenta la visibilità della moto e del ciclomotore,
che pos-sono così essere meglio percepiti dagli automobilisti (il
ridotto ingombro delle due ruote è spesso causa di incidente in
quanto, letteralmente, l’automobilista talora "non vede" il
centauro: questo avviene con maggior frequenza nel caso dei ciclomotoristi,
specie quando questi si muovono lateralmente all’autoveicolo, perché
la loro immagine rischia di cadere nel "punto cieco" della retina
del conducente);
b. - dall’altra, fatto non trascurabile, anche gli autoveicoli sono meglio
perce-pibili dagli utenti delle due ruote.
Verosimilmente, questi due effetti sono poi destinati ad interagire tra
loro positivamente (si ricordi al proposito l’ effetto protettivo rilevato
quando anche un solo veicolo disponeva delle DRL);
2) il maggior effetto riscontrato con l’uso delle DRL nel caso dei pedoni
potrebbe trovare spiegazione nel fatto che una buona parte dei pedoni
uccisi risulta in molti studi essere intossicata da alcol (talora, più
del 50% nelle clas-si di età adulte).
Probabilmente, il migliore input percettivo permette ad alcu-ni, anche
se in condizioni alterate, di prendere per tempo provvedimenti difensivi.
Tenendo conto della prevalenza che abbiamo in Italia di alcolisti e bevitori
eccessivi, viene da pensare che questo effetto specifico dell’obbligo
di tenere accese le luci potrebbe essere valutato studiando la variazione
di mor-talità e di ricoveri tra i pedoni (nel primo caso con le
statistiche di mortalità e quelle ISTAT-ACI degli incidenti stradali
verbalizzati, nel secondo tramite le schede di dimissione ospedaliera,
integrate delle informazioni rilevate al Pronto Soccorso);
3) l’obbligo di accensione delle luci dei veicoli in connessione con le
natu-rali variazioni giornaliere della luminosità (alba e tramonto)
è ben specificato dal codice della strada.
Tuttavia, nei fatti, non tutti gli utenti si adeguano per tempo, e quindi
- proprio nelle ore critiche - ci si trova di fronte ad un insie-me di
veicoli circolanti, in parte con le luci accese, in parte in attesa di
accen-derle. Col passare del tempo, a mano a mano, tutti (o quasi tutti)
i veicoli hanno poi le luci accese (v. fig. 2).
E’ chiaro che questo sistema "misto", che perdura anche quando
le condi-zioni di luce sono decisamente sfavorevoli, non favorisce la
sicurezza. Un effetto importante derivante dalla norma qui discussa, effetto
non facilmente valutabile ma certamente presente , è costituito
dall’azzeramento dell’area "A" della fig. 2, che rappresenta
la massa dei veicoli che dovrebbero aver già acce-se le luci e
ma non l’hanno ancora fatto. Nella sostanza, la norma "annulla"
delle condizioni di rischio presenti nei periodi di transizione della
luminosità (specialmente al tramonto). Questo effetto potrebbe
essere in futuro valutato dalla variazione del numero di incidenti verbalizzati
in queste ore critiche;
4) in ultimo, proprio per l’interazione positiva più volte osservata
tra diverse azioni di prevenzione, va considerato anche il fatto che detta
norma attira inevitabilmente l’attenzione del conducente su un aspetto
di sicurezza, e quindi costituisce un momento di riflessione ripetitivo,
con un contenuto edu-cativo certamente non trascurabile.
CONCLUSIONE
Alla luce di quanto discusso, possiamo dire che la norma in questione
sembra poggiare su una solida evidenza fattuale ed appare ampiamente giu-stificata
da quanto acquisito in termini epidemiologici. Una valutazione reale degli
effetti di riduzione della sinistrosità e delle conseguenze sanitarie
degli incidenti stradali di giorno (e soprattutto, nelle fasi di transizione
della lumi-nosità) potrebbe essere pianificata per il 2004, tenendo
conto che l’informatizzazione dei Centri di Pronto Soccorso sta procedendo
come previsto e che tale informatizzazione include un modulo per la caratterizzazione
dell’incidente stradale in cui è incorso l’infortunato.
Peraltro, come già accennato, risultati di sicuro interesse sono
anche ricavabili da un’opportuna analisi degli incidenti stradali verbalizzati
dalle forze dell’ordine, essendo l’effetto della norma spe-cifico per
gli incidenti stradali con scontro tra veicoli.
* Reparto di Metodologie e Modelli Biostatistici,
Istituto Superiore di Sanità
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