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Notizie brevi 15/06/2010

Il Nice Magazine dei motori - “13 volte”
il libro sulla Jaguar
di Vincenzo Borgomeo

Si parla di sicurezza stradale sulle lamiere dell’auto di Coventry
Il ricavato sarà devoluto all’Asaps
 



Presentazione in grande stile alle Officine Farneto – un luogo post moderno che si è sposato alla perfezione con la singolarità del libro “13 volte”, dedicato alla sicurezza stradale e scritto fisicamente su pezzi di carrozzeria di Jaguar d’epoca per sottolineare da una parte l’affascinante tesi che vede le macchine di Coventry come qualcosa di più che semplici mezzi di trasporto visto che, ancora una volta, le Jaguar riescono ad andare oltre la funzione, oltre la materia: un ruolo coerente con la missione di questa marca che in 75 anni non ha mai costruito semplici mezzi di trasporto ma sempre qualcosa di più. Dall’altra il libro si riallaccia alla tradizione di “Nice Magazine”, la pubblicazione nata dall’idea dell’artista Brendon Carey, un insolito ‘wood magazine’- oggi vero oggetto di culto fra i collezionisti - che rispondeva all’esigenza di comunicare con un pubblico che non si accontentava dei comuni e popolari rotocalchi pieni di glamour, immagini colorate e lucenti ma che andava alla ricerca di una voce semplice e naturale del legno, del “real wood”. Nasce così “13 volte – Il libro sulla Jaguar”, un libro di Vincenzo Borgomeo, che ha un suo seguito on line con il blog www.illibrosullajaguar.it e avrà una tiratura in serie limitata di 100 pezzi numerati, venduti al prezzo di 100 euro l’uno. Il ricavato sarà devoluto interamente all’Asaps (Associazione Amici Polizia Stradale), una delle più attive sul tema della sicurezza stradale, rappresentata nella circostanza dal Sostituto Commissario Giuseppe Franco della Stradale di Pistoia, per un impedimento del presidente dell’associazione.

Ecco il testo completo
“Tredici volte”
La sicurezza stradale non è un gioco - Il libro sulla Jaguar
di Vincenzo Borgomeo

“Era una notte buia e tempestosa”. Nell’ossessivo incipit più famoso della storia della letteratura moderna c’è il segreto della sicurezza stradale. Un incipit che non apparteneva a un verso dantesco, a un’idea di Omero, o al genio di Leopardi ma che era stato scritto da un cane. Si, dal bracchetto più famoso e dispettoso del mondo: Snoopy, nato nel 1950 dalla fantasia e dalla matita di Charles Schultz. Per essere precisi, il romanzo era scritto così: “Era una notte buia e tempestosa. A un tratto, echeggiò uno sparo. Una porta sbatté. La giovane lanciò un grido. Una nave pirata apparve improvvisamente all’orizzonte!
Mentre milioni di uomini morivano di fame, il re viveva nel lusso.
Nel frattempo, in una piccola fattoria del Kansas, cresceva un ragazzo”.
Qui Snoopy srotola il foglio dalla macchina da scrivere. Lo legge con attenzione. Poi ne infila un altro e scrive: Seconda parte: “Nella seconda parte - dice ridendo - tutto ciò trova un legame...”.
Il legame, in realtà non arriva mai. Lo scrittore Snoopy continua a prendere in giro tutti. Un tormento continuo. “Era una notte buia e tempestosa”. Un eterno tormento misto a euforia, un continuo ripetersi di fatti teoricamente comici ma in realtà ossessivi. Ecco quello che succede con la sicurezza stradale: si ripetono all’infinito gli stessi concetti. E li si rimescolano senza senso, in modo ossessivo (servono pene più dure, la velocità non è la causa degli incidenti, a che servono macchine veloci se devo andare a 130, non esistono più le mezze stagioni). Solo che nella realtà, “il re non viveva nel lusso”, ma le persone continuano a morire: 13 volte al giorno in Italia, con 893 feriti per 633 incidenti stradali. A livello Europeo significa cinquantamila vittime l’anno, oltre 1,7 milioni di feriti e il 2 per cento del PIL perduto. Il 10% delle persone coinvolte sono bambini. Numeri da epidemia, basti dire che nel mondo gli incidenti stradali provocano 1,2 milioni di morti e 50 milioni di feriti ogni anno.
E tutto si stravolge, perfino l’auto, simbolo di passione, gioia di vivere, potenza economica, diventa uno strumento di morte. Questo “libro” una volta era una Jaguar, una principessa delle auto, la più bella del reame.
Una volta ha fatto sognare, ha corso veloce, ha conquistato donne e uomini. Una volta. Oggi fa riflettere perché questi temi li “trasporta” sulla propria pelle. Così, ancora, una volta, le sue auto riescono ad andare oltre la funzione, oltre la materia: un ruolo coerente con la missione di questa marca che in 75 anni non ha mai costruito semplici mezzi di trasporto ma sempre qualcosa di più.  

 


Martedì, 15 Giugno 2010
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