Ravenna - Quattro tunisini e due polacchi sottoposti a fermo di polizia giudiziaria e cinque vetture di grossa cilindrata, rubate in Spagna, sequestrate: è il bilancio di una lunga indagine condotta dalla Polizia stradale e dalla Guardia di finanza di Ravenna e diretta dal pm Cristina D’Aniello. Dei sei fermati, due sono donne, mogli rispettivamente di uno dei tunisini e del polacco. I tunisini sono tutti appartenenti a un unico nucleo familiare, Butartur: Haniss, Samir e la moglie e Sla. Sono tutti residenti a Ravenna. Fra i tre tunisini maschi qualcuno ha precedenti per droga. Gli investigatori, che da tempo li tenevano sotto intercettazione, ritengono che quello del riciclaggio e del traffico internazionale di auto rubate stesse diventando un nuovo fronte operativo, ritenuto meno rischioso di quello della droga. I fermi sono scattati ieri notte, quando le cinque vetture, condotte dai tunisini e dal polacco, sono giunte a Ravenna. Ad attendere la ‘comitiva’ c’erano gli uomini della Sezione di polizia giudiziaria della Polstrada e i Finanzieri che da settimane stavano tenendo monitorati i loro dialoghi e movimenti. L’indagine era stata avviata alcuni mesi fa pressoché contemporaneamente e su strade parallele da Polstrada e Finanza. La Polstrada era stata informata dagli uffici della Motorizzazione sulla singolare coincidenza di immatricolazione a Ravenna di auto di grossa cilindrata, tutte intestate a tunisini regolari in Italia e residenti da tempo in città. La Finanza, da parte sua, poiché stava conducendo un’indagine sullo spaccio della droga a Lido Adriano, dalle intercettazioni era venuta a sapere di strani movimenti in Francia di tunisini ‘ravennati’ e del loro nuovo fronte di attività: l’esportazione di auto verso la Tunisia. Il pm Cristina D’Aniello a quel punto ha disposto che l’indagine venisse condotta congiuntamente, delegando alla Polstrada, vista la specializzazione, gli aspetti più importanti trattandosi di ipotesi di reato connessi al traffico di auto. Gli inquirenti sono così venuti a sapere che le auto oggetto dell’interesse dei Butartur erano state rubate in Spagna ed erano state portate in Francia, in un deposito clandestino vicino a Lione. Gli inquirenti italiani hanno pertanto informato l’Interpol e ne è scaturita una collaborazione di grande respiro fra le polizie italiana e francese. Nel deposito-officina di Lione le auto sono state poste a ‘lavaggio’, nel senso che sono stati loro rifatti il numero del telaio e il numero del motore, mentre qualcuno — non si sa chi e dove — forniva documenti di circolazione falsi. Dalle intercettazioni è anche emerso che nei mesi scorsi almeno due auto rubate in Spagna, riciclate in Francia e ‘importate’ in Italia erano poi state imbarcate su un traghetto in un porto del centro-sud e portate in Tunisia. Stessa sorte, ovvero l’esportazione in Tunisia, sarebbe toccata alle cinque vetture sequestrate ieri notte. Tutti e sei i fermati hanno nominato come difensore l’avvocato Luca Donelli. L’udienza di convalida dovrebbe tenersi fra domani e martedì.
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