Dalmine, 6 febbraio 1977: nessuno dimentichi
Celebrata a Bergamo la terza edizione del Premio Maresciallo Luigi D’Andrea, consegnato a cinque operatori della Polizia di Stato
L’Asaps c’è
(ASAPS) BERGAMO- Entrare nella sala fa subito un profondo effetto. Luigi è lì, te ne accorgi subito. C’è perché accompagna da sempre la sua fedele Gabriella, che il 6 febbraio 1977 venne chiamata a riconoscere il suo giovane marito, il maresciallo di PS Luigi D’Andrea, uscito di casa per fare il turno di mattino in autostrada insieme all’appuntato Renato Barborini, e mai più tornato. Lo uccise un bandito, in perenne e vigliacca fuga da sé stesso, intenzionato ad accoppiare un’aura romantica al suo nome, capace di infinocchiare folle di nostalgici e ribelli pensatori ma incapace di pietà. Il suo tanfo ci perseguita, così tanto da costringerci ad bloccare le applicazioni che lo riguardano sui social network. Così tanto da farci cambiare spesso idea perfino sull’intelligenza di qualche autorevole editorialista. Stop: parlare di lui, evitiamo volutamente di citarne il nome, equivarrebbe a non parlare di ciò che invece ci sta più a cuore: la Memoria. È appunto in Memoria di Luigi D’Andrea che Gabriella Vitali, sua moglie, è riuscita a realizzare un Premio intitolato al marito, caduto sullo svincolo di Dalmine insieme a Renato Barborini nel corso di un conflitto a fuoco con una banda di rapinatori. Un premio al quale l’Asaps tiene particolarmente ed al quale ha concesso il proprio patrocinio. I due coraggiosi poliziotti, in servizio alla Stradale di Bergamo, reagiscono ai colpi della calibro nove impugnata dall’assassino, ai quali fanno seguito altre armi. Stramazzano a terra, ammazzati. Anche un bandito muore, pochi secondi dopo. Tanto per ribadire che ci vuole coraggio anche ad aver pietà: il corpo del delinquente, ormai privo di vita, viene scaricato dai due superstiti in fuga. Poi arriva il 2008 e Gabriella realizza il suo sogno. È stata così determinata da riuscire a convincere la regione Lombardia ad istituire la Giornata della Memoria per onorare i Servitori della Repubblica vittime del terrorismo, della mafia e di ogni altra forma di criminalità. Attenzione: “… ogni altra forma di criminalità …”. Un caso unico, perché di mafia e terrorismo molti sanno tutto. Ma che ci sono migliaia uomini e donne che, in questo paese, sono caduti sotto i colpi di una criminalità tanto crudele quanto quella di stampo mafioso o eversivo, lo sanno in pochi. Il 2010 è l’anno delle conferme. Al palazzo territoriale della Regione Lombardia si entra lasciandoci alle spalle una tempesta di pioggia mista e neve. Fa freddo, il cielo è plumbeo. Pensi, sotto l’ombrello, che tutto sommato anche il 6 febbraio 1977 il tempo doveva essere più o meno così. Sali le scale e cominci ad avvertire la presenza di Luigi e Renato. Gabriella è tesa, emozionata. Controlla che sia tutto a posto, che tutti siano a proprio agio. Arrivano il questore Matteo Turillo e il sindaco di Dalmine, Claudia Terzi. Poi fanno il loro ingresso i rappresentanti delle forze di polizia dello Stato e di quelle Locali. Al tavolo siedono Carlo Saffiotti, consigliere regionale tra i primi firmatari della Legge che istituisce la giornata della Memoria, e Marco Carminati, che nel 2003 aiutò Gabriella a scuotere le coscienze, firmando insieme a lei “Nessuno dimentichi”. C’è anche Gabriella, ma dire che è seduta non renderebbe giustizia al suo incredibile lavoro. La cerimonia è breve ma intensa. È “militare”, ma senza troppi convenevoli. “Operativa” è forse la definizione migliore. Carminati ripercorre i 33 anni in un soffio. Lui la storia la conosce bene, ma – ad onor del vero – in quella sala di via XX settembre la conoscono tutti. Primo segno che Gabriella ha già centrato l’obiettivo. Sembra quasi che, arrivato alla sua terza edizione, il premio si prepari ad un salto di qualità. È un momento istituzionale intenso, che avvicina tutti a lui, a Luigi; e Luigi è un simbolo. Rappresenta la legalità. Quest’anno il prestigioso riconoscimento è stato concesso a 5 operatori della Polizia di Stato, che si sono particolarmente distinti nell’adempimento del loro dovere in servizio e liberi dal servizio. Due poliziotti di quartiere, della questura di La Spezia, intervennero per salvare dalle fiamme di un appartamento due donne anziane, mettendo a repentaglio la loro vita: sono l’assistente capo Massimo Orlandi e l’assistente Natascia Pigoni. “Con grande sprezzo del pericolo e nobile, generoso senso del dovere, hanno affrontato le fiamme dell’incendio, ponendo in salvo due anziane cittadine e scongiurando il pericolo di un’esplosione dalle conseguenze fatali per i residenti del quartiere”. Anche l’assistente capo Roberto Villani, della Digos di Roma, intervenne in una condizione simile. Era libero dal servizio, da solo, ma nonostante questo salvò diverse persone, portandole fuori dal caseggiato in cui divampava un violento rogo una per una. “Libero dal servizio, evidenziando coraggiosa determinazione, encomiabile spirito di umana solidarietà, ha affrontato le fiamme dell’incendio, ponendo in salvo diverse persone, di cui una disabile. Chiaro esempio di elette virtù civiche e non comune senso del dovere”. Infine due immancabili Centauri. Il Sovrintendente Andrea Marinoni e l’assistente capo Gianfranco Ottonelli, del Distaccamento Polizia Stradale di Chiavari, riuscirono a convincere un uomo, che si era tagliato le vene, a recedere dal suo proposito suicida. “Con tempestività e capacità di dialogo hanno saputo neutralizzare i propositi drammatici di un cittadino in forte stato confusionale, salvandogli la vita. Esempio di fedeltà al dovere”. Questo è avvenuto il 5 di febbraio, con un giorno di anticipo rispetto alla ricorrenza dell’eccidio. Il giorno dopo, al casello di Dalmine, il picchetto della Polizia Stradale ha reso omaggio ai due Caduti. Il cappellano della Polizia di Stato, don Giulio Marchesini, alla presenza del questore Matteo Turillo, del prefetto Camillo Andreana, del sindaco di Dalmine Claudia Terzi e di altre autorità, ha officiato la celebrazione a cui è seguita la deposizione al cippo commemorativo delle corone floreali. Quando l’ultima nota del “Silenzio” si è persa nel rumore di fondo dell’autostrada A4, il traffico ha ripreso il sopravvento. È la 33esima volta che accade. Grazie a Gabriella accadrà ancora. (ASAPS) A lezione di coraggio da Gabriella Vitali Se tutte le donne (e gli uomini) avessero la forza e la determinazione di Gabriella Vitali vedova del M.llo Luigi D’Andrea Med.d’Oro al Valor Civile, l’Italia sarebbe più forte e avrebbe qualche motivo in più per essere orgogliosa. La leonessa di Bergamo non si è fatta mai intimidire dal cinematografico cognome Vallanzasca, né imbambolare dai romanzieri del Bel Renè. L’abbiamo vista sul Tg, che coraggio che forza! Se qualche volta a noi manca quel coraggio (per ragioni opportunistiche) possiamo ricevere lezioni gratuite dalla vedova D’Andrea. Signori politici, signori burocrati prendete nota. Questa donna non molla! Tutti insieme facciamoci da parte sta passando Gabriella! Giordano Biserni |
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