(ASAPS) PARIGI – Se avete lo stomaco leggero, non aprite questo sito (http://www.mortelscooter.fr/). Non fatelo, perché non troverete solo immagini di arti mozzati e di tagli chirurgici suturati. Dietro le immagini di caschi stritolati, di asfalti imbrattati di sangue e di lunghe frenate che terminano con uno scooter adagiato sui propri rottami, ci sono volti segnati dalla sofferenza, trachee con i segni del respiratore automatico, capelli ingelatinati su corpi ridotti all’infermità più totale. O lapidi di un cimitero. È l’ultima campagna francese, realizzata dall’associazione “Prévention Routière”, che si chiama “Mortel Scooter”, dedicata all’ecatombe di vite (di giovani vite) che si consuma sulle strade transalpine. “Ecatombe” è una parola di origine greca, che indica il sacrificio di cento buoi, un olocausto “straordinariamente sontuoso e magnifico” in omaggio al dio sole. Nell’ecatombe moderna, però, non c’è niente di sontuoso. Ci sono soltanto un sacco di profili sui social network che rappresentano una specie di eredità pubblica, una foto, un nome, una frase. Una sorta di “torno subito”, di tempo lasciato in sospeso e, purtroppo, destinato a rimanere tale. Gli incidenti dei ciclomotori, in Francia, rappresentano la prima causa di morte e di lesione per la fascia d’età compresa tra i 14 e i 17 anni, con dati ancora più sanguinosi nelle classi superiori. Nel corso del 2008, i centauri in erba appartenenti a questa categoria anagrafica, rimasti vittima di un incidente stradale in sella ad un cinquantino sono stati in tutto 5.163; 72 non si sono più rialzati, 5.091 sono rimasti feriti, alcuni dei quali, come testimoniano i filmati scioccanti che l’associazione ha deciso di mettere in rete, definitivamente compromessi nella vita futura. C’è chi ha perso l’uso delle gambe, chi è rimasto completamente paralizzato, chi non ha più le mani e chi non capisce letteralmente più niente. E, attenzione: in Francia per “ferito” si intende un “ferito”. Non come in Italia, dove, come denuncia l’Asaps da tempo, basta la prognosi di un giorno (e un giorno di prognosi non si nega a nessuno, almeno per aver fatto la consueta coda al pronto soccorso) per finire annoverato in questa categoria. Nel nostro paese i ciclomotoristi uccisi nel corso del 2008 sono stati in tutto 294, mentre di feriti accertati ne abbiamo contati 28.216: come i rinforzi dell’esercito USA che Barack Obama ha deciso di mandare in Afghanistan. I ciclomotori rappresentano il 7% del totale dei veicoli coinvolti in incidente. La differenza con i francesi è che gli italiani restano coinvolti soprattutto in eventi infortunistici in area urbana, dove i ciclomotori la fanno da padroni: nel 2008, sono stati censiti in tutto 168.088 incidenti urbani, il 76,8% del totale, con 2.076 morti (pari al 43,9%) e 228.325 feriti (il 73,5% sul totale). Secondo il rapporto ISTAT relativo alla sinistrosità del 2008, inoltre, i conducenti della fascia d’età tra i 15 e i 19 anni rimasti uccisi sono stati in tutto 213 (197 maschi e 16 femmine) – il 6,4% del totale – con 20.696 feriti. Tante grida in un silenzio assordante, che puzza di miscela ed olio motore. Perché tra le fotografie ed i filmati, non mancano quelle di attraenti trasformazioni di potenza. Secondo uno studio realizzato dalla Prévention Routière e dalla Federazione Francese delle Società Assicuratrici (la FFSA, corrispondente alla nostra ANIA), che si è sviluppato grazie all’intervista di 1.407 persone (genitori, adolescenti conducenti e non conducenti), questa devastante forma di sinistrosità interessa soprattutto le zone di campagna e le città di piccola-media dimensione. Il 69% degli scooteristi è rappresentato da ragazzi, il 64% dei quali residente – appunto – in zone di campagna. “Lo scooter è utilizzato molto in queste aree per la mancanza di altri tipi di trasporto – ha dichiarato il portavoce della FFSA Stéphane Pénet all’agenzia AFP – e purtroppo abbiamo constatato che più della metà di questi motorini sono truccati”. In francese, “truccato” si dice “débridé”, “sfrenato”. Eppure anche in Francia, come in Italia, i ciclomotori non devono superare i 45 all’ora, ma con pochi interventi, resi spesso semplici dalla predisposizione dei propulsori a tali interventi, le velocità raggiunte sono superiori ai 100 km/h. Il potenziamento di questi motorini è tradizione anche nel nostro paese: nessuno può spiegare come è cominciata, ma quasi tutti gli adulti over 40 sanno come si cambia sia un carburatore, un giglair, un collettore, una testata, un cilindro ed un pistone. Magari non si ricordano come cambiare la candeletta, ma il profumo dell’olio di ricino ed il fumo azzurro della miscela sono diventate una specie di ricordo comune in una generazione che, negli scooter 50, ha trovato la sua naturale evoluzione. Solo che se con un Ciao superare i 70 era un’impresa, oggi con un monomarcia i 100 sono solo un passaggio… Infatti i francesi lo definiscono “débridage”. La ricerca della Prévention Routière rivela che il rischio incidente per i ciclomotoristi ha il suo culmine nei conducenti di età compresa tra i 16 ed i 17 anni, con 54 uccisi e 23.569 feriti: praticamente, il rischio di morire guidando un motoveicolo di 50 centimetri cubici è 17 volte superiore, a parità di percorrenza chilometrica, a quello che si corre al volante di un’automobile. Un giovane ciclomotorista ucciso su 10, inoltre, non indossa il casco. “Mortel Scooter” si prefigge di combattere il sentimento di invulnerabilità che i giovani hanno e con il quale si relazionano in attività come la guida, e per ottenere un minimo di risultato l’unico modo è scioccarli. Esibendo la realtà, costringendoli a guardare ed ascoltare le conseguenze dei loro comportamenti stradali. Il sito internet mostra le esistenze distrutte di 8 giovani ciclomotoristi, facendo parlare loro (ma non tutti ci riescono), i loro amici, le immagini dei loro arti mozzati e di tutto quanto viene normalmente omesso per evitare di turbare la tranquilla routine di chi, fortunatamente, non vive esperienze di questo genere. I filmati sono corti, ma sufficientemente chiari. Nicolas racconta che se avesse indossato il suo giubbotto con le protezioni e i guanti, non avrebbe avuto tutte quelle fratture e non avrebbe dovuto sottoporsi a tutte quelle operazioni. Jorick, paraplegico su sedia a rotelle, ricorda malinconico quanto successo avesse prima dell’incidente con le ragazze della sua età e ora non riesce nemmeno a fare pipì. “Darei la vita per rivederlo in piedi”, dice suo padre. Ma ci sono anche i soccorritori, i medici i fisioterapisti. Tutti a raccontare flash delle loro esperienze. L’associazione Prévention Routière e la FFSA non si limitano allo studio e fanno una proposta: chiedono un brevetto di sicurezza stradale per gli adolescenti, sul modello della patente a punti, con un esame che contempli prove pratiche ed una prova adatta alle esigenze dell’adolescenza, con un registro nazionale che detti regole precise. Ma, soprattutto, vogliono un controllo tecnico che impedisca di truccare i motorini. (ASAPS) |
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