INIZIAMO QUESTA RASSEGNA CON UN BEL ARTICOLO CHE PARLA DEI CLUB DEGLI ALCOLISTI IN TRATTAMENTO IL QUADERNO.IT Coraggio, speranza, fiducia: l’aiuto dei CAT per superare il problema dell’alcol Nostro servizio - Tommaso, Marianna, Alfonso...raccontano un’esperienza di vita, la loro. Problemi con l’alcol, voglia di superarli. Presenti questo pomeriggio all’incontro ‘Alcol...Piacere di conoscerti!’ organizzato dall’associazione di volontariato ‘Vivere Dentro’ Onlus in collaborazione con Arcat Campania. Alcuni già si conoscono, altri si incontrano per la prima volta, ma è viva la voglia di collaborare, di relazionarsi e di ascoltare. C’è chi visibilmente emozionato parla della sua parte più intima, chi in un’unica domanda comunica la propria difficoltà a ‘uscirne’ o meglio a non ‘ricominciare a bere’. Un tema delicato quello affrontato da Antonella De Figlio, servitrice insegnante del Club ‘Il Sorriso’ e referente per Benevento di Arcat Campania, Luigi Perna, servitore insegnante del Club ‘Insieme’ di Avellino nonché medico responsabile dell’U.O.S. Alcologia dell’Azienda Sanitaria di Avellino e Anna Coppola, servitrice insegnante del Club ‘La rosa di Gerico’ di Napoli e vice presidente di Arcat Campania. Un tema non lontano da loro visto il ruolo che hanno scelto di svolgere. Il Cat (Club Alcolisti in trattamento) è un’associazione privata, una comunità multifamiliare che si occupa del trattamento dei problemi alcol correlati, ma si apre anche alla possibile combinazione tra questi e l’uso di altre sostanze, disturbi psichiatrici, comportamenti violenti. A spiegarne la nascita e le finalità è Coppola: “Da prendere in considerazione sono in particolare i problemi familiari che l’alcol provoca. Da 6 anni sono in un Club e questa è una realtà che purtroppo ho toccato con mano diverse volte. Ciò che contraddistingue la nostra metodologia è proprio l’approccio familiare. I Club in Italia sono nati nel 1979 ad opera di Hudolin, neuropsichiatra dell’Università di Zagabria. L’alcolismo non è considerato un vizio o una malattia, ma uno stile di vita. Nella famiglia magari c’è il problema che l’ha generato, ma anche il germoglio per risolverlo. E’ bene sottolineare che, diversamente da quanto si potrebbe pensare, nel Club non si fa terapia perché per noi non esiste cura se non c’è malattia. Condividiamo esperienze con lo scopo di crescere e scoprire un nuovo modo di comunicare. Ogni famiglia nel Club trova sostegno e si relaziona con le altre comprendendo di non essere sola. Solidarietà, motivazione, ascolto, obiettivo comune, spirito di squadra...sono solo alcune delle nostre parole chiave”. Nient’altro che famiglie con all’interno persone che hanno problemi con l’alcol che si incontrano, si confrontano e si aiutano. “L’incontro di questo pomeriggio – ha poi affermato De Figlio – ha lo scopo proprio di sensibilizzare alla problematica dell’alcol. Qui a Benevento ‘Il Sorriso’ è l’unico Club che opera, purtroppo direi. Il nostro è un gruppo d’aiuto in cui al centro viene messa la persona alcolista, ma soprattutto tutta la sua famiglia”. Sull’importanza delle relazioni si è soffermato anche Perna che, comunicando con i presenti, ha spiegato cos’è l’alcol, cosa si prova quando lo si assume e quali sono le sue controindicazioni. “L’alcol è una sostanza tossica – ha detto il medico -. Il suo effetto è simile a quello di alcuni farmaci, come i barbiturici, stessa parentela che ha, per esempio, il metadone con la droga. C’è qualcuno quindi che bevendo trova un’autocura, un effetto farmacologico che porta nei primi giorni o mesi a stare bene per poi divenire dipendenza. L’80% degli italiani bevo solo per il piacere di farlo, il 10% ha un rapporto problematico con l’alcol (può avere incidenti stradali, ma non sono da sottovalutare anche quelli agricoli e sul lavoro), il 5% ne dipende completamente. C’è chi addirittura crede che bere in gravidanza faccia bene al bambino, ma non è assolutamente così. Quando una madre beve costantemente può provocare malformazioni al feto. Così come facciamo per qualsiasi farmaco dovremmo chiederci quali sono le controindicazioni dell’alcol. Pensare che sia una sostanza tossica e psicoattiva ci farà avere sicuramente un approccio diverso”. Come detto a Benevento opera il Cat ‘Il Sorriso’, aperto dal 2005. Le riunioni si svolgono una volta a settimana, il giovedì dalle 18,30 alle 20 presso il Centro di solidarietà ‘Vivere dentro’ in Via Cosimo Nuzzolo. E’ mantenuta la più stretta riservatezza su quanto viene detto nel corso degli incontri. Per maggiori informazioni è possibile contattare Antonella De Figlio, la servitrice insegnante al numero: 339 3142895. Grazia PalmieriINTERESSANTE PROVOCAZIONE CHE SI DOVREBBE APPOGGIARE E DIVULGARE A.C.A.T. FEDERICIANA NORD BARESE Mettiamo al bando la pubblicità degli alcolici nella TV, su INTERNET, nei media: preserviamo i minori! giovedì 7 ottobre 2010 Mentre negli Stati Uniti d’America 65.000 pediatri si mobilitano e chiedono di bandire la pubblicità di alcol e tabacco dai media e dei corsi di educazione ai media; mentre in Francia il governo si mobilità per estendere le limitazioni della pubblicità dell’alcol anche su internet … in Italia si è troppo occupati in altre faccende importanti e nel marzo del corrente anno è stato varato solamente un “Codice di autoregolamentazione” con le indicazioni per lo svolgimento dei programmi radiotelevisivi che trattano il tema dell’uso di droghe e dell’abuso di alcol, con particolare riferimento alla tutela delle persone minori. Possiamo ritenerci soddisfatti, perché tanto il codice è condivisibile, ma è stato anche contestato da comunità terapeutiche, da associazioni che si interessano di dipendenze per alcune impostazioni e non ho percepito alcun interesse da parte dei destinatari del codice stesso, cioè dalle reti televisive. Intanto il governo ha pensato bene che per arginare le “stragi del sabato sera” bisognasse varare una legge sulla sicurezza che alzato le pene per coloro che guidano in stato di ebbrezza: per i giovani è passata la tolleranza zero, ma per gli adulti ultra sessantacinquenni che hanno fisiologicamente i riflessi appannati per l’età possono ber come prima. Intanto quando aumentano i controlli ci si rende conto che la maggior parte degli italiani di tutte le età bevono e si mettono alla guida, perché “tanto lo reggono”! Allora bisogna cambiare la legge? Bisogna educare i cittadini? Bisogna aumentare i controlli? Forse bisognerà aspettare qualche evento eclatante, un’emergenza planetaria …. Perché si costruisca una politica unitaria che coinvolga tutti i settori della nostra società nella lotta contro tutte le droghe, compreso l’alcol. Dimenticavo … forse non bastano 30.000 morti all’anno attribuite direttamente e indirettamente all’alcol … forse non basta il 2-3% del PIL per sprecare i nostri soldi in cure, assistenza sanitaria e sociale per i danni causati dall’alcol … forse non bastano miliardi di lacrime versate da padri, madri, mogli, mariti, fratelli, sorelle, amici, amiche … di coloro che piangono le conseguenze dell’alcol!!! Certamente non c’è più sordo che non vuol sentire e non c’è più cieco di chi non vuol vedere! Il mondo dei club apre una speranza a coloro che hanno problemi alcol correlati ed i risultati ci incoraggiano ogni giorno ad andare avanti. Nino MilazzoRICEVIAMO E VOLENTIERI PUBBLICHIAMO Corso di sensibilizzazione ai problemi alcolcorrelati e complessi Cagliari 22-27 novembre 2010 4-9 ottobre 2010 Si terrà dal 22 al 27 Novembre 2010 a Cagliari nei locali dell’Area Formazione della ASL di Cagliari il Corso di sensibilizzazione ai problemi alcolcorrelati e complessi. I problemi connessi al consumo dell’alcol, sia medici che sociali, sia personali che familiari, sono in continuo aumento e la loro complessità impone l’attivazione di risorse che si integrino tra loro. Uno dei metodi maggiormente efficaci per affrontare i problemi alcolcorrelati, è l’approccio ecologico-sociale ideato dal Prof. Vladimir Hudolin. Tale metodo si basa sul lavoro dei Club, comunità multifamiliari che cooperano con le reti formali ed informali per il miglioramento della qualità della vita e il cambiamento della cultura generale esistente. In Italia sono operativi circa 2.300 CLUB di cui 90 nella nostra Regione. Il corso è rivolto a Medici, Psicologi, Assistenti Sociali, Educatori Professionali, Infermieri Professionali e a chiunque, a qualunque titolo, intenda occuparsi di problemi alcolcorrelati. La ASL di Cagliari facendo proprie le linee di indirizzo del piano d’azione europeo sull’alcol dell’ufficio regionale per l’Europa dell’OMS, ha promosso e sostenuto tale sviluppo istituendo nell’ambito del SERD l’unità operativa per le dipendenze da alcol tabacco e gioco d’azzardo che oltre al trattamento svolge attività di promozione della salute nella comunità locale, di sensibilizzazione e formazione degli operatori socio-sanitari del territorio, collabora con le associazioni di volontariato e del privato sociale che si occupano delle stesse problematiche. Dal 2007 a oggi la ASL in collaborazione con le ACAT locali (Associazioni dei Club degli Alcolisti in trattamento) ha organizzato sei corsi ECM ( Senorbì 2007, San Vito 2008, Selargius 2008, Cagliari 2009, Cagliari 2010, Mandas 2010) sensibilizzando oltre 280 operatori fra medici, psicologi, infermieri, educatori professionali, assistenti sociali e operatori sociali volontari. CONTENUTI DEL CORSO: Trasmissione di conoscenze teorico-pratiche relative all’alcologia generale, ai problemi alcolcorrelati e complessi, all’approccio ecologico - sociale, con particolare riferimento al significato del lavoro dei Club. Informazioni sullo sviluppo dei programmi alcologici territoriali e confronto con operatori e famiglie già attive nei programmi. Approfondimento circa la multidimensionalità delle problematiche e delle sofferenze nelle famiglie. Sviluppo del concetto di etica e spiritualità antropologico culturale nell’approccio ecologico sociale. MODALITÀ D’ISCRIZIONE L’allegata scheda di adesione che potrà essere scaricata all’indirizzo www.aslcagliari.it dovrà essere inviata via Fax o via e-mail entro il 5 novembre 2010 c/o Unità operativa per le Dipendenza da Alcol Tabacco e GAP mail: alcologia@asl8cagliari.it – Fax 070 6096824; La conferma dell’avvenuta accettazione dell’iscrizione al corso avverrà via mail o telefonica entro il 12 novembre 2010. La partecipazione è prevista sino ad un massimo di 30 iscritti. Gli organizzatori del Corso si riservano la facoltà di non accogliere le domande che superano il numero di 30 in base alle esigenze formative ed organizzative dell’iniziativa. ECM Accreditamento ECM - ASL Sardegna n.21 crediti per le seguenti figure professionali: Medici, Psicologi, Educatori Professionali, Infermieri, Assistenti Sanitari, Ostetrici. Sono stati richiesti i Crediti Formativi per gli Assistenti Sociali QUOTA DI ISCRIZIONE L’iscrizione al Corso è gratuita per i dipendenti della ASL Cagliari per i volontari AICAT e per gli studenti; è prevista una quota di iscrizione di € 50,00 per i professionisti privati o provenienti da altri enti o ASL. La quota di iscrizione dovrà essere versata alla ASL di Cagliari entro il termine comunicato al momento dell’accoglimento della domanda tramite Bonifico Bancario Banco di Sardegna IBAN: IT 29 G 01015 04800 000070188775 intestato “ASL n°8 Cagliari - Servizio Tesoreria. Causale : “ISCRIZIONE CORSO AES ALCOLOGIA Cagliari Novembre 2010”
ALTRO LUOGO COMUNE CHE SI SGRETOLA DIETAPOURFEMME.IT L’amaro ingrassa e non aiuta la digestione Pubblicato da Vally in Calorie, Tabagismo, Tabella Calorie. Giovedì, 7 Ottobre 2010. Alla fine del pasto sono molte le persone che si concedono il classico ammazzacaffè. Niente male e pure gustoso, soprattutto perché si è convinti che possa aiutare a digerire. C’è un luogo comune che sostiene che l’alcol bruci i grassi. È tutto falso: non fa digerire e fa ingrassare. Non dico di non berlo ogni tanto, ma almeno essere consapevoli di quello che si sta facendo. Anzi fate molta attenzione, perché l’alcol nei distillati tende a irritare le pareti dello stomaco, causando anche un rallentamento della digestione. Insomma, un effetto decisamente contrario a quello che ci si aspetta.L’ALCOL E’ UNO DEI MAGGIORI FATTORI DI RISCHIO DEL TUMORE AL SENO MESSAGERO VENETO «Tumore al seno, poca prevenzione» Messaggero Veneto — 07 ottobre 2010 pagina 04 sezione: UDINE Colpisce una donna su dieci e rappresenta il 27 per cento dei circa mille casi di tumori femminili che si registrano in regione ogni anno. È il cancro al seno che l’80 per cento delle volte riguarda le donne con oltre 50 anni di età. In Friuli Venezia Giulia la percentuale è leggermente più alta della media nazionale e uno dei motivi è che soltanto il 50% della popolazione friulana effettua regolarmente periodici esami di controllo. Quest’ultimo dato, infatti, è inferiore alla media nazionale di qualche punto. Ma la diagnosi precoce resta il modo migliore per combattere i tumori e l’Osservatorio nazionale screening suggerisce una mammografia ogni due anni, dai 50 ai 69 anni di età, ma la cadenza può variare a seconda delle considerazioni del medico sulla storia personale di ogni donna. Questi dati e considerazioni sono emersi ieri a palazzo D’Aronco, in occasione della presentazioni del fitto programma di incontri e dibattiti organizzati dalla Lilt (Lega italiana lotta tumori) udinese, in occasione degli 85 anni della sua fondazione. Gli eventi si svolgeranno da sabato 9 a martedì 12 ottobre, alle 16, nelle tre sale di palazzo Morpurgo, ed è previsto l’approfondimento sui temi della lotta ai tumori femminili attraverso dibattiti con medici ed esperti. «Grazie ai progressi della medicina – spiega Francesco Cavallo, coordinatore regionale Lilt – ora i casi di completa guarigione dal tumore al seno si attestano intorno all’85 per cento. Per ottenere questi risultati, è fondamentale la diagnosi precoce, perché in questo modo anche l’intervento chirurgico può risultare meno aggressivo come pure la chemioterapia». E aggiunge: «Tra i maggiori fattori di rischio restano due grandi nemici l’alcol e il fumo, e proprio il vizio della sigaretta, molto diffuso tra le donne, spesso è una causa del cancro al seno». Ma, secondo Cavallo, occorre sottolineare «che dopo la cura si deve andare anche oltre, e proprio il ruolo delle associazioni è di fondamentale importanza perché permettono, attraverso le loro iniziative, a donne affette dalla stessa malattia di confrontarsi, aiutandosi reciprocamente». Presente anche il neurochirurgo Pierpaolo Ianes, esperto di prevenzione, il quale ha ribadito «che la prevenzione in regione per tutti i tumori è ancora bassa, visto che la fa soltanto il 50 per cento della popolazione». Sabato in sala Aiace, alle 9, la Lilt presenterà la tradizionale campagna “Nastro rosa”: nell’arco di un solo mese, infatti, la squadra di medici della Lilt friulana visiterà oltre 300 donne. (r.s.)SARA’ ESTESO ANCHE AI TRASPORTATI: A CHI NON BEVE ALCOLICI, INGRESSO GRATIS! MESSAGERO VENETO Non bevi? Ingresso gratis in discoteca Messaggero Veneto — 07 ottobre 2010 pagina 03 sezione: PORDENONE L’idea Guidare sicuri trasportando amici senza avere bevuto e frequentando gratuitamente i locali? Alla discoteca Tashica di Villotta di Chions si può. La sperimentazione della nuova formula di sicurezza stradale avverrà sabato quando gli automobilisti potranno, al momento del loro arrivo, consegnare la patente alla reception e ritirarla al termine della serata: se risulteranno negativi all’alcoltest non dovranno pagare l’ingresso. «E’ un modo per responsabilizzare i ragazzi», spiega Stefano Merli, gestore con Andrea Redolfi del noto locale. I ragazzi non amano (o non trovano o non possono permettersi) taxi in notturna o corriere in “team” e così il gestore del locale sperimenta una nuova formula. «L’automobilista che arriverà nel locale e consegnerà la sua patente, al momento di andarsene potrà effettuare l’alcoltest: se risulterà negativo – e quindi non avrà consumato sostanze alcoliche – avrà diritto al biglietto gratuito». Beneficio che sarà esteso anche ai trasportati. «Abbiamo sperimentato diverse formule – spiega l’esercente – compresa quella dei pullman e dell’organizzazione del trasporto collettivo, ora proviamo in questo modo a sensibilizzare i ragazzi sui rischi dell’alcol mentre si guida». Debutto, appunto, sabato sera. (e.l.)IL CONSUMO RESPONSABILE DI UNA DROGA NON ESISTE IL CORRIERE ADRIATICO Torna Stammibene obiettivo prevenzione Treia Stammibene e Sicuramente proseguono il loro tour facendo tappa a Treia, in occasione delle elezioni per il rinnovo della Consulta Giovanile. La serata si svolgerà domani in piazza della Repubblica e saranno e di scena gli OroNero, cover band di Ligabue, preceduti dall’esibizione di un gruppo locale. Gli operatori dei due progetti si rivolgeranno come sempre ai ragazzi presenti alla serata dando utili informazioni e distribuendo opuscoli e gadget sui temi delle Mst (Malattie sessualmente trasmissibili), sull’alcol e sulle sostanze stupefacenti, e proporranno quiz interattivi sugli argomenti sopracitati. Lo scopo è di sensibilizzare i giovani sul consumo responsabile dell’alcol e in particolare circa il tema “alcol e guida”, che rappresenta un punto centrale dell’azione Sicuramente.INIZIATIVE DI INFORMAZIONE E SENSIBILIZZAZIONE DRONET.ORG USA: la prevenzione alle elementari inizia dai media Fonte: Pediatrics Titolo originale e autori: Media Literacy Education for Elementary School Substance Use Prevention: Study of Media Detective. Pediatrics, 126(3), September 2010, 525-531.-Kupersmidt JB, Scull TM, Austin EW 08-10-2010 Due settimane di corsi interattivi sui media e sull’interpretazione dei messaggi pubblicitari, durante le scuole primarie, possono essere utili per prevenire il consumo di alcol e tabacco tra i ragazzi. È l’idea alla base del programma di 10 lezioni “Media Detective”, fondato su una ricerca condotta da Erica Weintraub Austin, direttrice del Murrow Center for Media and Health Promotion all’Università di Washington, pubblicata sulla rivista Pediatrics. Il programma, destinato alle scuole elementari, si occupa di prevenzione contro l’uso di sostanze ed è stato sviluppato secondo il modello per lo sviluppo dell’interpretazione del messaggio che aumenta il pensiero critico dei bambini a riguardo. L’interpretazione critica dei messaggi dei media può ridurre il rischio di cadere nella tentazione di provare alcol o tabacco. Lo studio si è avvalso del contributo di psicologi infantili, esperti di media, insegnanti, studenti e specialisti nella prevenzione contro le droghe. Per testare l’efficacia del programma, gli studiosi hanno condotto un esperimento su un campione di circa 600 alunni. Alle scuole coinvolte sono stati distribuiti in ordine casuale 344 programmi Media Detective e altrettanti programmi di controllo. Terminato il corso, i ragazzi del gruppo Media Detective, mostravano molto meno interesse nella pubblicità degli alcolici rispetto ai ragazzi del gruppo di controllo. Inoltre, gli studenti del gruppo Media Detective che avevano fatto uso di alcol o tabacco in passato mostravano una scarsissima propensione a provare ancora quelle sostanze rispetto agli studenti del gruppo di controllo che, come loro, avevano già provato queste sostanze. Questi dati confermano l’ipotesi che, programmi di analisi critica dei messaggi pubblicitari simili a Media Detective, potrebbero rivelarsi molto utili per prevenire l’uso di sostanze sin dalle scuole primarie. Le cognizioni rispetto all’alcol e al tabacco attraverso i media si formano in questa fase della crescita, particolarmente delicata perché al contempo malleabile e determinante per i futuri comportamenti dell’individuo rispetto al consumo di sostanze.BRESCIAOGGI Dieci anni «sulla strada» per educare 8.10.10 L’«Educativa di strada» a Vobarno compie dieci anni. «In questo periodo - spiega Paolo Barbiani, assessore ai Servizi sociali - gli educatori hanno incontrato oltre 500 ragazzi divisi a metà tra italiani e stranieri, con presenza al femminile in crescita. Un lavoro che si è potuto fare grazie allo sforzo economico del Comune (i costi 2010 sono di 12.000 euro, al 60 per cento del Comune ed il resto derivante da contributi dalla legge 285). Ma al di là delle cifre, anche solo riuscendo ad evitare ad uno di questi ragazzi di finire, ad esempio, in comunità, il servizio si dimostra economicamente valido». L’«Educativa di strada» si rivolge agli adolescenti e li incontra appunto per strada, visto che questi gruppi sono estranei alla scuola, alle associazioni o all’oratorio, e stanno accuratamente lontani dagli adulti e dai luoghi istituzionali: «Sono quindi giovani difficili da avvicinare. Ma compito dell’educativa è proprio incontrarli, entrare nel gruppo e indirizzarli, con primo obiettivo la prevenzione». La finalità? «Soprattutto prevenire l’abuso di sostanze e stimolare il giovane ad entrare nella rete sociale e nel mondo associativo». I temi più trattati sono il rapporto con adulti e genitori e quello con la scuola, l’abuso di alcol e sostanze, la sessualità, le problematiche legali e con le forze dell’ordine».M.P.CONSEGUENZE DEL CONSUMO DI VINO, BIRRA ED ALTRI ALCOLICI OMICIDI IL GAZZETTINO Ha offeso mia madre Venerdì 8 Ottobre 2010, «Eravamo ubriachi. Abbiamo cenato insieme, come altre volte, ma abbiamo bevuto troppo. Poi è iniziata la lite per motivi banali. Ma Khaled ha offeso mia madre. Sì, mi ha detto che sono un figlio di... E io ho perso la testa. L’ho colpito con il bicchiere che avevo in mano. No mi ero accorto di averlo ucciso». Damis Mayas ha confessato il delitto dell’Arcella. Lo ha fatto ieri mattina davanti al giudice delle indagini preliminari Lara Fortuna. Era difeso dagli avvocati Daniela Papalia e Elisabetta Costa. Il giudice ha convalidato l’arresto e ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per omicidio volontario. Damis Mayas, trentaduenne tunisino, individuo molto noto alle forze dell’ordine per spaccio di droga, domiciliato alla Guizza, in via Valgimigli 8 con la compagna e un figlio, si è consegnato agli investigatori dei carabinieri martedì mattina all’alba. Era in compagnia di uno dei suoi difensori, l’avvocato Elisabetta Costa. Lunedì pomeriggio il fuggitivo aveva telefonato ai suoi legali. Sono stati loro a consigliarlo di costituirsi. Ormai i carabinieri erano sulle sue tracce. Adesso ha confessato l’omicidio di Khaled Chokri, trentacinquenne tunisino, individuo molto noto per reati di droga, ucciso venerdì notte della scorsa settimana in via Vecellio all’Arcella, davanti alla rosticceria "La bocca della verità". Certo, gli investigatori del Nucleo investigativo avevano individuato subito Damis Mayas. Ma il tunisino era già scappato. I connazionali l’avevano aiutato a rifugiarsi ai piedi dei Pirenei, in territorio francese. Anche questo sapevano i carabinieri. Damis Mayas sostiene di non essersi accorto di aver ucciso Khaled Chockri. Con lui ha avuto una lite. Entrambi erano ubriachi. Tra i due la tensione è salita fino a quando Chokri è stato ferito alla gola con un coccio di bottiglia. Un taglio di quasi dieci centimetri che non gli ha dato scampo. Sul luogo del delitto i carabinieri hanno trovato dei cocci di vetro di bicchiere insanguinati. L’aggressore, che era assieme a un connazionale, è scappato facendo perdere le proprie tracce. Alcuni tunisini presenti all’omicidio e portati in caserma a Vigodarzere hanno dichiarato di aver visto fuggire un’auto bianca. Sul posto sono arrivati i medici del Suem 118 che hanno provato inutilmente a rianimare il nordafricano. La morte è giunta per soffocamento. Il primo soccorso gli è stato dato da un italiano in transito in macchina su via Vecellio, che con il telefono cellulare ha chiamato il 112.DENUNCE LA PROVINCIA PAVESE Ubriaco in bici, ha patteggiato la Provincia Pavese — 07 ottobre 2010 pagina 40 sezione: CRONACA CILAVEGNA. Ha patteggiato quaranta giorni di arresto e 666 euro di multa (pena e ammenda sospese) un 75enne di Cilavegna trovato ubriaco in sella alla sua bici. «Una storia assurda, di cui non vogliamo parlare», si limita a dire il figlio. Il signor Nicola, classe 1935, rimase coinvolto, nel suo paese, in un incidente il 5 dicembre del 2009. Fu urtato da un’auto che usciva da una parcheggio, riportando delle ferite lievi. Ma quando il ciclista fu sottoposto all’alcoltest risultò positivo: 1,57 grammi litro. L’avvocato di fiducia del signor Nicola, Adriano Alimento del foro di Milano: «Il mio cliente si stava spostando in bicicletta quando fu investito da un’auto. La responsabilità dell’incidente non era certo sua, ma è finito in tribunale per aver bevuto troppo. Una persona, il signor Nicola, che non ha mai avuto un solo problema con la giustizia, non le dico come era sconvolto in tribunale, dove non era mai stato in vita sua». Il 75enne ha patteggiato martedì davanti al giudice monocratico Stefano Scati. «Alla fine dell’udienza mi ha abbracciato commosso tanto era felice di essere uscito da questa vicenda. Il giudice ha compreso la situazione, tanto più che il mio cliente è incensurato, non ha precedenti», aggiunge l’avvocato. L’anziano protagonista della vicenda è rimasto vittima di un incidente lo scorso dicembre: era in sella a una bici Superga modello da donna. «Da quel che mi risulta - conclude l’avvocato - il signor Nicola non possiede altri mezzi di locomozione, non usa la macchina, si muove solo con la sua fidata bicicletta. Quel giorno è stato davvero sfortunato: ha bevuto un bicchiere di troppo ed è rimasto coinvolto in un sinistro, di cui peraltro non aveva alcuna responsabilità». Lo studio Bosco di Vigevano ha gestito la parte amministrativa per il risarcimento danni. No comment a casa dell’imputato. Il figlio si limita a definire assurda la storia. Le pene per chi guida in stato di ebbrezza sono state rese ancor più dure dal nuovo codice della strada. Si può arrivare alla confisca del veicolo e alla sospensione della patente da 16 a 36 mesi con possibilità di revoca se si è provocato un incidente. Chi rifiuta di sottoporsi all’alcoltest commette un reato. - Pier Angelo VincenziLECCEPRIMA.IT FINISCE IN CARCERE PER UNA BIRRA. CHIESTA COL COLTELLO [08/10/2010] Arriva la condanna definitiva per Marcello Coroneo, 51enne di Leverano. Nel luglio del 2007 pretese di bere gratis in un locale, minacciando la barista con un coltello. Deve scontare un altro anno La stazione dei carabinieri di Leverano. Macrello Coroneo. caricamento in corso LEVERANO – Finisce in carcere per una birra. Mai bevuta. Perché la richiesta, espressa con tanto di coltello da cucina in tasca e minacce di rappresaglie alla barista ed al locale nel quale lavorava, in via Caracciolo, a Leverano, fece scattare la chiamata al 112. Ovviamente, la volontà dell’uomo, Marcello Coroneo, 51enne, era di trangugiare l’alcolico senza cacciare un centesimo. Fatto abituale, tant’è che di birre ne aveva già scolate un bel po’, in quel locale, lasciando una lunga lista di debiti insoluti. Ma quel pomeriggio – era il 4 luglio del 2007 -, la donna, stanca dei soprusi, rispose malamente. Coroneo intimò di esaudire la richiesta, o avrebbe fatto un macello. Magari andando a chiamare qualche amico. E pretendendo anche la cancellazione dei debiti. E per meglio farsi capire, tirò fuori dalla tasca il coltello, con lama seghettata. Fu in quel momento che intervenne il proprietario del bar. Nella concitazione, Coroneo rimase anche lievemente ferito al collo. Altre persone, presenti in quel momento, chiamarono i carabinieri, che bloccarono il 51enne, prima che fuggisse con la sua bicicletta, posteggiata all’esterno. Ora, a seguito della sentenza di condanna definitiva, l’uomo dovrà scontare un anno di reclusione, come pena residua. Ieri, in esecuzione di un ordine di carcerazione emesso dall’ufficio esecuzione penale della Procura della Repubblica di Lecce, i carabinieri della stazione locale l’hanno arrestato. All’epoca dei fatti, Coroneo fu incriminato di tentata estorsione e porto abusivo di strumenti atti a offendere. L’uomo è stato condotto nel carcere di Borgo San Nicola.IL GIORNALE DI VICENZA Accoltellò l’amico Condannato a sedici mesi MONTECCHIO/1 08/10/2010 Il cittadino marocchino Abderrafi Fallahi, 31 anni, residente a Montecchio in viale Europa 14, è stato condannato ieri mattina al termine del processo con rito abbreviato dal giudice Eloisa Pesenti a un anno e quattro mesi di reclusione. Fallahi (avv. Anna Teresa Dianese) era stato arrestato dai carabinieri su ordine del pm Marco Peraro il 31 maggio per il tentato omicidio del connazionale Khalid Bellouboir. Il reato è stato poi derubricato in lesioni gravi; la vittima, colpita al fianco con un coltello da cucina con lama di 20 centimetri, era guarita in due settimane. L’aggressione avvenne in casa di Fallahi, al termine di una serata condita da molto alcol. Fra i due amici era scoppiata una lite su alcune spese ed era spuntata la lama.VIOLENZA IL CORRIERE DI COMO Presunta violenza sessuale, a giudizio due 20enni Venerdì 08 Ottobre 2010 Altolago - La vicenda nel febbraio del 2008 I due ventenni continuano a negare. Sostengono che non c’è stata violenza perché con la loro amica - ubriaca quella sera all’uscita dal bar – hanno avuto solo un rapporto sessuale consenziente. Ma è proprio sulla base delle dichiarazioni della giovane, che la ragazza ha reso agli inquirenti dopo essersi ripresa, che il pm Mariano Fadda contesta ai due ragazzi la pesante accusa di violenza sessuale. E ieri mattina i due presunti autori della violenza – entrambi 20enni e residenti in Altolago – sono stati rinviati a giudizio dal gup Luciano Storaci. Accolta in pieno la richiesta della Procura durante la ricostruzione in aula di quanto accaduto quella sera del febbraio 2008: i due avrebbero conosciuto la ragazza in un bar, l’avrebbero fatta bere in abbondanza e poi - dopo averla notata un po’ brilla - si sarebbero offerti di portarla a casa. Ma nel tragitto, secondo i ricordi della giovane, i due ventenni si sarebbero appartati in una zona boschiva dove l’avrebbero violentata. I due ragazzi, invece, sostengono che quella serata si è conclusa sì con un rapporto sessuale, ma che la giovane era del tutto consenziente. Sulla vicenda dovrà esprimersi il collegio dei giudici del Tribunale di Como davanti al quale i presunti autori della violenza compariranno a partire dal prossimo 8 marzo. Per risalire ai due imputati la Procura ha fatto eseguire un test del Dna sulle tracce biologiche rimaste addosso agli abiti indossati dalla ragazza quella sera. Tracce che hanno confermato la presenza dei due ventenni. Da qui la richiesta di rinvio a giudizio, accolta ieri dal gup Storaci. I due ragazzi annunciano però battaglia con i rispettivi legali quando inizierà - la prossima primavera – il dibattimento. Marco RomualdiIL PICCOLO Nessuno vuol pagare, rissa al pranzo di nozze il Piccolo — 07 ottobre 2010 pagina 17 sezione: TRIESTE di CORRADO BARBACINI Non si accordano su chi deve pagare il conto del pranzo di nozze: ed esplode la rissa. Con gli uomini che si danno botte da orbi, mentre le donne portano fuori dal locale pentole piene di ogni ben di Dio. Lasciando un conto da pagare pari a 4mila 500 euro. In manette sono finiti dieci nomadi, di cui quattro residenti a Trieste. Si tratta di Stefano Levacovic, 50 anni, Francesco Caris, 35 anni, Andrea Caris, 25 anni, Claudio Cari, 38 anni e Mosè Carì, 22 anni. Gli altri sei arrestati abitano nelle province di Milano e Brescia. Tutti sono accusati a vario titolo di lesioni e danneggiamento. Dopo la convalida dell’arresto, ai triestini sono stati concessi i domiciliari. Levacovic e i due Caris sono difesi dall’avvocato Giovanni Di Lullo. Gli altri due nomadi si sono rivolti agli avvocati Stefania Fantinelli e Massimo Zambelli di Brescia. L’episodio si è verificato domenica pomeriggio, attorno alle 18.30, all’interno del locale di via dei Molini 95 a Botticino in provincia di Brescia, uno dei tanti della catena conosciuta in tutta Italia dei ”Fratelli La Bufala”. Lì, qualche giorno prima, due uomini eleganti si erano presentati a prenotare il pranzo per festeggiare il matrimonio tra due ragazzi. Una quarantina gli ospiti attesi: così domenica all’ora di pranzo si sono presentati in trenta dal campo nomadi di Rezzato, parenti della sposa; e in una decina da Trieste, parenti dello sposo. Finite le libagioni, pare che ad agitare gli animi - già probabilmente surriscaldati dall’alcol bevuto tra una portata e l’altra - sia stata proprio la disputa su chi dovesse pagare il conto. Certo è che la lite si è accesa in pochi istanti per poi trasformarsi in rissa: tutti contro tutti. Ad andarci di mezzo sono stati tavoli, bottiglie, sedie del locale e poi ancora alcune autovetture ferme nel parcheggio. Nella rissa sono state usate alcune spranghe, i cric delle macchine e pezzi di legno. Quattro sono state le persone accompagnate in ospedale per essere medicate, solo un 24enne residente a Rezzato alla fine degli accertamenti è stato ricoverato all’ospedale, nel reparto di Chirurgia maxillofacciale, per i colpi presi al volto. I medici si sono riservati la prognosi ma il giovane non è in pericolo di vita. Denunciato anche un minorenne di 17 anni. Ma c’è di più. Per paura di una eventuale ritorsione violenta da parte dei nomadi triestini, i carabinieri di Brescia, una volta effettuati gli arresti, hanno allertato i colleghi di Trieste che hanno controllato eventuali spostamenti dai campi nomadi in città per impedire una possibile spedizione punitiva. Nel frattempo i militari bresciani hanno presidiato per tutta la notte il campo di Rezzato, al fine di evitare ogni possibile seguito alla rissa. Mortificati per l’accaduto, i gestori del ristorante hanno preferito non rilasciare alcuna dichiarazione. «Quello che dovevamo dire lo abbiamo già riferito ai carabinieri». Francesco Caris nel novembre del 2007 era rimasto coinvolto in un’aggressione all’interno del buffet ”Al Vecio Canal” in piazza Ponterosso: il barista del locale si era rifiutato di servire a Caris e ad altri due amici l’ennesima birra. Due anni prima, a Gorizia, Andrea Caris era riuscito a disarmare un giovane che con un coltello in mano stava tentando di aggredire una terza persona.LA NUOVA SARDEGNA Estorsione a un prete: in manette la Nuova Sardegna — 07 ottobre 2010 pagina 09 sezione: SARDEGNA SENNORI. Non è la prima volta che si presentava per chiedere soldi. Ma l’altra sera, per essere più convincente, ha scelto la strada della violenza. Ha strattonato e minacciato un sacerdote che è stato costretto a barricarsi nella sua stanza e lanciare l’allarme. Poco più tardi Salvatore Muresu, 54 anni, disoccupato di Sennori, con alcuni precedenti penali, è stato arrestato dai carabinieri della stazione guidati dal maresciallo Giuseppe Innocenti. Gli è stato contestato il reato di tentata estorsione. Ieri mattina l’uomo - difeso dall’avvocato Patrizia Marcori - è comparso in tribunale, davanti al giudice Teresa Castagna (pm Giovanni Porcheddu) che ha convalidato l’arresto e disposto la custodia cautelare in carcere. Un mese fa - ancora in preda ai fumi dell’alcol - Salvatore Muresu era entrato in chiesa ed era salito sull’altare urlando e minacciando di rovesciare il tabernacolo. L’intervento dei carabinieri si era concluso con una denuncia. L’ultimo episodio è di martedì, intorno alle 15. Muresu ha bussato alla canonica della chiesa e con una scusa banale si è fatto aprire la porta dal parroco. Don Salvatore Masia si è trovato di fronte l’uomo che ha subito esplicitato il motivo della visita. Ancora una richiesta di denaro, e di fronte al secco rifiuto del sacerdote, stavolta ha reagito con una violenza inaudita: ha afferrato don Salvatore con forza, spintonandolo e minacciandolo pesantemente. A questo punto, per evitare che la situazione potesse precipitare ulteriormente, il religioso ha finto di stare al gioco. Ha chiesto di andare nella stanza da letto per prendere il denaro richiesto. Ma una volta entrato nella camera, il parroco ha chiuso a chiave la porta e si è barricato piazzando un armadio come barriera di sicurezza. Nel frattempo il sacerdote ha chiamato dal cellulare la centrale operativa del 112 che ha inviato sul posto i militari della stazione di Sennori. Muresu è stato sorpreso in flagrante mentre cercava di sfondare la porta della stanza da letto a calci e spallate. E’ stato bloccato a fatica e accompagnato in caserma dove è stato rinchiuso in una delle camere di sicurezza. Ieri mattina il passaggio in tribunale e poi il trasferimento in carcere disposto dal giudice in attesa del processo. Qualche anno fa, sotto l’effetto dell’alcol, Salvatore Muresu aveva seminato il panico nella stazione degli autobus di via XXV Aprile a Sassari. Per oltre un’ora aveva bloccato la partenza del pullman dell’Arst per Santa Teresa di Gallura (con fermata intermedia anche a Sennori), aveva aggredito l’autista e anche i carabinieri, quindi aveva divelto un cestino portarifiuti e sfondato il parabrezza del mezzo pubblico. Tutto sotto gli occhi di decine di passeggeri terrorizzati. Arrestato e condotto in carcere con una raffica di accuse, pochi giorni più tardi aveva patteggiato la condanna a 10 mesi di reclusione. - Gianni BuzzoniMESSAGGERO Uno sguardo di troppo scatena la rissa di MARCO DE RISI Venerdì 08 Ottobre 2010 ROMA - Un rissa fino all’ultimo colpo quella davanti a una cornetteria mercoledì notte alla Magliana. Non solo calci e pugni ma è anche spuntato un coltello a serramanico. Un zuffa in mezzo alla folla fra giovani della “movida” che la notte si raggruppano davanti ai bar notturni per mangiare i cornetti e bere qualcosa. La battaglia metropolitana si è verificata dopo la mezzanotte davanti a un bar di via Oderisi da Gubbio. E’ dovuta intervenire in forze la polizia con cinque equipaggi delle “volanti” che sono piombati al bar a sirene spiegate. Quattro uomini, tutti italiani, 47, 41, 37 e 23 anni, se le stavano dando di santa ragione. Uno era in terra e perdeva sangue dal naso; un altro era stato ferito da una coltellata sul viso. Un terzo stava per sferrare l’ennesimo pugno all’avversario. Gli agenti hanno dovuto far fondo a tutte le energie per calmare gli animi, per riportare alla ragione i contendenti. Sono intervenute due ambulanze che hanno trasportato al San Camillo i due feriti in modo più grave: uno da una coltellata e un altro da una scarica di pugni al volto. I poliziotti sono stati molto scrupolosi perché in un primo momento sul campo di battaglia c’erano solo tre persone. Ricostruendo i fatti hanno capito che ce ne doveva essere una quarta, scovata in mezzo ai clienti del bar e in tasca aveva un coltello a serramanico la cui lama era sporca di sangue. Il motivo della rissa è, come spesso accadte, a dir poco banale. In pratica l’uomo di 41 anni era in compagnia di un amico e della fidanzata. Un cliente ha guardato in modo un po’ troppo insistente la donna e questo è bastato perché partissero i pugni. Sono state parecchie le segnalazioni al 113, fra le quali quella del titolare spaventato. «A un certo punto non si è capito più nulla - racconta un giovane che era davanti alla cornetteria seduto sulla sua Smart -. Grida e botte a più non posso. Ho visto l’uomo in terra che sanguinava dal volto. Pochi minuti ed è intervenuta la polizia». Fra i quattro arrestati, due, secondo la polizia, hanno precedenti penali. Non è escluso che qualche rissoso abbia agito in preda all’alcol o alla cocaina. Infatti i quattro sono stati sottoposti al narcotest e i risultati si sapranno nelle prossime ore. «Gente fuori di testa - racconta un altro avventore -. Hanno agito con una violenza impressionante». Quella di mercoledì notte è l’ennesima rissa di questi giorni in varie zone della città. Nell’episodio di via Oderisi da Gubbio sono ancora in corso accertamenti, ma alla base di tutti gli episodi c’è spesso la voglia dello “sballo”, l’usoSabato, 09 Ottobre 2010
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