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Notizie brevi 27/10/2009

Firenze, operazione “Le mani sulla città”
Un pool di investigatori di Polizia Stradale e Municipale mette a nudo uno scenario di corruzione e di abusi nell’urbanistica di Palazzo Vecchio

In manette tecnici del comune, imprenditori, professionisti e politici
Un terremoto

Foto dalla rete

(ASAPS) FIRENZE – Era dal 2007 che alcuni avvisi di garanzia, sequestri e perquisizioni avevano fatto capire che negli uffici della Polizia Stradale di Firenze c’era qualcosa che bolliva in pentola. Nulla a che vedere coi soliti traffici di auto o con le rapine ai Tir, che pure sono stati duramente perseguiti dagli investigatori col centauro sulla giacca. Al compartimento di Firenze un insolito viavai di agenti e sottufficiali della Polizia Municipale, quelli applicati alla sezione di Polizia Giudiziaria della Procura, e poi loro, i magistrati, che hanno riempito di elogi “le doti professionali e umane” degli inquirenti, al lavoro nonostante il clima sempre più pesante che si era nel frattempo creato attorno a loro. Del resto i Pubblici Ministeri Leopoldo De Gregorio e Giuseppina Mione, che il procuratore capo Giuseppe Quattrocchi ha definito “i suoi gioielli”, vantano una lunga esperienza nelle zone calde del paese. Quelle dove i giudici vivono ancora asserragliati in case dai vetri corazzati, con gli scudati di Polizia e Carabinieri che vigilano giorno e notte. In questo contesto, siamo nel 2007, matura la scelta di affidare alla Stradale di Sergio Tinti alcune verifiche sulle modalità di realizzazione di una serie di opere viarie, del tipo: rotonde, svincoli e incroci. Scava scava viene fuori il marcio: elementi scottanti che portano sul tavolo dei magistrati nomi e cognomi già noti. Appunto: i “soliti noti”, emersi in altre indagini dirompenti del ROS dei Carabinieri, alcuni dei quali già oggetto di misure cautelari ed aventi per oggetto reati contro la Pubblica Amministrazione. E soprattutto una chiave di lettura che consentiva, in quel momento, di sbloccare un lavoro affidato agli esperti di urbanistica della Polizia Municipale. Parte così l’indagine che oggi scuote Palazzo Vecchio: si costituisce un pool, la cui attività viene blindata da un decreto di secretazione degli atti, che arriva a mettere in luce l’attività di un gruppo affaristico dedito alla gestione di operazioni urbanistiche sulla base di interessi imprenditoriali di quei “soliti noti” ai quali si è già parlato. Il quartier generale di questa associazione per delinquere era all’interno della Direzione Urbanistica del comune di Firenze, in particolare nelle stanze del funzionario responsabile della P.O. (Posizione Operativa) per l’edilizia Privata nei quartieri n. 2 e 5, e di un suo diretto collaboratore. Intercettazioni telefoniche e una serie di telecamere nascoste hanno mostrato uno scenario, estremamente vasto, di corruttele e di abusi d’ufficio, portati a termine – a vario titolo – dai pubblici ufficiali “infedeli” al proprio lavoro ma “fedelissimi” agli amici imprenditori, professionisti e politici. Il traffico era fiorente: gli indagati si passavano autorizzazioni e concessioni, fornendo informazioni sulle pratiche di altri tecnici onesti, ne modificavano i contenuti secondo le necessità. Insomma, un “pateracchio”. Ma non è tutto: i tecnici del comune finiti in manette consentivano a geometri e architetti “amici”, di accedere agli atti amministrativi senza alcun controllo ed anche nei casi in cui tale accesso era espressamente vietato dalla norme: ci sono immagini captate dalle telecamere occultate corredate di audio, in cui un architetto dettava negli uffici comunali una lettera al tecnico del comune, successivamente sottoscritta dall’altro funzionario arrestato, relativamente ad una pratica edilizia. Queste immagini hanno colpito tutti. Il Procuratore Capo, nella conferenza stampa che si è tenuta presso il Compartimento di Firenze, ha rimarcato questa particolare. “Il professionista dettava, voce del verbo dettare, un atto al tecnico. Non è che ci è stato riferito o lo abbiamo dedotto. Lo abbiamo visto, come in un film, in un monitor”. E poi c’è lo scempio di una città finita nelle mani di questi signori: palazzi costruiti incollati agli altri, errori progettuali corretti in itinere, imposte aggirate e trucchi per risparmiare sui materiali o intascare finanziamenti. E i progetti migliori andavano ad una società che negli anni ha fatto il bello ed il cattivo tempo, composta – in chiaro ed in nero – dai professionisti di casa negli uffici del comune e dal capogruppo di maggioranza nella scorsa legislatura. Con lui al timone ed un mozzo d’eccezione a presiedere una commissione urbanistica, il gioco era fatto. Fino all’arrivo dei Centauri. Ora, si spera, qualcuno dovrà cambiare pagina. (ASAPS)

 

Martedì, 27 Ottobre 2009
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