(ASAPS) - Washington (USA) – Possibile che le donne al volante americane bevano più dei colleghi maschietti? Ad insinuare il terribile dubbio è arrivato proprio in questi giorni uno studio della statunitense National Highway Traffic Safety Adminstrtion (NHTSA), una vera e propria FBI della sicurezza stradale, che ha rivelato un aspetto poco noto e finora decisamente trascurato – almeno da un punto di vista sociologico – di quella che gli elvetici definiscono criminalità stradale alcolica. Per questo negli States è stata lanciata una campagna nazionale, dal titolo “Drunk Driving: over the limits, under arrest”, che cercherà di affrontare il problema facendo intanto sapere che per chi esagera ci sono un bel paio di scintillanti manette. Il rapporto della NHTSA è stato illustrato dal Segretario ai Trasporti Ray LaHood e dimostra che nel 2008 il numero di incidenti causati da conducenti in gonnella, ubriache, è notevolmente cresciuto rispetto al 2007. “Siamo molto preoccupati da questa impressionante tendenza – ha spiegato LaHood, scelto da Barack Obama per dirigere uno dei settori chiave dell’amministrazione in carica – che pur interessando trasversalmente tutti i segmenti della società vede le donne assumere un crescente ruolo negativo”. Mentre spiega ai giornalisti che gli indicatori degli alcoltest vanno in rosso quando a soffiarci dentro tocca alle signore, il Segretario esibisce un dettagliato computo statistico redatto dal severo ufficio analisi dell’FBI, il celebre Federal Bureau Investigation che attesta come nel decennio tra il 1998 ed il 2007 il numero di arresti eseguiti (sì perché lì arrestano) nei confronti di donne colte in flagranza di reato di “drunk driving” è aumentato di quasi il 30% (28,8%), mentre i verbali redatti per analogo crimine commesso dagli uomini è sceso del 7,5%. Certamente, anche questo va detto, il gomito eccessivamente alto resta una prerogativa maschile, visto che il numero di uomini finiti con l’alito alcolico davanti al giudice supera le donne di quattro a uno. Vogliamo qui ricordare che come Asaps avevamo già segnalato una stessa tendenziale crescita, con percentuali a due cifre, delle donne in stato di ebbrezza al volante, secondo i dati dei servizi della Polizia Stradale contro le stragi nei fine settimana. Era stato proprio l’allarme lanciato dalla sala situazioni del quartiere generale del Bureau, a Quantico (Virginia), a mettere in moto l’NHTSA, classificando l’escalation di “etilometri rosa” al rango di “questione di sicurezza nazionale”. E gli americani, si sa, dicono “questione” ma pensano “minaccia”. La conferma è arrivata presto ed il rapporto stilato dagli esperti di traffico, spiega che il numero di donne in stato di ebrietà alcolica coinvolte in incidenti normali ha avuto una crescita sostanziale in 10 stati ed è rimasto stabile in altri 5, nonostante un calo del numero complessivo di arresti pari al 9% fatto registrare nel 2008 rispetto al 2007. In buona sostanza, 2mila vittime sono legate all’ebbrezza di una donna al volante. L’impennata è stata registrata in Ohio, nel New Hampshire, in Montana e poi Nevada, Wyoming, West Virginia, Indiana, Washington, Kansas e Tennessee. I 5 stati in cui il numero di conducenti ubriache è rimasto stabile nel 2008 sono stati l’Iowa, il Maine, il Maryland, l’Oklahoma e l’Utah. “Guidare con un tasso alcolemico uguale o superiore allo 0,8 è illegale in ogni stato – recita un comunicato stampa congiunto delle polizie – eppure continuiamo a registrare un numero tragico di morti e feriti gravi dovuti a conducenti ubriachi. Questa noncuranza della vita umana deve cessare. Per fare in modo che questo assurdo fenomeno cessi, la polizia darà il proprio contributo. Come? Arrestando i conducenti ubriachi”. Le innumerevoli forze di polizia americane, dagli uffici dello Sceriffo alle temutissime Trooper (la Stradale di stato) fino ai corpi metropolitani, hanno risposto con eccezionale trasporto al richiamo di Washington ed è ormai dal 21 agosto che sulle principali strade ed autostrade di tutti i 50 stati dell’unione gli agenti si danno il cambio a veri e propri check-alcohol-point, dove tutti sono costretti a soffiare: del resto la guida in stato di ebbrezza è uno dei crimini più mortali in America. Il dato complessivo a cui l’FBI si riferisce è spaventoso: nella sola rete autostradale si sono registrate nel 2007 quasi 13mila vittime in incidenti nei quali si è registrata, a qualsiasi titolo, la partecipazione di conducenti (anche motociclisti) con un tasso alcolemico uguale o superiore a 0,8 g/l, che in tutti gli States costituisce la soglia legale. I motociclisti pagano un tributo altissimo: nel corso del 2007, infatti, il numero maggiore di conducenti ebbri appartiene proprio a questa categoria, con un tasso di positività superiore del 27% rispetto ai più diretti inseguitori, gli automobilisti. “Il nostro messaggio è semplice – dicono allo staff di uno dei portali simbolo di questa campagna (www.stopimpaireddriving.org) – non importa se guidate un’autovettura, pick-up, SUV o la moto: se vi pizzichiamo a guidare in stato di ebbrezza, vi arrestiamo. Senza eccezioni e, soprattutto, niente scuse. Saremo in forze per tenere lontano dalle strade quanti più ubriachi possibile e salvare vite umane che, altrimenti, andrebbero perse”. Il messaggio dei poliziotti, dunque, è chiaro: “…if we catch you driving impaired, we will arrest you…”. Ve lo immaginate se in Italia venisse lanciata una campagna di questo genere? Probabilmente riusciremmo ad azzerare la mortalità stradale alcol-correlata se, lo abbiamo verificato in passato, sono bastati i soli annunci dell’arrivo della patente a punti a dimezzare la mortalità. Ovviamente, servirebbe la certezza della pena ed è proprio in questo che il nostro paese deve trovare la sua strada. Ma non c’è il solo richiamo, tipicamente americano, alla legge che deve essere rispettata a tutti i costi. Alla severità, stereotipo alla Walker Texas Ranger, c’è stavolta un accostamento sociologicamente più ricercato che cerca la coscienza. Insomma, “facciamo sul serio ma lo facciamo per voi”. “Non vale la pena di guidare ubriachi – spiega un esperto di Stop Impaired Driving – perché non si rischia soltanto di uccidere sé stessi o il prossimo. È in gioco la sopravvivenza della vostra famiglia. Pensate al trauma di dover sostenere i costi finanziari di un incidente stradale provocato dopo aver bevuto. Si va in prigione per anni, si perde la patente, l’assicurazione rivorrà indietro il premio corrisposto alle vittime del nostro sconsiderato gesto. Non sfidate la sorte”. Insomma, qui c’è il sapore di un’offensiva assai diversa dal mettere soldati e bombe su navi ed aeroplani. Qui si combatte contro un nemico interno, subdolo, che in America è estremamente sentito, al di là dello strisciante puritanesimo che, in passato, ha condotto ad un’esperienza considerata fallimentare come il Proibizionismo. Secondo le statistiche dell’Organizzazione Mondiale della Sanità relative al 2007 – scelte da noi proprio per allinearle agli studi dell’NHTSA – gli States, che hanno vietato la somministrazione di alcolici ai minori, si piazzano al 40esimo posto. Al primo il Lussemburgo, con una media a persona che superava i 15 litri di alcol all’anno. Seguono, a ruota, Irlanda, Ungheria, Moldavia e poi Repubblica Ceca, Germania e Gran Bretagna. L’Italia è al quarantaseiesimo posto nella classifica, con una media di 8 litri annuali, a persona. Meglio degli USA, dove il consumo pro capite era di 8,6 litri.. (ASAPS)
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