(ASAPS) – Oslo – Si è fatto un gran parlare, in questi ultimi mesi, dell’opportunità di contribuire alla sicurezza stradale conspot televisivi più o meno crudi. Lo spunto dell’occasionale dibattito è stato rappresentato dalla trasmissione, sui principali notiziari televisivi, di uno spot oggettivamente molto crudo realizzato dalla polizia britannica. La scena è quella di tre ragazze a bordo di un’auto: quella che si trova al volante è impegnata nell’invio di un messaggino. Risate, spensieratezza, adolescenza. Ma a 70 chilometri all’ora, distrarsi anche solo per un secondo significa percorrere quasi 20 metri alla cieca. Ed è quello che accade, lo avrete visto. Lo spot diviene un tripudio di effetti speciali, un incalzante cortometraggio di crani sbattuti gli uni contro gli altri, di sinistri rumori di ossa che si spezzano, di sangue che schizza ovunque. Una lezione di dinamica e cinetica. Per noi del mestiere un approfondimento di ciò che accade un secondo prima del nostro arrivo. Ma è possibile scuotere, anzi percuotere le coscienze distratte di tutti noi che riteniamo un pericolo gli altri e basta, con immagini meno crude? L’inventiva di un regista portoghese ci aveva ammaliato già nel 2003, quando assistemmo alla proiezione di un filmato realizzato dalla Federazione Motociclistica portoghese nella prima convention dei Motociclisti Incolumi, ma un filmato recentemente diffuso in Norvegia, predisposto per i canali televisivi dall’Unione Motociclistica Norvegese è davvero sorprendente. Propone, in un minuto di immagini, una delle più sconcertanti verità della strada: la totale e irresponsabile indifferenza di tutte le categorie di utenti della strada nei confronti dei motociclisti. “Siamo piccoli, ma non siamo insetti”, recita lo slogan del cortometraggio, seguito da un dato statistico sconcertante: anche nella disciplinatissima Norvegia, dove un peccatuccio come viaggiare fino a 114 km/h su un limite di 90 costa 1.000 euro, 8 incidenti motociclistici su 10 sono provocati da conducenti che non avevano visto sopraggiungere il centauro di turno. Parola dell’NMCU, la Norsk Motorcykkle Union, che cita fonti governative. Lo spot è da guardare: sembra tutto normale fino a quando un automobilista, fermo ad una stazione di servizio, pulisce il parabrezza spingendo, con la spazzola, il corpo di un biker appiccicato al vetro, come un moscerino qualsiasi. Un attimo dopo, mentre lo spettatore ancora deve realizzare, si vede un altro cadavere in casco e tuta rovinare a terra da una macchina nell’autolavaggio a spazzole e poi, sul muso di un camion che fa manovra, altri due centauri spiaccicati. Tutto come se nulla fosse: infine, quando l’auto riparte, passa letteralmente sopra ad un quinto motociclista, esanime sul piazzale del distributore, a pochi metri da ciò che resta della sua moto. Ovviamente, l’auto ci passa sopra. Non sono proprio immagini delicate, ma non è un film splatter. È solo una riflessione, che dovremmo fare un po’ tutti. (ASAPS)
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